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Anno 1850 - Marcelline.org

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46 Luigi Biraghi - Lettere alle sue figlie spirituali<br />

fatto lui con le lettere della sua collaboratrice, schietta nel giudicare<br />

uomini ed avvenimenti e sicura nel consigliarlo, suggerendogli, con<br />

intuito e senso pratico, le soluzioni ai suoi molti problemi. È quanto si<br />

desume dal confronto tra le lettere dei due corrispondenti datate<br />

<strong>1850</strong>.<br />

In particolare: circa la vertenza tra Biraghi e don Luigi Cantù (cf<br />

Positio, pp. 419-421), divenuta di dominio pubblico tra giugno e luglio<br />

del <strong>1850</strong>, non v’è cenno nelle 4 lettere del Biraghi del mese di giugno,<br />

mentre chiaramente ne parla la Videmari nelle sue del 19 giugno<br />

e dell’1, 4, 6, 30 luglio. Solo di quest’ultima si ha la risposta del Biraghi<br />

dello stesso giorno.<br />

Circa la sua partecipazione, accanto al Romilli, alle Visite pastorali,<br />

il Biraghi dà ampie relazioni nelle lettere del 4, 15, 22, 28, 29 agosto e<br />

1, 3, 4 settembre (722-729), mentre quasi nessun cenno ne fa la Videmari<br />

nelle lettere del 2 e 23 agosto.<br />

Della ‘promozione’ del Biraghi al canonicato in Duomo parla con<br />

entusiasmo la Videmari nella lettera del 7 maggio, riscontrata dal Superiore<br />

il giorno successivo, mentre del veto posto ad essa dall’Austria,<br />

cui il Biraghi accenna nella lettera dell’11 dicembre, la Videmari<br />

si mostra angosciata nelle sue del 10, 11, 13, 15, 16, 20 dicembre, avvertendo,<br />

nella spiacevole vicenda ecclesiastica, l’inizio della persecuzione<br />

politica contro il Biraghi.<br />

Per quanto riguarda l’inquisizione della polizia, (cf Positio, pp. 417-<br />

419; 450-463), abbiamo pochissimi cenni nelle lettere del Biraghi, non<br />

essendo pervenute sue lettere eventualmente scritte tra il 13 settembre<br />

e l’11 dicembre.<br />

Indubbiamente, informato dall’arcivescovo delle indagini fatte fare<br />

dal governo su di lui e delle negative ripercussioni di esse sul proprio<br />

futuro ministero sacerdotale, il Biraghi dovette averne data notizia alla<br />

Videmari, che, nelle sue 7 lettere del dicembre, mostra il vivo dispiacere<br />

per il torto da lui patito ed il desiderio di essergli di aiuto con<br />

suggerimenti e consigli dettati dalla sua intuizione e dalla figliale confidenza.<br />

Forse pure ad una misura di prudenza si può far risalire il fatto che<br />

la maggior parte di queste lettere o non sono per nulla firmate o hanno<br />

la firma ridotta alle sole iniziali B.L.<br />

Detto questo, si può in complesso rilevare che le lettere del Biraghi<br />

di questa annata sono più dense di ‘vissuto’ che di riflessioni puramente<br />

spirituali; d’altra parte, però, non c’è momento nel ‘vissuto’ del<br />

Biraghi, da cui non traluca la sua intensa spiritualità, che, come sem-<br />

<strong>Anno</strong> <strong>1850</strong> 47<br />

pre, egli trasmette alla sua collaboratrice e, attraverso di lei, alle consorelle.<br />

L’8 maggio, per esempio, dopo un breve commento alla proposta<br />

dell’arcivescovo per il canonicato in Duomo, aggiunge con spirito di<br />

fede ed umiltà: Il Signore disponga del mio e del vostro avvenire secondo<br />

misericordia e grazia. Ma noi non attacchiamoci a nulla di quaggiù; ci<br />

siamo per poco. Sursum corda ad Dominum, al Signore Gesù che ascende<br />

al cielo a prepararci il posto stabile in eterno. Un’ occhiata frequente<br />

al paradiso ci farà sembrare un vero nulla ogni cosa di questa terra. Vogliamo<br />

un gran bene al Signore, e saremo felici e qui e nell’ altro mondo.<br />

In ogni sua scelta il Biraghi ha presenti i suoi due massimi interessi:<br />

la diocesi e la sua congregazione, come scriveva il 20 febbraio, quando<br />

pensava di unirsi all’istituto progettato da mons. Ramazzotti: L’ entrare<br />

in questa Congregazione di Preti Secolari ha in me due motivi: il<br />

primo è al fine di meglio cooperare al bene della diocesi, al cui bene come<br />

prete sono tenuto avanti di ogni cosa; il secondo, come già vi dissi, è<br />

per meglio cooperare al bene della nostra cara Congregazione.<br />

Per l’ottima riuscita di questa, si dichiara obbligatissimo alla Videmari<br />

ed alle sue consorelle e ringrazia di cuore il Signore, avendo per<br />

mezzo loro potuto fare egli pure tanto bene. Infine, col cuore colmo di<br />

consolazione e gratitudine conclude: Raccomando solo a tutte di volere<br />

un gran bene al Signor Nostro Gesù Cristo.(21 aprile <strong>1850</strong>).

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