detta dal suo utilizzo come scuola, e diconseguenza in molti, e continuamente,accedono alla <strong>Villa</strong>. Non puònemmeno dirsi, però, che essa siarealmente e quotidianamente “visitata”,perchè i percorsi che vi si fannosono quelli un po' ripetitivi di chi va eviene dalle classi, dagli uffici scolastici.È, insomma, malnota al grosso deicittadini perchè la sua storia non èabbastanza antica per reggere ilconfronto, nella conoscenza popolare,con i siti millenari di Roma, e alcontempo essa non gode della notorietàche hanno le Ville romane, che, dalmomento della loro apertura alpubblico dopo le insigni ascendenzegentilizie, sono indiscutibilmente iluoghi maggiormente amati e sentiticome propri. Perfino il suo nomestraniero, composito e in parte diLo studio di Rilkeinvenzione, la distingue.Malgrado questa conoscenza cosìparziale da parte del grande pubblico,il fascino di <strong>Villa</strong> <strong>Strohl</strong>-Fern e dellasua storia è, però, di un'immediatezzasconvolgente: nessuno è in grado diresistere, una volta incontrata lavicenda dell'enigmatico <strong>Strohl</strong>, del suomecenatismo, delle sue invenzionidecorative nel meno romantico deimateriali, il cemento, al potere seduttivodella <strong>Villa</strong>. E chi potrebbe resisterealle mille storie di artisti che lì hannofatto il Novecento italiano, mille storiedi creatività e di famiglia che vi siincrociano, fatte di povertà e di successo,di amicizie e di contrapposizioni,ma tutte immancabilmente ambientatenei piccoli ateliers dai lucernari a nord?Perfino qui ci si presenta un paradosso,perchè nello stesso momento odiernoin cui si fa un lavoro di conoscenza suAlfred <strong>Strohl</strong> mecenate, è proprio nellamanifestazione più evidente del suomecenatismo, ovvero negli ateliers fatticostruire in <strong>Villa</strong>, che si trova uno deipunti di maggiore problematicità e2degrado .Inoltre, con un'intensità che si può direinversamente proporzionale rispettoalla sua notorietà, la <strong>Villa</strong> è poi uno deisantuari degli storici dell'arte: soprattuttocontemporanea, naturalmente,ma non solo, se è stato in definitiva surelazione dell'allora Soprintendenzaper i Beni Artistici e Storici di PalazzoVenezia, tradizionalmente vocata adambiti artistici di più alta epoca, chel'allora Ministero per i Beni Culturali eAmbientali proponeva e decretava il3vincolo dello Studio Trombadori . Daquest'ultimo atto amministrativoconverrà un momento ripartire, se nonaltro per la banale constatazione, sottogli occhi di tutti, che questo Studio, su4cui grava un vincolo specifico , ancoraconserva – in carne e non in fotografia96
– la struttura, l'arredo, l'atmosferapersino, della sua origine. È al suointerno, del resto, che sta anchel'importan-tissimo archivio, formato didocumenti, carteggi, riviste, checostituisce la fonte sempre viva per lericerche non soltanto sull'olandeseFrancesco Trombadori – per citareappena Roberto Longhi e la malìa dellasua prosa evocativa che Federico Zeridefinì in una celebre intervista più altadi quella di D'Annunzio – ma anche sutanti incroci romani e non dell'artenovecentesca.Purtroppo, un caso contrario di ciò chepoteva essere un'immagine unica diatelier ancora nel suo stato di luogo dilavoro, è stata la perdita, recente, delloStudio di Lorenzo Guerrini, le cuiultime opere si trovano, ora, in partetraslate e decontestualizzate nell'edificioche era la residenza di <strong>Strohl</strong>, e inparte all'esterno, un po' mute, nelparco. Non ha costituito, evidentemente,sufficiente garanzia di conservazionedell'integrità di questo Studionemmeno la declaratoria di tutelagenerale che grava, dal 1975, sul5complesso della <strong>Villa</strong> . È appena il casodi notare che la peculiarità di questistudi sta anche nel fatto di essere uninsieme, un complesso equivalente aduna cittadella artistica, articolata infilari oppure puntiforme, nella sorprendenteunicità dell'utopia fattasiforma. Quale migliore descrizione peril richiesto dalla norma che, già apartire dal 1939, tutela “le ville, ILa paratia di “grottaglie” in cemento,davanti alla “grotta romana”. Al centro siriconoscono il giovane Harold Bezzi e ilgiardiniere Augusto Muzi, alla sua sinistra,1920c.parchi, i giardini che abbiano interesse6artistico o storico”?Sarebbe, tuttavia, del tutto inutile, senon per omaggio all'inclinazionepersonale e professionale, facendo noitutti lavoro di storico, ripercorrereanche soltanto in parte il lento stillicidiodella <strong>Villa</strong>, puntualmente accompagnatodalle segnalazioni giornalistiche:si manomettono e/o si trascuranogli edifici originali, si edifica abusivamenteall'interno del parco, si lasciamorire il verde. Questi, essenzialmente,gli aspetti sempre ritornanti dellaquestione.Ci si domanda, a questo punto, se nonvada seriamente presa in considerazione,a maggiore garanzia conservativa,la possibilità di una revisione insenso maggiormente analitico delregime di tutela, attraverso lo strumentodella descrizione puntuale diquanto rimane ancora allo statooriginario del costruito e del verde, inmodo da garantire, ad esempio, ilmantenimento dell'assetto vegetazio-97
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artista pittore, nato a Sainte Mari
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più avanti, a carico per lui di co
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mia Villa a Roma.Lego anche a loro
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