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metodologia operativa utilizzata per la definizione delle aree a ...

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<strong>per</strong>icolosità dovrà essere prodotta al livello di dettaglio (sca<strong>la</strong> 1:10.000). Ciò in quanto,coerentemente con quanto definito al secondo comma dell’art. 32 <strong>delle</strong> norme diattuazione del PAI, l’obiettivo è quello di estendere a tutto il bacino <strong>la</strong> cartografia al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>di dettaglio. In tale ottica le proposte di integrazione e modifica, una volta recepite, vannoad integrare il quadro conoscitivo del PAI al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> 1:10.000. Nel<strong>la</strong> cartografia di sintesi,al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> 1:25.000, <strong>per</strong>mangono <strong>per</strong>tanto solo le informazioni riferibili al generico insiemedei dissesti geomorfologici di versante.La <strong>per</strong>icolosità geomorfologica nel livello di dettaglio è definita secondo tre c<strong>la</strong>ssi distinte:P.F.2 <strong>per</strong>icolosità media, P.F.3 <strong>per</strong>icolosità elevata e P.F.4 <strong>per</strong>icolosità molto elevata. Aifini di quanto indicato nell’introduzione, <strong>la</strong> proposta di carta di <strong>per</strong>icolosità deve esseree<strong>la</strong>borata sul<strong>la</strong> base dell’identificazione sul territorio di tali c<strong>la</strong>ssi.Per <strong>la</strong> <strong>definizione</strong> dei <strong>per</strong>imetri, le cui modalità o<strong>per</strong>ative sono indicate in dettaglio alseguente punto 4), si deve fare riferimento ai fenomeni franosi rilevati, all’intorno fisicointeressato dal dissesto e ai processi e alle condizioni geomorfologiche corre<strong>la</strong>te aldissesto. Dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>icolosità geomorfologica sono esclusi, quindi, i fenomeni carsici e quellidi subsidenza se non connessi direttamente a forme franose (ad esempio crolli). Ai finidel<strong>la</strong> <strong>definizione</strong> del<strong>la</strong> <strong>per</strong>icolosità si devono considerare i fenomeni di erosione lineare(alvei in erosione, etc.) quando siano in re<strong>la</strong>zione a fenomeni di frana.Fermo restando quanto sopra le procedure o<strong>per</strong>ative si artico<strong>la</strong>no nei seguenti punti:1) Il riconoscimento <strong>delle</strong> forme geomorfologiche che concorrono al<strong>la</strong> <strong>definizione</strong> dei<strong>per</strong>imetri del<strong>la</strong> <strong>per</strong>icolosità deve essere effettuata secondo criteri riconducibili aquanto espresso nel<strong>la</strong> “Legenda geomorfologica a supporto del<strong>la</strong> pianificazioneterritoriale” redatta congiuntamente da Autorità di Bacino del Fiume Arno edall’Ordine dei Geologi del<strong>la</strong> Toscana e disponibile sul sitowww.arno.autoritadibacino.it Ai fini del riconoscimento è opportuno procedere a:a. rilievo geomorfologico e geolitologico di un’area adeguata al<strong>la</strong>caratterizzazione dei dissesti e al suo inquadramento nel contesto territorialeaggiornato al momento del<strong>la</strong> presentazione del<strong>la</strong> domanda;b. esplicitazione del<strong>la</strong> tipologia del dissesto e dei suoi parametri morfometrici ecinematici.2) Lo stato di attività <strong>per</strong> le varie tipologie di frana evidenziate mediante le proceduredi cui al punto 1) deve essere distinto, in conformità alle definizioni indicate all’art.2<strong>delle</strong> norme di attuazione del PAI, in:a. attivob. quiescentec. stabilizzatoQualora le evidenze rilevabili secondo i criteri riconducibili a quanto espresso alpunto 1) non diano indicazioni ragionevolmente univoche, occorre definire lo statodi attività attraverso l’applicazione di analisi di stabilità (verifica del fattore disicurezza) secondo i metodi comunemente accettati nel<strong>la</strong> letteratura scientifica.3) Nel<strong>la</strong> delimitazione del<strong>la</strong> <strong>aree</strong> in frana secondo quanto indicato al punto 1), oltreall’area interessata dal<strong>la</strong> frana in senso stretto, <strong>per</strong> le frane attive e quiescenti deveessere presa in considerazione anche l’area eventualmente interessata,direttamente o indirettamente, dall’evoluzione del dissesto. Pertanto, <strong>la</strong> <strong>definizione</strong>spaziale deve considerare anche <strong>la</strong> distanza di propagazione, i limiti diPagina 3 di 4

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