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L'intervento logopedico con il bambino sordo grave e ... - ACP

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<strong>ACP</strong> – Rivista di Studi Rogersiani - 2005Quando la mamma si alza, <strong>il</strong> <strong>bambino</strong> fa una serie di capricci. La mamma èsempre più agitata, vorrebbe <strong>con</strong>solarlo o forse sgridarlo, avverto un disagionei miei <strong>con</strong>fronti, mi sembra che l’unica soluzione sia farla uscire.Il <strong>bambino</strong> aumenta i suoi capricci, tenta di farsi venire <strong>con</strong>ati di vomito evuole scendere dal tavolo. Con un grande sforzo fisico e psichico lo<strong>con</strong>tengo. Mi sento arrabbiata per un comportamento ingiustificato, maappena <strong>con</strong>tatto la mia rabbia torno tranqu<strong>il</strong>la.Prendo energicamente <strong>il</strong> <strong>bambino</strong> per mano e lo porto al bagno dove glisciacquo la faccia più volte, fino a che non smette di piangere. Tornati nellostudio, provo a capire <strong>il</strong> motivo del suo nervosismo. Il <strong>bambino</strong> <strong>con</strong>oscepoche parole, ma <strong>con</strong> i segni riesco a comunicare <strong>con</strong> lui e scopro che èarrabbiato perché, invece di andare a scuola come tutti i giorni, la sorellina èrimasta a casa <strong>con</strong> <strong>il</strong> papà. È evidentemente geloso ed io lo sottolineo <strong>con</strong> <strong>il</strong>segno che esprime questo sentimento in maniera chiaramente espressiva.Il <strong>bambino</strong>, sentendosi capito e accettato, si calma. Io prendo un altrogioco, ma non <strong>il</strong> suo preferito, per sottolineare una mediazione nel nostrorapporto ed <strong>il</strong> <strong>bambino</strong> comincia a giocare tranqu<strong>il</strong>lamente <strong>con</strong> me.Terminata la terapia, arriva la mamma, che mi <strong>con</strong>ferma di avere capitoquello che <strong>il</strong> <strong>bambino</strong> mi ha comunicato. Sono quindi molto <strong>con</strong>tenta dellafiducia dimostratami dal <strong>bambino</strong> nel comunicarmi i suoi sentimenti, ma lamamma lo prende in braccio e lo <strong>con</strong>sola come se io fossi stata cattiva e loavessi punito mandandola via.Comportamenti di questo tipo sono molto frequenti nei genitori. Sembrache vogliano riservarsi <strong>il</strong> ruolo di “buoni”, attribuendo a me quello di“cattiva”.Il sentimento di rabbia per l’interferenza nel mio lavoro, così faticoso, l’ho<strong>con</strong>diviso <strong>con</strong> la mamma in un colloquio che le ho fissato successivamente,in cui abbiamo ridefinito i nostri obiettivi, <strong>il</strong> rispetto e la fiducia reciproci.È fac<strong>il</strong>e in questi casi provare risentimento per i genitori e attribuire loro lacolpa degli insuccessi dei figli. Bisogna però ricordare che “l’alleanza <strong>con</strong> igenitori” è fondamentale nel sistema <strong>logopedico</strong> e questa è possib<strong>il</strong>e solotramite la loro accettazione come persone, non identificandoli <strong>con</strong> i lorocomportamenti e <strong>con</strong> un atteggiamento empatico nei loro <strong>con</strong>fronti.La <strong>con</strong>dizione perché questo si verifichi è l’assoluta onestà del logopedista<strong>con</strong> se stesso e <strong>con</strong> i suoi clienti.Il dolore e la pietà, che non provo per i bambini, sono spesso presenti nelmio rapporto <strong>con</strong> i genitori, forse perché mi identifico più fac<strong>il</strong>mente <strong>con</strong>loro.Di fronte ad un <strong>bambino</strong> <strong>sordo</strong> e plurihandicappato io lavoro <strong>con</strong> piacere efiducia, ma se la mamma piange e dice di sentirsi in colpa e di non saperecosa aspettarsi dal suo <strong>bambino</strong>, io provo dolore, forse perché per me è piùfac<strong>il</strong>e avere fiducia nei bambini, che negli adulti.Per questo motivo è molto importante <strong>con</strong>oscersi ed essere a <strong>con</strong>tatto <strong>con</strong>i propri bisogni, emozioni e sentimenti, per evitare di ascoltare noi stessi,invece di chi ci sta di fronte.20

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