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IL GRANDE BLUFF VEIt HEINIcHEN: cENSURAtO ... - Konrad

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LO SPETTRO DELLA CRISIApprensione per il posto di lavoro alla Eaton di MonfalconeLo stabilimento Eaton di Monfalcone produce valvole per motoriendotermici (a scoppio), sia di scarico che d’aspirazione. Lalavorazione si compone di una trentina di passaggi o traguardi dilavoro, ad alta cadenza temporale e precisione, per una produzionegiornaliera, su tre turni, di 100.000 valvoleteoriche, al netto dello scarto e dellaripassatura che si mangia, più o meno, il 5%della produzione. I clienti di Eaton sono FIAT,Volkwagen, PSA (Renault, Peugeot, Citroen),in passato pure Honda, Ford e Toyota.La produzione annua dello stabilimentodi Monfalcone (che conta 340 dipendenti)è di 22/23 milioni di valvole. Eaton è unamultinazionale (con sede negli USA, aCleveland). I suoi maggiori azionisti sono deifondi pensionistici.La Divisione europea della componentistica,fino al 2006, era composta da uno stabilimento a Montornès, inCatalogna, uno a Nordhausen, in Germania, e quattro in Italia:Bosconero, Rivarolo, Massa e Monfalcone. Tutti siti dimensionati sui300/400 dipendenti.Poi, in successione, hanno chiuso lo stabilimento catalano, quellodi Rivarolo e (è cronaca degli ultimi mesi) quello di Massa, l’unicoche produceva punterie. Secondo il quotidiano La Nazione, amargine delle iniziative sindacali a Massa, Eaton avrebbe dichiaratol’intenzione “di smantellare tutte le aziende che attualmente sitrovano sul territorio italiano: oltre alla Eaton apuana, anche glistabilimenti di Monfalcone (provincia di Gorizia) e di Bosconero(provincia di Torino)”. L’azienda sarebbe orientata a chiudere la suaproduzione in Italia: probabilmente per seguire, da un lato, unastrategia di delocalizzazione nell’Europa Orientale e, dall’altro, perconcentrarsi di più sugli Stati Uniti. Secondo il quotidiano fiorentinotutto questo lo si sarebbe potuto leggere anche all’interno del sitointernet della multinazionale, in uno dei tanti documenti prodottidall’azienda: “si parla di un preciso piano chiusura per gli stabilimentiitaliani”.A Monfalcone si trema, ma secondo Luca Cuoghi, il responsabile delpersonale della Eaton in Italia, l’azienda, nel nostro Paese, chiudesoltanto lo stabilimento di Massa: “per gli altri non esiste alcunpiano di dismissione, non andiamo via dall’Italia, non abbiamo maidichiarato una cosa del genere. E questo vale anche per la Eaton diMonfalcone. Al sindacato abbiamo detto che c’è uno stato di crisie la cassa integrazione ordinaria. Ci auguriamo tutti che il mercatoriprenda. Non ci sono altre notizie, sono tutte illazioni”.Non è un illazione, però, la recessione che sta mettendo in ginocchio,in tutto il mondo, il settore dell’automobile. I lavoratori della Eatonsono attualmente in cassa integrazione: da novembre si lavora solouna settimana al mese.Fidarsi di quello che ha detto Cuoghi? A Monfalcone si teme chel’azienda pensi di simulare, fino al penultimo secondo, la massimanormalità, per poi comunicare, un secondo dopo, la chiusura dellostabilimento. Un po’ come ha fatto la Motorola a Torino.Nonostante la situazione difficile e la preoccupazione per il futuro,i lavoratori della Eaton di Monfalcone, però, non sono stati allafinestra ad aspettare gli eventi: assemblee, volantinaggi e presidi sisono succeduti nelle ultime settimane. Il 24 dicembre, in piazza dellaRepubblica, davanti al municipio, per tutta la mattinata e malgradoun freddo terribile, i lavoratori Eaton hanno attuato un presidiooffrendo ai passanti fette di salame, mortadella e panettone, oltrea buon vino, e distribuendo un volantino delle RSU sulle ragionidell’iniziativa.Questa manifestazione si è anche tradotta in un video che oraè possibile guardare su YouTube al seguente indirizzo: http://it.youtube.com/watch?v=jpJEzfBBuwMMartedì 20 gennaio, infine, in occasione di un consiglio comunalestraordinario convocato per dibattere della crisi economica in corsoe delle sue ricadute sul territorio, un folto gruppo di lavoratori dellaEaton ha consegnato ai capogruppo un documento delle RSUche, a nome di tutti, ha richiamato le forze sociali e politiche allaconcretezza. In questo momento difficile è necessario il massimocoordinamento, scrivono i rappresentanti dei lavoratori, tra leistituzioni locali: comuni, provincia di Gorizia e Regione Friuli VeneziaGiulia.Stefano PireddaLibriL’altra anima di TriesteUn’antologia di scrittori sloveniL’altra anima di TriesteEd. Mladika,pp. 527, Euro 3813 <strong>Konrad</strong> febbraio 2009Maria Pirjevec, studiosa della letteratura slovena operante all’Università di Trieste, ha curato per l’editore Mladika un’antologiadi autori sloveni del Novecento tradotti in italiano. Il volume rappresenta uno sforzo di sintesi il cui risultato offre una noncomune opportunità al lettore italiano, non necessariamente solo triestino, di accostarsi ad un mondo che è al contempoquello a lui più prossimo e, per altri versi, uno dei più estranei.Il libro non si configura in senso proprio come un’antologia di testi letterari, in quanto i brani in esso posti in evidenza sonoascrivibili a diversi generi e registri. Si va difatti da testi poetici e narrativi veri e propri a testimonianze, a brani di saggistica, ainterventi parlamentari, a lettere di condannati a morte del tribunale speciale fascista, a prediche liturgiche. Tale eterogeneamassa di testi compone alfine un mosaico che rappresenta con vivida evidenza l’articolazione di questa comunità e il percorsostorico da essa affrontato nel secolo probabilmente più accidentato dell’intera sua storia.Affiancano i nomi più giustamente noti, quali quelli di poeti e letterati della levatura di Srečko Kosovel, Boris Pahor, AlojzRebula, Miroslav Košuta, altri di scrittori e intellettuali altrettanto conosciuti anche al pubblico di lingua italiana più informato,come Jože Pirjevec o Miran Košuta o Dušan Jelinčič, ma anche una quantità di altre voci meno note, spesso estranee al mondodelle lettere, chiamate dalla curatrice dell’antologia a dar conto di una presenza linguistica e culturale costante ed ininterrottain questo territorio, che la storia ha inteso condividere tra due comunità troppo spesso impermeabili l’una all’altra.Il libro del quale parliamo ha il non secondario merito di tentare di scalfire il diaframma a tratti più spesso, altre volte piùinconsistente che continua a frapporsi tra le due comunità che dividono lo stesso lembo di terra. Esso si rivela quindi unostrumento fondamentale per lacerare del tutto quel diaframma, perché prima di esso deve essere vinto un ancor più subdolonemico: l’ignoranza.Chie

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