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Parini e Morgagni: illuminismo, retorica galileiana e salubrità dell'aria

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Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

alla medicina ippocratico-galenica non erano noti gli agenti<br />

infettivi: la zanzara della malaria, i bacilli della dissenteria e delle<br />

febbri tifoidi. Queste malattie venivano così senza distinzione<br />

associate alle pestilenze. E proprio sulla capitale e sfuggente<br />

nozione di contagio si misurano le coordinate epistemiche del<br />

trattatello igienico di <strong>Morgagni</strong>.<br />

Non a caso, la medicina seicentesca olandese, che più di altre aveva<br />

sviluppato la ricerca microscopica, tendeva a escludere, nel nesso fra<br />

acque stagnanti e malattie, ogni riferimento ai miasmi e ai fetori. Van<br />

Leeuwenhoek aveva osservato protozoi e batteri nell’acqua, nel sangue<br />

e nello sperma, e Van Diemerbroeck nel suo De peste riconduceva con<br />

rigore sperimentale al solo caso di ingestione delle acque putride la<br />

possibilità di ammalarsi. <strong>Morgagni</strong> viceversa, nel suo Parere, attacca<br />

esplicitamente questa linea microscopica, sperimentale e corpuscolare<br />

nelle spiegazioni delle malattie in nome della vecchia nozione<br />

aristotelica dei miasmi<br />

«Dissi gli effluvii perché quegli abitanti se non per mezzo d’effluvi restar<br />

potevano offesi da quelle acque, che non erano già così pazzi da berle.<br />

Diemerbrouk invece concede che le acque per la macerazione del lino e della<br />

canape putride divengano avvelenate, ma nega che offendano se non chi per<br />

bocca le prende quasi le loro esalazioni non bastassero che insieme con l’aria non<br />

solo per le narici ma per la bocca stessa passano a’ polmoni, anzi nella bocca con<br />

la saliva mescolandosi co’ masticati elementi nel verticolo con essi assieme<br />

discendono e quindi agli intestini onde poi dal chilo vanno nel sangue». (p. XVIII)<br />

Nel testo, inoltre, <strong>Morgagni</strong> rinvia il lettore a un precedente parere del<br />

Collegio medico espresso nel 1766 su incarico dei provveditori veneziani

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