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Fantasia inconscia A cura di Diomira Petrelli - Rivista Interazioni

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Nella formulazioni della Isaacs e soprattutto nelle Discussioni Controverse che neseguirono (cfr. Sabatini Scalmati, 1995), si notano, mescolate insieme, nuove importantiintuizioni e l’esigenza, certamente non solo estrinseca o politica, <strong>di</strong> richiamarsi allatra<strong>di</strong>zione del pensiero freu<strong>di</strong>ano.La fantasia <strong>inconscia</strong> viene definita in primo luogo in rapporto al corpo, sia in quantoespressione mentale della pulsione e quin<strong>di</strong> dell’Es, sia attraverso la descrizione <strong>di</strong> come le primefantasie nascono dalle sensazioni del corpo, già a partire «dagli stimoli massivi e vari dellanascita e della prima inspirazione ed espirazione dell’aria» (ivi).La definizione della fantasia quale “rappresentante psichico della pulsione”, se da un lato si pone incontinuità col pensiero <strong>di</strong> Freud, rilevandone l’esigenza <strong>di</strong> mantenere alle manifestazioni psichicheun legame con il corpo ed i suoi bisogni, dall’altro, svincolandosi dai concetti più tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>investimenti e cariche energetiche, reinterpreta il legame con il corpo in modo nuovo e originalealla luce <strong>di</strong> importanti ed innovative intuizioni cliniche ed osservatine sulla vita mentale piùprecoce, in cui appare in primo piano il ruolo della sensorialità.Le esemplificazioni della Isaacs mirano a descrivere la massiccia e concreta presenza <strong>di</strong> questolivello sensoriale somatico nella vita psichica del bambino nell’intento <strong>di</strong> cogliere il passaggio dallivello sensoriale a quello più mentale dell’immagine e della rappresentazione. Nella fantasiaquesto passag g io è comunque già avvenuto. La preoccupazione, in continuità con l’esigenza <strong>di</strong>Freud <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re il carattere mentale dei fenomeni inconsci, sembra essere quella <strong>di</strong> garantireanche a queste prime manifestazioni un carattere mentale o psichico, senza sottovalutarne lacomponente sensoriale-corporea.Le fantasie inconsce, in quanto rappresentazioni mentali <strong>di</strong> quegli eventi somatici checomprendono le pulsioni, «derivano da sensazioni fisiche interpretate come relazioni con glioggetti che causano tali sensazioni» (Hinshelwood, 1989, pag. 35)-, nascono dallesensazioni e dagli affetti, molto prima dello sviluppo del linguaggio, e, probabilmente, all’iniziosenza immagini visive o plastiche. Il neonato, per la Isaacs, non vive una <strong>di</strong>cotomia tra il corpoe la mente ma «una singola e in<strong>di</strong>fferenziata esperienza», in cui corpo e mente non sono ancora<strong>di</strong>stinti e separati. «Queste sensazioni — e immagini — sono una esperienza corporea cheall’inizio in modo molto inadeguato si correla all’oggetto esterno e spaziale, — i dati cheprovengono dalle sensazioni cenestetiche, genitali e viscerali non ne hanno bisogno. Essi trasmettonola fantasia che ha una concreta qualità corporea, un “proprio me” (meness),sperimentato nel corpo. A questo livello è cosa ardua, se non impossibile, <strong>di</strong>stinguere leimmagini dalle sensazioni reali e dalle percezioni esterne. La pelle non è affatto sentita come unelemento che delimita la realtà esterna dall’interna» (ivi).Le fantasie primitive sono vissute quin<strong>di</strong> come fenomeni sia somatici che mentali: sia gli oggettifantastici che l’appagamento che ne deriva sono vissuti come acca<strong>di</strong>menti fisici.La formulazione della Isaacs condensa insieme sia il legame con il corpo, attraverso lasensorialità primitiva, che il legame con l’oggetto, sempre presente nella fantasia,sottolineandone la coloritura intensamente affettiva.Le esperienze fisiche sono vissute ed interpretate come relazioni oggettuali fantastiche, conintenso significato emotivo (e viceversa le fantasie sono legate tanto strettamente alla sferasomatica da poter influire sul funzionamento fisico). Le fantasie primarie sono determinatedalla logica delle emozioni, sono “intrise <strong>di</strong> sensazioni ed affetti” ed esprimono una “interpretazioneaffettiva” delle sensazioni corporee.Le fantasie riguardano sempre una relazione tra il sé e l’oggetto, in quanto «la relazione conl’oggetto è connaturata al carattere e alla <strong>di</strong>rezione dello stesso impulso e agli affetti ad essoconnessi» (ivi). Ma l’oggetto non è più l’astratta meta dell’istinto bensì una presenza concreta eaffettiva nella mente del bambino, <strong>di</strong> cui la fantasia esprime la connaturata e ineliminabile intenzionalitàverso gli oggetti. Nella fantasia il bambino fa qualcosa ad un oggetto o subisce da essoun’azione. La fantasia quin<strong>di</strong>, per quanto narcisistica possa apparire, contiene sempre unarelazionalità.Più complesso è il rapporto tra fantasia <strong>inconscia</strong> e realtà esterna. Nella formulazione della Isaacsle fantasie «esprimono per prima cosa una realtà interna e soggettiva, sebbene, fin dall’iniziosiano connesse con una reale, seppure angusta e limitata, esperienza della realtà esterna» (ivi).Sia la fantasia, sia la prova <strong>di</strong> realtà, sono presenti infatti fin dai primissimi giorni <strong>di</strong> vita. Lesensazioni, non importa quanto selettivamente enfatizzate ad opera della pressione degli affetti,<strong>Interazioni</strong>, 2, 6, 1995, pp. 165-170

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