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- La morte di un figlio<br />
Sidone, protagonista della canzone “Sidun” (interamente in dialetto genovese) è un<br />
padre che assiste ad una delle cose più strazianti<br />
che possano accadere ad un genitore:<br />
vede<br />
il suo bambino morire di tumore. A testimonianza della dis<strong>per</strong>azione che un genitore<br />
prova di fronte ad un evento tale ho deciso di portare il celebre componimento “Pianto<br />
antico” di Giosue Carducci, in cui il poeta comunica il suo dolore <strong>per</strong> la <strong>per</strong>dita del suo<br />
piccolo Dante. Anche il regista Nanni Moretti si è dato da fare <strong>per</strong> delineare il sentimento<br />
di vuoto che prova un genitore colpito dalla morte di un figlio: questo sentimento è ben<br />
espresso nel riuscito film “La stanza del figlio”. A differenza di questi due artisti ho voluto<br />
analizzare anche il dipinto “Saturno che divora uno dei suoi figli” di Francisco Goya, in cui<br />
viene tremendamente ritratto appunto il dio Saturno nell’attimo di uccidere, divorandolo,<br />
suo figlio: metafora della cieca bestialità del potere che teme l’usurpazione.<br />
- Il piccolo Dante (Giosue Carducci)<br />
Di fronte al dolore <strong>per</strong> la morte del proprio bambino<br />
non ci<br />
sono più parole, c’è solo il pianto, la manifestazione, cioè, più<br />
individuale e intima,<br />
nascosta, privata, di una sofferenza<br />
altrimenti<br />
inesprimibile. Ed allo stesso tempo è un pianto antico,<br />
universale ed esteso, quasi, al dolore di tutti gli esseri viventi,<br />
capace di esternare in quattro quartine di settenari un<br />
sentimento inaccessibile, legato ad un evento a ed un momento<br />
particolari, ma insieme estendibile al passato, anche attraverso<br />
una densa filigrana di rimandi testuali e concettuali alla poesia<br />
classica, ed in particolare al lirico greco Mosco, e al futuro, nel<br />
momento in cui questo “Pianto antico” si fa emblema della<br />
condizione esistenziale dell’uomo. Giù il titolo di questa breve<br />
lirica, legata alla scomparsa del piccolo Dante, unico figlio<br />
maschio, oltre alle due bambine<br />
Beatrice e Laura, di Carducci, ed inserita nella raccolta<br />
“Rime nuove” (1887), ci dà<br />
l’esatta <strong>per</strong>cezione del <strong>per</strong>iodo storico e degli sviluppi della<br />
poetica dell’autore.<br />
Il componimento si colloca, infatti, in quella fase che segna <strong>per</strong> Carducci il<br />
passaggio da poeta “artiere” a poeta “artista” che, abbandonato lo strale polemico-satirico<br />
di “Giambi ed epodi”<br />
e la foga giacobina e libertaria della fase “satanica”, si concentra su<br />
temi più<br />
intimi e privati, affrontando appunto il problema del dolore, della morte, della<br />
memoria e della nostalgia con un atteggiamento di virile accettazione del destino, lontano<br />
sia da tentazioni nichilistiche ed autodistruttive, che da prospettive consolatorie di marca<br />
spirituale-cristiana, ma <strong>sempre</strong> confortato dalla lezione della poesia classica. Anche un<br />
altro componimento della stessa raccolta, infatti, “Funere mersit acerbo”, che prende il<br />
titolo da un emistichio virgiliano dell’”Eneide”, rievoca la scomparsa del piccolo Dante,<br />
legata idealmente a quella dell’altro Dante, fratello ventenne dell’autore, morto suicida<br />
pochi anni prima.<br />
Anche “Pianto antico” presenta la tematica centrale della poesia carducciana,<br />
l’opposizione luce-ombra, vita-morte. Le due polarità in opposizione sono nettamente<br />
ripartite tra le prime<br />
due strofe e le ultime due. Nelle prime due dominano immagini di luce<br />
e di calore,<br />
con intense note coloristiche, e rendono il senso della vitalità prorompente<br />
della natura primaverile. A questi motivi, nelle ultime due si contrappone il motivo<br />
dell’aridità, del freddo, del buio, dell’assenza di gioia vitale e d’amore. La serie delle<br />
opposizioni si può così ricostruire sulla base della trama delle parole chiave: “rinverdì vs<br />
inaridita”, “luce vs terra negra”, “calor vs terra fredda” e “amore vs inutil vita”.Ma già nella<br />
prima parte, pur dominata dalla solarità, è presente una nota cupa che anticipa il clima<br />
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