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amici in cammino n. 52 - Associazione Santa Maria Torino

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Segue da pag<strong>in</strong>a 1La passio Christi è qu<strong>in</strong>di la “novità” che urta e irrompenella realtà di un mondo troppe volte rassegnato,ammutolito dal dolore, dalla sofferenza. La “novità” è lacertezza che l’amore di Cristo è la risposta alla passionedell’uomo. Ci ritroveremo davanti alla S<strong>in</strong>done con lenostre passioni <strong>in</strong>teriori e domanderemo questa passionedi vivere e la consolazione del cuore.Come diceva il card<strong>in</strong>ale Saldar<strong>in</strong>i durante l’Ostensionedel 1998: “La S<strong>in</strong>done ci dona la sua misteriosa, veraconsolazione: questo Gesù è passato <strong>in</strong> mezzo a noi edha voluto conoscere tutto, proprio tutto di ciò che ci fasoffrire… Egli non fu esentato dalla morte, ma fu richiamatodalla morte e reso vivo per sempre con laRisurrezione: ecco la consolazione della S<strong>in</strong>done. Essanarra di un Gesù che è entrato nell’abisso del dolore edella morte, <strong>in</strong> tutto fratello nostro, ma che poi ne è uscitoper sollevarci con sé nella nuova gloria.”È entrato nell’abisso della nostra umanità, con passione,perchè ci ama. Buon Natale!Don Paolo C.SANTO NATALE 2009Cari <strong>amici</strong> dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong>, ci avvic<strong>in</strong>iamoa grandi passi al Santo Natale e con un po’ di trepidazionemi acc<strong>in</strong>go a scrivere alcune righe. Cosa possodire per stimolare il vostro <strong>in</strong>teresse?Provo ad offrirvi un piccolo ragionamento sulla testimonianzadella carità.Dio nella sua <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ità bontà ha voluto donare a tutta l’umanitàsuo figlio Gesù che è carità e amore, quella caritàche è ben rappresentata da figure uniche, <strong>in</strong>arrivabilicome quelle dei Santi.Spesso ci dimentichiamo che ci sono testimonianze dicarità altrettanto valide senza scomodare i santi e che,soprattutto le giovani generazioni, non sanno riconoscere.Parlo di quelle persone che da anni offrono il lorotempo al servizio degli altri perché viene dal cuore, perchédopo aver tanto lavorato ritengono giusto dedicarsiagli altri, per solidarietà umana, perché si trovano benenel gruppo o nell’associazione o per altri motivi. Gesù ènato <strong>in</strong> mezzo a noi per testimoniare, con coerenza eumiltà, l’amore di Dio Padre per gli uom<strong>in</strong>i. Certo l’esempiodei grandi testimoni di carità è importante perchérappresentano una luce da seguire; ma il nostro crescere<strong>in</strong> carità dipende molto anche dai gesti quotidianiche possiamo imparare appunto da quelli <strong>in</strong>torno a noiche ne hanno fatto uno stile.Cari <strong>amici</strong>, questi testimoni di carità li conoscete megliodi me, forse lo siete voi stessi.Sarebbe bello che queste esperienze, le motivazioni chele fanno nascere, fossero un po’ più conosciute per farlediventare patrimonio della comunità. Non per pavoneggiarsio per dare lustro alla propria persona, ma perchétutti possano crescere nella carità. Educare alla carità,viverla e testimoniarla non può essere un fatto privato edesclusivo, ma dovrebbe essere uno stile anche di comunità,di <strong>Associazione</strong>. Il che significa che l’attenzione alpovero, alla persona sola o <strong>in</strong> stato di disagio e di bisognonon possono essere delegati a poche persone comese certe situazioni non ci riguardassero.“I poveri li avrete sempre con voi” dice Gesù, perchésono la fedeltà a Cristo di una comunità, perché se nonci occupiamo di loro, non possiamo dirci credenti, sel’educazione alla carità non fosse diffusa il rischio èquello di un netto calo di attenzione verso chi soffre.Una comunità cristiana che non ha saputo educare all’attenzioneverso gli altri si troverà impegnata a <strong>in</strong>seguirel’emergenza, ritrovandosi povera essa stessa. Come cristian<strong>in</strong>on possiamo permettere che, questo accada,Gesù che nasce ci chiama alla costruzione del Regno, acontribuire ad una realtà di amore a contribuire a migliorareun po’ il mondo.Solo così saremo veri testimoni di carità, il mondo <strong>in</strong> cuiviviamo ne ha veramente bisogno, solo così potremodire di aver provato, pur con tutte le contraddizioni e ilimiti degli umani, a vivere il comandamento: “ amatevigli uni gli altri come io vi ho amato”.F<strong>in</strong>isco con l’augurare a tutti Voi Soci ed Amicidell’<strong>Associazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> ed ai vostri familiari unbuon Natale ed un migliore Anno Nuovo da parte mia edi tutto il Consiglio.Carlo Albertazzi2


Natale: questione d’amoreOgni anno, mentre dispongo le statu<strong>in</strong>e nel presepio,trovo sempre nei cassetti polverosi e un po’ tarlati dellamia memoria il ricordo di un tema svolto <strong>in</strong> 1 a media.Per celebrare con la dovuta solennità la nascita delBamb<strong>in</strong>o Gesù avevo messo <strong>in</strong> azione schiere di Angeliche, come variop<strong>in</strong>te farfalle, salivano e scendevano conla frenesia di uno sciame di api. Alcuni davano fiato alunghissime trombe il cui suono si disperdeva nellevalli, altri cantavano <strong>in</strong>ni gioiosi. Mi piaceva tanto quellaparola “pace” mentre gli ultimi bagliori della guerraillum<strong>in</strong>avano tristemente le nostre città.Poi il timido belare degli agnell<strong>in</strong>i portati sulle spalle dai pastorie le tracce sulla sabbia impresse dalle carovane dei Magi.Le stelle occhieggiavano beate e la cometa faceva ungran fuoco.La Madonna e S. Giuseppe sorridevano estatici. E ilBamb<strong>in</strong>o Gesù? Bello, roseo tra il bue e l’as<strong>in</strong>ello che siaffannavano a soffiare.Ricordo il giudizio del professore: “Tanto fumo, poco arrosto”.Sì, l’atmosfera natalizia, l’attesa delle vacanze, dei doni,della neve, mi avevano preso un po’ la mano. Però, apensarci bene, qualcosa di unico stava capitando quellanotte e, secondo me, a ragione tutto il creato si era datoda fare e forse neppure a sufficienza.Allora non capivo la profondità del Natale, ma oggi chenon ho più capelli e di conseguenza il cervello non ha piùmotivo di surriscaldarsi, è giunta l’ora di vederci chiaro.S. Agost<strong>in</strong>o, che se ne <strong>in</strong>tendeva, asserisce che “Cristo èvenuto anzitutto perché l’uomo sapesse quanto Dio loama, e lo sapesse per <strong>in</strong>fiammarsi d’amore nei confrontidi Colui che lo ha amato per primo”.Qu<strong>in</strong>di Natale è una questione d’amore. L’amore di unRe sposo tradito, che si fa piccolo, si umilia all’<strong>in</strong>verosimileper riportare la sposa <strong>in</strong>fedele alla più alta dignitàdi figlio di Dio, erede di un regno <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, eternoLa sposa irresponsabile sono io, è l’umanità.Non si tratta di favole per “cret<strong>in</strong>i”, come ha scrittoqualcuno che crede di saperne di più.Miriadi di martiri, di santi, di grandi e di piccoli, di convertitieccellenti ci confermano che il Natale, come tuttala vita, è una questione d’amore. Amore di Dio che ciavvolge, che lo vogliamo o no. Amore della creatura chenon può che ricambiare.Questo è Natale.Ma Gesù non è apparso una volta a Betlemme e poibasta. E’ rimasto piccolo piccolo <strong>in</strong> ogni tabernacoloperché anche il più piccolo di noi, fisicamente e spiritualmente,possa avvic<strong>in</strong>arlo, mangiarlo. La mammanon può mangiare il suo adorato bamb<strong>in</strong>o che copre dibaci, ma noi possiamo mangiare il nostro Dio. Grande!Ed <strong>in</strong> questa scia d’amore Gesù vuole che ci apriamo aisuoi - e di conseguenza nostri - fratelli con un amore nonplatonico, ma concreto, fattivo. Basta aprire gli occhi su<strong>in</strong>ostri di casa, sui vic<strong>in</strong>i, su quelli un po’ più lontani equelli più lontani ancora.Natale: questione d’amore.Alla Messa di mezzanotte porterò con me la preghiera diS. Agost<strong>in</strong>o che trascrivo e che dirò a Gesù quando mi3sussurrerà “Ti voglio bene, così come sei. So che a voltemi trascuri, guardi altrove, ma mi piaci lo stesso”.Grazie, GesùA.G.Dio mio,chi mi darà la possibilitàdi riposare <strong>in</strong> Te,di riceverTi nel mio cuoreperché Tu lo <strong>in</strong>ebriie io dimentichi la mia malvagitàe abbracci Te, unico mio bene?Che cosa sei per me?Aiutami, e potrò parlare.Cosa sono io per Te,perché Tu vogliaessere amato da meal punto che T’<strong>in</strong>quietise non lo faccio,e mi m<strong>in</strong>acci severamente?Come se non fosse già una grossa sventurail non amarTi|Oh, dimmi, Ti prego,Signore Dio misericordioso,che cosa sei per me?Di’ alla mia anima:“Io sono la Tua salvezza”Dillo, che io lo senta”. (S. Agost<strong>in</strong>o)LOURDES 20109 - 15 MAGGIOIl primo <strong>in</strong>contro di <strong>Maria</strong> e Bernadette l’11 febbraio 1858 ècontraddist<strong>in</strong>to dal segno della croce.


grazia della conversione; perché c’è la sofferenza– fisica e morale – gli chiederò che mi aiuti asopportare la mia e a dare l’aiuto della mia solidarietàper tutte le sofferenze che ci sono attornoa me. Il Custode Pontificio della S<strong>in</strong>done,Arcivescovo di Tor<strong>in</strong>o, Card<strong>in</strong>ale Sever<strong>in</strong>oPoletto, ha voluto esprimere questa verità proponendoil motto di questa ostensione: “PassioChristi, passio hom<strong>in</strong>is”. C’è un’<strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibilecorrispondenza fra due esperienze umane, chesi rispecchiano l’una nell’altra. Da sempre laparola di Pilato “Ecco l’uomo” è ascoltata comeun <strong>in</strong>vito a vedere concentrarsi nella sofferenzadi Gesù tutte le sofferenze umane: quell’Uomo<strong>in</strong>corpora il dest<strong>in</strong>o di tutti gli uom<strong>in</strong>i. E <strong>in</strong>realtà è così, perché il nostro dolce Redentore èvenuto a caricarsi, a portare su di sé, quanto d<strong>in</strong>egativo l’uomo ha <strong>in</strong>contrato e accumulato sulsuo camm<strong>in</strong>o, e l’uomo non trova aiuto migliorenella <strong>in</strong>cessante lotta contro il male che nell’affidarloalla potenza liberatrice messa <strong>in</strong> attodall’<strong>in</strong>tervento del Fratello venuto dall’alto, perfarsi carne nella solidarietà più piena. Ch<strong>in</strong>arsisulla vicenda della sofferenza umana, <strong>in</strong> tutte lesue forme, significa avvic<strong>in</strong>arsi alla vicenda diCristo. Per questa <strong>in</strong>terscambiabilità il camm<strong>in</strong>odi preparazione all’evento solenne dell’ostensionenon può trovare suggerimenti miglioriche nell’attenzione simultanea alle due sofferenze,che sono <strong>in</strong> radice una sola. Guarderemo<strong>in</strong>tensamente al corpo di Cristo e penseremo: ilcorpo ha permesso a Cristo di morire; il nostrocorpo ci permette di godere i frutti di quellamorte, dopo di esserne stata la causa. Ma chiederemoanche la forza di partecipare e condividerequel dest<strong>in</strong>o che, perché condiviso con lui,diventa fecondo anche verso i nostri fratelli.Probabilmente ai lettori di “Amici <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o”<strong>in</strong>teressa avere <strong>in</strong>formazioni sull’organizzazionedell’ostensione. Anzitutto l’ostensione dellaS<strong>in</strong>done avviene dal 10 aprile al 23 maggio2010. È necessaria una prenotazione, che dà unbiglietto (totalmente gratuito!) per l’entrata nelpercorso dei pellegr<strong>in</strong>i che desiderano passaredavanti alla S<strong>in</strong>done. La prenotazione può esserecollettiva - e allora ci pensa l’organizzatore oil capogruppo - oppure <strong>in</strong>dividuale. Nell’uno enell’altro caso si deve ricorrere a <strong>in</strong>ternet, o alcall center. Il primo <strong>in</strong>izia a funzionare l’1dicembre e il secondo il 4 gennaio. Ecco il sito<strong>in</strong>ternet: www.s<strong>in</strong>done.org e il numero telefonico011.0204721. 0204777.Gli orari di passaggio dei pellegr<strong>in</strong>i sono: dalleore 7 alle 20 di ogni giorno (ad eccezione del 10aprile, giorno dell’<strong>in</strong>augurazione e del giorno delpellegr<strong>in</strong>aggio del Papa) sono aperte le ported’<strong>in</strong>gresso del percorso guidato; alle 20,30 sichiude il Duomo per mezz’ora e alle 21 si riapronole porte per le varie liturgie programmate.Per gli ammalati c’è un tempo particolare divisita dedicato a loro ogni mercoledì, dalle 14.00alle 17.30; negli altri giorni vi sono all’entratadel percorso carrozzelle e volontari disponibiliad accompagnare quanti non sono autonomi.Durante l’ostensione le chiese del centro offronoospitalità per le celebrazioni eucaristiche aigruppi che ne faranno richiesta. Non mancheranno,per i tor<strong>in</strong>esi e per chi viene da fuori, <strong>in</strong>iziativeculturali e spirituali pert<strong>in</strong>enti allaS<strong>in</strong>done e che arricchiranno il clima dell’ostensione:verranno comunicate sul sito <strong>in</strong>ternet giàmenzionato e attraverso dépliants e locand<strong>in</strong>edivulgative.Don Giuseppe GhibertiLA SINDONE, IN BREVE.La S<strong>in</strong>done, lunga metri 4,42 e larga metri 1,13, è <strong>in</strong> tessutodi l<strong>in</strong>o a sp<strong>in</strong>a di pesce.Secondo la tradizione, la S<strong>in</strong>done è il lenzuolo funerarionel quale Gesù fu avvolto dopo essere stato calato dallacroce. Il racconto dei Vangeli riferisce che Giusepped’Arimatea compose il corpo di Gesù nel sepolcro dopoaverlo avvolto <strong>in</strong> una “s<strong>in</strong>done”.Vaghe sono le vicende della S<strong>in</strong>done nel Medio Evo perle quali non ci sono documentazioni certe, anche se, irisultati concordanti delle ricerche storiche, scientifiche,iconografiche e archeologiche permettono di ipotizzare ipossibili movimenti di questo lenzuolo.Dalla metà del XIV° secolo com<strong>in</strong>ciano ad esservi notiziecerte. Nel 1453, Margherita di Charny cede la S<strong>in</strong>done alduca Ludovico di Savoia che la custodisce a Chambery. Il4 dicembre del 1532 scoppia un <strong>in</strong>cendio nella cappella diChambery che custodiva il sacro L<strong>in</strong>o. La cassetta d’argento,che contiene la S<strong>in</strong>done piegata, ha un lato arroventatodalla elevata temperatura ed una goccia delmetallo fuso del coperchio attraversa i vari strati delsacro Telo.Nel 1578 Emanuele Filiberto di Savoia trasferisce laS<strong>in</strong>done a Tor<strong>in</strong>o per offrire all’Arcivescovo di Milano,Carlo Borromeo, la possibilità di venerarla risparmiandogliuna parte del lungo viaggio che avrebbe dovuto effettuareper raggiungere la Savoia e Chambery.Nel 1694 la S<strong>in</strong>done è collocata nella sontuosa cappella,sovrastante il duomo, costruita appositamente su disegnodell’abate Guar<strong>in</strong>o Guar<strong>in</strong>i.Durante l’ostensione del 1898 è fotografata per la primavolta dall’avvocato astigiano Secondo Pia. Grande fu lasua emozione quando vide formarsi sul negativo fotograficola figura positiva ( cioè come siamo abituati a vederlanella realtà) di un uomo che ha subito i patimenti e laterribile morte <strong>in</strong> croce di cui parlano i Vangeli.L’11 aprile del 1997 la cappella del Guar<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> cui stavanofacendo lavori di restauro, viene devastata da uno spaventoso<strong>in</strong>cendio e la S<strong>in</strong>done è portata <strong>in</strong> salvo dai Vigilidel fuoco di Tor<strong>in</strong>o. A tutt’oggi è custodita nel Duomo diTor<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> attesa della ricostruzione della cappella distruttadall’<strong>in</strong>cendio.Le più recenti ostensioni sono avvenute nel 1978 perricordare il quarto centenario del trasferimento dellaS<strong>in</strong>done da Chambery a Tor<strong>in</strong>o, dal 18 aprile al 14 giugnodel 1998 per ricordare la prima fotografia scattata daSecondo Pia e dal 12 agosto al 22 ottobre del 2000 <strong>in</strong>occasione del Giubileo.5


CHI SIETE ANDATI A VEDERE?Banneux: il piccolo villaggio delle Ardenne, immersonel verde di boschi e praterie smerald<strong>in</strong>e, a una manciatadi chilometri da Liegi.Noi vi ci siamo recati di recente. Ci siamo contati: quasiduecento persone, una grande famiglia che viaggia per una<strong>in</strong>tera giornata, dall’alba al tramonto, <strong>in</strong> cerca di che cosa?Ognuno racchiudeva nel cuore, come <strong>in</strong> uno scrigno, i motiviche l’avevano conv<strong>in</strong>to a <strong>in</strong>traprendere quel viaggio:voglia di turismo? Smania di evadere? A caccia di emozioni?Niente di tutto questo. La nostra era una piccola celluladel Corpo Mistico di Cristo che andava alla ricerca di unaterra benedetta, dove un raggio di luce div<strong>in</strong>a aveva squarciatole nubi di un rigido mese di gennaio ed era sceso adiffondere un dolce tepore nel mondo dei poveri.Proprio lì, percorrendo quelle strad<strong>in</strong>e silenziose cheprofumavano di p<strong>in</strong>o e di muschio, abbiamo toccato conmano la nostra povertà, mentre assaporavamo la gioia diuna carezza materna.Ad accarezzarci erano quelle mani che avevano toccato ilVerbo della Vita. Quelle mani hanno toccato anche noi, sisono posate delicatamente sulle nostre piaghe per guarirle.Ma un’altra cosa preziosa toccavamo con mano: lanecessità di sentirci piccoli. Librata <strong>in</strong> alto tra le cimedegli abeti, <strong>Maria</strong> di Nazareth parla alla piccolaMarietta. A Lourdes non si trovava una creatura piùumile e più piccola di Bernardetta. A Fatima la Verg<strong>in</strong>eposava gli occhi sui più piccoli tra i piccoli di quellaterra. Sono tutti piccoli e poveri i confidenti della “BellaSignora” che affida loro dei messaggi, capaci di stupiree sconvolgere il mondo <strong>in</strong>tero.Viene spontaneo pensare a quel canto di lode cherisuonò tra le mura della casa di Zaccaria e da quell’umiledimora salì al cielo, raggiungendo il cuore di Dio.“Il Signore ha rivolto gli occhi alla piccolezza dellasua serva ed è proprio per questo che tutte le generazionimi chiameranno beata”.Se qualcuno ci chiedesse: Chi siete andati a vedere a6Banneux? Noi risponderemmo all’unanimità: siamoandati ad <strong>in</strong>contrare la Madonna dei Poveri e dei Piccolied abbiamo appreso una grande lezione di vita; abbiamocapito che per <strong>in</strong>tenerire il cuore di Dio basterà rivestircidi umiltà e semplicità: è un segreto!Condividiamolo con le persone più care.Tra i souvenir è certamente il più prezioso.Don RenzoCIAO BANNEUX 2009 !Siamo appena ritornati dal Pellegr<strong>in</strong>aggio a Banneux eimpressioni ed entusiasmo (condite da qualche critica), simanifestano ogni giorno con racconti di momenti particolarivissuti lassù, sorpresa per chi non c’era mai stato,per ciò che ha visto e sentito “dentro” <strong>in</strong> quei giorni.La maggioranza di queste persone si esprime con estremafranchezza piena di stupore, per la scoperta di questoluogo poco conosciuto ma pieno di ricchezza spirituale,dove il raccoglimento, il silenzio e la semplicitàdel Santuario, ti viene dato a piene mani.Abbiamo sentito espressioni entusiastiche dopo averconosciuto la “STORIA” di Banneux da parte dei pellegr<strong>in</strong>i,la figura di Marietta, i suoi dialoghi avuti con laVerg<strong>in</strong>e dei Poveri nelle 8 apparizioni, l’aver visto la casadella veggente e tutto ciò che circonda quel luogo soprannom<strong>in</strong>ato“LA FANGE”. “LA FANGE” all’<strong>in</strong>terno delgrande bosco, dove c’è una piccola cappella, una piccolasorgente e dove anche tu, lì davanti, ti senti piccolo.Anche davanti alla grotta di Lourdes è così e a Banneux,il piedistallo che sorregge la statua della Verg<strong>in</strong>e, ha<strong>in</strong>castonato un pezzo di roccia della Grotta diMassabielle, come dire che è sempre Lei, sia lassù comeai piedi dei Pirenei.Alla sera, se vuoi sentire la pace dentro te, a Banneuxvai alla sorgente. La Verg<strong>in</strong>e è illum<strong>in</strong>ata e i vasi di fiorile fanno da corolla. Il rumore dell’acqua che sgorgadalla sorgente è l’unico rumore che si percepisce e avolte, per non aggiungere altri suoni, viene il desideriodi pregare con la mente per non disturbare un silenzioche urla. Che urla di rimanere <strong>in</strong> silenzio.E poi, si ritorna, si ritorna a casa con bagagli pieni diesperienze e con il cuore aperto alla speranza. Così sulpullman nel viaggio verso l’Italia, alcune persone, sisono espresse <strong>in</strong> questo modo alla domanda:“... le tue impressioni? ...”Arcangela: è un posto accogliente, sembra fatto appostaper la meditazione e il vostro è un gruppo bellissimo. Cisi amalgama subito. Ritornerò.Erm<strong>in</strong>io: bella esperienza! Ritornerai? Certo, se vieneanche Rosario però!Mariuccia: non ho parole, è un posto stupendo e mi prenotoper l’anno prossimo. E’ stata una meravigliosa sorpresa.Giuseppe : ho girato mezzo mondo, ma qui con voi hocapito tante cose sulle quali sono sempre scivolatosopra. Siete unici. Al Santuario poi, era come se ci fossisempre stato. Casa mia. Casa della Verg<strong>in</strong>e dei Poveriche per fortuna, per la prima volta ma non sarà l’ultima,mi ha aperto la porta. Grazie!Critiche? Alcune cose da rivedere con grande serenità.Suggerimenti? Si, alcuni, ma semmai, se ne parli attornoad un tavolo.Grazie a tuttiTon<strong>in</strong>o


Banneux 2009Siamo partiti, 4 pullman da Tor<strong>in</strong>o. Matt<strong>in</strong>a presto, 8 Ottobre.Il viaggio è stato lungo, bello, <strong>in</strong>tenso. Ammirati, a contemplareil paesaggio, attorno a noi. Dio è immensamente stato buono,per aver creato ogni meraviglia! Perché noi potessimo goderedi ogni cosa attorno a noi, dovremmo vedere come vede Lui.Con occhi che sanno vedere soltanto il bello e il buono dellecose. Non voglio qui, fare la predica. Ma desidero dire e esprimere,che la vita che ci è data, dobbiamo viverla <strong>in</strong> modo talmente<strong>in</strong>tenso. Da, lasciar parlare, soltanto il cuore. Lasciar parlareil vero sentimento. La permanenza a Banneux, è stata diprofonda preghiera. In un posto così bello. Nel silenzio dellap<strong>in</strong>eta. <strong>Maria</strong>, la madre di Dio, ci parla sempre. Vuole guidarcia Gesù. Vera sorgente che disseta, la sete dell’uomo. La setedell’umanità. Nel 1° giorno, la visita all’Abbazia, è stata veracomunione con i monaci, che si sono uniti a noi nella preghieracantata dei Vespri. Le serate <strong>in</strong> allegria con canti e balli,hanno espresso la gioia di ognuno, nello stare <strong>in</strong>sieme. La vitadi ognuno pur nella fatica nei propri problemi, anela ad esserecompreso da chi gli è accanto. Non è importante parlarsi molto,ma è <strong>in</strong>vece importante esserci. La vita di ognuno è testimonianza.I luoghi dove è apparsa la Madonna alla veggente, sonoluoghi dove si respira come del soprannaturale. Quasi di cielo.Sono conv<strong>in</strong>ta che abbiamo accanto, una presenza che ci protegge.Che vuole il nostro bene. I giorni trascorsi a Banneux,devono essere di buon proposito, tornati alla propria vita di tuttii giorni, a veramente impegnarsi come cristiani gioiosi.Testimoniare la gioia. Vi saluto e vi unisco una mia poesia.FaticaSi nasce, si muore, con fatica.In ogni azione, nella giornatasi compie ogni cosa, con fatica.Coraggio! Mettiamoci entusiasmo!Chiedendoci: Perché viviamo?Viviamo per amare noi stessi e gli altri.Chiedendoci: Per cosa vivere?Vivere per dare gioia alla Vita.Chiedendoci: Cosa ci aspetta dopo la vita?Ci aspetterà l’aver vissutoquesta avventura, questa fatica del vivere.Questa vita di limiti.Ci aspetterà l’immensità nel mistero d’Amore.Rita CorsiSPAZIO AL RACCOGLIMENTOSono tornata da poco dal mio 2° pellegr<strong>in</strong>aggio (questa voltanon ho sbagliato scrivendo viaggio!) Sono stata giustamenteripresa perché nella precedente lettera, parlando del pellegr<strong>in</strong>aggiodi Lourdes, ho scritto viaggio. Forse non era del tutto<strong>in</strong>esatto perché la familiarità che si è subito creata e mi ha unitaalle altre Dam<strong>in</strong>e e Barellieri mi ha portata a pensare che fosseun bellissimo viaggio d’amore di tanti figli che vanno a trovarela <strong>Santa</strong> Madre. Torniamo a questo, per me nuovo, pellegr<strong>in</strong>aggioBanneux: posto fantastico nelle p<strong>in</strong>ete dolci delleArdenne con i meravigliosi colori caldi dell’autunno. Quantapace e quanto spazio al raccoglimento. Prima di partire tutte lepersone che avvic<strong>in</strong>avo ed erano già state mi dicevano:“Banneux non è come Lourdes, preparati”. È vero Banneux nonè come Lourdes, per me è molto meglio! Mi è piaciuta l’atmosferasolitaria, una sensazione unica di vero <strong>in</strong>contro con laVerg<strong>in</strong>e dei Poveri. Mi è piaciuta la pioggerell<strong>in</strong>a che al matt<strong>in</strong>opresto, con un po’ di nebbia, ci accoglieva davanti alla fontequasi per scoraggiarci, ma noi, imperturbabili, tutti li a pregare<strong>in</strong> silenzio. Mi è piaciuto essere soli, non con altri pellegr<strong>in</strong>aggi,per vivere con più raccoglimento l’atmosfera <strong>in</strong>tensa e pienadi carica spirituale. Mi è piaciuto vivere come una grande famigliatutti <strong>in</strong>sieme: Pellegr<strong>in</strong>i, Malati, Dam<strong>in</strong>e e Barellieri. Mi èpiaciuto ascoltare il silenzio di quei boschi. Ancora una voltar<strong>in</strong>grazio l’associazione <strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> per avermi permesso divivere tutto questo, e voglio dire a tutti coloro che pensano cheBanneux sia diversa da Lourdes:“È vero, Banneux è diversa!”CarlottaA BANNEUX S’IMPARADA CIÒ CHE SI VIVEQuest’anno, a conclusione del Pellegr<strong>in</strong>aggio a Banneux, DonPiero Massaglia, ha sviluppato una riflessione puntuale sulpercorso di Marietta, dalla casa alla sorgente, dalla prima allaottava apparizione.Se, nel silenzio del ritorno, cerco si scrutare nelle immag<strong>in</strong>irievocate dal racconto delle apparizioni, vedo il giard<strong>in</strong>o dalquale la Madonna fa un cenno d’<strong>in</strong>vito a MariettaÈ IL GIARDINO DELL’INCONTROE richiama quello dell’Eden, dove Dio pose l’uomo e la donna<strong>in</strong> relazione con il creato e quello <strong>in</strong> cui era posto il sepolcrodi Gesù e dove <strong>Maria</strong> di Magdala ritrovò Gesù fuori la tomba!È sempre <strong>Maria</strong> che ci conduce al Padre e al Figlio e ci pone<strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>dicandoci le tracce da seguire “... sorride... faun cenno... guarda <strong>in</strong> alto.”Per rispondere <strong>in</strong> libertà all’<strong>in</strong>vito, occorre superare lo stupore,la paura, i condizionamenti materiali e gli altri legacciegoistici che coprono, come gelo, il nostro terreno spirituale.La Verg<strong>in</strong>e è paziente. Riappare dopo tre giorni e il seme gettatomatura. Marietta supera le <strong>in</strong>certezze, la Madonna s’<strong>in</strong>grandiscedentro di sé, la segue, prega e si pone “... sulla strada...” <strong>in</strong>izia il camm<strong>in</strong>o, sostenuta dalla preghiera e dalla presenzadella Verg<strong>in</strong>e, f<strong>in</strong>o alla sorgente per immergere quellemani che dovranno operare, testimoniando e rendendo vivo ilfrutto della grazia ricevuta, disponibile per i poveri e per tuttele nazioni.7

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