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Quel che resta dell'uomo », in A. Trucchio - OPAR L'Orientale Open ...

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Quodlibet StudioDiscipl<strong>in</strong>e filosofi<strong>che</strong>In questo dialogo tra biologi, cibernetici, filosofi, <strong>in</strong>gegneri, neuroscienziati,psichiatri e storici della scienza si è <strong>in</strong>teso verificare dueipotesi filosofi<strong>che</strong>. La prima riguarda la possibilità <strong>che</strong> la filosofiamoderna e le neuroscienze contemporanee condividano essenzialmentela stessa impostazione metafisica, ma con un approccio allaquestione etica radicalmente differente; la seconda ruota <strong>in</strong>torno alladomanda sui diversi apporti <strong>che</strong> filosofia e scienza possono offrire aldibattito bioetico contemporaneo.La mente, la coscienza, l’identità, il corpo e il cervello diventano pertantogli oggetti di un’<strong>in</strong>terrogazione radicale e <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are<strong>in</strong>torno alla stessa natura umana.Contributi di: Fiorella Battaglia, Rossella Bonito Oliva, Gilberto Corbell<strong>in</strong>i,Riccardo De Sanctis, Fabio De Sio, Graziano Fiorito, Umberto di Porzio, FlorianaVolpicelli, Andrea Forna, Anton<strong>in</strong>o Armato, Elena Nard<strong>in</strong>i, Giovanni Pioggia,Marcello Ferro, Roberta Igliozzi, Filippo Muratori, Danilo De Rossi, ClaudioGentili, Mario Guazzelli, Antonio Giuditta, Davide Tarizzo, Giuseppe Trautteur,Aldo <strong>Trucchio</strong>.Aldo <strong>Trucchio</strong> (Università degli Studi di Napoli L’Orientale) lavora sull’etica e sulpensiero politico moderno e contemporaneo. Le sue pubblicazioni più recenti sonoCome guidati da un’unica mente. Questioni di antropologia politica <strong>in</strong> BaruchSp<strong>in</strong>oza (Milano 2008), e la curatela del volume Paura e immag<strong>in</strong>azione (con R.Bonito Oliva, Milano 2007).Anatomia del corpo, anatomia dell’animaAnatomia del corpo, anatomia dell’animaMeccanismo, senso e l<strong>in</strong>guaggioA cura di Aldo <strong>Trucchio</strong>Quodlibet StudioISBN 978-88-7462-235-1xxxxx euroQS


Anatomia del corpo,anatomia dell’animaMeccanismo, senso e l<strong>in</strong>guaggioA cura di Aldo <strong>Trucchio</strong>Quodlibet


Prima edizione: ottobre 2008© 2008 QuodlibetVia Santa Maria della Porta, 43 - 62100 Maceratawww.quodlibet.itStampa: Grafica Editrice Romana, RomaISBN 978-88-7462-235-1IndiceVolume pubblicato con il contributo del CNR – Promozione della ricerca 2005.Discipl<strong>in</strong>e filosofi<strong>che</strong>Collana fondata da Enzo MelandriDirettore: Stefano Besoli7 Prefazione di Aldo <strong>Trucchio</strong>Parte primaMenti e macch<strong>in</strong>e11 Fabio De SioLa scienza occidentale e il polpo. Riflessioni sulla relazioneambigua fra teoria, pratica e animali nella neurobiologiasperimentale(con una Postilla di Graziano Fiorito)85 Umberto di Porzio, Floriana VolpicelliCento anni dopo la ‘dottr<strong>in</strong>a del neurone’105 Andrea Fornai, Anton<strong>in</strong>o Armato, Elena Nard<strong>in</strong>i,Giovanni Pioggia, Marcello Ferro, Roberta Igliozzi,Filippo Muratori, Danilo De RossiAutismo ed Empatia: un androide ipodotato per l’<strong>in</strong>terazionenon verbale con il bamb<strong>in</strong>o autistico117 Claudio Gentili, Mario GuazzelliDolore e sofferenza: categorie dist<strong>in</strong>te o poli di unastessa dimensione?137 Giuseppe TrautteurIl concetto di virtualità computazionale e il suo uso neisistemi biologici


6<strong>in</strong>diceParte secondaRappresentazioni e costruzioni di senso153 Fiorella BattagliaFilosofia e neuroscienze, un nuovo conflitto delle facoltà?171 Rossella Bonito OlivaLa mente allo specchio. Macch<strong>in</strong>e immag<strong>in</strong>arie eimmag<strong>in</strong>i di macch<strong>in</strong>e183 Gilberto Corbell<strong>in</strong>iLa neuroetica: ovvero sulle sfide pratico-filosofi<strong>che</strong>delle neuroscienze219 Riccardo De SanctisIl cervello e le sue metafore: <strong>in</strong> cerca della coscienza235 Antonio GiudittaSaggio sulla natura della mente245 Davide TarizzoCorpi <strong>in</strong> frammenti. Sul concetto di vita umana autonoma269 Aldo <strong>Trucchio</strong><strong>Quel</strong> <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomoPrefazioneAldo <strong>Trucchio</strong>Questo volume nasce da due giornate di studio previste all’<strong>in</strong>ternodel progetto f<strong>in</strong>anziato dal CNR sul tema: Dalla filosofiamoderna alle neuroscienze. Nuove frontiere di ricerca e di discussione<strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are: il ruolo delle emozioni nei processi cognitivi,l’<strong>in</strong>terpretazione processuale della coscienza e le possibilitàdi una neuroetica. Lo scopo di questi sem<strong>in</strong>ari è stato quello difar <strong>in</strong>contrare umanisti e scienziati, non semplicemente <strong>in</strong> quantospecialisti dei loro rispettivi campi di studio, bensì <strong>in</strong> quantoscienziati con <strong>in</strong>teressi nelle scienze umane e studiosi di filosofia<strong>che</strong> si sono occupati a vario titolo di temati<strong>che</strong> propriamentescientifi<strong>che</strong>.I lavori si sono svolti il 19 e il 26 maggio 2008 presso il Dipartimentodi Filosofia e Politica dell’Università degli Studi di Napoli‘L’Orientale’ ed hanno co<strong>in</strong>volto storici della scienza, neurobiologi,<strong>in</strong>gegneri, filosofi, psichiatri, studiosi di robotica e di ciberneticaprovenienti da diverse università ed istituti di ricerca italiani.Le ipotesi filosofi<strong>che</strong> <strong>che</strong> si è <strong>in</strong>teso verificare nel dialogo trastudiosi di estrazione tanto diversa sono state essenzialmente due.La prima riguarda la possibilità <strong>che</strong> la filosofia moderna e le neuroscienzecontemporanee condividano essenzialmente la stessaimpostazione metafisica, ma con un approccio alla questioneetica radicalmente differente; la seconda, di conseguenza, ruota<strong>in</strong>torno alla domanda sui diversi apporti <strong>che</strong> filosofia e scienzapossono offrire al dibattito bioetico contemporaneo.Dietro il problema etico c’è ancora la questione <strong>in</strong>torno all’‘umano’: la discussione su questo punto fondamentale è passataattraverso il confronto con l’animale non umano e il robot umanoide;nonché attraverso riflessioni sull’identità corporea e sull’esperienzadel dolore. Inoltre, al f<strong>in</strong>e di offrire una valutazione


8prefazionecritica di quelle <strong>che</strong> son state def<strong>in</strong>ite ‘tecnoscienze umane’, ci siè soffermati sulle metafore <strong>che</strong> hanno caratterizzato la loro storiae sui sogni e le aspettative <strong>che</strong> ancora oggi muovono la ricerca.Altre riflessioni, affrontando più direttamente i temi <strong>in</strong> questione,hanno riguardato la struttura del cervello, la possibilità di<strong>in</strong>dagare la natura della mente e il suo funzionamento.I saggi qui riuniti, tuttavia, sono an<strong>che</strong> il risultato più tardodei colloqui e dei dialoghi nati durante gli <strong>in</strong>contri, tanto <strong>che</strong> <strong>in</strong>molti di essi risuonano già le idee, le riflessioni e gli <strong>in</strong>terventidegli altri studiosi co<strong>in</strong>volti. La mente, la coscienza, l’identità, ilcorpo, il cervello diventano qui gli oggetti di un’<strong>in</strong>terrogazioneradicale e <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are <strong>in</strong>torno alla stessa natura umana. Mipiacerebbe dunque poter considerare questo volume non unasemplice raccolta, ma piuttosto come l’<strong>in</strong>izio di un percorsocomune.Desidero qu<strong>in</strong>di r<strong>in</strong>graziare quanti hanno arricchito con i loro<strong>in</strong>terventi le giornate di studio, ma non hanno collaborato direttamentealla realizzazione di questo volume, ovvero i relatoriMassimo De Carolis e Guglielmo Tamburr<strong>in</strong>i; i discussant ViolaCarofalo, Didier Contad<strong>in</strong>i, Salvatore Iodice, Giovanni Rossettie Ulderico Iannicelli; ed Enrica Lisciani Petr<strong>in</strong>i, <strong>che</strong> ha presiedutola seconda giornata.R<strong>in</strong>grazio <strong>in</strong>oltre Fabio De Sio, con il quale ho discusso f<strong>in</strong>dall’<strong>in</strong>izio ogni idea e scelta riguardante il progetto e RossellaBonito Oliva <strong>che</strong> ci ha accolti presso ‘L’Orientale’, ha presiedutola prima giornata di lavori, ed alla quale ho chiesto consiglio sunumerose questioni scientifi<strong>che</strong> e organizzative ottenendo, comesempre, <strong>in</strong>dicazioni davvero <strong>in</strong>dispensabili.Parte primaMenti e macch<strong>in</strong>ea. t.


Aldo <strong>Trucchio</strong><strong>Quel</strong> <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomoAlles Erworbne bedroht die Masch<strong>in</strong>e, solangeSie sich erdreistet, im Geist, statt im Gehor<strong>che</strong>n, zu se<strong>in</strong>.R. M. Rilke1. IntroduzioneI neuroscienzati sono prima d’ogni altra cosa geografi del cervelloed ermeneuti del comportamento: attribuiscono a una determ<strong>in</strong>ataarea una determ<strong>in</strong>ata funzione osservando i comportamenti<strong>che</strong> derivano dalla sua ablazione casuale o <strong>in</strong>tenzionale;oppure assegnano un compito a uno o più <strong>in</strong>dividui e ne traduconoil comportamento nei term<strong>in</strong>i <strong>che</strong> sono propri al loro campodi studi. Ma accumulata una certa quantità di dati empirici alcunidi essi si cimentano nell’offrire una descrizione dell’uomo e delmondo <strong>che</strong> provi a tradurre <strong>in</strong> un quadro teorico ampio e coerentei risultati delle osservazioni effettuate 1 .1 Grazie ai progressi nelle tecnologie di neuroimag<strong>in</strong>g è oggi possibile mostrarenel dettaglio l’attività di ristretti gruppi di neuroni aprendo – almeno secondo alcunistudiosi – le porte alla soluzione del ‘problema mente-cervello’; ma, allo stessotempo, queste tecnologie ci fanno <strong>in</strong>travedere all’orizzonte degli scenari <strong>che</strong> f<strong>in</strong>o apoco tempo fa erano esclusiva solo delle immag<strong>in</strong>azioni più paranoi<strong>che</strong> e dei romanzidi Philip Dick, tanto <strong>che</strong> da qual<strong>che</strong> anno si discute apertamente non della necessitàdi una ‘neuroetica’ (cfr. Laura Boella, Neuroetica. La morale prima della morale,Raffaello Cort<strong>in</strong>a, Milano 2008). Ma non si può non accennare al fatto <strong>che</strong> lenuove discipl<strong>in</strong>e si espandono an<strong>che</strong> <strong>in</strong> funzione della loro capacità di creare ric<strong>che</strong>zzaculturale ed economica negli istituti <strong>che</strong> le supportano: lo stesso Gazzaniga ammetteironicamente <strong>che</strong> un Dipartimento di psicologia di una grande università americana,se semplicemente cambiasse il suo nome <strong>in</strong> ‘Dipartimento del Cervello e delleScienze Cognitive’, raccoglierebbe molti più f<strong>in</strong>anziamenti pur senza cambiare glioggetti della sua ricerca, comunque def<strong>in</strong>itivamente legati allo sviluppo delle nuove


270Nel far ciò utilizzano più o meno consapevolmente categoriee concetti tipicamente moderni: ne prenderemo <strong>in</strong> considerazionealcuni, quali quelli di ‘natura umana’e di ‘<strong>in</strong>dividuo’ come‘soggetto isolato’ nonché, ovviamente, il problema del rapporto‘mente-corpo’. La scienza moderna e le neuroscienze condividono,difatti, la stessa impostazione metafisica, di stampo materialisticoe determ<strong>in</strong>istico – là dove per ‘materialismo’ si <strong>in</strong>tende laconv<strong>in</strong>zione <strong>che</strong> ogni fenomeno mentale abbia un suo corrispettivo<strong>in</strong> un processo fisico-chimico nel corpo 2 , e per ‘determ<strong>in</strong>ismo’l’idea <strong>che</strong> la conoscenza delle leggi e dei dati relativi ad uncerto istante consenta di prevedere con assoluta certezza l’evoluzionedi un sistema 3 .Tuttavia i neuroscienziati non approfondiscono né riflettonoadeguatamente sulle conseguenze etico-politi<strong>che</strong> <strong>che</strong> derivanodalla loro impostazione, limitandosi ad estenderla a ogni campod’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e; al contrario, gli <strong>in</strong>tellettuali moderni <strong>che</strong> assistetteroalla nascita della scienza galileiano-newtoniana furono spessodediti allo studio della filosofia assieme a quello della matematica,della fisica, della chimica, della fisiologia.Il punto di partenza di una riflessione di questo tipo non può<strong>che</strong> essere il recente libro di Antonio Damasio, oggi probabilmenteil neuroscienziato più letto e conosciuto, <strong>in</strong>titolato significatialdotrucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 271tecnologie di neuroimag<strong>in</strong>g (Michael S. Gazzaniga, La mente <strong>in</strong>ventata [1998], Guer<strong>in</strong>ie Associati, Milano 1999, p. 21). Ecco così nascere non solo la ‘neurofenomenologia’di Francisco J. Varela (Neurophenomenology: A methodological remedy forthe hard problem, «Journal of Consciousness Studies<strong>»</strong>, 3 (4), 1996, pp. 330–349),ma an<strong>che</strong> la ‘neuropolitica’ (cfr. http://baw2008.altervista.org/presentazione.html),la ‘neuroeconomia’ (cfr. Tyler Cowen sul «New York Times<strong>»</strong> del 20 aprile 2006 <strong>che</strong>fa riferimento a questo articolo: http://www.pnas.org/content/98/20/11832.full),ovviamente il ‘neuromarket<strong>in</strong>g’ (cfr. http://www.imediaconnection.com/content/6317.aspe http://www.drdavidlewis.co.uk/assets/NeuroMarket1.pdf) e la ‘neuroestetica’(http://neuroesthetics.org). Di recente William Saletan sulle pag<strong>in</strong>e del«New York Times<strong>»</strong> del 22 giugno 2008 ha coniato il term<strong>in</strong>e ‘Neuro-Liberalism’ aproposito del libro di George Lakoff, The political m<strong>in</strong>d, Vik<strong>in</strong>g, New York 2008.2 L’esistenza e l’importanza di processi <strong>in</strong>consci nella produzione cosciente è notoriamentestata sottol<strong>in</strong>eata da Leibniz. Ma an<strong>che</strong> Cartesio, oggetto polemico privilegiatodai neuroscienziati per il suo dualismo e il suo stoicismo, aveva anticipato, adesempio nel trattato su Les passions de l’âme, una modalità di descrizione scientifica,materialistica ed empirica, del meccanismo fisiologico delle emozioni (an<strong>che</strong> sel’idea di una ‘fisiologia dell’anima’ non poteva certo trovare posto nel suo sistema).3 Cfr. Sandro Nann<strong>in</strong>i, Naturalismo cognitivo, Quodlibet, Macerata 2007.vamente Look<strong>in</strong>g for Sp<strong>in</strong>oza 4 . Damasio dichiara esplicitamentedi ritenere Sp<strong>in</strong>oza un precursore della neurobiologia contemporanea5 ; ma anch’egli si avvic<strong>in</strong>a allo sforzo sp<strong>in</strong>oziano quando, apartire dai risultati delle sue ricer<strong>che</strong>, si <strong>in</strong>teressa di etica, di dirittoe di politica. Difatti, come Sp<strong>in</strong>oza si <strong>in</strong>terrogava sull’etica<strong>in</strong>tesa come la maniera adeguata di abitare il suo mondo, ilmondo del capitalismo commerciale e della rivoluzione scientifica,così Damasio, nelle sue digressioni etico-politi<strong>che</strong>, prova asuggerire regole, spunti e consigli <strong>che</strong> possano permettere di abitareadeguatamente il mondo contemporaneo.Da questa prospettiva saranno analizzati alcuni passaggi trattidai suoi più recenti testi divulgativi ai quali saranno affiancatele riflessioni di Michael Gazzaniga <strong>che</strong>, oltre <strong>che</strong> autore del piùdiffuso manuale di neuroscienze cognitive al mondo 6 , essendomembro del President’s Council on Bioethics 7 e direttore del Lawand Neurosciences Project 8 rappresenta una voce importante e4 Esemplare per la filosofia moderna è difatti la maniera nella quale Baruch Sp<strong>in</strong>ozaosserva e descrive l’uomo e la sua mente. Ben prima, Democrito, Ippocrate, Epicuroe Lucrezio avevano espresso idee simili; ma Sp<strong>in</strong>oza aggiunge al materialismoantico elementi tratti dalla riflessione baconiana e dalla fisica galileiana <strong>che</strong> def<strong>in</strong>isconoi pr<strong>in</strong>cipi essenziali sui quali si fondano ancora oggi molte conoscenze scientifi<strong>che</strong>.Per Sp<strong>in</strong>oza il corpo umano è caratterizzato dalla sua complessità (Baruch Sp<strong>in</strong>oza,Etica, a cura di E. Giancotti Bos<strong>che</strong>r<strong>in</strong>i, Editori Riuniti, Roma 1997?, Parte II,Postulato I, p. 139) e dalla complessità dei rapporti <strong>che</strong> <strong>in</strong>staura con gli altri corpi(Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit., Parte II, Postulati III, IV e VI, p. 139). An<strong>che</strong> la capacità di pensareè un riflesso di tale peculiare complessità (Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit., Parte II, ProposizioniXIV e segg.) essendo la mente null’altro <strong>che</strong> ‘idea del corpo’ (Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit.,Parte II, Prop. XIII, Corollario e Scolio).5 Antonio R. Damasio, Alla ricerca di Sp<strong>in</strong>oza [2003], Adelphi, Milano 2003, p. 23.6 Si tratta di Michael S. Gazzaniga (Ed.), The Cognitive Neurosciences, MITPress, Cambridge (MA) 1995, giunto nel 2004 alla III edizione riveduta.7 «The Council shall advise the President on bioethical issues that may emerge asa consequence of advances <strong>in</strong> biomedical science and technology<strong>»</strong> (dahttp://www.bioethics.gov/).8 «This new knowledge will <strong>in</strong>crease our understand<strong>in</strong>g of actions that our lawsregulate and of attitudes that our laws reflect. How we apply this knowledge can havea major impact on the future of our legal system. With <strong>in</strong>formed and cautious reform,our justice system could have more accurate predictions, more effective <strong>in</strong>terventions,and less bias. Society could have less crime and fewer people <strong>in</strong> prisons. However, byignor<strong>in</strong>g or fail<strong>in</strong>g to <strong>in</strong>tegrate neuroscience properly, we could end up with a legalsystem that is worse off as a result of unreliable evidence that could send the wrongpeople to prison and because of widespread skepticism throughout society about law’sbasic assumptions<strong>»</strong> (da http://www.lawandneuroscienceproject.org/).


272Quando la conoscemmo, la nostra primissima paziente con questidisturbi aveva vent’anni. Il suo ambiente familiare era stabile e accogliente[…]. Non erano state rilevate anomalie comportamentali f<strong>in</strong>o all’età ditre anni, quando i genitori osservarono <strong>che</strong> la bamb<strong>in</strong>a non reagiva allepunizioni verbali e fisi<strong>che</strong> – ben diversamente dai fratelli <strong>che</strong> <strong>in</strong>vece crebberonormalmente come adolescenti e giovani adulti. A quattordici anni,i suoi comportamenti erano ormai talmente distruttivi <strong>che</strong> i genitori l’afaldotrucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 273ufficiale nel dibattito bioetico americano e <strong>in</strong>ternazionale, ed halavorato alle possibili applicazioni delle più recenti scoperte dellaneurobiologia <strong>in</strong> ambito giuridico.2. Neurocrim<strong>in</strong>ologia 9La tesi anticartesiana e neojamesiana, nonché esplicitamenteispirata dalla lettura dell’Ethica di Sp<strong>in</strong>oza, <strong>che</strong> ha reso celebreDamasio e <strong>che</strong> è al centro della sua ‘trilogia’ 10 , è <strong>che</strong> le emozion<strong>in</strong>on riguard<strong>in</strong>o esclusivamente il cervello, ma <strong>che</strong> nascano dall’<strong>in</strong>sieme<strong>in</strong>tegrato mente-cervello-corpo:L’emozione nella sua essenza, per me, è l’<strong>in</strong>sieme dei cambiamenti dellostato corporeo <strong>che</strong> sono <strong>in</strong>dotti <strong>in</strong> miriadi di organi dai term<strong>in</strong>ali delle cellulenervose sotto il controllo di un apposito sistema del cervello <strong>che</strong> corrispondeal contenuto dei pensieri relativi a una particolare entità o evento 11 .Di conseguenza, le emozioni rivestono un ruolo fondamentalenell’apprendimento, tanto <strong>che</strong> un danneggiamento delle areedel cervello <strong>che</strong> le controllano può avere effetti devastanti sullosviluppo e sul comportamento sociale di un <strong>in</strong>dividuo.Un caso cl<strong>in</strong>ico studiato da Damasio e dal suo gruppo di ricercaè <strong>in</strong> tal senso esemplare:9 Il term<strong>in</strong>e ‘neurocrim<strong>in</strong>ologia’ si sta diffondendo a opera di Adrian Ra<strong>in</strong>e: peruna bibliografia dei suoi lavori cfr. http://www.psy.ntu.edu.tw:8080/download/Ra<strong>in</strong>e_NTU_Talk.pdf.10 Descartes’ Error [1994], The Feel<strong>in</strong>gs of What Happens [1999], Look<strong>in</strong>g forSp<strong>in</strong>oza [2003].11 Antonio R. Damasio, L’errore di Cartesio [1994], Adelphi, Milano 1995, p.201. Di contro si veda Joseph LeDoux, Il cervello emotivo [1996], Bald<strong>in</strong>i & Castoldi,Milano 1998 e Id., Il Sé s<strong>in</strong>aptico [2002], Raffaello Cort<strong>in</strong>a, Milano 2002, <strong>che</strong><strong>in</strong>siste <strong>in</strong>vece sull’assoluta centralità del cervello nella costituzione della personalità.fidarono a un centro di recupero […]. La sua adolescenza fu contrassegnatadall’<strong>in</strong>capacità di adeguarsi a qualsiasi tipo di regola e da frequentiscontri con i coetanei così come con gli adulti. […] Mentiva abitualmentee venne fermata più volte dalla polizia per furtarelli nei negozi; […].Com<strong>in</strong>ciò a essere sessualmente attiva <strong>in</strong> età giovanissima, adottando comportamentia rischio; rimase <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta a diciotto anni. Dopo il parto, il suocomportamento materno si dist<strong>in</strong>se per <strong>in</strong>sensibilità nei confronti delle esigenzedel figlio. Perdeva regolarmente il lavoro, poiché non rispettava leregole […]. Non aveva progetti per il futuro, né desiderava trovare unlavoro 12 .Attraverso un’accurata anamnesi Damasio scopre <strong>che</strong> un <strong>in</strong>cidenteoccorso alla ragazza all’età di qu<strong>in</strong>dici mesi aveva causatouna lesione cerebrale simile a quella presente <strong>in</strong> altri pazienti <strong>che</strong>hanno un comportamento sociale analogo. In estrema s<strong>in</strong>tesi, dapiccola la paziente di Damasio aveva perduto la capacità di comprendereil legame tra un suo gesto e il danno o la punizione (maan<strong>che</strong> il beneficio e la ricompensa) <strong>che</strong> ne derivavano: avevaperso uno dei ‘collegamenti’ essenziali tra emozione e ragione, tracorpo e mente; di qui le sue evidenti difficoltà nei rapporti sociali.Questo esempio espone perfettamente il discorso sotteso altesto di Damasio, <strong>che</strong> Gazzaniga, nel suo The Ethical Bra<strong>in</strong>,porta alla luce e generalizza <strong>in</strong> maniera significativa 13 :C’è da chiedersi allora: i crim<strong>in</strong>ali con APD [disturbo antisociale dellapersonalità], <strong>che</strong> manifestano comportamenti sociali anormali come quellidei pazienti con danno al lobo prefrontale, presentano an<strong>che</strong> anomalienell’area prefrontale del cervello?La risposta arriva grazie agli esperimenti effettuati dal gruppodi ricerca guidato da Adrian Ra<strong>in</strong>e dell’Università della CaliforniaMeridionale 14 :12 Id., Alla ricerca di Sp<strong>in</strong>oza, cit., pp. 186-187.13 Gazzaniga cita difatti gli studi di Damasio <strong>in</strong> proposito: cfr. Antonio R. Damasio,A Neural Basis for Sociopathy, «Archives of General Psychiatry<strong>»</strong>, 57, 2000.14 Adrian Ra<strong>in</strong>e et al., Reduced Prefrontal Gray Matter Volume and ReducedAutonomic Activity <strong>in</strong> Antisocial Personality Disorder, «Archives of General Psychiatry<strong>»</strong>,57, 2000.


274aldo trucchioIl comportamento della paziente di Damasio è consideratodeviante rispetto a un’idea di normalità <strong>che</strong> non viene semplicementedata come scontata e condivisa nel senso comune, bensìassume, attraverso l’accurata def<strong>in</strong>izione <strong>che</strong> ne viene offerta, itratti della scientificità e qu<strong>in</strong>di si trasfigura <strong>in</strong> una precisa ideadi ‘natura umana’, dalla quale è poi possibile dedurre pr<strong>in</strong>cipimorali e politici <strong>che</strong> da essa discendono o <strong>che</strong> ne favoriscono losviluppo. Qui di seguito proveremo a mostrare come, <strong>in</strong> questopercorso dall’<strong>in</strong>dividuale al collettivo, sia presente la tendenza asacrificare la complessità necessaria a una descrizione antropologico-politicaefficace. Questo atteggiamento rivela la conv<strong>in</strong>zioquel<strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 275Ra<strong>in</strong>e ha scoperto <strong>che</strong> rispetto ai due gruppi di controllo [soggetti sanie soggetti tossicodipendenti], le persone con APD avevano un volumeridotto di materia grigia e una m<strong>in</strong>ore attività autonoma nelle aree prefrontalidel cervello. Questi dati <strong>in</strong>dicano una differenza strutturale (nellaquantità di materia grigia nel lobo prefrontale) tra il cervello di crim<strong>in</strong>alicon APD e quello della popolazione normale. Ciò <strong>in</strong>dica <strong>in</strong>oltre <strong>che</strong> la differenzadi volume nella materia grigia sarebbe una causa della differenzanel comportamento sociale tra i due gruppi 15 .Lo stesso Gazzaniga, di contro a chi volesse arrivare a tropposemplici conclusioni, sostiene <strong>che</strong> questa ‘differenza strutturale’non è di per sé sufficiente a giustificare un comportamento crim<strong>in</strong>ale.Tuttavia egli lavora ufficialmente alla possibilità di applicarequeste scoperte <strong>in</strong> ambito giuridico e non risponde poi alla veraquestione <strong>che</strong> è <strong>in</strong> gioco, ovvero se si tratta di un contributo utilead emendare la legislazione <strong>in</strong> certi casi particolari, oppure di unprimo passo dest<strong>in</strong>ato, con il progresso scientifico e tecnologico, arivoluzionare radicalmente la nostra visione di concetti come‘colpa’, ‘responsabilità personale’, ‘punizione’ e ‘riabilitazione’ 16 .Torniamo ancora sull’esempio pr<strong>in</strong>cipale, quello della pazientedi Damasio. Se si legge la descrizione del comportamento dellaragazza senza aver presente <strong>che</strong> si tratta di un soggetto <strong>che</strong> hariportato una lesione al cervello, ciò <strong>che</strong> salta agli occhi è l’<strong>in</strong>sistenzasul mancato rispetto delle ‘regole’ e sull’assenza dei comportamentisociali <strong>che</strong> ci si aspetterebbe da una figlia, da una15 Michael S. Gazzaniga, La mente etica [2005], Codice, Tor<strong>in</strong>o 2006, pp. 93-94.16 Quando a Sp<strong>in</strong>oza fu chiesto di trarre le conseguenze dal determ<strong>in</strong>ismo <strong>che</strong>caratterizza il suo sistema, non ebbe timore di rispondere <strong>che</strong> gli uom<strong>in</strong>i sono <strong>in</strong> poteredi Dio così come «la creta è <strong>in</strong> potere del vasaio<strong>»</strong> (Baruch Sp<strong>in</strong>oza, Epistolario, acura di A. Droetto, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1974, Epistola LXXV, p. 295., cioè, appunto,<strong>che</strong> essi non sono dotati di libero arbitrio, ma determ<strong>in</strong>ati dalle leggi di natura. Maaggiunse an<strong>che</strong> <strong>che</strong>: «Il cane <strong>che</strong> diventa idrofobo per un morso non è responsabile,e tuttavia è giustamente soppresso; e così an<strong>che</strong> chi non è <strong>in</strong> grado di regolare le suepassioni e di contenerle col timore delle leggi, quand’an<strong>che</strong> sia scusabile per la suadebolezza, non può tuttavia godere della conoscenza, della condiscendenza e dell’amoredi Dio, ma necessariamente perisce<strong>»</strong> (Sp<strong>in</strong>oza, Epistolario, cit., EpistolaLXXVIII, p. 305. Sp<strong>in</strong>oza sposta la questione della colpa e della punizione dal pianotrascendente del ‘dover essere’ a quello immanente <strong>che</strong> potremmo def<strong>in</strong>ire di ‘causaeffetto’:chi commette un reato viene sanzionato non perché colpevole di aver sceltola strada sbagliata, ma perché necessariamente il corpo sociale si protegge da chi gliprocura un danno.donna, da una madre. Damasio ammette <strong>che</strong> an<strong>che</strong> squilibri chimic<strong>in</strong>el cervello, traumi psicologici o l’esser vissuti <strong>in</strong> un ambienteparticolarmente sfavorevole possono portare alle medesimeconseguenze 17 . Un comportamento <strong>che</strong> potrebbe semplicementeessere classificato come ‘ribelle’ o ‘crim<strong>in</strong>ale’ – come, del resto,sarebbe accaduto f<strong>in</strong>o a non molto tempo fa – viene dunquedescritto come ‘patologico’; e il ribelle o crim<strong>in</strong>ale <strong>che</strong> dir sivoglia diviene un paziente potenzialmente affetto da una deficienzalocalizzata <strong>in</strong> una certa area del cervello.Già <strong>in</strong> passato alcuni comportamenti genericamente oggettodi condanna, ma a volte an<strong>che</strong> semplicemente ignorati, divennerooggetto di analisi medica 18 e i neuroscienziati, non bisognadimenticarlo, sono prima d’ogni altra cosa medici, qu<strong>in</strong>di partecipanodella storia e delle metodologie proprie del loro campo delsapere. Perciò occorre <strong>che</strong> ci si chieda, ancora una volta, conMi<strong>che</strong>l Foucault: «In <strong>che</strong> modo, nelle società occidentali moderne,la produzione di discorsi cui si è attribuito (almeno per uncerto periodo di tempo) un valore di verità è legata ai vari meccanismied istituzioni di potere?<strong>»</strong> 19 .3. Antropologia: semplificazione ed automatismi17 Cfr. Damasio, L’errore di Cartesio, cit., p. 251.18 Cfr. <strong>in</strong> proposito Mario Colucci, Medicalizzazione, <strong>in</strong> Ottavio Marzocca (acura di), Lessico di biopolitica, Manifestolibri, Roma 2005.19 Mi<strong>che</strong>l Foucault, La volontà di sapere [1977], Feltr<strong>in</strong>elli, Milano 2001, p. 8.


276ne <strong>che</strong> quanto più una descrizione è semplice e universale, maggioresarà il suo grado di scientificità, ma palesa an<strong>che</strong> come certeforme di scientismo nascondano, sotto una mole di osservazionicerte ed evidenti, una conoscenza, quella dell’umano, <strong>che</strong> forsedeve <strong>resta</strong>re necessariamente <strong>in</strong>compiuta.A questo proposito Rossella Bonito Oliva ha avanzato l’ipotesi<strong>che</strong> i discorsi scientifici sulla mente siano <strong>in</strong> primo luogo –riprendendo un’espressione di Donald W<strong>in</strong>nicott – degli ‘oggetti’o ‘contesti transizionali’ nei quali gli uom<strong>in</strong>i non elaboranosemplicemente nuove conoscenze, bensì <strong>in</strong>vestono la carica emotiva<strong>che</strong> accompagna la conoscenza di sé; e nei quali il ‘naturalismo’compensa la frustrazione derivante dall’impossibilità di unacomprensione completa e non processuale, non contestualizzatadella mente, offrendosi accompagnato da un’enorme mole di datisperimentali e <strong>in</strong> forma ‘assolutistica’ 20 . La tendenza alla simmetriatra struttura naturale, processi fisiologici e società umana,<strong>che</strong> si andrà ad evidenziare nelle posizioni di Gazzaniga e Damasio,ben s’<strong>in</strong>quadra <strong>in</strong> questo s<strong>che</strong>ma <strong>in</strong>terpretativo.Il piacere, per Damasio, è legato <strong>in</strong> primis all’omeostasi,governata <strong>in</strong> maniera ‘automatica’ da un gran numero di meccanismifisiologici dei quali siamo <strong>in</strong>consapevoli. Autolesionismo ecomportamenti antisociali sono dunque segnali evidenti di unapatologia tanto grave da far comportare chi ne è affetto <strong>in</strong> maniera<strong>in</strong>naturale, cioè rappresentano segnali di mancanza o perversionedi quei processi automatici <strong>che</strong> caratterizzano gli esseriumani normali, <strong>che</strong> sono contraddist<strong>in</strong>ti dalla ricerca di un equilibrio<strong>in</strong>terno ed esterno.Gazzaniga <strong>in</strong>siste ancora di più sull’importanza dei processiautomatici <strong>in</strong>consci <strong>che</strong> abbiamo sviluppato nel corso dell’evoluzionee <strong>che</strong> ci consentono di rispondere agli stimoli esterni <strong>in</strong>maniera immediata, senza dover attendere i tempi lunghi dellacoscienza e del ragionamento 21 . La consapevolezza di rispondealdotrucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 27720 Cfr. dunque Rossella Bonito Oliva, Se questa è una mente, <strong>in</strong> Emanuele Biondi(a cura di), Bio<strong>in</strong>gegneria della mente, Patron, Bologna 2006 e Id., Limiti e configurazionidella mente, <strong>in</strong> Vanna Gessa Kurotschka, Giuseppe Cacciatore (a cura di),Saperi umani e consulenza filosofica, Meltemi, Roma 2007.21 Egli ha difatti scoperto nel cervello l’esistenza di un’area ben precisa, chiamata‘<strong>in</strong>terprete’, deputata a colmare i vuoti nella rappresentazione del mondo <strong>che</strong> i sensire a uno stimolo <strong>in</strong> una certa maniera è difatti fisiologicamente<strong>in</strong> ritardo rispetto alla risposta stessa, <strong>che</strong> è automatica 22 .Date queste premesse, si giunge alla conv<strong>in</strong>zione <strong>che</strong> da <strong>in</strong>dividu<strong>in</strong>ormali non potrà <strong>che</strong> derivare automaticamente una certa«armonia sociale<strong>»</strong> 23 . Damasio afferma difatti <strong>che</strong><strong>in</strong> parte, le convenzioni sociali e le regole morali possono essere considerateestensioni, a livello sociale, dei fondamentali dispositivi omeostatici.Il risultato della loro applicazione è difatti lo stesso ottenuto dai pr<strong>in</strong>cipalidispositivi omeostatici […]: un equilibrio della vita <strong>che</strong> assicurasopravvivenza e benessere 24 .Sarà così possibile <strong>in</strong>dividuare una fisiologia e una patologiaan<strong>che</strong> nella vita collettiva. Da una parte «la costituzione su cui siregge uno Stato democratico, le leggi conformi a quelle dellacostituzione, e la loro applicazione <strong>in</strong> un sistema giudiziario sonoanch’essi tutti dispositivi omeostatici<strong>»</strong> e dunque rappresentanola normalità della vita politica, così come «lo sviluppo, <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciatonel ventesimo secolo e ancora nella sua prima <strong>in</strong>fanzia, diorganismi <strong>in</strong>ternazionali quali l’Organizzazione mondiale dellaSanità, l’UNESCO e le tanto bistrattate Nazioni Unite<strong>»</strong> 25 . Lapatologia è <strong>in</strong>vece ben rappresentata da quanto accaduto «<strong>in</strong>Germania e <strong>in</strong> Unione Sovietica negli anni Trenta e Quaranta, <strong>in</strong>necessariamente lasciano aperti, talvolta ‘<strong>in</strong>ventando’ di sana pianta dei ricordi dieventi allo scopo di fornire un quadro coerente della realtà là dove ciò risultasseimpossibile. «Quale sistema connette tra loro gli <strong>in</strong>numerevoli output provenientidalle migliaia e migliaia di sistemi automatici per formare la nostra soggettività, cosìda fornire a ciascuno di noi una storia personale? È un sistema specifico a compierequesta s<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong>terpretativa. Collocato esclusivamente nell’emisfero cerebrale s<strong>in</strong>istro,l’<strong>in</strong>terprete cerca di dare una spiegazione agli eventi <strong>in</strong>terni ed esterni. Si tratta di unmeccanismo legato alla nostra generale capacità di capire come eventi contigui si correl<strong>in</strong>otra loro<strong>»</strong> (Michael S. Gazzaniga, La mente <strong>in</strong>ventata [1998], Guer<strong>in</strong>i e Associati,Milano 1999, pp. 44-45).22 «Il fatto <strong>che</strong> il nostro cervello sia stracolmo di meccanismi tanto straord<strong>in</strong>aripotrebbe far credere <strong>che</strong> essi assolvano i loro compiti prima <strong>che</strong> noi prendiamo realmentecoscienza dell’azione da compiere. Questo è precisamente ciò <strong>che</strong> accade. Nonsolo i meccanismi automatici esistono, ma il cervello dei primati arriva a preparare lecellule per le azioni decisive addirittura molto tempo prima <strong>che</strong> noi pensiamo di prendereuna decisione!<strong>»</strong> (Gazzaniga, La mente <strong>in</strong>ventata, cit., p. 41).23 Damasio, Alla ricerca di Sp<strong>in</strong>oza, cit., p. 210.24 Ibid., p. 205.25 Ibid.


278aldo trucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 279C<strong>in</strong>a durante la Rivoluzione culturale e <strong>in</strong> Cambogia durante ilregime di Pol Pot<strong>»</strong>, là dove «una cultura malata prevalse su unpresumibilmente normale andamento della ragione, con conseguenzedisastrose<strong>»</strong> 26 .Damasio riduce una complessità, il sociale, ai suoi elementipiù semplici, gli <strong>in</strong>dividui considerati isolatamente. Qu<strong>in</strong>di spiegail comportamento degli <strong>in</strong>dividui a partire da strutture neuralicomuni a tutti, le più elementari possibili, per poi ritornare allacomplessità pensandola come una mera accumulazione degli elementisemplici. Si tratta di un percorso tipicamente, ma <strong>in</strong>genuamentenaturalistico. Egli ricava dalle sue analisi una certa concezionedella natura umana, ne illustra i caratteri essenziali e di lìprende le mosse per def<strong>in</strong>ire lo ‘stato’ ideale per la convivenzapacifica degli uom<strong>in</strong>i.Una volta assunto <strong>che</strong> l’equilibrio omeostatico è la condizioneverso la quale tendono tanto gli organismi <strong>in</strong>dividuali quantoquelli sociali, è <strong>in</strong>evitabile arrivare alla conclusione <strong>che</strong> la storiaconsista <strong>in</strong> un processo direzionato <strong>in</strong> maniera ben precisa. Nella«sua forma più alta<strong>»</strong> l’umanità ha come regola fondamentalequesta: «Non fare del male al prossimo tuo, ma cerca il suobene<strong>»</strong>. Inoltre, a causa di quei «meccanismi automatici dell’omeostasi<strong>»</strong>perfezionati dalla natura <strong>che</strong> sp<strong>in</strong>gono le societàumane <strong>in</strong> tale direzione, l’errore politico più grave <strong>che</strong> si possacompiere è quello di tentare di accelerare tale processo:Per quanto limitato, l’obiettivo del marxismo era per certi versi lodevole,giacché l’<strong>in</strong>tenzione dichiarata era quella di creare un mondo più giusto.Ciò nondimeno, i mezzi scelti furono disastrosi, an<strong>che</strong> perché vennerofrequentemente <strong>in</strong> conflitto con i ben consolidati meccanismi di regolazioneautomatica dei processi vitali. […] Per molti aspetti, qu<strong>in</strong>di, idispositivi non automatici sono ancora nella fase di messa a punto […] 27 .La cultura, la civiltà, l’educazione muovono dunque ancoraoggi i loro primi passi; la natura, <strong>in</strong>vece, avendo avuto milioni dianni per trovare le strategie più adatte al raggiungimento dell’equilibrioomeostatico, <strong>in</strong>dica sempre la strada giusta da percorrere.26 Id., L’errore di Cartesio, cit., p. 252.27 Id., Alla ricerca di Sp<strong>in</strong>oza, cit., pp. 204-205.Gazzaniga arriva, assai significativamente, alle identi<strong>che</strong> conclusioni.Riguardo la natura umana egli afferma <strong>che</strong>Sappiamo bene <strong>che</strong> esiste qualcosa <strong>che</strong> chiamiamo natura umana, <strong>in</strong>base alla quale vengono stabilite caratteristi<strong>che</strong> e reazioni automati<strong>che</strong> perle varie situazioni. Sappiamo <strong>che</strong> queste ‘caratteristi<strong>che</strong> fisse’ sono proprietà<strong>in</strong>nate della mente, <strong>che</strong> ci appartengono f<strong>in</strong> dalla nascita, ci differenzianodagli altri animali e determ<strong>in</strong>ano la nostra condizione di esseri umani 28 .E sulla politica:Esperimenti sociali su vasta scala, come il Comunismo e il Nazismo, <strong>che</strong>credevamo basati su una scienza solida e sulla conoscenza della naturaumana, si sono dimostrati fallimentari. Certo, mettere le mani sulla tramastessa della vita umana, frutto dell’evoluzione, significa s<strong>che</strong>rzare con ilfuoco, ma sono an<strong>che</strong> fermamente conv<strong>in</strong>to <strong>che</strong> riusciremo a gestirlo 29 ,sempre grazie all’<strong>in</strong>nata moralità condivisa da tutti gli uom<strong>in</strong>i 30 .Assumono <strong>in</strong> questo contesto teorico nuova pregnanza leparole di Giorgio Agamben ne La comunità <strong>che</strong> viene (non a casoun testo <strong>che</strong> è an<strong>che</strong> un serrato confronto con Sp<strong>in</strong>oza):28 Gazzaniga, La mente etica, cit., p. 160.29 Ibid., p. 50. Qui è opportuno sottol<strong>in</strong>eare rapidamente un passaggio assai problematico,an<strong>che</strong> se non avremo modo di discuterlo, se non nella conclusione di questanostra riflessione: secondo Gazzaniga, le prati<strong>che</strong> eugeneti<strong>che</strong> del Nazismo eranoun «processo agghiacciante<strong>»</strong>, perché effettuate secondo l’ideologia <strong>che</strong> caratterizzavaquel regime; mentre se scelte di quel tipo vengono prese «liberamente<strong>»</strong> <strong>in</strong> unasocietà come la nostra, sarà limitata alle diagnosi prenatali e gli abusi saranno pochi,<strong>in</strong> quanto «la società sembra sempre ritornare all’uso ragionevole delle nuove conoscenze<strong>»</strong>(pp. 49-51). Insomma la ‘bontà’ di una pratica scientifico-tecnologica, il suovalore etico, dipenderebbe dal contesto politico-culturale nel quale essa opera, megliodall’ideologia dom<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> una data società; sempre tenendo presente, però, <strong>che</strong> meccanismi‘naturali’ faranno prima o poi ‘guarire’ la società patologica e porteranno lascienza a tornare a lavorare per il bene dell’umanità. Gazzaniga ignora o dimentica<strong>che</strong> le prime leggi eugeneti<strong>che</strong> della Germania nazista furono modellate su quelle varatedallo stato dell’Indiana nel 1907 <strong>che</strong> prevedevano la sterilizzazione per alcune personea carico dell’assistenza statale – malati mentali e carcerati dapprima, poi an<strong>che</strong>alcolisti, tossicodipendenti e handicappati; e <strong>che</strong> negli Stati Uniti ancora negli anni’30 – <strong>in</strong> pieno New Deal – furono sterilizzate oltre ventimila persone. Cfr. <strong>in</strong> propositoDomenico Losurdo, Per una critica della categoria di totalitarismo, «Hermeneutica<strong>»</strong>,2002, § 7.30 Gazzaniga, La mente etica, cit., p. 158.


280Questa complessità, <strong>che</strong> nasce dalle relazioni <strong>che</strong> gli uom<strong>in</strong>i<strong>in</strong>tessono tra loro, è esattamente ciò <strong>che</strong> le neuroscienze sacrificano<strong>in</strong> vista di una spiegazione semplice e univoca – <strong>in</strong> una parola,riduzionistica – dei processi sociali.Le neuroscienze, benché si fond<strong>in</strong>o sulla volontà di superareil dualismo cartesiano, ne tramandano e amplificano piuttosto lafallacia mereologica <strong>che</strong> consiste nell’attribuire a parti di un esserevivente caratteristi<strong>che</strong> <strong>che</strong> riguardano la sua <strong>in</strong>terezza. Cartesioattribuiva alla mente, sostanza separata dal corpo, ogni proprietàpsicologica <strong>che</strong> caratterizza gli <strong>in</strong>dividui, e i neuroscienziatifanno lo stesso col cervello, addirittura ascrivendo funzioni psicologi<strong>che</strong>a ben precise aree del cervello. Essi arrivano così a proporreuna sorta di nuova frenologia fondandola sulle evidenze delneuroimag<strong>in</strong>g: per Ra<strong>in</strong>e e per Gazzaniga una corteccia prefrontalemeno sviluppata è <strong>in</strong>dicativa di una predisposizione a comportamentiantisociali; <strong>in</strong> tal modo sono la forma e le dimensionidi una parte del corpo a fornire <strong>in</strong>dicazioni sul comportamento,an<strong>che</strong> futuro, di un <strong>in</strong>dividuo, e non la totalità del suo corpo,del suo vissuto, delle sue relazioni sociali.Allo stesso modo alcuni neuroscienziati cadono evidentemente<strong>in</strong> quell’antico abbaglio <strong>che</strong> con George Edward Moorepotremmo def<strong>in</strong>ire ‘fallacia naturalistica’ 32 , cioè la pratica didesumere i valori dai fatti. In altri term<strong>in</strong>i, essi, elevano le nostreconoscenze sulle strutture e funzioni effettive di una parte importantedel corpo – il cervello – a criterio generale di dist<strong>in</strong>zione trala patologia e la fisiologia <strong>in</strong> ambiti assai distanti da quello d’orialdotrucchioIl tentativo di offrire una spiegazione univoca e determ<strong>in</strong>isticadella realtà umana mediante una semplificazione della complessità<strong>che</strong> la caratterizza è bene evidente an<strong>che</strong> <strong>in</strong> un altro pasquel<strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 281Il fatto da cui deve partire ogni discorso sull’etica è <strong>che</strong> l’uomo non èné ha da essere o da realizzare alcuna essenza, alcuna vocazione storica ospirituale, alcun dest<strong>in</strong>o biologico. Solo per questo qualcosa come un’eticapuò esistere […]. Ciò non significa, tuttavia, <strong>che</strong> l’uomo non sia o nonabbia da essere alcunché, <strong>che</strong> egli sia semplicemente consegnato al nulla[…]. Vi è, <strong>in</strong>fatti, qualcosa <strong>che</strong> l’uomo è e ha da essere, ma questo qualcosanon è un’essenza, non è, anzi, propriamente una cosa: è il semplice fattodella propria esistenza come possibilità o potenza. Ma è appunto per questo<strong>che</strong> tutto si complica […] 31 .31 Giorgio Agamben, La comunità <strong>che</strong> viene, Bollati Bor<strong>in</strong>ghieri, Tor<strong>in</strong>o 2001(prima ed. 1990), p. 39.32 George E. Moore, Pr<strong>in</strong>cipia Ethica [1903], Bompiani, Milano 1964.g<strong>in</strong>e – come quello sociale e politico. La concezione dell’etica diDamasio e Gazzaniga consiste essenzialmente <strong>in</strong> una serie diistruzioni per non <strong>in</strong>terferire con la fisiologia degli <strong>in</strong>dividui <strong>che</strong>,data la loro tendenza a offrire una concezione semplice e univocadella natura umana, diviene un’etica prescrittiva, assumendoun carattere moralistico <strong>che</strong> la allontana irrimediabilmente dallariflessione sp<strong>in</strong>oziana.Non è il cervello ad essere etico, come afferma Gazzaniga <strong>in</strong>quel suo titolo precedentemente citato, <strong>che</strong> è a dir poco programmatico33 : la riflessione etica nasce dagli <strong>in</strong>contri e dai conflitti tragli uom<strong>in</strong>i, con sé stessi e con gli altri.Non si <strong>in</strong>tende sostenere <strong>che</strong> debba essere mantenuta a ognicosto l’antica dist<strong>in</strong>zione tra scienze della natura e scienze dellospirito, messa radicalmente <strong>in</strong> discussione da scienze biologi<strong>che</strong>,neuroscienze, scienze cognitive e psicologia evoluzionistica, e dalloro approccio neo-naturalistico, <strong>in</strong>sieme aggressivo e <strong>in</strong>genuo;quanto piuttosto mostrare <strong>che</strong> s<strong>in</strong> dalla sua nascita la scienzamoderna pose delle questioni <strong>che</strong> sono state da subito oggetto diuna profonda riflessione da parte della filosofia e <strong>che</strong> non possonosemplicemente essere accantonate o considerate un’anticipazionepre o parascientifica: l’immanenza dell’umano al naturaleè già altrettanto radicale <strong>in</strong> Sp<strong>in</strong>oza <strong>che</strong> nelle neuroscienze, ma laneutralizzazione della complessità degli <strong>in</strong>dividui, della società edel conflitto <strong>che</strong> <strong>in</strong>evitabilmente li accompagna – ci torneremo <strong>in</strong>seguito – caratterizza solo queste ultime 34 .4. Selezione naturale della cultura33 Ci si riferisce ovviamente a The Ethical Bra<strong>in</strong>.34 Ci sia consentito, solo per mancanza di spazio, di rimandare su questo puntoal nostro Come guidati da un’unica mente. Questioni di antropologia politica <strong>in</strong>Baruch Sp<strong>in</strong>oza, Ghibli, Milano 2008. In particolare si vedano Parte I, Cap. I sullacomplessità del corpo umano e Parte II, Capp. I e II sulla complessità <strong>che</strong> necessariamentecaratterizza ogni società.


282saggio comune a Damasio e Gazzaniga, cioè il loro cont<strong>in</strong>uo riferimentoalla teoria darw<strong>in</strong>iana dell’evoluzione.Gli <strong>in</strong>dividui normali sono caratterizzati da rapporti reciprociimprontati alla cooperazione e le società normali sono tendenzialmentepacifi<strong>che</strong> sia all’<strong>in</strong>terno <strong>che</strong> nei rapporti con l’esterno;al contrario, gli <strong>in</strong>dividui anormali <strong>in</strong>troducono la conflittualitàall’<strong>in</strong>terno di un sistema sociale e le società patologi<strong>che</strong> sonocaratterizzate dalla violenza <strong>in</strong>test<strong>in</strong>a e verso le altre società. Nonè necessario soffermarsi oltre su questo punto: Damasio vorrebbedimostrare scientificamente, cioè partendo da osservazioniempiri<strong>che</strong>, <strong>che</strong> la società contemporanea gli <strong>in</strong>dividui <strong>che</strong> sonobene <strong>in</strong>tegrati <strong>in</strong> essa rappresentano il vertice di un percorso evolutivo<strong>che</strong>, pur essendo mosso dalla ricerca egoistica del piacere<strong>in</strong>dividuale, trova poi il suo equilibrio quando gli <strong>in</strong>dividui, senzarendersene conto, <strong>in</strong> maniera automatica, e per effetto della selezionenaturale, si ritrovano ad essere sp<strong>in</strong>ti da pulsioni altruisti<strong>che</strong>,<strong>in</strong> vista della possibilità di ricevere, <strong>in</strong> un momento di difficoltà,un eguale trattamento. Ogni aspetto della realtà umana ècompreso a partire dalla naturalità di certi comportamenti e leistituzioni statali hanno soltanto il compito di controllare i comportamentidevianti, e di lasciare <strong>che</strong> gli automatismi biologiciregol<strong>in</strong>o, nei tempi necessari, le condotte di vita e i rapporti trauom<strong>in</strong>i normali: «I governi non dovrebbero <strong>in</strong>tromettersi<strong>»</strong>, affermaGazzaniga a proposito della potenziale utilizzazione di farmaci<strong>in</strong> grado di potenziare le p<strong>resta</strong>zioni <strong>in</strong>tellettuali degli uom<strong>in</strong>i,«ma lasciare <strong>che</strong> il nostro senso etico e morale ci guidi <strong>in</strong> questonuovo scenario<strong>»</strong> 35 .Gazzaniga, avendo ricoperto ruoli istituzionali, è molto piùs<strong>in</strong>tetico e radicale di Damasio nel trarre conseguenze etico-politi<strong>che</strong>dal discorso delle neuroscienze: esemplare è il suo ragionamentosull’orig<strong>in</strong>e delle religioni. Il presupposto è l’esistenza diun «nucleo morale comune a ogni essere umano<strong>»</strong> 36 dal qualetraggono orig<strong>in</strong>e tutte le religioni, <strong>che</strong> si differenziano poi aseconda della realtà culturale circostante nella quale si trovano anascere e svilupparsi. In tal modo – qui Gazzaniga cita le riflesaldotrucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 28335 Gazzaniga, La mente etica, cit., p. 82.36 Ibid., p. 148.sioni di Toby Lester sulla ‘supernatural selection’ 37 – è possibilepensare all’esistenza di una sorta di selezione delle credenze religiose<strong>che</strong> agisce <strong>in</strong> base ai pr<strong>in</strong>cipi darw<strong>in</strong>iani; selezione <strong>che</strong> porteràalla sopravvivenza di quelle <strong>che</strong> «promuovono la salute, lascelta del compagno e la sicurezza<strong>»</strong> 38 . Il Cristianesimo, <strong>che</strong> sifonda appunto su un’idea di comunità e di aiuto reciproco moltoforti, né è evidentemente l’esempio migliore.Sarebbe f<strong>in</strong> troppo semplice ricordare quanto spesso le religionisiano state strumento di dom<strong>in</strong>io e causa o pretesto per iconflitti tra gli uom<strong>in</strong>i, piuttosto <strong>che</strong> semplici precetti di vita utilialla loro sopravvivenza pacifica, e <strong>che</strong> non per questo si siano <strong>in</strong>qual<strong>che</strong> modo ‘est<strong>in</strong>te’. E sarebbe altrettanto semplice affermare<strong>che</strong> la visione della realtà <strong>che</strong> emerge dai testi qui presi <strong>in</strong> considerazionenon possa <strong>che</strong> esser def<strong>in</strong>ita ‘ideologica’ nel senso piùproprio, letteralmente marxiano del term<strong>in</strong>e, ovvero comeun’operazione <strong>che</strong> consiste nell’applicare alla descrizione dellanatura degli uom<strong>in</strong>i e della loro <strong>in</strong>tera storia degli elementi <strong>che</strong>appartengono alla società nella quale ci si trova a vivere – <strong>in</strong> questocaso gli Stati Uniti democratici, liberisti, cristiani ecc. 39Più <strong>in</strong>teressante è allora mostrare come Damasio e Gazzaniga,pur dichiarandosi a ogni occasione fedeli al darw<strong>in</strong>ismo – unadichiarazione <strong>che</strong> sembra oggi dover esser presente <strong>in</strong> ogni testo<strong>che</strong> abbia qual<strong>che</strong> pretesa scientifica – utilizz<strong>in</strong>o poi Darw<strong>in</strong> <strong>in</strong>maniera evidentemente, e tipicamente, ideologica. Il loro assunto,difatti, è <strong>che</strong> un processo di selezione naturale sia ancoraall’opera addirittura tra le religioni e le forme di governo 40 , <strong>in</strong>37 Cfr. l’<strong>in</strong>tervista a Lester <strong>in</strong> http://www.theatlantic.com/doc/200202u/<strong>in</strong>t2002-02-08.38 Gazzaniga, La mente etica, cit., p. 150.39 Per una storia delle eti<strong>che</strong> evoluzionisti<strong>che</strong> nel mondo angloamericano cfr. P.L. Farber, The Temptations of Evolutionary Ethics, University of California Press,Berkeley-Los Angeles-London 1998: «Although biology has contributed to our understand<strong>in</strong>gof the function of the human body, to recognis<strong>in</strong>g more fully our ecologicalplace <strong>in</strong> the biosphere, and, more recently, to prevent<strong>in</strong>g or cur<strong>in</strong>g many diseases, ithas been s<strong>in</strong>gularly unsuccessful <strong>in</strong> solv<strong>in</strong>g social problems or provid<strong>in</strong>g moral guidance.[…] Moreover, when we exam<strong>in</strong>e past attempts to take lessons on how to livefrom nature, we see that they were often contrived arguments that merely read socialvalues <strong>in</strong>to nature<strong>»</strong> (pp. 3-4).40 Una sorta di ‘libero mercato’ della cultura – si potrebbe ironizzare – <strong>in</strong> gradodi autoregolarsi sulla base della legge della domanda e dell’offerta e di progredire


284la selezione naturale, pr<strong>in</strong>cipio preposto all’evoluzione della sfera organica,<strong>che</strong> implica l’elim<strong>in</strong>azione degli <strong>in</strong>dividui meno adatti nella lotta perl’esistenza, seleziona nell’umanità una forma di vita sociale il cui camm<strong>in</strong>overso la civilizzazione tende a escludere sempre di più i comportamentielim<strong>in</strong>atori attraverso l’<strong>in</strong>terazione fra la morale e le istituzioni. In teraldotrucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 285modo da ‘far sopravvivere’ quelle <strong>che</strong> meglio possono favorirel’«equilibrio naturale<strong>»</strong> <strong>che</strong> corrisponde alla «gioia<strong>»</strong> 41 della qualesiamo <strong>in</strong> cerca. Ancora una volta si tratta di un processo ‘automatico’<strong>che</strong> non deve <strong>in</strong> alcun modo essere accelerato dalle istituzionivisto <strong>che</strong> i meccanismi di regolazione omeostatica, <strong>che</strong>abbiamo ottenuto grazie a milioni di anni di evoluzione, funzionanomolto meglio di quelli «non automatici<strong>»</strong> <strong>che</strong> necessitanoancora di «una messa a punto<strong>»</strong> 42 .Questa prospettiva non è altro <strong>che</strong> l’ennesima variante di queldarw<strong>in</strong>ismo sociale <strong>che</strong> poco o nulla ha a <strong>che</strong> fare con gli studidi Darw<strong>in</strong> e <strong>che</strong> si diffuse contemporaneamente alla dottr<strong>in</strong>adella Orig<strong>in</strong> of the Species, e forse ancora più rapidamente diquella. L’idea centrale <strong>che</strong> lo muove è <strong>che</strong> regole, imposizioni, istituzioniecc. non debbano ostacolare la verità della natura, ovverola natura umana così come è stata generata da un lunghissimoprocesso di selezione, e così come ancora va trasformandosi.Nelle sue forme più radicali esso assume la forma di un liberismoradicale nel quale i poveri e gli emarg<strong>in</strong>ati, non sono altro <strong>che</strong> iperdenti nella lotta per la sopravvivenza. Non è ovviamente questoil caso di Damasio e Gazzaniga, i quali, però, partecipano <strong>in</strong>qual<strong>che</strong> modo di questo quadro ideologico e pure <strong>in</strong>sistono piùspesso sulla utilità di aiutare il prossimo <strong>che</strong> sulla necessità dicomprenderne il disagio sociale, <strong>che</strong> viene sempre ricondotto alpatologico <strong>in</strong>dividuale.Patrick Tort, confrontandosi con l’antropologia di Darw<strong>in</strong>come emerge dall’altro suo testo fondamentale The Descent ofMan, di una dozz<strong>in</strong>a di anni successivo a Orig<strong>in</strong> of the Species,afferma <strong>che</strong><strong>in</strong>ventando sempre nuove soluzioni al vecchio problema della sopravvivenza e dellaricerca della felicità41 Damasio, Alla ricerca di Sp<strong>in</strong>oza, cit., p. 212.42 Ibid., p. 205.m<strong>in</strong>i più semplici, la selezione naturale seleziona la civilizzazione, <strong>che</strong> sioppone alla selezione naturale 43 .Di conseguenza occorre «constatare <strong>che</strong> la selezione naturalenon è più, a questo stadio dell’evoluzione, la forza pr<strong>in</strong>cipale<strong>che</strong> governa il divenire dei gruppi umani, ma <strong>che</strong> essa, <strong>in</strong> questoruolo, cede il posto all’educazione<strong>»</strong> 44 .Da questo punto di vista, <strong>che</strong> rappresenta una lettura diversa,ma più filosoficamente accorta del darw<strong>in</strong>ismo, Damasio afferma<strong>che</strong> «l’etica e la legge, la scienza e la tecnologia, l’opera dellemuse e la benedizione della bontà umana<strong>»</strong> sono «apice della biologia<strong>»</strong>45 ; ma il mondo della cultura, della civilizzazione, dell’educazione,della morale, benché derivi direttamente e senza soluzionedi cont<strong>in</strong>uità da quello naturale, dovrà essere <strong>in</strong>dagatomediante strumenti concettuali differenti da quelli utili a comprenderela selezione naturale 46 – non fosse altro <strong>che</strong> perché laselezione naturale ha luogo <strong>in</strong> tempi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente più lunghi diquelli nei quali avvengono i processi sociali.Soprattutto, il mondo degli uom<strong>in</strong>i può esser compreso adeguatamentesolo a partire dall’analisi del rapporto conflittuale<strong>che</strong> l’uomo <strong>in</strong>trattiene con se stesso e con gli altri uom<strong>in</strong>i.5. Neutralizzazione dei conflittiNella descrizione della natura umana e della società presentenei testi qui presi <strong>in</strong> considerazione come esemplari è del tuttoassente ogni riferimento alla conflittualità tra gli uom<strong>in</strong>i ed ai43 Patrick Tort, L’antropologia di Darw<strong>in</strong>, Manifestolibri, Roma 2000, p. 139.44 Ibid., p. 52.45 Antonio R. Damasio, Emozione e coscienza [1999], Adelphi, Milano 2000, p.44.46 Strumenti <strong>che</strong> Marx e Nietzs<strong>che</strong> <strong>in</strong>iziarono ad elaborare più o meno negli stessianni nei quali si diffondeva il darw<strong>in</strong>ismo e sicuramente avendo ben presente laportata <strong>che</strong> delle teorie del naturalista <strong>in</strong>glese – sebbene non senza qual<strong>che</strong> fra<strong>in</strong>tendimento.Il successo della religione cristiana o della democrazia liberale possono essercompresi a partire dalle analisi di questi pensatori e della loro posterité, e non certoattraverso la selezione naturale così come la utilizzano Damasio e Gazzaniga, per dipiù trascurando le <strong>in</strong>dicazioni <strong>in</strong> proposito dello stesso Darw<strong>in</strong>.


286Ma la def<strong>in</strong>izione sp<strong>in</strong>oziana di laetitia è <strong>in</strong> realtà assai lontanada come la vorrebbe Damasio: «Per Gioia dunque d’ora <strong>in</strong> poi<strong>in</strong>tenderò una passione, con la quale la mente passa ad una maggioreperfezione<strong>»</strong> 50 . Damasio manca il d<strong>in</strong>amismo del sistemasp<strong>in</strong>oziano, <strong>che</strong> si manifesta a ogni livello della realtà, dall’<strong>in</strong>dividualeal sociale. Il suo discorso si iscrive a pieno titolo nell’ideologiacontemporanea della neutralizzazione dei conflitti e la suaconcezione dell’etica consiste essenzialmente <strong>in</strong> una serie di istrualdotrucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 287conflitti <strong>in</strong>terni agli <strong>in</strong>dividui. Damasio e Gazzaniga non prendonoaffatto <strong>in</strong> considerazione gli aspetti propriamente ‘politici’ e‘psicoanalitici’ dell’esistenza umana: la conflittualità, comunquela si guardi, è sempre una deviazione dalla norma e la naturaumana e sociale – quando è fisiologica, e non patologica – è completamentepacificata.Assai significativa a questo proposito è l’<strong>in</strong>terpretazione <strong>che</strong>Damasio offre ai suoi lettori dei concetti di ‘conatus’ e di ‘gioia’<strong>in</strong> Sp<strong>in</strong>oza. Egli cita le Propp. 6 e 7 della III Parte dell’Ethica – làdove Sp<strong>in</strong>oza afferma <strong>che</strong> «ogni cosa, per quanto è <strong>in</strong> sé, si sforzadi perseverare nel suo essere<strong>»</strong> e <strong>che</strong> «la forza con la quale ciascunacosa si sforza di perseverare nel suo essere non è altro <strong>che</strong>la sua attuale essenza<strong>»</strong> 47 – e le legge nel senso di una pura autoconservazione,<strong>in</strong>tendendo <strong>che</strong> «l’organismo vivente<strong>»</strong> è «costituito<strong>in</strong> modo da mantenere la coerenza delle proprie strutture edelle proprie funzioni, a dispetto delle numerose circostanze <strong>che</strong>possono metterne a rischio la vita<strong>»</strong> 48 .Parecchie pag<strong>in</strong>e dopo, compiendo un’operazione analogaper il concetto di ‘gioia’, Damasio fa quest’altra <strong>in</strong>teressanteaffermazione:Non sto suggerendo <strong>che</strong> Sp<strong>in</strong>oza abbia mai detto <strong>che</strong> l’etica, la legge,e l’organizzazione politica fossero dispositivi omeostatici, ma questa ideaè compatibile con il suo sistema, visto il modo <strong>in</strong> cui egli considerava l’etica,la struttura dello Stato e la legge quali mezzi per consentire agli <strong>in</strong>dividuidi raggiungere lo stato di equilibrio naturale espresso nella gioia<strong>»</strong> 49 .47 Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit., Parte III, Proposizioni VI e VII, pp. 178 e 179.48 Damasio, Alla ricerca di Sp<strong>in</strong>oza, cit., p. 50.49 Ibid., p. 212 (corsivo nostro).50 Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit., Parte III, Proposizione XI, Scolio, p. 181.zioni per non <strong>in</strong>terferire con quella <strong>che</strong> lui ritiene essere la veranatura umana. An<strong>che</strong> senza addentrarci <strong>in</strong> questioni ermeneuti<strong>che</strong>,risulta <strong>in</strong>vece chiaro dalla def<strong>in</strong>izione sp<strong>in</strong>oziana <strong>che</strong> la laetitiaha a <strong>che</strong> fare con un <strong>in</strong>cremento della potenza di esistere,cioè un passaggio da una m<strong>in</strong>ore a una maggiore perfezione; è laricerca di questo <strong>in</strong>cremento <strong>che</strong> ci sp<strong>in</strong>ge ad agire sia quando, <strong>in</strong>preda alle passioni, entriamo <strong>in</strong> conflitto con gli altri uom<strong>in</strong>i, perchédesideriamo le stesse cose, sia quando, seguendo la ragione,scegliamo di cooperare con essi per ottenere ciò <strong>che</strong> desideriamo<strong>in</strong> misura maggiore e <strong>in</strong> maniera più costante. Ed è <strong>in</strong> quantomossi dal desiderio – la cupiditas è la forma consapevole, propriamenteumana, del conatus 51 – <strong>che</strong> gli uom<strong>in</strong>i si sbagliano,mancano i propri obbiettivi <strong>resta</strong>ndone frustrati o tentano di raggiungerliimboccando strade sbagliate; <strong>in</strong>somma entrano <strong>in</strong> conflittocon se stessi e con gli altri, ed hanno bisogno di rivedere leproprie strategie, ossia di elaborare i propri errori.6. ConclusioniLe neuroscienze distruggono l’immag<strong>in</strong>e <strong>che</strong> abbiamo di noistessi come soggetti consapevoli, liberi ed attivi senza fornire elementiutili a elaborare questa perdita. Lo scarto tra una rete compostada po<strong>che</strong> dec<strong>in</strong>e di neuroni e le complesse relazioni <strong>che</strong>caratterizzano le società umane rimane troppo vasto perché sipossano utilizzare le medesime strutture concettuali per comprendereentrambi: la catena della spiegazione meccanicistica e riduzionisticaa un certo punto si spezza e tale vuoto viene colmatocon il ricorso a concetti quali quelli di ‘natura umana’, ‘mente’,‘coscienza’ <strong>che</strong> da secoli, dal tanto criticato Cartesio, adempionoproprio a questa funzione.Per di più, l’importanza accordata ai meccanismi automatici<strong>che</strong> sovra<strong>in</strong>tendono alla nostra esistenza e l’idea <strong>che</strong> gli uom<strong>in</strong>isiano necessariamente guidati dalla ricerca di un equilibrio <strong>che</strong>corrisponde al piacere implica <strong>che</strong> l’accento politico venga postosulla necessità di contrapporre la naturalità e la spontaneità degli51 Cfr. Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit., Parte III, Proposizione IX, Scolio, p. 180.


288aldo trucchioquel <strong>che</strong> <strong>resta</strong> dell’uomo 289<strong>in</strong>dividui all’educazione ed alla cultura, e i movimenti spontaneidelle masse all’azione di guida dei governi; an<strong>che</strong> se poi, a benvedere, dovranno essere la cultura dei medici, la saggezza del legislatoree il potere del governo a decidere e vigilare sulla naturalitàdei comportamenti umani.Si tratta di un percorso attraverso il quale l’uomo viene scientificamentespogliato e, per proseguire nella metafora, lasciatonudo, privo di habitus, senza etica. Il corpo con i suoi ist<strong>in</strong>ti divieneguida del soggetto <strong>che</strong> ha il dovere di ascoltarlo, e se il soggettoha un comportamento giudicato scorretto è perché il suo corpoè ammalato. In entrambi i casi il medico, oggi an<strong>che</strong> e soprattuttoil neuroscienziato, è <strong>in</strong>termediario tra il corpo e il soggetto; sifa voce del corpo, ma di un generico, ideale corpo sano, e suggeriscediete, prescrive esercizi, <strong>in</strong>dica un’<strong>in</strong>tera condotta di vita esonerandodi fatto il soggetto da ogni reale lavoro su se stesso.Il discorso etico-politico delle neuroscienze fa parte – per citareun concetto sul quale ha recentemente lavorato Agamben – diun ‘dispositivo’ all’opera nella realtà contemporanea, <strong>che</strong> capovolgeletteralmente l’etica moderna, fondata sul potenziamentodelle soggettività, pur prendendo le mosse dagli stessi pr<strong>in</strong>cipiscientifici – determ<strong>in</strong>ismo, materialismo, ecc. – <strong>che</strong> ne avevanoispirato la nascita. Scrive Agamben:Le società contemporanee si presentano così come dei corpi <strong>in</strong>ertiattraversati da giganteschi processi di desoggettivazione cui non fa riscontroalcuna soggettivazione reale. Di qui l’eclisse della politica, <strong>che</strong> presupponevadei soggetti e delle identità reali (il movimento operaio, la borghesiaecc.) e il trionfo dell’oikonomia, cioè di una pura attività di governo<strong>che</strong> non mira ad altro <strong>che</strong> alla propria riproduzione 52 .Oikonomia – si potrebbe aggiungere – <strong>che</strong> è etimologicamentela ‘legge della casa’, <strong>che</strong> mira a pareggiare entrate e uscite nelbilancio e ad evitare conflitti <strong>in</strong>terni; la legge dell’equilibrio,appunto.Le neuroscienze non realizzano né prendono parte a una realerivoluzione scientifica – come quelle <strong>che</strong> co<strong>in</strong>volsero la fisicaall’<strong>in</strong>izio del XVI e poi all’<strong>in</strong>izio del XX secolo 53 , per citare52 Giorgio Agamben, Che cos’è un dispositivo?, Nottetempo, Roma 2006, p. 32.l’esempio più noto – perché rispondono a questioni poste datempo con una quantità impressionante di dati empirici, masenza una trasformazione qualitativa nella modalità del domandare.Il fatto <strong>che</strong> ci si <strong>in</strong>terroghi ancora sulla questione ‘mentecervello’<strong>in</strong>dica semplicemente <strong>che</strong> non si è fatto un passo avantirispetto all’ontologia dualistica cartesiana, <strong>che</strong> pure è citataquasi sempre come obbiettivo polemico.Il soggetto <strong>che</strong> emerge dalle osservazioni sperimentali dei neuroscienziatiè un soggetto alienato, perché ridotto a processiautomatici <strong>che</strong> non può riconoscere come ‘sé’. E ‘mente’ e‘coscienza’ sono i nomi – di ascendenza teologica, piuttosto <strong>che</strong>scientifica – <strong>che</strong> ci ost<strong>in</strong>iamo ad attribuire all’eccedenza del soggettivorispetto al meccanismo.«Ciò <strong>che</strong> è comune a tutte le cose […] non costituisce l’essenzadi alcuna cosa s<strong>in</strong>gola<strong>»</strong> 54 afferma Sp<strong>in</strong>oza. Ma, allora, cos’è‘coscienza’, cos’è ‘mente’, cos’è ‘natura umana’ – ovvero cosa sonogli oggetti del discorso etico-politico delle neuroscienze? Esse sonoqualcosa di <strong>in</strong>sostanziale, null’altro <strong>che</strong> delle parole vuote <strong>che</strong> pertengonoall’esito <strong>in</strong>evitabilmente nichilistico della scienza contemporanea.Non è possibile costruire un discorso conoscitivo – filosoficoo scientifico <strong>che</strong> sia – <strong>in</strong>torno al concetto di ‘natura umana’;né alcun ricercatore scoverà mai la ‘mente’ o la ‘coscienza’, poichéqueste non sono cose <strong>che</strong> esistono di per sé, bensì nomi – meglioancora, metafore – <strong>che</strong> stanno per cose <strong>che</strong> accadono nelle relazioni<strong>che</strong> legano gli uom<strong>in</strong>i gli uni agli altri ed al loro ambiente. Ciò<strong>che</strong> è sostanziale è l’accadere delle cose, l’accadere del mondo, el’etica nasce dall’<strong>in</strong>terrogazione dell’uomo sulla maniera nella qualeprende parte a questo accadere.53 Ci sarebbe difatti da aggiungere <strong>che</strong> la fisica contemporanea ha fatto i conticon l’eredità della meccanica newtoniana: difatti il determ<strong>in</strong>ismo causale ha lasciatoil posto all’<strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ismo ed al caso. Mi limito all’esempio più noto: l’impossibilità,evidenziata da Werner Heisenberg, di misurare con precisione simultaneamentedue grandezze, salvo <strong>che</strong> siano compatibili, equivale all’impossibilità di verificare ilnesso causale fra due generi<strong>che</strong> quantità.54 B. Sp<strong>in</strong>oza, Etica, cit., p. 183, Parte II, Prop. 37.

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