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Apri - 3F Filippi

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329Alcuni termini e definizioni legati alla sorgente LEDDurata utile (L70 - L80)Come premessa si segnala che le sorgenti luminose a LED, alcontrario delle sorgenti luminose tradizionali, non tendono aspegnersi improvvisamente esaurita la loro vita utile: nel tempo,infatti, i LED diminuiscono gradualmente il loro flusso luminosoiniziale fino ad esaurirsi completamente in un periodo molto lungo.Non è prevista, infatti, la rottura dei LED, se non per difettosità, masi determina solo un decadimento continuo del flusso luminosoemesso, generalmente rappresentato dal diagramma seguente.Flusso luminoso e temperatura interna di funzionamentoE’ molto importante mettere in evidenza che il flusso luminoso delLED è legato alla sua temperatura interna di funzionamento perchèsul mercato ci sono numerosi costruttori che dichiarano il flussoluminoso del componente alla sua temperatura ottimale dilaboratorio e non a quella effettiva di funzionamento nel prodotto.Come si evince dal grafico sopra riportato il flusso luminoso delLED cala molto velocemente all’aumentare della temperatura difunzionamento e quindi bisogna diffidare di apparecchi moltocompatti senza la giusta dissipazione o di grandi potenze inapparecchi minimali.Il calo del flusso luminoso del LED, parametrato normalmente adun funzionamento di 50.000h, viene definito dalla durata utile erappresentato dalla sigla L70 (flusso al 70% dopo 50.000h) o L80(flusso all’80% dopo 50.000h).Aspettativa di vita del LED (valore B)Nei dati caratteristici del LED il valore B, seguito da un valorenormalmente compreso tra 10 e 50, indica la qualità delcomponente utilizzato in quanto definisce la percentuale dicomponenti che allo scadere delle normali 50.000h mantiene lecaratteristiche di flusso luminoso dichiarate.Un LED dichiarato L80/B10=50.000h indica che al raggiungimentodelle 50.000h il 90% (B10) dei componenti presenta un flussoluminoso residuo pari o superiore all’80% del flusso iniziale (L80).Tolleranza del colore (Ellissi di MacAdam)La rilevazione delle coordinate cromatiche effettuata in faseproduttiva del LED consente, attraverso una selezione (chiamata ingergo Binning), la classificazione in diversi gruppi di LED sulla basedelle loro differenze cromatiche.Questa classificazione, effettuata attraverso l’analisi dellecosiddette ellissi di MacAdam (che esprimono gli scarti di coloresulle coordinate XY), consente di avere all’interno dello stessogruppo una tonalità costante tra i singoli LED e quindi una visioneuniforme della colorazione di luce visibile sul prodotto.Con valore 1 non c’è differenza cromatica tra i singoli LED;con valore 2 e 3 la differenza non è visibile all’occhio umano e iLED sono considerati qualitativamente buoni;con valore 4 la differenza inizia ad essere visibile all’occhio umano;con valori maggiori la differenza è sempre più visibile e sarà il tipodi applicazione ad accettare o meno tale differenza di colorazionenel gruppo di LED utilizzati.Gestione termicaPer massimizzare l’affidabilità delle prestazioni degli apparecchi aLED è essenziale una corretta dissipazione termica.La temperatura è di fondamentale importanza in quanto influiscesu luminosità e durata utile del componente LED.<strong>3F</strong> <strong>Filippi</strong> è molto attenta e sensibile a questo fattore: è per questoche sviluppa apparecchi che garantiscono unadissipazione ottimale.Sicurezza fotobiologicaL’analisi sulla sicurezza fotobiologica è molto importante dato cheessa è determinata dalla quantità delle radiazioni emesse da tuttele sorgenti nella gamma di lunghezze d'onda da 200 nm a 3000 nm.Se l'esposizione è eccessiva, le radiazioni possono diventaredannose per gli organi del corpo umano più esposti, come gliocchi e la cute.L’emanazione del Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico) e delsuo provvedimento integrativo e correttivo, il DLgs.106/2009, ponein capo alle aziende, e precisamente al datore di lavoro, obblighidi valutazione e gestione del rischio per la salute e sicurezza deilavoratori. Tra i rischi che il datore di lavoro deve valutare c’è anchel’eventuale rischio fotobiologico derivante dall’esposizione aradiazioni ottiche artificiali (RoA), capo V del D. Lgs 81/08.La norma tecnica di riferimento è la IEC/EN 62471:2010, chetuttavia non definisce una soglia tra sicurezza e non sicurezza, madefinisce soltanto una classificazione delle sorgenti in Gruppi dirischio.Le limitazioni di utilizzo o le avvertenze destinate all’utilizzatore sonocontenute nelle relative norme di prodotto, mentre una guida allamarcatura dei prodotti è contenuta nella IEC TR 62471-2:2009.I Gruppi di rischio sono definiti in base ai tempi di esposizione, esu questi sono determinati i limiti di esposizione (IEC 62471).RG 0 (Gruppo di rischio esente) – Assenza di pericoloI limiti sono calcolati con tempi di esposizione molto lunghi e nederiva che i livelli prescritti per questo gruppo non sono mai ingrado di causare un pericolo anche in seguito a esposizioniprolungate nel tempo.RG 1 (Gruppo di rischio basso) – Assenza di pericolo derivanteda una limitata emissione di radiazione intrinsecamente propria delprodotto. I limiti sono calcolati con tempi di esposizione inferiori,che garantiscono un’esposizione sicura in seguito alla naturalelimitazione dell’esposizione dovuta al normale utilizzo delleapparecchiature.RG 2 (Gruppo di rischio medio) – Pericolo dovuto principalmentea effetti fotochimici e termici. La sorgente non provoca un rischiograzie ad una reazione istintiva, spontanea in chi guarda sorgentidi luce molto luminose o in seguito ad una sensazione di disagiotermico.RG 3 (Gruppo di rischio elevato) – Pericolo presente anche incaso di esposizione breve e limitata. La sorgente può costituire unrischio anche in seguito a un’esposizione momentanea o breve.Appendicewww.<strong>3F</strong>-<strong>Filippi</strong>.it

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