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Vietato obbedire: un libro sul '68 a Trento - Riviste - Provincia ...

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<strong>un</strong> po’ “compagna”. È stata la primain Italia a tenere <strong>un</strong> corso su Marx, suimpulso di Alberoni, all’epoca direttoredell’Università, con i pieni poteriottenuti da Kessler. Marianella,anch’essa oggi docente, al Politecnicodi Milano, è meno conosciuta:<strong>un</strong>a ragazza di estrazione borghese,cosmopolita, che era stata in Americae aveva scelto l’iscrizione a Sociologiain piena consapevolezza. È stata<strong>un</strong>’altra figura importante del ’68trentino; e fu protagonista di <strong>un</strong>a storiad’amore tormentata con Rostagno.Un leader studentesco è stato MarcoBoato. Anche lui, come molti studenti<strong>un</strong>iversitari, proveniva da <strong>un</strong>afamiglia economicamente modesta.Non era <strong>un</strong>a cosa impensabile, finoa qualche anno prima?Sì, basti pensare che nel 1968 l’83 percento degli studenti iscritti a Sociologiaprovengono dagli istituiti tecnici,e appena il 17 per cento dai licei,che prima erano il viatico obbligatoall’<strong>un</strong>iversità. Molti di loro, se non cifosse stata Sociologia, che anticipò itempi della “liberalizzazione”, nonavrebbero neanche mai raggi<strong>un</strong>to lalaurea. In quegli anni si affaccia <strong>sul</strong>lascena accademica <strong>un</strong> ceto socialecompletamente nuovo. Boato venivada <strong>un</strong>a famiglia umile - il padre eracapomastro – ma di <strong>un</strong>a certa cultura,abbonata al “Mondo” di Pann<strong>un</strong>zioe al “Ponte” di Calamandrei. Lui èsempre stato il primo della classe, havinto premi, concorsi. Boato è <strong>un</strong>’altrafigura complessa: ha scontentatotutti, sia prima che dopo il ’68, ma èrimasto a galla, e probabilmente per<strong>un</strong>a ragione molto semplice: perché èpiù bravo degli altri, perché legge dipiù, studia di più, fa di più. Oggi raccontaquegli anni, dei quali fu prota-Il sogno di KesslerFu <strong>un</strong> politico democristiano di origini solandre,Br<strong>un</strong>o Kessler, a volere la Facoltà di Sociologiaa <strong>Trento</strong>, come i trentini sanno benissimo.Concetto Vecchio scrive che l’idea nacque nel1961, ad <strong>un</strong> convegno sugli squilibri territorialinell’Italia del nord, a Saint-Vincent. “Kesslerha 36 anni. Fianchi largheggianti. Mani tozze.Una robusta facondia. Un uomo curioso, astuto,inquieto. Imbattibile a morra. Gran cacciatore.Nottambulo, si è laureato in Giurisprudenzaa Padova senza mai frequentare <strong>un</strong>a lezione.Figlio della stagione del centrosinistra, coltiva visionida riformatore moderno. È <strong>un</strong> democristianodella corrente morotea. Un Kennedy alpino,il cui atto d’esordio da presidente della <strong>Provincia</strong>è stato quello di reclutare architetti di sinistraper redigere il primo piano urbanistico in Italia.È presidente della <strong>Provincia</strong> autonoma di <strong>Trento</strong>dal novembre 1960. È nato il 17 febbraio 1924a Cogolo di Pejo, in alta Valle di Sole, poco sottoil Tonale, a 80 chilometri da <strong>Trento</strong>, da famigliapoverissima. Il padre, Giovanni, figlio di bottaidi origine austriaca, ha svolto vari lavori precari,fra cui guida alpina a Vermiglio, il suo paese,prima di trovare impiego come magazziniere alcantiere della diga di Pejo. Dalla Grande Guerra,combattuta per l’Austria <strong>sul</strong> fronte orientale,è tornato malato di polmonite. Br<strong>un</strong>o è il secondodi quattro figli. I suoi primi ricordi sonodel papà affossato in <strong>un</strong>a poltrona che riesce astento a respirare”.Il Trentino di Kessler all’epocaè la provincia più depressa del Nord Italia, “ilSud del Nord”, come qualc<strong>un</strong>o la definisce. Maè anche la zona del paese con il minor numerodi analfabeti, l’<strong>un</strong> per cento, contro il 12 percento della media nazionale. Il Trentino ha giàl’Autonomia (il primo Statuto) ma è “piccolo esolo”, ammonisce Kessler. O trova <strong>un</strong>a sua specificitào muore.Nei primi anni ’60 <strong>Trento</strong> ha 70 mila abitanti.Quando Kessler comincia a pensare di insediarvila Facoltà di Sociologia, l’Università Cattolicadi Milano ha intenzione di aprire in città<strong>un</strong>a propria Facoltà di Scienze Forestali. Chi<strong>un</strong>queavrebbe pensato che era quella la scelta dafare, in <strong>un</strong> territorio coperto in gran parte da boschi.Chi<strong>un</strong>que ma non Kessler: che ha capitocome in Trentino ci sia bisogno di <strong>un</strong>a robustainiezione di modernità. La sua scelta spiazzatutti, anche i colleghi di Gi<strong>un</strong>ta, che <strong>un</strong> po’ temonola rottura con la Cattolica, <strong>un</strong> po’ non capisconoa cosa serva la sociologia. Anni dopo,agli albori della rivoluzione informatica, e di internet,in molti si chiederanno a che cosa serval’intelligenza artificiale, altra disciplina pionieristica,che Kessler porta a <strong>Trento</strong> con l’Irst. Destinodi <strong>un</strong> uomo che guardava avanti.il Trentino 51

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