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Amici in cammino 64:imp - Associazione Santa Maria Torino

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Segue da pag<strong>in</strong>a 5tirasse su le maniche venendo <strong>in</strong>contro ai bisogniimmediati. Purtroppo i volontari sono umani ed hannole loro debolezze, <strong>in</strong>vecchiano, si ammalano ed alloradiventano meno forti fisicamente e spiritualmente edhanno bisogno di sostenersi a vicenda, <strong>in</strong> spazi comunitaririlassanti e corroboranti. Per confrontarsi, per sentirsivic<strong>in</strong>i, perché solo così sanno che quando la manodi uno trema, c’è quella dell’altro che lo aiuta, che quandouno cede alla stanchezza, l’altro subentra, e quandouno non ha voce, canta l’altro.Solo nell’amicizia c’è collaborazione. Non nella critica.Se non è costruttiva. Forse per questo ci sentiamo spessostanchi, ma mai smarriti e confusi. Molti di noi pensano,come Madre Teresa di Calcutta, che chi ha tempoper criticare non ha tempo per amare. Il camm<strong>in</strong>o èsempre segnato e non perdiamo la strada maestra, possiamosbagliare ed allora la mano amica ci aiuta e questoè preghiera comune, è riflessione, è comprensione,è compassione, è amore, è condivisione profonda.Non è l’<strong>Associazione</strong> che bisogna cambiare, ma <strong>in</strong>terrogareil proprio cuore se è pronto a dare ciò che gli altridanno. Nessuno si fa volontario per dispetto o per gozzovigliarecon gli amici .... ma ora che ci penso ... ancheGesù era stato criticato perché andava a pranzo con gliamici ... vedi? chi va con lo zoppo <strong>imp</strong>ara a zoppicare!Con affetto.Anna <strong>Maria</strong> RegisCara Beatrice,leggendo la tua lettera sul recente pellegr<strong>in</strong>aggio aBanneux, ho provato un misto di stupore e di amarezza.Non ero presente nell'ultimo viaggio, ma sono stata aBanneux quattro volte ed altre nove a Lourdes.Ogni volta prima di partire ho sempre un po' il timore d<strong>in</strong>on riuscire ad essere all'altezza del mio compito, macon l'aiuto del Signore, da questi pellegr<strong>in</strong>aggi sonorientrata sempre con il cuore pieno di gioia per l'esperienzavissuta.Ho ricevuto sempre molto, prima di tutto dagli ammalati,poi dai pellegr<strong>in</strong>i e dal personale, più di quanto sonostata <strong>in</strong> grado di dare. Ho letto nello sguardo e nel sorrisodelle persone a cui ho prestato la mia attenzione,un sentimento di gratitud<strong>in</strong>e per le piccole cose che eroriuscita a fare per loro.Certamente nel nostro lavoro è molto <strong>imp</strong>ortanteapprofondire e migliorare il lato professionale, per questocredo sia molto utile avere tutto il tuo prezioso aiuto.In ogni pellegr<strong>in</strong>aggio un posto <strong>imp</strong>ortante hanno laA MICI IN C AMMINO N. <strong>64</strong>6carità e la fede, non credo però che i momenti di allegriae di serenità condivisa, sia durante la giornata che neimomenti del pranzo o della cena, che a Banneux sonomotivo di aggregazione tra tutti i partecipanti, possanoemergere gli aspetti negativi che ci hai descritto.Nel raccontarti questa mia esperienza, spero di essereriuscita a trasmetterti un altro modo con cui osservareed affrontare le necessità che si presentano, sonoaspetti meno professionali ma non per questo menoutili ed <strong>imp</strong>ortanti.Cara Beatrice desidero anch'io salutarti, non solo conrispetto, ma anche con tutta la mia s<strong>in</strong>cera amicizia.Marisa MarchioneIn risposta alla lettera diBeatrice.Sono molti anni che partecipo ai pellegr<strong>in</strong>aggi aLourdes, a Banneaux non sono mai potuto andare(lavoro ancora). Ho riletto varie volte la tua lettera percercare di capire cosa <strong>in</strong>tendi tu “essere volontario”. Imomenti di preghiera comune e di riflessione ci sono,sia durante i pellegr<strong>in</strong>aggi sia durante tutto l’anno pressola sede della nostra <strong>Associazione</strong>.Forse auspichi che l’organizzazione di un pellegr<strong>in</strong>aggiosia quella di un ospedale e la vita all’Accueil la stessa diuna corsia di ospedale. Ma il volontario, che nella vita ditutti i giorni fa tutt’altro, ha bisogno di sapere come sisposta o si cambia un ammalato. Argomento che nellariunione fatta a gennaio 2012 ti è stato esplicitamenterichiesto, ma a cui - volutamente o no - non hai datorisposta. Sapere che medic<strong>in</strong>e deve prendere il malatoo che dieta deve seguire, non è il nostro compito; noivolontari DOBBIAMO stare con il malato condividendo,secondo i suoi tempi, i vari momenti delle giornate dipellegr<strong>in</strong>aggio, cercando di fare il tutto con umanità ecarità, non con il perfezionismo. L’<strong>Associazione</strong> vaavanti da oltre 40 anni; la sua organizzazione deve epuò migliorare sempre, ma non per questo deve essereconsiderato un fallimento tutto quanto fatto s<strong>in</strong>ora, vistii risultati ottenuti. Bisogna non vedere la pagliuzza negliocchi degli altri e rimarcagliela, ma cercare di togliere latrave che c’è <strong>in</strong> ciascuno di noi; i volontari non devonocriticare l’operato dei colleghi ma cercare di trasmetterecon l’esempio, e non con autorità, tutto quanto puòservire per stare bene con gli amici ammalati.Insegnamento che tu avresti potuto condividere conquella persona che era la nostra Infermiera da moltianni, ben voluta da tutti proprio per l’atteggiamento diamore e carità con cui svolgeva il suo prezioso servizioe che spero vivamente di averla nuovamente con noi.Beatrice vorrei solo dirti che per <strong>in</strong>serirsi <strong>in</strong> una organizzazionedi volontariato, non bisogna entrare come unbulldozer e voler comandare, ma semplicemente “fare”cercando a poco a poco di farsi benvolere perché faitutto con amore e carità, come senz’altro puoi fare. Tiauguro di trovare nel futuro, sia con noi - se vorrai cont<strong>in</strong>uare- sia con altre Associazioni, questo spirito dicomunione e fraternità che lega noi volontari della<strong>Santa</strong> <strong>Maria</strong> sia con i nostri amici ammalati sia con imolteplici pellegr<strong>in</strong>i che da più anni scelgono la nostra<strong>Associazione</strong>.Tanti saluti.Mario Bergesio

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