Assistenti diocesaniUn giorno nebbiosoa <strong>Bologna</strong>, circa nel 2025Vuotare l’archivio era la cosapiù noiosa: libri, scatoloni, soprattuttopolvere, spesso unicatestimone di perduti ricordi. Ilfacchino W15 cominciò. E trasportòdi tutto. D’un trattogiunse ad alcune scatole scure,apparentemente molto pesanti;finì per trovarle così leggere datrasportarne fino a cinque pervolta. Ma ad un certo punto necadde una; l’etichetta ventennaleera sbiadita: don Matteo -ACR 1999-2001; Giovani 2001-2005. Si era tutto rovesciato.Non c’erano fogli ma solo oggetti.No, non si misero a parlare:non è una favola, questa! Èuna storia seria! Ma W15 fu comeilluminato; vedendo quellecose, era come se avesse dasempre conosciuto il loro proprietario.Sì, un tipo strano, masempre in movimento, semprein ricerca, come teso sempreverso nuove sfide. Così raccontavalo zaino, un po’ sporco,molto vissuto, che quasi covavagelosamente un petardo; comea dire che quel prete amava laconfusione ben fatta, i botti:insomma, l’esplosività contagiosa,coinvolgente. E il petardostava come rannicchiato dietroun portafotografie: un pretesorridente nell’atto di andareincontro a qualcuno. Nella fotoquesto qualcuno non c’era: segnoche don Matteo avrebbevoluto che ognuno, nell’incontrarlo,si sentisse accolto, desiderato.E, infatti, lì c’era ancheun’agenda, non piena d’impegnima di nomi, di volti. Infine,una pagina del Vangelo un po’stropicciata, come se fosse stataletta mille volte; a dir la veritàcome se fosse stata bagnatamille volte: Donna, perchépiangi? Ah, già! L’incontro traGesù e la Maddalena. Allora ciòche ha bagnato la pagina sonolacrime. W15 si disse che quelprete piangeva perché l’amoredi Gesù è troppo grande; piangevaperché capiva che non riuscivaad amare davvero i fratelli.Forse piangeva e basta! Eratardi; W15 tornò a lavorare, comesempre da solo. Ma le suelacrime, quella sera, trovaronoantiche e inattese sorelle.don Matteo ProdiAd inizio ottobre don Matteo Prodi e don Lorenzo Gaianihanno terminato il loro incarico di viceassistenti diocesani: alsettore giovani è arrivato don Stefano Bendazzoli, mentre gliadulti sono stati affidati alla cura pastorale di don GabrieleDavalli, che mantiene anche l’incarico di viceassistente perl’ACR. Salutiamo con affetto don Matteo, novello parroco aPonte Ronca, e don Lorenzo, e diamo un caloroso benvenutoa don Stefano. Ma anche loro ci hanno voluto salutare, così…In AC, fin dall'inizio, sono statoaccompagnato da alcune personeche mi hanno guidato nellaconoscenza dell'associazione eGrazieper le relazioni...accolto con grande fraternità nelle loro case, nelle loro vite, offrendomi una concretatestimonianza di umanità e di fede. Ripensandoci, le relazioni, le persone, prima diessere un tema di riflessione, sono state l'ingrediente primario di questi quattro anni.È impossibile fare un bilancio, mi sembra di essere veramente in debito di tantocon tante persone. È stata una esperienza ritmata dalla riflessione sulle tematiche, dagli appuntamenti(con i miei ritardi e i miei buchi di partecipazione), dalla loro preparazione; e animata dalla conoscenzadi uomini e donne molto diversi fra loro, disponibili a mettersi in discussione e affezionati alla Chiesa di<strong>Bologna</strong> e alla Chiesa universale. Molti momenti mi sono rimasti nel cuore, ne cito tre: la “lunga marcia”verso il campo adulti Falzarego 2002, verso Palermo 2003 e verso lo Statuto, sempre nel 2003. Mi pareche la presidenza sia stata il punto focale di questo cammino di comunione on line. È stata una forte occasionedi ascolto, di pazienza, di confronto, di scontro, di festa.don Lorenzo Gaianip. 12 | agenda | settembre - ottobre 2005 | n. 5
Percorso ParolaAnche quest’anno verrà propostala lettura continuativa del Vangelo.Ed è la volta di Marco“Quello seminato tra le spineè colui che ascolta la parola,ma le preoccupazioni e l’ingannodella ricchezza soffocanola parola ed essa non dafrutto” (Mt 13, 22).Questa frase l’ho appiccicatain terza pagina nel piccolo “ivangeli”, il libretto con i quattroVangeli regalatomi da don Massimo.Ho portato a casa il fogliettinodelle letture, a fine messa, el’ho ritagliata. A volte le paroledel Vangelo parlano di te. Quelpiccolo “i vangeli” aveva presol’abitudine di seguirmi spesso,nascosto nella borsa dell’università,a volte nella capiente tascadella giacchetta impermeabile.L’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> aveva propostoil Percorso Parola. Credendolouna bella proposta per iragazzi del mio gruppo, decisi inprima persona d’impegnarmicon costanza nella lettura ognigiorno di un brano dal Vangelodi Matteo. Altrimenti come potevopretenderlo da loro? Imbottiiallora il piccolo “i vangeli”del fogliettino-calendario, gialloe ben ripiegato, e presi ad aprirloogni giorno, entrando in unachiesa in centro, seduto in camera,sulla panchina di un parco,seduto in autobus. Ho anchevoluto impararmi a memoria lasequenza d’invocazione allo Spirito.Mi sembrava importante.La ripetevo sottovoce prima dileggere il brano. Cercavo di nonleggere in fretta, di trovare almenouna parola che parlassealla mia vita. Ma non era semprefacile. Non sempre il Vangelosembra bello e consolante. Nonsempre mi sembrava di poterecapire. C’erano giorni in cui trovavoparole che mi turbavano omi mettevano tristezza. Se leggitutto il Vangelo, leggi anche lecose che ti disturbano, che sonoscomode per te e per l’immaginedi Dio come tu vorresti che fosse.Sì, questo è per me, naturalmente.“Non sono venuto a portarepace, ma una spada”.“Sarete odiati da tutti a causa delmio nome”. “Ma la bestemmiacontro lo Spirito non gli saràperdonata né in questo secolo,né in quello futuro”. “E se il tuoocchio ti è occasione di scandalo,cavalo e gettalo via da te”.Eppure fu una piccola rivoluzione,perché il Vangelo cominciòa far parte della vita.Ogni giorno sapevo che mi cisarei scontrato, che avrei lasciatoche mi parlasse. Che a-vrei cominciato a lavorare e adinterrogarmi sulle cose scomode,e su quelle difficili. Che misarei lasciato scaldare il cuoredalla parole di perdono, di a-more e di vita, che avevano ilgusto genuino della verità.E poi certamente potevo leggerei commenti al Vangelo inmailing list (anche quest’anno cisaranno), potevo parlare conqualcuno delle parole che miavevano turbato o colpito. Ma lepreoccupazioni e l’inganno dellaricchezza soffocano la parola…Aspetto il 27 novembre.Quest’anno è la volta del Vangelodi Marco. All’inizio misembrava uno sforzo, poi unfrutto della mia buona volontà edella fedeltà. Seduto in qualchechiesa pensavo che non tutti,non in tutto il mondo, possonoprocurarsi un piccolo “i vangeli”,possono fermarsi a leggerloin pace e senza aver fame, possonotrovare tanto amore nellavita e persone che hanno mostratoloro come quel Vangelopossa rendere felici. Che hannomostrato loro Gesù. E allora misento che tutto è un dono. Poipassa. E così a volte sarebbebene che rileggessi la frase appiccicatain terza pagina.Simone Persianin. 5 | settembre - ottobre 2005 | agenda | p. 13