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L'INTOCCABILE - La Civetta

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19 LUGLIO - AGOSTO 2008a cura di Rosa Perosi*i testi sono scritti dagli ospiti di O.P.G. di Castiglione delle StiviereIl sangue scorre lento come iltempo che va da séScorrono lacrime sul tuo viso e so già da me cosa voglion direRabbia, odio, dolore sogni strappati e mai ripresiFili tesi come corde di un violino che si rispecchiano nei miei nerviDoloranti di nevrosi odi e dolori, pianti e pochi rincuoriVedo nebbie e pochi soliIl mio cuore è arido di lacrimeE troppe volte ho pianto inutilmenteTroppe volte si sono lamentati di meMa lentamente ho imparato che la gente menteLentamente ti logora la menteE più cresci meno sei innocenteMultiGiorni, mesi, anni insieme…e poi il nulla.Ma da quell’albero silenzioso tu miparli.Se un Dio c’è ed è buono,sono salva per il bene che ti voglio.LuxÈ un pensiero che certi giorni mi assilla, altri giorni inveceè nascosto nelle pieghe della mia mente e non mi disturba. Del resto un poci pensavo anche prima di entrare in OPG: la paura del domani, secondo me, preoccupa anche le persone“più forti”. Ma poi mi sono chiesto: “Che senso ha temere il futuro quando abbiamo solo il presente?” quando la nostravita prende una piega inaspettata e negativa, è meglio concentrarsi sulle piccole soddisfazioni che ogni giornoci regala, il sorriso di una persona, una stretta di mano, un’abbraccio, oppure una lettera di una persona cara. Ma iospero tanto di migliorare nel tempo che dovrò passare qui dentro: migliorare il mio carattere, il mio comportamento,ma soprattutto la consapevolezza di me stesso. Non sarà facile, ma mi impegnerò per essere pronto a vivere di nuovonella società, libero e con l’aiuto dello psichiatra.MarcoO tristo tempo che ingoi protervola debole e inerme anima mia,perché non passi mai?Perché ti trascini maligno secondo dopo secondointerminabile subissando il mio spiritodi tremenda angoscia?TIC TAC TIC TAC che si dilata beffardominuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giornotogliendomi ogni allegrezza e gioia di vivere…ArrigoAmmiccanti bagliori di un’epocaspenta nella miseria di una lunga agonia.Solo questo resta del tempo che fu:brandelli di lacere pagine,stanche di tener legate,in un eterno e penoso sforzo,il loro messaggio antico.ArrigoMalgrado il reato per il quale miritrovo qui sia direttamente correlato ad un episodio di estremaviolenza, io sono sempre stato contrario all’uso della forza per risolvere le questioni tra esseri umani. Naturalmentela prevaricazione fa parte della vita stessa e dobbiamo quindi abituarci ad essa, a volte subirla, e perfinofarne uso per raggiungere i nostri scopi, più o meno importanti. Ma in carcere, come in OPG, questo aspetto èpresente in maniera veramente rilevante: secondo me l’ambiente, che in ogni estrazione sociale, spinge le personea picchiarsi in maniera selvaggia per motivi sempre futili che non c’entrano niente con le vere cause delle controversie.C’è un passaggio di una canzone di Lucio Battisti che dice: “…e prendere a pugni un uomo solo perché è statoun po scortese, sapendo che quel che brucia non sono le offese…” e questo spiega in poche parole che dietro unascazzottata, c’è sempre una frustrazione, una rabbia di fondo pronta ad esplodere. Su questa situazione generale laviolenza psicologica ha un ruolo determinante, è la prima responsabile, per il mio modo di vedere la violenza chedobbiamo subire qui in OPG. È impedire a noi pazienti di sapere quando potremo uscire dall’opg, quando andremoin comunità. Dipende dal comportamento individuale, dalle impressioni dello psichiatra, dello psicologo, degliinfermieri e Dio solo sa di chi altri. È questa la vera violenza che sento di subire qui. E’ un chiodo fisso nei pensieri,nei dialoghi di tutti i giorni, nelle telefonate a casa e… fra un po… anche nei sogni.Ciao Marco

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