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Viaggio nel Mediterraneo

di Giorgia De Pasquale

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Un’architettura con i caratteri generali descritti nei capitoli della terza parte di<br />

questo libro (Luce, mezza luce e ombra - Contro la finestra - Città (e transatlantici)<br />

radicati … - Sequenze di spazi… - Economia dei mezzi… - Sensualità e mistero… -<br />

Sull’uscio…) non si è affatto esaurita col secolo scorso: esiste tuttora, vivissima,<br />

rinnovata, ricca di risultati e interesse. Si può anzi dire, seppure con molta<br />

approssimazione, che essa è il campo d’azione di una gran parte degli architetti<br />

contemporanei, specialmente giovani, operanti non solo <strong>nel</strong>l’area mediterranea,<br />

ma, azzardando un’imperfetta definizione topografica, in quella subtropicale,<br />

Americhe e Oriente compresi. Nel capitolo che segue, il quarto, l’autrice ne<br />

analizza molti esempi, dimostrandone l’originalità e l’innovatività. Dunque non<br />

si tratta di emulazione o replica delle ricerche dei maestri del Novecento; c’è,<br />

questo sì, una chiara permanenza di riferimenti e di sensibilità, ma le ragioni<br />

ultime, le logiche progettuali e i problemi sono certamente altri: sono attuali e<br />

profondi.<br />

Esiste solo un punto che accomuna la visione di questi contemporanei a<br />

quella degli architetti degli anni Venti e Trenta: l’intuizione (la speranza) che<br />

<strong>nel</strong>l’architettura tradizionale del <strong>Mediterraneo</strong> ci sia (si possa scorgere) un<br />

principio stabile, anche se etereo, quasi impalpabile: un nucleo di classicità o<br />

almeno un’occasione di radicamento <strong>nel</strong>l’antico, l’unica che resta evocabile<br />

e praticabile oggi e che potesse esserlo anche allora, <strong>nel</strong> rigido contesto<br />

ideologico del Moderno. Si pensi, per confronto, al ‘classicismo’ di Picasso,<br />

Matisse, Cocteau ecc.; a tante cose di Le Corbusier; a Pikionis, artista senza<br />

tempo. Con questo spirito probabilmente Pagano o Rudofsky hanno guardato<br />

alle case egee; così poi, negli anni Cinquanta, Scully interpreterà i profili delle<br />

montagne greche; così anche ora Campo Baeza ragiona sui patii e le albercas<br />

mozarabe.<br />

Allora, <strong>nel</strong> primo razionalismo, certamente rassicurava il fatto che quell’edilizia<br />

senza età e senza autore (quella delle case egee, per esempio, così semplici<br />

e così intense) apparisse tanto congruente colle bianche architetture del<br />

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