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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma<br />

Giuseppe Marinello<br />

Sostenibilità, portare le politiche nazionali<br />

a livello locale<br />

Valeria Termini<br />

Mercato gas, più responsabilità per gli utenti<br />

Jos Delbeke<br />

Il senso della riforma EU ETS<br />

Marco Gay<br />

Senza una strategia energetica si rimane al palo<br />

Carlo Malacarne<br />

Il gas senza i “take or pay”<br />

Faccia a Faccia<br />

Chiara Braga: Più rinnovabili e attenzione<br />

all’ambiente<br />

Davide Crippa: Ridurre il fabbisogno energetico<br />

Simone Mori<br />

Mercato energia libero e concorrenziale?<br />

Con fossili e rinnovabili<br />

Massimo Inguscio<br />

Dai nostri progetti le città fruibili di domani<br />

<strong>Elementi</strong><br />

Periodico del GSE Agosto - Novembre 2016<br />

Tiziano Onesti<br />

Così nasce l’eco treno<br />

Claudio Risé<br />

La rinascita dell’Occidente?<br />

Dalla famiglia<br />

SPECIALE<br />

SPID<br />

38


l’Editoriale di Stefano Besseghini*<br />

ENERGIA NELLA RICERCA<br />

Lo slogan che da qualche stagione RSE utilizza per sintetizzare<br />

la sua attività è: “Mettiamo energia nella nostra ricerca”.<br />

Si tratta di molto di più di una pura frase ad effetto.<br />

È una perfetta sintesi tra il “cosa” e il “come”, Ricerca Sistema<br />

Energetico - l’azienda del gruppo che effettua l’attività di<br />

indagine sul sistema energetico - svolge e interpreta il suo<br />

ruolo di principale soggetto nazionale del piano triennale<br />

della Ricerca di Sistema (RdS).<br />

La RdS è stata concepita per garantire il mantenimento, il<br />

continuo rinnovo e l'aggiornamento di quelle attività di<br />

studio, analisi tecnico-economica, sviluppo e sperimentazione<br />

tecnologica che in un regime di monopolio verticalmente<br />

integrato erano garantite dal monopolista stesso.<br />

Nel mercato liberalizzato le informazioni e competenze sono<br />

frammentate, sia in senso orizzontale sia verticale, fra i diversi<br />

operatori. Le scelte strategiche complessive e la regolazione<br />

del mercato, a tutela dell’ambiente e degli utenti finali, sono<br />

invece affidate a uno o più soggetti pubblici. Si determina,<br />

quindi, una sistematica situazione di asimmetria informativa<br />

che può rendere meno efficaci le scelte che governano<br />

l’evoluzione del sistema.<br />

L’esigenza è più che mai attuale, come è reso evidente dal<br />

perdurare e dall’intensificarsi delle attività legislative e<br />

regolatorie riguardanti il settore.<br />

RSE persegue questo obiettivo sviluppando progetti di ricerca<br />

di frontiera nei campi propri del sistema energetico e<br />

aprendosi sistematicamente a un dialogo continuo con tutti i<br />

portatori di interesse. In questo senso due elementi ne<br />

caratterizzano oggi l’azione: la capacità di ascolto e di<br />

osservazione del sistema e la necessità di trasferire<br />

rapidamente ed efficacemente i propri risultati.<br />

Una visione ampia (sistemistica) e profonda (tecnologica) del<br />

sistema per come è e della sua evoluzione caratterizza l’azione<br />

di RSE, finalizzata a ricercare il mix ottimale di fonti e<br />

tecnologie e i business models più efficaci, in una logica di uso<br />

ottimale delle risorse e nell’interesse prevalente dell’utente del<br />

sistema energetico.<br />

Proprio per un ottimale sviluppo di queste funzioni è<br />

fondamentale una stretta collaborazione all’interno del nostro<br />

gruppo. La centralità di GSE rispetto al sistema elettroenergetico<br />

e la conseguente stretta relazione con i diversi<br />

attori facilitano la comprensione delle dinamiche e delle<br />

esigenze del sistema, indirizzando in modo concreto e<br />

tempestivo le linee di ricerca.<br />

Tutto questo con una visione sempre più orientata verso la<br />

dimensione europea che caratterizza l’azione di RSE nel<br />

tentativo di creare un rapporto con l’Europa dove -<br />

ugualmente - l’approccio di sistema sta diventando più centrale<br />

e fondamentale.<br />

*Presidente e AD di RSE<br />

Un’adeguata posizione di neutralità tecnologica e di terzietà<br />

rispetto ai legittimi interessi in gioco si persegue peraltro<br />

attraverso il presidio di aree di competenza che non<br />

necessariamente implicano una leadership di innovazione. Ma<br />

consentono di interloquire, in modo autorevole, con realtà<br />

industriali operanti sul mercato che avanzano le istanze di<br />

evoluzione normativo/regolatoria ritenute necessarie.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 3


Anno 2016 n. 38<br />

Agosto - Novembre 2016<br />

Direttore Responsabile<br />

Romolo Paradiso<br />

Segreteria di<br />

redazione e pubblicità<br />

Gabriella Busia<br />

gabriella.busia@gse.it<br />

tel. 06. 80114648<br />

In redazione<br />

Gabriella Busia<br />

Maurizio Godart<br />

Collaborazione<br />

redazionale<br />

Mauro De Vincentiis<br />

Comitato di redazione<br />

Romolo Paradiso<br />

Gabriella Busia<br />

Livia Catena<br />

Claudia Delmirani<br />

Maurizio Godart<br />

Piergiorgio Liberati<br />

Michele Panella<br />

Guido Pedroni<br />

Luca Speziale<br />

Editing<br />

Maria Pia Terrosi<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero<br />

Simone Aiello<br />

Andrea Amato<br />

Giovanni Angrisani<br />

Roberto Antonini<br />

Stefano Besseghini<br />

Edoardo Borriello<br />

Annalisa Bottani<br />

Alessandro Buttà<br />

Libero Buttaro<br />

Fausto Carioti<br />

Livia Catena<br />

Luca Colasanti<br />

Michele de Nigris<br />

Mauro De Vincentiis<br />

Sabina Delle Rose<br />

Giorgia Mungo<br />

Vittorio Esposito<br />

Jacopo Giliberto<br />

Giacomo Giuliani<br />

Vittoria Guglielmi<br />

Roberto Laurenti<br />

Piergiorgio Liberati<br />

Fabrizio Mariotti<br />

(la vignetta di Fama)<br />

Gabriele Masini<br />

Gianenrico Mezzetti<br />

Ilaria Proietti<br />

Sallie Sangallo<br />

Luca Speziale<br />

Maria Pia Terrosi<br />

Renato Terrosi<br />

Tommaso Tetro<br />

Alessia Togna<br />

Elena Veronelli<br />

Progetto grafico<br />

e impaginazione<br />

Imaginali<br />

Realizzazione impianti<br />

e stampa<br />

Arti grafiche Tilligraf<br />

Via del Forte Bravetta, 182<br />

00164 Roma<br />

Foto<br />

Fototeca <strong>Elementi</strong><br />

Fototeca Andrea Amato<br />

Redazione e<br />

Amministrazione<br />

Viale M.llo Pilsudski<br />

n.92<br />

00197 Roma<br />

Editore<br />

GSE<br />

Direttore Editoriale<br />

Fabrizio Tomada<br />

Si ringraziano<br />

per la collaborazione<br />

alla realizzazione<br />

di <strong>Elementi</strong><br />

Adn Kronos (Prometeo)<br />

Anev<br />

Axpo Italia<br />

Banca Intesa San Paolo<br />

Bartucci S.p.A<br />

Ke energia sviluppo<br />

Centro Documentazione<br />

Giornalistica<br />

Cobat<br />

Electrade S.p.A.<br />

HFV<br />

Italia Energia<br />

Pianeta Terra<br />

Punto Com<br />

QualEnergia<br />

Quotidiano Energia<br />

Rinnovabili.it<br />

Staffetta Quotidiana<br />

<strong>Elementi</strong> è distribuito presso<br />

le principali rappresentanze<br />

diplomatiche italiane all’estero.<br />

Per le riproduzioni dei testi,<br />

anche se parziali, è fatto obbligo<br />

di citare la fonte.<br />

<strong>Elementi</strong><br />

In copertina Crepuscolo<br />

1990, olio su tela cm 38x38<br />

di Rosetta Acerbi<br />

Registrazione presso<br />

il Tribunale di Roma<br />

n.105/2001 del 15.03.2001<br />

Chiuso in redazione<br />

il 20 giugno 2016<br />

GSE<br />

Viale M.llo Pilsudski, 92 - 00197 Roma<br />

T +39 0680111 - F +39 0680114392<br />

info@gse.it<br />

www.gse.it<br />

<strong>Elementi</strong>, house organ del<br />

gruppo GSE è visibile in<br />

internet al sito www.gse.it<br />

38


Virgolette di Romolo Paradiso<br />

LA RIVOLUZIONE<br />

CHE VERRÀ<br />

Modernità e futuro sono parole fin<br />

troppo abusate di questi tempi. Per<br />

demagogia spesso, per opportunismo<br />

altre volte, così da riempire di fumo<br />

discorsi di ogni tipo; o per dare<br />

immagini artificialmente accattivanti di<br />

un momento e di una Comunità. Ma le<br />

parole, se si vuol avere credito, devono<br />

essere responsabili, e la responsabilità impone che ad esse<br />

corrispondano propositi e fatti in grado di divenire solide<br />

realtà. Così sarà ad esempio se dietro “economia circolare”<br />

e “industria 4.0”, considerate le rivoluzioni dietro l’angolo,<br />

corrisponderanno atteggiamenti atti a favorirne lo sviluppo<br />

e la realizzazione.<br />

Di cosa si tratta? L’economia circolare, che la Commissione<br />

Europea prevede di attuare entro il 2030, coincide con la<br />

realizzazione di un sistema in cui le risorse abbiano una<br />

durata più lunga possibile, grazie ad un loro impiego<br />

efficiente che renderebbe più sostenibile il sistema<br />

dalla progettazione, alla produzione, all’utilizzo e<br />

allo smaltimento. Le ricadute in ambito ambientale e<br />

in ogni contesto societario, sarebbero rilevanti. Anzi,<br />

straordinariamente rivoluzionarie. A tal fine un ruolo<br />

determinante lo giocherebbero la ricerca e l’innovazione<br />

tecnologica per le quali servono investimenti in persone e in<br />

denaro. Necessari a un’Europa che vuole innestare la marcia<br />

per un futuro di valore, ricercando e incentivando quanti<br />

sono in grado di favorire, attraverso pensiero e creatività, un<br />

cambiamento di rotta così radicale.<br />

Le stime della britannica Ellen Mac Arthur Foundation dicono<br />

che il vantaggio economico che se ne trarrebbe sarebbe di<br />

circa 1800 miliardi di euro da oggi al 2030, con un aumento<br />

del Pil continentale dal 4% all’11%. Senza contare le<br />

ricadute positive che ne ricaveremmo in ambito ambientale<br />

equivalenti a una riduzione tra i 424 e i 617 milioni di<br />

tonnellate di Co2 entro il 2030, dovuta al solo riciclo dei rifiuti<br />

urbani e degli imballaggi.<br />

Il passaggio da un sistema economico lineare di tipo<br />

tradizionale ad uno evoluto come l’economia circolare sarà<br />

però possibile solo se si riuscirà a sviluppare la così detta<br />

“industria 4.0”, cioè la digitalizzazione delle attività legate<br />

alle industrie. Le premesse sono buone. La via è stata aperta<br />

dal settore manifatturiero, e altri ne potrebbero seguire a<br />

ruota, favoriti soprattutto dall’interazione di concetti come<br />

il Big Data, l’Open Data, il Machine to Machine, il Cloud<br />

Computing, le stampe in 3D, la manifattura additiva e la<br />

robotica.<br />

E’ chiaro che si tratta di processi di produzione che<br />

necessitano di sistemi di energia innovativi, sostenibili<br />

ed efficienti. Perché non può esserci evoluzione senza un<br />

consumo responsabile e consapevole dell’energia. L’efficienza<br />

energetica diviene quindi cultura propedeutica per ogni tipo<br />

di innovativa attività industriale.<br />

Il futuro per un’economia e un territorio<br />

rivisitati in termini di crescita e vivibilità<br />

è tracciato. Ora serve buona volontà,<br />

senso di responsabilità e capacità di<br />

investimento. E una buona dose di<br />

visione. La rivoluzione economicoambientale<br />

passa soprattutto da qui.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 5


ubriche<br />

03 l’E<br />

l’Editoriale<br />

05 “<br />

Virgolette<br />

08 P°<br />

il Punto<br />

41 Vi<br />

Verifiche e ispezioni<br />

86 En<br />

<strong>Elementi</strong> Normativi<br />

88 Be<br />

Bizzarre Energie<br />

103 Mp Fn<br />

Mondo Piccolo e Filo di Nota<br />

105 E+<br />

Energia, letteratura, umanità<br />

107 Bi<br />

Biblioteca<br />

108 Fo<br />

La Foto di Andrea Amato<br />

109 Co<br />

la Copertina<br />

110 Cc<br />

Controcopertina<br />

<strong>Elementi</strong> 38<br />

primo piano<br />

10 Confronto con Giuseppe Marinello<br />

Sostenibilità, estendere le politiche nazionali a<br />

livello locale<br />

14 Incontro con Valeria Termini<br />

Mercato gas. Più responsabilità<br />

per gli utenti<br />

18 Dialogo con Jos Delbeke<br />

Perché la riforma dell’EU ETS<br />

20 Intervista a Marco Gay<br />

Senza una visione energetica si rimane al palo<br />

24 A tu per tu con Carlo Malacarne<br />

Il gas senza i Take or pay<br />

26 A colloquio con Simone Mori<br />

Mercato energetico, libero e concorrenziale?<br />

Con fossili e rinnovabili<br />

faccia a faccia<br />

28 Chiara Braga (PD)<br />

Vs Davide Crippa (M5S)<br />

Speciale<br />

32 SPID<br />

sistema idrico<br />

39 Il parere di Simone Barni<br />

L’efficienza del sistema idrico<br />

e la lotta alle perdite<br />

smart city<br />

44 Il pensiero di Massimo Inguscio<br />

Dai nostri progetti le città fruibili di domani


energia rinnovabile<br />

46 Conversazione con Simone Togni<br />

Ricerca, volano per l'eolico<br />

48 Incontro con Tiziano Onesti<br />

Così nasce l’eco-treno<br />

50 Parla Alessandro Marangoni<br />

Rilanciamo il parco eolico italiano<br />

53<br />

L’elettricità da bioenergie,<br />

+ 98,4% in 5 anni<br />

55<br />

Ecco il megafotovoltaico<br />

57<br />

Eolico, tra problemi e opportunità<br />

energia<br />

60 Dialogo con Salvatore Molè<br />

Dai rifiuti il biometano<br />

62<br />

Mercati green per una crescita diversificata<br />

64 Confronto con Antonio Sileo<br />

Riforme promosse, ma serve<br />

più informazione per le famiglie<br />

66<br />

Italia - Giappone, ecco le reti elettriche<br />

del futuro<br />

68<br />

Fusione fredda. Da fantascienza a realtà?<br />

71<br />

Il sistema elettrico sia più flessibile<br />

74<br />

ISGAN, un volano per le Smart Grids<br />

mercato elettrico<br />

76 Il punto di vista di Marco Primavera<br />

OCSIT, al servizio del mercato<br />

trasparenza<br />

78<br />

Il ruolo del GSE<br />

scienza<br />

80<br />

La rivoluzione dei droni<br />

82<br />

E la notte vendo energia elettrica<br />

energia del pensiero<br />

90 Un caffè con Claudio Risè<br />

La rinascita dell’Occidente? Dalla famiglia<br />

arte e architettura in luce<br />

96<br />

Come le macchine parlano agli dei. E viceversa<br />

storia di ieri e di oggi<br />

99<br />

Sbuffava, sbuffava quel treno, poi arrivò l’elettricità<br />

So<br />

Sommario


Nuove tecnologie<br />

e visione, così<br />

l’energia cambierà<br />

Ancora una volta la tecnologia è la base del cambiamento della società. Nel settore dell’energia l’innovazione sta apportando<br />

una mutazione che potrebbe essere più forte di quanto non vediamo dall’angolo ristretto della vita quotidiana.<br />

Il ruolo delle fonti rinnovabili d’energia, l’efficienza energetica, la diffusione della generazione distribuita, le “reti<br />

intelligenti” sono ancora indietro ma la loro penetrazione è visibile. Il vero cambiamento però è nella digitalizzazione,<br />

nell’informatica, la quale è scesa dalla grande scala dell’elettronica centralizzata e si è fatta umana, a portata di singola<br />

persona, a dimensione di tasca. E si è messa in rete.<br />

8<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Ciò ha reso il consumatore molto più indipendente. Con le<br />

“app” di oggi, sono migliaia e migliaia le persone che<br />

possono controllare i consumi elettrici, analizzare i dati,<br />

gestire le apparecchiature. E sono migliaia e migliaia quelle<br />

che possono produrre elettricità, con i pannelli sul tetto,<br />

l’inverter in soffitta e il visore a cristalli liquidi con<br />

l’andamento della produzione. L’arrivo del nuovo contatore<br />

elettronico potrebbe essere sconvolgente. Pannelli, inverter,<br />

visore, contatori intelligenti, batterie erano tutte tecnologie<br />

già disponibili, sebbene più arretrate e meno efficienti; ciò<br />

che ne ha cambiato il ruolo è stata l’integrazione fra loro e<br />

con i neuroni umani.<br />

I cambiamenti si sono visti. La Cina, la grande fabbrica del<br />

mondo, sta cominciando a produrre meglio e con meno<br />

energia; al tempo stesso negli Stati Uniti decine di<br />

microimprese si sono gettate sulla nuova tecnologia del<br />

fracking e hanno immesso sul mercato così tanti idrocarburi<br />

da rendere indipendenti gli Stati Uniti; i grandi Paesi<br />

produttori dell’Opec, divisi, hanno cercato di farsi guerra sui<br />

prezzi. Le quotazioni del petrolio, del carbone e del metano<br />

sono scese in modo imprevisto, rallentando gli investimenti.<br />

Forse il processo che porta a queste scelte strategiche è<br />

originato dagli accordi climatici? È cominciato prima, sotto la<br />

spinta di tecnologia, consumatori, aziende. Ma le intese dei<br />

governi contro le emissioni di sicuro confermano la scelta del<br />

mondo e verso questo obiettivo si muoveranno i grandi flussi<br />

di capitali indirizzati alle ricerche a tutela dell’ambiente,<br />

convinceranno a investire nel verde e nelle startup anche le<br />

banche più pigre e grigie, orienteranno le scelte delle imprese<br />

più restìe, porteranno finanziamenti verso gli inventori e<br />

verso i laboratori di ricerca più creativi.<br />

Le nuove tecnologie, e i miglioramenti delle tecnologie che<br />

esistono già, nascono spesso dall’intuizione della piccola<br />

azienda, dal tocco di genio del ricercatore, dalla capacità<br />

organizzativa dei team. In un sistema a rete che scambia di<br />

continuo esperienze e dati, la dimensione del gruppo di<br />

ricerca è marginale e conta di più la capacità dei neuroni. Ma<br />

oltre una certa dimensione di ricerca il bisogno di<br />

intelligenze, ed esperienze richiede quella capacità che<br />

solamente i grandi poli di innovazione sanno dare, come<br />

l’Enea, l’Rse ed in Cnr.<br />

In aprile a New York, all’Onu, è stato raggiunto un accordo<br />

sul clima che ha ratificato quello concordato in dicembre con<br />

la Cop21 di Parigi. L’intesa sul clima avrà sì un effetto sulle<br />

politiche energetiche dei Paesi che l’hanno firmato, ma<br />

chiunque sa benissimo che i Paesi che tradurranno in una<br />

politica energetica forte quell’accordo saranno pochissimi.<br />

L’effetto di quell’accordo sarà fondamentale per un altro<br />

aspetto. Impone una rotta, dice l’angolo della lossodromia<br />

che porta all’obiettivo. È ciò di cui hanno bisogno<br />

l’economia, la finanza, la ricerca e l’innovazione tecnologica.<br />

Un cambiamento così radicale nello scenario costringe le<br />

aziende energetiche a rivedere i piani industriali. Per<br />

esempio le centrali a ciclo combinato che parevano destinate<br />

alla ruggine anticipata, hanno ritrovato motivi di lavoro nei<br />

prezzi bassi del gas e nella “rampa” della domanda e<br />

dell’offerta creata la sera dallo spegnersi del fotovoltaico.<br />

L’idroelettrico, dopo un 2015 reso orribile dalla siccità, nella<br />

primavera piovosa del 2016 ha recuperato l’acqua persa. Ma<br />

le fonti rinnovabili, che hanno sconvolto il mercato italiano,<br />

cresceranno ancora? In Italia, in Europa, la crescita non sarà<br />

più così furiosa come negli anni scorsi, e avrà un andamento<br />

più fisiologico. Nel 2015 in Italia la nuova potenza “verde”<br />

istallata è stata di 893 megawatt e le rinnovabili hanno<br />

contribuito al 40,5% della produzione e alla copertura del<br />

35% della domanda elettrica nazionale, rileva il Renewable<br />

Energy Report della School of Management del Politecnico<br />

di Milano. L’Europa, dice questa analisi, non è più la prima<br />

della classe. Ma le rinnovabili cresceranno però nel mondo,<br />

come indicano gli accordi sul clima.<br />

Non a caso gran parte delle scelte sono verso questa<br />

frontiera. Ci sono aziende che fondono dentro di sé le<br />

rinnovabili (Enel), chi divide le attività tra green e brown<br />

(E.On, A2A e così via), chi concentra le attività sull’efficienza<br />

energetica, sul retail e sul verde (l’Edison, l’Erg e altri).<br />

P°<br />

il Punto di Jacopo Giliberto<br />

<strong>Elementi</strong> 38 9


primo piano<br />

Sostenibilità<br />

Estendere le<br />

politiche nazionali<br />

a livello locale<br />

CONFRONTO CON<br />

GIUSEPPE MARINELLO<br />

Presidente Commissione<br />

Ambiente del Senato<br />

Giuseppe Marinello<br />

di Roberto Antonini<br />

10<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Un Paese dove la cultura della sostenibilità ha attecchito e dove può crescere rigogliosa, sempre che vi si badi adeguatamente.<br />

Infatti, se a livello generale il settore batte la crisi, a livello territoriale ci sono ancora sacche di inefficienza, e a volte addirittura<br />

malaffare. Ma la soluzione per 'salvare la pianta' e 'curare il terreno' è la stessa: uno sviluppo più guidato a livello centrale e una<br />

maggiore valorizzazione con la messa in rete delle università e della ricerca nelle regioni del Sud. Per rilanciare la tecnologia<br />

italiana nei settori sostenibili, dalle rinnovabili all'efficienza, dalla gestione dei rifiuti ad un sistema di economia circolare. Questi<br />

alcuni dei temi della conversazione tra '<strong>Elementi</strong>' e Giuseppe Marinello, Presidente della Commissione Ambiente del Senato.<br />

E: Come valuta il sistema italiano della sostenibilità?<br />

GM: Il sistema tutto sommato regge, con una tenuta dei dati<br />

e dei valori di riferimento indipendentemente dall'alternanza<br />

dei cicli economici, come la caduta dei prezzi delle materie<br />

prime che ha reso meno appetibili i materiali da riciclo o il<br />

calo della raccolta differenziata legato a minori consumi che<br />

portano alla produzione di minori imballaggi tra i rifiuti. C'è<br />

però una sostanziale tenuta, anche se occorre rimettere mano<br />

al sistema dei consorzi, per restare nel tema. Se la situazione è<br />

questa a livello generale, a livello territoriale vediamo enormi<br />

ritardi, specie nelle regioni meridionali e in particolari aree<br />

di esse. Ritardi dovuti ad ataviche difficoltà, ma anche alle<br />

politiche regionali e locali.<br />

E: Quale dovrebbe essere la soluzione per superare queste<br />

disparità?<br />

GM: In questi territori bisognerebbe esprimere con maggiore<br />

incisività le politiche nazionali e il governo dovrebbe<br />

intervenire direttamente, anche con poteri di surroga.<br />

E: Quindi la riforma del Titolo V della Costituzione che riporta<br />

al livello centrale la competenza su diversi ambiti potrebbe<br />

portare una soluzione?<br />

GM: Proprio qui al Senato - e proprio su un mio emendamento<br />

- si è riaperta la questione e l'ambiente è stato inserito fra i<br />

valori costituzionali da garantire. Per questo il ruolo dello Stato<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 11


deve essere più determinante e incisivo.<br />

E: Ci faccia un esempio.<br />

GM: Nel settore dei rifiuti la Sicilia si è trovata in una<br />

situazione di straordinarietà ed ha usufruito di un regime<br />

commissariale che ha consentito tutta una serie di deroghe<br />

dalla fine degli anni ‘90 al 2013, e nonostante questo il sistema<br />

rifiuti è caratterizzato da enormi falle. I poteri straordinari<br />

al presidente di Regione quale commissario per un periodo<br />

così lungo che supera ampiamente il decennio non possono<br />

configurarsi come fatto straordinario. Vuol dire che ci sono<br />

delle Regioni che hanno gestito e organizzato l'emergenza in<br />

ordinarietà e hanno continuato a chiedere poteri straordinari,<br />

senza però mai rimuovere le criticità.<br />

E: Se guardiamo alle rinnovabili, però, queste sono una grande<br />

opportunità per il Sud.<br />

GM: Ci sono dei fatti oggettivi: la redditività della produzione<br />

eolica a parità di strutture è maggiore in Sicilia, in Puglia,<br />

o in un'altra regione meridionale, rispetto a un impianto<br />

simile nella Pianura Padana. Ciò è legato alla presenza<br />

dell'Appennino che fa barriera lungo tutta la dorsale della<br />

Penisola tra oriente e occidente, tra i venti di levante e di<br />

ponente. Poi tutto ciò è stato rafforzato da politiche di<br />

indirizzo che hanno caratterizzato una enorme dilatazione<br />

di questi interventi soprattutto in un’epoca in cui gli incentivi<br />

erano assolutamente allettanti. Il tutto però ha creato delle<br />

distorsioni: da un lato una enorme redditività del capitale,<br />

in alcuni periodi superiore alle due cifre quando quella sui<br />

mercati finanziari andava scemando continuamente. D'altro<br />

canto questo fenomeno ha visto un altro aspetto interessante:<br />

sono intervenuti tutta una serie di soggetti che non avevano<br />

caratteristiche imprenditoriali, ma un ruolo di intermediazione,<br />

i cosiddetti sviluppatori. Tutto questo ha creato delle zone<br />

d'ombra nelle quali malaffare, cattiva politica, pessima<br />

burocrazia e addirittura criminalità organizzata spesso sono<br />

riuscite a inserirsi.<br />

E: Di chi sono le colpe?<br />

GM: C'è stata una distrazione della politica ed è mancata una<br />

esatta normazione: quando questa manca negli spazi vuoti,<br />

nelle reti a maglia larga, c'è sempre qualcuno che si infila.<br />

Tutto questo però credo che rappresenti il passato perché<br />

da qualche anno a questa parte c'è una forte inversione<br />

di tendenza: con i provvedimenti di questa legislatura, mi<br />

riferisco al cosiddetto Spalmaincentivi, credo si sia dato - e si<br />

stia dando - un segnale in assoluta controtendenza.<br />

GM: Questa è stata una delle premesse nell’approvazione<br />

dello Spalmaincentivi: con quel provvedimento si è deciso di<br />

chiudere un periodo ed aprire una fase nuova. È chiaro che<br />

questa deve essere contraddistinta da maggiore sicurezza e<br />

quindi maggiore stabilità.<br />

E: Con queste premesse il meridione può avvantaggiarsi<br />

ancora di più dell'economia della sostenibilità, nella quale le<br />

rinnovabili rivestano un ruolo chiave?<br />

GM: Assolutamente, anche se sono convinto che il vero sforzo<br />

del meridione, così come quello di tutta l'Italia, debba essere<br />

quello di puntare su ricerca e innovazione, soprattutto in<br />

questo settore. Noi spesso abbiamo utilizzato delle tecnologie<br />

abbastanza datate: almeno il 50 o 60% e oltre del periodo<br />

d'oro delle rinnovabili è stato caratterizzato dall'uso di<br />

tecnologie trite e ritrite. Oggi la scommessa deve essere ben<br />

altra, con impianti meno impattanti, che abbiamo una resa<br />

maggiore e una più lunga durata. Tutto questo deve essere<br />

contraddistinto da un notevole sforzo che metta allo stesso<br />

tavolo non solo l'impresa, con le sue legittime aspirazioni,<br />

ma anche la ricerca italiana che su questo campo credo abbia<br />

ancora parecchio da dire.<br />

E: Pensando a realtà all'avanguardia come il Centro ricerche<br />

Enea di Portici, alle tante università del sud che sfornano<br />

laureati che poi vanno all'estero...<br />

GM: Si potrebbe e si dovrebbe mettere a sistema tutto ciò.<br />

E: E nel nostro futuro più vicino abbiamo il pacchetto<br />

europeo dell'economia circolare che ci porterà verso un<br />

sistema virtuoso…<br />

GM: Non abbiamo ancora chiuso la risoluzione della<br />

Commissione dopo la lunga consultazione sull'economia<br />

circolare, ma posso anticipare che emerge un grande<br />

contributo dell'università e dei centri di ricerca italiani, perché<br />

questo non deve essere un settore dove giocare in difesa, ma<br />

un propulsore dello sviluppo anche in termini di occupazione.<br />

Abbiamo insistito anche su un nuovo patto che deve stringere<br />

la società, dall'individuo al livello centrale, per un approccio<br />

totalmente nuovo. Per tutto ciò, però, servono indirizzi precisi.<br />

E: E le norme che per gli imprenditori delle rinnovabili<br />

cambiano troppo spesso?<br />

12<br />

<strong>Elementi</strong> 38


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primo piano<br />

Mercato del gas<br />

Più<br />

responsabilità<br />

per gli utenti<br />

INCONTRO<br />

CON VALERIA TERMINI<br />

Componente Aeegsi<br />

Nella nuova regolazione del mercato del gas il Gestore della<br />

rete avrà un ruolo residuale.<br />

Valeria Termini<br />

di Fausto Carioti<br />

14<br />

<strong>Elementi</strong> 38


L’economista Valeria Termini, componente dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, sta seguendo da vicino un<br />

dossier della regolazione del mercato del gas. “Alla fine ci sarà più responsabilità per gli utenti ”, spiega riguardo alle prossime<br />

novità sul regime del bilanciamento. Infatti, a ottobre, se i tre mesi di “apprendimento” si svolgeranno nei tempi previsti e si<br />

concluderanno nel modo migliore, potrà partire questo nuovo regime.<br />

E: Il bilanciamento interno del gas si è evoluto nel 2011 in<br />

un sistema di mercato regolato dai meccanismi di asta tra<br />

utente e utente e tra gli utenti e Snam, il TSO (Transmission<br />

system operator) italiano. Come impatta, sul lavoro svolto<br />

dall’Autorità, il Regolamento UE n. 312 del 2014?<br />

VT: Il mercato del bilanciamento disegnato dal Regolamento<br />

europeo promuove la concorrenza nel mercato all'ingrosso<br />

di breve termine (“spot”) del gas naturale di tutte le fonti<br />

di flessibilità disponibili: importazioni, stoccaggio e gnl.<br />

A partire dal 2011, l’Autorità ha adottato una serie di<br />

provvedimenti che oltre a consolidare il nuovo sistema di<br />

mercato, lo hanno reso via via più completo ed evoluto.<br />

Il Regolamento della Commissione del 26 marzo 2014 si<br />

inserisce in questo percorso: conferma gli elementi essenziali<br />

già regolati dall’Autorità con la delibera ARG/gas 45/11,<br />

mantenendo così una sostanziale continuità con l’attuale<br />

regolazione del servizio.<br />

E: Adesso è giunta la fase di implementazione del<br />

Regolamento UE. Quali obiettivi intende raggiungere la vostra<br />

Autorità con questa fase?<br />

VT: Gli aspetti del quadro regolatorio da completare ai fini<br />

dell’avvio del nuovo regime di bilanciamento possono essere<br />

sintetizzati in quattro temi principali: la definizione dei criteri<br />

di intervento di Snam Rete Gas sul mercato; l’integrazione<br />

delle regole di funzionamento del mercato infra-giornaliero<br />

con le modalità di negoziazione dei prodotti “locational” (che<br />

comportano un obbligo di modifica dei flussi di immissione<br />

di gas in rete, riferito ad un preciso punto di immissione<br />

durante il giorno gas o nelle ore residue del giorno gas);<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 15


la definizione degli “small adjustment” (un costo definito<br />

amministrativamente e volto a incentivare gli utenti a prevenire<br />

lo sbilanciamento del proprio portafoglio); possibili interventi<br />

in materia di “settlement” (determinazione delle partite<br />

fisiche ed economiche funzionali all’erogazione del servizio<br />

di trasporto e bilanciamento). In questa fase, l’Autorità sta<br />

consultando i propri orientamenti illustrati nel documento per<br />

la consultazione 103/2016/R/gas, relativi al completamento delle<br />

regole ai fini dell’implementazione del Regolamento.<br />

E: Cosa cambierà per gli utenti?<br />

VT: In sintesi, con il nuovo regime, gli utenti saranno<br />

maggiormente responsabilizzati nel bilanciare il proprio<br />

portafoglio, facendo sì che il gestore della rete assuma, in<br />

questo, un ruolo “residuale”.<br />

E: Che tempi prevedete per il varo delle regole di dettaglio e<br />

di carattere operativo?<br />

VT: Il varo di queste regole è imminente: al momento della<br />

pubblicazione di questa intervista potrebbero essere già<br />

state deliberate. Esse dovranno tener conto sia del fatto<br />

che alcune attività necessarie all’avvio del nuovo regime di<br />

bilanciamento non potranno terminare prima del prossimo<br />

giugno, sia dell’esigenza di mantenere tre mesi come “periodo<br />

di apprendimento” a seguito del completamento delle attività<br />

preliminari. Ciò comporta che l’avvio del nuovo regime non<br />

possa avvenire prima del 1° ottobre 2016.<br />

E: Una delle peculiarità italiane è il ruolo di Snam, che oltre<br />

a svolgere la funzione di trasporto e dispacciamento del<br />

gas naturale dispone di una propria capacità di stoccaggio.<br />

Quali accorgimenti comporta questa specificità nella delicata<br />

operazione di definizione delle regole?<br />

VT: La disponibilità di stoccaggi amplia in maniera decisiva<br />

le possibilità di condotta da parte di Snam Rete Gas<br />

nel bilanciamento: risultano talmente ampie da poter<br />

potenzialmente compromettere l’efficiente funzionamento del<br />

sistema. Appare, quindi, necessario definire un meccanismo che<br />

incentivi Snam Rete Gas a gestire il “linepack” (il gas contenuto<br />

nella rete) e lo stoccaggio nell’ambito di una tolleranza coerente<br />

con l’efficiente funzionamento del bilanciamento. L’Autorità ha<br />

espresso i propri orientamenti nel documento di consultazione<br />

già citato (103/2016/R/gas), ai fini di poter valutare il corretto<br />

dimensionamento delle capacità di stoccaggio nella disponibilità<br />

di Snam rete Gas in relazione alle esigenze di trasparenza nella<br />

gestione operativa del bilanciamento, e per massimizzare le<br />

risorse di flessibilità da rendere disponibili agli utenti.<br />

E: Lei è anche vicepresidente di Medreg, l'Associazione dei<br />

Regolatori di energia di ventuno Paesi mediterranei che<br />

ha un ruolo importante nella nascita delle tre piattaforme<br />

regionali per l'energia: una per il gas naturale, una per<br />

l'elettricità, una per le fonti rinnovabili e l'efficienza<br />

energetica. A cosa state lavorando in questa sede?<br />

VT: I Regolatori giocano un ruolo chiave nel definire il<br />

programma di lavoro delle piattaforme. Medreg è un<br />

organismo tecnico che contribuisce a costruire i modelli<br />

regolatori nella regione del Mediterraneo, in situazioni molto<br />

diverse tra loro. Si occupa, in particolare, di definire meglio<br />

alcuni assetti relativi all'integrazione del mercato e alla<br />

sicurezza energetica. La prima piattaforma attivata è quella<br />

gas. Lanciata l’11 giugno 2015 a Bruxelles con la definizione<br />

delle “guidelines”, ha vari obiettivi: promuovere la sicurezza<br />

energetica regionale; valutare la situazione attuale ed<br />

esaminare i fattori che influenzano gli sviluppi futuri in materia<br />

di domanda e offerta di gas; studiare le strutture di mercato<br />

esistenti e valutare il livello di apertura del mercato nei diversi<br />

segmenti della filiera; promuovere la cooperazione in ambito<br />

tecnologico e lo sviluppo di progetti di gas non convenzionale,<br />

onshore e offshore; individuare le esigenze di infrastrutture per<br />

lo sviluppo dei mercati energetici nazionali e mediterranei.<br />

E: Le altre due piattaforme a che punto sono?<br />

VT: La piattaforma per il mercato elettrico euro-mediterraneo è<br />

stata lanciata il 12 ottobre 2015 a Rabat, in Marocco. Per questa<br />

seconda piattaforma, Medreg e Med-TSO hanno elaborato<br />

la proposta di una “roadmap” allo scopo di identificare<br />

macro regioni elettriche con relative interconnessioni; creare<br />

Iniziative Regionali nell’area del Mediterraneo; promuovere<br />

nuovi investimenti in infrastrutture; facilitare lo sviluppo<br />

e l’integrazione dei mercati elettrici. Lo scorso 18 maggio,<br />

durante la sua ventunesima Assemblea Generale, che si è<br />

tenuta a Malta, Medreg ha approvato questo documento<br />

rendendolo di fatto operativo. Riguardo alla terza piattaforma,<br />

quella per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, è<br />

ormai prossimo il lancio. Anche in questa sede, come nelle<br />

precedenti, Medreg ha contribuito attivamente alla definizione<br />

del modello di funzionamento essendo stata chiamata dalla<br />

Commissione europea a partecipare ai lavori.<br />

16<br />

<strong>Elementi</strong> 38


primo piano<br />

Perché la riforma<br />

dell’EU ETS<br />

Dal 2005 l’EU ETS è lo strumento chiave, in Europa, per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti nei settori dell’industria e della<br />

generazione elettrica, secondo parametri di efficienza. Lo strumento sta funzionando: l’Unione è nella giusta direzione per raggiungere<br />

- ed anzi superare - l’obiettivo climatico al 2020. Ciononostante, per l’obiettivo del -40%– concordato dai capi di Stato e Governo nel<br />

quadro clima-energia 2030 – occorre assicurare un progresso continuo.<br />

È per questo che la scorsa estate, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa per rivedere le regole dell’EU ETS per<br />

il prossimo decennio. Tre gli elementi chiave: incremento della velocità nel taglio delle emissioni dopo il 2020; approccio maggiormente<br />

mirato per le allocazioni gratuite di quote di emissioni all’industria; rafforzamento dei finanziamenti per l’innovazione a basso<br />

contenuto di carbonio e modernizzazione nel settore energia.<br />

Un mercato europeo del carbonio virtuoso ha il potenziale di dare un contributo maggiore alla transizione verso un’economia<br />

energeticamente più sicura ed a basso contenuto di CO2. Primo al mondo per volume, l’EU ETS riveste un ruolo cruciale nello sforzo<br />

globale, concordato lo scorso dicembre a Parigi, nel quadro della prima intesa a livello internazionale di carattere universale per il clima.<br />

DIALOGO<br />

CON JOS DELBEKE<br />

Direttore Generale<br />

per il Clima Commissione<br />

Europea<br />

Jos Delbeke<br />

di Simone Aiello<br />

18<br />

<strong>Elementi</strong> 38


E: Delbeke, l'efficienza dell’EU ETS è stata compromessa da<br />

un surplus di quote di emissione. Come affrontarlo?<br />

JD: Negli ultimi anni, l’accumulo del surplus di quote in<br />

circolazione – in gran parte per via della profonda crisi<br />

economica che ha ridotto le emissioni in misura maggiore di<br />

quanto previsto – ha depresso i prezzi della CO2 indebolendo<br />

l’incentivo a ridurre le emissioni. La Riserva di Stabilità del<br />

mercato, operativa dal 2019, aiuterà sia a risolvere questo<br />

problema sia a migliorarne la resilienza a più ampi shock,<br />

intervenendo sul lato offerta delle quote da collocare all’asta.<br />

Gli sforzi per ricercare l’equilibrio tra i fondamentali<br />

del mercato saranno, inoltre, favoriti da una riduzione<br />

annuale del cap più incisiva. Raggiungere l’obiettivo al 2030<br />

richiede ai settori ETS una riduzione delle emissioni del<br />

43% rispetto al 2005. A tal fine, il volume complessivo delle<br />

quote di emissione dovrà ridursi, dal 2021 in poi, del 2,2%<br />

annualmente rispetto all’attuale 1,74%.<br />

E: Come saranno distribuite le quote di emissione?<br />

JD: Le aste di quote di emissione costituiscono lo strumento<br />

principale per l’assegnazione delle quote agli operatori del<br />

sistema. È il metodo più trasparente e traduce in pratica il<br />

principio ”chi inquina paga”. Tuttavia, una piena applicazione<br />

del principio avverrà solo gradualmente. Le imprese del<br />

settore elettrico già devono acquistare le quote di cui hanno<br />

necessità, con l’eccezione degli impianti dei Paesi a più<br />

basso reddito. Negli altri settori, invece, le imprese , devono<br />

acquistare in proporzioni gradualmente crescenti le quote<br />

oggetto del proprio fabbisogno.<br />

Rispetto alla fase attuale, la porzione di quote da collocare<br />

all’asta non diminuirà dopo il 2020. La proposta della<br />

Commissione fissa al 57% questo share: ciò dà maggiori<br />

certezze sul lato della pianificazione degli investimenti ed<br />

accresce il livello di trasparenza per i partecipanti al mercato<br />

all’interno ed all’esterno del sistema. Proseguire, inoltre, con<br />

l’assegnazione di quote a titolo gratuito consente all’Unione<br />

di perseguire target ambiziosi di riduzione delle emissioni,<br />

tutelando al contempo la competitività dell’industria, a<br />

livello internazionale. Ciò garantendo il risultato ambientale,<br />

evitando una fuga delle emissioni verso Paesi con politiche<br />

climatiche meno ambiziose (carbon leakage).<br />

E: Le imprese possono essere compensate per gli alti costi<br />

dell’energia elettrica derivanti dall’EU ETS?<br />

JD: La direttiva ETS già consente agli Stati membri di<br />

compensare parzialmente e finanziariamente i cosiddetti<br />

costi indiretti della CO2 trasferiti alle imprese ad alta<br />

intensità elettrica nei processi produttivi. La proposta attuale<br />

mantiene quest’approccio anche dopo il 2021, incoraggiando<br />

attivamente gli Stati membri a compensazioni finanziarie,<br />

tramite i proventi delle aste CO2. Ad oggi, ciascun Paese<br />

decide il livello di compensazioni e come finanziarle, tramite<br />

risorse nazionali, nel quadro delle normative sugli aiuti di<br />

Stato. L’attuale set normativo UE di riferimento consente di<br />

tenere conto delle specificità nazionali e regionali dei mercati<br />

energetici, lasciando discrezionalità agli Stati membri di<br />

decidere sull’uso più appropriato dei proventi delle aste.<br />

E: In che modo l’EU ETS supporta l’innovazione a basso<br />

contenuto di CO2 e la modernizzazione del settore energia?<br />

JD: Fissando un tetto alle emissioni e con un prezzo del<br />

carbonio, l’EU ETS crea un incentivo per le imprese ad investire<br />

in tecnologie low carbon. Inoltre, i proventi delle aste di quote<br />

di emissione sono utilizzati per finanziare l’innovazione a basso<br />

contenuto di carbonio. L’attuale programma NER 300 favorisce<br />

il sostegno finanziario a progetti innovativi su rinnovabili<br />

e CCS. Con la proposta della Commissione per il post-2020,<br />

il nuovo Fondo per l’Innovazione con 450 milioni di quote,<br />

estenderà il supporto a progetti dimostrativi a basso contenuto<br />

di CO2 per le tecnologie del settore energia e dell’industria. Un<br />

altro fondo, Fondo per la modernizzazione sosterrà gli Stati<br />

membri a più basso reddito nel modernizzare il proprio sistema<br />

energetico.<br />

Supply (cumulative, milions)<br />

Demand (cumulative, milions)<br />

7000<br />

7000<br />

6000<br />

5000<br />

Free allocation<br />

International credits<br />

exchanged<br />

Free allocation (NER)<br />

6000<br />

5000<br />

Cancellations<br />

Verified emissions<br />

4000<br />

Free allocation (10c)<br />

4000<br />

3000<br />

NER 300<br />

monetisation by EIB<br />

3000<br />

2000<br />

Auctioning<br />

2000<br />

1000<br />

Early autcioning<br />

1000<br />

0<br />

Banking<br />

0<br />

<strong>Elementi</strong> 38 19


primo piano<br />

Settore energetico<br />

Senza una<br />

visione strategica<br />

si rimane al palo<br />

INTERVISTA<br />

A MARCO GAY<br />

Presidente Giovani<br />

Imprenditori Confindustria<br />

Marco Gay<br />

20<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Un esempio? Usare le royalty dall’estrazione di metano e petrolio dai giacimenti nazionali per creare un fondo sovrano.<br />

Abbiamo un patrimonio enorme, facciamolo diventare davvero bene comune. I costi dell’energia sono alti. Chiediamo di<br />

abbassarli non per “guadagnare di più”, ma per competere meglio: il made in Italy è il terzo marchio al mondo, abbiamo<br />

prodotti che possono rafforzare la nostra presenza nei mercati internazionali.<br />

di Jacopo Giliberto<br />

Sollecita una politica energetica il presidente dei Giovani<br />

imprenditori della Confindustria, Marco Gay. Torinese, 40 anni<br />

a fine aprile, sposato, tre figli, Gay è anche vicepresidente<br />

di Confindustria e vicepresidente della Digital Magics,<br />

spa quotata all’Aim che opera come business incubator<br />

italiano. “In Italia gli imprenditori subiscono forti divari di<br />

competitività rispetto ai concorrenti, anche quelli europei –<br />

ricorda Gay - un divario sul costo del lavoro, un divario per la<br />

burocrazia - che impegna l’attività delle imprese in media per<br />

26 giorni l’anno - e un divario forte per l’energia. È un tema,<br />

quest’ultimo, su cui occorre costruire una visione comune<br />

a livello europeo, nella quale possiamo far valere il nostro<br />

punto di vista”.<br />

E: In altre parole, presidente, serve una visione strategica?<br />

MG: Sì, serve una forte visione strategica. A partire da due<br />

aspetti che, credo, possano essere favoriti dalla revisione<br />

costituzionale che ha reinserito l’energia tra le competenze<br />

esclusive dello Stato. Primo: mettere un punto fermo al<br />

concetto di “campanile”. Molto spesso il localismo, in assenza<br />

di una visione generale e a caccia solo del consenso, finisce<br />

per danneggiare il territorio. L’altro punto essenziale: serve<br />

una politica industriale coraggiosa che faccia in modo di non<br />

tenerci più ostaggio dei “comitati del no”.<br />

E: Attenzione, Gay. Il processo che alimenta i comitati del no è<br />

effetto del cambiamento della società, ed è irreversibile.<br />

MG: Certamente, ma il “no-a-tutto” non deve diventare<br />

un fenomeno di costume che tiene in ostaggio la politica<br />

nella scelta sciagurata del “non decidere”. Ci troviamo<br />

davanti a segnali timidi di ripartenza del Paese: in questo<br />

momento invece di freni inutili abbiamo bisogno di una<br />

politica industriale che abbia una visione di medio e lungo<br />

termine. Nessuno ha la pretesa - e soprattutto non è compito<br />

delle imprese – di prendere decisioni di governo, ma la voce<br />

dell’economia reale deve essere ascoltata nelle politiche<br />

energetiche, che creano sviluppo, occupazione, crescita e<br />

capacità di nuovi insediamenti industriali.<br />

E: Un esempio di una visione strategica nell’energia?<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 21


MG: Le farò un esempio che mi sta a cuore per sottolineare<br />

l’impatto che le politiche energetiche possano avere anche<br />

dal punto di vista sociale: usare le royalty dall’estrazione di<br />

metano e petrolio dai giacimenti nazionali per creare un<br />

fondo sovrano. Abbiamo un patrimonio enorme, facciamolo<br />

diventare davvero bene comune.<br />

E: Un fondo sovrano con le royalty? Che farne?<br />

MG: Si potrebbero finanziare politiche sociali di “welfare”,<br />

investimenti in fonti rinnovabili e soprattutto la nostra spesa<br />

pensionistica. È quello che fa la Norvegia, il primo paese<br />

petrolifero europeo. Oggi siamo nel vivo del dibattito sulle<br />

buste arancioni dell’Inps, con le quali si dà ai cittadini un<br />

calcolo prospettico relativo a una situazione previdenziale<br />

che cambierà probabilmente fra breve, basate peraltro su<br />

ipotesi di occupazioni che potranno mutare repentinamente.<br />

È questo il futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli? Non<br />

sarebbe più corretto usare il patrimonio del nostro sottosuolo<br />

per alimentare la spesa pensionistica? Le stesse risorse poi<br />

potrebbero liberare quegli investimenti per le energie<br />

rinnovabili. Insomma, anche per questo il Titolo Quinto della<br />

Costituzione va rivisto per ridare all’Italia quella visione<br />

strategica che abbiamo perso.<br />

E: Quindi l’energia non deve limitarsi alla valenza locale?<br />

MG: Certo che no: le politiche energetiche non possono che<br />

avere una dimensione europea. L’integrazione comunitaria è il<br />

desiderio di una generazione intera - che in parte rappresento<br />

- nata in un’Europa unita che vogliamo contribuire a<br />

rafforzare, costruendo gli Stati Uniti d'Europa. E l’energia è<br />

uno dei capitoli principali in questa architettura d'Europa.<br />

Noi italiani godiamo di una posizione geografica eccezionale,<br />

davanti a economie come quelle africane che saranno in<br />

crescita nei prossimi decenni; grazie alla nostra posizione e<br />

alla nostra rete di infrastrutture energetiche potremmo essere<br />

uno hub energetico naturale, passando dall’essere mercato<br />

di consumatori a snodo strategico, con vantaggi per tutta<br />

la distribuzione energetica del Paese. Perché la soluzione<br />

resta sempre l’Europa, anche in questo tempo di difficoltà<br />

in cui c’è chi torna a parlare di barriere e di dazi proprio nel<br />

momento in cui tutti noi europei, con le trasformazioni che<br />

sono in corso, abbiamo bisogno di un mercato libero delle<br />

idee, delle persone, dei beni, dei capitali. Per un 40enne come<br />

me, il ricordo più vivido è la caduta del muro di Berlino sotto<br />

le picconate; siamo una generazione alla quale mette i brividi<br />

questa voglia di nuovi muri. Perciò la libera circolazione<br />

dell’energia è un capitolo strategico essenziale, al pari della<br />

realizzazione di infrastrutture come la banda larga. Una<br />

politica energetica esige una visione europea, ben di più che<br />

solo “europeista”.<br />

E: Voi imprenditori parlate spesso della competitività. Come si<br />

articola ciò sul tema energetico?<br />

Mv Abbiamo un divario sui costi dell’energia di circa il 20%<br />

rispetto ai colleghi europei, e anche più alto se guardiamo<br />

a competitor internazionali. Se aggiungiamo il costo del<br />

lavoro, la burocrazia, le strategie di sviluppo, la situazione<br />

è drammatica. Speriamo che con il ministro Calenda<br />

qualcosa si muova. Perché questi divari di competitività<br />

non si trasformano tanto in perdita di profitti, quanto in<br />

mancate opportunità di lavoro e di mercato. Per questo<br />

quando chiediamo di abbassare i costi dell’energia non<br />

è per “guadagnare di più”, ma per competere meglio: il<br />

made in Italy è il terzo marchio al mondo, abbiamo prodotti<br />

che possono rafforzare la nostra presenza nei mercati<br />

internazionali.<br />

E: Lei è socio di un incubatore di imprese. Ne fa un cenno?<br />

MG: C’è un mondo di giovani imprenditori che crea start-up,<br />

apre imprese, investe con determinazione nel proprio<br />

territorio. Per esempio in Digital Magics uno dei settori in cui<br />

stiamo investendo con partner specializzati è il mondo delle<br />

start up EnergyTech. Perché si rivolge a quell’enorme capitale<br />

umano delle nuove leve imprenditoriali, che possono essere<br />

partner strategici per le imprese energy intensive. Queste<br />

nuove imprese possono dare opportunità alla manifattura<br />

italiana: la new economy può essere un volano per l’old<br />

economy.<br />

22<br />

<strong>Elementi</strong> 38


primo piano<br />

Il gas senza<br />

i “take or pay”<br />

A TU PER TU<br />

CON CARLO MALACARNE<br />

Presidente Snam<br />

Integrazione dei mercati Gnl, biometano: come garantire la<br />

sicurezza degli approvvigionamenti in un mercato sempre<br />

più “spot”<br />

Carlo Malacarne<br />

di Gabriele Masini<br />

24<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Il mercato del gas è sempre più orientato verso i contratti di<br />

breve termine. Una vera e propria rivoluzione se si confronta<br />

il peso che ancora oggi hanno i contratti take or pay di lungo<br />

periodo nel mercato e sui bilanci delle società che importano.<br />

Questo cambiamento rende necessaria l’integrazione dei<br />

mercati nazionali e regionali e una maggiore diversificazione<br />

delle fonti di approvvigionamento. In quest’ottica, e<br />

considerando l’importanza del gas naturale nella transizione<br />

verso un’economia low carbon, sarà sempre più in primo piano<br />

l’importanza di due “nuove” modalità di sfruttamento del gas:<br />

il biometano e il Gnl per i trasporti, sotto la spinta degli obiettivi<br />

europei per le rinnovabili e della progressiva contrazione dei<br />

consumi di petrolio. Anche in quella che sembra essere la<br />

roccaforte più inespugnabile del greggio, ovvero la mobilità. Di<br />

tutto questo abbiamo parlato con Carlo Malacarne, presidente di<br />

Snam, primo operatore italiano e globale nel trasporto del gas.<br />

E: Cosa comporta il tramonto del modello take or pay nel<br />

mercato internazionale del gas, in particolare dal punto di<br />

vista della sicurezza degli approvvigionamenti? Si va verso un<br />

mercato esclusivamente di breve termine?<br />

CM: La tendenza è questa. La significativa contrazione della<br />

domanda negli ultimi anni, unita all’esigenza degli utenti<br />

del sistema gas di prodotti sempre più “su misura”, hanno<br />

creato i presupposti per un ricorso massiccio ai contratti spot<br />

rendendo il mercato estremamente liquido e orientato al<br />

breve termine. Alla luce di ciò, per rafforzare la sicurezza degli<br />

approvvigionamenti sarà fondamentale concludere il processo<br />

di integrazione dei singoli mercati energetici. Per farlo da un<br />

lato occorre completare i corridoi europei e rendere effettiva<br />

l’interconnessione delle reti nazionali, dall’altro si dovrà<br />

lavorare per garantire un’ulteriore diversificazione delle fonti<br />

di approvvigionamento. I due interventi sono complementari: i<br />

corridoi sud-nord ed est-ovest potranno essere sviluppati solo se<br />

il network europeo sarà connesso ai paesi dell’area nordafricana<br />

e mediterranea e soprattutto al bacino del Mar Caspio. Oltre che<br />

ai terminali di rigassificazione europei oggi sotto-utilizzati.<br />

E: Come giudica il cammino fatto fin qui dall’Europa verso<br />

una condivisione delle regole e delle politiche sul fronte<br />

dell’approvvigionamento e della creazione di un mercato unico<br />

del gas? E cosa pensa della proposta di un “vaglio preventivo”<br />

di Bruxelles sui contratti di fornitura?<br />

CM: La Commissione Ue sta facendo grandi sforzi per rendere<br />

concreto il progetto di Unione Europea dell’Energia, che<br />

garantirebbe piena interoperabilità tra i singoli sistemi<br />

nazionali, rafforzando la sicurezza degli approvvigionamenti.<br />

Stiamo assistendo a un’evoluzione regolatoria positiva diretta<br />

all’armonizzazione delle normative in una logica sovranazionale,<br />

con l’obiettivo di favorire la liquidità, la concorrenza e la<br />

trasparenza dei mercati. Sono passaggi importanti anche perché<br />

consentono di ridurre i “colli di bottiglia” ancora esistenti in<br />

alcune regioni europee e comportano, quindi, una maggiore<br />

possibilità di interscambio tra i diversi Paesi.<br />

I numeri della produzione<br />

Gas naturale<br />

In milioni di metri cubi/giorno<br />

150,0<br />

137,5<br />

125,0<br />

112,5<br />

100,0<br />

130<br />

134<br />

2015 +3,1% 2016<br />

E: Nord Stream, South Stream, TurkStream, Tap. I nuovi progetti<br />

di interconnessione est-ovest sono numerosissimi, senza contare<br />

quelli che riguardano il Mediterraneo orientale. Per “ripagare”<br />

questi investimenti serve però un certo grado di certezza che<br />

l’Europa andrà a gas almeno per un po’ di decenni a venire. Con<br />

gli obiettivi della COP21, possiamo essere sicuri che sarà così?<br />

CM: Nel mix energetico globale, il gas naturale è destinato ad<br />

avere un ruolo sempre più forte nel medio-lungo termine perché<br />

è il combustibile migliore per garantire, da un lato, la sicurezza<br />

delle forniture e, dall’altro, la transizione verso la low carbon<br />

economy. Non è un caso che il rapporto della Commissione Ue<br />

sullo stato dell’arte dell’Unione indichi la necessità di alcune<br />

misure supplementari per raggiungere gli obiettivi di riduzione<br />

delle emissioni nei tempi prefissati, in cui le infrastrutture che<br />

l’Europa considera strategiche – i cosiddetti PCI (Projects of<br />

Common Interest) apportano un contributo importante. Un’altra<br />

di queste misure può essere sicuramente il biometano, un<br />

combustibile ancora più pulito del gas naturale tradizionale, in<br />

grado di dare un apporto positivo a un’economia fondata sulla<br />

sostenibilità e sulla circolarità nell’utilizzo delle risorse.<br />

E: Cosa pensa del business del Gnl small scale? Secondo alcuni il<br />

metano liquefatto può aspirare a sostituire i prodotti petroliferi<br />

nei trasporti in un tempo relativamente breve.<br />

CM: Nelle prossime decadi è prevista una progressiva contrazione<br />

dei consumi di petrolio a favore di un maggior utilizzo del gas<br />

naturale. Diversi studi ipotizzano che entro il 2035 il trasporto<br />

internazionale di GNL possa raggiungere la quota di quello che<br />

viaggia attraverso i metanodotti. L’ampia disponibilità di gas<br />

naturale liquefatto sui mercati globali apre le porte all’impiego<br />

del gas anche nei trasporti stradali e marittimi; tutti questi<br />

elementi daranno il via a una nuova fase di sviluppo per il GNL,<br />

che negli ultimi anni è arrivato con il contagocce in Europa ma<br />

che, complice anche un aumento della domanda a fronte del<br />

declino della produzione interna, tornerà a svolgere un ruolo<br />

importante.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 25


primo piano<br />

Mercato elettrico<br />

Libero e<br />

concorrenziale?<br />

Con fossili e<br />

rinnovabili<br />

A COLLOQUIO<br />

CON SIMONE MORI<br />

Presidente<br />

di Assoelettrica<br />

Simone Mori<br />

di Piergiorgio Liberati<br />

26<br />

<strong>Elementi</strong> 38


“Il settore elettrico deve avere una sola voce. È negli interessi<br />

tanto delle imprese, quanto dei consumatori finali e delle stesse<br />

autorità di regolazione”. Simone Mori, Presidente di Assoelettrica<br />

dal 13 maggio scorso, è convinto che fonti tradizionali e fonti<br />

rinnovabili debbano lavorare insieme per lo sviluppo di un nuovo<br />

mercato energetico. Proprio per questo spiega ad <strong>Elementi</strong> che il<br />

suo primo passo è stato quello di firmare un protocollo d’Intesa<br />

tra Assoelettrica e AssoRinnovabili”.<br />

E: Una novità che non tutti si aspettavano…<br />

SM: Si deve tener sempre ben presente che Assoelettrica associa<br />

tutti i maggiori player del settore delle rinnovabili e non soltanto<br />

quelli del comparto termoelettrico. Tanto che, in realtà, le<br />

naturali divergenze d’opinione che si possono verificare tra<br />

Assoelettrica ed AssoRinnovabili sono comunque presenti anche<br />

al nostro interno.<br />

E: Eppure in Italia fonti fossili e rinnovabili da sempre vengono<br />

messe in contrapposizione, specie quando si parla di sussidi.<br />

Come superare questo gap?<br />

SM: Abbiamo previsto che Assoelettrica si associ ad<br />

AssoRinnovabili e viceversa. Il Presidente di Assoelettrica ed un<br />

altro suo esponente andranno a sedere nel Comitato Esecutivo<br />

di assoRinnovabili, così come il Presidente ed un altro esponente<br />

di AssoRinnovabili siederanno nel Comitato Strategico di<br />

Assoelettrica. Ma soprattutto, d’ora avanti le due associazioni<br />

lavoreranno congiuntamente su tutti i temi di maggiore<br />

rilevanza, allo scopo di muoversi sempre in modo coordinato,<br />

nella prospettiva di arrivare entro un anno ad una vera fusione.<br />

In futuro i mondi della produzione, della distribuzione e della<br />

vendita dell’energia elettrica, dovranno presentarsi in maniera<br />

unitaria e proporre interventi e soluzioni condivise da tutti gli<br />

operatori.<br />

E: A proposito di futuro. Con l’uscita della maggior tutela e<br />

dall’incontro dell’Ict con il settore dell’energia, può nascere un<br />

nuovo modello di mercato energetico. Secondo lei quanto ci<br />

vorrà affinché questo processo raggiunga la piena maturità?<br />

SM: Difficile rispondere. Basti pensare a quanto accaduto dopo<br />

l’apertura del mercato elettrico: prima la grande stagione degli<br />

investimenti per il rinnovamento del parco termoelettrico, poi<br />

il tumultuoso sviluppo delle rinnovabili, del fotovoltaico in<br />

particolare, quindi il rovesciamento dei paradigmi tradizionali:<br />

centrale – trasmissione – distribuzione – consumo finale e la<br />

crescita della generazione diffusa. Infine la crisi economica e la<br />

riduzione della domanda elettrica.<br />

Soltanto la prima di queste fasi era in qualche misura prevista.<br />

La verità è che i mercati si muovono più svelti delle norme e spesso<br />

dei piani di sviluppo delle imprese. Ciò detto, si deve rimarcare che<br />

il mercato elettrico italiano è uno dei più aperti e vivaci d’Europa.<br />

Di strada, e nella direzione giusta, ne abbiamo fatta parecchia,<br />

anche su altri fronti, come la digitalizzazione delle infrastrutture –<br />

penso ai contatori elettronici di seconda generazione – ma anche<br />

sul lato dell’efficientamento, che ha portato ad una riduzione<br />

dell’intensità energetica ed insieme ad un aumento della<br />

penetrazione elettrica.<br />

E: Visti i costi fissi della bolletta, davvero l’uscita dalla maggior<br />

tutela può costituire un’opportunità per i consumatori?<br />

SM: Assolutamente sì. E per almeno due motivi. Il primo è<br />

che il mercato genera sempre un circuito virtuoso, stimolando<br />

offerte migliori in termini di prezzi e di servizi, promuovendo<br />

l’innovazione tecnologica e rendendo i consumatori più<br />

consapevoli. Il secondo motivo è che l’uscita dalla maggior tutela<br />

è stata preceduta dalla riforma del sistema tariffario, grazie alla<br />

quale gli oneri di sistema verranno gradualmente spalmati in<br />

misura proporzionale su tutti gli utenti finali e non più in base alla<br />

potenza disponibile ed all’energia fatturata. Questo comporta<br />

che i consumatori che intenderanno approfittare dei vantaggi del<br />

vettore elettrico in termini di efficienza e di minori costi – pompe<br />

di calore, cucine a induzione – potranno godere dei vantaggi di un<br />

mercato totalmente liberalizzato. Elettrificare i consumi, spostare<br />

la domanda da altre fonti a quella elettrica è il modo più efficace<br />

per risparmiare energia.<br />

E: Cosa ne pensa del capacity market? Il mondo delle rinnovabili<br />

lo vede come un regalo ai cicli combinati, messi in crisi dal boom<br />

dell’energia verde, in particolare fotovoltaico ed eolico. È così?<br />

SM: No. Voglio citare una frase pronunciata dal Presidente<br />

dell’Autorità Guido Bortoni nel corso della nostra assemblea,<br />

tenutasi a maggio a Milano. Egli ha descritto il capacity market<br />

come un elemento della più generale questione delle fonti<br />

rinnovabili e non come un problema degli operatori termoelettrici.<br />

Nessuno sta chiedendo regali o sovvenzioni: il capacity serve al<br />

sistema elettrico nel suo complesso per garantirne la sicurezza. Le<br />

fonti rinnovabili non programmabili hanno bisogno del capacity<br />

così come un ciclo combinato ha bisogno del gas per produrre<br />

energia elettrica. Oltre tutto il modello messo a punto in Italia ha<br />

ottenuto un sostanziale via libera da Bruxelles ed è considerato<br />

un esempio di buona pratica su scala europea, proprio perché<br />

supera la logica del sussidio, comunque necessario in passato<br />

per garantire economicità a centrali costrette a produrre per<br />

pochissime ore al giorno, e propone un sistema di mercato aperto<br />

alla competizione dove a vincere sarà chi è più efficiente.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 27


faccia a faccia<br />

Braga<br />

Più rinnovabili<br />

e attenzione all’ambiente<br />

VERSUS<br />

Crippa<br />

Ridurre<br />

il fabbisogno energetico<br />

CHIARA BRAGA<br />

Deputata, responsabile<br />

Ambiente PD<br />

VS<br />

DAVIDE CRIPPA<br />

Deputato e membro<br />

M5S della Commissione<br />

Ambiente della Camera<br />

Chiara Braga<br />

Davide Crippa<br />

di Roberto Antonini<br />

28<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Due (e anche più di due) visioni del Paese e della politica, ma un<br />

impegno comune nell'evoluzione dell'Italia verso un'economia<br />

a minor tasso di carbonio. Il confronto tra Partito democratico e<br />

Movimento 5 stelle è spesso assai aspro nelle aule parlamentari,<br />

ma in questo confronto tra Chiara Braga, deputata e responsabile<br />

Ambiente della segreteria Pd, e Davide Crippa, deputato e<br />

membro M5S della commissione Ambiente della Camera, tra le<br />

posizioni assai diverse emergono anche punti di contatto. Ad<br />

esempio sulla necessità di una Strategia energetica nazionale che<br />

sia davvero low carbon e rivolta a un futuro più sostenibile, anche<br />

alla luce dei nuovi scenari internazionali.<br />

E: L’Italia è il paese del sole e ora anche del solare, ma la crescita<br />

rallenta. E’ giusto ridurre gli incentivi perché il fotovoltaico è a<br />

mercato o è un errore che azzoppa il settore?<br />

BRAGA - Le scelte fatte in tempi recenti hanno via via ridotto la<br />

mole degli incentivi, puntando a una sostenibilità di mercato.<br />

Penso che il sistema si sia stabilizzato, anche dopo alcuni<br />

contraccolpi non facili come lo spalma-incentivi. Quello che si<br />

aspettano gli operatori del fotovoltaico non sono nuovi incentivi,<br />

ma stabilità delle norme e un quadro regolatorio più chiaro e<br />

meno penalizzante, che aiuti anche a superare alcune storture del<br />

passato.<br />

CRIPPA - Dire che la crescita del fotovoltaico rallenta mi sembra<br />

un’analisi più che ottimistica dell’attuale mercato italiano. Il<br />

conto energia per l’installazione del fotovoltaico è terminato a<br />

metà del 2013. Il governo si vanta di aver raggiunto in anticipo<br />

l’obiettivo del 2020 ma l’energia prodotta da rinnovabili, escluso<br />

l’idroelettrico, nell’ultimo anno è cresciuta di uno zero virgola.<br />

E: Tra le principali criticità segnalate dagli operatori le norme<br />

‘ballerine’ dell’Italia che spaventano gli investitori internazionali:<br />

cosa fare per ricreare fiducia?<br />

CRIPPA - Abbiamo perso la certezza del diritto tant’è che il<br />

contratto stipulato tra cliente e Gse risulta modificato in maniera<br />

unilaterale da parte dello Stato. Così è normale che gli investitori<br />

abbiano perso interesse. Dobbiamo ristabilire il concetto di<br />

programmazione di lungo periodo ed evitare soluzioni a effetto.<br />

BRAGA - La chiarezza e la stabilità delle norme sono un valore<br />

fondamentale e credo si debba lavorare per ridurre margini di<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 29


incertezza che rischiano di scoraggiare investimenti importanti.<br />

Questo non vuol dire abbassare l’asticella delle regole, ma<br />

semplificare la loro applicazione e chiarire il quadro delle<br />

competenze tra soggetti e livelli istituzionali che in molti casi<br />

entrano in conflitto. Penso che le norme sulla regolamentazione<br />

delle procedure delle conferenze dei servizi, relative ai processi<br />

autorizzativi, vadano nella direzione giusta.<br />

E: Bene fotovoltaico, ma quali sono gli altri settori delle<br />

rinnovabili su cui puntare?<br />

BRAGA - Potenziamento dell’eolico e del solare certamente, ma<br />

anche geotermia a bassa entalpia, curando ovviamente l’impatto<br />

ambientale degli impianti.<br />

CRIPPA - Il faro del percorso energetico del nostro paese in primis<br />

deve essere il concetto della riduzione del fabbisogno energetico.<br />

Il programma energetico M5S prevede una riduzione complessiva<br />

del fabbisogno energetico del 37% al 2050 e in questo senso<br />

le ricadute sono evidenti: ogni miliardo investito in efficienza e<br />

rinnovabili, (dati Enea, relazione 2013), porta 15-17 mila di posti di<br />

lavoro. Non dovranno essere stabilite priorità slegate dal contesto<br />

in cui le tecnologie devono inserirsi.<br />

E: Le riforme costituzionali avranno un impatto notevole sulla<br />

questione energetica, ricentralizzando le decisioni, sottraendo<br />

potere alle Regioni ma aprendo, ad esempio, al debat publique:<br />

sarà un bene o un male per le strategie energetiche italiane?<br />

CRIPPA - Il problema sarà comprendere come verrà gestito il debat<br />

publique, dato che sembra orientato a un semplice parere dei<br />

cittadini senza alcun tipo di conseguenza.<br />

BRAGA - Io ritengo che sia una scelta corretta: un grande<br />

Paese come l’Italia deve avere una sola politica energetica; anzi<br />

l’ambizione è di avere presto una vera politica energetica europea.<br />

Per le caratteristiche del nostro Paese occorre agire in maniera<br />

coordinata, non lasciando alle singole Regioni la responsabilità,<br />

e l’onere, di fare scelte in questo campo, spesso più motivate<br />

dalla ricerca del consenso locale che non dall’interesse generale:<br />

penso ad esempio ai ritardi con cui rispondiamo alle esigenze di<br />

connessione delle grandi reti energetiche europee. Questo però<br />

non significa mortificare il coinvolgimento delle istituzioni e<br />

nemmeno dei portatori di interesse locale, come possono essere le<br />

associazioni di cittadini, nella definizione delle scelte più rilevanti.<br />

Il debat publique, sul modello francese, introdurrà anche nel<br />

nostro ordinamento un’innovazione importante; per questo è<br />

fondamentale che venga utilizzato per le sue finalità: costruire<br />

condivisione e se possibile consenso sulle opere più rilevanti, come<br />

sono quelle energetiche, per realizzarle e realizzarle meglio.<br />

I consumi elettrici in Italia<br />

in TWH<br />

340<br />

339<br />

320<br />

330<br />

335<br />

328<br />

318<br />

309<br />

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014<br />

Fonte: Enel<br />

E: Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere una Strategia<br />

energetica nazionale (Sen) che aggiorni quella approvata nel<br />

2013 alla luce dei nuovi scenari?<br />

BRAGA - La Sen approvata a pochi giorni dalla fine del governo<br />

Monti, pur risalendo solo a qualche anno fa, è figlia di un’altra<br />

epoca. L’Italia deve tener conto degli impegni che si è assunta a<br />

livello europeo con il pacchetto clima-energia al 2030. La strada<br />

tracciata è quella della transizione da un modello energetico<br />

ancora fortemente dipendente dalle fonti fossili a uno basato<br />

su aumento delle rinnovabili e su migliori prestazioni in termini<br />

di efficienza energetica. Questo ultimo è il vero punto di forza<br />

su cui anche l’Italia deve scommettere, avendo spazi enormi di<br />

miglioramento.<br />

CRIPPA - La Sen approvata dal duo Clini-Passera è una strategia<br />

che il governo considera valida ed efficace. Peccato che preveda<br />

un rilancio delle trivellazioni, un incremento delle infrastrutture<br />

di approvvigionamento di gas, tanto da scrivere che l’Italia<br />

diventerà hub europeo del gas, quando già oggi abbiamo<br />

contratti di fornitura take or pay in surplus rispetto al nostro<br />

fabbisogno. Il programma energetico M5S potrà avere effetto sul<br />

sistema energetico dal 2020, ma già nell'arco di una legislatura<br />

sarà possibile azzerare il consumo di carbone, con la chiusura<br />

delle 14 centrali e degli inceneritori. Nel medio periodo sarà<br />

favorita la migrazione dei consumi termici verso l’elettrico, in<br />

particolare per l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Dovrà<br />

essere risolta la dipendenza dei trasporti dai prodotti petroliferi:<br />

trasporto collettivo e mobilità elettrica. Al 2040 petrolio fuori dal<br />

sistema (2050 per agricoltura e aviazione ). Progressivamente le<br />

fonti rinnovabili sostituiranno le altre fonti, al 2050 dovranno<br />

essere unica fonte interna. È una manovra anche economica<br />

che presuppone una domanda interna necessaria e utile a far<br />

ripartire un economia ormai obsoleta.<br />

30<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Energia dal sole<br />

per lo sviluppo sostenibile<br />

HFV La Società nasce nel 2009 da una felice<br />

collaborazione tra F2i - fondo di investimento italiano<br />

partecipato da istituzioni finanziarie di primaria importanza<br />

e Novenergia, fondo portoghese specializzato nelle<br />

rinnovabili.<br />

La società sta affrontando la fase di consolidamento del<br />

settore con operazioni di M&A che la vedranno a fine anno<br />

sicura protagonista.<br />

HFV lavora per la crescita del Paese, consapevole che<br />

dall’energia<br />

sostenibile dipenda il futuro di ognuno di noi.<br />

www.hfvspa.com


speciale SPID<br />

Il nuovo modello anagrafico del GSE<br />

Un approccio<br />

comune al<br />

cambiamento<br />

di Annalisa Bottani, Alessia Togna e team Alfiere<br />

Semplificazione, innovazione e digitalizzazione. Queste<br />

sono solo alcune delle leve strategiche su cui il governo<br />

sta puntando per riformare la Pubblica Amministrazione e<br />

garantire a cittadini e imprese servizi più efficienti e integrati,<br />

contribuendo alla crescita socioeconomica e culturale del<br />

nostro Paese e colmando il gap di competenze digitali<br />

rispetto agli standard europei.<br />

32<br />

<strong>Elementi</strong> 38


SPID: il percorso tracciato dall’AgID in materia di<br />

Identità Digitale<br />

In tale contesto si inserisce SPID - Sistema Pubblico di Identità<br />

Digitale, un’infrastruttura “abilitante e immateriale” istituita<br />

dall’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che sostiene la<br />

diffusione dell’alfabetizzazione e dell’innovazione digitale,<br />

curando l’implementazione del Sistema Informativo della<br />

Pubblica Amministrazione, adottando strumenti e soluzioni in<br />

grado di ridurre i costi e ideando iniziative progettuali volte a<br />

migliorare l’erogazione dei servizi online offerti dalla PA stessa.<br />

SPID, lanciato a aprile scorso, consentirà ai cittadini e alle<br />

imprese di accedere mediante un’unica Identità Digitale,<br />

costituita da specifiche credenziali - ossia “nome utente” e<br />

“password” - ai servizi online pubblici e privati in maniera<br />

semplice, sicura e veloce. Il Progetto ha visto anche la creazione<br />

di una community dedicata, aperta a tutti coloro che sono in<br />

possesso di un’Identità Digitale o che desiderano attivarla.<br />

Secondo il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica<br />

Amministrazione Marianna Madia, “il nostro obiettivo è Italia<br />

Login: un pin unico che dovrà diventare per tutti quello che è<br />

adesso il codice fiscale e che consentirà di lasciarci alle spalle la<br />

doppia F, ovvero file e faldoni. SPID ci consente infatti di usare<br />

l’innovazione legandola non alla parola obblighi bensì alla<br />

parola diritti.”<br />

Entro la fine dell’anno 2017 tutte le Pubbliche Amministrazioni<br />

aderiranno al Sistema, garantendo l'identificazione informatica<br />

degli utenti attraverso l'uso di SPID. Le modalità di adesione<br />

sono stabilite dai Regolamenti di AgID.<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 33


speciale SPID<br />

Come funziona SPID?<br />

Il Sistema SPID, che assicura la piena tutela dei dati personali<br />

dell’utente senza alcuna tipologia di profilazione, è un insieme<br />

aperto di soggetti pubblici e privati che, previo accreditamento<br />

da parte dell’AgID, gestiscono i servizi di registrazione e la messa<br />

a disposizione delle credenziali e degli strumenti di accesso in<br />

rete a favore di cittadini e imprese per conto delle Pubbliche<br />

Amministrazioni.<br />

I servizi cui si può accedere da PC, smartphone e tablet sono<br />

molteplici: dalle prenotazioni sanitarie alle iscrizioni scolastiche,<br />

dalla situazione contributiva alle pratiche di impresa. Secondo<br />

alcune stime 3 milioni di cittadini saranno dotati di SPID entro la<br />

fine del 2016 e 10 milioni entro il 2017.<br />

L’Identità Digitale viene rilasciata ai cittadini e alle imprese<br />

richiedenti da parte dei Gestori di Identità Digitale, soggetti<br />

accreditati da AgID che gestiscono l’autenticazione degli utenti<br />

e che possono essere scelti liberamente dagli stessi. Tra i Gestori<br />

accreditati rientrano InfoCert, Poste e Tim, ma ulteriori soggetti<br />

potranno fare richiesta di accreditamento all’AgID, purché in<br />

possesso dei requisiti previsti.<br />

Tra le Amministrazioni che hanno aderito al nuovo sistema di<br />

login ricordiamo, tra le altre, l’Agenzia delle Entrate, l’INPS,<br />

l’INAIL, il Comune di Venezia, Equitalia, l’Università degli Studi<br />

di Roma "La Sapienza", la Regione Toscana, la Regione Emilia-<br />

Romagna e la Regione Friuli-Venezia Giulia.<br />

Tre i livelli di Identità SPID, distinti in base al grado di sicurezza<br />

richiesto per l’accesso. Il primo consente l’autenticazione tramite<br />

il “nome utente” e la password scelti dall’utente. Il secondo<br />

livello permette l’autenticazione tramite “nome utente”,<br />

password e la creazione di una One Time Password inviata<br />

all’utente, mentre il terzo tramite “nome utente”, password e<br />

smart card.<br />

Ogni gestore può scegliere differenti modalità per verificare<br />

l’identità: è possibile esibire un documento di identità,<br />

confermando la propria adesione attraverso un apposito<br />

modulo; assicurare l’identificazione informatica tramite<br />

documenti digitali che prevedono il riconoscimento a vista (ad<br />

esempio, la carta elettronica/CNS); sottoscrivere il modulo di<br />

adesione con una firma elettronica qualificata o con la firma<br />

digitale, accompagnato dalla carta d’identità.<br />

SPID non comporterà ulteriori oneri economici per le Pubbliche<br />

Amministrazioni: queste ultime, infatti, non dovranno più<br />

gestire l’autenticazione degli utenti poiché sarà effettuata dai<br />

gestori di identità che forniranno il servizio di autenticazione a<br />

titolo gratuito.<br />

Tale strumento subirà una significativa evoluzione nel corso<br />

del tempo, determinando una vera rivoluzione nell’ambito<br />

dei servizi e garantendo massima attenzione alle esigenze del<br />

cittadino e delle imprese.<br />

Un processo che molti enti e istituzioni hanno già intrapreso<br />

e stanno consolidando al fine di raggiungere gli ambiziosi<br />

obiettivi di semplificazione e digitalizzazione definiti.<br />

34<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Digitalizzazione e trasparenza: le parole chiave del<br />

cambiamento avviato dal GSE<br />

Tra questi soggetti rientra anche il Gestore dei Servizi Energetici<br />

- GSE S.p.A. che, con oltre 15 miliardi di fatturato nel 2015, ha<br />

avviato un percorso complesso di revisione dei processi per<br />

garantire la gestione costante dell’esercizio di oltre un milione<br />

di rapporti contrattuali legati ai “servizi energetici” erogati<br />

nell’ambito dei meccanismi di incentivazione e di sostegno alle<br />

fonti rinnovabili e all’efficienza energetica.<br />

Tali servizi non consistono solo nel riconoscimento degli<br />

incentivi erogati all’operatore, ma prevedono anche la<br />

gestione delle convenzioni stipulate, che possono avere una<br />

durata annuale in caso di gestione dell’energia ritirata dagli<br />

impianti fino ad arrivare ad oltre 20 anni, come avviene, ad<br />

esempio, per le attività relative allo smaltimento e al recupero<br />

dei pannelli degli impianti (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche<br />

ed Elettroniche – RAEE).<br />

Nel corso del periodo di incentivazione, infatti, il GSE si occupa<br />

della gestione delle modifiche tecniche e degli interventi<br />

di manutenzione apportati agli impianti, di modifiche<br />

amministrative quali, ad esempio, la cessione del credito che<br />

consente di trasferire la titolarità dei crediti vantati verso il GSE<br />

ad un Soggetto Cessionario e i cambi di titolarità dei contratti.<br />

Nella gestione ordinaria attuata dal GSE rientrano anche<br />

gli adeguamenti normativi che regolano il settore nel suo<br />

complesso.<br />

Tale complessità e la gestione di soggetti e impianti<br />

profondamente eterogenei beneficiari di incentivi hanno<br />

determinato la necessità di dare impulso alla definizione di<br />

nuovi modelli di governance, attraverso l’analisi e la revisione<br />

dei processi di business, degli ambiti di re-engineering e la<br />

relativa predisposizione e formalizzazione di modelli operativi<br />

volti a garantire la predisposizione di un pacchetto di servizi<br />

integrati a favore degli operatori.<br />

I diversi servizi forniti in ambito energetico hanno, infatti,<br />

portato il GSE ad affrontare il cambiamento e la complessità<br />

ad esso correlata. In particolare, nel corso degli anni, alla luce<br />

dell’evoluzione normativa, la Società ha dovuto implementare<br />

in tempi rapidi differenti applicativi informatici per la gestione<br />

dei singoli meccanismi incentivanti ai fini della gestione sia<br />

delle anagrafiche sia dei contratti. Tale contesto ha reso più che<br />

mai necessaria la convergenza dei dati caratteristici rispetto ad<br />

entità ben definite quali, ad esempio, “impianto”, “operatore”,<br />

“contratto” etc. In prospettiva il patrimonio in materia<br />

energetica del GSE e il ruolo strategico svolto nel processo<br />

di erogazione degli incentivi possono essere maggiormente<br />

valorizzati attraverso l’interoperabilità con altre basi dati della<br />

Pubblica Amministrazione (Agenzia delle Entrate, MIPAA,<br />

Catasto etc.) che dispongono di informazioni utili in un’ottica di<br />

scambio tra le parti, anche ai fini dell’avvio di azioni puntuali di<br />

monitoraggio. Tale gestione potrà anche aumentare la capacità<br />

del GSE di dissuadere gli operatori dall’adottare comportamenti<br />

fraudolenti.<br />

La Società si è attivata per assicurare il pieno allineamento delle<br />

basi dati, attraverso la definizione di un modello di Master Data<br />

Management centralizzato che eviti duplicazioni informative<br />

e possa limitare i disagi operativi ed eventuali ricadute<br />

economiche a carico degli operatori di settore e del Sistema nel<br />

suo complesso.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 35<br />

>


speciale SPID<br />

Il nuovo Modello di Anagrafica Unica del GSE nella<br />

direzione di SPID<br />

In questo ambito si inserisce l’impegno del GSE che intende<br />

introdurre un meccanismo di accesso unico e semplificato a<br />

favore degli operatori, in linea con il riassetto in atto nel mondo<br />

della Pubblica Amministrazione e con le esigenze poste da SPID.<br />

Il processo di riconoscimento degli incentivi a sostegno delle<br />

fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica presenta, infatti,<br />

una struttura particolarmente complessa. I beneficiari di tali<br />

meccanismi - persone fisiche, persone giuridiche o Pubbliche<br />

Amministrazioni - possono avvalersi di intermediari che<br />

interagiscono con il GSE sia per la presentazione delle richieste<br />

di incentivazione sia per la gestione in esercizio, dal punto di<br />

vista tecnico-amministrativo, delle Convenzioni stipulate.<br />

Possono, inoltre, essere oggetto di incentivazione o di qualifica<br />

numerose tipologie di strutture o interventi caratterizzati da<br />

peculiarità fisico-tecniche differenti tra cui, ad esempio, sezioni<br />

e/o impianti di produzione di energia elettrica e di biometano,<br />

interventi di efficienza energetica presso siti e immobili, Unità di<br />

Cogenerazione, Sistemi Efficienti di Utenza - SEU etc.<br />

In tale ottica si è resa necessaria la definizione da parte del<br />

GSE di un nuovo modello di Anagrafica Unica in grado di<br />

offrire una struttura standardizzata per entità e attributi,<br />

indipendentemente dalla tipologia di meccanismo incentivante<br />

e di soggetto richiedente.<br />

L’obiettivo è anche quello di assicurare una piena<br />

armonizzazione delle informazioni anagrafiche presidiate anche<br />

da altri soggetti del settore energetico (ad esempio, Terna<br />

S.p.A. e i gestori di rete). La razionalizzazione di tale modello<br />

permetterà di ridurre i costi di gestione e di manutenzione delle<br />

basi dati, delle tempistiche e dei costi di implementazione delle<br />

nuove funzionalità, in un’ottica modulare.<br />

Reingegnerizzando le anagrafiche, sarà, inoltre, possibile<br />

perseguire uno dei pilastri della nuova visione della Pubblica<br />

Amministrazione e, in particolare, del GSE: la trasparenza.<br />

Da una parte, si darà, infatti, avvio all’analisi dei dati di<br />

incentivazione da diversi punti di vista (operatore, impianto,<br />

meccanismo incentivante etc.), ottimizzandone la gestione<br />

interna al fine di evitare rischi operativi o un disallineamento<br />

nella gestione del sistema delle anagrafiche. Dall’altra, gli<br />

operatori potranno disporre di un customer profile aggiornato<br />

in tempo reale, contenente sia le informazioni anagrafiche sia i<br />

dati fisici ed economici relativi a tutte le Convenzioni stipulate<br />

con il GSE.<br />

Il nuovo modello di Anagrafica Unica ideato e predisposto dal<br />

GSE per gestire agevolmente i flussi informativi e le banche<br />

dati inerenti ai diversi meccanismi incentivanti e per garantire,<br />

nel contempo, agli operatori coinvolti servizi integrati di<br />

eccellenza si pone, dunque, in linea con le logiche e la ratio che<br />

animano SPID.<br />

Il processo avviato costituisce, dunque, una preziosa<br />

opportunità in quanto risulta propedeutico all’adesione del<br />

GSE al Sistema Pubblico di Identità Digitale - SPID che avverrà<br />

entro i termini indicati dalla normativa di riferimento.<br />

A seguito di tale fase, la Società, in coerenza con i processi di<br />

semplificazione e innovazione individuati dal governo, non<br />

solo potrà garantire ai propri business partner un servizio<br />

integrato e “allineato” in termini di dati, informazioni e<br />

processi, ma darà loro la possibilità di accedere ai servizi<br />

legati ai meccanismi incentivanti, tra cui, ad esempio, la<br />

presentazione delle istanze e la gestione dei diversi rapporti<br />

contrattuali, non più attraverso singoli Portali messi a<br />

disposizione dal GSE, ma mediante l’interfaccia unica di SPID,<br />

che si configura quale modalità semplificata e integrata di<br />

accesso a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione.<br />

Il Progetto Alfiere<br />

Mira a coinvolgere tutte le Strutture aziendali, determinando<br />

un forte impatto sullo sviluppo della Società. In<br />

particolare, l’obiettivo è quello di dare impulso ad una<br />

nuova fase di cambiamento che vedrà una maggior focalizzazione<br />

sui processi relativi alle diverse progettualità<br />

e ai meccanismi incentivanti e sulla comunicazione<br />

interna/esterna, attraverso la definizione di una cultura<br />

orientata al change management. A tale scopo, è stato<br />

istituito un Team dedicato, composto da figure professionali<br />

interne al GSE, che ha il compito di implementare<br />

e attuare le attività previste.<br />

36<br />

<strong>Elementi</strong> 38


PIANETA<br />

TERRA<br />

il<br />

PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO<br />

Mensile di informazione<br />

scientifica e cultura<br />

dell’ambiente, dell’energia<br />

e delle fonti rinnovabili<br />

Il PIANETA TERRA ospita<br />

• la Newsletter dell’<br />

• carta, penna e diritto<br />

rubrica dedicata ai temi giuridici e legislativi in cui si<br />

alterneranno avvocati esperti di settore<br />

• i membri del<br />

raccontano<br />

si alterneranno le opinioni dei membri di questo<br />

importante istituto di rappresentanza del comparto<br />

energetico<br />

Dà voce ogni mese ad autorevoli personalità del<br />

settore energetico<br />

Redazione - Pubblicità segreteria.redazione@ilpianetaterra.it<br />

www.ilpianetaterra.it


sistema idrico<br />

Efficienza del<br />

sistema idrico e<br />

lotta alle perdite<br />

IL PARERE<br />

DI SIMONE BARNI<br />

Vicepresidente<br />

di Publiacqua<br />

Simone Barni<br />

di Tommaso Tetro<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 39


Efficienza del sistema idrico e lotta serrata alle perdite di rete,<br />

anche grazie all'apporto della tecnologia. Il vicepresidente<br />

di Publiacqua racconta così il lavoro che l'azienda toscana sta<br />

portando avanti con un piano di investimenti ad hoc che punta<br />

a ridurre gli sprechi e salvaguardare la risorsa, cosa che in un<br />

territorio collinare si riflette anche sulle spese energetiche.<br />

Investimenti che - spiega Barni - per Publiacqua riguardano<br />

soprattutto la depurazione con risultati soddisfacenti, come<br />

quelli ottenuti a Firenze poco meno di due anni fa.<br />

E: Barni, quali i punti principali su cui Publiacqua sta lavorando per<br />

l'efficienza del sistema?<br />

SB: Sono molti, ma ci stiamo concentrando in particolare sullo<br />

sfruttamento delle risorse idriche in modo calibrato. Questo<br />

soprattutto nello sfruttamento del mare che si trova sotto Prato.<br />

E poi anche in tutto il resto del territorio. Di qui al 2018, per<br />

esempio, vogliamo portare a regime la falda a Prato e a Pistoia.<br />

A Prato per esempio una gestione efficiente permetterebbe<br />

di recuperare 9 milioni di litri d'acqua al giorno; ed insieme ad<br />

altri lavori di flessibilità e ristrutturazione della rete idrica, la<br />

disponibilità di acqua aumenterà di circa 17 milioni di litri al<br />

giorno.<br />

E: Quindi anche lotta alle perdite di rete?<br />

SB: La ricerca delle perdite di rete occulte è legata alla<br />

distrettualizzazione. Questo lavoro consente di utilizzare l'acqua<br />

in modo più razionale anche perché alla base c'è un modello<br />

matematico. A Pistoia l'abbiamo già fatto, a Prato lo faremo a<br />

giugno. Inoltre stiamo andando avanti con l'innovazione: stiamo<br />

installando dei sensori per rilevare le perdite e ci stiamo muovendo<br />

anche con la tecnologia satellitare. Publiacqua è una società molto<br />

avanzata: negli ultimi sei mesi abbiamo portato avanti campagne<br />

di sensibilizzazione e recuperato oltre 100 litri al secondo che<br />

sul lungo periodo diventano determinanti. Anche perché se si<br />

riescono a recuperare risorse in loco non è necessario pomparne<br />

altre; e quest'ultima cosa incide notevolmente sui costi, in quanto i<br />

territori sono perlopiù montuosi.<br />

E: Parliamo di investimenti e tariffe…<br />

SB: Nel 2015 sono stati 74 milioni, nel 2016 78 milioni e nel 2018<br />

prevediamo 84,6 milioni. Tra il 2002 e il 2021 gli investimenti<br />

saranno a quota 1,2 miliardi. Ed è anche per questo che la tariffa<br />

è un po' più alta. Publiacqua è l'azienda che più investe in Italia<br />

rispetto alla popolazione servita: 59 euro per abitante.<br />

E: La depurazione è una 'ferita' per l'Italia. E’ così anche per il<br />

vostro territorio?<br />

SB: Gli investimenti sono stati fatti anche nella depurazione,<br />

tanto che nei 46 comuni serviti da Publiacqua neanche uno è<br />

in infrazione Ue. Abbiamo fatto molto per Firenze nel 2014: il<br />

capoluogo toscano con il collettore è la prima città metropolitana<br />

con il 100% di depurazione. Adesso stiamo lavorando nell'area<br />

del Chianti. In questo momento la parte del leone relativamente<br />

agli investimenti la fa proprio la depurazione; anche perché sugli<br />

acquedotti siamo a regime.<br />

E: Un giudizio su tariffa e Authority?<br />

SB: Oggi gli investimenti vanno a finire tutti nella tariffa. Si<br />

potrebbe fare una riflessione: farne ricadere una parte nella<br />

fiscalità generale, almeno quella relativa alla depurazione. Questo<br />

perché di investimenti ce n'è sempre più bisogno. Ho la sensazione<br />

che l'Authority stia applicando all'acqua un sistema molto simile a<br />

quello del gas e della luce. E per esempio, tra le cose utili indicate,<br />

quella di spostare i contatori su strada non credo sia una priorità<br />

oggi per il sistema idrico. Bisognerebbe che l'Authority ricalibrasse<br />

certe indicazioni in maniera più precisa.<br />

Popolazione Italiana (%) coperta dal servizio acquedotto, fognatura e depurazione<br />

Acquedotto<br />

Fognatura<br />

Depurazione<br />

(carico trattato)<br />

copertura deficit copertura deficit copertura deficit<br />

Nord 95,1% 4,9% 94,8% 5,2% 84,9% 15,1%<br />

Centro 94,2% 5,8% 92,6% 7,4% 81,1% 18,9%<br />

Sud 98,0% 2,0% 90,9% 9,1% 68,6% 31,4%<br />

Totale Italia 95,6% 4,4% 93,1% 6,9% 78,5% 21,5%<br />

Fonte: Utilitatis, Blue Book, 2014<br />

40<br />

<strong>Elementi</strong> 38


verifiche e ispezioni<br />

Verificati<br />

72 impianti<br />

CHP+TLR<br />

Gli impianti di cogenerazione abbinati<br />

al teleriscaldamento<br />

Al 30 aprile l’attività di controllo ha interessato il 68% circa<br />

degli impianti qualificati.<br />

di Gianenrico Mezzetti e Giovanni Angrisani<br />

Un impianto di cogenerazione abbinato al teleriscaldamento<br />

(CHP+TLR) è un impianto di produzione combinata di<br />

energia elettrica e termica. È costituito da una o più sezioni<br />

funzionanti in cogenerazione, associato ad una rete di<br />

teleriscaldamento per il trasporto e la distribuzione del<br />

calore alle utenze, mediante opportuni scambiatori di<br />

calore, per impiego di tipo civile, come il condizionamento<br />

di ambienti residenziali, commerciali, industriali e agricoli, e<br />

per la produzione di acqua calda sanitaria.<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 41


verifiche e ispezioni<br />

CENTRO<br />

ABITATO<br />

CENTRALE<br />

TELERISCALDAMENTO<br />

SCAMBIATORE<br />

DI CALORE<br />

La produzione combinata può incrementare l’efficienza di<br />

utilizzo dell’energia contenuta nel combustibile fino ad oltre<br />

l’80%, ottenendo un minor consumo ed un minor impatto<br />

ambientale rispetto all’installazione di una caldaia per la<br />

produzione di calore ed all’acquisto di energia elettrica dalla<br />

rete. Gli impianti CHP+TLR possono avere configurazioni<br />

molto diversificate, in quanto l’impianto di produzione può<br />

essere basato su tecnologie differenti (motore a combustione<br />

interna, turbina a gas, ciclo combinato) ed avere potenza<br />

elettrica molto variabile, da pochi kW fino a centinaia di<br />

MW. Inoltre, la rete di teleriscaldamento può raggiungere<br />

estensioni di diversi chilometri ed alimentare centinaia di<br />

utenze di differente tipologia e consumi.<br />

Esempio di sviluppo di una rete di teleriscaldamento<br />

Incentivazione degli<br />

impianti CHP+TLR<br />

e ruolo del GSE<br />

La Legge 239/2004 ha introdotto la possibilità per gli<br />

impianti CHP+TLR di accedere al rilascio dei Certificati Verdi<br />

(denominati CV-TLR) con riferimento all'energia prodotta,<br />

limitatamente alla quota di energia termica effettivamente<br />

utilizzata per il teleriscaldamento. Il DM 24 ottobre 2005 e<br />

il D.lgs. n.20/2007 hanno poi regolamentato l’accesso, solo<br />

transitoriamente ed a determinate condizioni, al meccanismo<br />

di incentivazione degli impianti CHP+TLR. Il periodo di diritto<br />

al riconoscimento degli incentivi è fissato in 8 anni. Il GSE<br />

è il soggetto incaricato di qualificare gli impianti CHP+TLR<br />

e di rilasciare i relativi CV-TLR. La richiesta di emissione dei<br />

CV-TLR - presentata annualmente al GSE con riferimento<br />

alla produzione dell’anno precedente - è accolta solo dopo<br />

la verifica del rispetto della condizione di impianto di<br />

cogenerazione ai sensi della deliberazione dell’Autorità per<br />

l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico n. 42/02, ovvero<br />

del rispetto dei valori minimi dei parametri IRE (Indice di<br />

Risparmio Energetico) ed LT (Limite Termico). Al 31 dicembre<br />

2015 risultavano qualificati 105 impianti CHP+TLR, per una<br />

potenza installata pari a 2.470 MW.<br />

42<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Tecnologia impiantistica<br />

Numero<br />

degli impianti<br />

Ciclo combinato 8 2150<br />

Turbina a gas 3 6<br />

Motore a combustione interna 85 313<br />

Altro 9 1<br />

Totale impianti CHP+TLR 105 2470<br />

Potenza degli<br />

impianti [MW]<br />

Il GSE, con riferimento alla produzione 2014, ha emesso<br />

1.564.186 CV-TLR, di questi 1.159.985 sono stati ritirati nel<br />

2015 dallo stesso GSE ad un prezzo di riferimento pari a<br />

84,34 €/MWh, per un valore economico di circa 100 milioni di<br />

euro.<br />

Le attività di controllo<br />

sugli impianti CHP+TLR<br />

Il DM 24 ottobre 2005 (art. 4 comma 6) ed il D.lgs.<br />

n.20/07 (art. 14 comma 5) attribuiscono al GSE il compito<br />

di effettuare verifiche sugli impianti CHP+TLR, al fine<br />

del controllo dei requisiti che consentono l'accesso e il<br />

mantenimento del diritto agli incentivi e l’attendibilità dei<br />

dati forniti dai produttori.<br />

Le attività di controllo vengono condotte con riferimento<br />

ad ogni singola annualità per la quale sono stati richiesti<br />

e ottenuti i CV-TLR e prevedono l’effettuazione di un<br />

sopralluogo presso l’impianto di produzione e presso le<br />

utenze poste lungo la rete di teleriscaldamento.<br />

Nel corso del sopralluogo viene verificata la rispondenza<br />

dell’impianto e della rete di teleriscaldamento agli schemi<br />

costruttivi di dettaglio inviati al GSE e la presenza, ai limiti<br />

di batteria della sezione di cogenerazione, degli strumenti<br />

per la misura delle grandezze energetiche che concorrono<br />

al calcolo degli indici IRE e LT (energia del combustibile,<br />

energia elettrica netta e energia termica utile) e degli<br />

strumenti per la misura del calore prodotto dagli altri<br />

impianti insistenti sulla rete di teleriscaldamento e del calore<br />

ceduto alle utenze collegate alla rete, a partire dai quali<br />

sono determinati i CV-TLR riconosciuti all’impianto.<br />

L’attività di sopralluogo si completa con la rilevazione delle<br />

letture degli strumenti di misura e con la redazione di un<br />

dossier fotografico dei principali componenti dell’impianto.<br />

A partire dalla documentazione e dai dati acquisiti, viene<br />

verificato il rispetto dei valori minimi degli indici IRE e<br />

LT, fissati dalla normativa, ai fini del riconoscimento della<br />

condizione di cogenerazione. Tale verifica viene effettuata<br />

mediante l’analisi di congruenza dei dati di:<br />

• energia elettrica netta prodotta dalla sezione di<br />

cogenerazione, distinguendo l’energia elettrica<br />

autoconsumata da quella immessa in rete;<br />

• energia primaria del combustibile utilizzato dalla sezione<br />

di cogenerazione;<br />

• energia termica utile per usi civili e per usi industriali<br />

prodotta dalla sezione di cogenerazione.<br />

Quindi, l’attività di controllo si conclude con l’analisi dei<br />

dati forniti per l’emissione dei CV-TLR: in particolare del<br />

calore prodotto dalla sezione di cogenerazione ed immesso<br />

nella rete, di quello fatturato alle utenze della rete di<br />

teleriscaldamento e di quello prodotto da tutti i generatori<br />

(cogenerativi e non) che insistono sulla rete medesima.<br />

L’esito dell’attività di verifica dipende dalle risultanze e dalle<br />

eventuali difformità riscontrate. In particolare, la verifica si<br />

chiude con esito positivo se la situazione reale dell’impianto<br />

CHP+TLR è conforme alla normativa ed a quanto dichiarato<br />

in sede di qualifica e se i dati forniti per il riconoscimento<br />

della cogenerazione e per l’emissione dei CV-TLR risultano<br />

attendibili.<br />

Diversamente, la verifica si chiude con esito negativo, se<br />

vengono riscontrate difformità quali:<br />

• scostamenti tra i dati di energia desumibili dalla<br />

documentazione acquisita e quelli indicati nell’ambito<br />

delle richieste dei CV-TLR, con conseguente<br />

rideterminazione degli incentivi riconosciuti;<br />

• mancata realizzazione degli interventi rappresentati nella<br />

richiesta di qualifica;<br />

• mancato raggiungimento, in uno o più anni, del<br />

valore minimo di calore effettivamente utilizzato per il<br />

teleriscaldamento (almeno 3000 MWht, o in alternativa<br />

ad almeno 500 MWht, con un rendimento complessivo<br />

annuale, in quest’ultimo caso, riferito a ciascuna sezione<br />

dell’impianto funzionante in cogenerazione, pari almeno<br />

al 80%);<br />

• mancato rispetto, in uno o più anni, della condizione di<br />

cogenerazione ai sensi della deliberazione dell’Autorità n.<br />

42/02;<br />

• cumulo di incentivi con i Titoli di Efficienza Energetica sul<br />

medesimo impianto o rete di teleriscaldamento.<br />

Al 30 aprile 2016 sono state effettuate attività di controllo<br />

su 72 impianti CHP+TLR, pari a circa il 68% degli impianti<br />

qualificati.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 43


smart city<br />

Trasporti, viabilità, arte e cultura<br />

Dai nostri<br />

progetti le città<br />

fruibili di domani<br />

IL PENSIERO DI<br />

MASSIMO INGUSCIO<br />

Presidente CNR<br />

Massimo Inguscio<br />

di Ilaria Proietti<br />

44<br />

<strong>Elementi</strong> 38


E: Inguscio, lei è stato chiamato alla presidenza del Cnr<br />

da poco tempo. Che realtà ha trovato e su quali obiettivi<br />

prioritari articolerà il suo mandato? Ritiene che occorra<br />

ripensare qualche aspetto del modo di fare ricerca in Italia e<br />

al Cnr in particolare?<br />

MI: Il Cnr è una realtà policromatica, multidisciplinare.<br />

Non ha le barriere del mondo accademico e questa libertà<br />

ha consentito in passato di far decollare grandi iniziative<br />

nazionali. Ma ora questa caratteristica va coniugata con<br />

una governance che deve concentrare le risorse su obiettivi<br />

strategici, incentivando le sinergie con università e imprese.<br />

Prima di tutto, però, è fondamentale reclutare giovani<br />

eccellenti. Un primo bando è già uscito e prevede standard<br />

meritocratici adeguati a quelli internazionali, e ora il Piano<br />

nazionale della ricerca ha stabilito che il 40% dei circa<br />

2,5 miliardi di euro stanziati per la ricerca sia investito<br />

direttamente in capitale umano. Il ministro Giannini ha<br />

annunciato che i bandi partiranno a brevissimo.<br />

E: Può illustrarci qual è l’impegno del Cnr sul fronte delle<br />

smart city?<br />

MI: Il Cnr è coinvolto in molte attività. Ad esempio ha<br />

sviluppato Mobipool, un software di car pooling presentato<br />

a settembre a Pisa, per gli utenti dell'Area di Ricerca del<br />

Cnr e della Scuola Superiore Sant'Anna. Il progetto offre<br />

un servizio di mobilità condivisa raccogliendo anche dati<br />

utili allo studio degli aspetti socio-economici e psicologici<br />

legati alla mobilità condivisa. Pisa è una tipica smart city<br />

italiana, grazie anche alla presenza dell’area di ricerca Cnr<br />

di 130.000 metri quadrati che ingloba 13 istituti e molti<br />

laboratori di ricerca, tra cui la Scuola Superiore Sant’Anna, il<br />

Centro di ricerca Ericsson e l’Enea. In quest’area sono state<br />

implementate alcune applicazioni e tecnologie “made in<br />

Cnr” come lo Smart parking, grazie al quale, con l’uso di<br />

videocamere intelligenti sviluppate dall’Istituto scienze e<br />

tecnologie dell’informazione (Isti-Cnr), si può monitorare il<br />

livello di occupazione degli stalli in una zona del parcheggio<br />

dell’area. Oppure, Smart navigation, sviluppato dall’Istituto<br />

di informatica e telematica (Iit-Cnr), un’applicazione con cui<br />

personale e visitatori possono consultare dal proprio pc o<br />

smartphone una mappa dell'area, per trovare aule o persone<br />

e farsi guidare a destinazione.<br />

E: Quali altre città sono disponibili a questo cambio di<br />

passo?<br />

MI: Un bando nazionale promosso da Cnr e Anci<br />

(Associazione nazionale comuni italiani) ha selezionato<br />

tre città di alta rilevanza storica e monumentale (Siracusa,<br />

Riccione e Agordo in Veneto) da rendere smart grazie a<br />

strumenti multimediali, soluzioni e servizi innovativi mirati<br />

al turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale.<br />

Ad esempio, il ‘Cnr Smart Cities Living Lab Siracusa’ è un<br />

programma che guida il turista in un viaggio digitale,<br />

virtuale e tridimensionale nel patrimonio archeologico e<br />

monumentale della città antica, grazie ai ‘QR-code’ dislocati<br />

sul territorio, ad applicazioni gratuite e al portale ‘Welcome<br />

to Siracusa’.<br />

E: Cosa si fa nello Smart Services Cooperation Lab?<br />

MI: La bella esperienza dello Smart Service Cooperation Lab<br />

- di cui il Cnr è stato partner assieme all'Agenzia per l'Italia<br />

digitale, al Ministero dell'Istruzione, dell'università e della<br />

ricerca e a Telecom Italia - si è conclusa a fine 2015. Ora molte<br />

delle stesse attività sono state ereditate dallo Smart City<br />

Living Lab, un laboratorio per la sperimentazione di un nuovo<br />

modello di smart city ospitato presso l’Area della Ricerca Cnr<br />

di Bologna. Ad esempio, recentemente proprio a Bologna,<br />

sono stati installati 5 totem multimediali che forniscono una<br />

mappa interattiva dei punti d’interesse artistico e di servizio,<br />

un calendario degli eventi cittadini, il meteo e numeri di<br />

telefono utili.<br />

E: Quali sono, a suo avviso, le soluzioni innovative più<br />

promettenti per rendere le città intelligenti, anche guardando<br />

alle esperienze di altre città?<br />

MI: Uno scenario interessante è sicuramente quello offerto<br />

dai sistemi automatizzati di trasporto. I ricercatori dell’Istituto<br />

di informatica e telematica del Cnr (Iit-Cnr) di Pisa hanno<br />

sviluppato, con il Massachusetts Institute of Technology (Mit)<br />

e il Swiss Institute of Technology (Eth), un’applicazione in<br />

grado di gestire in maniera più efficace il traffico urbano.<br />

La velocità dei mezzi viene controllata automaticamente, in<br />

modo che ogni auto raggiunga l’incrocio in corrispondenza<br />

dello ‘slot’ assegnatole. Le analisi mostrano che, con i volumi<br />

di traffico attuali, le file scomparirebbero ed i ritardi nel<br />

percorso sarebbero quasi nulli.<br />

E: In questo segmento di attività come deve articolarsi<br />

l’impegno del più grande ente di ricerca italiano in relazione<br />

ai privati, oltre che agli enti locali e alle amministrazioni<br />

pubbliche?<br />

MI: Come per gli altri settori, per potenziare la ricerca<br />

scientifica occorre fare sistema così da concorrere<br />

proficuamente alle opportunità di finanziamento europee<br />

e internazionali, in una stretta sinergia con le industrie e gli<br />

atenei. Occorre creare una filiera comune in cui la ricerca<br />

sia vista come una ricchezza e non un costo e in cui, oltre a<br />

ricercatori e imprenditori, stiano assieme tutti gli attori e gli<br />

esperti.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 45


energia rinnovabile<br />

Ricerca,<br />

volano per<br />

l'eolico<br />

CONVERSAZIONE<br />

CON SIMONE TOGNI<br />

Presidente dell’ANEV<br />

Simone Togni<br />

di Fabrizio Tomada<br />

46<br />

<strong>Elementi</strong> 38


E: Il 2015 è stato l’anno di una rinnovata attenzione<br />

per l’ambiente. Nelle varie manifestazioni nazionali ed<br />

internazionali, in particolare alla COP21 di Parigi, si è tornati<br />

a parlare di clima ed energia e dell’impellente necessità di<br />

contenere il riscaldamento globale. In merito a tali temi<br />

qual è la posizione del nostro Paese e quale la situazione<br />

dell’eolico e delle rinnovabili in generale?<br />

ST: Il primo dato che sottolineerei è quello emerso<br />

dall’ultimo rapporto della Fondazione Sviluppo Sostenibile,<br />

da cui si evince che l’Italia ha aumentato del 2,5% nel 2015 le<br />

proprie emissioni di gas climalteranti. L’aspetto preoccupante<br />

riguarda il fatto che il grave stallo delle installazioni da<br />

fonti rinnovabili in Italia è, purtroppo, destinato a perdurare<br />

alla luce dei gravi ritardi nella predisposizione dei nuovi<br />

strumenti normativi necessari per realizzare nuovi impianti.<br />

Questo ritardo è oramai di oltre 17 mesi: ciò comporterà il<br />

rischio di non raggiungere gli obiettivi assunti in termini di<br />

potenza installata e produzione elettrica da fonti rinnovabili.<br />

Sappiamo peraltro che la recente decisione assunta a Parigi<br />

nell’ambito della COP21, da noi ratificata nel giorno della<br />

Giornata Mondiale della Terra, ci indica obiettivi assai<br />

più ambiziosi del raggiungimento del 17% di produzione<br />

rinnovabile sui consumi al 2030. Pertanto vanno rapidamente<br />

definiti strumenti efficaci a far ripartire le realizzazioni<br />

al fine di raggiungere gli obiettivi sufficienti a contenere<br />

l’aumento della temperatura al di sotto dei famosi 2° .<br />

E: Quali potrebbero essere gli strumenti normativi,<br />

tecnologici, strategici per permettere la ripartenza di un<br />

settore che oggi più che mai necessita di nuovi stimoli?<br />

ST: Innanzitutto occorre un rapido e deciso intervento<br />

del nostro Governo teso a far ripartire un settore che, per<br />

sua natura, ha bisogno di tempo per poter riavviare le<br />

installazioni e quindi per poterne apprezzare i risultati.<br />

Se infatti si ripartissero subito le aste e i registri per i nuovi<br />

impianti non avremmo comunque significativi ritorni prima<br />

della fine del 2017 o dell’inizio del 2018. Tuttavia esiste<br />

anche il rischio che le politiche di sostegno delle nuove<br />

installazioni siano vanificate dalla riduzione delle produzioni<br />

da parte degli impianti a fine vita che, concluso il periodo di<br />

sostegno, si vedrebbero costretti a bloccare il loro esercizio a<br />

causa degli elevati costi di manutenzione. Questa eventualità<br />

è ovviamente da considerare approntando strumenti ad hoc<br />

per non perdere queste produzioni. Non a caso nel resto<br />

d’Europa, dove gli impianti eolici esistono da molti anni<br />

come in Germania, Spagna e Danimarca, esistono normative<br />

specifiche per l’allungamento della vita degli impianti eolici,<br />

ovvero per la loro sostituzione con aerogeneratori di nuova<br />

concezione.<br />

E: Con un calo significativo delle nuove installazioni, una<br />

strategia basata sul rinnovamento del parco eolico esistente<br />

potrebbe quindi rappresentare il reale sbocco di crescita e<br />

mercato per questa tecnologia?<br />

ST: Partiamo dal presupposto che è sostanziale sfruttare il<br />

potenziale eolico nazionale, stimato dall’ANEV in 16.200 MW,<br />

circa il doppio dell’installato attuale, e che per raggiungere<br />

i risultati stabiliti dal PAN si dovranno installare 12.680<br />

MW entro il 2020, (circa 4.000 MW in cinque anni). Una<br />

circostanza, al momento e con le attuali condizioni, difficile<br />

ma ancora possibile attuando un deciso e rapido cambio di<br />

direzione. Di pari passo con le nuove installazioni è necessario<br />

procedere con la sostituzione delle macchine obsolete<br />

con altre non solo più performanti, ma anche di potenza<br />

superiore, cosa che consentirà di ridurre notevolmente il<br />

numero delle turbine esistenti e incrementare la produzione.<br />

D’altronde sarebbe un controsenso non continuare a<br />

sfruttare le infrastrutture già esistenti e quei siti che già sono<br />

interessati dalle installazioni.<br />

E: Quale porzione dell’installato potrebbe essere interessata<br />

da questo progetto di ammodernamento? Quali sarebbero i<br />

vantaggi in termini numerici?<br />

ST: In Italia ci sono circa 6.500 aerogeneratori dei quali circa<br />

la metà di potenza inferiore ad un MW e con una potenza<br />

media di 760 kW. Considerando che la taglia media degli<br />

aerogeneratori installati negli ultimi 5 anni è stata superiore<br />

ai 3 MW, è facile pensare che la sostituzione avverrebbe su<br />

almeno 4 vecchi aerogeneratori con solo uno nuovo. Quindi a<br />

fronte di oltre 3.000 aerogeneratori in fase finale di esercizio<br />

ne avremmo non più di 850, con un risultato importante<br />

dal punto di vista energetico, paesaggistico, occupazionale,<br />

economico (i nuovi impianti necessiterebbero di incentivi assai<br />

più bassi) e ambientale. Inoltre da un punto di vista tecnico<br />

i nuovi aerogeneratori hanno avuto significative evoluzioni<br />

relativamente alla rumorosità. Anche le innovazioni inerenti<br />

ai servizi di rete – saranno tanto importanti per fare fronte al<br />

nuovo mercato elettrico che, come auspichiamo, consentirà<br />

anche alle fonti rinnovabili non programmabili di dare il<br />

proprio contributo.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 47


energia rinnovabile<br />

Fotovoltaico ed efficienza energetica<br />

Così nasce<br />

l’eco-treno<br />

INCONTRO<br />

CON TIZIANO ONESTI<br />

Presidente Trenitalia<br />

di Elena Veronelli<br />

Tiziano Onesti<br />

Il Presidente di Trenitalia spiega a <strong>Elementi</strong> l’impegno<br />

dell’azienda su sviluppo tecnologico, fotovoltaico ed<br />

efficienza energetica.<br />

48<br />

<strong>Elementi</strong> 38


E: Trenitalia sta puntando sul fotovoltaico. Nel 2008 avete<br />

avviato l’impianto presso lo scalo merci di Roma San Lorenzo<br />

e nel 2013 quello nella nuova stazione AV di Torino Porta<br />

Susa. Ci fa un bilancio di queste iniziative?<br />

TO: I due impianti rientrano nella strategia di promozione<br />

delle fonti energetiche rinnovabili che coinvolge tutte<br />

le società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, di cui<br />

Trenitalia fa parte. L’impianto fotovoltaico di San Lorenzo a<br />

Roma, realizzato e utilizzato da FS Logistica, è posizionato<br />

sopra i magazzini e gli uffici dello scalo ferroviario e<br />

produce circa 600 MWh annui, di cui quasi la metà destinata<br />

all’autoconsumo. L’impianto della nuova stazione AV<br />

di Torino Porta Susa è stato invece realizzato da Rete<br />

Ferroviaria Italiana (RFI) e nell’ultimo anno ha prodotto circa<br />

325 MWh, interamente destinati alla rete. E’ un impianto<br />

integrato con il corpo centrale della stazione: nella galleria,<br />

infatti, le lastre di vetro della copertura includono celle<br />

fotovoltaiche monocristalline che, oltre a produrre energia,<br />

schermano i raggi solari facilitando la climatizzazione estiva.<br />

La produzione fotovoltaica complessiva dei due impianti<br />

- pari al fabbisogno annuo di energia elettrica di circa 400<br />

famiglie - ha evitato l’immissione in atmosfera di oltre 300<br />

tonnellate di anidride carbonica.<br />

E: Ora avete assegnato a un consorzio tra Cebat e Ciel una<br />

commessa per realizzare altre tre centrali fotovoltaiche. Cosa<br />

prevede il progetto?<br />

TO: Questi impianti, la cui costruzione comincerà a breve e<br />

durerà circa un anno, saranno realizzati sui tetti di tre dei<br />

più importanti impianti manutentivi: a Milano Martesana,<br />

a Roma San Lorenzo e a Santa Maria La Bruna, stabilimento<br />

a pochi chilometri da Napoli. Parliamo di una potenza<br />

installata complessiva di oltre 4 MWp. E’ un’operazione<br />

pensata per garantire l’autoconsumo e prevede l’utilizzo<br />

di moduli fotovoltaici policristallini con un sistema molto<br />

avanzato di monitoraggio e controllo della produzione.<br />

Abbiamo lavorato su un bando di gara sfidante, che ha<br />

richiesto alle aziende partecipanti non solo comprovate<br />

capacità tecniche, ma anche il possesso di sistemi di gestione<br />

certificati per l’ambiente, la qualità e la sicurezza sul lavoro.<br />

E: Trenitalia guarda anche all’efficienza energetica?<br />

TO: È uno dei temi su cui Trenitalia e tutto il Gruppo FS<br />

Italiane concentrano una grande attenzione. Nei poli<br />

manutentivi svolgiamo un’ampia campagna di diagnosi<br />

energetica, mappando tutte le opportunità di miglioramento<br />

e le aree da rendere più efficienti. Questo a partire dalle<br />

tre voci che rappresentano quasi l’80% dei nostri consumi<br />

energetici: centrali termiche, illuminazione e produzione di<br />

aria compressa. Diversi interventi di ammodernamento sono<br />

stati realizzati e molti altri intendiamo concretizzare nei<br />

prossimi anni. I tempi di ritorno di questi investimenti sono<br />

assolutamente interessanti e siamo convinti che l’efficienza<br />

energetica dei nostri siti industriali sia una delle principali<br />

sfide su cui puntare.<br />

L’efficienza energetica dei treni merita un discorso a parte. La<br />

quantità di energia elettrica consumata dai rotabili è enorme:<br />

le basti sapere che Trenitalia lo scorso anno ha totalizzato<br />

circa 4 TWh, quasi quanto la città di Milano. Per questo<br />

puntiamo sul risparmio energetico. Il Frecciarossa 1000 è fino<br />

al 35% più efficiente dal punto di vista aerodinamico del<br />

Frecciarossa tradizionale (Etr500). Progettato per una velocità<br />

massima di 400 chilometri orari e per una commerciale di 350,<br />

il Frecciarossa 1000 sfrutta le fasi di frenata per recuperare<br />

energia, restituendo alla rete elettrica fino al 15% della<br />

corrente prelevata. E grazie ad un sistema di lampade a Led<br />

ha ridotto i consumi di illuminazione interna del 70% . La<br />

recente approvazione da parte del GSE della nostra richiesta<br />

di ottenimento dei Certificati Bianchi per questo nuovo treno<br />

Alta Velocità, ci ha confermato di essere stati in grado di<br />

mettere sui binari un convoglio che rappresenta una vera<br />

e propria avanguardia tecnologica. Lo stesso impegno lo<br />

stiamo dedicando ai treni regionali. Il bando di gara per<br />

l’acquisto di nuovi convogli dedicati al trasporto pendolare,<br />

un investimento di circa 4,5 miliardi, contiene una serie di<br />

clausole relative all’efficienza energetica di primissimo livello,<br />

che ci garantirà di avere treni in “classe A+”.<br />

E: Secondo voi quindi è possibile coniugare sviluppo e<br />

ambiente?<br />

TO: Certo. È la via che porta al futuro. Da questo punto<br />

di vista l’efficienza energetica mette d’accordo cuore e<br />

portafoglio: riduce l’impatto ambientale di un’azienda e<br />

migliora il suo conto economico.<br />

E: Progetti futuri?<br />

TO: Proseguire con determinazione lungo questa strada.<br />

Aumentare gli interventi di efficientamento energetico dei<br />

nostri siti industriali; realizzare altri impianti fotovoltaici,<br />

ad esempio sui tetti delle officine; offrire ai nostri milioni di<br />

clienti e pendolari treni moderni, efficienti e affidabili.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 49


energia rinnovabile<br />

Rilanciamo<br />

il parco eolico<br />

italiano<br />

PARLA<br />

ALESSANDRO MARANGONI<br />

Ad di Althesys<br />

Alessandro Marangoni<br />

di Maurizio Godart<br />

50<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Così come un’automobile che non passa mai dal meccanico<br />

finisce per consumare di più, anche il parco eolico italiano ha<br />

bisogno di una messa a punto. Impianti usurati, tecnologie<br />

datate, perdita di potenza: tutto questo contribuisce alla<br />

crisi del settore, la cui espansione nell’ultimo quinquennio<br />

ha subito una brusca frenata. Althesys, autorevole società<br />

di consulenza specializzata nel settore energetico, ha<br />

effettuato uno studio su questo tema. Ne parliamo con il<br />

Ceo, professor Alessandro Marangoni.<br />

E: Marangoni, qual è l’attuale situazione del parco eolico<br />

italiano?<br />

AM: In Italia ci sono circa 9,1 GW di potenza eolica installata,<br />

frutto di un buon incremento messo a segno negli anni<br />

scorsi, che però nell'ultimo biennio ha registrato una<br />

pesante battuta d'arresto. Inoltre il parco eolico in Italia è<br />

piuttosto datato: 363 MW di potenza installata hanno più di<br />

15 anni di vita e 1.639 MW più di 10.<br />

Questo comporta il rischio, per gli anni a venire, che<br />

alcuni impianti possano essere smantellati, accentuando<br />

la situazione di difficoltà del settore in Italia, che non ha<br />

eguali negli altri Paesi europei ed è evidenziata anche dal<br />

forte rallentamento della potenza eolica installata registrata<br />

negli ultimi anni. Oggi infatti mancano all’appello circa 3,3<br />

GW eolici rispetto agli obiettivi della SEN al 2020 (12 GW),<br />

a fronte del raggiungimento dei target totali di produzione<br />

da FER al 2020. E scontiamo anche un gap di 8,1 GW di<br />

eolico rispetto al target 2030.<br />

E: Gli ultimi provvedimenti normativi hanno inciso sul<br />

settore?<br />

AM: Sicuramente il sistema di incentivazione del DM 6/7/12<br />

per l’eolico (ma anche per le altre fonti non fotovoltaiche)<br />

non ha funzionato. Buona parte degli impianti risultati<br />

aggiudicatari degli incentivi, in realtà, non sono mai stati<br />

costruiti. Nell'Irex Report 2015 stimavamo che oltre 1 GW<br />

di eolico fosse rimasto sulla carta e nell'ultimo anno sono<br />

stati installati solo 300 MW scarsi. Il successivo decreto per<br />

le rinnovabili non fotovoltaiche, atteso ormai da un anno e<br />

mezzo, avrebbe dovuto riguardare lo sviluppo di impianti per<br />

l'anno in corso, ma non è ancora stato emanato. Mancano<br />

dunque riferimenti nel brevissimo termine e non è chiaro<br />

quali saranno gli indirizzi in un orizzonte più ampio.<br />

E: Quanto ci penalizzano le lungaggini amministrative che si<br />

registrano nel nostro Paese?<br />

AM: La complessità dell’iter autorizzativo frena pesantemente<br />

gli investimenti, non solo nell'eolico. Certo, non è un tema<br />

nuovo, ma è sempre incredibilmente attuale. L'ultimo<br />

IREX Report, presentato recentemente al GSE, mostra che<br />

il costo di generazione dell'eolico in Italia è superiore del<br />

38% alla media europea e che i costi autorizzativi e fiscali<br />

rappresentano il 77,5% di questo differenziale. Nel frattempo<br />

crescono notevolmente gli investimenti delle imprese italiane<br />

all’estero: nel 2015 sono stati il 95% degli investimenti in<br />

nuovi impianti. Le nostre imprese vanno in Sudamerica<br />

o in Africa, non solo per le nuove opportunità offerte da<br />

mercati in crescita, ma anche perché in quei Paesi i tempi di<br />

installazione dei nuovi impianti sono in genere molto più<br />

brevi.<br />

E: Come intervenire per rilanciare il settore?<br />

AM: Credo che il rinnovamento del parco impianti esistente,<br />

sostenuto da una diversa e più efficace normativa, possa<br />

essere uno strumento chiave da mettere in campo.<br />

Le ricadute, così come emerge dal nostro studio “Il<br />

rinnovamento del parco eolico italiano”, sarebbero sia dirette<br />

- grazie a un miglior uso della risorsa naturale vento, una<br />

migliore allocazione delle risorse per incentivi e in virtù di<br />

una riduzione dei prezzi elettrici - che indirette, attraverso il<br />

recupero delle infrastrutture esistenti e con il miglioramento<br />

della sicurezza del sistema elettrico. Si avrebbero anche<br />

effetti positivi sul territorio, con lo sviluppo di indotto e la<br />

creazione di ricchezza e occupazione. E ne deriverebbero<br />

benefici per l'ambiente, con minori impatti e un consumo di<br />

suolo ridotto.<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 51


Il rinnovamento del parco eolico italiano<br />

I possibili scenari futuri<br />

35<br />

TWh<br />

• Solo scenari pro FER e<br />

action colgono l’obiettivo<br />

eolico del PAN al 2020<br />

(18 TWh), mentre si<br />

ferma a 16,3 TWh lo<br />

scenario no action<br />

• Al 2030 l’unico scenario<br />

che consegue il<br />

traguardo dei 30 TWh è<br />

“pro FER”<br />

• Nello scenario no action<br />

scende fino a 11,7 TWh la<br />

produzione eolica al 2030<br />

a causa delle dismissioni<br />

(10,8 TWh al 2032)<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

2014<br />

2015<br />

2016<br />

2017<br />

2018<br />

2019<br />

2020<br />

2021<br />

2022<br />

2023<br />

2024<br />

2025<br />

2026<br />

2027<br />

2028<br />

2029<br />

2030<br />

2031<br />

2032<br />

Scenario action<br />

Scenario no action<br />

Scenario pro FER<br />

E: Quale il ruolo della politica in questa complessa<br />

situazione?<br />

AM: L’intero comparto dell’energia, per come influisce sulla<br />

qualità della vita delle persone e sulla competitività del<br />

sistema produttivo, deve essere al centro dell'agenda politica;<br />

così purtroppo non è stato negli ultimi anni. Oggi più che<br />

mai occorre avere una visione strategica sul futuro energetico<br />

del Paese, lungimirante e di lungo periodo. Governo e<br />

Parlamento, così come tutti gli stakeholder, debbono<br />

prendere atto che il tempo della contrapposizione tra fossili e<br />

rinnovabili è superato e che strategia ambientale, energetica<br />

e industriale sono la stessa cosa.<br />

E: Germania e Danimarca sono due esempi virtuosi, quali<br />

sono le loro ricette di successo?<br />

AM: In questi Paesi sono stati concepiti specifici programmi<br />

una tantum sul revamping (interventi di rinnovamento sugli<br />

impianti, ndr), molto incisivi e disegnati in funzione del parco<br />

impianti da rinnovare. Prevedono incentivi ad hoc aggiuntivi<br />

alla tariffa per impianti green field e una valutazione<br />

ambientale unica per l’intera area occupata. In più sono<br />

stati approvati provvedimenti con procedure autorizzative<br />

semplificate che premiano l'aumento della potenza installata.<br />

E: L’eolico, una volta ammodernato, può creare molti posti di<br />

lavoro?<br />

AM: I dati occupazionali dello studio stimano, nel caso di<br />

rinnovamento degli impianti, la creazione di occupazione e<br />

di indotto per un totale di 7.340 nuovi posti di lavoro. Ma<br />

c’è forse un altro dato al quale occorre prestare attenzione:<br />

senza il rinnovamento, secondo la nostra analisi, 3.255 posti<br />

di lavoro andrebbero persi.<br />

E: È importante diffondere una cultura delle rinnovabili che<br />

stimoli la crescita del settore? Come incentivarla?<br />

AM: In Italia esiste già una consapevolezza, diffusa a tutti<br />

livelli, sulla questione climatica e, più in generale, sulla<br />

necessità di ricorrere alle fonti rinnovabili. Ritengo invece<br />

che sia necessario un ulteriore sforzo a livello legislativo,<br />

ma anche di sistema, che si possa accompagnare il Paese<br />

in questo delicato momento di transizione energetica.<br />

Per fare ciò non credo che occorrano nuovi incentivi alle<br />

rinnovabili, ma pochi e stabili indirizzi: creare le condizioni<br />

per valorizzare l'esistente, rinnovando - come ho già detto -<br />

il parco eolico, ma anche l’idroelettrico che sta invecchiando.<br />

Occorre poi definire in tempi brevi la riforma del mercato<br />

elettrico, con un quadro organico che ci avvicini agli altri<br />

Paesi europei e che unisca le esigenze di produttori e<br />

consumatori e valorizzare la filiera tecnologica italiana.<br />

E: Facciamo un gioco: ci indichi una data intorno alla quale<br />

l’Occidente potrà fare finalmente a meno degli idrocarburi…<br />

AM: La Danimarca punta ad arrivare al 100% rinnovabili nel<br />

2050, ma ha condizioni peculiari. Mentre nella generazione<br />

elettrica avvicinarci a quell'obiettivo è plausibile, allo<br />

stato attuale il punto debole rimangono i trasporti. Ma il<br />

progresso tecnologico ci ha già sorpreso, e credo che per<br />

quella data, se non potremo fare completamente a meno<br />

degli idrocarburi, quantomeno saranno diventati marginali<br />

rispetto ad oggi.<br />

52<br />

<strong>Elementi</strong> 38


energia rinnovabile<br />

Raddoppia<br />

l’elettricità<br />

da bioenergie,<br />

+98,4% in 5 anni<br />

a cura di Prometeo-Adnkronos<br />

È quasi raddoppiata negli ultimi 5 anni in Italia la produzione<br />

di elettricità da impianti bioenergetici: +98,4% per 18.732<br />

GWh nel 2014. In testa l’Emilia Romagna e due regioni del<br />

Sud, Campania e Calabria, nelle prime posizioni. Il dato è<br />

emerso a CremonaFiere in occasione di BioEnergy Italy.<br />

In Italia la crescita della produzione di elettricità da impianti<br />

a bioenergia (biogas, bioliquidi e solidi) è stata trascinata<br />

soprattutto dal biogas (+143,8% dal 2010 al 2014) che ha<br />

prodotto 3.538 GWh, grazie agli scarti da attività agricole e<br />

forestali (1.894 GWh con il +1.235%) e deiezioni animali (396<br />

GWh pari a +295%).<br />

Nello stesso periodo l'elettricità prodotta da bioliquidi è<br />

cresciuta di quasi la metà (+44,6% per 3.084 GWh), mentre<br />

quella da solidi di oltre un quarto (+26,2% e 3.287 GWh).<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 53


energia rinnovabile<br />

La leadership bioenergetica dell'Emilia Romagna è<br />

incontrastata. Nel suo mix di produzione energetica quasi la<br />

metà (44,8%) proviene da impianti che utilizzano bioenergie<br />

(contro il 15,5% della media nazionale).<br />

Sorprendono Campania e Calabria dove la produzione, pur<br />

dimezzata rispetto all'Emilia Romagna, resta comunque alta.<br />

La Campania arriva quasi a un quarto di bioenergie (22,3%,<br />

secondo posto) e la Calabria a un quinto (20,1%, quinto<br />

posto). La Lombardia è terza (21,3% sul totale di elettricità<br />

prodotta), il Veneto quarto (20,5%).<br />

Bassa invece la produzione di elettricità da impianti<br />

bioenergetici in Toscana (7% del totale), Sicilia (5%), Abruzzo<br />

(4,7%) e Trentino Alto Adige (2,4%), mentre è inesistente in<br />

Valle d'Aosta (0,3%).<br />

Negli ultimi cinque anni la produzione di elettricità da<br />

bioenergie è più che quintuplicata (+418%) in Veneto e si è<br />

quadruplicata in Abruzzo (+304%) e Piemonte (+285%).<br />

Triplicata la bio-elettricità prodotta in Friuli Venezia Giulia<br />

(+193%) e più che raddoppiata in Trentino Alto Adige<br />

(+147%). Le regioni dove la produzione elettrica da fonti<br />

bioenergetiche è aumentata di meno sono Sardegna (+21%),<br />

Molise (+20%) e Liguria (+11%).<br />

Guardando invece ai valori assoluti è in Lombardia che si<br />

produce più elettricità da bioenergie: 4.249 GWh su 19.919 in<br />

totale, pari al 20% della produzione nazionale.<br />

Segue l'Emilia Romagna con 2.759 GWh su 6.156 (2° posto<br />

in Italia con il 14,7% della produzione nazionale), il Veneto<br />

con 1.899 GWh su 9.259 (3° posto con il 10,1%), il Piemonte<br />

con 1.731 GWh su 11.773 (4° posto con il 9,2%) e la Puglia<br />

(1.650 GWh su 9.564 in totale (5° posto con l'8,8%). In coda<br />

troviamo l'Abruzzo (161 GWh), la Liguria (125 GWh) e la Valle<br />

d'Aosta (12 GWh).<br />

Efficienza energetica, arriva la guida per le scuole<br />

Sono oltre 40mila gli edifici ad esclusivo o prevalente uso<br />

scolastico oggi presenti in Italia: ogni anno consumano 9,5<br />

TWh termici e 3,66 TWh elettrici. All'anagrafe dell'edilizia<br />

scolastica risulta che nel 58% delle scuole sono già state<br />

messe in atto misure finalizzate al risparmio energetico,<br />

installando pannelli fotovoltaici, doppi vetri e doppi<br />

serramenti o isolando le pareti esterne e la copertura.<br />

L'efficienza energetica a scuola è al centro della Guida<br />

realizzata dall'Enea e dalla Struttura di Missione per<br />

l'Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei<br />

Ministri. Si tratta di uno strumento operativo per gli<br />

interventi di riqualificazione energetica nelle scuole che<br />

affronta i temi della diagnosi energetica, degli interventi<br />

sull'edificio e sugli impianti e degli strumenti finanziari<br />

pubblici e privati a disposizione di dirigenti scolastici e<br />

amministratori. Oltre ai 350 milioni di euro dal fondo Kyoto<br />

recentemente sbloccati dal ministero dell'Ambiente per la<br />

riqualificazione dell'edilizia scolastica sono a disposizione<br />

anche finanziamenti nazionali, fondi strutturali europei e<br />

il Conto Termico che incentiva interventi per l'incremento<br />

dell'efficienza energetica e la produzione di energia termica<br />

da fonti rinnovabili. La Guida è uno dei risultati, condivisi<br />

con il ministero dell'Istruzione e il ministero dell'Ambiente,<br />

della collaborazione siglata lo scorso anno tra la Struttura<br />

di Missione di Palazzo Chigi e l'Enea, che ha dato il via<br />

all'operazione Green School, per supportare anche dal<br />

punto di vista tecnico la riqualificazione energetica degli<br />

edifici scolastici.<br />

''La collaborazione tra istituzioni nazionali per l'efficienza<br />

energetica degli edifici scolastici dev'essere allargata agli<br />

enti locali e a chi vive la scuola tutti i giorni: insegnanti,<br />

ragazzi, genitori. L'obiettivo è accelerare la riqualificazione<br />

del nostro patrimonio edilizio, con un occhio al risparmio<br />

della bolletta energetica e uno all'ambientÈ', spiega Laura<br />

Galimberti, coordinatrice della Struttura di Missione per<br />

l'Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei<br />

Ministri.<br />

''L'efficienza energetica nelle scuole - commenta Federico<br />

Testa, presidente dell'Enea - può diventare motore di<br />

innovazione sociale, economica e ambientale, favorendo<br />

la crescita di una nuova generazione di cittadini più<br />

consapevoli e sensibili ai temi dell'energia. La Guida è il<br />

primo passo verso una grande sfida, quella di trasformare<br />

le scuole in edifici ad alte prestazioni, più belli, confortevoli<br />

e adatti all'apprendimento. L'Enea sta già lavorando a<br />

progetti pilota con l'impiego di soluzioni tecnologiche<br />

innovative e si propone come catalizzatore verso gli<br />

stakeholder del settore per facilitare la realizzazione di<br />

interventi di per sé abbastanza costosi”. Enea può essere<br />

partner degli Enti locali anche nella valutazione dei progetti<br />

e nelle diagnosi energetiche.<br />

54<br />

<strong>Elementi</strong> 38


energia rinnovabile<br />

Autostrade solari e fotovoltaici galleggianti<br />

Ecco il<br />

megafotovoltaico<br />

di Sabina Delle Rose<br />

Riusciremo un giorno a utilizzare tutta l’energia a<br />

disposizione sulla Terra? Secondo quanto stimò negli anni ’70<br />

l’astronomo Carl Sagan ci vorrà più o meno un secolo affinché<br />

ciò accada. Ovviamente a patto che si utilizzi l’energia solare.<br />

Basti pensare che il quantitativo di energia che il sole invia<br />

sulla Terra in una sola ora supera di gran lunga quella che noi<br />

consumiamo nell’arco di un intero anno.<br />

È chiaro che nel frattempo dovremo mettere a punto<br />

tecnologie sempre più innovative e, soprattutto, compatibili<br />

con le esigenze di minimo impatto ambientale; ma siamo<br />

sulla buona strada ed è sufficiente guardare al panorama<br />

internazionale per rendersene conto.<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 55


energia rinnovabile<br />

In Francia, il governo ha dato il via a un progetto che<br />

fornirà energia pulita a ben 5 milioni di persone. Si tratta<br />

della pavimentazione di 1.000 chilometri di strade carrabili<br />

con pannelli solari di ultima generazione. Un progetto dal<br />

grande impatto ambientale, della durata di circa 5 anni, che<br />

consiste nell’installazione sull’asfalto di pannelli solari detti<br />

Wattway panels. Si tratta di pellicole di silicio ultraresistenti,<br />

in grado di sopportare anche il passaggio di mezzi pesanti e<br />

di impedire lo scivolamento delle vetture in caso di pioggia.<br />

Per l’installazione basta semplicemente pavimentare l’asfalto<br />

con i pannelli, senza rimuovere il manto stradale. Secondo<br />

le stime dell'Agence de l'environnement et de la maîtrise<br />

de l'energie un solo chilometro basterà a soddisfare il<br />

fabbisogno di energia elettrica di 5.000 persone.<br />

Un piano ambizioso che non terminerà qui, fanno sapere<br />

dalla Colas, la società ingegneristica che ha sviluppato<br />

il progetto: il prossimo passo, infatti , consisterà<br />

nell’incorporare ai pannelli un sistema di riscaldamento<br />

antighiaccio e di luci led per segnalare il traffico in modo<br />

dinamico.<br />

Ma se la Francia può disporre di ampi spazi da destinare<br />

alle energie alternative, esistono Paesi dove l’altissima<br />

densità demografica e la conseguente mancanza di spazio<br />

rappresentano un reale problema. Tra questi, il Giappone, il<br />

cui governo ha promesso alla popolazione - ancora scossa dal<br />

disastro nucleare di Fukushima - una conversione totale alle<br />

energie rinnovabili entro il 2040.<br />

Non è un caso, quindi, che proprio nel Paese del Sol Levante<br />

sia stata avviata la costruzione dell’impianto fotovoltaico<br />

galleggiante più grande del mondo, aggirando così l’annosa<br />

questione della carenza di spazio. L’impianto, che sarà<br />

installato nella prefettura di Chiba vicino Kyoto, comprende<br />

circa 180 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici<br />

destinati a produrre elettricità per 5.000 abitazioni.<br />

Rispetto alle tradizionali installazioni su terraferma gli<br />

impianti galleggianti presentano una serie di vantaggi non<br />

trascurabili: producono una maggiore quantità di elettricità<br />

grazie all’effetto di raffreddamento operato dall’acqua dei<br />

sistemi di generazione e contribuiscono in modo significativo<br />

alla diminuzione dell’evaporazione e della crescita delle<br />

alghe all’interno dei bacini idrici, grazie all’ombreggiamento<br />

prodotto dai pannelli.<br />

Un'idea analoga è stata adottata dall’India, dove i canali<br />

d’irrigazione estesi per migliaia di chilometri, devono<br />

quotidianamente difendersi dal problema dell'evaporazione.<br />

Così, nello Stato del Gujarat è stata inaugurata la copertura<br />

con pannelli solari di un tratto di 750 metri di canale in<br />

grado di produrre 1 MW/h di elettricità.<br />

Entro il prossimo anno il governo indiano ha in programma<br />

di ricoprire 80 chilometri di canale, ricavando 100 MW di<br />

energia verde: un passo in avanti verso gli obiettivi al 2022,<br />

secondo i quali l’India dovrà ricavare dal sole il 10% del<br />

proprio fabbisogno energetico.<br />

Nel deserto del Sahara, dove il sole non manca mai, nella<br />

città di Ouarzazate, già perno dell’economia marocchina nel<br />

settore cinematografico e turistico, sorgerà un complesso<br />

di tre impianti a concentrazione solare della potenza di 580<br />

MW, sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di un<br />

milione di abitazioni. Numeri che non solo permetterebbero<br />

al Marocco di soddisfare, entro il 2020, il 50% del proprio<br />

fabbisogno ma lo collocherebbero anche tra i principali Stati<br />

esportatori.<br />

56<br />

<strong>Elementi</strong> 38


energia rinnovabile<br />

Eolico,<br />

tra problemi<br />

e opportunità<br />

di Giorgia Mungo<br />

Gli obiettivi proposti dalla Commissione Europea in materia<br />

di clima ed energia per il 2030 individuano quattro linee<br />

prioritarie: la riduzione delle emissioni di gas a effetto<br />

serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, la copertura del<br />

27% dei consumi lordi di energia mediante rinnovabili,<br />

l’implementazione di più ambiziose politiche clima-energia<br />

e l’ottenimento di un sistema energetico competitivo<br />

e sicuro. A tal fine la stessa Commissione ha indicato<br />

nell’ammodernamento delle reti elettriche, nella sostituzione<br />

degli impianti obsoleti e nell’utilizzo efficiente dell’energia le<br />

vie per conseguire gli obiettivi proposti.<br />

Come noto, l’Italia ha raggiunto, grazie alle politiche messe<br />

in atto negli anni passati, già al 2015 gli obiettivi prefissati di<br />

copertura dei consumi mediante energia da fonti rinnovabili<br />

per il 2020 (17%); si tratta ora di capire quali siano le migliori<br />

azioni da mettere in campo per conseguire tutti gli obiettivi<br />

in materia di clima ed energia.<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 57


energia rinnovabile<br />

Al riguardo il tema del rinnovamento (revamping) degli<br />

impianti di generazione è divenuto di forte attualità. In<br />

particolare per gli impianti eolici che rappresentano il 31%<br />

della totalità degli impianti a fonti rinnovabili in esercizio e<br />

il 41% circa della potenza totale installata.<br />

Come riportato nel Rapporto Attività pubblicato dal GSE a<br />

marzo 2016, al 31 dicembre 2015 in Italia erano in esercizio<br />

2184 impianti eolici, per una potenza complessiva pari a 8,62<br />

GW. Un simile sviluppo, partito nei primi anni del 2000, è<br />

coinciso con l’introduzione dei Certificati Verdi (CV) e della<br />

ancor più conveniente Tariffa Omnicomprensiva (TO), ovvero<br />

dell’entrata in vigore dei Decreti 24 ottobre 2005 e 18<br />

dicembre 2008. Sino al 31 dicembre 2012 quindi, sono stati<br />

realizzati ben 990 impianti, per una potenza complessiva<br />

installata pari a circa 8 GW, di cui il 96% attribuibile a<br />

impianti di potenza superiore a 5 MW.<br />

Viceversa, a seguito dell’entrata in vigore del Decreto 6<br />

luglio 2012, che ha previsto un accesso semplificato agli<br />

incentivi e una tariffa elevata, in aggiunta alle già favorevoli<br />

semplificazioni autorizzative previste per impianti di<br />

taglia inferiore o uguale a 60 kW, solo il 2% delle nuove<br />

istallazioni è rappresentato da impianti di potenza superiore<br />

Riduzione della potenza da fonte eolica<br />

MW<br />

10000<br />

8000<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

0<br />

IMPIANTI<br />

EOLICI<br />

2015<br />

2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030<br />

8209 8096 7829 7333 7042 6323 6113 6069 6069 5379 4102 3010 1884 572 2 1<br />

RIDUZIONE %<br />

DI POTENZA<br />

DA FONTE EOLICA<br />

RISPETTO AL 2015<br />

% -1,37 -4,63 -10,67 -14,22 -22,98 -25,53 -26,06 -26,06 -34,47 -50,03 -63,33 -77,05 -93,03 -99,98 -99,98<br />

2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030<br />

58<br />

<strong>Elementi</strong> 38


a 5 MW, rappresentando l’83% della potenza totale<br />

installata (632 MW).<br />

E per il futuro? A causa della graduale scadenza delle<br />

convenzioni per il rilascio degli incentivi, qualora gli impianti<br />

fossero dismessi - scenario molto plausibile a causa del<br />

crollo del PUN (ad aprile 2016 è sceso a 31,99 €/MWh),<br />

dell’aumento dei costi di manutenzione per gli impianti<br />

più obsoleti e a politiche non attraenti per gli operatori<br />

che intendevano ricostruire integralmente o operare delle<br />

manutenzioni straordinarie sui propri impianti (rifacimenti<br />

parziali o totali) - già al 2025 la potenza installata si<br />

dimezzerebbe (vedi fig. 1). E tale riduzione non sarebbe<br />

adeguatamente compensata dall’entrata in esercizio di<br />

nuovi impianti (188 impianti per una potenza complessiva<br />

pari a 758 MW).<br />

Inoltre, dando uno sguardo alla bozza di Decreto per<br />

l’incentivazione delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche di<br />

recente approvazione da parte della Commissione Europea<br />

e di prossima pubblicazione, saranno messi a bando per<br />

la nuova costruzione, la riattivazione, il potenziamento<br />

e l’integrale ricostruzione di impianti eolici on shore solo<br />

ulteriori 860 MW (più 30 MW per impianti eolici off shore)<br />

e 40 MW per gli interventi di rifacimento totale o parziale.<br />

A parità di condizioni di accesso e di incentivi rispetto al DM<br />

6 luglio 2012, anche per il 2016 probabilmente si verificherà<br />

quanto accaduto negli ultimi anni: ovvero la diffusione di<br />

impianti di taglia ridotta e un sostanziale insuccesso per i<br />

rifacimenti. L’ulteriore contingente messo a disposizione non<br />

sarà quindi sufficiente a compensare le eventuali dismissioni/<br />

disinstallazioni.<br />

Alla luce di quanto rappresentato, il revamping dei parchi<br />

eolici esistenti potrebbe essere una delle strade per<br />

permettere il raggiungimento degli obiettivi promossi<br />

dall’Unione Europea. Molteplici le motivazioni a favore<br />

di tale azione, sia da un punto di vista economico che<br />

ambientale: dal riutilizzo delle infrastrutture (reti di<br />

connessione e viabilità) già esistenti, all’opportunità di<br />

ottimizzare, mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie<br />

e con la disponibilità dei dati storici relativi alla ventosità<br />

del sito, il layout dell’impianto, con conseguente aumento<br />

della producibilità e riduzione dell’impatto sul territorio e<br />

l’ambiente.<br />

Numerosi in tal senso i casi di successo in Europa. Primi tra<br />

tutti Germania a Danimarca, i quali hanno messo in campo<br />

dei programmi dedicati al revamping degli impianti esistenti,<br />

associando procedure autorizzative semplificate a un sistema<br />

premiale proporzionale all’energia prodotta. Con tali<br />

politiche la potenza installata è raddoppiata o addirittura<br />

triplicata (come nel caso della Germania), con l’ulteriore<br />

beneficio di aver rinnovato anche da un punto di vista<br />

tecnologico il parco esistente.<br />

Alla luce, però, delle Linee Guida per gli aiuti di Stato,<br />

programmi quali quelli citati non sarebbero più possibili.<br />

Infatti, come più volte ribadito dalla Commissione Europea,<br />

gli incentivi devono essere proporzionali all’investimento<br />

previsto e indirizzati prevalentemente a interventi a forte<br />

innovazione tecnologica (ecoinnovazione). Quali possono<br />

essere le azioni da mettere in campo per favorire tale<br />

rinnovamento? Per prima cosa la facilitazione degli iter<br />

autorizzativi (oggi gli interventi di rifacimento o ricostruzione<br />

degli impianti sono soggetti alla disciplina dell’Autorizzazione<br />

Unica e alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale)<br />

e la definizione di eventuali interventi “standard” soggetti a<br />

iter semplificati. In secondo luogo potrebbero essere bandite<br />

procedure di gara per gli interventi di ricostruzione con<br />

contingenti separati rispetto alle nuove costruzioni. Oppure,<br />

infine, si potrebbero considerare anche altre forme di aiuto,<br />

peraltro previste dalle stesse Linee Guida, sotto forma di<br />

esenzioni da tasse ambientali, o basate su strumenti di debito<br />

(es. prestiti a tasso agevolato, garanzie statali) oppure su<br />

strumenti fiscali (es. detassazione del reddito d’impresa).<br />

Il 22 aprile 2016 è stato approvato l’Accordo globale sul<br />

clima il cui obiettivo principale è di limitare l’aumento della<br />

temperatura media globale al massimo a 1,5 °C rispetto ai<br />

livelli pre industriali. L’accordo non è vincolante e non fissa<br />

un obiettivo preciso di energie rinnovabili; ma se vogliamo<br />

davvero che al 2050 il 100% dei consumi sia coperto da fonti<br />

rinnovabili e contestualmente preservare l’ambiente e il<br />

territorio, il rifacimento degli impianti non rappresenta una<br />

reale opportunità?<br />

<strong>Elementi</strong> 38 59


energia<br />

L'economia circolare di Hera<br />

Dai rifiuti,<br />

il biometano<br />

DIALOGO<br />

CON SALVATORE MOLÈ<br />

Direttore Innovazione<br />

di Hera<br />

Salvatore Molè<br />

di Tommaso Tetro<br />

60<br />

<strong>Elementi</strong> 38


L'economia circolare come opportunità di sviluppo e svolta<br />

benefica per l'ambiente, e per i cittadini. Una sfida che<br />

ormai non può più esser catalogata come 'futura'. Già oggi,<br />

per esempio, trasformare i rifiuti una risorsa è qualcosa<br />

che si fa; e presto si farà ancora meglio grazie alla ricerca e<br />

all'eccellenza. Parola del direttore in innovazione del gruppo<br />

Hera, Salvatore Molè. E proprio su ricerca e innovazione, la<br />

multiutility si sta concentrando ormai da tempo. L’interesse,<br />

in particolare, è rivolto alla valorizzazione dei rifiuti: dal<br />

biometano ottenuto da rifiuti organici al biocombustibile<br />

fatto con gli scarti delle potature delle piante, fino a un<br />

progetto in corso con Eni che punta ad ottenere green-diesel<br />

dai fanghi di depurazione.<br />

E: Economia circolare e innovazione: su quali basi si muove<br />

Hera?<br />

SM: L'economia circolare è il risultato di una serie<br />

di opportunità da cogliere attraverso l’innovazione.<br />

Identifichiamo i materiali che oggi Hera gestisce e<br />

sviluppiamo progetti per estrarre il massimo valore; come<br />

per esempio quelli sul biometano dai rifiuti, sul biodiesel<br />

da fanghi o sul recupero di sfalci e potature. Qualunque<br />

sia l'output, per noi è fondamentale comunque riuscire a<br />

valorizzare rifiuti e materiali di scarto, non più, o almeno<br />

non necessariamente, attraverso lo smaltimento, ma se<br />

possibile attraverso il trattamento. E ciò rappresenta anche<br />

un business.<br />

E: Ci spieghi meglio. Il biometano?<br />

SM: Stiamo lavorando sui diversi filoni progettuali. Tra<br />

questi, quello su cui siamo più avanti è la produzione di<br />

biometano da rifiuti organici. Già da anni produciamo<br />

biogas per la generazione elettrica; ora lo 'ripuliamo' e<br />

ne facciamo biometano, perfettamente analogo a quello<br />

che scorre nei tubi delle nostre case. Ciò grazie a una<br />

bioraffineria, un impianto che dal rifiuto organico produce<br />

prima biogas e successivamente biometano, otteniamo un<br />

prodotto bio da immettere nelle reti di distribuzione. È un<br />

processo che consente di chiudere un ciclo: con gli scarti<br />

provenienti dalle cucine domestiche , cioè il rifiuto organico,<br />

produciamo biometano che poi riportiamo nelle case per<br />

cucinare altri cibi. È un esempio perfetto di economia<br />

circolare. Al momento siamo nella fase di autorizzazione del<br />

nuovo impianto. Si tratta di un progetto molto importante<br />

che dovrebbe vedere la luce a metà del 2017 con un<br />

investimento complessivo di circa 25-30 milioni di euro:<br />

punta al trattamento di 100 mila tonnellate di rifiuti organici<br />

per ottenere oltre 6 milioni di metri cubi di biometano<br />

all’anno. Il biometano ricavato potrà essere trasportato<br />

nelle stazioni di servizio per rifornire i veicoli a metano<br />

oppure immesso nella normale rete del gas creando circoli<br />

virtuosi che coinvolgono il cittadino e sostengono l’economia<br />

circolare. Crediamo molto al biometano: è un'iniziativa che,<br />

se replicata, può rappresentare un contributo importante per<br />

la strategia energetica nazionale.<br />

E: E sui fanghi, invece, cosa state studiando?<br />

SM: Quella dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque<br />

reflue è un'altra filiera da valorizzare. Abbiamo avviato<br />

con Eni, proprietario di una tecnologia di liquefazione, un<br />

percorso per capire se è possibile ottenerne biodiesel di<br />

buona qualità. Questo processo potrebbe trasformare i fanghi<br />

derivanti dalla depurazione delle acque reflue nei nostri<br />

depuratori in bioolio, utilizzabile come biocombustibile o da<br />

cui ricavare green diesel. Purtroppo dai primi risultati la resa<br />

non è adeguata alle aspettative e stiamo cercando di capire<br />

se esistano altre matrici da testare. Al momento non siamo<br />

ancora arrivati ad un processo che si possa industrializzare,<br />

proprio perché l'elemento essenziale da considerare è<br />

il biodiesel ottenuto a fronte di un’unità di prodotto in<br />

ingresso. Questo è il parametro fondamentale per capire se<br />

e quanto sia sostenibile, anche economicamente, il processo.<br />

I fanghi oggi hanno modalità di smaltimento che possono<br />

variare a seconda delle normative regionali, ma da qui a<br />

qualche anno il loro trattamento e l’eventuale valorizzazione<br />

saranno un problema. O un’opportunità, di cui il Paese si<br />

dovrà occupare. Inoltre lavoriamo sul recupero di sfalci e<br />

potature, il cosiddetto 'verdÈ: stiamo sperimentando un<br />

processo di pirolisi e digestione anaerobica che consente<br />

di ottenerne un biocombustibile. Su questa filiera siamo<br />

abbastanza avanti: ricaviamo syngas che poi trasformiamo in<br />

biometano.<br />

E: La normativa del settore aiuta?<br />

SM: A seconda dei casi la normativa è abbastanza confusa<br />

oppure incompleta, come per il biometano. E talvolta,<br />

purtroppo, è anche locale, nel senso che ogni regione può<br />

fare storia a sé. Alcune tipologie di rifiuti, per esempio, in un<br />

territorio possono essere assimilati agli urbani, in altri agli<br />

speciali. E questo genera confusione.<br />

E: Quali i capisaldi dello sviluppo?<br />

SM: I punti cardine della strategia del nostro Gruppo sono:<br />

crescita, efficienza, eccellenza e innovazione. Crescita<br />

organica ma anche per aggregazioni; efficienza quale<br />

base per continuare ad avere risultati; eccellenza come<br />

obiettivo che ci poniamo in ciascun ambito in cui Hera opera;<br />

innovazione come condizione necessaria per eccellere.<br />

All’interno dell’innovazione, poi, abbiamo definito quattro<br />

aree principali: efficienza energetica, economia circolare,<br />

smart city e efficientamento interno.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 61


energia<br />

Mercati green<br />

per una crescita<br />

diversificata<br />

Electrade punta sul trading e sui servizi a produttori<br />

e soggetti industriali<br />

di Gabriella Busia<br />

62<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Electrade è una delle energy company italiane che si è<br />

maggiormente distinta negli ultimi anni per i risultati<br />

ottenuti in termini di bilancio, volumi scambiati e ingresso in<br />

nuovi mercati. Il bilancio 2015 si è chiuso con un fatturato di<br />

645 milioni di euro e un patrimonio netto di circa 57 milioni<br />

di euro: un risultato di tutto rispetto, soprattutto se si tiene<br />

conto dell’andamento dei mercati energetici dell’ultimo<br />

anno.<br />

Marco Tumolo, amministratore delegato della società, spiega<br />

quali sono i punti di forza di Electrade: “Diversificazione del<br />

business, internazionalizzazione e solidità patrimoniale sono<br />

le leve attraverso le quali Electrade ha acquisito un posto di<br />

rilievo tra le energy trading company europee. Oggi siamo<br />

attivi nel trading di energia in oltre 30 mercati in Europa,<br />

con quasi 18 TWh di energia elettrica e gas venduti nel<br />

2015. Il futuro ci vedrà impegnati nel consolidamento della<br />

nostra posizione e nell’apertura a nuovi mercati e nuove<br />

opportunità sia a livello europeo che extraeuropeo.<br />

Fin dal 2006 ci siamo occupati, oltre che del trading di<br />

energia, anche di mercati ambientali poiché abbiamo<br />

sempre ritenuto che rappresentassero linee di sviluppo<br />

di grande interesse per il settore energetico italiano<br />

ed internazionale. Siamo stati in grado di raggiungere<br />

importanti risultati in tutte le attività che ci hanno visti<br />

coinvolti. Nella compravendita di energia elettrica da fonti<br />

rinnovabili e cogenerazione abbiamo chiuso il 2015 con<br />

oltre 1 TWh gestito. Nel trading di titoli ambientali abbiamo<br />

raggiunto i 500.000 titoli venduti.<br />

Ma Electrade non è solo trading e la nostra capacità di<br />

diversificare fin dalla nascita ci ha dato un grande vantaggio<br />

in termini di opportunità. Abbiamo dato il via ad un<br />

ambizioso processo d’investimento in ambito produzione<br />

da FER. Ad oggi Electrade è proprietaria di 4 MW da biogas<br />

ed idroelettrico attualmente in esercizio in Italia e 9 MW da<br />

idroelettrico e solare in costruzione tra Italia e Cile. Oltre a<br />

ciò è proprietaria di una pipeline di 30 MW di progetti da<br />

fonte rinnovabile in Cile”.<br />

Il responsabile dell’area green markets di Electrade,<br />

David Rizzi, dà risalto alla scelta di puntare sulle fonti<br />

rinnovabili e spiega così la posizione di Electrade: “Ad oggi<br />

le attività legate al trading restano per noi “core” e la<br />

nostra intenzione è quella di continuare a concentrarci sui<br />

business ad esso legati anche sul lato green markets poiché le<br />

prospettive restano molto interessanti.<br />

L’approccio che teniamo sul fronte dei green markets è quello<br />

di attività sempre più vicine all’idea di servizio e sempre meno<br />

a quelle di semplice compravendita. Nella nostra attività<br />

di gestione di energia da fonti rinnovabili e CHP abbiamo<br />

scelto di potenziare il servizio con un approccio orientato<br />

al supporto di produttori e soggetti industriali. Abbiamo<br />

stretto nuove partnership con controparti di medie e grandi<br />

dimensioni e ci siamo dotati di strumenti user friendly a<br />

loro rivolti. Accanto alla nostra normale attività di supporto<br />

a produttori e imprese, volta alla valorizzazione della loro<br />

energia e alla semplificazione delle attività amministrative<br />

e di gestione, stiamo implementando una serie di nuovi<br />

strumenti.<br />

Per esempio, abbiamo realizzato un portale rivolto<br />

specificatamente ai produttori nostri clienti in grado di<br />

fornire un servizio con l’obiettivo di aggiornarli e rendere<br />

più facile la lettura e la visura di dati, report e prezzi. Tutto<br />

questo sempre nell’ottica di interpretare le esigenze del<br />

mercato.<br />

Nell’attività di compravendita di TEE, un sistema che<br />

funziona ormai a regime e che è stato oggetto d’ispirazione<br />

anche per altri Paesi dell’Ue, abbiamo acquisito una<br />

notevole esperienza. I risultati ottenuti in termini di<br />

volumi e controparti stabili mostrano ancora una volta un<br />

approccio evoluto rispetto al semplice trading. I risultati<br />

sono stati raggiunti anche grazie alla collaborazione con le<br />

principali ESCO italiane e, anche se nell’ultimo periodo i TEE<br />

hanno incontrato alcune difficoltà dovute essenzialmente<br />

all’incertezza normativa e ad una revisione della metodologia<br />

di verifica dei progetti, queste ci sembrano superabili tanto<br />

da spingerci ad investire ulteriormente in questo ambito e a<br />

trovare nuove formule di partecipazione in Italia.<br />

Abbiamo iniziato un percorso di acquisizione di progetti e di<br />

stipula di partnership con soggetti industriali e altre realtà<br />

come la nostra. Abbiamo, inoltre, di recente acquistato il 40%<br />

di PIDE Ingegneria, una società che si occupa principalmente<br />

di gestione ed efficientamento delle reti idriche e di<br />

trattamento delle acque. Da questa unione ci aspettiamo<br />

nuovi impulsi ai settori dell’efficienza energetica e della<br />

produzione da fonte rinnovabile.”<br />

<strong>Elementi</strong> 38 63


energia<br />

Sistema elettrico<br />

Riforme<br />

promosse<br />

MA SERVE PIÙ INFORMAZIONE PER LE FAMIGLIE<br />

CONFRONTO<br />

CON ANTONIO SILEO<br />

Research fellow<br />

Iefe Bocconi<br />

Antonio Sileo<br />

di Fausto Carioti<br />

64<br />

<strong>Elementi</strong> 38


È nel complesso positivo il giudizio dato da Antonio Sileo,<br />

research fellow Iefe Bocconi e direttore dell’Osservatorio<br />

Innov-E dell’I-Com, sull'evoluzione del sistema elettrico<br />

italiano. Da economista dell'energia, non vede quel rischio<br />

di “eccesso di regolamentazione” temuto da alcuni suoi<br />

colleghi. «È vero che il mercato dell’energia, e dell’energia<br />

elettrica in particolare, è da sempre caratterizzato da<br />

una serie di norme, anche tecniche, che ne regolano il<br />

funzionamento nelle varie fasi», spiega Sileo ad <strong>Elementi</strong>.<br />

«Tuttavia -prosegue - più che di rischi di un eccesso di<br />

regolamentazione, parlerei di un eccesso di complicazione;<br />

tanto più oggi che sono venuti meno i consolidati assunti<br />

economici tipici del settore (significative economie di scala,<br />

domanda rigida e in continua crescita, grandi investimenti).<br />

Per chi scrive tutte queste regole, e più in generale per i<br />

policy maker, la tentazione di affermare (e garantire) il<br />

proprio ruolo allontanandosi dalla semplicità è forte...».<br />

E: Nel 2018 le famiglie italiane dovranno dire addio al<br />

servizio di maggior tutela nell'acquisto di elettricità e gas.<br />

I prezzi delle offerte di libero mercato, al momento, non<br />

garantiscono risparmi sostanziosi. Lei resta ottimista su<br />

tempi e modi del percorso di liberalizzazione?<br />

AS: Il percorso per il superamento delle tutele di prezzo che<br />

va delineandosi pare congruo, almeno nella tempistica, e<br />

comunque potrà essere migliorato e raffinato. Resta ancora<br />

molto da fare perché si possa diffondere una condizione<br />

necessaria (anche se non sufficiente) affinché la concorrenza<br />

tra gli operatori possa dispiegare i propri effetti. Questa<br />

condizione è l’informazione: oggi la gran parte dei<br />

consumatori non ha tutte le informazioni necessarie per<br />

una scelta consapevole. Anche se progressi sono stati fatti<br />

con l’introduzione della Bolletta 2.0, non basta conoscere i<br />

kWh consumati, ma anche quanto si consuma, per esempio,<br />

rispetto a consumatori simili. In tal senso, il Sistema<br />

Informativo Integrato sarà di grande aiuto.<br />

E: Nel settembre del 2015 lei ha scritto che nelle intenzioni<br />

dell’Autorità la riforma della struttura tariffaria dell'energia<br />

elettrica dovrebbe contribuire a un rilancio dei consumi<br />

domestici. A riforma avviata quale è il suo giudizio? Si può<br />

fare di più?<br />

AS: I consumi elettrici domestici italiani restano tra i più<br />

bassi d’Europa anche in virtù di fattori geografici e climatici.<br />

Una maggiore penetrazione del vettore elettrico non è<br />

cosa rapida, anche se le nuove abitazioni stanno facendo a<br />

meno di gas naturale e GPL. Per i consumatori, infatti, non<br />

è semplice decidere se e quando passare ad apparecchiature<br />

elettriche per riscaldarsi. La ripresa dei consumi poi deve<br />

fari i conti con i continui incrementi di efficienza che<br />

caratterizzano tutti i nuovi prodotti. Insomma, è difficile<br />

fare di più.<br />

E: La corsa al fotovoltaico sembra essersi fermata con la<br />

chiusura del rubinetto degli incentivi. L'aumento della quota<br />

di elettricità prodotta dai pannelli in Italia nel 2015 è dovuto,<br />

infatti, alla contrazione dei consumi. Il mix delle fonti<br />

primarie italiane è destinato a restare simile a quello attuale?<br />

AS: La crescita del fotovoltaico è stata fin troppo rapida:<br />

inevitabile che dopo questa lunga galoppata seguisse una<br />

fase di rallentamento. Anche se, a ben vedere, nel 2015 la<br />

produzione fotovoltaica è cresciuta comunque di oltre 2.000<br />

GWh rispetto al 2014. In ogni caso, il mix delle fonti italiano<br />

(ma anche quello degli altri Paesi) è destinato a dipingersi<br />

sempre più di verde: lo impongono i nuovi obiettivi europei<br />

e l’accordo preso alla COP21. Anche in questa dinamica,<br />

però, per l’Italia la dipendenza dal gas rimarrà significativa; a<br />

perdere quote dovrebbe essere il carbone.<br />

E: L'attenzione degli addetti ai lavori sembra spostarsi sulla<br />

filiera del geotermico: è questa l'energia rinnovabile dalla<br />

quale possiamo attendere di più nei prossimi anni? Che ruolo<br />

spetta al legislatore?<br />

AS: Nel geotermico l’Italia ha una lunga e apprezzata<br />

tradizione che sicuramente potrà beneficiare delle condizioni<br />

favorevoli alla diffusione delle pompe di calore, a cominciare<br />

dalla riforma della tariffa elettrica. Anche dalle fonti che<br />

più hanno avuto successo gli ultimi anni, però, possiamo<br />

e dobbiamo augurarci nuovi incrementi. Questo perché i<br />

primi impianti fotovoltaici ed eolici installati negli anni scorsi<br />

potranno essere ripotenziati valorizzando siti già esistenti.<br />

Si pensi all’eolico: meno torri, meno impatto ambientale<br />

(riduzione dell’effetto serra), più energia prodotta. Oggi<br />

l’iter autorizzativo di un rifacimento è pressoché identico a<br />

quello di un nuovo impianto. Il legislatore, dunque, dovrà<br />

aiutare il nuovo, ma anche spingere il “non ancora vecchio” a<br />

rinnovarsi.<br />

E: Un settore con enormi margini di crescita è quello<br />

dell'efficienza energetica degli edifici, soprattutto pubblici.<br />

Quale è la terapia possibile?<br />

AS: Da tempo le aspettative sull’efficienza energetica, in<br />

particolare sugli edifici e ancor di più su quelli della Pubblica<br />

Amministrazione, sono elevate. I fatti però dicono che i<br />

problemi sono tanti: dai contratti, per esempio quelli di<br />

gestione calore già in essere, alla formazione, inclusa quella<br />

di chi deve beneficiare dell’intervento. Ci sono poi troppi<br />

medici e troppe medicine: bisogna razionalizzare.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 65


energia<br />

Accordo Italia-Giappone<br />

Ecco le reti<br />

elettriche del<br />

futuro<br />

di Livia Catena<br />

L’Italia e il Giappone sono più vicine grazie a un’alleanza<br />

scientifica nelle tecnologie avanzate per le reti elettriche<br />

del futuro. Lo scorso febbraio ENEA, l’Agenzia per le nuove<br />

tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, e<br />

NEDO, l’Agenzia governativa giapponese per l’energia e lo<br />

sviluppo tecnologico, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa<br />

per la realizzazione e la sperimentazione di un impianto<br />

dimostrativo di ultima generazione per la trasmissione di<br />

energia elettrica in corrente continua.<br />

A firmare l’intesa a Roma il Professor Federico Testa, Presidente<br />

di ENEA, e Munehico Tsuchiya, Direttore Generale di NEDO,<br />

durante un incontro al quale hanno preso parte anche il<br />

Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova,<br />

e l’Ambasciatore del Giappone in Italia, S.E. Kazuyoshi<br />

Umemoto. Il progetto si sviluppa in tre fasi: la prima<br />

prevede l’installazione di un impianto dimostratore ad alta<br />

tensione a corrente continua (High Voltage Direct Current –<br />

HVDC) costituito da innovativi convertitori multilivello con<br />

tecnologia VSC (Voltage Source Converter); una seconda fase<br />

che, invece, riguarda la sperimentazione, dimostrazione e<br />

66<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Firma MoU ENEA-NEDO (da sx Teresa Bellanova, Munehiko Tsuchiya, Federico Testa e Kazuyoshi Umemoto)<br />

validazione delle soluzioni tecnologiche proposte; una terza<br />

indirizzata alla diffusione dei risultati. Alla fine del periodo<br />

di dimostrazione, l’impianto – progettato in scala da Toshiba<br />

Corporation – sarà installato presso il Centro Ricerche ENEA<br />

Casaccia che continuerà la sperimentazione per un periodo<br />

di almeno tre anni. Maggiore efficienza, stabilità e sicurezza,<br />

ma anche minore ingombro e buon impatto ambientale<br />

sono le principali caratteristiche dell’impianto che è in grado<br />

di assicurare una superiore capacità di trasporto e minori<br />

perdite di rete. Si stima, infatti, che rispetto a un sistema<br />

ad alta tensione a corrente alternata, a parità di potenza,<br />

il nuovo prototipo a corrente continua ridurrà le perdite di<br />

trasmissione di circa il 30%.<br />

“Con questo accordo– ha dichiarato Federico Testa, Presidente<br />

ENEA – nasce un’alleanza strategica fra eccellenze della<br />

ricerca italiana e giapponese per soluzioni avanzate nella<br />

trasmissione di energia elettrica su lunghe distanze, nella<br />

più ampia prospettiva dello sviluppo di reti interconnesse e<br />

integrate anche a livello europeo. E’ un obiettivo sfidante,<br />

che vede coinvolta un’eccellenza dell’industria mondiale<br />

come Toshiba Corporation, con la quale ENEA già nel 2013<br />

ha firmato un’intesa per implementare attività congiunte su<br />

smart grid, fonti rinnovabili e sistemi di accumulo per le reti<br />

elettriche. Per la sua posizione geografica l’Italia si presta<br />

benissimo a diventare il centro di una rete estesa che spazi<br />

dall’Africa settentrionale ai Balcani e al Centro Europa”.<br />

Per quel che riguarda il nostro Paese, inoltre, i sistemi HVDC-<br />

VSC potrebbero trovare applicazione nel rinnovamento e<br />

potenziamento del collegamento elettrico sottomarino tra<br />

la penisola, la Sardegna e la Corsica (il cosiddetto SACOI 3),<br />

nonché nelle interconnessioni off-shore tra parchi eolici e in<br />

altri progetti di portata internazionale).<br />

“Per un futuro energetico a basso contenuto di carbonio<br />

e per raggiungere gli obiettivi della COP21 – ha aggiunto<br />

il Presidente Testa – le reti di trasporto e distribuzione<br />

dell’energia verde sono elementi indispensabili ed è per<br />

questo motivo che l’innovazione dovrà essere indirizzata sia al<br />

rafforzamento delle strutture esistenti che a un allargamento<br />

trans-nazionale delle nuove super reti. Ma oltre a creare<br />

una cornice infrastrutturale e tecnologica adeguata, per<br />

una transizione verso un sistema energetico a zero emissioni<br />

che copra l’intero fabbisogno elettrico con fonti rinnovabili,<br />

occorrerà adottare politiche idonee a livello globale, non solo<br />

a livello Paese”.<br />

Oggi nel mondo la quasi totalità dell’elettricità viene trasmessa<br />

attraverso linee ad alta tensione a corrente alternata e solo il<br />

2% attraverso reti HVDC. Tuttavia in vari Paesi come Brasile,<br />

Russia, India, Cina e Sudafrica le linee HDVC trasportano<br />

svariati GW di potenza lungo migliaia di km. In Europa sono in<br />

esercizio meno di 20 interconnessioni HVDC e circa una decina<br />

sono in fase di pianificazione.<br />

“Obiettivo del progetto – spiega Giorgio Graditi, responsabile<br />

dell’Unità Sistemi Fotovoltaici e Smart Grid dell’ENEA – è<br />

quello di sperimentare e validare soluzioni avanzate per il<br />

potenziamento e ammodernamento delle reti di trasmissione<br />

esistenti e per integrare collegamenti tramite sistemi<br />

elettrici superconduttori di elevata potenza all’interno di reti<br />

interconnesse. I risultati sperimentali verranno integrati anche<br />

in un’analisi di impatto a livello europeo, al fine di dimostrare<br />

l’applicabilità delle soluzioni proposte a vari livelli di scala e<br />

la loro replicabilità nella rete pan-europea di trasmissione di<br />

energia elettrica”.<br />

L’accordo tra ENEA e NEDO e il protocollo d’intesa con<br />

Toshiba Corporation, infine, favoriranno anche lo scambio e<br />

il trasferimento di conoscenze reciproche. I ricercatori italiani<br />

e giapponesi avranno l’opportunità di acquisire, scambiare e<br />

potenziare conoscenze e competenze tecnologiche in campo<br />

energetico, ma anche in altri settori di reciproco interesse<br />

scientifico e industriale.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 67


energia<br />

La fusione fredda<br />

Da fantascienza<br />

a realtà?<br />

Lo United States Patent and Trademark Office, l’ufficio<br />

brevetti americano, ha concesso il 25 agosto 2015<br />

l’agognato brevetto all’Energy Catalizer di Andrea Rossi,<br />

il rivoluzionario sistema creato dall’inventore italiano e<br />

sviluppato con il noto fisico Sergio Focardi.<br />

di Giacomo Giuliani<br />

68<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Era il 23 marzo 1989 quando all’Università dello Utah nel<br />

corso di una conferenza stampa destinata a rimanere negli<br />

annali della ricerca, due elettrochimici, M. Fleischmann e<br />

S. Pons, annunciarono l’alba di una nuova era nucleare.<br />

Grazie alla loro cella elettrolitica, portatile, sarebbe stato<br />

possibile produrre una gran quantità di energia attraverso la<br />

fusione di due atomi di deuterio. Una rivoluzione nel mondo<br />

della ricerca: parliamo della cold fusion, fusione fredda.<br />

Un’ipotesi, quella preannunciata dai due ricercatori che,<br />

difficilmente replicabile ed in contrasto con il paradigma<br />

dominante, è stata schernita da parte della comunità<br />

scientifica: un tabù tacciato come pseudoscienza, scienza<br />

patologica o addirittura frode.<br />

Facciamo allora un passo indietro: quel 23 marzo, a Salt Lake<br />

City, i due ricercatori annunciarono quella che si configurava<br />

come la scoperta scientifica del secolo. Ovvero la possibilità<br />

di produrre una fusione nucleare, e avere una quantità di<br />

energia praticamente inesauribile e sostenibile, attraverso<br />

un processo rivoluzionario senza temperature stellari, quelle<br />

ancor oggi richieste dalla fusione nucleare, e soprattutto<br />

i costi stratosferici necessari alla costruzione delle più<br />

conosciute centrali nucleari a fissione. Una soluzione,<br />

apparentemente semplice che, se fosse stata confermata<br />

dalla comunità scientifica, avrebbe potuto cambiare il corso<br />

della storia del nucleare civile. Invece, appena due mesi<br />

dopo, alla Conferenza della Società Americana di Fisica,<br />

vennero presentati i risultati fallimentari ottenuti a seguito<br />

del tentativo di riprodurre il dispositivo di Fleischmann e<br />

Pons. Ovvero: energia in eccesso pari a zero e produzione<br />

di neutroni inesistente. E allora? Come può un successo<br />

acclamato, quello presentato a Salt Lake City dai due<br />

ricercatori, diventare un fallimento totale? Il mistero si<br />

infittisce e i primi retroscena non tardano ad arrivare. Sono<br />

in molti, infatti, a ritenere che i dati presentati durante<br />

la Conferenza siano stati modificati precludendo ogni<br />

possibilità di ottenere energia e calore da dispositivi a<br />

fusione fredda. Può essere successo tutto questo? E perché?<br />

È difficile dare una risposta certa, di sicuro però anche nella<br />

ricerca scientifica, intraprendere una strada, magari nuova,<br />

equivale a ridurre l’interesse, e soprattutto i necessari<br />

finanziamenti, per lo sviluppo di un’altra ricerca sullo stesso<br />

campo: in questo caso, quella della più famosa e considerata<br />

fusione calda.<br />

Ora la tormentata storia della fusione fredda potrebbe però<br />

essere arrivata ad una svolta.<br />

Il 25 agosto 2015 lo United States Patent and Trademark<br />

Office, l’ufficio brevetti americano, ha concesso l’agognato<br />

brevetto all’E - Cat di Andrea Rossi: parliamo dell’Energy<br />

Catalizer, il rivoluzionario sistema creato dall’inventore<br />

italiano e sviluppato con il fisico Sergio Focardi. Un prototipo<br />

che negli ultimi anni ha fatto molto parlare di sè, generando<br />

interesse ma anche perplessità. Oggi l’E - Cat si propone<br />

come strumento per la produzione di energia elettrica e<br />

calore, sfruttando la fusione nucleare fredda o LENR, vale<br />

a dire le reazioni nucleari a bassa energia. I dubbi della<br />

Andrea Rossi<br />

Commissione Internazionale sembrano quindi fugati, e con<br />

essi potrebbero essersi aperte delle importanti potenzialità di<br />

sviluppo, anche su larga scala, dell’E - Cat.<br />

<strong>Elementi</strong> ha avuto l’occasione di porre qualche domanda<br />

al suo inventore, Andrea Rossi. Un’opportunità per capire<br />

il funzionamento dell’avvenieristico reattore; un sistema<br />

che potrebbe rivoluzionare, in maniera economicamente<br />

ed ambientalmente sostenibile, la produzione energetica,<br />

in ambito civile e in quello industriale. E tutto questo in un<br />

futuro che è già qui!<br />

E: Rossi, può spiegarci come funziona un reattore a "fusione<br />

fredda"?<br />

AR: In poche parole, un fluido, generalmente composto da<br />

acqua, aria e olio diatermico, attraversa uno scambiatore<br />

di calore, surriscaldato dal contatto con un combustibile<br />

costituito da nickel, idruro di litio e litio metallico. Nel<br />

processo di scambio di calore, viene elevata la temperatura<br />

del fluido.<br />

E: Quali sono le caratteristiche del funzionamento<br />

dell'E - Cat?<br />

AR: È relativamente semplice. Le reazioni si svolgono<br />

all’interno di una camera, o cella, in cui vengono iniettati una<br />

piccolissima quantità di polvere di nichel e idrogeno a una<br />

certa pressione. Affinché sia possibile l’innesco della reazione<br />

di fusione tra gli atomi dei due elementi, è necessario che la<br />

camera venga riscaldata, fornendo energia dall’esterno. La<br />

macchina trasforma infinitesimali quantità di nichel in rame,<br />

che dunque è il prodotto della reazione, insieme ai raggi<br />

gamma di bassa energia che riscaldano l’acqua.<br />

E: Quella che avviene alla base del processo è una “fusione<br />

fredda”?<br />

<strong>Elementi</strong> 38 69<br />

>


Impianto E-Cat<br />

AR: Il processo che è alla base di E - Cat è impropriamente<br />

definito “fusione”. In realtà parliamo di reazioni nucleari a<br />

bassa temperatura.<br />

E: Quali sono i vantaggi rispetto ad un reattore a fusione<br />

calda?<br />

AR: Sicuramente la bassa temperatura richiesta (circa 1400°C),<br />

tanto più se confrontata con il milione di gradi necessari<br />

ad avviare il processo nei reattori a fusione calda come<br />

l’ITER europeo o il NIF californiano. Una fusione a queste<br />

temperature, replicando il processo che avviene nel sole e in<br />

tutte le stelle, richiede tecnologie (confinamento magnetico o<br />

inerziale) estremamente complesse e costose.<br />

E: E quali i vantaggi rispetto ad un reattore a "fissione"?<br />

E: È possibile definirlo un "reattore nucleare domestico"?<br />

AR: Assolutamente no.<br />

E: È ipotizzabile uno sviluppo del progetto e una sua futura<br />

commercializzazione?<br />

AR: Ciò che rende rivoluzionario l’E - Cat, rispetto agli altri<br />

apparati sperimentali finora realizzati usando palladio<br />

e deuterio (come il modello di Fleischmann e Pons), è il<br />

rapporto tra la quantità di energia termica prodotta e quella<br />

fornita. Questo rapporto è di ben 200 a 1 o più: cioè per 1<br />

kWh elettrico fornito vengono prodotti 200 kWh termici<br />

potenzialmente utilizzabili per riscaldamento, applicazioni<br />

industriali o per produrre energia elettrica. Questo fa<br />

ipotizzare un utilizzo commerciale dell’invenzione.<br />

AR: I più evidenti elementi che caratterizzano, e spaventano<br />

l’opinione pubblica, quando si parla di centrali nucleari a<br />

fissione sono riferibili al rischio di scoppi del reattore e di<br />

fughe radioattive. E - Cat non utilizza questi materiali e<br />

quindi la produzione radioattiva, e le relative scorie, sono<br />

inesistenti. Considerate poi le dimensioni del reattore, il<br />

rischio di esplosione è quasi impossibile.<br />

70<br />

<strong>Elementi</strong> 38


energia<br />

Il sistema<br />

elettrico sia più<br />

flessibile<br />

di Luca Colasanti<br />

Negli ultimi dieci anni la generazione elettrica in Italia<br />

ha subito un mutamento importante e il modo in cui<br />

consumatori e produttori utilizzano la rete elettrica sta<br />

evolvendo verso un nuovo paradigma. Per gestire questo<br />

cambiamento è necessario disporre di un Sistema Elettrico<br />

“flessibile”, che sappia armonizzare il contributo della<br />

generazione proveniente da fonti tradizionali e rinnovabili.<br />

Flessibile perché in grado di fornire agli utenti la possibilità<br />

di modificare le proprie abitudini di consumo, ad esempio<br />

modulando la domanda per cogliere opportunità di prezzo<br />

nei momenti di picco della generazione. O perché in grado di<br />

consentire un’efficiente programmazione sul mercato e una<br />

gestione della rete in relazione ai flussi di energia provenienti<br />

dagli impianti di generazione a fonti rinnovabili.<br />

Tutto questo passa attraverso una misurazione puntuale<br />

ed accurata della produzione e dell’immissione e da una<br />

programmazione quanto più vicina al tempo reale, riducendo<br />

al minimo gli oneri di dispacciamento nella bolletta elettrica,<br />

dipendenti dalla penetrazione delle rinnovabili sul mercato<br />

elettrico. Il GSE si adopera ogni giorno per garantire una<br />

programmazione delle quantità di energia immessa da fonti<br />

rinnovabili quanto più vicina alla realtà per ridurre il più<br />

possibile l’impatto sulla collettività derivante dalla differenza<br />

tra l’energia ritirata e quella collocata sui mercati.<br />

Tuttavia, allo stato attuale, la rilevazione delle misure della<br />

gran parte delle unità di produzione connesse in media e<br />

bassa tensione non presenta caratteristiche di dettaglio ed<br />

accuratezza comuni a quelle connesse in alta; questo fa sì che,<br />

per minimizzare lo sbilanciamento, sia necessario predisporre<br />

un programma che non corrisponda alla reale immissione di<br />

tali unità di produzione.<br />

Al contrario, la disponibilità di misure di immissione con<br />

dettaglio orario, a prescindere dal livello di tensione e dalla<br />

potenza dell’impianto, permetterebbe di ridurre i costi di<br />

sistema derivanti dallo sbilanciamento.<br />

Del resto, per quanto riguarda il prelievo, si sta andando<br />

in questa direzione implementando una soluzione basata<br />

sui cosiddetti smart meter di seconda generazione, che<br />

permetteranno la rilevazione dei consumi a livello orario di<br />

tutti gli utenti.<br />

Un Sistema Elettrico flessibile che coniughi le esigenze della<br />

domanda con le opportunità date dall’offerta, non può<br />

prescindere da una misura dell’energia che sia a 360 gradi<br />

uniforme e puntuale per produzione, immissione e prelievo.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 71


energia<br />

ISGAN,<br />

un volano per<br />

le Smart Grids<br />

Bilancio di cinque anni di presidenza italiana<br />

di Michele de Nigris<br />

Michele de Nigris - RSE SpA - Presidente ISGAN<br />

Nel 2009 la Segreteria Tecnica del Ministero dello Sviluppo<br />

Economico mi prospettò una sfida irresistibilmente attraente:<br />

raggiungere un gruppo di esperti statunitensi e coreani per<br />

redigere un documento strategico rivolto ai governi interessati<br />

allo sviluppo delle reti elettriche intelligenti, le smart grids.<br />

74<br />

<strong>Elementi</strong> 38


È ormai ben noto che le reti intelligenti rappresentano<br />

l’insieme di tecnologie e soluzioni che integrando le<br />

funzionalità della rete elettrica con quelle offerte dalla<br />

gestione dei dati e della comunicazione abilitano un<br />

gran numero di servizi, favoriscono lo sviluppo di fonti<br />

di generazione variabile come quelle delle rinnovabili,<br />

diminuiscono le perdite, aumentano la qualità e sicurezza<br />

della fornitura, consentono all’utilizzatore di partecipare in<br />

modo attivo a un mercato elettrico aperto e trasparente.<br />

La prima riunione del gruppo segnò l’inizio di un percorso<br />

comune molto intenso, su cui fare convergere l’inventiva<br />

mediterranea forte dell’esercizio di 32 milioni di contatori<br />

elettronici e dell’automazione della rete di distribuzione,<br />

la spinta asiatica verso gli elettrodomestici intelligenti con<br />

cui invadere il mercato mondiale e la volontà americana di<br />

accelerare l’ammodernamento di una rete elettrica sull’orlo<br />

del collasso.<br />

Favoriti dalla differenza di fuso orario che ci consentiva<br />

di lavorare senza sosta alla stesura dei diversi capitoli,<br />

preparammo in meno di un mese il Piano di Azione<br />

Tecnologica sulle Smart Grids 1 la cui approvazione fu uno dei<br />

pochi risultati conseguiti nella COP 15 di Copenhagen, nel<br />

dicembre di quello stesso anno.<br />

Il piano indicava la via per dare vita - sotto l’egida del<br />

neonato CEM (Clean Energy Ministerial) - a ISGAN<br />

(International Smart Grids Action Network). L’importanza<br />

del contributo italiano alla sua creazione ed organizzazione<br />

fu immediatamente riconosciuta e alla prima riunione del<br />

Comitato Esecutivo (a Seoul, nell’aprile 2011) l’Italia ottenne<br />

la presidenza, coadiuvata da due vice presidenze di Corea e<br />

Usa. La presidenza italiana è stata poi confermata anche nel<br />

2013 e nel 2015.<br />

sviluppo, elaborano indagini sull’evoluzione dello stato<br />

dell’arte, formulano proposte su metodologie di valutazione<br />

e redigono rapporti su casi di studio, buone prassi, progetti di<br />

successo, esempi da seguire.<br />

L’obiettivo ultimo è quello di accompagnare le autorità nel<br />

loro percorso di comprensione dei rapidi cambiamenti in corso<br />

nel settore elettrico in modo da evitare errori e la dispersione e<br />

la ripetizione di sforzi ed investimenti.<br />

Accanto alla “produzione” tipica di ISGAN (rapporti,<br />

conferenze e reti di relazioni) presto si affiancherà la “ISGAN<br />

Academy of Smart Grids”, una piattaforma di e-learning in via<br />

di realizzazione con la collaborazione di Leonardo Energy. Se<br />

l’interesse suscitato da un’iniziativa si misura in “clicks”, finora<br />

i rapporti ISGAN hanno un successo che varia tra i 400 e 3500<br />

downloads (tutte le pubblicazioni sono disponibili sul sito<br />

www.iea-isgan.org).<br />

Di particolare rilevanza, inoltre, è l’attività del gruppo SIRFN<br />

(Smart Grids International Research Facilities Network)<br />

che mette in rete i principali laboratori mondiali che si<br />

occupano di tecnologie smart nel sistema attraverso prove<br />

d’intercomparazione.<br />

ISGAN ha consolidato la sua base e la sua reputazione<br />

mantenendo alto il livello di attenzione su un settore nel quale<br />

l’Italia ha ancora un vantaggio competitivo. La presidenza<br />

di ISGAN è motivo di orgoglio per l’Italia, e la qualificata<br />

partecipazione di autorità nazionali alla conferenza di Lecco<br />

nel settembre 2015 sulle “Tecnologie di comunicazione<br />

abilitanti lo sviluppo delle smart grids” ne è prova tangibile.<br />

Certo anche in questo caso l’intero “sistema Italia” dovrebbe<br />

agire in modo più compatto, esprimendo strategie nazionali,<br />

proponendo sistematicamente le soluzioni “made in Italy”.<br />

È quindi tempo di primi bilanci: ISGAN è diventato un<br />

importante forum intergovernativo che oggi raduna 25<br />

paesi 2 , responsabili di più dell’ 80% delle emissioni di gas<br />

climalteranti e protagonisti di più del 90% degli investimenti<br />

nel settore della modernizzazione delle reti.<br />

Le attività si sviluppano attraverso il lavoro di gruppi tematici<br />

(n.8 Annexes) che raccolgono informazioni sui drivers di<br />

1<br />

Major Economies Forum – Technology Action Plan – Smart Grids disponibile sul sito:<br />

http://www.majoreconomiesforum.org/images/stories/documents/MEF%20Smart%20Grids%20TAP%2011Dec2009.pdf<br />

2<br />

Australia, Austria, Belgio, Canada, Cina, Commissione Europea, Corea, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, India, Irlanda, Italia, Messico,<br />

Norvegia, Paesi Bassi, Russia, Singapore, Stati Uniti d’America, Sudafrica, Spagna, Svezia e Svizzera<br />

<strong>Elementi</strong> 38 75


mercato elettrico<br />

OCSIT,<br />

al servizio<br />

del mercato<br />

IL PUNTO DI VISTA<br />

DI MARCO PRIMAVERA<br />

Responsabile Organismo<br />

Centrale di Stoccaggio<br />

di AU<br />

Marco Primavera<br />

Fonte: Imagoeconomica<br />

Efficientamento del sistema, raddoppio delle tonnellate nel<br />

2016 e acquisto di un giorno di scorta in più rispetto al piano<br />

industriale. Rinegoziazione del finanziamento iniziale e<br />

taglio dello spread da 1,2% a 0,9% con una riduzione di circa<br />

3 milioni di euro di oneri. Dopo solo tre anni di attività, questi<br />

sono i numeri dell’OCSIT. Abbiamo sentito Marco Primavera,<br />

responsabile dell’Organismo Centrale di Stoccaggio.<br />

76<br />

<strong>Elementi</strong> 38


di Luca Speziale<br />

L'Organismo centrale di stoccaggio italiano dei prodotti<br />

petroliferi ormai è una realtà. Facciamo il punto della<br />

situazione. Attualmente OCSIT detiene oltre 600.000<br />

tonnellate di scorte di prodotti petroliferi, pari a 6 giorni,<br />

uno in più rispetto ai 5 giorni previsti dal piano originale.<br />

Questa veloce evoluzione deriva sia dall’ottimizzazione del<br />

finanziamento residuo che dalle opportunità legate al calo<br />

dei prezzi dei prodotti petroliferi. Il tutto rientra nel piano<br />

industriale, approvato dal Ministero dello Sviluppo economico,<br />

che prevede l’acquisto di 30 giorni scorta in un periodo di 10<br />

anni (2014 – 2023).<br />

E: A proposito del piano industriale, come si è evoluta la<br />

gestione in questi tre anni?<br />

MP: Per l’anno in corso, che ha visto l’acquisto di 3 giorni/scorta<br />

a fronte del raddoppio delle quantità detenute, l'Organismo<br />

centrale di stoccaggio ha previsto una spesa pari a 15,6 milioni<br />

di euro. Gli acquisti degli anni precedenti, ovvero di 1 giorno<br />

scorta nel 2014 e di due giorni scorta nel 2015, sono stati<br />

portati a termine con previsioni di budget rispettivamente di<br />

11,8 e 7,4 milioni di euro.<br />

E: Rispetto alle previsioni iniziali, in che direzione si è lavorato?<br />

Quali sono stati i risultati in termini di efficientamento?<br />

MP: OCSIT ha sempre mirato a contenere i costi, obiettivo<br />

raggiunto negli ultimi anni. Infatti i consuntivi di OCSIT hanno<br />

evidenziato nel 2013 una minore spesa del 21%, nel 2014 del<br />

59% per arrivare al 2015, dove la riduzione è stata del 34%,<br />

nonostante l’aumento delle scorte detenute per ognuno degli<br />

anni di attività.<br />

E: Come si è potuto arrivare a questi risultati?<br />

MP: Queste “economie” sono state ottenute sia dal lato degli<br />

oneri finanziari, che da quello dei costi relativi allo stoccaggio.<br />

Per quanto riguarda i primi, OCSIT ha ottenuto un tasso<br />

competitivo rispetto a quello dei migliori operatori ed inferiore<br />

a quello praticato alla media dei player del settore. Inoltre,<br />

nel 2015, cogliendo l’opportunità di condizioni favorevoli del<br />

mercato bancario, ha rinegoziato i termini del finanziamento<br />

iniziale, riuscendo a ottenere un taglio dello spread da 1,2%<br />

a 0,9% con una riduzione di circa 3 milioni di euro di oneri<br />

fino alla scadenza del contratto (giugno 2019). Invece per<br />

quanto concerne i costi relativi allo stoccaggio, il meccanismo<br />

competitivo e trasparente di gara utilizzato, garantisce<br />

l’individuazione di fornitori del servizio meno cari. Questi<br />

risultati sono stati ottenuti grazie ad una struttura efficiente,<br />

il cui peso sui costi totali va a calare negli anni con un’incidenza<br />

che dal 41% del 2014 è passata al 12% nel 2016.<br />

E: Facendo riferimento alle scorte, come viene finanziato il loro<br />

acquisto?<br />

MP: OCSIT rileva nel budget solo la previsione dei costi (di<br />

stoccaggio di struttura e degli oneri finanziari derivanti dal<br />

finanziamento acceso per l’acquisto delle scorte), mentre la<br />

spesa per l’acquisto dei prodotti non è a carico degli operatori<br />

petroliferi me è finanziata, attualmente, delle banche, ed<br />

in futuro, dai prestiti obbligazionari. Grazie al suo merito di<br />

credito ed in virtù anche della sua missione istituzionale, come<br />

riconosciuto nell’atto di indirizzo pubblicato dal MiSE nel<br />

gennaio 2014, OCSIT riesce a spuntare finanziamenti a tassi<br />

decisamente favorevoli.<br />

E: In conclusione, chi beneficia direttamente dell’attività di<br />

OCSIT?<br />

MP: Nei suoi primi quattro anni di vita, ma realmente tre a<br />

pieno regime, OCSIT, oltre ad una partecipazione sempre<br />

più attiva in ambito internazionale, ha attuato, come<br />

precedentemente detto, una politica di efficienza legata anche<br />

ad una riduzione dei costi che è a vantaggio, in generale, del<br />

sistema nella sua totalità e, nello specifico, di tutti gli operatori<br />

del settore petrolifero.<br />

AU in pillole<br />

Acquirente Unico è la società pubblica alla quale,<br />

nell’ambito del processo di liberalizzazione del mercato<br />

elettrico, per legge è affidato il compito di acquistare<br />

elettricità per le famiglie e le piccole-medie imprese<br />

rimaste nel mercato tutelato, ove sono presenti oltre 24<br />

milioni di utenti (di cui circa 20 milioni domestici), che<br />

non hanno ancora scelto il loro fornitore sul mercato<br />

libero. Nel 2015 l'azienda ha approvvigionato circa 62<br />

TWh, pari al 20% del fabbisogno nazionale di energia<br />

elettrica. Ad AU, che opera sulla base delle direttive del<br />

Ministero dello Sviluppo Economico e delle delibere<br />

dell'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema<br />

idrico, sono state poi affidate altre competenze, di<br />

fatto una "holding di servizi" indipendente per meglio<br />

tutelare i consumatori e per favorire il processo di<br />

liberalizzazione del mercato elettrico e del gas. Tra<br />

queste, la gestione dello Sportello per il Consumatore<br />

di Energia per conto dell'Authority, per informare i<br />

consumatori sui propri diritti nei mercati dell’energia e<br />

supportarli nella risoluzione gratuita delle controversie<br />

con i propri fornitori, oltre che per supportare la stessa<br />

Autorità nell’individuazione delle anomalie di mercato;<br />

la realizzazione e gestione del SII-Sistema Informativo<br />

Integrato, prima piattaforma digitale per uno scambio<br />

sicuro e affidabile di dati tra tutti gli operatori<br />

per favorire lo sviluppo del mercato; il Servizio di<br />

Conciliazione clienti energia, per dirimere celermente le<br />

controversie tra consumatori e operatori senza ricorrere<br />

alla via giudiziaria e senza oneri; la gestione dell'OCSIT,<br />

l'organismo di gestione delle scorte petrolifere di<br />

sicurezza per assicurare in maniera efficace e sicura gli<br />

approvvigionamenti del Paese.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 77


trasparenza<br />

In margine alla riforma Madia<br />

Il ruolo<br />

del GSE<br />

Il limite “temporale” introdotto dal Legislatore in materia<br />

di annullamento d’ufficio dei provvedimenti amministrativi.<br />

I primi contributi del Giudice amministrativo.<br />

78<br />

<strong>Elementi</strong> 38


di Vittoria Guglielmi<br />

Nell’ottica di semplificare e rendere l’attività amministrativa più<br />

trasparente, nonché di aumentare l’affidamento che il privato<br />

ripone nei confronti dell’azione amministrativa, la Riforma<br />

Madia (Legge n. 124/2015) è intervenuta, tra l’altro, in materia<br />

di annullabilità d’ufficio dei provvedimenti amministrativi<br />

apportando alcune modifiche alla disciplina dettata dall’art.<br />

21-nonies della Legge n. 241/1990.<br />

In particolare, è stato introdotto un termine, non<br />

superiore a 18 mesi “dall’adozione dei provvedimenti di<br />

autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici”<br />

entro il quale la pubblica amministrazione può annullare il<br />

proprio provvedimento, in presenza di ragioni di interesse<br />

pubblico e tenuto conto degli interessi dei destinatari e dei<br />

controinteressati.<br />

A seguito della nuova formulazione dell’art. 21-nonies, si è<br />

posta la necessità di verificare se la norma, contenuta nella<br />

legge generale che regola la disciplina sul procedimento<br />

amministrativo, possa trovare concreta applicazione nei casi in<br />

cui il GSE sia tenuto a rivedere, anche oltre il “tempo massimo”<br />

consentito, la propria valutazione in ordine al legittimo<br />

riconoscimento di incentivi pubblici.<br />

In primo luogo, la recente giurisprudenza ha affermato la<br />

superiorità dell’interesse pubblico alla corretta erogazione di<br />

risorse statali rispetto all’interesse del privato al punto tale da<br />

considerarlo “interesse rinvenibile in re ipsa”, escludendo che,<br />

ai fini dell’annullamento in autotutela del provvedimento,<br />

“possa assumere rilievo in senso contrario il decorso del<br />

tempo” (Tar Lazio n. 10980/2015 e n. 1376/2016).<br />

Ad oggi, le fattispecie oggetto di disamina da parte del Giudice<br />

amministrativo hanno riguardato, da una parte, la decadenza<br />

dal diritto al riconoscimento degli incentivi a seguito<br />

dell’avvio di un procedimento di verifica e controllo, dall’altra,<br />

l’annullamento d’ufficio tout court del provvedimento<br />

amministrativo.<br />

Nel primo caso il Consiglio di Stato ha osservato che “il<br />

provvedimento al di là del nomen iuris utilizzato (“annulla<br />

la qualifica”)” esprime l’esercizio del potere decadenziale a<br />

seguito di un procedimento di verifica e controllo per il quale<br />

“non è previsto alcun termine decadenziale o sollecitorio di<br />

attivazione” (Consiglio di Stato, 21 dicembre 2015, nn. 5795,<br />

5796, 5797, 5798, 5799).<br />

Il potere di verifica e di controllo riconosciuto al GSE, in<br />

primis dall’art. 42 del D.lgs. n. 28/2011, consisterebbe, infatti,<br />

in un “autonomo potere di accertamento sostanziale che<br />

completa il procedimento finalizzato al riconoscimento<br />

dell’incentivazione” (cfr. Tar Lazio n. 4613/2016).<br />

Ne deriva che l’effetto “decadenziale” nei confronti<br />

dell’originario provvedimento, renderebbe, di fatto,<br />

inesauribile il potere tutorio della pubblica amministrazione,<br />

almeno sotto un profilo temporale.<br />

Anche nelle recenti sentenze del Tar Lazio nn. 4663/2016 e<br />

4667/2016, il Giudice, chiamato a pronunciarsi in ordine alla<br />

presunta irragionevolezza del termine entro il quale era stato<br />

adottato il provvedimento ai sensi dell’art. 21-nonies della<br />

Legge n. 241/1990, ha riconosciuto come legittimo l’operato del<br />

GSE, rilevando, in primo luogo, l’irretroattività della norma. In<br />

riferimento al superamento del termine dei 18 mesi, si legge<br />

invece che “non vi sono deroghe al mantenimento di rapporti<br />

contra legem che determinino esborsi indebiti di denaro<br />

pubblico”, unitamente alla considerazione che la normativa<br />

specialistica impone al GSE il recupero delle somme ove si<br />

riscontrino violazioni rilevanti ai fini della erogazione degli<br />

incentivi.<br />

I primi contributi della giurisprudenza in materia<br />

sembrerebbero, quindi, propendere per una interpretazione<br />

della norma relativa alla fissazione del termine non meramente<br />

letterale, ma piuttosto, da valutarsi caso per caso.<br />

Alla luce di quanto esposto, appare evidente che l’intento<br />

originario del Legislatore di predisporre con la Legge n.<br />

241/1990 un testo normativo semplice e breve, contenente<br />

norme di principio e a carattere residuale, ha lasciato spazio<br />

a previsioni sempre più minuziose e di dettaglio che non<br />

potendosi applicare a tutte le fattispecie svuotano di fatto la<br />

portata obbligatoria delle stesse.<br />

Il tema in esame pone, quindi, un ultimo interrogativo di<br />

carattere generale relativo alla metodologia più opportuna da<br />

utilizzare per definire un modello universale di procedimento<br />

amministrativo: è preferibile delineare la regola generale<br />

partendo dall’osservazione del “particolare”, attraverso il<br />

metodo dell’induzione, ovvero stabilire prima una legge<br />

generale all’interno della quale, in via deduttiva, ricomprendere<br />

le singole fattispecie?<br />

Ciascuno dei suddetti metodi presenta punti di forza e di<br />

debolezza, al centro di antiche disquisizioni filosofiche, in cui è<br />

spesso prevalso l’orientamento secondo cui il metodo deduttivo<br />

riveste, rispetto dell’induzione, un carattere maggiormente<br />

deterministico: date premesse che si presuppongono vere, le<br />

conseguenze non potranno che essere tali.<br />

Tuttavia, in presenza di norme “rigide” e “stringenti”, come<br />

quella in oggetto, potrebbe essere opportuno riconsiderare<br />

l’opposta tesi che, rifacendosi alle teorie giuspositiviste,<br />

affermi la validità del metodo induttivo per definire, tramite<br />

l’osservazione dei singoli casi, una regola generale che tale, nei<br />

suoi contenuti, deve rimanere.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 79


scienza<br />

La rivoluzione<br />

dei droni<br />

80<br />

<strong>Elementi</strong> 38


di Edoardo Borriello<br />

È una rivoluzione all'insegna dei droni quella avviata dagli<br />

agricoltori italiani. Nei campi saranno infatti utilizzati sempre<br />

più i velivoli droni: dal monitoraggio delle coltivazioni agli<br />

interventi di precisione su particolari aree. Centinaia di<br />

queste macchine volanti si affiancheranno a quelle agricole<br />

tradizionali, con costi inferiori, tempi ridotti e maggiore<br />

sicurezza. L’Area Ricerca di Pisa del Cnr ha realizzato un<br />

prototipo di drone che verrà utilizzato ad ampio raggio<br />

nell'agricoltura di precisione, grazie agli innovativi sistemi<br />

multisensoriali sviluppati dall’Istituto di scienze e tecnologie<br />

dell’informazione, dall’Istituto di biometeorologia di Firenze e<br />

dal gruppo Refly del Cnr pisano.<br />

Prodotto dalla Sigma Ingegneria, Efesto - questo il nome del<br />

drone - impiega sensori termici multispettrali e iperspettrali. La<br />

risoluzione a terra è dell’ordine dei 3cm/pixel: un grande passo<br />

in avanti rispetto ai 5-25m/pixel ottenuti con una rilevazione<br />

satellitare.<br />

"Grazie a Efesto - ha spiegato Alessandro Matese dell'Ibimet-<br />

Cnr - si possono acquisire dati provenienti da più sensori<br />

contemporaneamente e ad altissima risoluzione in modo da<br />

poterli elaborare assieme. Dalla fusione di questi dati saranno<br />

elaborate indicazioni che mirano a ridurre al minimo gli impatti<br />

ambientali dei sistemi produttivi".<br />

L’agricoltura di precisione secondo Alessadro Matese troverà<br />

una forte implementazione, in quanto si potranno aggiustare<br />

i parametri della semina, modulare le dosi di fertilizzante,<br />

l’applicazione sito-specifica dell’acqua, dei pesticidi, degli<br />

erbicidi. Utilizzando le mappe prodotte dal drone, si può<br />

arrivare a un risparmio di acqua del 25%.<br />

Le prime applicazioni dell’agricoltura di precisione si basavano<br />

sull’elaborazione di immagini da satellite, sui sistemi Gps,<br />

su quelli informativi geografici. "Il drone offre invece - ha<br />

sottolineato Ovidio Salvetti dell'Isti-Cnr - la possibilità di<br />

voli ripetuti, acquisizione di immagini visibili termiche e<br />

multispettrali georiferite e l’elaborazione post volo dei dati per<br />

la mosaicatura. Dati e immagini che possono essere integrati<br />

in una rete e fornire così informazioni in tempo reale grazie<br />

anche ai recenti progressi nelle tecnologie di trasmissione radio<br />

e la possibilità che queste hanno di interfacciarsi con internet".<br />

Nella viticoltura moderna, ad esempio, l’utilizzo del<br />

drone messo a punto dal Cnr permette di programmare<br />

una gestione agronomica differenziata del vigneto per<br />

ottenere una produzione di qualità. Le attività del drone<br />

sono indirizzate sia allo sviluppo di tecnologie di indagine<br />

basate su telerilevamento e sistemi di monitoraggio micro<br />

meteorologico, sia allo sviluppo di strumenti informatici<br />

(mappe di rischio meteo climatico, modelli di allerta precoce<br />

contro malattie, modelli previsionali di crescita e qualità) che<br />

migliorino la quantità e la qualità delle produzioni.<br />

Oltre a costare meno i rilievi video-fotografici realizzati da<br />

droni sono molto più precisi di quelli satellitari. I dati ottenuti<br />

possono suggerire se irrigare meglio alcune porzioni di campo;<br />

indicare quali piante stanno crescendo meglio; quali hanno<br />

bisogno di essere concimate; se è il momento di intervenire<br />

contro le erbe infestanti; se il livello dell'acqua in una risaia si è<br />

abbassato troppo.<br />

Droni-spia, droni archeologici, droni-postini. Ma di dronicontadini<br />

si è detto poco. Eppure, in molti casi, la fase<br />

sperimentale è già alle spalle. A Roma, nella conferenza "Droni<br />

per l'agricoltura", sono stati presentati i primi risultati di alcune<br />

campagne di volo e progetti in corso in Italia. Aziende agricole e<br />

di hi-tech hanno spiegato al pubblico cosa è stato fatto finora e<br />

quali sono le potenzialità di un settore in forte crescita.<br />

Ma i droni, per quanto affascinanti, sono solo un mezzo.<br />

Servono per portare in quota i veri artefici dell'agricoltura di<br />

precisione: i sensori. Multi-spettrali, laser-scanner, termo-camere<br />

in grado di raccogliere dati e informazioni altrimenti impossibili<br />

da ricavare. Sensori in grado di “vedere” le piante con altri<br />

occhi: quelli infrarossi. Nella luce infrarossa la vegetazione ha<br />

una maggiore riflettività rispetto ad altri oggetti. Questo grazie<br />

alla clorofilla, che fornisce un indice di vigore della vegetazione.<br />

Le mappe di vigore sono strumenti fondamentali nell'agricoltura<br />

di precisione. Si tratta di foto aeree (navigabili in 3D) di campi<br />

coltivati. A seconda del colore rilevato dai sensori, si capisce<br />

quali piante stanno crescendo meglio e quali, invece, sono più<br />

indietro. L'obiettivo è quello di avere un raccolto uniforme e<br />

della stessa qualità.<br />

È stato già fatto con il riso, nel progetto “Origini” di Kellogg's<br />

coordinato dall'Ente nazionale risi. Quattro campi, per<br />

un'estensione di oltre 50 ettari sono stati fotografati con camere<br />

a infrarossi. Le immagini ottenute hanno sorpreso gli stessi<br />

agricoltori: campi confinanti presentavano livelli di crescita<br />

difformi. In alcuni casi si poteva vedere la “scia” della macchina<br />

spandiconcime: le piante più vicine alle linee di passaggio della<br />

macchina crescevano meglio.<br />

Dall'analisi si è poi passati all'applicazione pratica. Le piante già<br />

sane e forti non sono più state concimate, mentre su quelle più<br />

esili è stata irrorata una dose maggiore. Alla fine, tutto il riso<br />

raccolto era della stessa qualità. Ed è stato risparmiato il 30% del<br />

concime rispetto a quello che sarebbe stato usato “alla cieca”.<br />

L'agricoltura di precisione ha anche le sue ricadute green. Chi<br />

può contare su dati precisi non ha bisogno di “sparare nel<br />

mucchio”, ma può dosare erbicidi, pesticidi e fertilizzanti. Per<br />

l'azienda agricola è un risparmio di denaro; per l'ambiente un<br />

vantaggio e per i consumatori… tutta salute in più.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 81


scienza<br />

E la notte vendo<br />

energia elettrica<br />

82<br />

<strong>Elementi</strong> 38


di Vittorio Esposito<br />

L’industria fotovoltaica è entrata, accanto al petrolio, al<br />

carbone, al gas naturale, all’idroelettrico e al nucleare, nel<br />

grande mercato dell’energia con la produzione di corrente<br />

elettrica che, indistinguibile da quella prodotta dalle altre<br />

fonti e anche se considerata aleatoria perché funziona<br />

solo di giorno e mai di notte, confluisce nelle grandi reti<br />

nazionali e internazionali.<br />

Anche singoli privati contribuiscono, sia pure in misura<br />

ancora millesimale, ad alimentare la rete di distribuzione<br />

con impianti installati per soddisfare le esigenze energetiche<br />

di abitazioni. Il futuro prossimo può, però, riservare ai<br />

possessori di questi impianti fotovoltaici una piacevole<br />

sorpresa: essere imprenditori di se stessi.<br />

Il problema della disponibilità dell’energia solare soltanto<br />

nelle ore diurne e della necessità di acquistare dalla rete di<br />

distribuzione l’energia necessaria in quelle notturne sembra<br />

ormai avviato a soluzione.<br />

L’impianto fotovoltaico, è noto, è correlato ad una o<br />

più batterie che vengono caricate quando c’è il sole per<br />

garantire l’alimentazione elettrica di notte o nei periodi di<br />

bassa insolazione. L’elemento base del sistema di accumulo<br />

elettrico è costituito da un banco di accumulatori ricaricabili<br />

(batterie), collegato all’impianto di produzione (moduli<br />

che consentono di trasformare direttamente la luce del<br />

sole in energia elettrica), che può essere dimensionato<br />

in modo da garantire un’autonomia di funzionamento<br />

anche per più giorni e la stabilizzazione della tensione in<br />

uscita dal generatore fotovoltaico in misura sufficiente per<br />

applicazioni diverse.<br />

Le batterie utilizzate per l’accumulo dell’energia elettrica<br />

negli impianti fotovoltaici, sono state, finora, quelle a tipo<br />

“stazionario”, diverse da quelle impiegate dall’industria<br />

automobilistica, capaci di assicurare un basso valore di<br />

autoscarica, un elevato numero di cicli di carica-scarica,<br />

lunga vita e una manutenzione quasi nulla.<br />

Ma proprio dall’industria automobilistica, in particolare<br />

da quella impegnata nella costruzione di auto elettriche,<br />

può venire quella rivoluzione che renderà autosufficienti<br />

gli impianti fotovoltaici e consentirà di produrre energia<br />

elettrica anche da “vendere” alle reti di distribuzione.<br />

Negli Stati Uniti è in progetto la costruzione di una<br />

megafabbrica per la produzione di batterie ad alta<br />

efficienza da utilizzare per le auto elettriche che avranno,<br />

così, un importante ruolo anche nel campo del mercato<br />

dell’energia grazie alla capacità di scambiare la stessa con<br />

la rete elettrica. Questa capacità, battezzata V2G (vehicle<br />

to grid) consentirà di sfruttare le auto elettriche e le loro<br />

batterie come riserve al servizio della rete di distribuzione<br />

perché l’energia elettrica può andare, secondo la necessità,<br />

dalla rete elettrica alla batteria e viceversa.<br />

Le batterie di questo tipo, una volta entrate in commercio<br />

a prezzi competitivi, possono essere utilizzate anche come<br />

stoccaggio dell’energia prodotta da sistemi a energia solare<br />

che, una volta soddisfatta la richiesta necessaria ai consumi e<br />

alla ricarica, possono immettere l’energia in eccesso nella rete<br />

elettrica pubblica.<br />

L’uso di ioni al litio, alla base della costruzione di queste<br />

nuove batterie, è utilizzato anche in Giappone dove<br />

è attualmente in costruzione una batteria capace di<br />

immagazzinare l’energia prodotta da una centrale ad energia<br />

solare. Una tecnologia nota quindi che potrebbe trovare<br />

sviluppo anche nel nostro paese e servire da volano sia per<br />

l’industria automobilistica che per quella fotovoltaica, per<br />

restare solo nel campo dell’energia “pulita”.<br />

La possibilità per il possessore di un’auto elettrica<br />

(ovviamente quando il suo prezzo sarà “accessibile”) di<br />

diventare, come i possessori di impianti che sfruttano<br />

l’energia solare, “produttori” di energia elettrica può aprire<br />

prospettive di guadagno per singoli privati finora impensabili.<br />

Pensiamo alle possibilità di guadagno che possono ricavare<br />

dall’elettricità venduta di notte vari condomini possessori<br />

di auto elettriche (ma anche di altri veicoli che potranno<br />

utilizzare le “nuove” batterie) e che potrebbero mettere a<br />

disposizione della rete l’elettricità già assorbita nella ricarica,<br />

che nelle auto avviene automaticamente quando sono in<br />

funzione e che per le auto elettriche può essere effettuata<br />

nelle fasce orarie di minor costo “speculando” sulla<br />

differenza di prezzo tra quello di acquisto e quello di vendita.<br />

Sembra un futuro ormai prossimo quello che consentirà, in<br />

un regime di interscambio con la normale rete elettrica di<br />

servizio, ai possessori di un impianto fotovoltaico di realizzare<br />

un guadagno cedendo la notte l’energia accumulata in<br />

esubero alle necessità nelle ore di massima densità energetica<br />

della radiazione solare.<br />

Non solo si potrà, quindi, azzerare la bolletta di energia<br />

elettrica attraverso l’autosufficienza energetica ma anche<br />

avviare una remunerata attività imprenditoriale: quella di<br />

“venditore” di elettricità. Semplici valutazioni possono dare<br />

un’idea approssimativa della potenzialità economica di<br />

questa possibile “fonte” che lo sviluppo della tecnologia, in<br />

termini di rendimento dell’efficienza dei sistemi di batterie di<br />

accumulatori e di riduzione dei costi degli stessi, sta tentando<br />

di mettere a disposizione del fotovoltaico, che potrà così<br />

contribuire in modo significativo al soddisfacimento dei<br />

fabbisogni energetici.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 83


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<strong>Elementi</strong> 38 85


<strong>Elementi</strong> Normativi<br />

La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori<br />

sui principali aspetti normativi del settore energetico.<br />

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE<br />

Gas ed elettricità,<br />

conciliazione obbligatoria presso l’Autorità<br />

Si chiama Testo Integrato Conciliazione (TICO) e disciplina le procedure di risoluzione extragiudiziale delle<br />

controversie tra clienti finali e operatori di elettricità e gas. Ad adottarlo, lo scorso 11 maggio, è stata l’AEEGSI con<br />

la delibera 209/2016/E/com, la quale stabilisce che, a partire dal prossimo primo gennaio 2017, dopo il reclamo del<br />

cliente finale, il tentativo di conciliazione presso il Servizio dell’Autorità diventi il principale luogo di risoluzione<br />

delle controversie tra le parti. In caso di insuccesso, il tentativo di conciliazione diventa, comunque, condizione<br />

indispensabile per potersi rivolgere al giudice. L’obbligo di attivare questa procedura sarà reso operativo<br />

progressivamente anche per gli altri settori regolati (in particolare per quello idrico).<br />

La Corte europea interviene<br />

sulle quote ETS per l’industria<br />

Stop al quantitativo massimo annuo di quote assegnabili gratuitamente all’industria nel periodo 2013-2020<br />

della Direttiva ETS. Lo ha stabilito, lo scorso 28 aprile, la Corte europea, chiamata in causa dai ricorsi di alcuni<br />

organi giurisdizionali, tra i quali il Tar del Lazio. Tra le questioni sollevate dalla Corte, inoltre, ci sono la mancata<br />

considerazione delle emissioni legate alla produzione di energia elettrica, da gas di scarico e delle emissioni<br />

associate alla produzione di energia termica da impianti di cogenerazione. Inoltre, l’organo di giustizia europeo<br />

ha anche eccepito l’incoerenza tra i dati forniti dagli Stati membri ai sensi di due distinte disposizioni della<br />

direttiva ETS (artt. 9bis, para 2 e 10bis para 5).<br />

Dal Fondo Kyoto<br />

un aiuto alla mobilità sostenibile<br />

Le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e per l’erogazione di combustibili alternativi, il trasporto<br />

collettivo e condiviso, nonché gli interventi per la mobilità sostenibile in generale, potranno essere finanziati con<br />

tasso agevolato tramite il Fondo Kyoto. Lo ha stabilito il Decreto del Ministero dell’Ambiente, pubblicato sulla<br />

Gazzetta Ufficiale del 6 maggio scorso, dal titolo “Regolamento recante integrazione dei settori ai quali possono<br />

essere concessi finanziamenti a tasso agevolato a valere sul Fondo rotativo di Kyoto”. La possibilità di finanziare<br />

a tasso agevolato attività inerenti la mobilità sostenibile è stata introdotta il 22 giugno 2012 dal Decreto “Misure<br />

urgenti per la crescita del Paese”. Con un bando pubblicato in Gazzetta il 21 aprile scorso, inoltre, il Ministero<br />

dell’Ambiente ha riconosciuto fino a 247 milioni di euro, a valere sul Fondo Kyoto, per finanziare a tasso agevolato<br />

progetti di efficientamento energetico degli edifici pubblici scolastici, universitari e destinati ad asili nido.<br />

86<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Bollette di elettricità e gas<br />

giù del 5% nel II trimestre 2016<br />

Con la delibera 139/2016/R/com l’Autorità per l’energia ha aggiornato le componenti tariffarie a copertura degli<br />

oneri generali di sistema e le ulteriori componenti del settore elettrico e del gas per il II° trimestre 2016. Così come<br />

nel trimestre precedente, la componente A3 per le utenze domestiche non ha subìto variazioni, mentre quella A2<br />

è stata ridotta. Per effetto di questi interventi la diminuzione trimestrale della bolletta elettrica per il consumatore<br />

tipo (2.700 kWh/anno con potenza di 3 kW) è del 5,0%. La spesa media annua per il cliente tipo sarà di circa 502<br />

euro, (-0.8% rispetto al trimestre precedente), di cui 111 euro (circa il 22,1% della bolletta) verranno destinati<br />

alla componente A3. Per il gas, invece, la famiglia tipo (consumo di 1.400 standard metri cubi/anno) beneficerà di<br />

una riduzione ancora maggiore, pari al 5,2% rispetto al trimestre precedente, grazie alla quale sosterrà una spesa<br />

annua attorno ai 1.076 euro.<br />

Sicurezza energetica,<br />

una priorità per il Consiglio europeo<br />

Il 18 marzo scorso il Vertice dei Capi di Stato e Governo dei 28 Stati membri dell’Unione europea ha assegnato<br />

carattere prioritario al tema della sicurezza energetica e ha invitato i legislatori dell’Unione a tradurlo in strumenti<br />

normativi ed operativi. Nel documento conclusivo del Vertice è riportato, inoltre, l’impegno a raggiungere il target<br />

europeo di riduzione delle emissioni (-40%) al 2030, proseguendo nel rafforzamento del ruolo delle rinnovabili<br />

(27%) e dell’efficienza energetica (27%), confermando così quanto già concordato nelle Conclusioni dell’ottobre<br />

2014. Infine, nell’ambito del quadro clima-energia al 2030, i capi di Stato e Governo invitano la Commissione a<br />

presentare le proposte legislative ancora pendenti per completare il quadro attuativo e regolatorio e sollecitano i<br />

legislatori a procedere speditamente in tale direzione.<br />

Conto Termico 2.0,<br />

al via dal 31 maggio scorso<br />

È entrato in vigore il 31 maggio scorso il Conto Termico 2.0, volto a semplificare e rendere più remunerativo<br />

per la Pubblica Amministrazione il meccanismo che incentiva gli interventi di riqualificazione energetica e di<br />

produzione di energia termica. Il nuovo Conto Termico introduce una procedura più snella ed efficace per la<br />

P.A. per la prenotazione degli incentivi. Inoltre sarà possibile percepire un acconto già all’avvio dei lavori, che<br />

varia tra i 2/5 e la metà dell’incentivo complessivamente riconosciuto.<br />

Sentenza Corte UE su aiuti di Stato:<br />

respinto il ricorso della Germania<br />

Gli sgravi alle imprese energivore della Germania, così come il sostegno alle aziende del comparto FER,<br />

costituiscono aiuti di Stato. Lo ha stabilito la Corte Generale europea respingendo il ricorso del governo<br />

tedesco contro la decisione della Commissione europea di considerare come aiuti di Stato la riduzione della<br />

“sovrattassa EEG” per le imprese energivore. Questi sgravi hanno arrecato un vantaggio rispetto alle altre<br />

aziende, esentandole impropriamente da un onere che avrebbero dovuto sostenere, ha ribadito la Corte.<br />

La Germania dovrà così recuperare dalle imprese energivore le relative somme non percepite, così come già<br />

imposto dalla Commissione.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 87


Bizzarre<br />

energie<br />

A cura di Sallie Sangallo<br />

La plastica pluriuso, è Bbagz<br />

Bbagz è un sacchetto<br />

di silicone con chiusura<br />

in alluminio. Si tratta di<br />

un sostitutivo ecologico<br />

ai sacchetti di plastica<br />

monouso, utilizzati<br />

per contenere panini,<br />

tramezzini. Ideato<br />

e realizzato da un<br />

imprenditore canadese,<br />

il sacchetto ecologico può essere lavato in lavastoviglie,<br />

sterilizzato o addirittura “infornato”. Altra caratteristica<br />

positiva del Bbagz è l’assenza delle sostanze poco salutari<br />

presenti nella plastica, come bisfenolo, ftalti ecc… Utilizzando<br />

Bbagaz al posto della plastica monouso si potrebbe aiutare<br />

significativamente il pianeta. E il nostro organismo.<br />

Nuova vita ai gusci d’uova<br />

Un gruppo di ricercatori<br />

dell’Alabama ha scoperto<br />

che dallo sminuzzamento dei<br />

gusci di uova si ottengono<br />

delle nanoparticelle. Queste,<br />

miscelate ai polimeri<br />

impiegati per creare materiali<br />

da imballaggio, danno<br />

origine a un nuovo materiale,<br />

estremamente flessibile e più<br />

resistente rispetto a quelli<br />

oggi in commercio. In questo<br />

modo hanno ottenuto una<br />

valida alternativa alla plastica<br />

che porterebbe significativi<br />

vantaggi per l’ambiente.<br />

Il bonsai ricarica lo smart phone<br />

Si tratta di bonsai altamente<br />

tecnologici formati da<br />

rami di acciaio e foglie<br />

composte da piccoli pannelli<br />

fotovoltaici. Per poter<br />

catturare l’energia necessaria<br />

a ricaricare la batteria a<br />

cui sono collegati, devono<br />

essere esposti per 36 ore a<br />

un’adeguata luce solare,<br />

catturata facilmente grazie<br />

alla flessibilità dei rami.<br />

Un parco giochi di plastica<br />

Un parco giochi interamente costruito con la plastica<br />

raccolta all’Expo: questo è il progetto realizzato dall’azienda<br />

Levissima, che grazie alle sue cargo bike ha raccolto<br />

tonnellate di plastica, vetro e lattine prodotte dai visitatori<br />

dell’Expo. La lodevole iniziativa ha avuto il pregio, oltre che di<br />

salvaguardare l’ambiente, di dimostrare a grandi e piccini che<br />

i materiali di scarto possono essere una preziosa e tangibile<br />

risorsa per la comunità.<br />

88<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Alle Maldive il resort<br />

è “ecosostenibile”<br />

Le “zebre smart” ti aiutano<br />

ad attraversare<br />

A Gasfinholu, isola delle Maldive, è stato costruito un lussuoso<br />

resort ecosostenibile. Si tratta del ClubMed Finolhu Villas,<br />

opera progettata dall’architetto Yuji Yamazaki e composta<br />

da 52 ville rese energeticamente autonome grazie a 6.200<br />

mq di pannelli fotovoltaici. Questi, realizzati con vetro e<br />

acciaio bianco si integrano perfettamente con l’ambiente<br />

circostante e con i materiali del luogo, come paglia e legno.<br />

Ogni villa è dotata di una piscina fronte mare, pareti spesse<br />

e termoisolanti e sensori di movimento che consentono un<br />

importante risparmio di luce e aria. Grazie alle prestazioni<br />

energetiche e alla bellezza che lo caratterizzano, il ClubMed<br />

Finolhu Villas è stato insignito di due importanti premi,<br />

l’International Hotel and Property Award 2015 – Best Beach<br />

Hotel e il 2015 Interior Design Magazine Best of Year Award –<br />

Best Resort Hotel.<br />

Le “zebre smart” sono strisce pedonali intelligenti che consentono<br />

di rendere più visibili i pedoni mentre attraversano la strada<br />

durante la notte. Si attivano, grazie a un sensore a pressione<br />

nel momento in cui il pedone si accinge ad attraversare,<br />

emettendo una luce alimentata da pannelli fotovoltaici. Il<br />

progetto è stato realizzato dall’azienda catalana Llumtraffic<br />

e nonostante l’elevato costo le “zebre smart” si trovano in<br />

alcune cittadine spagnole per cercare di limitare l’ingente<br />

numero di incidenti stradali in cui sono coinvolti i pedoni.<br />

La “nuova plastica”?<br />

Arriva dai frantoi<br />

Alice, la scarpa di funghi<br />

Kristel Peters è riuscita a realizzare scarpe ecologiche, con<br />

una tomaia davvero unica. Alice, è il nome del modello<br />

della scarpa, è composta da più parti intercambiabili nel<br />

caso di rottura o danneggiamento. Ognuna di queste parti<br />

è ottenuta dal micelio dei funghi, materiale naturale che<br />

può originare dei polimeri così forti da poter essere lavorati<br />

e stampati. Secondo la sua designer, Alice, grazie ai suoi<br />

pezzi di tomaia sostituibili e stampabili potrebbe essere la<br />

soluzione per ridurre la consistente quantità di scarpe che<br />

spesso si trovano nelle discariche.<br />

Un nuovo tipo di plastica ecologica, economica e resistente<br />

alla trazione si otterrà grazie a una miscela di polipropilene e<br />

farina di nocciolo di olive. Quest’ultima, composta da lignina,<br />

emicellulosa e cellulosa, può essere ridotta fino ad una<br />

dimensione di 400 micron. Miscelando in quantità differenti<br />

il polipropilene con la farina di nocciolo di oliva, i ricercatori<br />

hanno ottenuto materiali con differenti proprietà come la<br />

capacità di resistenza alla trazione e l’assorbimento di liquidi.<br />

Con la nuova plastica si potrebbero realizzare tubi del gas,<br />

zerbini, cruscotti ecologici ed economici.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 89


energia del pensiero<br />

La rinascita<br />

dell’occidente?<br />

Dalla famiglia<br />

UN CAFFÈ<br />

CON CLAUDIO RISÉ<br />

Psicoterapeuta e scrittore<br />

Claudio Risé<br />

di Romolo Paradiso<br />

90<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Claudio Risé è uno che dice quello che pensa senza star<br />

troppo a vedere se ciò può infastidire qualcuno. È quello<br />

che i più chiamerebbero un “politicamente scorretto”. Uno<br />

non in linea con la vulgata corrente. Un disobbediente. Uno<br />

scomodo, che rompe gli equilibri di un sistema che dietro<br />

la coltre della democrazia e della libertà, vuole invece tutti<br />

allineati sotto una stessa cultura, uno stesso modo di pensare<br />

e agire. Per questo Claudio Risé è una persona che stimola il<br />

dubbio, alimenta il pensiero, l’analisi, il confronto sereno e<br />

intelligente. E suggerisce, con garbo e civiltà, una reazione,<br />

una rivolta a quanto sta danneggiando, depauperandole,<br />

le grandi vitalità dell’uomo. Quelle racchiuse nei valori<br />

tradizionali, base e forza di un ordine etico e sociale che è<br />

sinonimo di fecondità, civiltà e bellezza.<br />

E: Professor Risé, dove sta andando l’umanità?<br />

CR: La direzione è difficile da individuare. L’uomo d’oggi, a<br />

identità debole, non è in grado di darsi obiettivi chiari e di<br />

ampia portata e ciò porta a sbandamenti, ad atteggiamenti<br />

che vanno contro lo stesso istinto di sopravvivenza. Insomma<br />

la possibilità di finire nel burrone del nulla non è poi così<br />

remota.<br />

E: Non crede che l’Occidente stia vivendo un malinteso<br />

concetto di libertà? Nel senso che si è fatta strada la<br />

logica del “tutto è permesso” e “tutto è possibile”, con la<br />

conseguenza che nulla appare vero, degno di rispetto e<br />

capace di resistere al tempo?<br />

CR: La libertà è la capacità di porsi dei limiti in funzione dei<br />

propri obiettivi. L'attuale mancanza di obiettivi personali ci fa<br />

confondere la libertà con la soddisfazione delle pulsioni, che<br />

è invece una condizione di dipendenza e di schiavitù. Manca<br />

l'individuazione di una meta e anche quella della propria<br />

origine, della propria storia. L’assenza di questi processi<br />

di autoriconoscimento può provocare una sudditanza alla<br />

coazione delle pulsioni e desideri, a volte anche di potenza,<br />

di guadagno, di gratificazione immediata. Il contrario della<br />

libertà e della soggettività.<br />

E: È il riflesso di quella caduta dei valori fondati sulla visone<br />

etica della vita, che a un certo punto della nostra storia<br />

sono stati volutamente attaccati per imporre alla società<br />

una logica marxista e poi avviliti da quella attualmente<br />

trionfante, la liberista.<br />

><br />

<strong>Elementi</strong> 38 91


"L’uomo d’oggi, a identità<br />

debole, non è in grado<br />

di darsi obiettivi chiari<br />

e di ampia portata e ciò<br />

porta a sbandamenti"<br />

CR: Credo che i grandi cambiamenti degli ultimi due secoli,<br />

dalla rivoluzione francese in poi, abbiamo separato l’uomo<br />

moderno dalle proprie radici. Anche dal riconoscimento di<br />

aspetti di sé indispensabili al proprio sviluppo, come il senso<br />

del limite, l'amore, la devozione. Siamo così andati avanti<br />

seguendo i sentieri che ci aprivano le nostre potenzialità<br />

tecniche. Senza chiederci però dove ci avrebbero condotto<br />

e, ancor prima, senza individuare il percorso e la meta verso<br />

la quale noi stessi, come persone e come popoli, volevamo<br />

dirigerci. Anche sulla base del riconoscimento delle nostre<br />

radici. Abbiamo così depauperato un enorme patrimonio<br />

affettivo, cognitivo oltre che spirituale, contenuti fondativi<br />

della vita della persona. Il marxismo, il suo fallimento e la<br />

conseguente ondata di liberismo sfrenato degli ultimi decenni<br />

sono solo gli ultimi tratti del percorso materialista e tecnoscientifico<br />

che l'Occidente vive da più di due secoli. Hanno il<br />

loro peso, ma il cambiamento parte da più lontano.<br />

E: Bisognerebbe forse ricominciare dalla famiglia. Quella non<br />

politicamente corretta, quella vera, dove il ruolo della madre<br />

sia ben differente da quello del padre, e all’interno della<br />

quale esista una visione della vita basata sì sull’amore, ma<br />

anche sul senso di responsabilità, di mutualità, di rispetto dei<br />

ruoli, di capacità d’ascolto, di condivisione dei momenti di<br />

felicità e di dolore. Sul desiderio di essere un luogo di senso e<br />

di formazione.<br />

CR: Io credo nel valore fondativo della famiglia originaria.<br />

Quel nucleo nel quale la donna e l’uomo svolgono il compito<br />

genitoriale sulla base delle loro caratteristiche naturali,<br />

differenti e complementari. Se noi non ritroviamo quella<br />

germinalità istintuale e feconda, produttiva di scambi ed<br />

equilibri sui quali si sviluppa la società, ci perdiamo in logiche<br />

intellettuali, economiche, di potere, da dove è difficile trovare<br />

uscite vitali. L’attualità ne è la dimostrazione. Ci sono troppo<br />

interessi politici e di potere economico che spingono verso<br />

visioni artificiali della famiglia, favoriti in questo da una<br />

mancanza di senso di responsabilità da parte delle persone.<br />

Senza porsi il problema delle conseguenze che tali logiche<br />

possono avere sui figli. Ma del resto il mercato o la finanza,<br />

che queste culture impongono e governano, hanno nel loro<br />

dna l’interesse per il bene dell’uomo?<br />

E: Susanna Tamaro, in un suo recente libro: “Un cuore<br />

pensante” (Ed. Bompiani – ndr), dice che “bisognerebbe<br />

ripartire dallo spirito della maternità, l’unico in grado di<br />

contrastare l’annichilimento, il solo capace della purezza del<br />

dono, che non vizia ma rigenera, offrendoci alla pienezza<br />

della vita”.<br />

CR: La vita inizia lì, nel seno della madre ed è un fatto che<br />

non possiamo evitare per accettare fantasie di abolizione<br />

dei generi, oggi spesso impegnati a celebrare la propria<br />

unilaterale onnipotenza o immaginare la capacità di<br />

generare senza l'altro. Noi da lì partiamo e lì dobbiamo<br />

arrivare, riconoscendo l'indispensabilità di maschile e<br />

femminile, categorie elementari della vita, dell’esistenza e<br />

dello sviluppo umano.<br />

E: Si tratta di categorie di ordine. E l’ordine è bellezza.<br />

Se l’ordine diventa disordine, tutto perde di valore e di<br />

fecondità.<br />

CR: Alla bellezza e alla fecondità, aggiungerei anche<br />

l’allegria, che della bellezza e della fecondità è conseguenza.<br />

E della quale l’uomo non può assolutamente privarsi, come<br />

invece ora sta accadendo.<br />

E: Lei, in un suo libro del 2003 “Il padre, l’assente<br />

inaccettabile” (Ed. San Paolo - ndr) ha aperto in Italia la<br />

riflessione sull'eclissi del padre, notando che c’è oggi una<br />

“nostalgia dello sguardo del padre”. Ci spieghi perché.<br />

CR: Perché il padre molto spesso non c’è più. In America<br />

la maggior parte delle persone sono cresciute in una casa<br />

senza padre, come conseguenza di situazioni che vanno<br />

dal divorzio, alla sempre più diffusa mancanza di senso di<br />

responsabilità verso i figli L’assenza del padre costituisce<br />

una ferita profonda nella vita umana, perché il padre è la<br />

figura dell’origine e dell’identità, dell’ auto riconoscimento,<br />

dell’individuazione, indispensabile alle persone, di obiettivi<br />

e strade da intraprendere, senza le quali diventano povere,<br />

insicure e sterilmente inquiete.<br />

E: Si comprende così perché l’uomo d’occidente è un essere<br />

vagante senza bussole, incapace di intraprendere un<br />

percorso di senso. Un percorso di coraggio e di visione,<br />

in grado di stravolgere le logiche materialistiche che<br />

la finanza, il mercato e la tecnica gli hanno imposto,<br />

impoverendolo e rendendolo inerme.<br />

92<br />

<strong>Elementi</strong> 38


CR: Quest'uomo indebolito, sfiduciato, malato è anche un<br />

suddito facilmente manipolabile. È una delle ragioni che<br />

spingono le società occidentali a moltiplicare le legislazioni<br />

che sviluppano la mancanza di paternità e maternità<br />

naturale. In questa condizione anche la volontà dei soggetti<br />

viene meno, indebolendo ogni risposta di opposizione, di<br />

ribellione allo status quo imposto dalle logiche politicheeconomiche<br />

dominanti.<br />

E: Le attuali sono quindi società estremamente conformiste.<br />

CR: Con la conseguenza che la paura dominante, ma<br />

soprattutto quella dei giovani, è di non fare ciò che gli<br />

altri si aspettano si faccia. Un conformismo diffuso che<br />

impedisce al soggetto di essere se stesso. È in questa<br />

situazione che la mancanza della figura paterna gioca un<br />

ruolo fondamentale. Perché non essendoci il padre, non<br />

siamo più abituati ad opporci ad esso. Non abbiamo fatto<br />

una vera scuola di opposizione. Tutte le forme di ribellione<br />

che vediamo nel mondo da parte dei giovani, in fondo<br />

sono sterili. Propongono proteste o "indignazioni" come<br />

sostituti alle profonde ribellioni mancate dell’adolescenza,<br />

in cui ognuno, tra mille autentiche sofferenze e privazioni<br />

(il cui senso e insegnamento è da sempre legato alla figura<br />

paterna), può cercare e ritrovare se stesso.<br />

E: Non le sembra che ai giovani, e, purtroppo, non soltanto<br />

a loro, manchi oggi la consapevolezza di ciò che il dolore<br />

significhi? Qualcosa che attraversa la vita degli uomini,<br />

la caratterizza e la dispone ad essere meglio compresa e<br />

vissuta.<br />

CR: Il dolore è presentato oggi a tutti, ma soprattutto ai<br />

giovani, come qualcosa di orribile, di evitabile. Non essendoci<br />

passati attraverso, non avendo avuto prova del dolore, i<br />

giovani si ritrovano così ad essere soggetti deboli, fragili.<br />

Nel mio ultimo libro: “Sazi da morire. La necessità della<br />

fatica.” (Ed. San Paolo - ndr.), sottolineo appunto la necessità<br />

della fatica, che è cugina del dolore, perché lo attraversa,<br />

lo contiene, mostrandocene poi i frutti. La fatica comporta<br />

il fatto che invece di andarci a divertire, noi espletiamo un<br />

compito che implica sacrificio e produce una trasformazione.<br />

Ma se non passiamo attraverso il dolore, non ci sviluppiamo,<br />

non diventiamo forti, e viviamo un’esistenza di sofferenza<br />

senza fine. Perché il tentativo di estraniamento dal dolore,<br />

naturalmente, ci preclude qualsiasi gioia. È la presenza degli<br />

opposti - qui appunto: gioia e dolore - che produce energia.<br />

Il bambino appena nato strilla e soffre perché per la prima<br />

volta usa i polmoni per respirare, è uscito dal ventre della<br />

madre nel quale viveva felice, e tale separazione gli procura<br />

sofferenza. Ma questo è l’inizio della vita e quindi della gioia.<br />

E : Siamo talmente immersi nel materialismo finalizzato<br />

all’avere e al consumare che non riusciamo a renderci conto<br />

dell’importanza, della bellezza e della forza del dono, dal<br />

quale potremmo trarre spunti ed emozioni per una vita<br />

veramente fondata sulla gioia.<br />

"... se non passiamo<br />

attraverso il dolore, non ci<br />

sviluppiamo, non diventiamo<br />

forti, e viviamo un’esistenza<br />

di sofferenza senza fine."<br />

<strong>Elementi</strong> 38 93<br />

>


CR: Si tratta di una forza formativa, strutturante: ci formiamo<br />

donando/ci. La nostra generatività si traduce sempre in un<br />

dono. Se manca il dono si perde il senso della vita, che non<br />

può essere rappresentata da un accumulo di cose, in cui si<br />

soffoca. Dono è la più significativa espressione di noi stessi.<br />

E: L’uomo è l’espressione del dono. La nostra vita è frutto di<br />

un dono.<br />

CR: E siamo chiamati a reinterpretarla donandola e donandoci.<br />

E: Anche il tempo ci sfugge. Anzi, per dirla con Emil Cioran,<br />

siamo completamente “caduti nel tempo”. Soggiogati dalle<br />

sue logiche, dai suoi impeti. Mentre la salvezza sarebbe<br />

“cadere dal tempo”, per un tempo intimo nel quale far<br />

trionfare il desiderio di crescita interiore, la creatività,<br />

l’attenzione alle persone e alle cose che ci stanno accanto. È<br />

d’accordo?<br />

CR: Dobbiamo rimpadronirci del tempo. Guardare il tempo<br />

con ampiezza, perché noi veniamo da lunghe storie. Quindi<br />

non caderci dentro, ma collocarci nel tempo. Governando lo<br />

stare nel tempo, facendo del "tempo da vivere" un "tempo<br />

di senso". La gioia, il dolore, la fatica, l’amore, la morte, tutti<br />

i momenti significativi della vita, ma più ancora la vita tutta,<br />

deve essere vissuta con la consapevolezza di offrire ad ogni<br />

attimo un senso che va più in là della mera materialità. Anche<br />

il tempo (come spiego in "Il padre. Libertà, dono", ed. Ares),<br />

è un dono del padre, così come lo spazio, orizzontale, è un<br />

indispensabile dono della madre.<br />

E: La bellezza, quella che per Dostoevskij salverà il mondo,<br />

sembra sempre più latitare dalle cose dell’uomo. Con la<br />

conseguente aridità dei nostri pensieri e dei nostri gesti.<br />

Come faremo a riscoprirla e a rimpossessarci della meraviglia<br />

che essa scatena e del senso d’infinito che da essa discende?<br />

CR: Con l’osservazione profonda della natura! Della natura<br />

incontaminata (come propongo in: Il maschio selvatico /2 e<br />

in Donne selvatiche. Forza e bellezza del femminile, ed. San<br />

Paolo) che rimane ancora prevalente, malgrado l’uomo si<br />

immagini assolutamente dominante. Nel rapporto attento<br />

con la natura noi ritroviamo la bellezza. Un tramonto, un<br />

albero, il volo di un uccello, i suoi colori, una tempesta,<br />

così come lo sguardo limpido di un bimbo, o quello stupito<br />

di un poeta, hanno una forza intrinseca che ha sempre<br />

accompagnato l’essere umano in modo profondo. Tutta la<br />

tecnologia possibile che ora invade le nostre giornate, di<br />

fronte alla bellezza che scaturisce dall’osservazione della<br />

natura risulta impotente, e più ancora, insignificante, oltre<br />

che improduttiva per il bene autentico dell’uomo.<br />

E: È anche vero che il concetto di bellezza, così come<br />

quello di cultura, non può appartenere a tutti. Ma solo a<br />

una minoranza. Una minoranza però importante, perché<br />

è sempre da essa che germoglia il seme dell’idea nuova,<br />

ribelle, rivoluzionaria e innovativa. È quindi indispensabile<br />

che almeno questa piccola cellula della comunità possa<br />

continuare ad esistere e a resistere alle intemperie di una<br />

modernità nichilista.<br />

CR: La storia la fanno minoranze portatrici di visioni<br />

generate dall'esperienza della bellezza. La speranza è che<br />

ancora qualcuno continui ad alimentarsi della bellezza, per<br />

restituirci bellezza. Dobbiamo crederci.<br />

Asterisco<br />

La festa della vita<br />

di Stefania Concàri<br />

“Amo la leggerezza, senso e fonte di vita”<br />

(Giorgio Albertazzi)<br />

Quando eravamo bambini riuscivamo ad avvertire<br />

gli eventi con più leggerezza rispetto a come li<br />

percepiamo da adulti. Crescendo acquisiamo quella<br />

“capacità” di rendere le nostre vite sempre più<br />

difficili, caricandole di problemi, rancori verso gli altri<br />

e verso noi stessi, danneggiando l’equilibrio emotivo.<br />

Per questo è importante imparare a prendere<br />

la vita, gli eventi e tutto ciò che ci circonda con<br />

maggiore leggerezza, che non significa indifferenza<br />

o freddezza nei confronti delle persone e delle<br />

situazioni che la vita ci mette di fronte.<br />

La leggerezza non è superficialità. Viviamo con<br />

leggerezza quando impariamo ad affrontare le<br />

situazioni e i problemi coscienti che il senso della vita<br />

stia proprio nella capacità di dare a essa un significato<br />

che va oltre il materiale, e nello spirituale ritrova<br />

l’essenza d’ogni atto e d’ogni fatto.<br />

Dovremmo pensare alla vita come una festa a cui<br />

siamo tutti invitati e il cui scopo è la levità di una<br />

costante e coinvolgente gioia.<br />

94<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Ogni giorno la fonte<br />

essenziale di ENERGIA<br />

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arte e architettura in luce 2<br />

Come<br />

le macchine<br />

parlano agli dei.<br />

E viceversa<br />

Foto di Mimmo Frassineti<br />

96<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Nel secondo numero della rubrica “Arte e Architettura in luce” <strong>Elementi</strong> si occupa della ex centrale termoelettrica romana<br />

Montemartini, dal 1997 spazio museale che ospita statue romane, epigrafi e mosaici di pregevole fattura. Suggestivo<br />

l’accostamento e il contrasto tra l’archeologia classica e quella industriale, con i macchinari in disuso che fanno da sfondo alle opere<br />

d’arte e viceversa, in uno scenario in cui antico e moderno si compenetrano valorizzandosi reciprocamente.<br />

(Maurizio Godart)<br />

di Maria Pia Terrosi<br />

Un esempio ben riuscito di riconversione di un vecchio<br />

edificio di archeologia industriale, la centrale elettrica di<br />

Montermartini a Roma. Ne parliamo con Claudio Parisi<br />

Presicce, Soprintendente Capitolino ai Beni culturali<br />

E: Dott. Parisi Presicce, ci può raccontare come una vecchia<br />

centrale elettrica dismessa è diventata un museo?<br />

CPP: Quando abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione<br />

dei Musei Capitolini c’era l’esigenza di spostare<br />

temporaneamente le sculture presenti nel Museo nuovo,<br />

quello realizzato a piano terra nel Palazzo Caffarelli,<br />

per completare i lavori di adeguamento impiantistico e<br />

strutturale. La Centrale di Montemartini è sembrata il luogo<br />

ideale per proporre un allestimento innovativo: così è nato<br />

il progetto espositivo “Le macchine e gli dei “. Quindi nel<br />

1997 è avvenuto il trasferimento; il nuovo allestimento ha<br />

avuto un’eco forte tra gli specialisti così come tra i visitatori.<br />

La scelta è stata di fare un allestimento minimale in cui<br />

le macchine - le turbine della centrale - mantenessero la<br />

loro funzione estetica originaria. In pratica si è scelto di<br />

non schermarle come si sarebbe potuto ipotizzare in un<br />

allestimento basato su criteri tradizionali.<br />

E: Quali sono le collezioni esposte a Montemartini? Quali i<br />

criteri dell’allestimento?<br />

CPP: Nell’allestimento l’architetto Francesco Stefanori,<br />

funzionario della Sovrintendenza Capitolina, ha ideato un<br />

percorso che puntasse a ricomporre contesti unitari.<br />

A Montemartini sono esposti materiali e reperti rinvenuti<br />

durante gli scavi compiuti per la costruzione dei quartieri<br />

Esquilino, Viminale e Quirinale. Ci sono poi sculture rinvenute<br />

quando sono stati realizzati i grandi viali, per esempio la Via<br />

del Mare. E reperti provenienti dalle aree archeologiche del<br />

Teatro Marcello e di Largo Argentina. Uno dei monumenti più<br />

significativi esposti è il Frontone del Tempio di Apollo che non<br />

aveva trovato posto nelle collezioni capitoline.<br />

Quando abbiamo rinvenuto all’interno di palazzo Caffarelli<br />

i resti del podio del Tempio di Giove Capitolino si è deciso di<br />

non far rientrare tutte le sculture in Campidoglio ma solo una<br />

piccola parte: così l’esposizione temporanea di Montemartini<br />

è diventata un museo vero e proprio.<br />

E: Il New York Times ha incluso la Centrale Montemartini tra i<br />

luoghi da “non perdere” durante una visita a Roma. Cosa ha<br />

ben funzionato nell’intervento su Montemartini?<br />

CPP: Il contrasto tra la natura di origine industriale dello<br />

spazio e la presenza delle sculture che “isolatamente” sono in<br />

grado di interagire con questo fondale di macchinari.<br />

v<br />

E: L’accostamento realizzato in questo museo tra due mondi<br />

– almeno in apparenza - opposti come l'archeologia classica<br />

e quella industriale funziona solo per le suggestioni ispirate<br />

dal gioco di contrasti? Oppure facilita la comprensione delle<br />

opere?<br />

CPP: È un contrasto che esalta la forma estetica della scultura<br />

classica messa a confronto con la forma geometrica di questi<br />

fondali costituiti dai macchinari. È come se la presenza di<br />

queste macchine rendesse più leggibili le singole sculture.<br />

In un ambiente espositivo neutro, come lo spazio di museo<br />

tradizionale, le sculture sono percepite quasi come fossero<br />

tutte uguali. In questa ambientazione, invece, viene<br />

esaltata la specificità, l’unicità. Per questo l’esperimento di<br />

Montemartini - uno dei primissimi in assoluto - di collocare<br />

sculture classiche in un edificio di archeologia industriale è<br />

utile per comprendere meglio la scultura classica, a stabilire<br />

un dialogo più efficace.<br />

E: A proposito di dialogo, quello di Montemartini è stato<br />

definito un museo che dialoga: dove il moderno dialoga con<br />

l'antico, l'arte con l'industria, le opere con il nuovo contesto<br />

dove sono inserite. Ritiene che nel rapporto con l’antico si<br />

debba puntare a instaurare un dialogo o fermarsi alla mera<br />

conservazione?<br />

<strong>Elementi</strong> 38 97<br />

>


Foto di Mimmo Frassineti<br />

CPP: La fruizione dell’immenso patrimonio artistico che<br />

ha Roma può avere una maggiore incisività nel raccontare<br />

la nostra storia millenaria solo a patto che si stabilisca<br />

un dialogo emotivo. Nello specifico le sculture presenti<br />

a Montemartini riescono a farlo efficacemente anche<br />

per il fatto che rimandano a luoghi specifici della città,<br />

provenienti da aree precise identificabili nel tessuto della<br />

città moderna e contemporanea. Questo fatto produce delle<br />

relazione emotive più strutturate. Inoltre se questi oggetti di<br />

particolare valore riescono ancora a trasmettere conoscenze,<br />

molto dipende anche dal contrasto che hanno stabilito con il<br />

contenitore nel quale sono inserite.<br />

E: Ormai si moltiplicano i progetti per il recupero degli<br />

spazi industriali dismessi: basti pensare alla Tate Modern<br />

a Londra riprogettata ormai parecchi anni fa da Herzog &<br />

De Meuron. Perché la riqualificazione di queste aree abbia<br />

successo quanto conta che il nuovo edificio riesca a integrarsi<br />

e soprattutto a rappresentare un volano per una ripartenza<br />

culturale, economico e sociale di quella parte di città?<br />

CPP: In un quartiere in via di ridefinizione, dove da poco si è<br />

insediata l’università e si sta completando la ristrutturazione<br />

degli ex mercati generali come polo di aggregazione, il<br />

museo di Montemartini dovrebbe avere maggiori capacità<br />

di inserirsi nel tessuto sociale come strumento di racconto<br />

della memoria, di creazione di sinergia con la vita del<br />

quartiere. Il fenomeno non ha ancora sviluppato le sue<br />

potenzialità, anche se per la prima volta con la costruzione<br />

di questo museo il municipio ha attivato dei contatti con la<br />

Soprintendenza che lasciano ben sperare.<br />

Quando a Montemartini si<br />

produceva energia elettrica<br />

Costruita agli inizi del 1900 alla presenza dello stesso<br />

re Vittorio Emanuele II - sulla via Ostiense tra i Mercati<br />

Generali e la sponda sinistra del Tevere, la centrale<br />

di Montemartini è stata il primo impianto pubblico<br />

di produzione di energia elettrica della Capitale. Si<br />

scelse questa collocazione per due ragioni: la vicinanza<br />

al fiume che garantiva una disponibilità continua di<br />

acqua e il fatto di essere esterna alla cinta daziale che<br />

evitava il pagamento di imposte sul combustibile.<br />

Nel nuovo impianto di Montemartini furono installati<br />

motori diesel di moderna concezione forniti dalla<br />

Ditta Franco Tosi di Legnano: sviluppavano una<br />

potenza di 7.000kW, portata a 16.000 nel 1924.<br />

Un successivo ampliamento avvenne nel 1933 quando<br />

furono installati due colossali motori, ognuno dei quali<br />

pesava più di 80 tonnellate e misurava oltre 20 metri,<br />

per una potenza totale pari a 15.000 HP. All’epoca<br />

si trattava di uno degli impianti diesel più potenti<br />

d’Europa: due esemplari simili, adattati all’uso navale,<br />

equipaggiavano il transatlantico Rex. Nel 1963, dopo<br />

mezzo secolo di attività, la centrale smise di produrre<br />

energia elettrica.<br />

98<br />

<strong>Elementi</strong> 38


storie di ieri e di oggi<br />

Sogni e avventure di un tempo che fu<br />

Sbuffava…<br />

sbuffava quel<br />

treno, poi arrivò<br />

l’elettricità<br />

di Renato Terrosi<br />

Sulla scrivania ho la targa di una locomotiva - FS 835340- ed è come se avessi un<br />

treno perché quando ci poso sopra lo sguardo sento in testa una sorta di musica<br />

ritmata. La musica del treno, appunto, che fila sulle rotaie lucide, di giorno e di<br />

notte, con qualunque tempo. La targa è un dono recente, ma la locomotiva alla<br />

quale apparteneva ha compiuto da qualche anno il suo ultimo viaggio verso il<br />

cimitero delle locomotive, esalando tranquilla l'estremo sbuffo di vapore.<br />

Comunque, fu Oliviero, compagno di scuola a Perugia, a mettermi addosso la<br />

malìa per i treni. Lui andava spesso al cinema, mentre io mi accontentavo di<br />

aspettarlo all'uscita per fare un giro per il Corso e ascoltare i suoi racconti nei quali,<br />

invariabilmente, c'entrava un treno.<br />

Per me andava benissimo perché un certo innamoramento per il treno lo avevo<br />

già avuto ai tempi della fanciullezza, quando nella notte udivo lo sferragliare<br />

dei vagoni sulle rotaie della ferrovia poco lontana, e quel tu-tum sordo e ritmato<br />

riusciva a conciliarmi il sonno. Poi, una sera di mezza estate, mentre Livio davanti<br />

casa suonava la sua vecchia fisarmonica, avevo visto passare un treno, lunghissimo<br />

e tutto illuminato. Filava sicuro verso il sud, e il fumo che usciva dal comignolo della<br />

vaporiera si sbrindellava lungo le fiancate delle vetture svanendo nel buio. Livio<br />

aveva detto che si trattava del diretto che portava i signori a Roma, ma tant'è, mi<br />

aveva affascinato. Pensavo che il treno ansimava come i mostri delle storie e che zia<br />

<strong>Elementi</strong> 38<br />

><br />

99


Illustrazioni di Alessandro Buttà<br />

Ida aveva ragione quando sfaccendando cantava: "L'amore è<br />

un treno / che fila sereno". Giusto un mese dopo, proprio alla<br />

vigilia del compimento dei miei otto anni, papà e mamma mi<br />

dissero che il sabato successivo saremmo andati a Napoli. In<br />

treno, naturalmente. Del viaggio ricordo il porto della grande<br />

città pieno di bastimenti, i ragazzini che si tuffavano in acqua<br />

per prendere al volo le monetine lanciate dai turisti, le gallerie,<br />

i pali telegrafici e i caselli lungo la ferrovia che io mi ostinavo a<br />

contare diligentemente. E soprattutto mi ricordo del Pulcinella<br />

di porcellana, che un amico di mio padre mi aveva regalato<br />

e che cadendo dalla reticella della vettura a causa di uno<br />

scossone era andato in pezzi.<br />

Tornando a Oliviero, devo dire che i treni dei suoi racconti<br />

cinematografici erano quasi sempre americani, come i film,<br />

trainati da locomotive enormi, munite di spazzaneve poderosi.<br />

A furia di parlare di film e di treni, Oliviero mi aveva messo<br />

addosso la smania di fare un bel viaggio. A Roma. La grande<br />

occasione venne presto: a scuola avevano organizzato<br />

una gita nella Capitale con il famoso Treno Popolare, che<br />

sarebbe partito la seconda domenica di maggio, alle sei del<br />

mattino, e avrebbe fatto ritorno in giornata. La spesa, tutto<br />

compreso, era minima: cinque lire. Fu un'avventura eccitante.<br />

A Terni facemmo la prima sosta. Vennero distribuiti cestini<br />

da viaggio e cartoline illustrate già affrancate da inviare a<br />

casa per immortalare l'evento. Sulla mia c'era scritto "Saluti<br />

a grande velocità!" e nel tondo appariva una sbuffante<br />

vaporiera vecchio tipo. Nello scompartimento - che aveva<br />

un'imbottitura in similpelle e una porta scorrevole - due<br />

giovani sposi raccontavano le loro serate accanto alla radio<br />

acquistata da poco, capace di prendere Roma, Milano e<br />

perfino Parigi. Un giovanotto con i baffetti alla Clark Gable,<br />

invece, le sparava grosse sulle ragazze prone ai suoi piedi e<br />

diceva che lui era abituato a viaggiare in prima o in seconda<br />

classe, mentre in quella modesta terza del Treno Popolare ci<br />

si trovava malissimo. A Orte tutti s'incuriosirono al cambio<br />

della locomotiva. Quella a vapore, infatti, fu staccata, e al<br />

suo posto misero un locomotore mosso dall’energia elettrica.<br />

Una novità strepitosa. Si ripartì, quindi, a velocità sostenuta,<br />

e ora che non c'era più il pericolo del fumo molti viaggiatori<br />

si affacciavano ai finestrini, per ammirare la campagna<br />

fuggente.<br />

Alcuni ragazzi avevano preso a cantare: “ Siamo fiaccole di<br />

vita, siamo l’eterna gioventù, che conquista l’avvenire, di<br />

ferro armata e di pensier”.<br />

La Capitale fu una visione fugace, ma alla fine tutti furono<br />

contenti perché avevano visto il Colosseo, il Foro Romano<br />

e il “ balcone del Duce”. Poi, Oliviero, compagno della mia<br />

adolescenza e fantasioso narratore di film, era andato via<br />

dalla città. Non avevo saputo più nulla di lui. Solo molti anni<br />

dopo lo incontrai a Roma durante un convegno all’ Ergife.<br />

La rimpatriata fu lunga, li nel salotto dell'Ergife e mi<br />

sembrava che Oliviero non si annoiasse al ricordo dei racconti<br />

100<br />

<strong>Elementi</strong> 38


della nostra gioventù. E alla sera il saluto tra me e Oliviero<br />

non poteva non essere carico di commossa e amara nostalgia.<br />

Non sapevo, allora, che mi sarei rifatto la bocca pochi giorni<br />

dopo. Col treno, ovviamente. L'ultimo lusso rimasto agli<br />

italiani, era stato detto durante un ricevimento. Un lusso<br />

spirituale, e molti avevano annuito convinti. E, nell'occasione,<br />

si era perfino parlato della musica in treno; un capitolo<br />

affascinante, senza dubbio musica delicata, per il vagone<br />

letto, soprattutto. Chopin o Schubert al pianoforte? E perché<br />

non proprio Wagon lits di Gianna Nannini?<br />

È una voce un po' troppo imperativa quella della Nannini,<br />

forse? Ma dopo la sveglia delicata e il caffè servito dal<br />

conduttore può andar bene. Intanto l'ombra di un sogno<br />

fuggente svanisce sotto le arcate ferrigne di Milano Centrale<br />

o quelle marmoree di Firenze Santa Maria Novella. Sono<br />

a bordo dell'ultimo treno, italiano superveloce. Un treno<br />

speciale. Il convoglio aggressivo a forma di squalo, si lascia<br />

dietro la città e affronta la campagna a 200 all'ora, infila di<br />

prepotenza le gallerie e fa sberleffi ai caselli. Dentro è tutto<br />

ovattato. Autorità e invitati parlano poco, quasi timorosi di<br />

rompere una sorta di religioso silenzio. Ben presto si arriva<br />

alla piccola stazione dove termina la corsa di prova e c'è<br />

una breve cerimonia. Alcune decine di persone attendono il<br />

convoglio allineate sotto la pensilina. Scendiamo anche noi e<br />

ascoltiamo i discorsi di saluto che sono inni al progresso, alla<br />

velocità, alla sicurezza; quasi un accenno di sfida all'invadenza<br />

della ruota. Il convoglio fermo sotto il sole di primavera sembra<br />

un monumento, un totem severo e benevolo a un tempo. La<br />

cerimonia termina presto tra battimani, flash e colpi rochi di<br />

sirena. Il treno torna indietro, si muove subito veloce verso il<br />

sud. A bordo mi sento tranquillo e rilassato mentre il treno<br />

speciale corre su rotaie di seta, e il lievissimo rumore di fondo<br />

sembra un delicato fraseggio musicale.<br />

Dov'è il tu-tum, tu-tum di una volta? E quel fumo nero e denso<br />

dove si perdevano i miei pensieri e le mie fantasie? Ma è un<br />

attimo, il passato è quasi svanito nelle lontananze del tempo.<br />

Per un po' penso di essere l'unico passeggero di un vascello<br />

fantasma e chiudo gli occhi. Non corro al timone, non corro<br />

alle vele, non chiedo soccorso. Resto, meravigliosamente solo,<br />

con i miei ricordi di treni che quella targa di vecchia locomotiva<br />

svanita nel nulla, quotidianamente seconda.<br />

La Vignetta di Fama<br />

<strong>Elementi</strong> 38 101


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Il messaggio degli occhi<br />

Nella mia terra, la Sicilia, si parla con gli occhi. Lo sguardo è più<br />

importante della parola. Già da piccoli s’impara a comunicare<br />

attraverso lo sguardo. S’impara dagli altri. Dai genitori, dai<br />

nonni, dagli amici più grandi.<br />

Per dire di avere intuito una verità, si dice: “u taliavu n’ta<br />

l’occhi”, l’ho guardato negli occhi. Perché quella è la sede<br />

di quanto è nell’animo di ognuno. Di quanto si sente. Di<br />

quanto si vive. Di quando ero bambino ricordo i silenzi lunghi<br />

di mia nonna, la sera, quando eravamo riuniti a tavola.<br />

Ascoltava e guardava negli occhi tutti. Il suo sguardo era<br />

penetrante, lo sentivi scandagliare dentro di te. Capiva così<br />

delle preoccupazioni, delle speranze, dei propositi, delle gioie,<br />

degli stati d’animo di ognuno. Poi, quando l’ora si faceva<br />

tarda, e veniva il momento del riposo, lei si avvicinava al letto<br />

di ciascuno per regalare una parola di conforto, di solidarietà,<br />

di condivisione. Oppure di meritato rimprovero. Una lezione di<br />

comportamento e di vita.<br />

Mentre lei parlava io non potevo fare a meno di guardarla<br />

negli occhi. Il suo sguardo era forte e trasmetteva emozioni<br />

maggiori delle parole.<br />

Da grande si comprende veramente l’importanza di saper<br />

decifrare il messaggio degli occhi. Di capire l’altro, il suo<br />

momento. Da un movimento di quelli ci si accorge di<br />

quale magia sia racchiusa nello sguardo. Cosa sia capace di<br />

comunicare. Cosa sia in grado di trasmettere, di infondere. È<br />

così per tutti gli sguardi. Da quelli rubati al volo in casa, per<br />

strada, a scuola, in ufficio, dal finestrino di una macchina, nei<br />

posti e nelle situazioni più impensate. A quelli carpiti durante<br />

un incontro, una conversazione, un momento di convivialità, di<br />

comunione.<br />

Qualcuno ha detto che la vera intesa tra le persone si stabilisce<br />

quando i loro sguardi s’incontrano. È in quell’istante che<br />

scattano le scintille capaci di accendere luci abbaglianti nelle<br />

Fn<br />

Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis<br />

Mp<br />

Mondo Piccolo<br />

nostre vite. Quelle più intense, più vere, più importanti, come<br />

l’amicizia e l’amore. È così, o almeno così dovrebbe essere, se<br />

solo fossimo tutti più attenti all’altro, al suo manifestarsi, al suo<br />

voler condividere un frammento o più della sua vita con noi.<br />

Se fossimo capaci, perché abituati, a guardare negli occhi. A<br />

lasciare che sia lo sguardo e solo quello il messaggio che conta.<br />

Lo specchio di un’anima che comunque e sempre cerca un’anima<br />

in cui riflettersi, a cui raccontarsi, a cui donarsi.<br />

Un elogio<br />

di “mamma portatile”<br />

lo Smilzo<br />

Il poeta Guido Ceronetti, qualche tempo fa, in un amarcord<br />

apparso su “la Repubblica”, ha intessuto un elogio del<br />

“manoscritto (a macchina)”. “Mamma portatile”, scrive<br />

Ceronetti, ha partorito fior di roba negli anni: il Voyage di<br />

Céline, tutto Simenon, l’omnia yiddish e americana di Isaac<br />

Singer, tutta la meravigliosa creazione di Herbert George Wells,<br />

le sceneggiature di Elia Kazan e di Hitchcock, i Diari di Jünger,<br />

e la Grande Guerra di Remarque. Ceronetti ricorda anche che<br />

nei trionfi di guerra, i generali americani passavano sotto fitte<br />

piogge di fogli scritti a macchina, lanciati dai grattacieli dalle<br />

dattilografe di New York. E così gli pare impossibile che possa<br />

nascere un’opera di pensiero da uno strumento elettronico.<br />

Naturale, invece, che siano nati saggi fondamentali dalle<br />

portatili: le opere di Bergson, Heidegger, Hanna Arendt,<br />

Gadamer, Jaspers, Wittgenstein, sono passate di là.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 103


L’ETNA SPRIGIONA LA SUA ENERGIA<br />

Furono dapprima leggere scosse, che si convertirono subito<br />

in forti terremoti, accompagnati da sordi rombi sotterranei,<br />

che gettarono la desolazione nella città di Mineo, che fu<br />

danneggiata.<br />

Non erano che avvisaglie. Ben presto un fenomeno nuovo<br />

e curioso si verificò a Paternò, in una contrada detta<br />

Salinella, e fu un’eruzione di fango caldo e salato, misto<br />

a molte materie allo stato gassoso, sprigionato con tale<br />

forza da farne tremare il suolo circostante. L’eruzione era<br />

accompagnata da scosse e rombi sotterranei; e le materie<br />

eruttate da un numero grandissimo di piccoli crateri erano<br />

spinte fino all’altezza di tre metri e più.<br />

Federico De Roberto<br />

da un reportage nella “Gazzetta illustrata”<br />

(15 giugno 1879)<br />

Federico De Roberto<br />

Napoli, 1861 - Catania, 1927. Giornalista, scrittore. Fu esponente del<br />

“Verismo” e Autore de “I Viceré” (1894), stupendo affresco del vecchio<br />

mondo aristocratico siciliano.<br />

Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà<br />

E+<br />

Energia, letteratura, umanità<br />

<strong>Elementi</strong> 38 105


LA SIMMETRIA VIOLATA<br />

di Roberto Bragalone<br />

Alter Ego, 2016, pag. 184<br />

Euro 14,00<br />

DAL BING BANG<br />

ALLA CELLULA MADRE<br />

LA STAGIONE DEI FRUTTI MAGICI<br />

di Levi Pinfold<br />

Terre di Mezzo, 2016, pag.36<br />

Euro 15,00<br />

LA PASSIONE DI ALDO MORO<br />

di Cinzia Vetrano<br />

Ed. Il Mio Libro, 2016, pag. 168<br />

Euro 9,50<br />

di Ernesto Di Mauro, Raffaele Saladino<br />

Il Mulino, 2016, pag.136<br />

Euro 11,00<br />

Stefano Pacini è un pigro e<br />

disincantato ispettore di polizia.<br />

Dopo essere stato costretto<br />

dalla famiglia e dalla moglie<br />

ad abbandonare le sue velleità<br />

da scrittore per un impiego<br />

più concreto e solido, si vede<br />

strappato all’abituale compito<br />

di redigere verbali per condurre<br />

le indagini su un omicidio in<br />

apparenza inspiegabile.<br />

La situazione si complica<br />

quando al primo omicidio<br />

se ne aggiunge un secondo<br />

che per tipologia e modalità<br />

di esecuzione viene subito<br />

ricollegato alla mano dello<br />

stesso assassino. Riuscirà<br />

l’ispettore, nonostante il senso<br />

di inadeguatezza verso il suo<br />

ruolo e la fine incombente del<br />

suo matrimonio a darsi la scossa<br />

necessaria per riprendere in<br />

mano le redini della sua vita<br />

e risolvere il caso su cui sta<br />

indagando?<br />

Quando e dove è iniziata la<br />

vita? A cosa somigliavano<br />

le prime forme di vita?<br />

Interrogativi che l’uomo<br />

si pone da sempre; per i<br />

quali – pur in mancanza di<br />

risposte definitive – si possono<br />

avanzare alcune ipotesi. Come<br />

quella che colloca l’origine<br />

della vita intorno a 3,8 miliardi<br />

di anni fa, in un contesto<br />

riconducibile a uno di questi<br />

ambienti: brodo primordiale,<br />

campi geotermali, siti<br />

d’impatto meteoritico.<br />

Una fiaba sulla forza<br />

rigenerante della natura. Il<br />

signor Orzodoro trova, nel suo<br />

campo, un bimbo tutto verde:<br />

è un Greenling, un folletto<br />

che fa crescere ovunque frutti<br />

così buoni da non sembrare<br />

veri. La moglie di Orzodoro<br />

è spaventata e, con lei, tutto<br />

il paese; ma Greenling riesce<br />

a conquistarli con i suoi doni<br />

magici. Levi Pinfold ama scrivere<br />

storie e dipingere ad acquarello<br />

e a tempera. Il suo precedente<br />

libro, pubblicato in Italia (“Cane<br />

nero”) ha vinto numerosi premi<br />

ed è stato tradotto in molti<br />

paesi.<br />

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis<br />

Cinzia Vetrano (1961-2015)<br />

giornalista, ha sempre amato<br />

lo studio e la ricerca. In questo<br />

libro l’autrice traccia con<br />

meticolosa cura, attraverso una<br />

prosa semplice e coinvolgente,<br />

un’analisi dei dieci anni (1968-<br />

1978) più importanti della<br />

storia politica e umana di uno<br />

degli ultimi grandi statisti<br />

d’Italia: Aldo Moro.<br />

<strong>Elementi</strong> 38 107


108<br />

Fo<br />

La foto di Andrea Amato<br />

<strong>Elementi</strong> 38


Rosetta Acerbi<br />

La pittura di Rosetta Acerbi, veneziana residente a Roma<br />

da oltre sessant’anni presente sulla scena internazionale<br />

dell’arte, è caratterizzata da una dimensione interiore e al<br />

tempo stesso evocativa tendente alla sintesi coloristica per<br />

trascendere il dato reale in rappresentazione dell’emozione<br />

iniziale.<br />

Nel dipinto “Crepuscolo”, qui rappresentato, il soggetto<br />

appare “scomposto”: si distingue nella composizione<br />

attraverso forme che l’artista sembra aver recuperato dalla<br />

memoria conferendo all’opera il “senso” del ricordo che<br />

affiora dalle cromie a creare una atmosfera nella quale tutto<br />

si compone e si confonde.<br />

Attraverso una particolare sensibilità e grazia compositiva,<br />

coniugate con una raffinata calligrafia espressiva, Rosetta<br />

Acerbi esalta nella loro essenzialità le forme del soggetto<br />

prescelto (ritratti, figure, nature morte, fiori, paesaggi)<br />

isolandole da ogni contesto per permettere loro di esistere<br />

per se stesse, in assoluta autonomia.<br />

Le opere di Rosetta Acerbi hanno ottenuto e ottengono<br />

significativi riconoscimenti testimoniati dai numerosi<br />

premi che le sono stati conferiti e dall’invito a partecipare<br />

a rassegne nazionali e internazionali a Canterbury,<br />

Melbourne, Il Cairo, Bakù, Londra e in Italia (tra queste la<br />

XIII Quadriennale, la LIV Biennale di Venezia e la Triennale<br />

Internazionale d’Arte Sacra di Celano), e ad allestire mostre<br />

personali in sedi prestigiose come il Museo di Palazzo<br />

Venezia e quello del Complesso Monumentale del Vittoriano<br />

a Roma, il Museo Vangi in Giappone, la Scuola Grande di<br />

San Giovanni Evangelista a Venezia, Palazzo Rospigliosi a<br />

Zagarolo, il Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila e le sedi<br />

degli Istituti Italiani di Cultura di Madrid, di Barcellona, di<br />

Amburgo, di New York e di Zagabria. Il suo ciclo di dipinti<br />

“Il Castello di Barbablù”, dedicato all’omonima opera<br />

del compositore Béla Bartòk, esposto a Parigi nel 1989 e<br />

“Crepuscolo”, 1990, olio su tela cm 38x38<br />

nella sede dell’UNESCO, lo scorso marzo è stato ospitato<br />

nell’Accademia d’Ungheria a Roma. Nel 2008 le è stato<br />

conferito il Premio alla carriera Vittorio De Sica sotto l’Alto<br />

Patronato del Presidente della Repubblica.<br />

Immagine di sfondo di: Caspar DavidFriedrich “Viandante sul mare di nebbia”<br />

Copertina a cura di Vittorio Esposito<br />

<strong>Elementi</strong> 38 109


controcopertina<br />

Tornare al padre<br />

di Romolo Paradiso<br />

C’è bisogno di tornare al padre. Il padre ucciso e vilipeso dalle<br />

ideologie materialistiche, il marxismo prima e il liberismo<br />

finanziario sfrenato poi. Da quelle culture positivistiche che<br />

han voluto distruggere quanto non conforme alle proprie<br />

logiche, ai propri scopi. Veicolate da un nichilismo imperante<br />

che non ammette eticità, sentimento, senso delle cose comuni<br />

e di responsabilità per ciò che si pensa e si fa, per i valori insiti<br />

nella tradizione, nell’appartenenza, e, soprattutto, per quelli<br />

riguardanti la famiglia.<br />

Quella famiglia nella quale l’identità del padre è stata<br />

sopraffatta da una logica egualitarista che tutto mette<br />

sullo stesso piano, che non accetta differenze. Per la quale<br />

ognuno può fare qualsiasi cosa, svolgere il ruolo e i compiti<br />

di chiunque altro. Confondendo quelli di chi la famiglia<br />

governa, nella quale la forza dell’autorevolezza, figlia<br />

dell’esperienza, è sostituita da un buonismo peloso che tutto<br />

giustifica e ammette, creando danni e vuoti incolmabili.<br />

Eppure del padre abbiamo bisogno, accanto alla figura della<br />

madre, al padre equivalente, per sentirci persone realizzate.<br />

Donne e uomini con identità, con valori, con sentimento<br />

sincero per ciò che si è, si fa e per chi e quanto attorno a noi<br />

vive e opera. Perché è nell’esempio del padre che il bambino<br />

trova il senso della virilità applicata alla vita. La capacità<br />

cioè di saper affrontare gli eventi con la giusta forza,<br />

con il giusto sentimento, con la giusta visione, con<br />

l’opportuna responsabilità. Con la paura e l’entusiasmo<br />

umani, che non sono solo paura e entusiasmo, ma<br />

qualcosa di più. Sono consapevolezza di quanto si vive,<br />

di come si vive e di come un’esperienza possa divenire<br />

propellente per migliorarsi e crescere nella consapevolezza<br />

del proprio essere. Perché il padre è sicurezza di conforto,<br />

di umano ristoro, di difesa, di resistenza e di giustizia. È la<br />

guida verso l’esterno che si riverbera con il tracciato del suo<br />

stesso vivere. È la dimensione di un tempo di senso. È il gioco<br />

che diventa maestro dei giorni. È la parola che si trasforma<br />

in destino.<br />

Uccidere il padre è uccidere tutto questo. È dar vita a una<br />

società senza bussola, ondeggiante tra punti di riferimento<br />

che i mercanti del nulla, vestiti a festa vogliono far<br />

apparire a tutti i costi evoluti, ma che al dunque si rivelano<br />

effimeri, deboli, confusi e inumani. Privi di quei valori e<br />

di quell'essenza che al tempo resistono e al tempo sanno<br />

offrire spunti di vitalità e di crescita comunitaria.<br />

È dalla figura del padre che l’Occidente deve ripartire se<br />

vuole lasciarsi alle spalle la fiacchezza del suo esistere, la<br />

sterilità del suo pensare, l’astenia nel reagire con senso e<br />

determinazione ai fatti della vita e l’incapacità di incidere<br />

positivamente sulle cose del mondo e tornare a essere il<br />

luogo che irradia pensiero di civiltà e progresso.<br />

Ha detto Antoine de Saint Exupéry: “il padre è la mappa<br />

della vita. Tutti i percorsi dell’esistenza lui li sa individuare<br />

e indicare. Ai figli scegliere quelli che portano alla<br />

realizzazione del sé”.<br />

Immagine di sfondo di: Caspar David Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”<br />

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<strong>Elementi</strong> 38


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