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Dispense del corso di Elementi di Fisica Atomica e Molecolare

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La teoria quantistica <strong>del</strong>l’atomoFino ai primi anni <strong>del</strong> 1900 la conoscenza sulla struttura <strong>del</strong>l’atomo era molto approssimativa.Un decisivo progresso derivò dall'esperienza <strong>di</strong> Rutherford (1911), che metteva in evidenzal'esistenza <strong>del</strong> nucleo. Bombardando un sottilissimo foglio metallico (una lamina d'oro <strong>del</strong>lospessore <strong>di</strong> circa 10 mila atomi) con particelle a (atomi <strong>di</strong> elio ionizzati), Rutherford si accorse chela maggior parte <strong>di</strong> queste attraversavano la lamina in<strong>di</strong>sturbate, e solo alcune venivano deviate(come conseguenza <strong>del</strong>la repulsione elettrostatica). Tutto ciò suggeriva che la maggior parte <strong>del</strong>lamassa, con carica positiva, era condensata in un nucleo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni molto ridotte rispetto alle<strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong>l'atomo. Rutherford calcolò che i rapporto tra il <strong>di</strong>ametro <strong>del</strong>l'atomo (10 -8 cm) equello <strong>del</strong> nucleo (10 -12 cm) era circa 10 mila.Nasceva così il cosiddetto mo<strong>del</strong>lo planetario <strong>del</strong>l'atomo per alcuni aspetti ritenuto tuttorasostanzialmente valido.In tale mo<strong>del</strong>lo, schematizzato in figura, l’atomo è costituito da:• un nucleo carico positivamente, costituito da protoni e neutroni, nel quale è concentratapraticamente tutta la massa <strong>del</strong>l’atomo.• gli elettroni che si muovono nello spazio intorno al nucleo, ruotando su orbite il cui raggio ètanto maggiore quanto maggiore è la loro velocità.Il mo<strong>del</strong>lo atomico <strong>di</strong> Rutherford, pur rappresentando un notevole balzo in avanti nella teoriaatomica, ebbe comunque vita breve, in quanto non si accordava con alcune significativeosservazioni sperimentali. Soprattutto non era in grado <strong>di</strong> giustificare la stabilità degli atomi.Infatti, secondo le leggi <strong>del</strong>l'elettromagnetismo, una carica elettrica in movimento irra<strong>di</strong>a energiasotto forma <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica, e l'elettrone, dotato <strong>di</strong> carica elettrica, nella sua orbitaintorno al nucleo avrebbe dovuto perdere continuamente energia e finire col cadere con un moto aspirale sul nucleo.La contrad<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo atomico planetario <strong>di</strong> Rutherford venne risolta nel 1913 dal fisicodanese Niels Bohr con il quale ha origine la teoria quantistica <strong>del</strong>l’atomo. Bohr propose infatti unmo<strong>del</strong>lo che combinava il mo<strong>del</strong>lo planetario <strong>di</strong> Rutherford con il concetto <strong>di</strong> quantizzazione <strong>di</strong>energia formulato pochi anni prima da Planck2


E 0 =13.607 eVVedremo in seguito come tali valori si relazionano con quelli che si ottengono me<strong>di</strong>ante lameccanica ondulatoria.Natura ondulatoria <strong>del</strong>la materiaLa teoria <strong>di</strong> Bohr sulla struttura <strong>del</strong>l'atomo <strong>di</strong> idrogeno (e <strong>di</strong> tutte le altre specie monoelettroniche:He+, Li2+, Be3+, ecc) ebbe un enorme successo e inizialmente si ritenne che fosse in grado <strong>di</strong>prevedere i livelli energetici possibili per tutti gli atomi. Ben presto tuttavia ci si accorse chel'estensione <strong>del</strong>la teoria ad atomi con 2 o più coppie <strong>di</strong> elettroni contrastava con i risultatisperimentali e l'accordo, nel migliore dei casi, era solo qualitativo. Il mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> Bohr, nonostante ilpostulato quantistico introdotto, restava un sistema sostanzialmente classico, rappresentato da dueparticelle soggette a forze <strong>di</strong> natura classica. In particolare si conservava l'idea <strong>di</strong> una ben definitaorbita <strong>del</strong>l'elettrone, la cui posizione e velocità potevano essere determinate in qualsiasi istante.Fu soprattutto il principio <strong>di</strong> indeterminazione <strong>di</strong> Heisenberg a decretare la definitiva inadeguatezza<strong>di</strong> un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> questo tipo.Il principio <strong>di</strong> indeterminazione ha il significato <strong>di</strong> una vera rivoluzione nel pensiero scientificomoderno. Heisenberg <strong>di</strong>mostrò che non è possibile effetture misure <strong>del</strong>le grandezze correlate <strong>di</strong> unsistema con una precisione grande a volontà, ma che sono complementari gli errori che sicommettono quando si misurano coppie <strong>di</strong> grandezze, quali posizione e velocità <strong>di</strong> una particella.Il principio <strong>di</strong> Heisenberg è espresso matematicamente dalla relazione:∆ x∆p≈ hdove ∆x è l’errore nella misura <strong>del</strong>la posizione, ∆p=∆mv = l’errore nella misura <strong>del</strong>la quantità <strong>di</strong>moto, h la costante <strong>di</strong> Planck.Ciò significa che se ad esempio si misura la velocità <strong>di</strong> un elettrone in orbita intorno al nucleo conun errore <strong>di</strong> circa il 2%, si compie nella misura <strong>del</strong>la sua posizione un errore <strong>di</strong> oltre 50 Angstrom,ovvero 100 volte maggiore rispetto al raggio <strong>di</strong> Bohr (0.53 Angstrom). In altre parole la posizione<strong>del</strong>l'elettrone è <strong>del</strong> tutto indeterminata.Nel 1924 il francese De Broglie formulò l'ipotesi che, analogamente alla luce e alla ra<strong>di</strong>azioneelettromagnetica, anche le particelle potessero presentare in certe circostanze proprietà ondulatorie eche ad esse, in movimento con velocità v, si dovesse attribuire una lunghezza d'onda, λ , definitadalla relazione:λ =h =phmvin cui h è ancora la costante <strong>di</strong> Planck e m rappresenta la massa <strong>del</strong>la particella.Le conseguenze <strong>di</strong> questa ipotesi (che peraltro trovò conferma sperimentale nei fenomeni <strong>di</strong>interferenza e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffrazione provocati dagli elettroni) sono assai importanti.Se, nell'atomo <strong>di</strong> Bohr, supponiamo che l'elettrone nel suo moto orbitale si comporti come un'onda,affinché ciò possa avvenire in maniera stabile (si realizzi cioè un'onda stazionaria stabile) è6


necessario che la circonferenza <strong>del</strong>l'orbita, 2πr, sia uguale ad un numero intero, n, <strong>di</strong> lunghezzed'onda, λ; ovvero:2πr = nλSe così non fosse le onde interferirebbero "<strong>di</strong>struggendosi" e rendendo quin<strong>di</strong> instabile l'atomo.Sostituendo in tale relazione l’espressione <strong>del</strong>la lunghezza d’onda <strong>di</strong> De Broglie si ricava proprio laquantizzazione <strong>del</strong>la quantità <strong>di</strong> moto postulata da Bohr:mvr = nhLa meccanica ondulatoria : Equazioni d'ondaL'ipotesi <strong>di</strong> de Broglie, che ad ogni particella in movimento sia associata un'onda "materiale" la cuilunghezza d'onda è inversamente alla sua quantità <strong>di</strong> moto, cioè che qualsiasi corpuscolo abbia uncarattere ondulatorio, fu sposata imme<strong>di</strong>atamente da Erwin Schrö<strong>di</strong>nger (1887-1961). Fu tale laconvinzione <strong>del</strong>lo scienziato viennese, che <strong>di</strong> lì a poco sarebbe <strong>di</strong>ventato il più fervente sostenitore<strong>del</strong>l'idea che tutto in natura è un'onda e che solo in determinate con<strong>di</strong>zioni, legate principalmente almetodo usato per l'osservazione, la materia si comporta "come se" fosse realmente materiale,ovvero un corpuscolo.Nel 1926, Schroe<strong>di</strong>nger propose un'equazione che mette in relazione l'energia cinetica e l'energiapotenziale con l’energia totale <strong>del</strong> sistema in esame, per ogni punto <strong>del</strong>le coor<strong>di</strong>nate spaziali. Lasoluzione <strong>di</strong> questa equazione fornisce la funzione d'onda <strong>del</strong> sistema ψ(r).È <strong>di</strong> estrema importanza comprendere il significato concettuale <strong>del</strong>la funzione d'onda.L'interpretazione <strong>del</strong>la funzione d'onda nasce da un'idea <strong>di</strong> Max Born, in analogia con la teoriaondulatoria <strong>del</strong>la luce, secondo la quale, il quadrato <strong>del</strong>l'ampiezza <strong>di</strong> un'onda luminosa ha ilsignificato <strong>di</strong> intensità.Così, mentre ψ(r) può essere visto come ampiezza <strong>del</strong>la funzione d'onda, |ψ(r)| 2 è legata allaprobabilità <strong>di</strong> trovare l'elettrone in un determinato punto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate r=(x, y, z). Più esattamente,se in un punto r la funzione d'onda <strong>del</strong>l'elettrone ha ampiezza ψ(r), la probabilità <strong>di</strong> trovarel'elettrone nel volume infinitesimo dr intorno a r è proporzionale a |ψ(r)| 2 .7


Per trasformare questa proporzionalità in una uguaglianza è sufficiente introdurre una adeguatacostante <strong>di</strong> proporzionalità, scelta in modo che la somma <strong>del</strong>le singole probabilità, estesa a tutto lospazio, sia uguale a 1, ovvero:2∫ | ψ ( r)| dr = 18


1.1 L’equazione <strong>di</strong> Schroe<strong>di</strong>nger per gli atomi idrogenoi<strong>di</strong>L’Hamiltoniana che descrive il moto <strong>di</strong> un nucleo <strong>di</strong> massa M e carica Ze e un elettrone <strong>di</strong> massa me carica –e che interagiscono elettrostaticamente è:2hH = − ∇2M2R2h− ∇2m2re−4πε02Ze| R − re|Poiché l’Hamiltoniana non <strong>di</strong>pende dallo spin, la funzione d’onda totale ψ(q) degli stati stazionari<strong>del</strong>l’elettrone sarà esprimibile come prodotto ψ(q)=χ ms ψ (r) in cui χ ms sono autostati deglioperatori s 2 e s z con autovalori s=1/2 e m s =±1/2 e ψ (r) è la soluzione <strong>del</strong>l’equazione agli autovaloriHψ (r)=Eψ (r)Per trovare la soluzione <strong>di</strong> tale equazione, poiche’ il potenziale <strong>di</strong>pende solo dalla <strong>di</strong>stanza r tra ledue particelle, e’ conveniente porsi nel sistema <strong>di</strong> riferimento <strong>del</strong> centro <strong>di</strong> massa in cui taleHamiltoniana <strong>di</strong>venta:H22h 2 Ze− ∇ −2µ4πεr= r0(r è la coor<strong>di</strong>nata relativa r=r e -R)MmIn tale equazione µ= e’ la massa ridotta <strong>del</strong> sistema. (Poiché M>>m, µ≈m).M + mCon un potenziale a simmetria sferica è conveniente passare in coor<strong>di</strong>nate polari dovel’equazione <strong>di</strong> Schroe<strong>di</strong>nger assume la forma:2⎡ h 1⎢−2⎣ µ r∂ ⎛⎜r∂r⎝2∂ ⎞ L⎟ +∂r⎠ 2µr22202Ze ⎤− ⎥ Ψ(r,θ,φ)= EΨ(r,θ,φ)4πεr ⎦Tutta la <strong>di</strong>pendenza dagli angoli è contenuta nell’operatore momento angolare L=r×p.Poichè l’Hamiltoniana commuta con gli operatori L 2 e L z (componenete <strong>del</strong> momento angolarelungo l’asse z) le autofunzioni possono essere scelte <strong>del</strong>la forma:Ψ(r,θ,φ)=R(r)Y lm(θ,φ)Le funzioni Y lm(θ,φ) sono le armoniche sferiche, autofunzioni degli operatori L 2 e L z chesod<strong>di</strong>sfano:L 2 Y lm(θ,φ)=h 2 l(l+1)Y lm(θ,φ)L z Y lm(θ,φ)=hm Y lm(θ,φ)dove -l≤m≤l assume, per ogni l, (2l+1) valori.Le funzioni d’onda ra<strong>di</strong>ali R(r) e gli autovalori <strong>di</strong> energia E si possono ricavare risolvendol’equazione:9


2⎡ h 1⎢−2⎣ µ r∂ ⎛⎜r∂r⎝2∂ ⎞ h⎟ +∂r⎠2022l(l + 1) Ze ⎤− ⎥ R(r)= ER(r)22µr 4πεr ⎦che si semplifica ulteriormente effettuando la sostituzione R(r)= Χ(r)/r <strong>di</strong>ventando:2 2 22⎡ h d h l(l + 1) Ze ⎤⎢−+ − ⎥ X(r)= EX(r)22⎣ 2µdr 2µr 4πε0r⎦Poiché le armoniche sferiche sono normalizzate, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> normalizzazione per la funzioned’onda ∫|Ψ(r,θ,φ)| 2 r 2 dΩdr =1 implica che ∫|Y lm(θ,φ)| 2 dΩ∫| R(r)| 2 r 2 dr =∫| R(r) | 2 r 2 dr =1 e quin<strong>di</strong>:∫| X(r) | 2 dr=1Si vede allora che le sostituzioni effettuate hanno ridotto il problema a quello <strong>del</strong> motouni<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> una particella <strong>di</strong> massa µ in una regione semilimitata <strong>del</strong>lo spazio (r≥0) e in uncampo <strong>di</strong> energia potenziale2 2Ze h l(l + 1)V eff (r )= − +24πεr 2µr0Il primo termine <strong>di</strong> questo potenziale effettivo è l’energia potenziale coulombiana attrattiva. Ilsecondo e’ un contributo repulsivo dovuto alla forza centrifuga che spinge l’elettrone che possiedemomento angolare l≠0 lontano dal nucleo, impedendogli <strong>di</strong> avvicinarsi eccessivamente ad esso. Ilpotenziale risultante ha la forma mostrata in figura:10


Dalla forma <strong>del</strong> potenziale possiamo stabilire alcune proprietà <strong>del</strong>le soluzioni.• Il sistema sarà legato e quin<strong>di</strong> ammetterà autovalori <strong>di</strong> energia E <strong>di</strong>screti se E0le particelle si potranno allontanare all’infinito e gli autovalori saranno continui.• Il potenziale efficace <strong>di</strong>pende dal valore <strong>di</strong> l:per r→0 è attrattivo se l=0; quando l≠0 <strong>di</strong>venta repulsivo tanto più fortemente quanto piùgrande è il valore <strong>di</strong> l.Di conseguenza ci aspettiamo che la probabilità <strong>di</strong> trovare l’elettrone a piccoli valori <strong>di</strong> r siatanto più piccola quanto più è grande il valore <strong>di</strong> l.Le soluzioni <strong>del</strong>l’equazione ra<strong>di</strong>ale si possono ottenere analiticamente.Le autofunzioni R nl (r) per gli stati legati possono essere classificate in termini <strong>del</strong> numero quanticoprincipale n e <strong>del</strong> valore <strong>di</strong> l e espressi in termini dei polinomi associati <strong>di</strong> Laguerre:2l+1n + lR nl (r)= N e 2 L ( ρ)n lρ−dove ρ=2Zr/na µ e a µ = a 0 m/µ (a 0 =0.53×10 -8 cm è il raggo <strong>di</strong> Bohr).n assume tutti i valori interi da 1 a ∞. Per ogni n, l assume solo i valori 0≤l≤n-1Si ha quin<strong>di</strong> che la funzione d’onda spaziale è definita completamente dai valori <strong>di</strong> n lm. (E’completamente definita dal valore <strong>di</strong> 3 numeri quantici in quanto i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà <strong>del</strong> sistema chestiamo stu<strong>di</strong>ando (le tre coor<strong>di</strong>nate spaziali) sono 3.)I corrispondenti autovalori <strong>di</strong> energia risultano:( Zα)1 2E n = − µ c22n2edove α= =4πε hc021137è la costante <strong>di</strong> struttura fine.Possiamo esprimere tali autovalori come:22Z µ ZEn= −R(µ ) = − R2∞ 2n m ndove R ∞ corrisponde al caso M=∞ e vale R ∞ =109737cm -1 =13.6 eV= 2.17×10 -18 J a seconda <strong>del</strong>leunità <strong>di</strong> misura <strong>del</strong>l’energia che si utilizzano.Dalla formula <strong>del</strong>l’energia si nota che:• Sono presenti infiniti livelli <strong>di</strong>screti. Questo è dovuto al fatto che il potenziale coulombianotende a 0 lentamente per gran<strong>di</strong> r. I livelli energetici si infittiscono mano a mano che ci siavvicina al valore E=0 dove lo spettro <strong>di</strong>screto si connette a quello continuo.• Gli autovalori <strong>di</strong>pendono solo dal numero quantico n e l’espressione <strong>del</strong>l’energia coincide conquella che si ricava con il mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> Bohr (con massa <strong>del</strong> nucleo M ∞)11


• Gli stati risultano degeneri per i <strong>di</strong>fferenti valori <strong>di</strong> l e <strong>di</strong> m. La degenerazione in m è dovuta amotivi <strong>di</strong> simmetria: in un potenziale centrale non si hanno <strong>di</strong>rezioni privilegiate nello spazio equin<strong>di</strong> l’energia non può <strong>di</strong>pendere dall’orientazione <strong>del</strong> momento angolare. La degenerazionein l e’ invece accidentale e <strong>di</strong>pende dalla particolare forma <strong>del</strong> potenziale centrale (∼1/r).Tenendo conto <strong>del</strong>la degenerazione <strong>di</strong> spin (gli elettroni sono particelle <strong>di</strong> spin ½ e pertantopotranno stare nei due stati <strong>di</strong> spin up o down), la degenerazione totale <strong>del</strong> livello n-esimo sarà:n∑ − 1l=0d=2 ( 2 + 1)l =2n 2 (l= 0,1,2, ,n-1; per ogni l m assume 2l+1 valori; m s =-½, ½)In spettroscopia gli stati l=0 vengono denominati con la lettera s, l=1 con la lettera p, l=2 con lalettera d, l=3 con f e così via. Per esempio l’orbitale corrispondente a n=1, l=0 viene in<strong>di</strong>cato con1s, quello corrispondente a n=2 e l=1 con 2p etc.Il <strong>di</strong>agramma dei livelli per l’atomo <strong>di</strong> idrogeno è quin<strong>di</strong>:Riassumendo:La funzione d’onda è esprimibile come ψ(q)=χ ms ψ nlm(r)=χ ms R nl (r )Y lm(θ,φ), in cui χ ms sonoautostati degli operatori s 2 e s z con autovalori s=1/2 e m s =±1/2Ricor<strong>di</strong>amo che:• n= 1, 2, 3,…..• l= 0,1,2, ,n-1;• m= l,-l+1,……, l-1, l• m s =-1/2, 1/212


Significato <strong>del</strong>la funzione d’onda elettronica|ψ nlm(r)| 2 dr rappresenta la probabilità <strong>di</strong> trovare l’elettrone in un elemento <strong>di</strong> volume dr intorno a r.|ψ nlm(r)| 2 è quin<strong>di</strong> la densità <strong>di</strong> probabilità, ossia la probabilità per unità <strong>di</strong> volume, <strong>di</strong> trovare unelettrone nel punto r.Per capire cosa ciò significhi grafichiamo |ψ 100 (r)| 2 ossia la densità <strong>di</strong> probabilità per lo statofondamentale <strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong> idrogeno. Poiché la ψ 100 (r) non <strong>di</strong>pende dagli angoli ϑ e ϕ, è sufficientegraficarla in funzione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stanza dal nucleo r.Come si può osservare, la densità <strong>di</strong> probabilità per unità <strong>di</strong> volume è massima sul nucleo edecresce progressivamente allontanandosi da esso, fino a <strong>di</strong>ventare zero a <strong>di</strong>stanza infinita.Immaginiamo <strong>di</strong> scattare un'istantanea <strong>del</strong>l'atomo <strong>di</strong> idrogeno, nella quale l'elettrone appaia comeun singolo punto localizzato in una determinata posizione. A che <strong>di</strong>stanza dal nucleo è più probabileche si trovi questo punto?Se non riflettiamo attentamente sul significato "geometrico" <strong>di</strong> |ψ(r)| 2 , verrebbe quasi spontaneorispondere "a <strong>di</strong>stanza zero, ovvero sul nucleo".La risposta corretta è invece <strong>di</strong>versa.|ψ(r)| 2 dr in<strong>di</strong>ca infatti la probabilità riferita ad un elemento <strong>di</strong> volume infinitesimo "centrato" inpunti <strong>di</strong>versi lungo un'unica <strong>di</strong>rezione, lungo un unico raggio. Se confrontiamo un elemento <strong>di</strong>volume in prossimità <strong>del</strong> nucleo con uno identico lontano da esso, riscontriamo in effetti che è piùprobabile trovare l'elettrone nell'elemento <strong>di</strong> volume più vicino al nucleo. Tuttavia, man mano checi allontaniamo dal nucleo, il numero degli elementi <strong>di</strong> volume cresce proporzionalmente alquadrato <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stanza (l'area <strong>di</strong> una superficie sferica è data da 4π r 2 ).Quin<strong>di</strong>, è molto più in<strong>di</strong>cativo considerare la funzione 4π r 2 |ψ(r)| 2 , detta funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzionera<strong>di</strong>ale, che descrive la probabilità <strong>di</strong> trovare l'elettrone su una superficie sferica (o meglio, semoltiplicata per dr, entro un guscio sferico <strong>di</strong> spessore infinitesimo dr) a <strong>di</strong>stanza r dal nucleo.Dato che r 2 aumenta in modo quadratico al crescere <strong>del</strong> raggio, mentre |ψ(r)| 2 <strong>di</strong>minuisce, lafunzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ra<strong>di</strong>ale assume la forma illustrata nella figura seguente, dove si evidenzia13


un massimo che corrisponde al raggio più probabile, r=a 0 , al quale si può incontrare l'elettroneintorno al nucleo.La probabilità <strong>di</strong> trovare l'elettrone è massima per r=a o ed è zero sul nucleo, dove il numero deglielementi <strong>di</strong> volume <strong>di</strong>venta infinitamente piccolo in confronto al numero <strong>di</strong> essi associato con valori<strong>di</strong> r maggiori.Per l'atomo <strong>di</strong> H nello stato fondamentale questo valore coincide con il raggio <strong>di</strong> Bohr. Tuttavia,piuttosto che enfatizzare l'analogia fra i due risultati, è preferibile focalizzare la nostra riflessionesulla profonda <strong>di</strong>fferenza tra le due teorie: in quella <strong>di</strong> Bohr l'elettrone si trova solo ad una <strong>di</strong>stanzadefinita dal nucleo, secondo la meccanica ondulatoria l'elettrone è invece <strong>del</strong> tutto "nonlocalizzato", ma si trova con maggior probabilità a <strong>di</strong>stanza 0.53 Å dal nucleo.N. B.Il motivo per cui in questo caso abbiamo definito sferica la superficie <strong>di</strong> massima probabilità ègiustificato dal fatto che la funzione densità <strong>di</strong> probabilità è costante per ogni punto r equi<strong>di</strong>stantedal nucleo visto che la funzione d’onda ψ 100 (r) ha simmetria sferica cioè <strong>di</strong>pende esclusivamente dar ed è in<strong>di</strong>pendente da una qualsiasi <strong>di</strong>rezione θ e ϕ. Vedremo in dettaglio in seguito come ciò èvero solo per gli stati s (l=0).14


La densità <strong>di</strong> carica elettronicaApplichiamo il principio <strong>di</strong> indeterminazione ad un elettrone <strong>di</strong> massa m = 9,1x10 -31 Kg che simuove con una velocità v ~ 2x10 6 m/s (velocità tipica <strong>del</strong>l’elettrone nell’atomo). Supponiamo chel'indeterminazione nella velocità sia anche qui il 10% <strong>di</strong> v, cioè ∆v = 0,2.106 m/s. Perl'indeterminazione nella posizione (∆x) si trova:In questo caso, come si può ben vedere, l'indeterminazione nella posizione è <strong>del</strong>l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>grandezza <strong>del</strong>le <strong>di</strong>mensioni atomiche e non può quin<strong>di</strong> in nessun modo venire trascurata trattandoquestioni atomiche. E' cioè impossibile <strong>di</strong>re dove si trova un elettrone all'interno <strong>di</strong> un atomo. Nonsi può quin<strong>di</strong> descrivere l'orbita <strong>di</strong> un elettrone all'interno <strong>di</strong> un atomo poiché la fascia <strong>di</strong>indeterminazione si rivela, in questo caso, larga quanto la <strong>di</strong>stanza <strong>del</strong>l'orbita dal nucleo. Troviamocosì che la meccanica quantistica non ci fornisce alcuna informazione sulla traiettoria seguita da unelettrone intorno al nucleo. Non potremo più parlare <strong>di</strong> orbite percorse dagli elettroni, chepresuppongono sia valori finiti e ben determinati <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stanza dal nucleo sia la conoscenza <strong>del</strong>laposizione e <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong>l'elettrone. In luogo <strong>di</strong> queste orbite dovremo considerare un certovolume entro cui e possibile o probabile che l'elettrone si trovi.C'è un altro modo però <strong>di</strong> intendere la funzione d’onda . E' certamente un modo che sod<strong>di</strong>sfa <strong>di</strong> piùla nostra abitu<strong>di</strong>ne a crearci mo<strong>del</strong>li meccanici <strong>del</strong>la realtà fisica che non il rigore <strong>del</strong>l'esattainterpretazione. Dobbiamo supporre <strong>di</strong> avere, anziché il vecchio punto materiale che ci descrivel'elettrone in moto con tutta la sua carica concentrata, una nuvola <strong>di</strong> carica, cioè l'elettrone <strong>di</strong>ffuso inun certo volume <strong>di</strong> spazio. Questa nuvola <strong>di</strong> carica non avrà densità uniforme ma, in ogni punto, lasua densità sarà proporzionale a |ψ nlm(r)| 2 . Dove la |ψ nlm(r)| 2 assume un grande valore, lì si avràuna densità maggiore per la nuvola, e lì si troverà concentrata la gran parte <strong>del</strong>la carica negativapropria <strong>del</strong>l'elettrone. La <strong>di</strong>fferenza essenziale tra questo modo <strong>di</strong> vedere le cose e quelloprecedente è che, invece <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> densità <strong>di</strong> probabilità, si parla <strong>di</strong> densità materiale <strong>di</strong>particella. Poiché la carica totale <strong>del</strong>l’elettrone è –e, si avrà che la densità <strong>di</strong> carica elettronica è datada:ρ(r)=-e |ψ nlm(r)| 2 .Nelle figure seguenti sono mostrati i <strong>di</strong>agrammi a punto <strong>del</strong>le densità <strong>di</strong> probabilità |ψ| 2 =|R nl (r)| 2|Y lm(θ,φ)| 2 (i punti sono tanto più densi quanto più è alta la probabilità <strong>di</strong> trovare l’elettrone) <strong>di</strong>alcuni stati <strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong> idrogeno. A tale <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità corrisponde quin<strong>di</strong> unadensità <strong>di</strong> carica elettronica ρ(r)=- e|ψ(r)| 2 =-e|R nl (r)| 2 |Y lm(θ,φ)| 215


1s2pL’immagine <strong>del</strong>l’elettrone si sovrappone in tal modo con quella <strong>del</strong>l’orbitale atomico.La nuvola elettronica <strong>di</strong> densità ρ(r)=- e|ψ(r)| 2 =-e|R nl (r)| 2 |Y lm(θ,φ)| 2 rappresenta la <strong>di</strong>stribuzione<strong>del</strong>l’elettrone nello spazio, me<strong>di</strong>ata in un tempo relativamente lungo ed è particolarmente utile perspiegare quelle proprietà <strong>del</strong>l’atomo che <strong>di</strong>pendono dalla posizione me<strong>di</strong>a degli elettroni.Possiamo <strong>di</strong>segnare <strong>del</strong>le superfici con la forma propria <strong>del</strong>l'orbitale più o meno estese intornoall’asse <strong>di</strong> simmetria <strong>di</strong> questo, a seconda <strong>di</strong> quale probabilità <strong>di</strong> localizzare l'elettrone all'interno <strong>di</strong>essa vogliamo assegnarle (ad esempio 90 o 95%). In base a quanto abbiamo detto, sono giustificateed equivalenti espressioni <strong>del</strong> tipo: "l'elettrone passa il 95 % <strong>del</strong> proprio tempo all'interno <strong>di</strong> questadeterminata superficie"; oppure, "il 95% <strong>del</strong>la carica elettronica è localizzato all'interno <strong>di</strong> quelladeterminata superficie".16


Forma degli orbitali atomiciAnalizziamo ora separatamente la parte ra<strong>di</strong>ale e la parte angolare <strong>del</strong>le funzione d’onda dei <strong>di</strong>versistati.Funzioni d’onda ra<strong>di</strong>aliLe prime funzioni ra<strong>di</strong>ali R nl (r) sono nell’approssimazione <strong>di</strong> massa <strong>del</strong> nucleo infinita (µ=m)riportate nella seguente tabella.La probabilità per unità <strong>di</strong> lunghezza che un elettrone si trovi a una <strong>di</strong>stanza r dal nucleoin<strong>di</strong>pendentemente dalla <strong>di</strong>rezione è data da D nl (r)=r 2 |R nl (r)| 2 . Infatti:Dnl2π(r)dr =∫dφ∫dθ4πrπ0 02ψ(r,θ,φ)22ππdr =∫dφ∫dθ4π| Y0 0l,m( θ,φ)|2Rnl2r2= Rnl2(r) r2Le funzioni R nl e D nl sono graficate, per i valori più bassi <strong>di</strong> n e l, nella figura seguente:18


Funzioni d’onda angolari:1Le funzioni d’onda angolari sono le armoniche sferiche Y lm(θ,φ)= e imφ Θ l,m(θ); esse2πdeterminano la <strong>di</strong>stribuzione angolare degli elettroni nei vari orbitali che è molto importante nellaformazione dei legami chimici. Le armoniche sferiche sono normalizzate in modo tale che∫|Y lm(θ,φ)| 2 dΩ=∫|Y lm(θ,φ)| 2 sin 2 θdθdφ=1.Le prime armoniche sferiche sono riportate nella tabella seguente.Spesso gli orbitali vengono descritti graficamente me<strong>di</strong>ante plot polari <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>probabilità |Y lm(θ,φ)| 2 =(2π) -1 |Θ l,|m|(θ)| 2 (che non <strong>di</strong>pende dall’angolo ϕ). Tali plot, mostrati nellafigura seguente, si ottengono graficando per ogni <strong>di</strong>rezione θ,φ un punto a una <strong>di</strong>stanza dall’origine|Y(θ,φ)| 2 =(2π) -1 |Θ l,|m|(θ)| 2 .21


Spesso nella <strong>di</strong>scussione dei legami molecolari è conveniente utilizzare un set alternativo <strong>di</strong>autofunzioni <strong>di</strong> L 2 , corrispondenti alla forma reale <strong>del</strong>le armoniche sferiche e che non sonoautovalori <strong>di</strong> L z ma <strong>di</strong> L 2 z . Tali funzioni sono combinazioni lineari <strong>del</strong>le armoniche sferichecorrispondenti a valori opposti <strong>di</strong> m.Y l,cos(θ,φ)=NΘ l,|m|(θ)cos(|m|φ)Y l,sin(θ,φ)=NΘ l,|m|(θ)sin(|m|φ)La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità corrispondente, che <strong>di</strong>pende in questo caso anche dall’angoloazimutale ϕ, si rappresenta in genere graficamente me<strong>di</strong>ante superfici nello spazio 3D ottenutegraficando per ogni <strong>di</strong>rezione θ,φ un punto a una <strong>di</strong>stanza dall’origine |Y(θ,φ)| 2 .23


Dalle precedenti figure si vede che solo gli orbitali s hanno simmetria sferica. Gli orbitali p x , p y , p zcorrispondono invece a una probabilità maggiore <strong>di</strong> trovare l’elettrone lungo ciascuno degli assi<strong>del</strong>le coor<strong>di</strong>nate. Nel caso degli stati d ci sono 5 possibili <strong>di</strong>fferenti funzioni angolari e la<strong>di</strong>stribuzione angolare è più complessa. Per valori maggiori <strong>di</strong> l la situazione <strong>di</strong>venta ancora piu’complicata.Una proprietà importante <strong>del</strong>le armoniche sferiche e’ che ∑lm=−l| Y lm(θ,φ)| 2 ha simmetria sferica.Questo significa che la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> carica una volta me<strong>di</strong>ata su tutti i possibili stati degenericorrispondenti ai <strong>di</strong>fferenti valori <strong>di</strong> m ha simmetria sferica, in accordo con il fatto che il potenzialevisto dagli elettroni ha simmetria sferica. Infatti le energie degli atomi in stati degeneri sonoidentiche e non e’ possibile sperimentalmente separare tali stati senza perturbare il sistema. Launica quantità misurabile e’ la densità <strong>di</strong> probabilità |ψ nl m| 2 me<strong>di</strong>ata su un insieme <strong>di</strong> atomi chestanno nel livello energetico E n e che corrisponde a ∑ − |R nl (r)| 2 ∑ | Y lm(θ,φ)| 2 che ha simmetrial=0m=−lsferica.Questo si evince bene dalla analisi <strong>del</strong>la figura seguente in cui sono riportate le funzioni <strong>di</strong> densità<strong>di</strong> probabilità |R nl (r)| 2 | Y lm(θ,φ)| 2n1l24


Se sommiamo tutti i contributi corrispondenti allo stesso n e l ma <strong>di</strong>verso valore <strong>di</strong> m si ottiene una<strong>di</strong>stribuzione sferica.Per misurare la densità <strong>di</strong> probabilità degli elettroni in un particolare stato a m definito bisognaintrodurre una <strong>di</strong>rezione privilegiata nello spazio ad esempio me<strong>di</strong>ante un campo elettrico emagnetico. In tal modo infatti viene rimossa la degenerazione in m.Un’altra proprietà importante <strong>del</strong>le funzioni Y lm(θ,φ) è che hanno parità (-1) l . Cio’ significa che leautofunzioni idrogenoi<strong>di</strong> con valori <strong>di</strong> l pari sono pari per l’operazione r→-r, mentre quelle convalori <strong>di</strong>spari <strong>di</strong> l sono <strong>di</strong>spari.25


1.1.2 Struttura fine dei livelli energeticiMomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo magnetico <strong>del</strong>l’elettrone nell’atomo idrogenoideGli elettroni possiedono un momento magnetico legato al valore <strong>del</strong> momento angolare:e µBµ L = − L = − L2m hdove µ B=eh = 9.27×10 -24 Joule/Tesla e’ il magnetone <strong>di</strong> Bohr.2mL’espressione per il momento magnetico µ L puo’ essere spiegata classicamente considerando ilmoto a velocità costante v <strong>di</strong> una particella <strong>di</strong> carica –e in un orbita circolare <strong>di</strong> raggio r intorno alnucleo, secondo lo schema mostrato nella seguente figura.In tale approssimazione |µ| =iA con i=ev/2πr e A=πr 2 . Sostituendo si ottiene |µ|=evr/2.Poiche’ il momento angolare è L=mvr, si ha |µ|=eL/2m. Tenendo conto <strong>del</strong> verso <strong>del</strong>la corrente e<strong>del</strong>la <strong>di</strong>rezione dei vettori si ottiene l’equazione vettoriale precedente.Gli elettroni possiedono oltre a un momento angolare orbitale un momento angolare intrinseco: lospin. Si è <strong>di</strong>mostrato sperimentalmente me<strong>di</strong>ante l’esperimento <strong>di</strong> Stern-Gerlak e in seguito spiegatoteoricamente nell’ambito <strong>del</strong>la teoria relativistica che gli elettroni possiedono anche un momentomagnetico intrinsecoe 2µBµ S = − S = − Sm hIl momento magnetico totale risulta quin<strong>di</strong>:µBµ=µ L +µ S = − ( L + 2S)h26


Effetti relativisticia) Interazione spin-orbitaL’origine <strong>del</strong>l’interazione spin-orbita stà nell’interazione tra il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo magnetico <strong>di</strong>spin <strong>del</strong>l’elettrone e il campo magnetico interno <strong>di</strong> un atomo ad un elettrone che <strong>di</strong>pende a sua voltadal momento orbitale <strong>del</strong>l’elettrone.Per valutare il campo magnetico interno sentito dall’elettrone è conveniente porsi nel sistema <strong>di</strong>riferimento <strong>del</strong>l’elettrone. In tale sistema <strong>di</strong> riferimento il nucleo <strong>di</strong> carica Ze è in moto ed è quin<strong>di</strong>presente una corrente che genera un campo magnetico.Se il moto relativo <strong>del</strong> protone rispetto all’elettrone fosse rettilineo il campo magnetico vistodall’elettrone sarebbe1B = − v × E2cdove il campo elettrico E è dato daF 1 dVE =r− e = er dr1B = −2c1v × E = −2c1 dVer dr1v × r =2mc e1 dVr drPoiché l’elettrone ha un momento magnetico intrinsecoeµ S = − SmL1 1 dVH so =-µ S ⋅B= L ⋅S2 2m c r drIn realtà il moto <strong>del</strong>l’elettrone non è rettilineo uniforme. Tenendo conto <strong>di</strong> ciò si ottiene uncontributo più piccolo <strong>di</strong> un fattore 2 (effetto noto come precessione <strong>di</strong> Thomas)Si ottiene cioè:1H SO =22m c21 dVL ⋅ Sr drTale termine <strong>di</strong> interazione è molto piccolo e introduce correzioni all’energia <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne∆E/E n =(Zα) 2 /n∼Z 2 10 -4 . Può quin<strong>di</strong> essere trattato nell’ambito <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>le perturbazionidegeneri.Consideriamo cioè il sottospazio, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 2n 2 , <strong>del</strong>le ψ(q)=χ ms ψ nlm (r)=χ ms R nl (r )Y lm (θ,φ)Zcorrispondente a ciascun livello energetico E n = −R <strong>del</strong>l’Hamiltoniana imperturbata2n2 2p ZeH 0 = −2m 4πεr0Osserviamo che H SO commuta con L 2 ma non commuta con L z e S z . Cio’ significa che taleperturbazione mescola stati con <strong>di</strong>versi valori <strong>di</strong> m e m s . Le funzioni d’onda da utilizzare percalcolare la correzione <strong>del</strong>l’energia sono quin<strong>di</strong> quelle che <strong>di</strong>agonalizzano, nel sottospaziodegenere, H SO .227


Introduciamo l’operatore momento angolare totale J= L+S.J 2 = L 2 +S 2 +2L⋅S da cui ricaviamoL⋅S= 21 [J 2 -L 2 -S 2 ]Si vede allora che H SO = 21 ξ(r) [J 2 -L 2 -S 2 ] è <strong>di</strong>agonale nel sottospazio degenere se utilizzo comeautofunzioni le autofunzioni <strong>di</strong>L 2 ,S 2 , J 2 , J zTali autofunzioni sono le combinazioni lineari degli autostati χ ms ψ nlm(r) (nel sottospazio degenerequin<strong>di</strong> a n fissato) i cui coefficienti sono i coefficienti <strong>di</strong> Clebsh-Gordan dove s=½ -l≤m≤.l; m s =±½Ψ nljmj=∑ m,msχ ms ψ nlm(r)Per le regole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione dei momenti angolarij= l ± ½ se l≠0 che si riduce a j= ½ se l=0;-j≤m j ≤.j assume 2j+1 valori.Introducendo i corretti valori dei coefficienti <strong>di</strong> Clebsch-Gordan, avremo allora che⎡⎢Ψ n,l,j=l+1/2,mj =R nl (r) ⎢⎢⎢⎣⎡⎢Ψ n,l,j=l-1/2,mj =R nl (r) ⎢−⎢⎢⎣l + mj+2l+ 1l − mj12+2l+ 1Y121l,mj−2Yχ1l,mj−2+χ+++l − mj+2l+ 1l + mj12+2l+ 1Y121l,mj+2Yl,mj+⎤⎥χ−⎥⎥⎥⎦⎤⎥1 χ−⎥⎥2⎥⎦La correzione all’energia la possiamo calcolare come2h∆E SO ==2[j(j+1)- l (l+1)-s(s+1)]doveξ(r)=2m12c21 dVr dr=2m12c22Ze4πε0r13Ze(nel calcolo abbiamo utilizzato V= - )4πεrPoiché2028


= 33 3 1a 0 n l(l + )( l + 12)3Si ricava:⎡ 1 2 4 ⎤2 23λ nl =h 2 ⎢ mc (Zα)h Ze Z⎥==22 2⎢⎥2mc 4πε03 3 1+ + ⎢ 3 1a n ( )( 1) n ( + )( + 1) ⎥0 l l l l l l2⎣ 2⎦⎡⎤1 1∆E SO = λ nl[j(j+1)-2 4⎢ j( j + 1) − l(l + 1) − s(s + 1) ⎥l (l+1)-s(s+1)]= mc (Zα)⎢⎥24 ⎢ 3 1n l(l + )( l + 1) ⎥⎣2⎦se sostituiamo s=1/2 e i possibili valori <strong>di</strong> j= l± ½ otteniamo⎡⎤1 2 4⎢ 1 ⎥∆E SO = mc (Zα)⎢⎥ se j= l + ½4 ⎢ 3 1n ( l + )( l + 1) ⎥⎣ 2⎦⎡ ⎤1 2 4⎢ 1 ⎥∆E SO =- mc (Zα)⎢ ⎥ se j= l - ½4 ⎢ 3 1n l(l + ) ⎥⎣ 2⎦∆E SO =0 se l=029


) Altri effetti relativisticiIn una teoria esatta, relativistica, il moto <strong>del</strong>l’elettrone si deriva dall’equazione <strong>di</strong> Dirac. Se sisviluppa tale teoria e ci si ferma al primo or<strong>di</strong>ne in v 2 /c 2 si ottiene una Hamiltoniana:H=H 0 +H’4p 1 1 dV πhZeCon H’= H 1 ’+H 2 ’+H 3 ’= − +L ⋅ S +δ(r)3 2 2 28m c 2m c r dr2 22m c 4πε• Il primo termine è il termine <strong>di</strong> correzione <strong>del</strong>l’energia cinetica <strong>del</strong>l’elettrone• Il secondo termine e’ l’accoppiamento spin-orbita che abbiamo visto• Il terzo termine è detto termine <strong>di</strong> Darwin e agisce solo su stati l=0 in cui la funzione d’onda è≠0 nell’origine.220I tre termini <strong>del</strong>l’Hamiltoniana H’ sono <strong>del</strong>lo stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza ∆E/E n =(Zα) 2 /n∼Z 2 10 -4 . Percalcolare la correzione relativistica totale ai livelli energetici, devono quin<strong>di</strong> essere trattaticontemporaneamente.Possiamo osservare che il termine <strong>di</strong> correzione <strong>del</strong>l’energia cinetica ed il termine termine <strong>di</strong>Darwin sono <strong>di</strong>agonali nel sottospazio degenere (in<strong>di</strong>viduato da tutti gli autostati con lo stessovalore <strong>di</strong> n) sia utilizzando come nel set <strong>di</strong> base le autofunzioni ψ(q)=χ ms ψ nlm (r), sia quelleψ nljmj=∑ m,msχ ms ψ nlm(r ), autofunzioni <strong>di</strong> L 2 ,S 2 , J 2 , J z .Poiché viceversa il termine spin-orbita è <strong>di</strong>agonale solo qualora si utilizzino come base le ψ nljmj lacorrezione al primo or<strong>di</strong>ne dovrà essere calcolata utilizzando queste ultime.Si ottiene:∆E==∆E 1 +∆E 2 +∆E 3 =∆E n,j∆E n,j =-12mc2(Zα)n44⎡⎢ n⎢⎢1j +⎣ 2⎤3⎥− ⎥4⎥⎦= −12mc2(Zα)n22(Zα)n22⎡⎢ n⎢⎢1j +⎣ 2⎤3⎥− ⎥4⎥⎦= − | En(Zα)|2n2⎡⎢ n⎢⎢1j +⎣ 2⎤3⎥− ⎥4⎥⎦dove l=0, 1,…..n-1j=l±½→ j=1/2, 3/2,……, n-1/2 assume n valoriSi vede quin<strong>di</strong> che per un effetto <strong>di</strong> compensazione la correzione <strong>di</strong>pende solo dal valore <strong>di</strong> j.Il livello si separa quin<strong>di</strong> in n livelli a j definito. A parità <strong>di</strong> n e j gli stati con <strong>di</strong>verso valore <strong>di</strong> lsono ancora degeneri.Ve<strong>di</strong>amo ad esempio come contribuiscono i vari termini nel caso <strong>del</strong> livello n=2 <strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong>idrogeno30


Osserviamo che:• ∆E n,j


Effetto <strong>di</strong> un campo magnetico uniformeVe<strong>di</strong>amo come si mo<strong>di</strong>ficano i livelli energetici in presenza <strong>di</strong> un campo magnetico uniforme.L’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione con il campo magnetico esterno e’H B =- µ⋅BµBPoiché µ=µ L +µ S = − ( L + 2S), hµBH B = ( L + 2S)⋅ BhIl campo magnetico in<strong>di</strong>vidua una <strong>di</strong>rezione privilegiata nello spazio che conviene prendere comeasse z. Risulta quin<strong>di</strong>:µBH B = ( Lz+ 2Sz)BzhIn presenza <strong>di</strong> campo magnetico tale termine deve essere aggiunto all’Hamiltoniana idrogenoide.Supponiamo che l’effetto <strong>del</strong> campo magnetico sia molto maggiore degli effetti relativistici e chequin<strong>di</strong> questi ultimi possano essere trascurati (approssimazione <strong>di</strong> campo forte).Poiché [H B ,L 2 ]=0; [H B ,L z ]=0[H B ,S z ]=0, le autofunzioni idrogenoi<strong>di</strong> χ ms ψ nlm(r) saranno ancora lecorrette autofunzioni anche in presenza <strong>di</strong> campo magnetico.Gli autovalori <strong>di</strong> energia <strong>di</strong>venteranno:E=E n + µ B B(m+2m s ).Si vede allora che la presenza <strong>del</strong> campo magnetico uniforme rimuove la degenerazione in m e m sdei livelli. Ciò è dovuto al fatto che la simmetria <strong>del</strong> sistema e’ più bassa in quanto il campomagnetico ha introdotto una <strong>di</strong>rezione privilegiata nello spazio.Se esprimiamo l’energia in eV, µ B =5.77 ×10 -5 eV/Tesla;se esprimiamo l’energia in cm -1 , µ B =0.466 cm -1 /Tesla.Con un campo B <strong>di</strong> 1 Tesla si ha quin<strong>di</strong> µ B B/E n ∼10 -5Come esempio mostriamo come si mo<strong>di</strong>fica il livello n=2. La degenerazione <strong>del</strong> livello è 2n 2 =8.Gli otto stati si <strong>di</strong>spongono secondo lo schema mostrato nella figura seguente:32


1.2 Spettri atomiciFra i piu' importanti risultati <strong>del</strong>la teoria quantistica <strong>del</strong>la materia va sicuramente annotato ilriconoscimento che tutti gli atomi e le molecole possono trovarsi soltanto in stati aventi valorideterminati e caratteristici <strong>del</strong>l'energia. Questo implica che tali sistemi possono scambiare con ilcampo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica quantità <strong>di</strong>screte <strong>di</strong> energia. Il tema centrale <strong>del</strong>laspettroscopia e' proprio lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>le transizioni fra due stati <strong>di</strong> energia <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>atomi o molecole in presenza <strong>di</strong> campo elettromagnetico.La ra<strong>di</strong>azione elettromagneticaPer capire l’interazione <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica con la materia bisogna ricordarsi che talera<strong>di</strong>azione ha un comportamento duale:sia ondulatorio (per esempio è soggetta a fenomeni <strong>di</strong>interferenza, <strong>di</strong>ffrazione …) che corpuscolare (effetto fotoelettrico, effetto compton….).Classicamente la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica è costituita da un campo elettrico e un campomagnetico che sod<strong>di</strong>sfano alle equazioni <strong>di</strong> Maxwell. Nel vuoto tali campi sono soluzione<strong>del</strong>l’equazione alle onde. Sono quin<strong>di</strong> campi oscillanti che si propagano nello spazio, <strong>del</strong> tipo: .rrrr r r r r rri( k ⋅−ωt)−i(k⋅−ωt)E(, t)= 2Eo cos( k ⋅−ωt)= E o(e + e )rrrr r r r r rri(k⋅−ωt)−i(k⋅−ωt)B(r, t) = 2B cos(k ⋅− ωt)= B (e + e )oocaratterizzati da una pulsazione ω=2πν e da un numero d’onda k=2π/λ =2πν/c=ω/c (c velocità <strong>del</strong>laluce). I campi E e B sono campi traversi ossia, se il vettore <strong>di</strong> propagazione k è <strong>di</strong>retto lungo l’assex, i campi elettrici e magnetici saranno <strong>di</strong>retti rispettivamente lungo l’asse y e z come mostrato nellaseguente figura:Il campo elettromagnetico può anche essere descritto in termini <strong>di</strong> un potenziale vettore A e <strong>di</strong> unpotenziale scalare φ legati al campo elettrico e magnetico dalle relazioni:∂E = − A − ∇Φ∂t .B = ∇ × AIl potenziale vettore e scalare non sono univocamente determinati dalle equazioni <strong>di</strong> Maxwell.Possono quin<strong>di</strong> essere scelti in modo da sod<strong>di</strong>sfare ad una ulteriore con<strong>di</strong>zione, oltre a quelleimposte dalle equazioni <strong>di</strong> Maxwell (scelta <strong>del</strong>la gauge).Nel vuoto è conveniente imporre la gauge <strong>di</strong> Coulomb in cui si fissa:Φ = 0∇ ⋅ A = 0In tal caso il campo elettromagnetico viene descritto attraverso il potenziale vettore A(r, t).33


che sod<strong>di</strong>sfa l’equazione d’onda e, nella gauge <strong>di</strong> Coulomb, la relazione ∇⋅A=0.Nel caso <strong>di</strong> un’onda monocromatica <strong>di</strong> frequenza ω si ha:A(ω,r,t)=A(ω)ε ei( k⋅r−ωt)+c.c. con ε⊥k, ω=kcAbbiamo detto che la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica ha però anche un comportamento corpuscolaremeglio descritto con un approccio quantistico. In tale approccio la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica ècostituita da un insieme <strong>di</strong> pacchetti <strong>di</strong> energia detti fotoni che si muovono alla velocità <strong>del</strong>la luce.L’energia trasportata da ciascun fotone <strong>di</strong>pende dalla frequenza ν <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>azione secondo larelazione <strong>di</strong> Planck:E=hνL’energia associata ad un fascio <strong>di</strong> N fotoni (N è legato all’intensità <strong>del</strong> fascio) <strong>di</strong> frequenza ν non èuna grandezza continua ma <strong>di</strong>screta pari ad Nhν cioè a un multiplo intero <strong>del</strong>la quantità hν.La ra<strong>di</strong>azione monocromatica è costituita da onde o fotoni <strong>di</strong> una sola frequenza. Se sono presentipiù frequenza la ra<strong>di</strong>azione è detta policromatica.Lo spettro elettromagneticoLo spettro elettromagnetico è l’insieme <strong>del</strong>le ra<strong>di</strong>azioni caratterizzate da tutte le possibili lunghezzed’onda. Tale spettro elettromagnetico è un insieme continuo senza limiti inferiore e superiore eviene convenzionalmente <strong>di</strong>viso in regioni spettrali come mostrato nella figura seguente1.4.1 La spettroscopiaIn un esperimento <strong>di</strong> spettroscopia si analizza la ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica assorbita o emessa daun determinato campione. Lo spettro è infatti un <strong>di</strong>agramma che riporta l’intensità <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>azionein funzione <strong>del</strong>la sua lunghezza d’onda o frequenza. Per far questo è necessario uno spettroscopiocioè uno strumento capace <strong>di</strong> separare e analizzare la ra<strong>di</strong>azione nelle lunghezze d’onda che lacompongono. Nel caso più semplice tale spettroscopio è costituito da una fen<strong>di</strong>tura attraverso laquale entra la ra<strong>di</strong>azione e. m., un elemento <strong>di</strong>sperdente (prisma) e un rivelatore (lastra fotografica oaltro).34


Gli spettri possono essere <strong>di</strong> assorbimento o <strong>di</strong> emissione. Nei due casi si utilizzano geometrie<strong>di</strong>fferenti, come mostrato nel seguente schema:Spettro <strong>di</strong> emissioneSpettro <strong>di</strong> assorbimentoSpettro continuo <strong>del</strong>la sorgentePer effettuare uno spettro <strong>di</strong> assorbimento si pone il gas <strong>di</strong> atomi tra la sorgente e lo spettrometro.Lo spettro è costituito da righe oscure su uno spettro continuo (per esempio generato da unalampada incandescente) dovute al fatto che alcuni fotoni <strong>del</strong> fascio incidente vengono assorbitidagli atomi per transire da uno stato elettronico all’altro. Lo schema <strong>del</strong> processo è mostrato nellafigura seguente:hνεεcon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Bohrε L -ε U = hν35


Per effettuare uno spettro <strong>di</strong> emissione il campione non è posto lungo la linea che collega lasorgente allo spettrometro. Infatti la sorgente viene utilizzata solo come “pompa” per portare glielettroni in stati eccitati. Lo spettro <strong>di</strong> emissione (raccolto in una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>versa perché lasorgente non ne limiti la visibilità) è costituito da righe luminose su un fondo oscuro dovute al fattoche dei fotoni vengono emessi per effetto <strong>del</strong>le transizioni <strong>di</strong> atomi da stati elettronici eccitati a statielettronici a energia più bassa. Lo schema <strong>del</strong> processo è mostrato nella figura seguente:ε Uhνε LLa lunghezza d’onda (o frequenza ) <strong>del</strong>le varie righe sono caratteristiche per ogni atomo o molecolamentre la loro intensità è legata alla concentrazione dei <strong>di</strong>versi atomi nel campione in esame.Dallo spettro si possono quin<strong>di</strong> identificare gli elementi, ottenere informazioni sui loro livellienergetici e sulla loro struttura ed eseguire eventualmente anche un'analisi quantitativa sullacomposizione <strong>del</strong> campione.Nella figura seguente riportiamo ad esempio lo spettro <strong>di</strong> emissione e assorbimento <strong>del</strong> so<strong>di</strong>o,facilmente identificabile per la presenza <strong>di</strong> due righe vicine nella regione spettrale <strong>del</strong> giallo.Nella successiva figura mostriamo invece lo spettro <strong>del</strong> sole in cui si possono osservare <strong>del</strong>le righeoscure sovrapposte a uno spettro continuo.36


Lo spettro continuo è dovuto all’emissione tipo “corpo nero” <strong>del</strong> corpo incandescente <strong>del</strong>la stella lacui superficie sta ad una temperatura molto grande (6000°K ). Dalla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> intensità si puòricavare la temperatura <strong>del</strong>la superficie solare emettente.Le righe oscure sono invece dovute all’assorbimento <strong>di</strong> alcune lunghezze d’onda <strong>di</strong> tale spettro daparte degli atomi presenti nell’atmosfera solare più fredda. Dall’analisi <strong>di</strong> tali righe si può risalirealla composizione <strong>di</strong> tale atmosfera.Potere risolutivo <strong>del</strong>lo strumentoSe le righe <strong>di</strong> uno spettro sono molto vicine, potranno essere risolte solo con uno spettrometromolto raffinato ossia con un potere risolutivo elevato.Il potere risolutivo è definito come:37


R =E∆ Edove E è l’energia me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le righe da risolvere (ossia l’energia a cui sta operando lo spettrometro)e ∆E la separazione minima tra le righe che lo strumento riesce a risolvere.Se il potere risolutivo non è adeguato righe vicine potranno apparire come una unica riga nellospettro.38


1.4.2Origine degli spettri atomici: Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione ra<strong>di</strong>azione-atomoPer spiegare gli spettri atomici usiamo un approccio semiclassico: descriviamo l’atomoquantisticamente e la ra<strong>di</strong>azione classicamente.L’Hamiltoniana per l’atomo in campo elettromagnetico si ottiene sostituendo nell’Hamiltonianaatomica l’impulso <strong>di</strong> ciascun elettrone:p i → p i +eA(r i ,t)Consideriamo il caso <strong>di</strong> un atomo con un singolo elettrone cioè una Hamiltoniana idrogenoide:22ZeH = p −2m4πε0r iDobbiamo effettuare la sostituzione:p 2 → p 2 +ep⋅A+eA⋅p+e 2 A 2Poiche’ nella gauge <strong>di</strong> Coulomb ∇⋅A=0si ha che:∇⋅Aψ=(∇⋅A)ψ+ A ⋅∇ ψ= A ⋅∇ ψ e quin<strong>di</strong> ep⋅A=eA⋅pL’equazione precedente si riduce ap 2 = p 2 +2e A⋅p +e 2 A 2Se sostituiamo tale espressione nell’Hamiltoniana atomica otteniamo:H=2p Ze+2m 4πε20+rem2eA ⋅ p + A2m2All’or<strong>di</strong>ne più basso in A, l’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione con il campo elettromagnetico è quin<strong>di</strong>:H’=eA ⋅ pmSostituendo l’espressione <strong>di</strong> A si ottiene:H’=e i( k⋅r−ωt)(A( ω)εem+ c.c) ⋅ pAbbiamo quin<strong>di</strong> una Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione <strong>di</strong>pendente dal tempo in forma oscillatoriaH’(r,t)= V(r)e -iωt + V*(r)e iωtdoveV(r)=emA(ω ) eik⋅ r)ε ⋅p39


1.4.3 Processi e assorbimento e emissione stimolataUna volta in<strong>di</strong>viduata l’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione con il campo e.m. possiamo calcolare laprobabilità <strong>di</strong> transizione per unità <strong>di</strong> tempo tra uno stato iniziale ψ a e uno stato finale ψ a legata atale Hamiltoniana perturbativa. Applichiamo i risultati <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>le perturbazioni <strong>di</strong>pendentidal tempo. Se la perturbazione è oscillante nel tempo, nel limite <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> t, si ottiene che laprobabilità <strong>di</strong> transizione per unità <strong>di</strong> tempo è:2 πW ba = [|Vba | 2 δ(E b-E a -hω)+|V * ba | 2 δ(E b-E a +hω)]hIl significato fisico dei due termini è chiaro:Il primo termine corrisponde a transizioni verso stati con energia E b maggiore <strong>di</strong> quella <strong>del</strong>lo statoiniziale E a e descrive quin<strong>di</strong> processi <strong>di</strong> assorbimento da parte <strong>del</strong> sistema, mentre il secondotermine corrisponde a transizioni verso stati con energia E b minore <strong>di</strong> quella <strong>del</strong>lo stato iniziale E a edescrive quin<strong>di</strong> processi <strong>di</strong> emissione stimolata da parte <strong>del</strong> sistema. Possiamo quin<strong>di</strong> separare i duecontributi:• E b >E a : Probabilità <strong>di</strong> assorbimentoε bIn tale processo in cui E b >E a il sistema assorbe una energia hω da V e finisce in uno stato eccitato.2 πW ass ba = |Vba | 2 δ(E b-E a -hω)hε aE’ importante osservare che perché la transizione possa avvenire la pulsazione ω <strong>del</strong>laperturbazione deve essere sintonizzata al salto energetico tra i livelli energetici:ω= (E b-E a )/ h.• Eb


In tale processo in cui E b


Regola d’oro <strong>di</strong> Fermi è principio <strong>del</strong> bilancio dettagliatoL’espressione2 πW ba = |Vba | 2 δ( (E b -E a )-hω)hè un esempio <strong>di</strong> regola d’oro <strong>di</strong> Fermi, secondo la quale la probabilità <strong>di</strong> transizione per unità <strong>di</strong>tempo è proporzionale al modulo quadro <strong>del</strong>l’elemento <strong>di</strong> matrice <strong>del</strong>l’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazionetra stato iniziale e stato finale.A volte invece <strong>di</strong> considerare transizioni verso un particolare stato ψ b è necessario consideraretransizioni verso un gruppo <strong>di</strong> stati la cui energia è in un intervallo dE intorno a E b .La probabilità totale <strong>di</strong> transizione per unità tempo e <strong>di</strong> energia verso tale gruppo si otterràsommando le probabilità <strong>di</strong> transizione verso i vari stati <strong>del</strong> gruppo. Se denotiamo con ρ(E b ) ladensità <strong>di</strong> stati all’energia E b l’espressione precedente <strong>di</strong>venta:2 πW ba = |Vba | 2 ρ(E b )| δ( (E b -E a )-hω)hConsideriamo ora due particolari livelli a e b in cui ad esempio Eb>Ea caratterizzati da una densitàdegli stati ρ(E b ), ρ(E a ) e consideriamo la velocità <strong>di</strong> assorbimento e <strong>di</strong> emissione indotta tra questidue livelli come schematizzato nella figura:ε bε bW baassW abemε aε aAvremoW ass 2 πba (t) = |Vba | 2 ρ(E b )| δ( (E b -E a )-hω) (il livello energetico finale è E b )hW em 2 πab = |Vab | 2 ρ(E a )δ( hω -(E b -E a )) (il livello energetico finale è E a )hDato che |V ba | 2=|V ab | 2 si ha che:Wρ(Eassbab)W=ρ(Eemaba)Tale relazione esprime la simmetria tra emissione e assorbimento ed è nota come principio <strong>del</strong>bilancio dettagliato.42


1.4.4 Assorbimento, Emissione stimolata e Emissione spontanea <strong>di</strong> fotoni negliatomi idrogenoi<strong>di</strong>Consideriamo ora la probabilità <strong>di</strong> transizione per unità <strong>di</strong> tempo tra uno stato iniziale ψ a ad unostato finale ψ b indotta dalla ra<strong>di</strong>azione e.m. su un atomo idrogenoideIn tal caso la parte <strong>di</strong>pendente dalla variabile spaziale <strong>del</strong>l’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione è:eik⋅rV em (r)= A(ω) e ε ⋅ pmSe E b >E a possiamo determinare la probabilità <strong>di</strong> assorbimento per unità <strong>di</strong> tempo, che vale:W ass 2π⎛ba = ⎜h ⎝em⎞A( ω)⎟⎠2|| 2 δ(E b -E a -hω)Se E b


Si ricava infatti che:• il potenziale vettore che descrive l’assorbimento <strong>di</strong> un singolo fotone da uno stato iniziale a N1/ 2⎡ N(ω)h ⎤ i( k⋅r−ωt)fotoni ha la forma: A 1 =ε ⎢ ⎥ e⎣2Vε0ω⎦• il potenziale vettore che descrive la creazione (l’emissione)<strong>di</strong> un singolo fotone che va aggiuntoa uno stato iniziale a N fotoni ha la forma: A 2 =εSi ha allora2W ass ⎛ e ⎞ N( ω)ba = 2 π⎜⎟ |M ba | 2 δ( E b -E a - hω); E b >E a⎝ m ⎠ 2Vεω20W em ⎛ e ⎞ (N( ω)+ 1)ba = 2 π⎜⎟| M ba | 2 δ(hω-( E a -E b )); E b


Nell’emissione stimolata il processo è innescato da un fotone esterno. Il fotone emesso è in tutto eper tutto identico al fotone stimolante; ha la sua stessa energia, la stessa polarizzazione, la stessafase e la stessa <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> propagazione.Quando man<strong>di</strong>amo su un gas <strong>di</strong> atomi ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica <strong>di</strong> frequenza tale che hν=E n -E 0 èpari alla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> energia tra lo stato fondamentale <strong>del</strong>l’atomo e uno stato eccitato, alcuni fotoniscompariranno per effetto <strong>del</strong>l’assorbimento mentre altri fotoni totalmente identici verrannogenerati per effetto <strong>del</strong>la emissione stimolata. Le probabilità dei due processi per un singolo atomoche nel processo <strong>di</strong> assorbimento sta inizialmente nello stato fondamentale e che nel processo <strong>di</strong>emissione sta inizialmente nello stato eccitato, sono identiche. Viceversa la probabilità che inviandora<strong>di</strong>azione elettromagnetica su un gas <strong>di</strong> atomi in equilibrio termico si abbia assorbimento oemissione stimolata è molto <strong>di</strong>fferente perché l’occupazione dei livelli è molto <strong>di</strong>fferente.Se il gas sta all’equilibrio termico il rapporto tra il numero <strong>di</strong> atomi nello stato fondamentale e nello(.En−E0)−KTNnstato eccitato n-esimo è regolato dalla statistica <strong>di</strong> Boltzman = e .N0Quin<strong>di</strong> all’equilibrio termico l’effetto netto sarà l’assorbimento dei fotoni.Il processo <strong>del</strong>l’emissione stimolata è alla base <strong>del</strong> funzionamento dei laser. Ricor<strong>di</strong>amo che la lucelaser è estremamente monocromatica, coerente e fortemente <strong>di</strong>rezionale. In sostanza tutti i fotoniche vengono generati devono essere identici.L’emissione <strong>di</strong> luce laser (a partire da un certo numero <strong>di</strong> fotoni iniziali) si ottiene se il processo <strong>di</strong>emissione stimolata prevale sull’assorbimento. Ciò avviene quando si determina una inversione <strong>di</strong>popolazione tra i due livelli come mostrato in figura.45


L’emissione spontanea non è invece innescata da alcun fotone. Le caratteristiche dei fotoni emessi<strong>di</strong>pendono solo da quelle degli stati coinvolti nella transizione. Tale processo è responsabile <strong>del</strong>fatto che gli stati eccitati <strong>del</strong>l’atomo abbiano un tempo <strong>di</strong> vita finito. Tale tempo sarà tanto minorequanto più è probabile la transizione verso gli stati a energia più bassa.46


Regole <strong>di</strong> selezione per atomi idrogenoi<strong>di</strong>Abbiamo visto che la probabilità <strong>di</strong> transizione e’ proporzionale al modulo quadro <strong>del</strong>l’elemento <strong>di</strong>matrice V ba =. Quando tale elemento <strong>di</strong> matrice e’ nullo la transizione non è permessa.Nel caso <strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong> idrogeno V ba ∝=M ba .Nell’atomo k⋅r


d 3 r intorno al punto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate r, θ e ϕ, <strong>di</strong>pende solo dalla<strong>di</strong>stanza ra<strong>di</strong>ale e non dagli angoli θ e ϕ. Applicando allo statol’operatore r z si ottiene:r0r ψ () rR ( r)cosθz a=10Y 0che, chiaramente, non è più uno stato in<strong>di</strong>pendente dai valori <strong>di</strong> θ e <strong>di</strong> ϕ, ma ha una <strong>di</strong>pendenza da θ0e ϕ uguale a quella <strong>del</strong>la funzione sferica Y 1 ; si può quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che r z “opera” la trasformazione <strong>di</strong>uno stato s in uno stato p avente m l =0. In modo analogo si può calcolare come opererebbe su unostato con un l qualunque, ad esempio l=1:r02⎡⎛3 2 1 ⎞ 1⎤rzψn,1,0() = rRn1(r)Y1cosθ= CrRn1(r)cos θ = C'rRn1(r)⎢⎜cos θ − ⎟ +2 2 2⎥⎣⎝⎠ ⎦= C''rRn1(r)0 0( C Y + C Y )2200Come si vede, r z trasforma lo stato con l=1 in una sovrapposizione <strong>di</strong> stati con l=2 oppure l=0, masempre con m l =0.In generale, l’operatore r z opera quin<strong>di</strong> una trasformazione che cambia <strong>di</strong> una unità il numeroquantico l <strong>di</strong> momento angolare orbitale mentre lascia invariato il numero quantico m l , quin<strong>di</strong> ilcorrispondente elemento <strong>di</strong> matrice:∞1 2πr r3ml*ml'< ψ (r) | r | ψ (r) >= R (r) R (r)r dr Y cos θ Y d cos θ dϕbzasarà <strong>di</strong>verso da zero solo se valgono le regole:∫0nln'l'∫ ∫−10∆l = ± 1 ; ∆m l = 0(abbiamo in<strong>di</strong>cato con n, l, m l i numeri quantici <strong>del</strong>lo stato a ed n’, l’, m l’ i numeri quantici <strong>del</strong>lostato b)Tali regole sono quin<strong>di</strong> “regole <strong>di</strong> selezione” <strong>del</strong>la transizione indotta da r z . Non c’è invece nessunaregola <strong>di</strong> selezione particolare che riguar<strong>di</strong> il numero quantico n; tuttavia il valore <strong>del</strong>l’integralesulla variabile r può essere più o meno grande a seconda <strong>del</strong>le funzioni R nl coinvolte e, <strong>di</strong>conseguenza, la transizione può essere più o meno probabile e la relativa riga spettrale più o menointensa.In modo analogo si calcola come operano gli operatori r x o r y . Applicando, ad esempio, r x allo stato1s, si ottengono gli stati p con m l = ±1:l0 iϕ−iϕ1r ψ (r ) = rR ( r)Y senθ(e + e ) = CrR ( r)(Y + Yx1100In generale applicando r x o r y allo stato con l e m l qualunque, si ottiene una sovrapposizione <strong>di</strong> staticon l e m l variati <strong>di</strong> una unità in più o in meno.r rGli elementi <strong>di</strong> matrice < ψ r) | r | ψ (r)>seguenti regole:∆l = ± 1 ; ∆m l = ±1b(x,y al'101−11saranno quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi da zero se valgono le)48


Nessuno dei tre operatori r x , r y , r z può invece indurre variazioni nel valore <strong>di</strong> m s , perché nessunocontiene operatori che possano operare sugli spinori, quin<strong>di</strong> m s si conserva nella transizione.Riassumendo, le regole <strong>di</strong> selezione sono:∆l = ± 1∆m l = 0, ± 1∆m s = 0In una rappresentazione in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Grotrian, quale quella mostrata nella figuraseguente, le transizioni sono quin<strong>di</strong> sempre rappresentate da “frecce” che si spostano lateralmenteverso destra o verso sinistra <strong>di</strong> una unità <strong>di</strong> momento angolare l:Possiamo osservare che gli atomi che arrivano nel livello 2s non possono transire verso lo statofondamentale. Il tempo <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> tale stato (in approssimazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo) sarebbe quin<strong>di</strong> infinito.In realtà la transizione 2s 1s può avvenire a un or<strong>di</strong>ne più alto <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>le perturbazioni(emissione <strong>di</strong> 2 fotoni) per cui il tempo <strong>di</strong> vita non è infinito ma è comunque molto più alto (1/7 s)dei tempi <strong>di</strong> vita degli stati eccitati che possono transire verso stati a energia più bassa inapprossimazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo (∼10 -8 s). Lo stato 2s viene pertanto definito “metastabile”49


Poiché i livelli energetici sono degeneri in l e in m l alle transizioni tra stati con lo stesso n e n’ ma<strong>di</strong>versi valori <strong>di</strong> l m l e l’ m l’ corrisponde la stessa riga spettrale, ossia la stessa energia <strong>di</strong>transizione.Lo spettro <strong>del</strong>l’idrogenoPoiché le energia degli stati legati legati <strong>del</strong>l’idrogeno sono <strong>di</strong>screte, lo spettro che coinvolgetransizioni tra tali stati sarà costituito da righe.Ve<strong>di</strong>amo quali sono le energie che vengono assorbite o emesse dall’idrogeno.Per la conservazione <strong>del</strong>l’energia si ha:hω=E b -E a1Poiché En= −R2n⎛ ⎞hω=En 2-En 1= ⎜1 1R ⎟−2 2con n 2 >n 1.⎝ n1 n2 ⎠Come mostrato nella figura seguente possiamo in<strong>di</strong>viduare <strong>di</strong>verse serie <strong>di</strong> righecadono in intervalli spettrali <strong>di</strong>fferenti:spettrali che50


• Serie <strong>di</strong> Lyman n 1 = 1 n 2 =2,3,4……..⎛ ⎞2hω=En 2-En 1= ⎜ 1RZ 1 − ⎟2 ⎟⎝ n 2 ⎠• Serie <strong>di</strong> Balmer n 1 = 2 n 2 =3,4,5……..⎛ ⎞2hω=En 2-En 1= ⎜1 1RZ − ⎟⎜ 2⎝4 n 2 ⎠Le righe spettrali <strong>del</strong>la seria <strong>di</strong> Balmer cadono nel visibile.Nelle figure seguenti riportiamo uno spettro <strong>di</strong> assorbimento e <strong>di</strong> emissione nel range spettrale <strong>del</strong>visibile in cui si osservano alcune righe <strong>di</strong> tale serie:La presenza <strong>di</strong> una riga nel rosso spiega perché nelle osservazioni astronomiche alcune nebulose(nube interstellare <strong>di</strong> gas e polveri), appaiono rosse come si può osservare nella figura seguente:51


Infatti l'intensità <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>azione ultravioletta emessa da alcune stelle particolarmente calde ètalmente forte che i fotoni riescono a "strappare" gli elettroni agli atomi <strong>di</strong> idrogeno <strong>del</strong> mezzointerstellare. Nella successiva ricombinazione ioni-elettroni, questi ultimi finiscono nelle shell piùesterne. Nelle successive transizioni verso lo stato fondamentale, verso cioé livelli energeticiminori, vengono irra<strong>di</strong>ati fotoni. Poichè questo fenomeno avviene contemporaneamente per moltiatomi, la nebulosa prende la colorazione corrispondente all'energia dei fotoni emessi. Il colore <strong>del</strong>lanebulosa <strong>di</strong>pende quin<strong>di</strong> da quali atomi sono presenti.La presenza <strong>di</strong> atomi <strong>di</strong> idrogeno, <strong>di</strong> zolfo o <strong>di</strong> azoto la rende rossastra, mentre la presenza <strong>di</strong>ossigeno le dà una colorazione ver<strong>di</strong>na.52


Lo spettro degli atomi idrogenoi<strong>di</strong> in campo magnetico forteVe<strong>di</strong>amo come si mo<strong>di</strong>fica lo spettro in presenza <strong>di</strong> un campo magnetico costante B.Abbiamo visto che i livelli energetici sono dati dalla relazione:E nlm=E n + µ B B(m+2m s ).Poiché valgono le regole <strong>di</strong> selezione∆l=±1∆m=0, ±1∆m s =0le righe spettrali corrispondenti alle transizioni tra gli stati con numero quantico principale n 1 →n 2avranno energia hω= E n2l’m’ - E n1lm = E n2 -E n1 + µ B B(∆m+2∆m s )= E n2 -E n1 + µ B B(∆m) con ∆m=0, ±1.Si osservano cioè tre righe spettrali (dette tripletto <strong>di</strong> Lorenz) a energia :⎛ ⎞2hω 0 =En 2 -En 1 = ⎜ 1 1RZ − ⎟2 2⎝ n1n 2 ⎠⎛ ⎞2hω + =En 2 -En 1 +µ B B= ⎜ 1 1RZ − ⎟ +µ⎜ 2 2 ⎟ B B= hω 0 +µ B B⎝ n1n 2 ⎠⎛ ⎞2hω - =En 2 -En 1 -µ B B = ⎜ 1 1RZ − ⎟ -µ 2 2B B=hω 0 -µ B B. Le transizioni permesse in approssimazione⎝ n1n 2 ⎠<strong>di</strong> <strong>di</strong>polo tra gli stati n’d→np sono mostrate nella seguente figura:m s =-1/2m s =1/253


Regole <strong>di</strong> selezione in approssimazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo tra stati a j definitoIn tal caso le regole <strong>di</strong> selezione in approssimazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo saranno determinate dall’elemento <strong>di</strong>matrice:mωM ba = ba ε⋅. Poiché le funzioni d’onda |n, l, j, m j > sono esprimibili comeecombinazione lineare <strong>di</strong> quelle |n, l, m l , m s > i cui coefficienti sono i coefficienti <strong>di</strong> Clebsh Gordan,tali regole regole <strong>di</strong> selezione si possono ricavare in base alle proprietà dei coefficienti <strong>di</strong> C. G.in<strong>di</strong>viduando quali stati |n, l, m l , m s > sono presenti negli stati |n, l, j, m j > e applicando le regole <strong>di</strong>selezioni precedenti su ciascun termine.Si ricavano le regole generali:∆l = ± 1 ∆j = 0, ± 1∆m j = 0, ± 1Possiamo vedere, su un esempio, come queste nuove regole rientrino nelle precedenti.esaminando una transizione fra uno stato d e uno stato p.Secondo la regola ∆j = 0, ± 1 sono proibite tutte le transizioni fra stati d 5/2 e stati p 1/2 perchécomporterebbero ∆j = 2. Il motivo <strong>di</strong>venta chiaro se si esamina la transizione in<strong>di</strong>cata in figura fralo stato d 5/2 avente m j =-5/2 e lo stato p 1/2 con m j =-1/2. Guardando i contenuti in m l e m s dei duestati, si vede infatti che la transizione non può andare nello stato p 1/2 | -1↑> perché occorrerebbeinvertire lo spin e quin<strong>di</strong> violare la regola ∆m s =0, ma non può neppure andare nello stato | 0 ↓>perché occorrerebbe variare m l <strong>di</strong> +2. Poiché uno degli stati d 5/2 non può transire ad alcun stato p 1/2 ,la transizione è proibita anche per tutti gli altri stati d 5/2 aventi <strong>di</strong>verso m j , perché l’effetto fisico nonpuò <strong>di</strong>pendere dalla scelta <strong>del</strong>l’asse <strong>di</strong> quantizzazione, cioè dal valore <strong>di</strong> m j .Nello stesso modo possiamo <strong>di</strong>scutere perché sono invece permesse le transizioni fra stati con lostesso j, come quella in<strong>di</strong>cata in figura fra uno stato d 3/2 e uno stato p 3/2 , perché è imme<strong>di</strong>atocontrollare che può avvenire nel rispetto <strong>del</strong>le regole ∆m l = 0, ± 1 e ∆m s =0.d 5/2-5/2 -3/2 -1/2 +1/2 +3/2 +5/2-2 ↑ -1 ↑ 0 ↑ +1 ↑ +2 ↑-2 ↓ -1 ↓ 0 ↓ +1 ↓ +2 ↓m jm l m sm l m sm jm l m sm l m s-3/2 -1/2 +1/2 +3/2-1 ↑ 0 ↑ +1 ↑-1 ↓ 0 ↓ +1 ↓d 3/2p 3/2-3/2 -1/2 +1/2 +3/2-2 ↑ -1 ↑ 0 ↑ +1 ↑-1 ↓ 0 ↓ +1 ↓ +2 ↓m jm l m sm l m sm jm l m sm l m s-1/2 +1/2-1 ↑ 0 ↑0 ↓ +1 ↓p 1/2Per risolvere negli spettri la separazione <strong>del</strong>le righe in j dovuti agli effetti relativistici occorronostrumenti con un potere risolutivo molto elevato.54


Consideriamo ad esempio le transizioni permesse tra i livelli n=1 e n=2 sono mostrati nella figuraseguente:La separarazione ∆E tra le due righe è pari a 0.565 cm -1 mentre la loro energia me<strong>di</strong>a è 8.2x10 4 cm -1Il potere risolutivo per osservare due righe <strong>di</strong>stinte nello spettro dovrà essere:8.2x10R〉0.564≈ 10555


Atomi con due elettroniL’hamiltoniana <strong>di</strong> un atomo a due elettroni è (consideriamo per semplicità M=∞):22 2h 2 Ze h 2H = − ∇ r1− − ∇ r22m 4πε0r12m2Ze−4πεr02e+4πε2r0 12La funzione d’onda Ψ è funzione <strong>del</strong>le coor<strong>di</strong>nate <strong>del</strong>le coor<strong>di</strong>nate spaziali e <strong>di</strong> spin dei dueelettroni: Ψ=Ψ(q 1 ,q 2 )Poiche’ i due elettroni sono particelle in<strong>di</strong>stinguibili <strong>di</strong> spin ½ (fermioni) la funzione d’onda deveessere antisimmetrica per lo scambio <strong>del</strong>le due particelle: Ψ(q 1 ,q 2 )= -Ψ(q 2 ,q 1 ).Visto che l’Hamiltoniana non <strong>di</strong>pende esplicitamente dallo spin, la funzione d’onda totale puòessere scritta come prodotto <strong>di</strong> una funzione <strong>del</strong>le coor<strong>di</strong>nate spaziali per una funzione <strong>del</strong>lecoor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> spin. Si ha cioè:Ψ(q 1 ,q 2 )=ψ(r 1 ,r 2 )χ(1,2)Poiché H è invariante per lo scambio <strong>del</strong>le due particelle, le autofunzioni spaziali possono esserescelte simmetriche o antisimmetriche rispetto a tale operazione. ψ(r 1 ,r 2 ) e χ(1,2) possono quin<strong>di</strong>essere separatamente simmetriche o antisimmetriche per lo scambio <strong>del</strong>le due particelle emoltiplicate tra loro in modo tale che la funzione d’onda totale sia antisimmetrica.Le funzioni d’onda spaziali antisimmetriche saranno accoppiate con le funzioni d’onda <strong>di</strong> spinsimmetriche e viceversa.Determiniamo innanzitutto le funzioni <strong>di</strong> spin χ(1,2).Poiché non c’è interazione <strong>di</strong> spin i due elettroni potranno avere spin up o downin<strong>di</strong>pendentemente uno dall’altro. Abbiamo quin<strong>di</strong> 4 stati in<strong>di</strong>pendenti che possono essererappresentati come prodotto <strong>di</strong> 2 funzioni <strong>di</strong> spin in<strong>di</strong>viduali (α corrispondente a m s =1/2, βcorrispondente a m s =-1/2)α(1)α(2)β(1)β(2)α(1)β(2)β(1)α(2)56


Mentre le prime due sono simmetriche per lo scambio <strong>del</strong>le due particelle, la terza e la quarta nonhanno una simmetria definita. Possiamo però costruire <strong>del</strong>le combinazioni lineari simmetriche eantisimmetriche1χ + = [α(1)β(2)+β(1)α(2)]21χ - = [α(1)β(2)-β(1)α(2)]2Abbiamo allora tre stati simmetrici:χ 1 =α(1)α(2)χ 2 =β(1)β(2)1χ 3 = [α(1)β(2)+β(1)α(2)]2e uno stato antisimmetrico:1χ 4 == [α(1)β(2)-β(1)α(2)]2Tali autofunzioni sono autofunzioni degli operatori S 2 e S z dove S=s 1 +s 2 è l’operatore spin totale.In particolare si ha:S 2 χ i =h 2 S(S+1)χ iS z χ i =hM s χ idove:S=1 per gli stati simmetriciMs=1 per lo stato χ 1Ms=-1 per lo stato χ 2Ms=0 per lo stato χ 3S=0 per lo stato antisimmetricoMs=0 per lo stato χ 4Possiamo quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>care le quattro autofunzioni χ S,Ms (1,2) in termini dei valori <strong>di</strong> S e <strong>di</strong> Msχ 1,1 (1,2)= α(1)α(2)χ 1,-1 (1,2)=β(1)β(2)1χ 1,0 (1,2)= [α(1)β(2)+β(1)α(2)]21χ 0,0 = [α(1)β(2)-β(1)α(2)]2Gli stati simmetrici hanno S=1. Poiché la molteplicità 2S+1=3, sono detti stati <strong>di</strong> triplettoLo stato antisimmetrico ha S=0. Poiché la molteplicità 2S+1=1 è detto stato <strong>di</strong> singoletto57


Poiché la funzione d’onda totale dovrà essere antisimmetrica, la funzione d’onda spaziale dovràessere simmetrica per gli stati <strong>di</strong> singoletto e antisimmetrica per quelli <strong>di</strong> tripletto.Cioè le funzioni d’onda saranno <strong>del</strong> tipo:Ψ(q 1 ,q 2 )=ψ + (r 1 ,r 2 )χ 0,0 (1,2)parastatioppureΨ(q 1 ,q 2 )=ψ - (r 1 ,r 2 )χ 1,Ms (1,2)ortostati58


1.2.1 Mo<strong>del</strong>lo a particelle in<strong>di</strong>pendenti: trattazione perturbativa <strong>del</strong>l’interazionee-eVorremmo a questo punto trovare gli autovalori e le autofunzioni <strong>del</strong>l’Hamiltoniana.Il problema non e’ risolubile esattamente per via <strong>del</strong> termine <strong>di</strong> interazione coulombiana tra i dueelettroni. Dobbiamo quin<strong>di</strong> procedere a qualche approssimazione.Una approssimazione drastica è <strong>di</strong> trattare il termine <strong>di</strong> repulsione coulumbiana come unaperturbazione. Tale approssimazione non è tanto sod<strong>di</strong>sfacente perché tale termine (almeno nel caso<strong>di</strong> Z non tanto grande) è <strong>del</strong>lo stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>del</strong>l’interazione coulombiana deglielettroni con il nucleo. Essa comunque permette <strong>di</strong> ottenere informazioni significative sui livellienergetici e gli stati degli atomi a due elettroni.Si considera cioè l’hamiltoniana imperturbatahZe22 222H0= − ∇ r1− − ∇ r22m 4πε0r12mh2Ze−4πεr02e la perturbazioneH' =e4πε2r0 12Poiché l’Hamiltoniana H 0 è separabile cioè:H 0 =h 1 +h 2dove hih2m22= − ∇ riZe−4πε20riè l’hamiltoniana <strong>di</strong> un atomo idrogenoide,la funzione d’onda spaziale imperturbata a due elettroni, autostato <strong>di</strong> H 0 , può essere espressa comeprodotto <strong>di</strong> funzioni d’onda idrogenoi<strong>di</strong>. Si ha cioè:ψ 0 (r 1 ,r 2 )= ψn 1l 1m 1(r 1 )ψn 2l 2m 2(r 2 )Poiche’ l’Hamiltoniana e’ invariante per lo scambio <strong>del</strong>le due particelle possiamo scegliereautofunzioni simmetriche o antisimmetriche rispetto a tale operazioneψ 0 ± (r 1 ,r 2 )=Risulta:1 (ψn1l 1m 1(r 1 )ψn 2l 2m 2(r 2 )± ψn 1l 1m 1(r 2 )ψn 2l 2m 2(r 1 ))2H 0 ψ 0 ± (r 1 ,r 2 )=E 0 n1n2 ψ 0 ± (r 1 ,r 2 )Gli stati simmetrici e antisimmetrici sono degeneri all’or<strong>di</strong>ne 0 con energia:E 0 n 1 n 22= −RZ⎡ 1⎢⎢⎣n121+n22⎤⎥⎥⎦59


In figura (col (a)) riportiamo i livelli corrispondenti nel caso <strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong> elio.Si può osservare che gli stati in cui entrambi gli elettroni sono in uno stato eccitato sono degenericon stati <strong>del</strong> continuo in cui un elettrone e’ nell’orbitale 1s e l’altro è libero.Infatti l’energia <strong>del</strong>lo stato in cui un elettrone è nello stato 1s e l’altro si allontana all’infinito con2energia cinetica nulla è E 1∞ = − RZ .Il primo stato eccitato in cui entrambi gli elettroni sono in uno stato eccitato è 2s2s. L’energia <strong>di</strong>tale stato all’or<strong>di</strong>ne 0 è E 0 2 ⎡ 1 1 ⎤ 1 222 = −RZ⎢ + = − RZ2 2 ⎥ > E 1∞ .⎣22 ⎦ 2Poiché l’effetto <strong>del</strong>la perturbazione è quello <strong>di</strong> far salire l’energia (la perturbazione è repulsiva) talerelazione è verificata anche dai livelli esatti <strong>del</strong>l’atomo a due elettroni (col (b) in figura).Il fatto che gli stati con due elettroni in uno stato eccitato siano degeneri con stati <strong>del</strong> continuocomporta che sia molto facile da tali stati transire verso una situazione in cui un elettrone siallontana all’infinito.Gli stati puramente <strong>di</strong>screti e legati sono quin<strong>di</strong> quelli in cui un elettrone sta nello stato 1s.60


Si noti che qualora (n 1 l 1 m 1 )= (n 2 l 2 m 2 ), ovvero se i due elettroni sono nello stesso stato spaziale, lacombinazione antisimmetrica si annulla.Ciò corrisponde al principio <strong>di</strong> Pauli: due elettroni non possono stare nello stesso stato spaziale e <strong>di</strong>spin. Se sono nello stesso stato spaziale dovranno necessariamente avere spin opposto e quin<strong>di</strong> starein uno stato <strong>di</strong> singoletto S=0. Poiché la funzione d’onda <strong>di</strong> spin è antisimmetrica, dovranno avereuna funzione d’onda spaziale simmetrica.Questo è vero in particolare nello stato fondamentale in cui i due elettroni sono entrambi nello statoa energia piu’ bassa 1s. Lo stato fondamentale avrà quin<strong>di</strong> S=0 e funzione d’onda spazialeψ 0 0 (r 1 ,r 2 )= ψ 1s(r 1 )ψ 1s(r 2 )L’energia <strong>del</strong>lo stato fondamentale all’or<strong>di</strong>ne 0 è:(0)E0=-2RZ 2Se consideriamo il caso <strong>del</strong>l’elio Z=2(0)E0=-8R=-108.8eVTale valore deve essere confrontato con il valore sperimentale E 0 =-78.88 eVVe<strong>di</strong>amo che l’energia all’or<strong>di</strong>ne 0 è molto più bassa <strong>di</strong> quella sperimentale in quanto abbiamotrascurato completamente il termine positivo repulsivo <strong>del</strong>l’interazione coulombiana tra i dueelettroni.Ve<strong>di</strong>amo ora quale è l’effetto al primo or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>la perturbazione sui livelli energeticiSi può <strong>di</strong>mostrare che l’Hamiltoniana H’ e’ <strong>di</strong>agonale nel sottospazio degenere <strong>del</strong>le funzionid’onda imperturbateψ 0 1± (r 1 ,r 2 )= (ψn1l 1m 1(r 1 )ψn 2l 2m 2(r 2 )± ψn 1l 1m 1(r 2 )ψn 2l 2m 2(r 1 ));2la correzione <strong>di</strong> energia al primo or<strong>di</strong>ne può essere pertanto trovata come:∆E (1) =Stato fondamentaleψ 0 0 (r 1 ,r 2 )= ψ 1s(r 1 )ψ 1s(r 2 )∆E 0 (1) =2e4πε0∫ |ψ 1s(r 1 )| 2 1 |ψ1s(r 2 )| 2 dr 1 dr 2r12Tale integrale ha una semplice interpretazione: rappresenta l’interazione elettrostatica tra due<strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> carica che si sovrappongono e che hanno densità ρ(r i )=-e|ψ 1s(r i )| 2Il risultato <strong>del</strong> calcolo da:∆E (1) 100 = RZ 861


L’energia <strong>del</strong>lo stato fondamentale, al primo or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>le perturbazioni è quin<strong>di</strong>:(1)E0=-2R(Z 2 5- Z) 8Si osservi che mentre l’energia all’or<strong>di</strong>ne 0 scala con Z 2 , la correzione scala con Z. Questo significache ∆E 0 (1) /E 0 0 <strong>di</strong>minuisce all’aumentare <strong>di</strong> Z.Nel caso <strong>del</strong>l’elio sostituiamo Z=2 e otteniamo(1)E0=-74.8 eV, abbastanza vicino al valore sperimentale.Stati eccitatiConsideriamo solo gli stati puramente <strong>di</strong>screti in cui un elettrone sta nel livello 1s, cioè funzionid’onda <strong>del</strong> tipo:ψ 0 1± (r 1 ,r 2 )= (ψ1s(r 1 )ψnlm(r 2 )± ψ1s(r 2 )ψnlm(r 1 ))2E 0 ⎡ ⎤n= −2 1RZ ⎢1+2 ⎥⎣ n ⎦La correzione al primo or<strong>di</strong>ne è:∆E (1) =2e8πε02e8πε0]Poiché integro su r 1 e r 2= r 12 = r 12∆E (1) =2e4πε [ ±]=r 12e42πε ∫|ψ1s (r 1 )| 2012dove:1|ψnlm(r 2 )| 2 dr 1 dr 2 ±r2e4πε0∫ ψ* 1s(r 1 ) ψ*nlm(r 2 )1 ψ*1s(r 2 )ψnlm(r 1 )dr 1 dr 2 = Jnl± Knlr 1262


Jnl=Knl =2e4πε ∫|ψ1s (r 1 )| 2 1202e4πε01|ψnlm(r 2 )| 2 dr 1 dr 2 è chiamato integrale coulombianor∫ ψ* 1s(r 1 ) ψ*nlm(r 2 )1 ψ*1s(r 2 )ψnlm(r 1 )dr 1 dr 2 è chiamato integrale <strong>di</strong> scambior 12L’integrale coulombiano rappresenta l’interazione coulombiana tra i due elettroni <strong>di</strong> densità <strong>di</strong>carica ρ(r 1 )=-e|ψ 1s(r 1 )| 2 e ρ(r 1 )=-e|ψ nlm (r 2 )| 2 .L’integrale <strong>di</strong> scambio è l’elemento <strong>di</strong> matrice <strong>di</strong>scambiato i loro numeri quantici.e4πε2r0 12tra due stati in cui gli elettroni hannoCon la correzione al primo or<strong>di</strong>ne i livelli energetici <strong>di</strong>ventano:±E nl= − RZ2⎡ 1⎢1+⎣ n2⎤⎥⎦+ Jnl± KnlGli integrali Jnl e Knl possono essere valutati esplicitamente.Poiché Jnl>0 e Knl>0, a parità <strong>di</strong> n e l, gli stati <strong>di</strong> tripletto (a cui corrispondono ricor<strong>di</strong>amo funzionid’onda spaziali antisimmetriche) sono più legati degli stati <strong>di</strong> singoletto.Lo schema dei livelli per gli stati con n=2 è riportato nella figura seguente:Si vede che l’effetto <strong>del</strong>la perturbazione è <strong>di</strong> rimuovere la degenerazione in l e in S.63


E’ importante capire che il motivo per cui gli stati <strong>di</strong> tripletto hanno una energia più bassa risiedenel fatto che la loro funzione d’onda spaziale è antisimmetrica. Infatti possiamo osservare che leautofunzioni antisimmetriche ψ - (r 1 ,r 2 ) si annullano quando r 1 =r 2 .Ciò significa che gli elettroni hanno poca probabilità <strong>di</strong> essere tra loro vicini, come mostrato nellafigura seguente. Quin<strong>di</strong> la loro repulsione sarà più piccola rispetto al corrispondente statosimmetrico ψ + (r 1 ,r 2 ) (<strong>di</strong> singoletto) in cui la funzione d’onda non si annulla.Possiamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che il principio <strong>di</strong> Pauli (la necessità che la funzione d’onda siaantisimmetrica) introduce un accoppiamento tra le variabili spaziali e <strong>di</strong> spin <strong>del</strong>l’elettrone cheagisce come se gli elettroni si stessero muovendo sotto l’influenza <strong>di</strong> una forza il cui segno <strong>di</strong>pendedall’orientazione relativa degli spin. Tale forza non ha un analogo classico ed è nota come forza <strong>di</strong>scambio.Notiamo poi che J 20 < J 21 e che quin<strong>di</strong> a parità <strong>di</strong> n i livelli P sono a energie maggiori <strong>di</strong> quelli S,come ci aspettiamo per il fatto che all’aumentare <strong>di</strong> l gli elettroni stanno più esternamente pereffetto <strong>del</strong>la barriera centrifuga e quin<strong>di</strong> vedono una carica nucleare meglio schermata dall’altroelettrone.I livelli degli atomi multielettronici vengono normalmente in<strong>di</strong>cati con il valore <strong>di</strong> L (autovalore<strong>del</strong>l’operatore L 2 dove L e’ il momento angolare orbitale totale ossia la somma <strong>di</strong> momenti angolariorbitali <strong>di</strong> tutti gli elettroni) e il valore <strong>di</strong> S (spin totale). Essi si in<strong>di</strong>cano come (2S+1) L.Nel caso degli stati <strong>di</strong>screti degli atomi a due elettroni, poiché l 1 =0, L=l 2 =l. In tal caso si in<strong>di</strong>caanche il valore <strong>di</strong> n in cui sta l’elettrone nello stato eccitato. I vari livelli energetici sono quin<strong>di</strong>denominati come n (2S+1) L e definiti in linguaggio spettroscopico termini n (2S+1) L.Osserviamo che a ciascun termine (2S+1) L corrispondono <strong>di</strong>versi stati. Infatti allo stesso terminecorrispondono tutti gli stati che <strong>di</strong>fferiscono per il valore <strong>di</strong> M (autovalore <strong>di</strong> L z :) e <strong>di</strong> M S(autovalore <strong>di</strong> S z ). Poiché -L≤ M ≤L assume 2L+1 valori e -S≤ M S ≤S assume 2S+1 valori, altermine (2S+1) L corrispondono (2L+1)(2S+1) stati.Tali stati sono autostati degli operatori: l 1 2 , l 2 2 , s 1 2 , s 1 2 , L 2 , S 2 , L z , S z e sono quin<strong>di</strong> classificabiliattraverso i numeri quantici: l 1 ,l 2 , s 1 =1/2, s 2 =1/2, L, S, M, M S . Poiché non si hanno <strong>di</strong>rezioni64


privilegiate nello spazio, e trascurando le interazioni spin-orbita, gli stati che <strong>di</strong>fferiscono per ivalori <strong>di</strong> M e M S sono degeneri in energia.Facendo combinazioni lineari tra tali stati possiamo classificare gli stati in termini farlo in termini <strong>di</strong>J e M J , anziché <strong>di</strong> M e M S. J e M J sono gli autovalori degli operatori J 2 e J z dove J=L+S è ilmomento angolare totale <strong>del</strong>l’atomo.Tali stati sono autostati degli operatori: l 2 1 , l 2 2 , s 2 1 , s 2 1 , L 2 , S 2 , J 2 , J zRicor<strong>di</strong>amo che : |L-S| ≤ J ≤L+S e -J≤ M J ≤J.Il valore <strong>di</strong> J viene in<strong>di</strong>cato nei termini spettroscopici in basso a destra: (2S+1) L J. A tale terminecorrispondono 2J+1 stati che <strong>di</strong>fferiscono per il valore <strong>di</strong> M J. Trascurando le interazioni spin-orbita,gli stati che <strong>di</strong>fferiscono per il valore <strong>di</strong> J sono degeneri in energia.65


1.2.2 Metodo variazionaleUn metodo molto utilizzato per trovare autofunzioni approssimate <strong>di</strong> Hamiltoniane le cuiautofunzioni non si riescono a determinare in forma analitica è basato sul principio variazionale.Consideriamo un Hamiltoniana H e una funzione generica Φ che può essere fatta variareliberamente.Possiamo definire il funzionale< Φ | H | Φ >E( Φ)=< Φ | Φ >che rappresenta il valor me<strong>di</strong>o <strong>del</strong>l’energia nello stato Φ (che in generale non sarà un autostato <strong>di</strong>H)∂E Il principio variazionale afferma che le funzioni Φ per le quali E(Φ) è stazionario, ossia = 0,∂Φsono le autofunzioni <strong>del</strong>l'energia. In altre parole, l'equazione <strong>di</strong> Schrö<strong>di</strong>nger è equivalente ad unacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stazionarietà <strong>del</strong> funzionale E(Φ).Dimostrazione <strong>del</strong> principio variazionale∂E La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stazionarietà = 0 implica che il funzionale∂Φprimo or<strong>di</strong>ne, ossia che, per piccole variazioni <strong>di</strong> Φ, δE=0.< Φ | H | Φ >Dalla definizione E( Φ)=ricaviamo< Φ | Φ >E( Φ ) < Φ | Φ >=< Φ | H | Φ >.Effettuando la variazione si ottiene:< Φ | H | Φ >E( Φ)=< Φ | Φ >non varia alδE∫Φ * Φdτ + E( Φ)∫δΦ * Φdτ + E( Φ)∫Φ * δΦdτ=∫δΦ * HΦdτ +dove l’integrazione è estesa a tutte le coor<strong>di</strong>nate <strong>del</strong> sistema.∫Φ * HδΦdτPoichè H è un operatore hermitiano, e sod<strong>di</strong>sfa quin<strong>di</strong> alla relazione∫a * Hbdτ=( b * Hadτ)∫per qualsiasi coppia <strong>di</strong> funzioni a e b, si ha:δE∫ Φ * Φdτ= ∫ δΦ *[ H − E( Φ)] Φdτ+*c. c66


Supponiamo ora che Φ sia tale che E(Φ) risulti stazionario rispetto a qualsiasi sua variazione. Saràallora δE=0 e δΦ *[ H − E( Φ)] Φdτ + c.c = 0 per una variazione arbitraria δΦ. Questo implica chedeve essere:∫[ H − E( Φ)] Φ = 0Ovvero Φ è una soluzione <strong>del</strong>l'equazione <strong>di</strong> Schrö<strong>di</strong>nger:H Φ = EΦcon autovalore E(Φ).E’ importante osservare che se Φ e un autostato <strong>di</strong> H <strong>di</strong>fferiscono <strong>di</strong> una quantità δΦ, il principiovariazionale ci <strong>di</strong>ce che la <strong>di</strong>fferenza tra E(Φ) e l’autovalore esatto corrispondente è <strong>del</strong> II or<strong>di</strong>ne inδΦ. Pertanto gli errori che facciamo calcolando l’energia dal funzionale E(Φ) sono <strong>del</strong> II or<strong>di</strong>ne inδΦ. Osserviamo inoltre che il funzionale E(Φ) è in<strong>di</strong>pendente dalla normalizzazione e dalla fase <strong>di</strong>Φ.67


Applicazione <strong>del</strong> principio variazionaleL’applicazione <strong>del</strong> principio variazionale per determinare soluzioni approssimate <strong>di</strong> Hamiltoniane< Φ | H | Φ >non risolubili si basa sulla relazione tra il funzionale E( Φ)=e gli autovalori esatti< Φ | Φ ><strong>del</strong>l’energia.Stato fondamentaleSiano {ψ n } gli autostati <strong>di</strong> una Hamiltoniana H, a cui sono associate energie E n :Hψ n =E n ψ nSupponiamo che lo stato fondamentale corrisponda a n=0 e abbia quin<strong>di</strong> energia E 0 . Sia Φ unaqualunque altra funzione. Vogliamo <strong>di</strong>mostrare che si ha necessariamente:< Φ | H | Φ >E( Φ)=≥ E 0< Φ | Φ >Per <strong>di</strong>mostrarlo, pensiamo <strong>di</strong> sviluppare Φ usando la base <strong>del</strong>le autofunzioni <strong>del</strong>l'Hamiltoniana H.Ciò è sempre possibile perchè le autofunzioni <strong>di</strong> H costituiscono un sistema completo eortonormale.Φ=∑na ψnSarà alloran∑n| a∑∑∑( E − E )E(Φ)== E0+≥ E220| a || a |nn|n2Enn| ann|2nnvisto che il secondo termine è positivo o nullo, essendo per definizione <strong>di</strong> stato fondamentaleE n ≥ E 0 .0Questo risultato è semplice ma estremamente importante: ci <strong>di</strong>ce che data una qualsiasi Φ, il suovalor me<strong>di</strong>o <strong>del</strong>l'energia è sempre una stima superiore <strong>del</strong>l'energia <strong>del</strong>lo stato fondamentale. Se lostato fondamentale non è noto, si può quin<strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> cercare una sua approssimazione facendovariare Φ nell'ambito <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> funzioni <strong>di</strong> prova e cercando quella funzione Φ 0 cheminimizza E(Φ).Φ 0 rappresenta la migliore approssimazione <strong>del</strong>lo stato fondamentale <strong>del</strong> tipoprescelto (tipo <strong>di</strong> funzioni <strong>di</strong> prova utilizzate) mentre E(Φ 0 ) è un limite superiore all’energia <strong>del</strong>lostato eccitato i-esimo <strong>del</strong>l’Hamiltoniana esatta. Questa procedura è nota come metodo variazionale<strong>di</strong> Rayleigh-Ritz.68


Stati eccitatiIl metodo variazionale <strong>di</strong> Rayleigh-Ritz può essere utilizzato anche per ottenere un limite superioreper le energie degli stati eccitati se si usano funzioni <strong>di</strong> prova ortogonali a tutte le autofunzioniesatte corrispondenti a stati <strong>di</strong> energia inferiore al livello eccitato considerato. Per<strong>di</strong>mostrarlo,or<strong>di</strong>niamo i livelli energetici per energie crescenti E 0 =E(α 1 , ….α r )sarà una funzione <strong>del</strong> parametri α 1 , ….α rIl metodo variazionale consiste nel cercare il minimo <strong>di</strong> E rispetto alla variazioni dei parametri; Siimpone cioè :∂E∂α1=∂E∂E.............∂α ∂α2r= 0La Φ che sod<strong>di</strong>sfa a queste con<strong>di</strong>zioni e con energia corrispondente E(Φ) più bassa è quella che piùsi avvicina allo stato fondamentale e può essere considerata come la miglior approssimazionepossibile allo stato fondamentale tra l'insieme <strong>del</strong>le funzioni <strong>di</strong> prova.È chiaro che la scelta <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong>le funzioni <strong>di</strong> prova gioca un ruolo cruciale e va effettuatacon attenzione perché il metodo <strong>di</strong>a approssimazioni sod<strong>di</strong>sfacenti.69


E’ importante osservare che se Φ e un autostato <strong>di</strong> H <strong>di</strong>fferiscono <strong>di</strong> una quantità δΦ, il principiovariazionale ci <strong>di</strong>ce che la <strong>di</strong>fferenza tra E(Φ) e l’autovalore esatto corrispondente è <strong>del</strong> II or<strong>di</strong>ne inδΦ. Pertanto gli errori che facciamo calcolando l’energia dal funzionale E(Φ) sono <strong>del</strong> II or<strong>di</strong>ne inδΦ. Osserviamo inoltre che il funzionale E(Φ) è in<strong>di</strong>pendente dalla normalizzazione e dalla fase <strong>di</strong>Φ.Applicazione <strong>del</strong> metodo variazionale all'atomo <strong>di</strong> elioVe<strong>di</strong>amo come l’applicazione <strong>del</strong> metodo variazionale permetta <strong>di</strong> trovare una approssimazionemigliore <strong>del</strong>lo stato fondamentale <strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong> Elio rispetto al metodo perturbativo.L'Hamitoniana degli atomi a due elettroni è:22 2h 2 Ze h 2H = − ∇ r1− − ∇ r22m 4πε0r12m2Ze−4πεr02e+4πε2r0 12Nella scelta <strong>del</strong>le funzioni <strong>di</strong> prova φ consideriamo il fatto che l'effetto me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ciascun elettronesull'altro è quello <strong>di</strong> schermare parzialmente il nucleo.Per tener conto <strong>del</strong>la repulsione fra elettroni, possiamo quin<strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> adottare per lo statofondamentale <strong>del</strong>le funzioni <strong>di</strong> prova <strong>del</strong> tipo:φ 0 (r 1 ,r 2; Z e )=3/ 23/ 23Z e −ZerZ1 e −ZerZ2 e −Ze+πeπe=πe( r1r2),ossia prodotto <strong>di</strong> funzioni idrogenoi<strong>di</strong> in cui però si sostituisce la vera carica <strong>del</strong> nucleo Z con una``carica efficace'' Z e , che ci aspettiamo essere più piccola <strong>di</strong> Z. Z e sarà il parametro che cercheremo<strong>di</strong> ottimizzare in modo variazionale.Calcoliamo dunque:hE(Z e )= < φ 0 (r 1 ,r 2; Z e )| − ∇2mSi ha:2222r1Ze−4πε2r0 12h− ∇2m2r22Ze−4πεr02e+4πε2r0 12| φ 0 (r 1 ,r 2; Z e )>= = RZ2m2m22ZeZe= = − 2RZeZ4πεr4πεre= RZe820222e70


da cui si ottiene:E(Z e )=2RZ 2 10e -4RZZ e + RZe8Imponiamo la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stazionarietà:∂E5= 4 RZe− 4RZ+ R = 0∂Ze4e otteniamo:Z e *=Z - 165 .Sostituendo per l’elio Z=2 si ottiene:Z e *=2 - 1655E(Z e *)=2R(2- ) 2 5 5 5 5-8R(2- )+ R(2- )=2R[(2- ) 2 27 5- (2- )]=-5.695R=-77.45 eV16 16 4 16 16 8 16Il risultato è decisamente migliore <strong>di</strong> quello (–5.5R=-74.8 eV) ottenuto col metodo perturbativo,anche se esiste ancora una <strong>di</strong>screpanza non trascurabile rispetto al valore sperimentale(-5.8R=-78.88 eV).Osserviamo inoltre che il valore <strong>di</strong> energia ottenuto è maggiore <strong>di</strong> quello “vero” come ci aspettiamoda un calcolo <strong>di</strong> tipo variazionale.Naturalmente è possibile migliorare il risultato variazionale adottando funzioni <strong>di</strong> prova più ricche.Questo è quanto viene effettuato dal metodo <strong>di</strong> Hartree-Fock, in cui la funzione d'onda complessivaè ancora scritta come un prodotto antisimmetrizzato <strong>di</strong> funzioni a un elettrone, le quali vengonoperò ottimizzate (ossia non sono semplici esponenziali) con il principio variazionale. Risultatiancora migliori possono essere ottenuti me<strong>di</strong>ante funzioni <strong>di</strong> prova più complesse <strong>di</strong> un sempliceprodotto.71


1.3 Atomi a molti elettroniL’Hamiltoniana completa <strong>di</strong> un atomo a N elettroni è:N ⎡ 22 ⎤ 2h 2 Ze eH = ∑ ⎢−∇ ri− ⎥ + ∑i= 1 ⎢⎣2m 4πε0ri⎥⎦i>j4πε0rijOsserviamo che in presenza <strong>di</strong> tanti elettroni l’approccio perturbativo, già un po’ al limite nel caso<strong>del</strong>l’atomo <strong>di</strong> elio, non può essere utilizzato. Infatti l’interazione colombiana tra gli elettroni nonpuò essere considerata una perturbazione perché il numero <strong>di</strong> coppie elettrone-elettrone è pari aN(N−1)Z(Z−1). In un atomo neutro N=Z e pertanto i termini presenti nella sommatoria sono22mentre i termini coulombiani <strong>di</strong> interazione con il nucleo sono N=Z.Nel caso degli atomi a molti elettroni dobbiamo quin<strong>di</strong> necessariamente utilizzare unaapprossimazione migliore. La cosa più semplice che si può fare è quella <strong>di</strong> includere almenoparzialmente nell’Hamiltoniana imperturbata anche l’interazione tra gli elettroni facendo però inmodo che questa rimanga comunque separabile e centrale.72


1.3.1 Mo<strong>del</strong>lo a elettroni in<strong>di</strong>pendenti in campo centraleSi assume che ciascun elettrone si muova in<strong>di</strong>pendentemente in un potenziale effettivo a simmetriasferica V(r) che e’ la somma <strong>del</strong> potenziale coulombiano attrattivo <strong>del</strong> nucleo e <strong>di</strong> un potenzialecsfericamente simmetrico repulsivo V e− e (ri) che rappresenta l’effetto me<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la repulsionecoulombiana (effetto <strong>di</strong> schermo degli altri elettroni).Si considera cioè una sud<strong>di</strong>visione <strong>del</strong>la Hamiltoniana esatta H inH= H c + H ~ ' doveNhH c = ∑ − ∇2mconi=122 ri+ V(r )Ze cV(r i )= − + V e − e (ri)4πε0rie' =∑i>j22e4πεr0 ij−N∑i=1Vce−ei(r )


in quanto in tal caso tutti gli altri elettroni saranno completamente interni e il loro effetto <strong>di</strong>schermo <strong>del</strong>la carica nucleare sarà completo S(∞)=N.Nel caso <strong>di</strong> atomi neutri in cui N=Z, si ha in tale limite V(r→∞)= -La forma <strong>di</strong> V(r) a <strong>di</strong>stanze interme<strong>di</strong>e è molto più complicata da determinare.Il problema sta nel fatto che tale potenziale <strong>di</strong>pende dai dettagli <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> carica deglielettroni che non sono note fino a quando non si conoscano le autofunzioni <strong>del</strong> problema stesso.Tale problema puo’ essere risolto con il metodo autoconsistente.Si procede cosi:• Si calcolano le soluzioni con un potenziale efficace <strong>di</strong> partenza il più ragionevole possibile• Con tali soluzioni si calcola una migliore approssimazione <strong>del</strong> potenziale efficace in base alla<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> carica degli elettroni.• Si risolve nuovamente il problema trovando nuove autofunzioni per gli elettroni e si ricalcola ilpotenziale efficace.• Si va avanti fino a quando il potenziale trovato non cambia e quin<strong>di</strong> anche le soluzionirimangono invariate.Bisogna notare che poiché il potenziale V(r) <strong>di</strong>pende dallo stato <strong>di</strong>namico degli elettroni lo stessopotenziale efficace V(r) non può essere utilizzato per tutto lo spettro <strong>del</strong>l’atomo. Tuttavia serestringiamo la nostra attenzione allo stato fondamentale e ai primi stati eccitati è ragionevoleassumere che un potenziale fisso V(r) possa essere utilizzato.Ve<strong>di</strong>amo ora le caratteristiche generali che derivano da tale mo<strong>del</strong>lo e che sono in<strong>di</strong>pendenti dallaforma esplicita <strong>di</strong> V(r).L’Hamiltoniana centrale è separabile. Ciò significa che l’equazione <strong>di</strong> Schroe<strong>di</strong>nger totale a Nelettroni può essere separata in un set <strong>di</strong> N equazioni <strong>del</strong>la stessa forma. Ciascuna <strong>di</strong> questeequazioni descrive un elettrone che si muove in<strong>di</strong>pendentemente dagli altri nel potenziale V(r).Abbiamo cioè:2h 2[ − ∇ r + V(r)] unlm(r)= E nl unlm(r)2mdove le funzioni unlm(r) hanno la forma:unlm(r)=F nl (r)Ylm(θ,φ)visto che il potenziale V(r) è centrale.Analogamente al caso idrogenoide i numeri quantici n lm possono assumere i valori:n=1,2,…….l=0,1, …..n-1m=-l,………,lViceversa le funzioni ra<strong>di</strong>ali F nl (r) saranno <strong>di</strong>fferenti dal caso idrogenoide perché il potenziale V(r)non è lo stesso.2e4πε0r74


Poiché il potenziale è sfericamente simmetrico gli autovalori non <strong>di</strong>pendono dal numero quanticom. Poiché V(r)≠1/r <strong>di</strong>penderanno però dal numero quantico l.Dobbiamo poi introdurre lo spin degli elettroni. Questo può essere fatto moltiplicando le funzionid’onda spaziali per gli orbitali <strong>di</strong> spin <strong>di</strong> singolo elettrone.unlm ms(q)= unlm(r)χ 1/2,msE’ evidente che tali funzioni sono ancora soluzioni <strong>del</strong>l’Hamiltoniana centrale che non <strong>di</strong>pendedallo spin.La funzione d’onda totale <strong>del</strong> sistema a N particelle sarà il prodotto antisimmetrizzato rispetto alloscambio <strong>del</strong>le particelle <strong>di</strong> queste funzioni a un elettrone. Se chiamiamo α, β, …..,ν l’insieme deinumeri quantici nlm ms, le funzioni d’onda totali possono essere scritte in forma <strong>di</strong> determinante:ψ (q 1 ,q 2 ,…..,q N )=1Nuuuααα(q(q(q12N)))uuuβββ(q(q(q12N)))...............uuν(quνν(q(q12N)))L’energia totale <strong>del</strong> sistema a N elettroni sarà la somma <strong>del</strong>le energie dei singoli elettroni.NE=∑ Ei=1ni l iL’energia totale <strong>di</strong>pende dalla configurazione elettronica ovvero da come sono <strong>di</strong>stribuiti gli Nelettroni rispetto ai numeri quantici n e l. Definire una configurazione elettronica equivale cioè aenumerare i valori <strong>di</strong> n e l <strong>di</strong> tutti gli elettroni.La struttura elettronica <strong>del</strong>l’atomo è costituita da una serie <strong>di</strong> shell (strati) concentriche <strong>di</strong> densitàelettronica. Ciascuna shell è costituita da tutti i 2n 2 orbitali corrispondenti a un certo valore <strong>di</strong> n.Ogni shell è a sua volta sud<strong>di</strong>visa in n subshell (sottostrati), ciascuno <strong>del</strong>le quali è composta da tuttigli orbitali corrispondenti a un certo valore <strong>di</strong> l.In ogni subshell ci sono 2(2l+1) stati corrispondenti allo stesso valore <strong>di</strong> n e l ma <strong>di</strong>fferenti valori<strong>di</strong> m e m s . Questi stati vengono definiti equivalenti.Poiché per il principio <strong>di</strong> Pauli in ogni stato non può starci più <strong>di</strong> un elettrone in ogni subshellpotranno stare al massimo 2(2l+1) elettroni equivalenti.In una subshell s potranno stare 2 elettroni, in una subshell p (l=1) 6 elettroni, in una subshell d(l=2) 10 elettroni e così via.Per ottenere lo stato fondamentale <strong>del</strong>l’atomo gli stati quantici <strong>di</strong> singolo elettrone vengono riempitidagli N elettroni in modo tale da minimizzare l’energia e sod<strong>di</strong>sfare il principio <strong>di</strong> Pauli:gli stati <strong>di</strong> singolo elettrone si riempiono in or<strong>di</strong>ne crescente <strong>del</strong>l’energia in modo tale che inciascuno stato |nlmms> ci sia un solo elettrone.La configurazione elettronica nello stato fondamentale dei vari elementi si può costruire mettendogli elettroni nelle subshell a energia più bassa. Una volta che la subshell nl è piena quellasuccessiva comincia a riempirsi.75


L’or<strong>di</strong>ne dei livelli energetici <strong>di</strong> singolo elettrone Enl non <strong>di</strong>pendono in modo cruciale dalla formaesatta <strong>del</strong> potenziale V(r). Possiamo or<strong>di</strong>narli (almeno parzialmente) in base a sempliciconsiderazioni.In particolare possiamo considerare il fatto che lo schermo dovuto agli altri N-1 elettroni tende a farsalire l’energia e che tale schermo è tanto più effettivo quanto più l’orbitale <strong>del</strong>l’elettrone chestiamo considerando è concentrato a gran<strong>di</strong> valori <strong>di</strong> r. Quin<strong>di</strong> :• all’aumentare <strong>di</strong> n E n cresce (se fisso l);• per ogni n, E nl sarà una funzione crescente <strong>di</strong> l visto che gli elettroni vengono forzati versol’esterno dalla barriera centrifuga tanto più efficientemente quanto più è elevato il valore <strong>di</strong> l.La sequenza però può essere <strong>di</strong>versa da quella presente nel caso degli stati eccitati <strong>del</strong>l’idrogeno incui E n+1 è sempre maggiore <strong>di</strong> E n .Osserviamo ad esempio che nel caso <strong>di</strong> atomi a molti elettroni la subshell 4s si riempie prima <strong>del</strong>la3d perché ha una energia inferiore, e lo stesso tipo <strong>di</strong> inversione accade in altri casi.Questo è dovuto che al fatto che all’aumentare <strong>di</strong> n la <strong>di</strong>pendenza <strong>del</strong>l’energia da n <strong>di</strong>venta piùblanda e quin<strong>di</strong> può prevalere, nell’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>le energie, la <strong>di</strong>pendenza da l.L’or<strong>di</strong>ne energetico <strong>del</strong>le varie subshell nl è in<strong>di</strong>cato in figuraNotiamo che sono presenti gap <strong>di</strong> energia: ossia in alcuni casi la separazione energetica tra duesubshell successive è molto maggiore <strong>del</strong>la separazione tra subshell precedenti e successive. In altreparole le subshell si presentano a gruppi. Tale struttura energetica ha una grande importanza neldefinire le proprietà chimiche dei vari elementi. Infatti le proprietà chimiche degli atomi e inparticolare la capacità <strong>di</strong> legarsi con altri atomi <strong>di</strong>pendono dagli elettroni meno legati, ovveropresenti nelle subshell più esterne, detti elettroni <strong>di</strong> valenza.I fattori chiave sono:• quale è l’ultima subshell occupata• se questa è completamente occupata• quanto <strong>di</strong>sta in energia la subshell successiva76


Le configurazioni elettroniche dei vari atomi nello stato fondamentale sono riportate nella figuraseguente.Gli atomi che hanno una configurazione in cui la ultima subshell è piena e corrisponde a una gap <strong>di</strong>energia, ossia la subshell successiva è molto <strong>di</strong>stante in energia, sono particolarmente stabili einerti. Essi sono i gas nobili (He, Ne, Ar,….)Atomi che avranno lo stesso tipo <strong>di</strong> elettroni <strong>di</strong> valenza (stesso numero <strong>di</strong> elettroni e stesso valore <strong>di</strong>l) si comporteranno in maniera simile.Per esempio:• Gli alcalini che hanno un elettrone s in più <strong>di</strong> una configurazione tipo gas nobile sono tuttimolto reattivi in quanto tenderanno facilmente a perdere il loro elettrone.77


• Gli alogeni che hanno una configurazione in cui manca un elettrone rispetto a quella <strong>del</strong> gasnobile hanno tutti una grande affinità elettronica. E così via.La <strong>di</strong>sposizione degli elementi nella tavola perio<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Men<strong>del</strong>eev mette proprio in evidenza questericorrenze.78


1.3.2 Correzioni al campo centraleL’Hamiltoniana centraleNhH c = ∑−∇2mi=122 ri+ V(r )irappresenta una buona approssimazione <strong>di</strong> partenza per lo stu<strong>di</strong>o degli stati elettronici degli atomi amolti elettroni. Possiamo però migliorarla considerando perturbativamente i termini che abbiamotrascurato.Tale procedura perturbativa è valida se la separazione in energia tra <strong>di</strong>verse configurazionielettroniche è molto maggiore dei contributi energetici che derivano da tali termini.Le correzioni che dobbiamo considerare sono principalmente <strong>di</strong> due tipi:2 Nec• H 1 = ∑ − ∑Ve−e( ri) : la parte non centrale <strong>del</strong>l’interazione coulombiona e-e4πε ri>j• H 2 =∑ ⋅i0iji=11 1 dVξ (ri)LiSi: correzioni spin-orbita ( ξ ( ri) =)2 22mc r drL’Hamiltoniana totale sarà quin<strong>di</strong>:iiH= H c +H 1 +H 2All’or<strong>di</strong>ne 0 le autofunzioni sono le ψ c soluzioni <strong>del</strong> problema centrale. In tale base la H c è<strong>di</strong>agonale. Per calcolare le correzioni al primo or<strong>di</strong>ne dobbiamo <strong>di</strong>agonalizzare le perturbazioni neisottospazi degeneri <strong>di</strong> H c . Osserviamo infatti che i livelli energetici <strong>di</strong> H c sono degeneri in quantoalla stessa configurazione corrisponde la stessa energia in<strong>di</strong>pendentemente dai valori <strong>di</strong> m e m s deisingoli spin-orbitali coinvolti.A seconda <strong>di</strong> quale <strong>del</strong>le due Hamiltoniane <strong>di</strong> perturbazione prevale si hanno <strong>di</strong>fferentiaccoppiamenti: accoppiamento L-S o j-j.79


Accoppiamento L-SIl caso più frequente, valido per tutti gli atomi tranne i più pesanti (ricor<strong>di</strong>amo che il coefficiente deitermini spin-orbita va come Z 4 mentre il termine elettrostatico non centrale va come Z)è:H 1 >>H 2In tal caso si parla <strong>di</strong> accoppiamento L-S.Il primo step è quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>agonalizzare nel sottospazio degenere l’Hamiltoniana H 1.Osserviamo che H 1 commuta con gli operatori L=∑Ni=1NLie S=∑i=1L totali in quanto taleHamiltoniana non <strong>di</strong>pende dallo spin e in un sistema chiuso quale l’atomo (nucleo + elettroni) ilmomento angolare totale è una quantità conservata.Pertanto, nel sottospazio degenere <strong>di</strong> H c (definito dalla configurazione elettronica),H c +H 1 è <strong>di</strong>agonale nella base <strong>di</strong> autofunzioni ψ .L ,S,M L , M SPer effetto <strong>di</strong> H 1 la degenerazione si rimuove parzialmente. I livelli <strong>di</strong> energia sarannocaratterizzati dal valore <strong>di</strong> L e <strong>di</strong> S e saranno degeneri in M L e M S .Pertanto ciascun livelloenergetico avrà ancora una degenerazione (2L+1)(2S+1). I livelli energetici corrispondenti a definitivalori <strong>di</strong> L e S sono chiamati termini e vengono in<strong>di</strong>cati come (2S+1) L , con le lettere maiuscole S, P,D, F… a in<strong>di</strong>care i valori <strong>di</strong> L=0, 1, 2, 3..Possibili valori <strong>di</strong> L e SOsserviamo che, data una configurazione elettronica, non tutti i valori <strong>di</strong> L e S che si possonoottenere in base alle regole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione dei momenti angolari applicate separatamente a L e S, sonopossibili. Infatti deve essere sod<strong>di</strong>sfatto il principio <strong>di</strong> Pauli secondo cui gli elettroni non possonostare in stati <strong>di</strong> singolo elettrone con gli stessi numeri quantici.Questa proprietà l’abbiamo incontrata già in passato. Nel caso <strong>del</strong>l’elio se i due elettroni sononell’orbitale spaziale 1s abbiamo visto che devono stare in uno stato <strong>di</strong> singoletto S=0.Più in generale si ha che quando una subshell è completa necessariamente L=0 e S=0. Infatti in talcaso tutti gli stati con <strong>di</strong>fferente valore <strong>di</strong> m e m s sono occupati.Questa proprietà <strong>del</strong>le subshell complete fa sì che il valore <strong>di</strong> L e <strong>di</strong> S si determina ad<strong>di</strong>zionando imomenti angolari orbitali l i e <strong>di</strong> spin solo degli elettroni nelle subshell incomplete.Per determinare i possibili valori <strong>di</strong> L e S dobbiamo <strong>di</strong>stinguiamo due casi:• elettroni non equivalenti : elettroni che non appartengono alla stessa subshell• elettroni equivalenti: elettroni che appartengono alla stessa subshellNel primo caso poiché è già <strong>di</strong>fferente il numero quantico relativo a n i o l i i momenti angolari sisommano con le normali regole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione applicate separatamente a L e S.Nel secondo, non tutti i possibili valori <strong>di</strong> L e S che si ottengono ad<strong>di</strong>zionando i singoli valori deimomenti angolari e <strong>di</strong> spin sono possibili. I possibili valori si ottengono stando attenti che nellacombinazione dei momenti non si considerino elettroni che stanno nello stesso spin-orbitale.i80


(Ad esempio, come già detto, nel caso <strong>di</strong> subshell piene si puo’ avere solo L=0 e S=0. Nella<strong>di</strong>scussione sull’atomo <strong>di</strong> elio abbiamo visto che, quando i 2 elettroni sono nello stato 1s lo stato <strong>di</strong>tripletto S=1 non c’è.)I possibili valori <strong>di</strong> L e S corrispondenti a k elettroni equivalenti nelle varie subshell nl (l=0,1,2)sono riportati nella tabella seguente.In presenza <strong>di</strong> elettroni equivalenti e non, si determinano i valori <strong>di</strong> L e S degli elettroni equivalentie poi si sommano in base alle regole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione dei momenti angolari con quelle degli elettroninon equivalenti.Regole <strong>di</strong> Hund e or<strong>di</strong>ne in energia dei <strong>di</strong>versi statiA partire da una certa configurazione, una volta determinati i possibili termini 2S+1 L, lo statofondamentale è quello cui corrisponde il maggiore valore <strong>di</strong> S. Se esistono più stati con tale S quelloa energia più bassa sarà quello con il maggiore valore <strong>di</strong> L (regole <strong>di</strong> Hund). Tali regole, <strong>di</strong> originesperimentale, valgono anche per configurazioni che contengono elettroni equivalenti.Ad esempio consideriamo due elettroni equivalenti d, cioè una configurazione <strong>di</strong> shell incompleta:nd 2 ,i possibili termini spettroscopici sono:1 S, 1 D, 1 G, 3 P, 3 Fquello a energia più bassa sarà lo stato 3 FCorrezione dovuta a H 2Una volta determinati L e S i valori <strong>di</strong> energia dei <strong>di</strong>fferenti stati con <strong>di</strong>versi valori <strong>di</strong> M L e M Ssaranno degeneri nell’ambito <strong>del</strong>l’Hamiltoniana H c +H 1 .Per calcolare l’ulteriore correzione dovuta a H 2 partiamo dall’espressioneH 2 =∑iξ (r )L ⋅ Siii81


Per ottenere la struttura fine dei livelli energetici dovuta all’interazione spin orbita dobbiamo<strong>di</strong>agonalizzare H 2 nel sottospazio degenere <strong>di</strong> H c +H 1 ossia <strong>del</strong>le autofunzioni | γ LSM L M S > con Le S fisso e M L e M S variabili.Si può far vedere che per fissati valori <strong>di</strong> L e S (momento angolare e <strong>di</strong> spin totali), per il teorema <strong>di</strong>Wigner EckartγLSMM ∑ ξ(r) L ⋅ S γLSM' M ' = A( γLS)γLSMM L ⋅SγLSMLSiiiiLSDi conseguenza <strong>di</strong>agonalizzare H 2 nel suddetto sottospazio equivale a <strong>di</strong>agonalizzare l’operatoreH SO = A ( γ LS)L ⋅SOsserviamo che tale operatore commuta con L 2 ma non commuta con L z e S z .Introduciamo l’operatore momento angolare totale J= L+S.J 2 = L 2 +S 2 +2L⋅S da cui ricaviamoL⋅S= 21 [J 2 -L 2 -S 2 ]LSL' MS'Si vede allora che H SO = 21A(γ LS) [J 2 -L 2 -S 2 ] è <strong>di</strong>agonale nel sottospazio degenere se utilizzo comeautofunzioni le autofunzioni <strong>di</strong>L 2 ,S 2 , J 2 , J zdove, fissati L e S, J assumerà i valori |L-S|≤J≤|L+S|.Le energie <strong>di</strong> tali stati al variare <strong>di</strong> J sono degeneri per effetto <strong>di</strong> Hc+H 1 ma si separano per effetto<strong>del</strong>la correzione spin-orbita H 2.La correzione all’or<strong>di</strong>ne più basso dovuta a H 2 è:1< γLSJMJ | H 2 | γLSJMJ >= A( γLS)+2[ J(J + 1) − L(L + 1) − S(S 1) ]<strong>di</strong> modo tale che il livello imperturbato ) LS (γ si separa in un multipletto <strong>di</strong> 2S+1 livelli (se L≥S) o2L+1 livelli (se S≥L) a seconda <strong>del</strong> valore <strong>di</strong> J.82


Multipletti regolariSi può inoltre osservare che poichè la costante A non <strong>di</strong>pende da J, la separazione tra i livelli <strong>del</strong>multipletto è regolare. Si ha infatti che:11E(J)-E(J-1)= A[ J(J + 1) − L(L + 1) − S(S + 1) ] − A [(J−1)J− L(L + 1) − S(S + 1) ] = AJ22Cioè la separazione tra ciascuna coppia <strong>di</strong> livelli <strong>del</strong> multipletto è proporzionale al valore piùgrande, nella coppia, <strong>di</strong> J.Questo risultato è noto come regola <strong>del</strong>l’intervallo <strong>di</strong> Landè. E’ ben sod<strong>di</strong>sfatta se l’atomo è bendescritto dall’accoppiamento L-S (H 2


__ Jmin____ JmaxSi è stabilito empiricamente che, nel caso ci sia una singola subshell parzialmente piena:• i multipletti normali sono presenti se la subshell è meno che mezza piena,• i multipletti invertiti si hanno se la subshell è più che mezza piena.• Quando la subshell è esattamente mezza piena non si ha splitting in J.84


Accoppiamento j-jL’interazione spin-orbita cresce come Z 4 mentre H 1 come Z (ve<strong>di</strong> il caso <strong>del</strong>l’Elio).Ci aspettiamo che per atomi molto pesanti si possa verificare che:H 2 >>H 1Ve<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> come trattare questo caso.Consideriamo prima l’effetto sui livelli energetici <strong>del</strong>l’Hamiltoniana centrale <strong>del</strong>l’interazione spinorbitaH 2 =∑iξ (r )L ⋅ SiiiCome abbiamo detto i livelli energetici <strong>del</strong>l’Hamiltoniana centrale sonosono degeneri a parità <strong>di</strong> configurazione elettronica. Infatti E=∑elettrone sono degeneri rispetto ai valori <strong>di</strong> m l e m snEnili=1ie le energie <strong>di</strong> singoloIl termine spin orbita, separabile, ha l’effetto <strong>di</strong> rimuovere parzialmente la degenerazione <strong>di</strong> livellienergetici <strong>di</strong> singolo elettrone, separando ciascun livello con l≠0 in due componenti E nlj <strong>di</strong>verse aseconda <strong>del</strong> valore <strong>di</strong> j=l+1/2 o j=l-1/2 Le corrispondeti autofunzioni in<strong>di</strong>viduali sono spin-orbitalidove m j =-j………j. Ciascun livello <strong>di</strong> energia in<strong>di</strong>viduale ha pertanto una degenerazione pariu n l jm ja (2j+1).Le energie totali <strong>del</strong> sistema a N elettroni saranno, in questa approssimazione date daE=∑nEnil i jii=1e i corrispondenti autostati saranno determinante <strong>di</strong> Slater degli spin orbitali <strong>di</strong> singolo elettroneu n l jm j• Per effetto <strong>di</strong> H 2 ciascuna configurazione <strong>di</strong> H c si separa in <strong>di</strong>verse configurazioni <strong>di</strong> H c +H 2caratterizzate <strong>di</strong> numeri quantici n i l i j i degli elettroni.Il secondo step <strong>del</strong> calcolo perturbativo consiste nel considerare l’effetto <strong>del</strong>la correzioneelettrostatica H 1• Ciascuna livello degenere corrispondente a una data configurazione <strong>di</strong> H c +H 2 si separerà, pereffetto <strong>di</strong> H 1 , in un multipletto i cui livelli saranno caratterizzati dal valore <strong>del</strong> momentoangolare totale J.Naturalmente ciascuno <strong>di</strong> questi livelli sarà ancora degenere per i <strong>di</strong>versi valori <strong>di</strong> M J (deg. 2J+1).Un esempio è mostrato nella figura seguente:85


Osserviamo infine che per il principio <strong>di</strong> Pauli non tutti i valori <strong>di</strong> J saranno possibili. Ilproce<strong>di</strong>mento che si usa è simile a quello che abbiamo utilizzato per determinare i valori <strong>di</strong> Lnell’accoppiamento L-S.• Nel caso <strong>di</strong> elettroni non equivalenti, i valori <strong>di</strong> J si ottengono in base alle regole <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zionedei momenti angolari.• Nel caso <strong>di</strong> elettroni equivalenti bisogna invece eliminare quei valori che derivano da prodotti<strong>di</strong> spin-orbitali <strong>di</strong> singolo elettrone in cui due o più elettroni sono nello stesso stato.Un esempio <strong>di</strong> possibili valori <strong>di</strong> J per alcune configurazioni con elettroni equivalenti è riportatonella seguente tabella.Nell’accoppiamento j-j i termini spettrali devono quin<strong>di</strong> specificare i valori n i l i j i dei vari elettroni eil valore <strong>di</strong> J.Ad esempio lo stato fondamentale <strong>del</strong> Pb che ha due elettroni nella shell n=6 l=1 con j 1 =1/2 ej 2 =3/2 J=2 si in<strong>di</strong>ca con:6p 2 (1/2,3/2) 286


1.4.2 Spettroscopia su atomi a molti elettroniL’Hamiltoniana per l’atomo in campo elettromagnetico si ottiene sostituendo nell’HamiltonianaatomicaH =⎡N 2 22pi Ze e∑ ⎢ − ⎥ + ∑i= 1 2m 4πε0rii>j 4πε0rij⎣⎤⎦l’impulso <strong>di</strong> ciascun elettrone p i =-ih∇ i con:p i → p i +eA(r i ,t)Con un proce<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> tutto analogo a quello che abbiamo sviluppato nel caso degli atomiidrogenoi<strong>di</strong>, si trova che l’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione con il campo elettromagneticomonocromatico <strong>di</strong> frequenza ω è:H’=N∑j=1em(A( ω)εei( k⋅rj−ωt)+ c.c) ⋅ pjAbbiamo quin<strong>di</strong> in ogni caso una Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione <strong>di</strong>pendente dal tempo in formaoscillatoriaH’(r,t)= V em (r)e -iωt + V em *(r)e iωtdove la parte <strong>di</strong>pendente dalla variabile spaziale <strong>del</strong>l’Hamiltoniana <strong>di</strong> interazione è:V em (r)=N∑j=1em(A( ω)eik⋅rjε ⋅pjTenendo conto <strong>del</strong>la quantizzazione <strong>del</strong> campo elettromagnetico, possiamo anche in questo casoin<strong>di</strong>viduare i tre processi <strong>di</strong> assorbimeno, emissione stimolata e emissione spontanea.Se E b >E a la probabilità <strong>di</strong> assorbimento per unità <strong>di</strong> tempo vale:2W ass ⎛ e ⎞ N( ω)ba = 2 π⎜⎟ |M ba | 2 δ( E b -E a - hω); E b >E a⎝ m ⎠ 2Vεω0ik⋅rjdove l’elemento <strong>di</strong> matrice M ba =Se E b


2W emspon ⎛ e ⎞ 1ba = 2 π⎜⎟ | M ba | 2 δ(hω-( E a -E b ))⎝ m ⎠ 2Vεω0Le transizioni avvengono con conservazione <strong>del</strong>l’energia tenendo conto anche <strong>del</strong> quanto <strong>di</strong> energiahω <strong>del</strong> fotone. Anche in questo caso alcune transizioni possono essere proibite perché l’elemento <strong>di</strong>matrice M ba = tra gli stati a e b corrispondenti è nullo.jCome abbiamo detto, nel caso <strong>di</strong> atomi a molti elettroni, la probabilità <strong>di</strong> transizione da uno statoiniziale ψ a a uno stato finale ψ b sarà proporzionale al modulo quadro <strong>del</strong>l’elemento <strong>di</strong> matriceM ba =. Quando tale elemento <strong>di</strong> matrice e’ nullo la transizione non èpermessa.Anche in questo caso, trascurando la <strong>di</strong>pendenza da r <strong>del</strong> campo, ossia ponendoe -ik⋅rj =1Si ricava che l’elemento <strong>di</strong> matrice <strong>del</strong>la transizione è proporzionale a ε⋅ doveND=-e∑j=1r j è il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo <strong>del</strong>l’atomo.Regole <strong>di</strong> selezione in accoppiamento L-SQuando negli atomi a molti elettroni l’interazione spin orbita è debole i numeri quantici appropriatidegli stati elettronici sono: L,S,J,M JL’elemento <strong>di</strong> matrice <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo sarà quin<strong>di</strong> proporzionale a:Osserviamo innanzitutto che poiché l’operatore <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo D è in<strong>di</strong>pendente dallo spin tali elementi<strong>di</strong> matrice saranno <strong>di</strong>versi da zero solo se S’=S:=δ SS’ Inoltre poiché l’operatore D e’ <strong>di</strong>spari per la trasformazione r→-r, l’elemento <strong>di</strong> matrice sarà<strong>di</strong>verso da zero solo se calcolato tra funzioni d’onda <strong>di</strong> opposta parità.La derivazione <strong>del</strong>le regole <strong>di</strong> selezione per gli altri numeri quantici è meno imme<strong>di</strong>ata. Le regole <strong>di</strong>selezione si ricavano tenendo conto <strong>del</strong>la natura vettoriale <strong>del</strong>l’operatore D, <strong>del</strong>le proprietà <strong>del</strong>learmoniche sferiche e <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione dei momenti angolari.88


Si ottiene in tal modo che l’elemento <strong>di</strong> matrice <strong>di</strong> <strong>di</strong>polo è <strong>di</strong>verso da 0 se:• ∆J=0, ±1 ma J=0↔J’=0 vietata• ∆M j =q (=0, ±1 se la ra<strong>di</strong>azione non ha una polarizzazione definita)• ∆S=0• ∆L=0,±1 (L=0↔L’=0 vietata)• lo stato iniziale e finale hanno opposta paritàIl caso più usuale è quello in cui un solo elettrone cambia orbitale. In tal caso bisogna anche tenereconto <strong>del</strong>la ulteriore regola <strong>di</strong> selezione sul valore <strong>di</strong> l j (momento angolare <strong>di</strong> singolo elettrone)<strong>del</strong>l’elettrone che cambia stato:∆ l j =±189


1.5 Visualizzazione degli atomiSebbene per avere informazioni sugli atomi non sia necessario vederli, ci si può chiedere sottoquale con<strong>di</strong>zione sia possibile osservarli. Il potere risolutivo <strong>di</strong> un microscopio e' definito come laminima <strong>di</strong>stanza D tra due punti <strong>di</strong> un oggetto che possono essere visti separatamente. Per avereuna risoluzione atomica D deve essere


Il principio base <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> un microscopio a effetto tunnel sta nella presenza <strong>di</strong> unacorrente <strong>di</strong> tunnel ( pA - nA) tra una punta metallica e il campione che si vuole analizzare.Infatti tra la punta metallica e la superficie <strong>del</strong> campione è presente una barriera <strong>di</strong> potenziale(barriera <strong>di</strong> vuoto) <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche elettron-volt come mostrato nella seguente figura.campionepuntaPortando una punta metallica molto vicino (qualche Angstrom) alla superficie, ed applicando unapiccola tensione <strong>di</strong> (0.02-2 V) gli elettroni possono attraversare la barriera per effetto “tunnel”.Questo effetto quantomeccanico può essere usato per visualizzare gli atomi <strong>di</strong> una superficiesfruttando l’andamento esponenziale <strong>del</strong>la corrente <strong>di</strong> tunnel in funzione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stanza puntacampione.E' noto infatti che la probabilità <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> elettroni con energia cinetica E in presenza <strong>di</strong>una barriera <strong>di</strong> potenziale V(x) uni<strong>di</strong>mensionale e' data, nell'approssimazione W.K.B., da :T2≈e−2∫barrieradx2m2h[ V ( x)−E]91


Integrando tale espressione su una barriera <strong>di</strong> forma rettangolare (caso in cui la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>potenziale applicata V


Infatti, applicando opportune tensioni tra la punta e il campione, gli elettroni possono passare dalcampione alla punta o viceversa. Tenendo fissa la <strong>di</strong>stanza (con una controreazione sulla correntemisurata in ciascun punto) e muovendo la punta lungo la superficie, si può costruire una mappa<strong>del</strong>la stessa a risoluzione atomica.Tensione <strong>di</strong> controllo per il tubopiezoelettricoAmplificatore<strong>del</strong>la corrente<strong>di</strong> tunnelControllo <strong>del</strong>la<strong>di</strong>stanza e unità <strong>di</strong>scansionePuntacampioneTrattamento dati evisualizzazioneTensione <strong>di</strong>PolarizzazioneNelle figure seguenti mostriamo ad esempio le superfici (110) <strong>del</strong> Nichel, (111) <strong>del</strong> Silicio in cuisono <strong>di</strong>stinguibili i singoli atomi.93


La tecnica STM non misura <strong>di</strong>rettamente la posizione dei nuclei ma la densità degli elettroni. Leimmagini <strong>di</strong>pendono dalla natura <strong>del</strong>la superficie nonché dall'ampiezza e dal segno <strong>del</strong>la corrente <strong>di</strong>tunnel.94

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