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FuoriAsse#17

Officina della Cultura

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assai diffusa che, alla nascita, le femmine piangano più dei maschi» 1 .<br />

Vale la pena soffermarsi su taluni studi per accorgersi di come la stessa ricerca del<br />

punto di origine della differenziazione tra l’uomo e la donna provochi fraintendimenti.<br />

Soprattutto se pensiamo che, proprio nell’accettazione delle differenze fisiologiche,<br />

risiede una prima e reale forma di rispetto, necessaria alla convivenza tra i<br />

sessi. È più precisamente il rapporto tra uomo e natura che bisogna cogliere e vivere<br />

come intrecciati. Tesi, quest’ultima, rafforzata dal pensiero di Nietzsche o dello<br />

stesso Leopardi. Nietzsche nella prefazione all’Agone Omerico, scrive: «Quando si<br />

parla di umanità ci si fonda su l’idea che debba trattarsi di ciò che separa e distingue<br />

l’uomo dalla natura. Ma una tale separazione in realtà non esiste: le qualità<br />

"naturali" e quelle chiamate propriamente "umane" sono indissolubilmente intrecciate.<br />

L’uomo, nelle sue capacità più alte e più nobili, è completamente natura, e<br />

porta in sé l’inquietante duplice carattere di essa».<br />

Il rapporto tra uomo e natura era stato chiarito anche dallo stesso Giacomo Leopardi,<br />

relazione che ben spiega Luísa Marinho Antunes, nel suo saggio sulla poesia di<br />

Ana Paula Tavarez, pubblicato in «Kamen’. Rivista di poesia e filosofia» 2 . La Antunes<br />

si appoggia, infatti, al personaggio dell’Islandese di Leopardi per vedere «l’imponente<br />

Natura».<br />

Giacomo Leopardi, in Dialogo della Natura e di un Islandese in Operette Morali<br />

(1827) scrive: «Vide da lontano un busto grandissimo[…] Ma fattosi più da vicino,<br />

trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato<br />

il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo tra<br />

bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi; la quale guardavalo fissamente; e<br />

stata così un buono spazio senza parlare, all’ultimo gli disse. Natura. Chi sei?».<br />

La Antunes ritorna sulle Operette Morali di Leopardi, perché avverte la necessità di<br />

porre l’uomo davanti alla Natura, per valorizzarne anche «l’eredità culturale», che<br />

sta alla base della decodificazione dei sensi e della propria interpretazione del mondo:<br />

«il processo di identificazione dell’uomo è permesso proprio dal rapporto di profondo<br />

legame che l’essere stabilisce con la natura, dato che questa non esiste fuori<br />

di lui, ma è un’entità che fa parte dell’essere umano. La donna seduta a terra, abita<br />

nella terra, come se fosse interno ed esterno, parte degli elementi naturali» 3 .<br />

Ora, che la donna sia pari all’uomo è una convinzione costante della cultura di ispirazione<br />

cristiana. Dio dona la dignità personale in egual modo all’uomo e alla donna,<br />

e questa parità trova fondamento teologico nel racconto biblico della creazione:<br />

«Dio creò l’uomo a sua immagine, ad immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li<br />

creò» (Gn 1, 27). C’è da dire, però, che da questo ideale non sempre sono state tratte<br />

le dovute conseguenze. Forse, il problema nasce dal modo e nel metodo con cui si<br />

decide di analizzare le fonti e la conoscenza della storia. Per esempio, il metodo di<br />

1 ELENA GIANNINI BELOTTI, Dalla parte delle bambine, Milano, Feltrinelli,1973, pp.19-25.<br />

2 Cfr. LUÍSA MARINHO ANTUNES, Poesia. Ana Paula Tavarez, in «Kamen’. Rivista di poesia e Filosofia», anno XXV<br />

- n. 49 – Giugno 2016, pp. 37-90.<br />

3 Ivi, p. 77.<br />

FUOR ASSE<br />

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