16 lA CivettAMaurizio Catellan 2008Qualche mese fa scrissi un pezzo daltitolo E se il papa avesse ragione?.Quell’articolo ha suscitato un ampiodibattito di cui, velocemente, vi rendoconto: Qualcuno sostiene che abbiacontribuito alla sconfitta elettorale(magari avessi questo potere!!); altri chenon ho il coraggio di attaccare i mullahe mi diverto con il papa; altri – cattolicipraticanti – che era un bel pezzo tanto dachiedermi di ri-pubblicarlo su una delleloro migliaia di testate, altri ancora cheho offeso non so quale dignità; altri chenon ho rispetto di niente (neanche dellamente, come canta Vasco); altri che sonomaleducato (chi sostiene questo, faccionotare, me lo fa riferire da altri e non hail coraggio di dirmelo di persona); altriancora che in realtà nel mio pensieroc’è una religiosità nascosta ma, chiaraed evidente. Insomma, di tutto e di piùcome sempre.Un commento però mi ha infastidito e, allostesso tempo, fatto pensare parecchioe mi è stato riferito anche di recente(sempre da altre persone): “Cremonesinon ha il coraggio di insultare i mullah esi diverte a insultare il papa”.Questa accusa mi è stata rivolta piùvolte e ho notato che le persone che lasostengono sono tutte cattolico-cristiane,credenti e praticanti. Ora, io a differenzadi queste persone, i precetti di ciò in cuiloro credono con passione li conosco – eli conosco bene, perché serve sapere dicosa si parla e chi si critica – e fra questive ne sono alcuni interessanti che da solibastano a rispondere all’obiezione dicui sopra: “Non fare all’altro quello chenon vorresti vanga fatto a te”, “Amatevil’un l’altro come io ho amato voi”, “Porgil’altra guancia”, “Chi non ha peccatoscagli la prima pietra”, “Ama il prossimoPAPA, MULLAHE ALTRE FACCENDE…di Luca Cremonesituo come te stesso” solo per citarnealcuni… ma Cristo, mi sia concesso,era troppo intelligente, raffinato einteressante (come figura/simbolo) pergente di tale risma che pensa sia giustoinsultare gli altri solo perché si parlain modo critico di una sola persona.Di solito, inoltre, queste persone sonoanche quelle che sostengono che sidebba avere il diritto di andare neipaesi di altre religioni (al plurale, nonesiste nel mondo solo l’Islam comealtra religione…) a costruire Chiese.Anche in questo caso mi sia concesso uncommento: per due millenni i cristianilo hanno già fatto e risultati si sanno,sono nei libri di storia. Di solito, però(dato che la storia passata per questepersone non conta) tale argomentonon fa presa. Allora provo a porre ladomanda in questo modo: perché tantafrenesia di costruire una Chiesa inArabia Saudita? Soprattutto, per chicostruirla? Mi pare, infatti, che nessunodi noi emigri lì se non per viaggi d’affari,e in quel caso di dio (o Dio) ce ne fregapoco o nulla. Vero è che in Medio Orientevi sono le chiese greco-ortodosse e ilbel testo di Paolo Rumiz, Gerusalemmeperduta (Frassinelli), ne parla in modointeressante mostrando quante e dovesono. Tolto questo esempio (e siamo inMedio Oriente, ben lontani dall’ArabiaSaudita... va bhe che per queste persone,di solito, si tratta di un’unica nazionedenominata “Talebani” o “Giargania”)non vedo per quale motivo si debbacostruire una Chiesa in Arabia Saudita,a meno che queste persone voglianoandare a messa in Arabia la domenicamattina, dato che spesso non ci vannoneppure qui in Italia.Stanco, dunque, di queste critichequalunquiste che danno aria alla bocca,sempre troppo spesso inutilmente apertain nome di un orgoglio religioso cristianoche poi, nella pratica, non è affattotestimoniato e neppure raccolto comeesempio di una eventuale educazionesociale e civile, ho deciso, per rispondereproprio a queste persone, di fare quelloche loro (che dovrebbero porgere l’altraguancia) non hanno voglia, e neppure ilcoraggio, di fare: intervisterò, nei mesia venire, i vari rappresentanti religiosidelle varie comunità presenti sul nostroterritorio. Ve ne sono varie (non solo due,come la maggior parte delle personecrede) e molti sono i loro rappresentanti.Parlerò con loro, chiederò loro in cosacredono, dove si riuniscono, se hannospazi adeguati per praticare il loro culto,in quanti sono e quali sono le loro pratichedi comunicazione per raggiungere ifedeli e diffondere il proprio messaggio.Un’inchiesta – tempo permettendo– nel mondo delle fedi (tutte, trattatetutte nello stesso modo e con la stessadignità… noi non credenti ci possiamopermettere il lusso di essere tolleranti eaperti agli altri senza bisogno di farcelodire da una parabola, neppure ascoltatadi solito) per conoscere quante e qualisono. Se ci sarà bisogno di criticare, saròcritico senza problemi, se non ve ne saràoccasione non vedo perché esserlo.In chiusura un’ultima osservazione dialtra caratura. Ci fu un filosofo italianoche disse un giorno: “Non possiamo nondirci cristiani”. Pensandoci bene, madavvero bene, credo che abbia ragionese a tale affermazione togliamo qualsiasivalenza religiosa, e gliene diamo unaesclusivamente sociale: nel senso cheil pensiero cristiano permea davverotutta la cultura italiana. Il nostro mododi vivere è cristiano, ci piaccia o no, ebasta un breve soggiorno all’esternoper rendersene conto (alcuni esempi: ladomenica pranzo con mamma e papà,Natale con i tuoi, figli super protetti ein casa fino a quarant’anni, la famigliatradizionale come unico scopo della vita,il sesso come grande nemico o comesfogo corporale, moralismo ovunque,individualismo, benedizione di luoghipubblici e così via). Ma è anche veroche siamo un popolo, noi italiani, diignoranti e, come tali, ignoriamo moltecose e ne dimentichiamo altrettante.Non mi stupisce affatto che oggi nessunosi ricordi di essere, per cultura e civiltà,cristiano. O meglio, se ne ricordi quandonon serve a nulla (discussioni sulCrocefisso in classe, sulle radici cristianedell’Europa, sulla costruzione dellamoschea ecc…) e tenda a dimenticarlolà ove serve davvero. Questo glipermetterebbe di vivere meglio, emagari di essere un animale socialemigliore di quello che è. Dato che vivoin Italia (spero ancora per poco) e chesono figlio di questa cultura non possoche criticare, quando ne vale la pena, chidi questa cultura è, simbolicamente, ilcapo perché se non possiamo non dircicristiani, non possiamo non criticare ciòdi cui siamo, aimè, figli. Dunque, non miinteressa nulla di quello che pensanoi mullah in relazione ai temi del miopaese, ma di quello che fa e dice il papasi, mi interessa molto, dato che è uncittadino straniero che critica, dice, fa ebriga quello che vuole dell’Italia.Occhio per occhio il mondo diventacieco. Non lo ha detto Cristo, ma credoche sarebbe stato d’accordo.Ora attendo chi vorrà, di nuovo, accusarmidi essere maleducato, ignorante e altreamenità; lo attendo con i miei argomentie con questa inchiesta… Chissà seuscirà dal suo guscio di penitenza evorrà incontrare argomenti e temi concui discutere.
17 SPECULAREGIUGNO 2008È UN ADDIO?POLAROID 1948 - 2008di Eliseo BarbàraPersonalmente, io la amo.Amo la Polaroid. Amo la suaforma, amo il forte suonodel suo scatto. Amo il suonome. Amo il suo ingombro.Amo il misterioso fascinodelle sue immagini.Amo il bianco dei suoi bordi.Amo l’unicità e l’irripetibilitàdella sua fotografia.Amo l’ansia e la meravigliadell’immagine che dal nullaprende vita, attimo dopo attimo.Personalmente la amoanche perché la prima fotoche mi è stata fatta è unapolaroid. Questa fotografia,per me, vale tantissimo, èuna foto simbolo. Per altriè giustamente soltanto unafoto ricordo, da album difamiglia, ed è proprio questoil senso della fotografia:immagine-simbolo.Ho sempre amato la polaroid,anche se non l’avevomai avuta. Qualche mesefa, finalmente decisi di comprarneuna. Se ne trovanoparecchie in giro, soprattuttoin mercatini e negozi mabasta fare un giro su ebayper capire che a momenti tele tirano dietro da ogni partedel mondo. Infatti, fino aqualche anno fa la Polaroidera una della macchine fotografichepiù vendute al mondo,come la mitica sx70 cheha visto il suo periodo d’orosubito dopo la sua uscita sulmercato nel 1972.Quando mi arrivò il pacco,lo scartai subito e di corsaandai in un negozio sottocasa a comprare un set di 10pellicole. Sarà pure affascinante,ma caro questo amore.Le pellicole sono costosee quasi introvabili.Ma forse anche proprio questoaspetto, oggi, rende bellala polaroid. Rara dunque,in via di estinzione.Un rischio che si fa ancorapiù preoccupante da quandonel febbraio di quest’annofece il giro del mondo la notiziache la Polaroid avrebbedefinitivamente chiuso laproduzione.È giunto il momento di direaddio alla Polaroid e così èpartita la caccia ai fondi dimagazzino. <strong>La</strong> prima polaroidfa nasceva soltanto 60anni, grazie al genio di unostudente di Harvard, EdwinH. <strong>La</strong>nd, che lasciò gli studiper aprire la Polaroid Companyla quale, da anni acquisitadalla Petters GroupWorldwide, si concentreràinevitabilmente sul digitale.Amanti della polaroid nondisperate: sarà comunquenon impossibile avere trale mani le comuni pellicoleistantanee, almeno per qualcheanno ancora!E poi, l’amore eterno esiste?Mah… di sicuro spesso sbiadisce.Come una fotografianel tempo.ESTATE CARPENEDOLESE 2008