FuoriAsse#17
Officina della Cultura
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Tuttavia, non è solo da questi dettagli<br />
che l’attenzione può essere catturata<br />
durante le esperienze in città. L’urbanista<br />
Kevin Lynch (1960) ragionava sull’immagine<br />
che possiamo avere di una<br />
città, considerando quest’ultima anzitutto<br />
come un grande artefatto composto<br />
da più elementi che occupano in un<br />
certo modo lo spazio e che possiamo<br />
percepire solo durante lunghi periodi di<br />
tempo. L’immagine che possiamo avere<br />
del grande artefatto dipende anche da<br />
quella che Lynch chiama la «leggibilità<br />
del paesaggio urbano» 3 , ossia la possibilità<br />
che abbiamo di riconoscere e organizzare<br />
con facilità le sue singole componenti<br />
in una struttura coerente. La<br />
città, inoltre, può essere considerata<br />
come un simbolo della società e delle<br />
sue complessità. Anche in questo caso<br />
la sua immagine deriva dalle modifiche<br />
delle sue strutture fisiche, dal variare<br />
dei volumi e degli ambienti che la compongono.<br />
La nostra comprensione di tale immagine,<br />
e ugualmente della portata simbolica<br />
che può avere l’artefatto urbano,<br />
dipende dalle nostre capacità di selezione,<br />
organizzazione e attribuzione dei significati.<br />
Le architetture, le strutture e<br />
gli oggetti della città hanno le loro fattezze<br />
materiali. Noi oltre a rilevarne la<br />
presenza diamo loro un senso ordinandoli<br />
e facendoci un’idea degli spazi e della<br />
conformazione degli ambienti urbani.<br />
L’immagine che possiamo avere di una<br />
città è però necessariamente parziale.<br />
Prima di tutto perché la nostra percezione<br />
di essa è naturalmente limitata,<br />
ossia vincolata alle sue imponenti dimensioni<br />
(nessuno può vedere interamente<br />
una città se non da punti di vista<br />
privilegiati, per esempio sorvolandola).<br />
In secondo luogo, perché di essa ricorderemo<br />
taluni aspetti, tracce ed elementi<br />
materiali che ci hanno colpito più di<br />
altri ai quali siamo rimasti invece indifferenti.<br />
Tra quegli elementi ve ne sono<br />
alcuni che caratterizzano in modo particolare<br />
le città poiché definiscono la sua<br />
identità e ne modificano le parvenze: le<br />
opere d’arte. Esse sono sia esito del mutamento<br />
sia espressione del dinamismo<br />
vitale che pervade gli ambienti urbani.<br />
L’immagine che possiamo avere di una<br />
città può essere anche definita considerando<br />
la presenza dell’arte in essa.<br />
L’ARTE NEL TESSUTO<br />
URBANO<br />
Il ruolo dell’arte nelle città è stabilito<br />
sicuramente dalla presenza di architetture<br />
e monumenti, ma anche dalle numerose<br />
opere che gradualmente nel<br />
corso del tempo sono state disseminate<br />
in esse.<br />
L’integrazione delle opere nei contesti<br />
urbani rimanda anzitutto all’evoluzione<br />
dell’arte nel corso della storia. Secondo<br />
il filosofo Ermanno Migliorini 4 l’arte è<br />
stata allontanata dall’indistinto della vita<br />
sociale, dalla confusione dei contesti<br />
urbani ai quali storicamente apparteneva.<br />
In seguito, conformemente alla teorizzazione<br />
di un sistema utile a comprenderne<br />
la sua natura, l’arte è stata<br />
inserita nei nuovi luoghi adibiti alla sua<br />
conservazione ed esposizione. Gradualmente<br />
nel secolo scorso l’arte si è resa<br />
nuovamente autonoma in modo da poter<br />
sopravvivere nella cultura contemporanea.<br />
Dopo essere stata condotta dalla libertà<br />
alla cattività, l’arte è stata nuovamente<br />
reintegrata in quello che potrebbe essere<br />
considerato il suo naturale luogo di<br />
3 K. LYNCH, L’immagine della città, Marsilio Editori, Venezia, 2006, p. 24; tr. it. di G. C. Guarda, ed. a cura di<br />
P. Ceccarelli (ed. orig. The Image of the City, The MIT Press 1960)<br />
4 Cfr. ERMANNO MIGLIORINI, La rosa di Kant. Estetica ed arti contemporanee, a cura di I. Torrigiani, Palermo,<br />
Aesthetica, 1992.<br />
FUOR ASSE<br />
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Riflessi Metropolitani