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L’indomita volontà di<br />
battersi per il paese!<br />
Conferenze di<br />
Consigliere nazionale Lukas Reimann<br />
presidente dell’Azione per una Svizzera neutrale<br />
e indipendente (ASNI)<br />
Azione per una Svizzera<br />
neutrale e indipendente<br />
Christoph Blocher, Dr. iur.<br />
ex consigliere federale e nazionale,<br />
presidente fondatore dell’ASNI<br />
Risoluzione dell'ASNI
Le conferenze si sono tenute a Berna il 2<br />
maggio 2015 in occasione della 30 a assemblea<br />
ordinaria dei membri dell’Azione<br />
per una Svizzera neutrale e indipendente<br />
(ASNI).<br />
La brochure riporta, tra l'altro, immagini<br />
dell'assemblea.<br />
Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI)<br />
Conto corrente postale: 30-10011-5<br />
IBAN CH91 0900 0000 3001 0011 5<br />
Consigliere nazionale Lukas Reimann<br />
Provocare un cambio di rotta<br />
Presidente:<br />
Lukas Reimann, giurista MLaw, consigliere nazionale, 9500 Wil<br />
Vicepresidenti: Oswald Kessler, imprenditore, Yverdon-les-Bains VD<br />
Luzi Stamm, consigliere nazionale, avvocato, Baden AG<br />
Direttore:<br />
Werner Gartenmann, Matten b.I. BE<br />
Segretariato: Katharina Fischer, Berna<br />
Albert Leimgruber, La Corbaz FR<br />
Segretariato centrale: Thunstrasse 113, casella postale 669, 3000 Berna 31<br />
Telefono 031 356 27 27, telefax 031 356 27 28<br />
Internet: www.asni.ch<br />
e-mail: info@asni.ch<br />
maggio 2015<br />
Siamo tutti membri del movimento popolare<br />
svizzero ASNI - l’Azione per una<br />
Svizzera neutrale e indipendente - perché<br />
abbiamo l’indomita volontà di batterci per<br />
il paese! L’obiettivo dell’ASNI è quello di<br />
provocare un cambio di rotta nella politica<br />
estera svizzera. Nella Berna federale<br />
regna lo spirito del conformismo e della<br />
cronica abdicazione. La Confederazione<br />
svizzera deve essere portata nell’Unione<br />
Europea - questo era ed è tuttora l’obiettivo<br />
della classe politica. A questo fine,<br />
si mente al popolo svizzero, lo si induce<br />
all’errore e lo si ricatta. A questo scopo<br />
si abusa della via bilaterale. Gli accordi<br />
bilaterali servono ai fautori della conformizzazione<br />
da acceleratori dell’adesione.<br />
Né la libera circolazione delle persone, né<br />
l’accordo di transito, e neppure Schengen,<br />
e ancor meno Dublino, hanno portato dei<br />
vantaggi alla Svizzera. Hanno unicamente<br />
legato la Svizzera alla tecnocrazia dell’UE,<br />
rendendola ricattabile. Questo cambio di<br />
rotta e l’impegno dell’ASNI a questo scopo<br />
sono perciò più importanti che mai!<br />
2<br />
3
Noi, l’ASNI, vogliamo un cambio<br />
di rotta per e con il popolo, non<br />
senza e contro di esso!<br />
Quando delle decisioni popolari vengono<br />
combattute e ignorate, invece di essere<br />
applicate, dal Parlamento eletto, si è di<br />
fronte a una politica anticostituzionale,<br />
contraria alla democrazia diretta e contro<br />
il popolo. Per quegli stessi politici, anche i<br />
diritti popolari sono una spina nel fianco.<br />
Vorrebbero, come i loro modelli ispiratori<br />
- i burocrati di Bruxelles - governare senza<br />
le fastidiose decisioni popolari. Ah, come<br />
sarebbe bello se quei fastidiosi cittadini<br />
non avessero l’ultima parola. Occorre un<br />
cambio di rotta: noi vogliamo un Parlamento<br />
con autentici rappresentanti del<br />
popolo, che si sentano vincolati dalle decisioni<br />
popolari. Solo chi ha fiducia nel<br />
popolo, merita la fiducia del popolo!<br />
Noi, l’ASNI, vogliamo un cambio<br />
di rotta a favore della libertà e<br />
dell’indipendenza, invece della<br />
smania di regolamentazioni e<br />
dell'annessione all’UE!<br />
Accordo-quadro, giudici stranieri, annessione<br />
all’UE e smania di regolamentazioni<br />
come a Bruxelles: la Svizzera viene sempre<br />
più strettamente incatenata all’UE. Nuove<br />
leggi da Bruxelles vengono riprese ciecamente.<br />
E il nostro paese viene così li-<br />
vellato verso il basso. Benessere, posti di<br />
lavoro e libertà sono a rischio. Occorre un<br />
cambio di rotta: la Svizzera, fin dalla sua<br />
fondazione, vive della forza trascinatrice<br />
della libertà. Al centro non c’è lo Stato,<br />
bensì il cittadino. Soluzioni proprie, vicine<br />
al cittadino e nella massima concorrenza<br />
possibile: questo è ciò che distingue la<br />
Svizzera. E per questo ci battiamo.<br />
Noi, l’ASNI, vogliamo un cambio<br />
di rotta a favore della volontà del<br />
popolo, invece di lobbismo e interessi<br />
personali!<br />
Sempre più politici non si curano del popolo.<br />
Non s’interessano delle richieste e<br />
delle necessità della gente, bensì solo di<br />
sé stessi. Delle decisioni sbagliate sono<br />
prese ben più raramente dal popolo che<br />
non da singole persone. Il popolo vota<br />
per il benessere comune. Esso pone al<br />
centro l’essere umano. Quando la decisione<br />
spetta soltanto ai singoli politici, allora<br />
giocano un ruolo importante gli interessi<br />
di potere, la corruzione e i vantaggi finanziari<br />
o i privilegi personali. Dei milioni di<br />
cittadini votanti sono più difficilmente<br />
manipolabili e la loro decisione è ben più<br />
rappresentativa di quella di sette singole<br />
persone. Occorre un cambio di rotta per<br />
la conservazione dei diritti popolari e di<br />
libertà democratica.<br />
Noi, l’ASNI, vogliamo un cambio<br />
di rotta a favore della democrazia<br />
diretta, invece di dittatura e ignoranza!<br />
Aumento delle firme, smantellare i diritti<br />
popolari, limitare i diritti di iniziativa e referendum:<br />
i politici di Berna non disdegnano<br />
alcun mezzo pur di limitare la partecipazione<br />
dei cittadini. Ma dimenticano che la<br />
democrazia diretta è la conquista più importante<br />
della Svizzera. In una democrazia<br />
diretta, le decisioni non vengono imposte<br />
dall’alto al popolo, bensì prese dal popolo<br />
stesso - il sovrano. Questa forma di Stato<br />
fa sì che si decida nel senso voluto dal popolo,<br />
non dai politici. Occorre un cambio<br />
di rotta democratico!<br />
Noi, l’ASNI, vogliamo un cambio di<br />
rotta a favore della sicurezza e del<br />
futuro, invece che dei criminali e<br />
dei parassiti!<br />
Delle frontiere incontrollate e un’immigrazione<br />
sfrenata a causa degli accordi con<br />
l’UE hanno garantito l’accesso alle istitu-<br />
4<br />
5
zioni sociali a tutti gli immigrati e delle<br />
pene troppo miti promuovono la criminalità<br />
e l’abuso sociale in Svizzera. Ogni<br />
8 minuti c’è un’effrazione. È un record.<br />
Abbiamo bisogno di un cambiamento di<br />
rotta per una politica a favore del ceto medio<br />
invece che dei criminali, che premi la<br />
sicurezza e l’onestà invece della criminalità<br />
e dell’abuso.<br />
Noi, l’ASNI, vogliamo un cambio<br />
di rotta a favore della neutralità e<br />
della pace, invece che della guerra<br />
e dello sfruttamento!<br />
La neutralità significa giudicare autonomamente,<br />
rimanere indipendenti e, nel<br />
contempo, promuovere il libero scambio<br />
globale, come pure una politica di pace<br />
fornendo dei servizi diplomatici. La Svizzera<br />
non deve partecipare a conflitti e rinuncia<br />
volontariamente a rivendicazioni<br />
di potere. La Svizzera è nata dall’irrefrenabile<br />
anelito di libertà, indipendenza e<br />
autodeterminazione dei nostri antenati.<br />
Questi valori costituiscono anche la base<br />
della storia di successo del nostro paese.<br />
Per questo ci battiamo con tutte le nostre<br />
forze.<br />
L’assemblea generale dei membri dell'<br />
ASNI del 26 aprile 2014 ha dato all’unanimità<br />
al comitato il mandato di rafforzare<br />
l’autonomia, la democrazia diretta e<br />
la neutralità permanente e armata della<br />
Svizzera. Cosa ciò significhi testualmente<br />
è contenuto in questa risoluzione:<br />
Il Comitato elaborerà perciò un’iniziativa<br />
popolare federale per il recupero dell’autonomia<br />
nei settori nei quali, con i Bilaterali<br />
1 e 2 - Libera circolazione delle persone e<br />
Schengen - è andata persa. La rescissione<br />
dell’accordo di Schengen deve, se necessario,<br />
essere presa in considerazione. In<br />
alternativa alla via bilaterale del Consiglio<br />
federale, si rifletterà sull’idea di un accordo<br />
di libero scambio più esteso con l’UE (senza<br />
agricoltura e senza unione doganale).<br />
Inoltre, si deve prendere in considerazione<br />
il potenziamento della democrazia diretta<br />
e il rafforzamento della neutralità.<br />
Il Comitato dell’ASNI ha discusso intensamente<br />
su questo mandato, incaricando<br />
una commissione strategica interna,<br />
presieduta dal vicepresidente dell’ASNI<br />
Oswald Keller, di elaborare un’adeguata<br />
iniziativa. Ci sono due punti elementari<br />
di vitale importanza per un paese indipendente:<br />
1. La Confederazione decide autonomamente<br />
chi può immigrare nel<br />
paese e chi no.<br />
Ciò è stato chiaramente confermato con<br />
la votazione del 9 febbraio 2014 contro<br />
l'immigrazione di massa. L’ASNI si batterà<br />
2. La Confederazione controlla le<br />
sue frontiere in modo autonomo e<br />
sistematico.<br />
Questa frase è scritta nella Costituzione<br />
federale svizzera. Senza se e senza ma!<br />
Se facciamo il bilancio dell’accordo di<br />
Schengen, osserviamo che non solo è un<br />
acceleratore dell’adesione, ma anche un<br />
catalizzatore della criminalità e il primo<br />
apripista dell’immigrazione illegale e degli<br />
sconfinamenti indesiderati.<br />
Tutto ciò è materia costituzionale e necescon<br />
tutte le sue forze affinché questa<br />
decisione popolare sia anche realmente<br />
applicata.<br />
Occorre però anche che le frontiere siano<br />
controllate autonomamente e che,<br />
altrettanto autonomamente, si decida chi<br />
possa oltrepassare il confine. Un paese<br />
senza frontiere lascia libero l’accesso alla<br />
criminalità, e non è più in grado, né in<br />
modo autonomo né in maniera efficace,<br />
di applicare la legge sull’immigrazione.<br />
Perciò:<br />
6<br />
7
sita perciò di un’iniziativa popolare.<br />
Con Schengen abbiamo ripreso contemporaneamente<br />
anche l’accordo di Dublino.<br />
La Svizzera, nel confronto europeo,<br />
è uno dei paesi con il massimo numero<br />
di richieste d’asilo in proporzione agli<br />
abitanti (secondo l’UNHCR, al 4° posto su<br />
tutti gli stati europei, dopo Malta, Svezia<br />
e Lussemburgo). Gli stati a noi confinanti<br />
hanno un onere decisamente più leggero.<br />
L’immagine di una Svizzera non solidale,<br />
presentata negli ultimi mesi da alcuni politici<br />
e media, è totalmente fuori dalla realtà.<br />
È vero il contrario.<br />
L’accordo di Dublino è crassamente violato<br />
in particolare dall’Italia. Gran parte<br />
dei richiedenti l’asilo, in contrasto con<br />
Dublino, non viene consapevolmente registrata<br />
e fatta proseguire verso nord. Nel<br />
frattempo, le belle parole della ministra<br />
di giustizia, secondo cui questo accordo<br />
funziona benissimo, non si sentono più.<br />
La sua proposta di aiutare l’Italia con la<br />
registrazione, in considerazione della grave<br />
disoccupazione in Italia e degli enormi<br />
controlli della polizia finanziaria - che, per<br />
esempio, verifica il corretto pagamento<br />
tramite la ricevuta presso il cliente - era<br />
decisamente assurda.<br />
L’UE e la Svizzera tollerano queste violazioni<br />
dell’accordo da anni e la Svizzera, in<br />
proporzione al numero di abitanti degli<br />
e autodeterminato. Sono elementi-chiave<br />
della Svizzera.<br />
In primo piano adesso è però per noi la<br />
battaglia per l’attuazione dell’iniziativa<br />
sull’immigrazione di massa e per impedire<br />
la strisciante adesione all’UE mediante<br />
l’accordo-quadro.<br />
L’UE vuole estorcere alla Svizzera un super-accordo-quadro<br />
che, di fatto, degraderebbe<br />
la Svizzera a colonia dell’UE. I<br />
diritti politici unici al mondo di cui godono<br />
le svizzere e gli svizzeri dovrebbero<br />
sottostare ai Diktat dell’élite dell’UE e dei<br />
suoi giudici.<br />
Per questo vorremmo oggi adottare una<br />
nuova risoluzione supplementare dal seguente<br />
contenuto:<br />
Noi vogliamo fermare questa politica traditrice<br />
nei confronti del paese. Quale maggiore<br />
movimento apartitico, ci batteremo con<br />
tutte le forze e con la massima determinazione<br />
- anche con azioni non convenzionali<br />
- affinché la nostra Svizzera rimanga un<br />
paese indipendente, a democrazia diretta,<br />
neutrale e aperto al mondo, nel bel mezzo<br />
dell’Europa.<br />
Guardando in questa sala, vedo delle cittadine<br />
e dei cittadini motivati e responsabili<br />
provenienti da ogni angolo del paese e<br />
appartenenti a tutte le generazioni. Insieme,<br />
abbiamo la forza e il potere di portare<br />
avanti il modello di successo della Svizzealtri<br />
paesi, ne sopporta l’onere maggiore.<br />
In breve: la promessa del Consiglio federale<br />
e della maggioranza del Parlamento<br />
durante la campagna di voto su Schengen/Dublino,<br />
secondo cui la Svizzera non<br />
sarebbe più entrata in materia su richieste<br />
d’asilo di persone provenienti da un paese<br />
sicuro, non viene come al solito mantenuta.<br />
Gli unici argomenti a favore di Schengen<br />
e Dublino sono smentiti. Ci hanno mentito.<br />
Ma non lasceremo che continuino a<br />
imbrogliarci e a raccontarci menzogne.<br />
Esigiamo che la Svizzera controlli di nuovo<br />
le sue frontiere in modo completo e<br />
autonomo.<br />
La stessa UE ha riconosciuto che degli stati<br />
senza frontiere portano alla criminalità<br />
sconfinata. Sempre, quando la sicurezza<br />
è minacciata, i singoli stati reintroducono,<br />
seppure provvisoriamente, i controlli<br />
sistematici alle frontiere. L’ASNI vuole<br />
perciò una decisione popolare, nell’interesse<br />
della sicurezza della popolazione<br />
svizzera, sapendo se le frontiere devono<br />
continuare a essere aperte incondizionatamente,<br />
a scapito della nostra sicurezza e<br />
del nostro sistema sociale, oppure no. Noi<br />
dichiariamo senza compromessi guerra<br />
alla criminalità e all’abuso dell’asilo. Dei<br />
confini sicuri e controllati sono elementi-chiave<br />
di un paese sovrano, autonomo<br />
ra. Affrontiamo allora da subito la battaglia<br />
per la libertà e per l’indipendenza, e vinceremo<br />
– nell’interesse del nostro paese<br />
e nell’interesse delle future generazioni!<br />
8<br />
9
Risoluzione 2015<br />
Adottata il 2 maggio 2015 dalla 30ª assemblea generale ordinaria dei membri dell’Azione<br />
per una Svizzera neutrale e indipendente presso l’Hôtel National a Berna<br />
L’indomita volontà di battersi per il paese!<br />
Il Consiglio federale, la maggioranza del Parlamento e l’amministrazione federale continuano<br />
imperterriti nella svendita della Svizzera. I pilastri del suo successo - sovranità,<br />
democrazia diretta, neutralità e federalismo - vengono disprezzati, privati del loro<br />
contenuto e abbandonati. Nella Berna federale regna lo spirito del conformismo e<br />
della cronica abdicazione. La Confederazione svizzera dev'essere portata nell’Unione<br />
Europea - questo era ed è tuttora l’obiettivo della classe politica. A questo fine, si mente<br />
al popolo svizzero, lo si induce all’errore e lo si ricatta. A questo scopo si abusa della via<br />
bilaterale. Gli accordi bilaterali servono ai fautori della conformizzazione da acceleratori<br />
dell’adesione. Né la libera circolazione delle persone, né l’accordo di transito, e neppure<br />
Schengen, e ancor meno Dublino, hanno portato dei vantaggi alla Svizzera. Hanno<br />
unicamente legato la Svizzera alla tecnocrazia dell’UE, rendendola ricattabile. L’UE vuole<br />
estorcere alla Svizzera un super-accordo quadro che, di fatto, degrada il nostro paese<br />
a colonia dell’UE. I diritti politici unici al mondo di cui godono le svizzere e gli svizzeri<br />
dovrebbero sottostare ai diktat dell’élite dell’UE e dei suoi giudici.<br />
Dichiarazione del 2 maggio 2015:<br />
I membri dell’ASNI dichiarano perciò: noi vogliamo fermare questa politica<br />
traditrice nei confronti del paese. Quale maggiore movimento apartitico, ci<br />
batteremo con tutte le forze e con la massima determinazione - anche con<br />
azioni non convenzionali - affinché la nostra Svizzera rimanga un paese<br />
indipendente, a democrazia diretta, neutrale e aperto al mondo, nel bel<br />
mezzo dell’Europa.<br />
10<br />
11
Christoph Blocher, già consigliere nazionale e già consigliere federale<br />
«Indipendenza e neutralità – più attuali<br />
che mai»<br />
I. Fondazione dell'ASNI<br />
Sono lieto che ci siamo riuniti in occasione<br />
di un anniversario! Oggi festeggiamo<br />
con gratitudine la fondazione dell'Azione<br />
per una Svizzera neutrale e indipendente<br />
(ASNI), risalente a 30 anni fa.<br />
Essendo nato ormai qualche anno fa sono<br />
ancora in grado di ricordarmi bene questi<br />
giorni della fondazione.<br />
Voglio raccontarvi brevemente la storia<br />
della fondazione. E per far questo mi baserò<br />
solo sui miei ricordi: stiamo parlando<br />
del 1985 – ancora prima del dibattito<br />
parlamentare sull'adesione della Svizzera<br />
all'ONU politica. Il nostro paese partecipava<br />
a tutte le sotto-organizzazioni<br />
umanitarie e sociali delle Nazioni Unite da<br />
decenni. Però non all'ONU politica – poiché<br />
ciò entra in conflitto con la neutralità<br />
armata svizzera.<br />
Allora, essendo un giovane consigliere<br />
nazionale, interpellai Otto Fischer, con-<br />
sigliere nazionale liberale da molti anni,<br />
contraddistinto da una certa fermezza e<br />
che era una personalità d'eccellenza. E<br />
questo sebbene egli si fosse già ritirato<br />
nel 1983. Ritenevo che, già prima del dibattito<br />
al Consiglio nazionale, si dovesse<br />
fondare un comitato contro l'adesione<br />
all'ONU. E che lui, Fischer, quale persona<br />
molto esperta dovesse guidare la contesa<br />
elettorale. Fischer si disse pronto, ponendo<br />
però la condizione che io assumessi la<br />
presidenza o perlomeno la copresidenza.<br />
Agimmo in questo modo: Fischer (PLR),<br />
Paul Eisenring (consigliere nazionale PPD)<br />
e Blocher (UDC) divennero co-presidenti e<br />
Fischer direttore. Si trattava di un'attività<br />
secondaria e onorifica. Riuscimmo poi ad<br />
avere la meglio nella votazione.<br />
Dopo questo passaggio alle urne quello<br />
che restava era un comitato contro l'adesione<br />
all'ONU con all'incirca 5'000 membri,<br />
e dei soldi ancora nelle casse. Cosa fare?<br />
Poiché, nel corso della contesa elettorale,<br />
avevamo notato che anche i politici<br />
borghesi non si schieravano più inequivocabilmente<br />
a favore dei pilastri su cui<br />
si basava lo stato elvetico, puntavamo a<br />
costituire qualcosa di duraturo.<br />
Ecco cosa affermò, ad esempio, il consigliere<br />
federale Rudolf Friedrich in occasione<br />
della contesa elettorale relativa all'ONU<br />
risalente al 1986: «Occorre relativizzare<br />
la neutralità». Ci spaventò il fatto che un<br />
cosiddetto liberale di destra improvvisamente<br />
parlasse così di un pilastro della nostra<br />
Costituzione. Altri raccontarono delle<br />
frottole a se stessi e al popolo, ossia<br />
che la neutralità non ne avrebbe risentito<br />
affatto. E oggi – dopo che, nel 1994,<br />
si perse una seconda votazione sull'ONU<br />
riguardante i caschi blu – la classe politica<br />
vuole addirittura fare il proprio ingresso<br />
nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, dove<br />
vengono prese le decisioni sulla guerra e<br />
sulla pace. Inoltre si continua a sostenere<br />
che la neutralità non viene toccata! Il giurista<br />
Luzius Wildhaber dichiarò in televisione,<br />
da statista quale era: «L'ONU è come<br />
il mondo». Si confondeva effettivamente<br />
l'attività di un'organizzazione operante<br />
presso il Palazzo di vetro a New York con<br />
la vita reale in tutto il mondo!<br />
Chi non voleva partecipare a tutto questo<br />
veniva deriso e additato come un ignorante<br />
fuori dal mondo. Ma è sempre stato così:<br />
le organizzazioni internazionali, il turismo<br />
congressuale, le conferenze altisonanti, i<br />
flash mediatici affascinano chi ci governa,<br />
i ministri, i funzionari, l'amministrazione<br />
e i burocrati. Diventano volentieri preda<br />
dell'attrattiva della grandezza e delle<br />
cose appariscenti e credono nella smania<br />
di potere. A loro dire sono loro stessi il<br />
mondo. I nostri consiglieri federali a quei<br />
12<br />
13
Il nostro fiuto non ci ha tradito. I consiglieri<br />
federali e i funzionari di vertice spingevano<br />
verso la ribalta internazionale. Pertanto,<br />
dopo la votazione sull'ONU, fondammo<br />
– partendo dal comitato esistente<br />
contro l'adesione all'ONU – l'Azione per<br />
una Svizzera neutrale e indipendente<br />
(ASNI).<br />
La maggior parte dei membri del comitato<br />
per il no all'ONU entrarono a far parte<br />
dell'ASNI. Pur affetto da problemi di salute,<br />
Otto Fischer si mise nuovamente a<br />
disposizione in qualità di direttore. Ed egli<br />
insistette nuovamente: «Devi fare il presidente<br />
e lottare in prima linea come<br />
oratore, mentre io mi occuperò del lavoro<br />
da direttore e appronterò la mia<br />
rete per i contatti necessari». A ricoprire<br />
la carica di vicepresidente subentrò antempi<br />
effettuavano viaggi all'estero con<br />
sempre maggiore piacere. Consideravano<br />
più gradevole passare in rassegna i picchetti<br />
d'onore sui tappeti rossi invece che<br />
rappresentare faticosi progetti dinnanzi a<br />
una popolazione riluttante.<br />
Questa tendenza si è ulteriormente rafforzata:<br />
lo scorso anno, ad esempio, il<br />
ministro degli esteri Didier Burkhalter ha<br />
effettuato non meno di 32 viaggi all'estero!<br />
In patria non è stato così attivo. Non<br />
ha ottenuto molto per il nostro paese, a<br />
parte il fatto di voler generosamente portare<br />
all'interno della nostra nazione 3000<br />
siriani con rispettiva famiglia, armi e bagagli!<br />
Già allora percepivamo la minaccia di<br />
un allentamento della neutralità da parte<br />
della classe politica, sebbene allora non si<br />
parlasse di un'adesione all'UE.<br />
cora una volta il più influente esperto di<br />
politica economica del PPD, il consigliere<br />
nazionale Paul Eisenring. Dopo che, nel<br />
1986, il popolo svizzero espresse il suo no<br />
con una maggioranza niente meno che<br />
del 75,5% insieme a tutti i cantoni (persino<br />
Ginevra quale cantone dove ha sede l'O-<br />
NU votò con quasi il 70% contro l'adesione<br />
all'ONU) l'afflusso dei parlamentari verso<br />
l'ASNI e il rispettivo comitato direttivo fu<br />
notevole (come accade di solito, tutti volevano<br />
salire sul carro dei vincitori). Così,<br />
da ultimo, si unirono anche Ernst Mühlemann,<br />
Jean-Pierre Bonny e Hans Letsch<br />
del PLR ed Edgar Oehler del PPD, insieme<br />
ad altri consiglieri nazionali e cantonali.<br />
Allora il mondo economico, in occasione<br />
della votazione sull'ONU del 1986, era<br />
ancora dalla nostra parte. Inoltre vi era<br />
ancora un po' di denaro nelle nostre casse<br />
anti-ONU. Si trattava di un sostegno finanziario<br />
ben accetto per la nuova organizzazione<br />
di lotta ASNI. Oggi mi viene ancora<br />
in mente l'amico Otto Fischer: «presto<br />
avremo bisogno del denaro, poiché il<br />
ministro degli esteri Pierre Aubert, di<br />
qui a poco, rifarà sicuramente qualche<br />
stupidaggine!».<br />
E così accadde. Dapprima l'ASNI venne<br />
scossa, seppur dall'interno. E poi si verificò<br />
questo: quando il Parlamento, alla fine<br />
degli anni Ottanta, varò un consistente incremento<br />
dell'indennità dei parlamentari<br />
tramite una riforma parlamentare,<br />
adottai la strada del referendum insieme<br />
agli studenti dell'allora Scuola superiore<br />
del commercio («HSG») di San Gallo. E Otto<br />
Fischer – senza esitare – inviò il modulo<br />
per la raccolta delle firme ai membri dell'A-<br />
SNI. La sua motivazione: «La riforma parlamentare<br />
genera dei parlamentari di<br />
carriera, a cui importa di più il proprio<br />
benessere che non l'indipendenza della<br />
Svizzera. Pertanto la riforma dev'essere<br />
evitata nell'interesse dell'indipendenza<br />
e della neutralità».<br />
Questo invio suscitò un certo scalpore<br />
in seno al comitato direttivo dell'ASNI:<br />
numerosi consiglieri nazionali abbandonarono<br />
per protesta il comitato direttivo<br />
stesso, poiché quello che a loro importava<br />
di più erano un aumento delle indennità.<br />
All'interno del comitato direttivo rimasero<br />
solo i parlamentari attivi Paul Eisenring,<br />
Hans Letsch e Christoph Blocher.<br />
Essendo ancora un politico giovane fui<br />
14<br />
15
Tuttavia ora occorreva ancora superare la<br />
sfida più grande dell'ASNI fino a quel<br />
momento: la lotta contro l'adesione allo<br />
Spazio economico europeo (SEE), ai fini<br />
di un'adesione all'UE, nel 1992. Il Consiglio<br />
federale scrisse letteralmente: «La<br />
nostra partecipazione al SEE non può<br />
più essere considerata la nostra ultima<br />
parola nella nostra politica d’integrazione.<br />
Essa è da vedere nel quadro di<br />
una strategia europea, che deve avvenire<br />
in due fasi, avendo come obiettivo<br />
finale la totale adesione della Svizzera<br />
all’UE».<br />
Si trattò indubbiamente della principiuttosto<br />
sconcertato da queste defezioni.<br />
Ma Otto Fischer mi confortò: «Lasciali<br />
andare! Sono parlamentari che egoisticamente<br />
pensano solo ai loro interessi<br />
e che non sono adatti alla lotta per il<br />
nostro paese!».<br />
Così accadde che la maggior parte di essi<br />
– soprattutto il consigliere nazionale liberale<br />
Ernst Mühlemann – si impegnò successivamente<br />
in prima linea per l'adesione<br />
all'UE-SEE e quindi contro l'indipendenza<br />
e la neutralità.<br />
Otto Fischer ebbe da ridire: «Vedi, non<br />
ci saremmo mai liberati di questi individui<br />
apolidi con tanta facilità!»<br />
II. 1992: sventato l'ingresso nell'UE<br />
Non si trattava né più né meno che di<br />
diritto e di giudici stranieri. L'organo<br />
sovrano – i cittadini svizzeri – sarebbero<br />
stati esautorati. L'élite, l'amministrazione,<br />
la burocrazia – essendo fantocci<br />
dell'UE – avrebbero avuto «l'ultima parola»!<br />
Solo grazie all'ASNI ci siamo potuti<br />
posizionare tempestivamente contro i<br />
nemici, senza considerare l'appartenenza<br />
a partiti e associazioni, al fine di portare<br />
avanti la lotta. Consapevolmente volevamo<br />
restare apartitici: destra, sinistra, centro<br />
e chi non si identifica in un partito –<br />
tutti coloro che erano e che sono a favore<br />
dell'indipendenza e della neutralità – tutti<br />
erano, e devono essere ancora oggi accolti<br />
con favore nel movimento apartitico<br />
dell'ASNI, per la lotta, solo con noi, per<br />
l'indipendenza e la neutralità, e a suo<br />
tempo concretamente contro il SEE: tra<br />
queste persone rientravano imprenditori,<br />
titolari di attività commerciali, dipendenti,<br />
sindacalisti, attivisti a difesa degli animali<br />
e della natura, banchieri, ufficiali, soldati,<br />
persone in servizio attivo, persone che si<br />
professavano cristiane, ebrei ortodossi e<br />
via dicendo. I membri dell'ASNI sono legati<br />
da un unico valore: il mantenimento<br />
dell'indipendenza, della neutralità, della<br />
democrazia diretta e del federalismo.<br />
Un anno prima della votazione Otto Fipale<br />
votazione popolare del XX secolo.<br />
Come si può giungere a questo mostruoso<br />
atto contro l'indipendenza e la neutralità<br />
della Svizzera?<br />
Dopo la caduta del Muro di Berlino nel<br />
1989 politici, diplomatici e l'amministrazione<br />
persero la testa. Parlavano di<br />
cose spettrali. Non ci sarebbero state più<br />
guerre, e i confini tra gli stati sarebbero<br />
diventati superflui. Bisognava scordarsi<br />
dell'indipendenza e della neutralità. Veniva<br />
annunciata la globalizzazione e non<br />
l'autodeterminazione. Un Consiglio federale<br />
scoraggiato e un Parlamento pronto a<br />
conformarsi volevano spingere la Svizzera<br />
nello Spazio economico europeo e quindi<br />
nell'UE. Si trattava di un accordo coloniale,<br />
poiché sarebbe stata una potenza straniera<br />
– l'UE, che ai tempi si chiamava ancora<br />
CEE – a decidere del nostro futuro. Il diritto<br />
comunitario sarebbe subentrato a quello<br />
svizzero.<br />
16<br />
17
zione – sentii all'autoradio che il presidente<br />
del Consiglio nazionale Ulrich Bremi sul<br />
Rütli – proprio in quel posto – non lodava<br />
il caso particolare della Svizzera, bensì parlava<br />
dello strano caso della Svizzera!<br />
Mi ricordo: dovetti andare a un parcheggio<br />
per tranquillizzarmi e riprendermi un<br />
attimo.<br />
E, nonostante questa situazione senza<br />
speranza, decidemmo di lottare contro<br />
l'adesione della Svizzera al SEE. Ecco quello<br />
che ci confidammo: se già tutti i media<br />
sono contro di noi, non dobbiamo far<br />
altro che comunicare individualmente<br />
con le persone. Occorreva tenere quotidianamente<br />
almeno una conferenza<br />
pubblica, risp. una discussione.<br />
Dopo che il popolo svizzero, nella primavera<br />
del 1992, aveva sorprendentemente<br />
optato per l'ingresso nella Banca mondiascher<br />
mi comunicò, tra varie imprecazioni,<br />
che, secondo i sondaggi, l'80% degli<br />
svizzeri era a favore dell'adesione al SEE.<br />
Ci incontrammo nel suo giardino a Berna –<br />
sconfortati e piuttosto disperati. Eravamo<br />
consapevoli che tutti quelli che avevano<br />
un certo potere e con un certo nome<br />
erano contro di noi: il Consiglio federale,<br />
il Parlamento, l'Amministrazione, le<br />
associazioni economiche, i sindacati, i<br />
media, il mondo culturale.<br />
Rilevammo che i pilastri fondamentali<br />
del modello di successo della Svizzera<br />
– indipendenza, neutralità, democrazia<br />
diretta, federalismo, apertura nei<br />
confronti del mondo e stato di diritto<br />
liberale minacciavano di disgregarsi.<br />
Occorreva evitare l'adesione al SEE.<br />
Il 1° agosto 1991 – in occasione del settecentesimo<br />
anniversario della Confedera-<br />
le e nel Fondo monetario internazionale,<br />
l'euforia di Palazzo federale era enorme.<br />
Gli opinionisti spiegarono che il popolo<br />
svizzero desiderava un'apertura e un<br />
coinvolgimento a livello internazionale.<br />
E, in questa sfrenatezza, il 18 maggio 1992<br />
il Consiglio federale decise, con quattro<br />
voti a favore e tre contro, di presentare a<br />
Bruxelles una richiesta per l'adesione della<br />
Svizzera all'UE. Il nostro Governo non ha<br />
mai ritirato tale richiesta.<br />
La presentazione di questa richiesta è stata<br />
una conseguenza logica per il Consiglio<br />
federale, poiché aveva costantemente fatto<br />
presente fino ad allora che l'accordo<br />
coloniale per il SEE si poteva approvare<br />
solo in presenza di una volontà di aderire<br />
all'UE.<br />
Mi ricordo quando, nel corso di quella serata<br />
primaverile, stappai con Otto Fischer<br />
una bottiglia di buon vino. In quel momento<br />
era chiaro a tutti gli svizzeri, non<br />
solo alle persone direttamente coinvolte,<br />
che in gioco c'era l'adesione al SEE/all'UE.<br />
Un no al SEE era possibile.<br />
La nostra battaglia elettorale si fondava innanzitutto<br />
su manifestazioni pubbliche<br />
a cadenza quasi giornaliera e su annunci<br />
realizzati da noi stessi.<br />
Ogni domenica pomeriggio stavo al telefono<br />
con Otto Fischer per due ore circa. Mi<br />
diceva dov'era stato impiegato il denaro.<br />
Poi «mettevamo insieme» dei piccoli annunci<br />
per la settimana successiva. Ogni<br />
giorno effettuavamo telefonicamente delle<br />
valutazioni sulla situazione.<br />
Otto Fischer disponeva di una fitta rete<br />
di collaboratori dell'ASNI, che fornivano<br />
il loro aiuto distribuendo gratuitamente<br />
milioni di volantini e abbozzando anche in<br />
prima persona piccoli annunci, imbucandoli<br />
e pagandoli di tasca propria. Venne<br />
messo in moto un vero e proprio movimento<br />
popolare.<br />
Solo io, dall'estate fino al 6 dicembre 1992,<br />
tenni quasi 200 relazioni contro il SEE.<br />
Il 6 dicembre venne comunicato il risultato,<br />
a cui non credevamo più, ormai sopraffatti<br />
dallo sfinimento e dalla disperazione.<br />
Una maggioranza del 50,3%<br />
votò per il no e – fatta eccezione per i<br />
due cantoni di Basilea – tutti i cantoni<br />
18<br />
19
della Svizzera tedesca bocciarono l'adesione<br />
al SEE. Questo a fronte di una partecipazione<br />
al voto straordinaria, pari<br />
quasi all'80%. Il popolo svizzero ebbe<br />
il coraggio di optare per l'indipendenza,<br />
l'autodeterminazione e la neutralità. Sebbene<br />
allora la Svizzera si trovasse ormai<br />
da due anni in una profonda recessione<br />
economica, e associazioni economiche e<br />
sindacati ne avessero predetto la rovina<br />
in caso di un no al SEE. Mi ricordo ancora<br />
oggi ciò che disse il segretario di Stato<br />
Blankart dinnanzi all'Unione svizzera delle<br />
arti e mestieri: «Se il popolo svizzero dicesse<br />
no al SEE, la Svizzera, dopo 5 anni,<br />
si dovrebbe presentare in ginocchio<br />
davanti all'UE chiedendo, per ragioni<br />
economiche, di essere accettata a ogni<br />
costo come membro».<br />
III. 2015: un anno ricco di anniversari<br />
Il 2015 ha molto da offrire. Si celebrano<br />
molti anniversari.<br />
• Nel 1315, quindi 700 anni fa, si è tenuta<br />
la battaglia presso Morgarten.<br />
• Nel 1415, quindi 600 fa, i confederati<br />
conquistarono l'Argovia.<br />
• Nel 1515, pertanto 500 anni fa, i confederati<br />
persero la battaglia presso Marignano,<br />
il che determinò la fine della<br />
politica da grande potenza e la neutralità<br />
svizzera.<br />
• Nel 1815, quindi 200 anni fa, in occasione<br />
del Congresso di Vienna venne confermata<br />
la neutralità svizzera permanente<br />
sul piano del diritto internazionale.<br />
• E, cosa decisamente importante: nel<br />
1985, ossia 30 anni fa, venne fondata<br />
l'ASNI (!)<br />
Sebbene, nel 1998, il Consiglio federale<br />
e il Parlamento avessero commemorato<br />
• Senza l'ASNI non saremmo stati in grado di conseguire<br />
questo secolare successo.<br />
• Senza l'ASNI oggi la Svizzera non aderirebbe solo al<br />
SEE, ma sarebbe anche un membro dell'UE, una costruzione<br />
che fa acqua da tutte le parti!<br />
• Grazie all'ASNI le cose per i cittadini svizzeri vanno meglio.<br />
Abbandonando l'indipendenza, la neutralità, la democrazia<br />
diretta e il federalismo a perderci sarebbero<br />
infatti la Svizzera, e soprattutto i suoi cittadini. Invece<br />
le cose andrebbero meglio ai politici, all'amministrazione<br />
e ai burocrati. Il popolo svizzero ha però deciso.<br />
20<br />
21
esso stabilì nel 2014, in virtù di una richiesta<br />
proveniente dal Parlamento, che gli<br />
anniversari non fossero un compito dello<br />
stato, e che quindi non si dovessero comformalmente<br />
e in modo pomposo sulla<br />
Piazza federale, in occasione di incresciosi<br />
festeggiamenti, il disfacimento della vecchia<br />
Confederazione e dello stato federale,<br />
I nostri avversari politici lo sanno: solo un<br />
popolo privo di una patria accetta il diritto<br />
e i giudici stranieri. Quindi è necessario sminuire<br />
e distruggere i valori legati al concetto<br />
di patria, e per questo motivo la storia svizzera<br />
dev'essere ridimensionata, falsificata<br />
ed eliminata.<br />
1. Battaglia di Morgarten del 1315<br />
In occasione di una manifestazione pubblica<br />
un cittadino si lamentò del fatto<br />
che, seguendo una trasmissione della<br />
televisione pubblica sulle battaglie<br />
svizzere, a suo dire era stata data l'immemorare.<br />
Ma in realtà la ragione di tutto<br />
ciò è ben diversa.<br />
La risposta onesta sarebbe stata: chi vuole<br />
entrare a far parte dell'UE non vuole<br />
commemorare le guerre per la libertà<br />
e l'indipendenza.<br />
Chi vuole rinunciare alla neutralità, non<br />
può indicarne l'origine storica.<br />
Coloro i quali si rammaricano dell'indipendenza<br />
rappresentata dal caso particolare<br />
della Svizzera cercano dapprima<br />
di riscrivere e rigirare la storia e di non<br />
allestire delle commemorazioni.<br />
Consiglio federale e Parlamento lo sanno<br />
molto bene: a rendere unito il nostro paese<br />
non sono un'origine comune, uno spazio<br />
geografico delimitato a livello naturale, una<br />
lingua o una religione. La nostra nazione è<br />
unita unicamente dalla sua storia comune<br />
e dall'insieme dei valori che ne sono scaturiti!<br />
Per questo è importante ricordarci della<br />
storia per capire il nostro presente e produrre<br />
dal passato la forza per il futuro.<br />
I nostri avversari politici lo sanno: solo un<br />
popolo privo di una patria accetta il diritto<br />
e i giudici stranieri. Quindi è necessario<br />
sminuire e distruggere i valori legati al<br />
concetto di patria, e per questo motivo la<br />
storia svizzera dev'essere ridimensionata,<br />
falsificata ed eliminata.<br />
• Nel 2005 presso l'Università di Zurigo<br />
la storia elvetica, come corso principale,<br />
è stata eliminata.<br />
• Nel Piano di studio 21 la storia non è<br />
nemmeno più prevista quale materia<br />
autonoma – la dizione principale è ora<br />
nebulosamente «tempi, spazi, società».<br />
E in Zurigo la materia scolastica è ora<br />
«uomo e ambiente».<br />
• Tuttavia chi desidera che la Svizzera si<br />
dissolva nell'UE come una zolletta di<br />
zucchero in una tazza di tè vuole bandire<br />
la tradizione di liberazione della<br />
Svizzera.<br />
• La contesa sulla storia svizzera non è di<br />
ordine storico, bensì politico. I protagonisti<br />
si spacciano come scienziati, e<br />
vogliono traghettare la Svizzera, che per<br />
loro è diventata troppo stretta, nell'UE.<br />
Uno stato che si fonda su indipendenza,<br />
neutralità, democrazia diretta<br />
e federalismo non è conciliabile con la<br />
costruzione dell'UE, pertanto questi valori<br />
devono essere soppressi o falsificati<br />
anche dal punto di vista storico.<br />
22<br />
23
pressione che la battaglia di Morgarten<br />
non avesse mai avuto luogo. Lo storico<br />
presente sul podio, Thomas Maissen, che<br />
aveva collaborato al filmato, affermò di<br />
aver esposto anche lui delle critiche in tal<br />
senso. Ma la televisione, secondo quanto<br />
da lui riportato, ha dovuto rinunciare<br />
all'esposizione per mancanza di denaro!<br />
Quindi, non essendoci abbastanza soldi,<br />
in televisione la battaglia di Morgarten<br />
non ha mai avuto luogo(!)<br />
Dove e come esattamente ha avuto luogo<br />
la battaglia nel 15 novembre 1315<br />
presso la sponda fangosa del lago di<br />
Ägeri non è l'aspetto fondamentale.<br />
La cosa certa però è che gli svizzeri della<br />
Svizzera interna hanno sconfitto gli<br />
Asburgo.<br />
Probabile, ma senza riscontri certi, la storia,<br />
impiegata per abbellire il racconto, secondo<br />
cui i nobili di Hünenberg, nei pressi<br />
di Zugo, hanno ammonito gli svizzeri della<br />
Svizzera interna con un messaggio inviato<br />
tramite una freccia: «Confederati, siate<br />
guardinghi a Morgarten».<br />
In ogni caso questa frase resta un ammonimento<br />
rivolto ai Confederati per tutte le<br />
epoche: essendo piccoli e deboli, dovete<br />
essere ancor più attenti, intelligenti e<br />
diffidenti!<br />
Il cronista e monaco francescano Johannes<br />
di Winterthur, negli anni 1340-1344,<br />
riferiva su Morgarten quanto segue: «In<br />
quest'epoca, nell'Anno del Signore 1315,<br />
un popolo di contadini che viveva nelle<br />
valli, chiamate Svizzera, circondate<br />
ovunque da montagne alte quasi come<br />
il cielo, avendo fiducia negli imponenti<br />
bastioni delle sue montagne, si sottrasse<br />
all'ubbidienza, alle imposte e ai servizi<br />
abitualmente dovuti al duca Leopoldo, e<br />
si attrezzò per resistergli».<br />
Coloro che oggi spingono sull'acceleratore<br />
per entrare nell'euro non vedono di<br />
buon occhio tutto ciò: un popolo ribelle<br />
di contadini che aspira alla libertà, le montagne<br />
come possibilità per opporre una<br />
certa resistenza, la disubbidienza contro<br />
le élite, l'odio contro l'eccessivo statalismo<br />
e le tasse troppo elevate. No, ciò che è<br />
meglio non esista, non esiste.<br />
Come e dove esattamente a Morgarten<br />
una determinata pietra ha colpito un determinato<br />
cavaliere non è importante. Il<br />
duca Leopoldo dovette in ogni caso subire<br />
una sanguinosa sconfitta, le comunità<br />
valligiane rinnovarono poco dopo la<br />
rispettiva federazione a Brunnen e, per<br />
la prima volta e in più occasioni, si iniziò<br />
a parlare di «confederati». Gli stati<br />
forestali si impegnarono per una politica<br />
estera comune: senza il consenso di tutti<br />
nessuna località poteva sottoscrivere un<br />
3. Battaglia di Marignano del 1515<br />
È insolito: I nostri avversari si oppongono<br />
ostinatamente all'importanza della battaglia<br />
persa a Marignano 500 anni fa. Questa<br />
battaglia rappresenta indiscutibilmente<br />
un punto di svolta nella storia svizzera: da<br />
allora si prese atto che il nostro paese<br />
può funzionare solo come stato di piccole<br />
dimensioni privo di ambizioni di<br />
conquista sul piano della politica estera.<br />
Si tratta del punto di partenza dell'odierna<br />
neutralità elvetica. Ma ciò mette<br />
i bastoni tra le ruote a coloro che precontratto<br />
con una potenza estera e farsi<br />
dominare espressamente. I patti federali<br />
e Morgarten rappresentano l'inizio del<br />
caso particolare elvetico.<br />
(I fautori dell'UE non riescono ad accettarlo.<br />
Certamente possono esistere casi<br />
particolari, ma sicuramente non un caso<br />
particolare della Svizzera). Tuttavia la cosa<br />
peculiare è stata che: ovunque in altre<br />
parti d'Europa l'alta nobiltà ampliò il suo<br />
potere, mentre sul Lago dei Quattro Cantoni<br />
sorse la Confederazione con notevoli<br />
diritti di libertà, assemblee cantonali organizzate<br />
democraticamente e un'estesa<br />
amministrazione autonoma.<br />
Così è nata la nostra Svizzera – insopportabile<br />
per coloro che la vogliono eliminare!<br />
Se coloro che prospettano un'adesione<br />
all'UE sostengono il contrario, lasciamoli<br />
parlare. Perlomeno l'anno dell'anniversario<br />
2015 ha fatto sì che oggi debbano<br />
esporsi verso l'esterno. E quanto più a lungo<br />
parlano dalle loro cattedre godendo<br />
delle loro prebende accademiche, tanto<br />
più vengono ignorati. In ogni caso non<br />
è la scienza a sospingerli, bensì la volontà,<br />
sotto la copertura della scienza,<br />
di distruggere i valori elvetici al fine di<br />
indurre la Svizzera a entrare nell'UE.<br />
2. Conquista di Argovia del 1415<br />
Festeggiamo anche con piacere che, nel<br />
1415, quindi seicento anni fa, i confederati<br />
hanno sottratto agli Asburgo le<br />
loro terre d'origine in Argovia.<br />
Fa piacere che almeno i cittadini di Argovia<br />
celebrino nel 2015 questi avvenimenti<br />
con manifestazioni e fiere e che addirittura<br />
annuncino con orgoglio che «la Svizzera<br />
è sorta in Argovia». Non è sbagliato.<br />
Da allora ci si riunì regolarmente per le<br />
Diete federali a Baden, un tempo centro<br />
amministrativo degli Asburgo, il che<br />
rafforzò nettamente la giovane alleanza<br />
dei confederati.<br />
Almeno i cittadini di Argovia sono oggi<br />
orgogliosi di essere svizzeri e non soggetti<br />
agli Asburgo. I cittadini di Argovia<br />
rientrano da allora tra i confederati più<br />
fedeli e stabili.<br />
24<br />
25
mono sull'acceleratore per l'ingresso<br />
nell'UE. Chi vuole entrare nell'UE deve<br />
desistere dalla neutralità. Quindi non<br />
può esistere una storia della neutralità. Ma<br />
noi vi restiamo fedeli – come la stragrande<br />
maggioranza degli svizzeri – a prescindere<br />
dal fatto che ciò piaccia o meno a coloro<br />
che vogliono annientare la Svizzera!<br />
Dal 1315 gli svizzeri, grazie alle loro battaglie<br />
di successo, avevano avuto per 200<br />
anni un ruolo come temuta potenza militare.<br />
Il 14 settembre 1515, in occasione<br />
della battaglia di Marignano, persero<br />
però miseramente per la prima volta. E<br />
questo nonostante le impressionanti vittorie<br />
di pochi decenni prima contro Carlo<br />
A volte servono delle sconfitte per comprendere<br />
meglio le cose e per imboccare la via<br />
giusta.<br />
il Calvo nelle guerre contro i Burgundi e<br />
la vittoria sul re asburgico Massimiliano<br />
nella guerra contro gli Svevi.<br />
• Questa disfatta di Marignano è rimasta<br />
a ragione profondamente radicata nella<br />
memoria degli svizzeri. Celebriamo quindi<br />
una sconfitta.<br />
• Tuttavia tale disfatta si rivelò una benedizione<br />
per la Svizzera. Ecco perché<br />
l'iscrizione sul monumento presso il campo<br />
di battaglia di Marignano recita: «EX<br />
CLADE SALUS» (la fortuna passa per la<br />
sconfitta). Spesso succede proprio così<br />
nella vita: a volte servono delle sconfitte<br />
per comprendere meglio le cose e per<br />
imboccare la via giusta.<br />
• Lentamente, per via di questa sconfitta,<br />
maturò la convinzione che la Svizzera,<br />
essendo uno stato di piccole dimensioni,<br />
dovesse restare in disparte dai<br />
conflitti internazionali. Il motto era<br />
«stare in silenzio». Ciò aprì la strada<br />
a una neutralità permanente. «Stare<br />
in silenzio. Tenere la bocca chiusa!».<br />
Sarebbe proprio una benedizione per<br />
i nostri pomposi responsabili della politica<br />
estera, al governo e soprattutto<br />
presso il Dipartimento federale degli<br />
affari esteri. Comunque, nei conflitti<br />
internazionali, nessuno attende il loro<br />
rimprovero! Sarebbe decisamente più<br />
logico se queste persone andassero a<br />
rendere omaggio al semplice ossario<br />
per i caduti svizzeri di Marignano – ai<br />
margini del campo di battaglia di Mezzano.<br />
Quest'ossario è stato restaurato di<br />
recente.<br />
• Ero presente già nel 1965 in occasione<br />
del 450° anniversario, quando anche in<br />
quel caso il restauro fu possibile grazie<br />
alla lungimiranza di alcuni industriali<br />
svizzeri. E ho chiesto ai miei figli di fare<br />
altrettanto tra 50 anni, laddove ciò si rendesse<br />
necessario.<br />
Le conseguenze di Marignano sono decisive:<br />
si è imposta la parola d'ordine di non immischiarsi<br />
in faccende estranee e di mantenere<br />
una posizione di riserbo nella politica estera.<br />
Comprenderete il perché oggi Consiglio<br />
federale, Parlamento, tutti i politici di sinistra<br />
e coloro che promuovono l'adesione<br />
all'UE preferiscano non parlare di Marignagno<br />
e del suo significato.<br />
4. 1815: riconoscimento internazionale<br />
della neutralità<br />
Sul piano del diritto internazionale si è<br />
refrattari anche a riconoscere la neutralità<br />
svizzera. Si tratta però di un anniversario<br />
importante: 200 anni di neutralità a livello<br />
del diritto internazionale, con cui è stato<br />
possibile spianare la strada a un periodo<br />
di pace di due secoli per la Svizzera. Ma<br />
anche questo viene ufficialmente omesso.<br />
Consiglio federale e Parlamento preferiscono<br />
pianificare la strisciante adesione<br />
all'UE e la rovina della Svizzera invece di<br />
ricordare il benefico assetto della neutralità<br />
e dell'indipendenza.<br />
Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo,<br />
nel Secondo trattato di Parigi, sottoscritto<br />
il 20 novembre 1815, le grandi<br />
potenze europee garantirono la neutralità<br />
permanente, armata, frutto di<br />
un'autodeterminazione e integrale<br />
(quindi una neutralità completa) della<br />
Svizzera, oltre che l'inviolabilità del suo<br />
territorio. Questo primo riconoscimento<br />
sul piano del diritto internazionale era<br />
26<br />
27
tralità in un diritto di intervento. Vennero<br />
quindi fissati anche i confini, che sono<br />
validi tutt'oggi, sia del paese che dei<br />
cantoni – naturalmente fatta eccezione<br />
per il Giura bernese.<br />
IV. Cosa occorre fare?<br />
Tuttavia l'Azione per una Svizzera neutrale<br />
e indipendente (ASNI) non è un'associazione<br />
di storici o di amanti delle belle parole,<br />
il cui operato si esaurisce nei festeggiamenti<br />
e negli anniversari.<br />
No l'ASNI venne fondata come organizzazione<br />
di lotta politica al fine di<br />
difendere i pilastri dello Stato svizzero<br />
costituiti dall'indipendenza e dalla neutralità,<br />
i diritti popolari e il federalismo.<br />
Poiché, a questo proposito, non si può<br />
fare affidamento su Consiglio federale<br />
e Parlamento.<br />
Così anche oggi vogliamo rimanere fedeli<br />
all'insegnamento di Gertrud Stauffacher<br />
del Guglielmo Tell di Schiller, che esorta<br />
suo marito: «Guarda avanti, Werner, e<br />
non dietro di te». (Anche a rischio che<br />
uno dei nostri cosiddetti storici dell'Università<br />
di Zurigo dimostri, in maniera ridicola,<br />
che non sono esistiti né Gertrud né<br />
Werner Stauffacher!)<br />
Sì, guardiamo avanti. «Chi ha occhi per<br />
vedere guardi, chi ha orecchie per<br />
ascoltare ascolti» e prendiamone atto:<br />
Alla Svizzera le cose vanno meglio rispetto<br />
alla gran parte degli altri paesi poiché<br />
finora ha optato per l'indipendenza, la<br />
neutralità, la democrazia diretta, il federalismo<br />
e un ordinamento liberale.<br />
Sebbene già il vecchio patto federale pun-<br />
stato formulato nei punti essenziali dal<br />
diplomatico di Ginevra Charles Pictet<br />
de Rochemont. Il grande personaggio<br />
svizzero in questione si assicurò scrupolosamente<br />
che le grandi potenze non<br />
potessero trasformare la garanzia di neutasse<br />
su indipendenza e libertà – detto<br />
poeticamente: «non vogliamo avere<br />
giudici stranieri e non abbiamo paura<br />
del potere degli uomini» – e sebbene<br />
tutti i pilastri su cui si fonda il nostro<br />
stato siano ancorati nella Costituzione,<br />
oggi questi valori svizzeri vengono<br />
disprezzati dai politici responsabili e<br />
vengono subdolamente mandati all'aria.<br />
Si cerca di invalidarli, si rinuncia ai valori<br />
elvetici, solo perché si persegue un<br />
ingresso nella grande UE.<br />
Nella Berna federale la spinta verso l'UE<br />
è enorme. Il 90% dell'Amministrazione<br />
e la maggioranza di Consiglio federale<br />
e Parlamento spingono in questa direzione,<br />
ciononostante nessuno osa dirlo,<br />
poiché l'80% degli svizzeri non lo vuole.<br />
Quindi: «siate guardinghi a Morgarten».<br />
Nell'anno elettorale si occulta il fatto – e<br />
la gran parte dei media è corresponsabile<br />
– che si continua a non voler dare<br />
applicazione alle decisioni popolari<br />
sull'espulsione degli stranieri e sulla<br />
fine della libera circolazione delle persone.<br />
La democrazia viene scardinata.<br />
• Si cerca, all'interno delle stanze chiuse<br />
dove si tengono le riunioni, di rendere<br />
più difficile l'iniziativa popolare e<br />
di minarla. La classe politica ricorre a<br />
qualsiasi espediente per esautorare gli<br />
elettori dal loro potere, convogliando-<br />
28<br />
29
lo su di sé. Prova nostalgia per lo stato<br />
amministrativo burocratico, in cui può<br />
governare senza seccature da parte dei<br />
cittadini.<br />
• La presidentessa della Confederazione<br />
Sommaruga si reca a Bruxelles per<br />
comunicare all'UE che non applicherà<br />
l'articolo della Costituzione federale<br />
relativo all'immigrazione di massa,<br />
se questa è la volontà dell'UE. Il<br />
contingentamento e la precedenza ai<br />
residenti interni varrebbero solo per la<br />
forza lavoro al di fuori dell'UE (quindi, in<br />
sintesi: anche in futuro si applicherà l'attuale<br />
regolamentazione). Questa nuova<br />
prostrazione dinnanzi all'UE è musica<br />
per le loro orecchie, lo si capisce. La<br />
ricompensa è un bacetto dimostrativo<br />
del presidente della Commissione europea<br />
sulla guancia della presidentessa<br />
della Confederazione. Spero che da quel<br />
momento la consigliera federale si sia<br />
lavata bene la faccia.<br />
• Ma il grande compito che ci attende<br />
dopo le elezioni sarà nel 2016!<br />
Consiglio federale e Parlamento vogliono<br />
portare la Svizzera nell'UE con<br />
vincoli istituzionali grazie a un accordo<br />
quadro.<br />
La Svizzera si deve impegnare ad accettare<br />
il diritto e i giudici stranieri.<br />
È proprio il SEE 2 a condurre la Svizzera<br />
nell'UE.<br />
Quest'accordo dev'essere urgentemente<br />
respinto. Si tratta di una segreta adesione<br />
all'UE.<br />
E esattamente come il SEE ci avrebbe condotti<br />
nell'UE, la Svizzera con quest'accordo<br />
approderebbe nell'Unione Europea.<br />
Per questo motivo il grande compito, che<br />
in questo caso è soprattutto dell'ASNI,<br />
consiste nel prepararsi a questa votazione.<br />
Dobbiamo vincere questa tornata<br />
elettorale. E la si può vincere.<br />
Esistono parecchie organizzazioni, oltre<br />
all'ASNI, che si battono contro questa segreta<br />
adesione all'UE. Occorre mettere<br />
insieme tutte queste forze per la contesa<br />
elettorale.<br />
Pertanto ho rinunciato al mio mandato da<br />
consigliere nazionale per dedicarmi con<br />
tutte le mie forze a questo compito. Ho<br />
quindi assunto la presidenza del «Comitato<br />
contro la strisciante adesione all'UE/<br />
UE-NO».<br />
Comitato NO alla<br />
strisciante adesione all’UE<br />
Esso coordina, nell'ambito della contesa<br />
elettorale, tutte le forze che si oppongono.<br />
Il membro più importante è l'ASNI,<br />
fondata a suo tempo proprio per questa<br />
finalità. L'ASNI è quindi rappresentata<br />
nel comitato direttivo di UE-NO. Il comitato<br />
è stato costituito solo per la lotta<br />
contro quest'accordo quadro. Esso verrà<br />
poi sciolto dopo questa votazione, che<br />
speriamo abbia successo.<br />
Finora fanno parte già del comitato 110<br />
organizzazioni e all'incirca 4'000 membri<br />
individuali. Diventate anche voi dei membri.<br />
Il contributo annuale ammonta a CHF<br />
10.–.<br />
Considerando «la perfidia del tempo»<br />
– come viene riportato nel vecchio patto<br />
federale – occorre dedicarsi a questa<br />
tematica centrale. «Siate guardinghi a<br />
Morgarten!».<br />
Al fine di non disperdere le forze, l'ASNI<br />
– come organizzazione principale –<br />
deve dedicarsi completamente alla questione<br />
in oggetto per il mantenimento<br />
dell'indipendenza e della neutralità.<br />
Attualmente è stata annunciata un'azione<br />
silenziosa. Il punto di forza consiste nel<br />
concentrarsi su questo unico compito.<br />
Difendere l'indipendenza e la neutralità<br />
contro una classe politica che non è più<br />
dalla parte della Svizzera rappresenta<br />
per la Confederazione ciò che c'è di più<br />
urgente e importante da fare.<br />
L'ASNI conduce questa battaglia già da 30<br />
anni. Ma ricordiamoci: il nostro compito<br />
non è mai finito, anzi si trova sempre<br />
all'inizio.<br />
30<br />
31
La libertà esiste solo nel momento<br />
in cui noi cittadini ci impegniamo<br />
per la stessa.<br />
L‘ASNI…<br />
• informa i propri iscritti e l'opinione pubblica<br />
sulle sfide nell'ambito della politica<br />
estera;<br />
• si batte per l'autonomia, la neutralità e la<br />
sicurezza della Svizzera;<br />
• lotta per la democrazia diretta e chiede<br />
l'ampliamento del diritto di parola delle<br />
svizzere e degli svizzeri a livello politico;<br />
• si difende dalla pressione straniera e dai<br />
giudici esteri;<br />
• chiede come premessa la diversità politica<br />
in Europa<br />
• per il benessere e la libertà;<br />
• per il conseguimento dei propri obiettivi<br />
ricorre a referendum e iniziative popolari.<br />
Un movimento apartitico ha bisogno di<br />
voi.<br />
✂<br />
Diventate membri dell’Azione per una Svizzera<br />
neutrale e indipendente (ASNI)<br />
q Membri (q Coniugi), q Sostenitori o q Simpatizzanti<br />
Contribuiti annui: membri fr. 35.– (coniugi fr. 50.–), sostenitori fr. 100.–, simpatizzanti a piacimento<br />
q Inviatemi informazioni dettagliate sull’ASNI.<br />
Cognome/nome<br />
Indirizzo<br />
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ASNI, casella postale 669, 3000 Berna 31<br />
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