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Le maschere e la commedia dell'arte - Maestra Sabry

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<strong>Le</strong> <strong>maschere</strong> e <strong>la</strong> <strong>commedia</strong> dell’arteAntichissima è <strong>la</strong> tradizione italiana che vuole <strong>la</strong> maschera e iltravestimento come uno dei riti che caratterizzano e governanoil Carnevale. Ogni regione, ogni città, ogni luogo d'Italia ha <strong>la</strong>propria immagine fissata nel personaggio che <strong>la</strong> raffigura e <strong>la</strong>rappresenta. Possiamo individuare nel Rinascimento e nel<strong>la</strong>Commedia dell'Arte il luogo dove <strong>la</strong> maschera conquista glionori del teatro e si fissa in alcuni tipi che ancora oggideterminano i principali caratteri e personaggi del vario emultiforme mondo delle <strong>maschere</strong> italiane.Lo Zanni , cioè il servo, di origine bergamasca, cioè Brighel<strong>la</strong>,servo insolente e astuto, e Arlecchino, servo ora sciocco, orafurbo, eternamente affamato, attaccabrighe e scansafatiche.Una delle varianti più originali dello Zanni è senza dubbio ilnapoletano Pulcinel<strong>la</strong>; il Vecchio , cioè Pantalone, mercanteveneziano, tenace, brontolone, avaro, dalle non sopite velleitàamorose; il Dottore, Ba<strong>la</strong>nzone, bolognese, giureconsulto oraramente medico, pedante e sentenzioso, amante del<strong>la</strong> buonatavo<strong>la</strong>; gli Innamorati , che a differenza dei precedenti nonportavano <strong>la</strong> maschera: i nomi di questi personaggi variano da<strong>commedia</strong> a <strong>commedia</strong>, nel Seicento si chiamano Cinzio,Fabrizio, <strong>Le</strong>andro, <strong>Le</strong>lio gli uomini, e Angelica, Isabel<strong>la</strong>, Lucindale donne, mentre nel Settecento troviamo Florindo, Ottavio eRosaura. Dal punto di vista dell'azione scenica gli innamoratiavevano un ruolo insostituibile perché erano il perno attorno alquale si muoveva e si diramava l'intreccio comico. Gliinnamorati par<strong>la</strong>vano d'amore e di nobili sentimenti nel<strong>la</strong>raffinata lingua toscana e ripetevano concetti che erano giàpresenti nel<strong>la</strong> <strong>commedia</strong> letteraria. Il loro abito non erarigorosamente definito dalle didascalie, ma doveva essereelegante e all'ultima moda; <strong>la</strong> Servetta, e cioè Corallina,Colombina, Smeraldina. Anche questo personaggio recitavasenza maschera e si esprimeva in lingua toscana, pur nondisdegnando talvolta di dialogare in dialetto. Il suo carattereera in genere pungente e malizioso, aveva modi sbrigativi erisoluti, <strong>la</strong> lingua sciolta e <strong>la</strong> battuta pronta. Era un'inguaribile


ugiarda e usava <strong>la</strong> sua astuzia a servizio degli amori propri edi quelli del<strong>la</strong> sua padrona.La conquistata professionalità portò i comici del<strong>la</strong> Commedia<strong>dell'arte</strong> a rivoluzionare i luoghi comuni del loro mestiere. Primorisultato fu che ad ogni attore toccò una parte ben precisa, sucui era tenuto a specializzarsi, affinando sempre più i contorni ele sfumature del personaggio. Nacquero così le <strong>maschere</strong>del<strong>la</strong> Commedia dell'Arte, personaggi tipici concaratteristiche fisse. Tutto quello che poteva contribuire acompletare <strong>la</strong> fisionomia di una maschera: il trucco del volto,l'abito, i suoi accessori, il modo di par<strong>la</strong>re, di gestire, i tic, ilcomportamento sul<strong>la</strong> scena era considerato e sperimentato. Coltempo le <strong>maschere</strong> andarono perfezionandosi sempre più: daiprimi abbozzi iniziali, schematici ed essenziali, si arricchirono atal punto da diventare dei veri e propri caratteri, perché definitinon solo esteriormente, ma anche nel modo di pensare e diragionare.Alcune di loro, specchio di realtà transitorie e contingenti, nelgiro di pochi decenni scomparvero dal<strong>la</strong> scena; altre, come leseguenti, resistettero e vivono ancora nel<strong>la</strong> fantasia popo<strong>la</strong>reperché impersonano aspetti eterni ed immutabili dell'animoumano.


ArlecchinoÈ <strong>la</strong> maschera più nota del<strong>la</strong> Commedia dell'Arte. Di probabileorigine francese, Herlequin o Hallequin era il personaggio deldemone nel<strong>la</strong> tradizione delle favole francesi medievali, nelCinque-Seicento divenne maschera dei Comici dell'Arte, con ilruolo del secondo Zani il servo furbo e sciocco, <strong>la</strong>dro, bugiardoe imbroglione, in perenne conflitto col padrone e costantementepreoccupato di racimo<strong>la</strong>re il denaro per p<strong>la</strong>care il suo insaziabileappetito. Col passare del tempo il carattere del personaggioandò raffinandosi: l'aspro dialetto bergamasco <strong>la</strong>sciò il posto alpiù dolce veneziano, l'originaria calzamaglia rattoppata divennevia via un abito multicolore col caratteristico e ricercato motivoa losanghe, ingentilirono gli originari lineamenti demonici del<strong>la</strong>maschera nera, così come <strong>la</strong> mimica e <strong>la</strong> gestualità. Nel corsodel Settecento Arlecchino divenne oggetto di svariateinterpretazioni ad opera di diversi autori, fra cui Carlo Goldoni,che rivestì il personaggio di un carattere sempre più realistico.


Dottor Ba<strong>la</strong>nzoneAppartiene al<strong>la</strong> schiera dei vecchi del<strong>la</strong> Commedia dell'Arte.Personaggio serio, tende però al<strong>la</strong> presunzione. Il Dottore èsolitamente un uomo di legge o un medico, che si intende ditutto ed esprime opinioni su ogni cosa. Caratterizzato da unacerta verbosità, tende ad infarcire di citazioni <strong>la</strong>tine eragionamenti rigorosi quanto strampa<strong>la</strong>ti i suoi discorsi, cheriguardano <strong>la</strong> filosofia, le scienze, <strong>la</strong> medicina, <strong>la</strong> legge.L'aspetto è imponente, le guance rubizze. Indossa una picco<strong>la</strong>maschera che ricopre soltanto le sopracciglia e il naso,appoggiandosi su un gran paio di baffi. L'abito, piuttosto serioed elegante, è completamente nero con colletto e polsinibianchi, un gran cappello, una giubba e un mantello.


Brighel<strong>la</strong>L'origine di questa maschera è probabilmente bergamasca.Nel<strong>la</strong> Commedia dell'Arte Brighel<strong>la</strong> ricopriva il ruolo di ''primoZanni'', ovvero il servo furbo, autore di intrighi architettati consottile malizia, ai danni di Pantalone o per favorire i giovaniinnamorati contrastati. Nel corso del Seicento e del Settecentoprecisò i suoi caratteri in contrasto con quelli del ''secondoZanni'' (ruolo del servo sciocco, spesso impersonato daArlecchino) e, soprattutto con Goldoni, divenne servo fedele esaggio, tutore a volte di padroncini scapestrati, oppurealbergatore avveduto o buon padre di famiglia. Il costume discena, che andò precisandosi nel corso del tempo, comprende<strong>la</strong> maschera e una livrea bianca, costituita di un'ampia casaccaornata di a<strong>la</strong>mari verdi,con strisce dello stesso colore lungo lebraccia e le gambe.


Meo PataccaLa maschera di origine romana, fa <strong>la</strong> sua comparsa verso <strong>la</strong> finedel Seicento in un poema di Giuseppe Berneri. Qui egli apparecome un soldato, bravaccio sempre pronto a battersi e araccontare spacconate. Il suo nome deriva dal<strong>la</strong> ''patacca'', ilsoldo che costituiva <strong>la</strong> paga del soldato. Il suo costume ècostituito da calzoni stretti al ginocchio, una giacca di vellutostrapazzata e per cintura una sciarpa colorata nel<strong>la</strong> quale ènascosto un pugnale. I capelli sono raccolti in una retina dal<strong>la</strong>quale sporge un ciuffo caratteristico. Dopo un periodo di declinodel<strong>la</strong> sua popo<strong>la</strong>rità, dovuto al<strong>la</strong> censura delle autorità nel corsodel Settecento, Meo Patacca riacquistò <strong>la</strong> sua popo<strong>la</strong>ritànell'Ottocento, grazie a due attori che ne vestirono i panni,Annibale Sansoni e Filippo Tacconi detto "il Gobbo", autore,oltre che attore, di nuove trame, cariche di una pungente ironiae di una satira mordace, che gli causò non pochi guai con ilpotere del<strong>la</strong> Chiesa.


MeneghinoMeneghino è <strong>la</strong> maschera tipica di Mi<strong>la</strong>no. La probabile originedel suo nome risale al nome dei servi utilizzati nelle ricorrenzedomenicali, chiamati ''Domenighini''. Il suo carattere è allegroed estroverso. Negli scenari non ricopre solitamente un ruolofisso: spesso è servo, altre volte padrone, oppure contadinosciocco o astuto mercante. Meneghino precisa <strong>la</strong> sua fisionomianel corso del Seicento, soprattutto nelle opere letterarie diCarlo Maria Maggi, che gli diede il cognome di Pecenna,''parrucchiere'', per <strong>la</strong> sua abitudine di strigliare i nobili per iloro vizi. Nei primi decenni dell'Ottocento Carlo Porta neaccentuò il carattere di censore dei costumi del clero edell'aristocrazia. Uomo bonario e amante del<strong>la</strong> vita tranquil<strong>la</strong>,Meneghino è caratterizzato da un forte senso morale, da unagrande dignità, da una buona dose di saggezza. Col tempodivenne l'emblema del popolo mi<strong>la</strong>nese, che lo elesse a simbolodel<strong>la</strong> propria tensione al<strong>la</strong> libertà, nel corso del<strong>la</strong> dominazioneaustriaca.


PantaloneL'origine del<strong>la</strong> maschera è sicuramente veneziana, come ildialetto nel quale si esprime. Più incerta è <strong>la</strong> storia del suonome: alcuni vi ravvisano il termine''pianta leoni'' con cuivenivano chiamati i mercanti veneziani, i quali erano solitiergere il vessillo raffigurante il <strong>Le</strong>one ovunque si recassero percommerci; altri invece ritengono che il nome derivi daipantaloni indossati dal personaggio fin dai primi esordi nel<strong>la</strong>Commedia dell'Arte. Comunque sia il costume ci appare findalle prime apparizioni caratterizzato da lunghi pantaloniattil<strong>la</strong>ti di colore nero, una giubba rossa, una lunga zimarranera, le pantofole ed una maschera dal lungo naso a becco. Uncorto spadino e <strong>la</strong> borsa - scarse<strong>la</strong> - contenente i denaricompletano l'abbigliamento del personaggio. Il carattere èestremamente vitale e sensuale, caricatura del mercantemediamente anziano, ancora attratto dalle grazie delle giovanidonne, spesso in conflitto con i giovani per procurarsene ifavori. Fu Goldoni a smorzare fortememte i contrasti di questocarattere, facendone soprattutto un vecchio assennato esaggio, il cui buon senso modera spesso gli entusiasmi deigiovani.


Pulcinel<strong>la</strong>Pulcinel<strong>la</strong> è una delle <strong>maschere</strong> più note del<strong>la</strong> tradizione italianameridionale. La sua origine risale al Seicento, essendo <strong>la</strong> suapresenza documentata da diverse raffigurazioni dell'epoca.Alcuni tuttavia rintracciano le sue origini nei personaggi delle''fabu<strong>la</strong>e atel<strong>la</strong>nae'' come Macco e Dosseno, di cui conservaalcuni caratteri esteriori e interiori, come <strong>la</strong> gobba e il ventresporgente, unite ad una certa malizia. L'abito di scena richiamaquello dello Zanni, con l'ampio camicione bianco serrato dal<strong>la</strong>cintura nera tenuta bassa sopra i calzoni cadenti. La suamaschera è nera, g<strong>la</strong>bra, con gli occhi piccoli e il naso adunco,che dava al<strong>la</strong> voce degli attori una caratteristica tonalitàstridu<strong>la</strong> e chioccia. Alcuni attori e burattinai utilizzavano unpartico<strong>la</strong>re strumento detto ''sgherlo'' o ''pivetta'', peraccentuare questa caratteristica del<strong>la</strong> voce. Al<strong>la</strong> voce e al nasoa becco sembra essere legato anche il nome pulcinel<strong>la</strong>, da''pulcino''. Il carattere del personaggio richiama quello delloZanni, pur essendo più complesso e artico<strong>la</strong>to. Servo sciocco einsensato, non manca spesso di arguzia e buon senso popo<strong>la</strong>re.In lui si mesco<strong>la</strong>no un'intensa vitalità ed un'indole inquieta,triste e sempre pronta a stupirsi delle cose del mondo.


RugantinoMaschera romanesca del teatro dei burattini; il suo nome derivada ''ruganza'', arroganza. Ennesima variazione del Capitano,visto nel<strong>la</strong> sua forma più popo<strong>la</strong>re, impersona il tipo del litigiosoinconcludente sempre sopraffatto dalle brighe che provoca.Gli inizi del<strong>la</strong> sua carriera lo vedono vestito come un gendarme,o capo delle guardie del Bangello, sempre pronto ad arrestarequalche innocente per dimostrare <strong>la</strong> propria forza.Con il tempo smetterà l'abbigliamento militare e, vestiti pannicivili, smusserà il suo carattere negativo per assumere uncarattere più pigro e bonario che ne farà l'interprete di unaRoma popo<strong>la</strong>re ricca di sentimenti di solidarietà e giustizia.Vestito in foggia bizzarra indossa un gilè di colore rosso e unimponente cappello di identico colore.


SandroneSimpatica e astuta maschera modenese appartenente al<strong>la</strong>categoria del contadino grosso<strong>la</strong>no e ignorante. Travagliatonell'animo per l'appartenenza sociale cerca di sfuggirlecercando di apparire più istruito di quanto sia. Si sforza dipar<strong>la</strong>re italiano dando vita, però, ad un ''pastiche''incomprensibile e senza senso.Riconoscibile per il tipico costume composto da una grandegiubba scura, sotto <strong>la</strong> quale porta un gilet a pois el'immancabile berretto da notte a righe rosse e bianche.Col tempo gli venne affiancata <strong>la</strong> moglie Pulonia (Apolonnia) eun figliolo Sgurgheguel (Sgorghignello).


StenterelloStenterello, spirito mordace e arguto tipico dei toscani, è <strong>la</strong>maschera fiorentina per antonomasia. Nasce nel Settecento alTeatro dei Fiorentini a Napoli, per opera di Luigi Del Buono, exorologiaio datosi all'opera istrionica, che colpito dal successo diPulcinel<strong>la</strong> sul pubblico partenopeo, volle creare un personaggioche incarnasse le caratteristiche di Firenze.Diverse furono però le interpretazioni fatte negli anni, variandoil ruolo da marito ingannato a servo sciocco oppure a quellodell'intrigante.


TartagliaMaschera caratterizzata oltre che da una forte miopia da unainguaribile e pertinace balbuzie, da cui il nome, è generalmentecompresa, insieme a Pantalone e il Dottore, nel gruppo deivecchi apparendo in numerosi scenari nel<strong>la</strong> parte di uno degliInnamorati.Si ritiene sia nata nel 1630 ad opera di un certo Beltrami diVerona. Vario è il suo stato sociale da notaio a avvocato, dausciere a farmacista. Carlo Gozzi, infine, ferma <strong>la</strong> sua figura inuomo di stato.


E ora.....tutti in cucina!GiandujadaIngredienti300 gr farina250 gr burro250 gr zucchero4 uova200 gr nocciole pulite1 bustina di lievito50 gr gocce di ciocco<strong>la</strong>toun pò di <strong>la</strong>tteProcedimentoLavorare bene zucchero e uova, aggiungere <strong>la</strong> farina e il burrosciolto a bagnomaria. Amalgamare ed aggiungere le noccioletritate non troppo fini - unire il <strong>la</strong>tte per ammorbidire l'impasto,il lievito e le gocce di ciocco<strong>la</strong>to. Cuocere in forno già caldo a180° per 40 minuti circa.


SfrappoleIngredienti:300 g di farina50 g di zucchero2 uova100 g di burrosale1/2 bicchiere di vino bianco seccoolio per fritturazucchero a velo vanigliatoProcedimento:Sul<strong>la</strong> spianatoia disporre <strong>la</strong> farina a fontana, nel mezzo metterele uova intere, il burro ammorbidito, un pizzico di sale, lozucchero e il vino bianco. Lavorare bene l'impasto sino arenderlo consistente ma non troppo sodo. Farne una pal<strong>la</strong> emetterlo a riposare in luogo fresco, avvolto in un panno, percirca un'ora. Tagliarlo in pezzi e col matterello stendere ognipezzo in sfoglie dello spessore di 2-3 millimetri, con <strong>la</strong> rotellinatagliarle a losanghe, a nastri, con alcuni formare dei nodi senzastringere e gettarli, pochi al<strong>la</strong> volta, nell'olio fumante. Appenadorati, adagiarli su carta paglia per eliminare l'eccesso digrasso. Servirli cosparsi di zucchero a velo vanigliato.


CastagnoleIngredienti:400 g di farina50 g di zucchero2 uova80 g di burro1 cucchiaino da caffè di lievito vanigliato1 limone grattugiatozucchero a velosaleolio per fritturaProcedimentoIn una terrina ammorbidire il burro, incorporare lo zucchero epoi le uova, uno al<strong>la</strong> volta, mesco<strong>la</strong>re e aggiungere <strong>la</strong> bucciagrattugiata del limone, un pizzico di sale e tanta farina quantobasta per ottenere un impasto morbido. Aggiungere il lievito.Con un cucchiaio fare delle palline , grandi come una noce, chesi <strong>la</strong>sceranno cadere dentro l'olio bollente. Appena <strong>la</strong> pallinaassume il colore dorato toglier<strong>la</strong> e preparar<strong>la</strong> per essere servitacon lo zucchero a velo.

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