Riflessi mediterranei <strong>nel</strong>l’architettura contemporanea 122
Un’architettura con i caratteri generali descritti nei capitoli della terza parte di questo libro (Luce, mezza luce e ombra - Contro la finestra - Città (e transatlantici) radicati … - Sequenze di spazi… - Economia dei mezzi… - Sensualità e mistero… - Sull’uscio…) non si è affatto esaurita col secolo scorso: esiste tuttora, vivissima, rinnovata, ricca di risultati e interesse. Si può anzi dire, seppure con molta approssimazione, che essa è il campo d’azione di una gran parte degli architetti contemporanei, specialmente giovani, operanti non solo <strong>nel</strong>l’area mediterranea, ma, azzardando un’imperfetta definizione topografica, in quella subtropicale, Americhe e Oriente compresi. Nel capitolo che segue, il quarto, l’autrice ne analizza molti esempi, dimostrandone l’originalità e l’innovatività. Dunque non si tratta di emulazione o replica delle ricerche dei maestri del Novecento; c’è, questo sì, una chiara permanenza di riferimenti e di sensibilità, ma le ragioni ultime, le logiche progettuali e i problemi sono certamente altri: sono attuali e profondi. Esiste solo un punto che accomuna la visione di questi contemporanei a quella degli architetti degli anni Venti e Trenta: l’intuizione (la speranza) che <strong>nel</strong>l’architettura tradizionale del <strong>Mediterraneo</strong> ci sia (si possa scorgere) un principio stabile, anche se etereo, quasi impalpabile: un nucleo di classicità o almeno un’occasione di radicamento <strong>nel</strong>l’antico, l’unica che resta evocabile e praticabile oggi e che potesse esserlo anche allora, <strong>nel</strong> rigido contesto ideologico del Moderno. Si pensi, per confronto, al ‘classicismo’ di Picasso, Matisse, Cocteau ecc.; a tante cose di Le Corbusier; a Pikionis, artista senza tempo. Con questo spirito probabilmente Pagano o Rudofsky hanno guardato alle case egee; così poi, negli anni Cinquanta, Scully interpreterà i profili delle montagne greche; così anche ora Campo Baeza ragiona sui patii e le albercas mozarabe. Allora, <strong>nel</strong> primo razionalismo, certamente rassicurava il fatto che quell’edilizia senza età e senza autore (quella delle case egee, per esempio, così semplici e così intense) apparisse tanto congruente colle bianche architetture del 123