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Liturgia ed esercizio della fede - don Norberto Valli - Chiesa di Milano

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XI Giornata Diocesana per Responsabili dei Gruppi Liturgici,Sabato 10 novembre 2012<strong>Liturgia</strong> <strong>ed</strong> <strong>esercizio</strong> <strong>della</strong> f<strong>ed</strong><strong>ed</strong>on <strong>Norberto</strong> <strong>Valli</strong>1. UNA PREMESSA INDISPENSABILE: COS’È LA LITURGIA?• L’Enciclica M<strong>ed</strong>iator Dei <strong>di</strong> Pio XII: la liturgia è il culto pubblico che il nostro R<strong>ed</strong>entore, capo<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, presta al Padre celeste e che la comunità dei f<strong>ed</strong>eli presta al suo fondatore e per mezzo<strong>di</strong> lui al Padre… La liturgia dunque è il culto pubblico totale del corpo mistico <strong>di</strong> Cristo: capo emembra.La presenza <strong>di</strong> Cristo nella liturgia è posta in stretta relazione con la presenza <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> nellaliturgia: c’è un’osmosi tra Cristo e la <strong>Chiesa</strong> nell’azione liturgica; si tratta <strong>di</strong> un’azione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>in Cristo e per mezzo <strong>di</strong> Cristo e <strong>di</strong> un’azione <strong>di</strong> Cristo nella <strong>Chiesa</strong> e per mezzo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Laliturgia è, in definitiva, culto <strong>di</strong> Cristo stesso al Padre, partecipato e trasmesso alla <strong>Chiesa</strong>.• La Costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II porta a maturazione il cammino<strong>di</strong> riflessione, arrivando ad affermare con chiarezza che m<strong>ed</strong>iante la liturgia, “massimamente nel<strong>di</strong>vino sacrificio dell’Eucaristia, si attua l’opera <strong>della</strong> nostra R<strong>ed</strong>enzione” (n. 2).L’<strong>esercizio</strong> <strong>della</strong> f<strong>ed</strong>e, la sua pratica, non può essere concepibile a prescindere dalla liturgia.In termini semplici: per <strong>di</strong>rsi cristiani e per comunicare agli altri cosa significa essere la <strong>Chiesa</strong> <strong>di</strong>Gesù occorre un linguaggio, con una propria grammatica; tale linguaggio coincide, non perdecisione umana, ma per volere <strong>di</strong> Cristo stesso, con quello liturgico.• La liturgia è “la prima e in<strong>di</strong>spensabile sorgente dalla quale i f<strong>ed</strong>eli possono attingere il vero spiritocristiano” (SC 14). Non vi sono fonti più vive, non vi è altra realtà più grande nella <strong>Chiesa</strong> dovepoter attingere la verità del nostro cr<strong>ed</strong>ere. La liturgia è la prima e necessaria esperienza <strong>della</strong> f<strong>ed</strong>e,perché in essa si trova il senso autentico del nostro essere cristiani.• In sintesi: la liturgia è opera umano-<strong>di</strong>vina, essendo attività <strong>di</strong> Dio in Cristo e, insieme, attività <strong>della</strong><strong>Chiesa</strong>. Celebrare significa confessare il primato <strong>di</strong> Dio, riconoscere che la salvezza viene dalla suainiziativa: l’uomo, in tal modo, afferma <strong>di</strong> essere prec<strong>ed</strong>uto da un’origine che non può maiposs<strong>ed</strong>ere; può solo farne memoria!2. UNA PRIMA VERIFICA: LITURGIA BATTESIMALE ED ESERCIZIO DELLA FEDE• Le domande del Rituale per gli adulti e per i bambini:“Che cosa doman<strong>di</strong> alla <strong>Chiesa</strong> <strong>di</strong> Dio?”.“Per N. cosa chi<strong>ed</strong>ete alla <strong>Chiesa</strong> <strong>di</strong> Dio?”La risposta:“La f<strong>ed</strong>e”.• La liturgia battesimale si configura come professione <strong>di</strong> f<strong>ed</strong>e in atto. La f<strong>ed</strong>e nel rito battesimaletrova una sua piena manifestazione. La salvezza si rende <strong>di</strong>sponibile attraverso la celebrazione, comeinsegna la Sacrosanctum Concilium. Il battesimo è gesto celebrativo nel quale la f<strong>ed</strong>e <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> siattua concretamente.1


XI Giornata Diocesana per Responsabili dei Gruppi Liturgici,Sabato 10 novembre 2012• Solo nell’azione rituale, voluta dal Signore, secondo la testimonianza dei Vangeli, si rende presentela Pasqua, qui e ora. L’in<strong>di</strong>viduo è raggiunto, toccato, coinvolto. La Pasqua <strong>di</strong> Gesù, che è salvezzaper tutti, <strong>di</strong>venta m<strong>ed</strong>iante la celebrazione sacramentale, salvezza per il singolo, rendendosicontemporanea a ciascuno. L’azione celebrativa è la modalità con cui l’evento <strong>di</strong> salvezza <strong>di</strong>ventaaccessibile all’uomo.• Il linguaggio rituale offre loro la possibilità <strong>di</strong> prendere posizione davanti a Dio e ai fratelli, ossia <strong>di</strong>acc<strong>ed</strong>ere alla f<strong>ed</strong>e, <strong>di</strong> “lasciarsi trascinare nel movimento <strong>di</strong> f<strong>ed</strong>e <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>” (L. M. Chauvet). Laf<strong>ed</strong>e vive infatti <strong>della</strong> propria manifestazione. Dicendo “Cr<strong>ed</strong>o in Dio; cr<strong>ed</strong>o in Gesù Cristo…”, ilsoggetto umano non fa una semplice descrizione, ma si posiziona come cr<strong>ed</strong>ente in rapporto agli altrie davanti a Dio: situandosi in questo modo, <strong>di</strong>viene un cr<strong>ed</strong>ente.3. UNA SECONDA VERIFICA: LA PREGHIERA EUCARISTICA E LA SUA DINAMICA• “Fate questo in memoria <strong>di</strong> me”. Nell’azione rituale in corso, la <strong>Chiesa</strong> subentra nell’oggi a quel“voi” <strong>di</strong> un tempo. La <strong>Chiesa</strong> stessa si riconosce destinataria <strong>di</strong> quel comando rivolto agli apostoli.Mentre racconta, la <strong>Chiesa</strong> fa ciò che sta enunciando, esegue il comando <strong>di</strong> iterazione. In questosenso è presa, coinvolta da ciò che racconta.• È in gioco qui tutta l’identità <strong>della</strong> stessa <strong>Chiesa</strong>, l’identità del singolo cr<strong>ed</strong>ente. Per proclamare lasignoria <strong>di</strong> Gesù sulla propria vita e affermare così la propria f<strong>ed</strong>e non c’è altra via che attuare il suocomando, in una ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong>pendenza dalla volontà <strong>di</strong> Cristo.• Nella cosiddetta anamnesi, con la sua tipica forma “facendo memoria, ti offriamo” (= “essendo noimemoria vivente <strong>di</strong> ciò che hai affidato alla tua <strong>Chiesa</strong>, ti offriamo…”), lo stesso “noi” ecclesiale,nella memoria <strong>di</strong> ciò che Gesù ha voluto, può offrire al Padre i santi <strong>don</strong>i, consapevole <strong>di</strong> avere nellemani il corpo sacramentale del Figlio.• La liturgia permette un concreto <strong>esercizio</strong> <strong>della</strong> f<strong>ed</strong>e, lontano da ogni astrazione. Consente <strong>di</strong> entrarenella logica del <strong>don</strong>o che Cristo fa <strong>di</strong> sé, <strong>di</strong> rendere anche la nostra esistenza un’offerta gra<strong>di</strong>ta alPadre, come lo è stata quella del Figlio. Solo in lui e grazie all’azione del suo Spirito noi possiamorendere onore e gloria a Dio. Da noi stessi non ne avremmo la capacità!• I gesti, i movimenti del corpo (stare in pi<strong>ed</strong>i, inginocchiarsi, cantare, alzare le mani in atteggiamentoorante), le regole precise in forza delle quali si svolge la celebrazione non rappresentano una sorta <strong>di</strong>coreografia. Al contrario, come l’espressione linguistica è decisiva per dar forma all’esperienzapensante <strong>della</strong> coscienza, così l’espressione simbolico-rituale <strong>della</strong> celebrazione liturgica èfondamentale per strutturare una piena esperienza religiosa.4. CONCLUSIONE“Il rito plasma i gesti religiosi; questi, a loro volta, esprimono, in modo più esplicito, quella generaleattitu<strong>di</strong>ne a celebrare il mistero <strong>di</strong> Dio, la quale permea tutta l’esistenza…. Purtroppo il rito può<strong>di</strong>ventare ritualismo esteriore e formale, che genera gesti religiosi separati dalla vita e incapaci <strong>di</strong>esprimere l’orientamento religioso dell’esistenza. Questi rischi, però, non devono gettare un<strong>di</strong>scr<strong>ed</strong>ito generale sulla <strong>di</strong>mensione rituale e celebrativa dell’uomo. Nelle sue forme autentiche essaè un aspetto fondamentale del nostro essere, perché ci aiuta a dare consistenza esplicita erilevanza storica a quella perenne e intima apertura al mistero che è presente nelle profon<strong>di</strong>tà <strong>della</strong>persona e anima i rapporti dell’uomo con le altre persone e con le cose» (C. M. Martini).2

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