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1f WENGEN prueba

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Ancora più imbarazzante.<br />

Dopo tutto era la mia professoressa di inglese. Il mio limitato manuale di comportamento<br />

con le ragazze/donne non aveva un capitolo sull’argomento specifico.<br />

Niente col titolo:’In macchina al buio e motore spento con la tua professoressa di<br />

inglese: cosa fare’<br />

Si chinò verso di me (la sua macchina aveva il volante a destra e mi faceva sentire<br />

stranissimo), e pensai che volesse aprire la mia porta, visto che io non sapevo dove era<br />

la maniglia.<br />

Invece mi diede un bacio, così come niente fosse.<br />

Ero al parossismo dell’imbarazzo, anche perchè stavo accennando a piegarmi<br />

all’indietro per permetterle di trovare la fantomatica maniglia.<br />

Ma questo fu niente rispetto allo stupore che provai qualche settimana dopo.<br />

Avevamo parcheggiato in qualche posto appartato, non ricordo dove, nel suo Triumph, e<br />

ad un certo punto si chinò su di me e fece qualcosa che fino ad allora avevo solo visto in<br />

qualche fotografia pornografica.<br />

Decisamente nessuna delle ragazze con cui si usciva a Torino in quegli anni faceva cose<br />

del genere.<br />

Oggi lo menzionano svariate volte in qualunque film americano e lo insinuano neanche<br />

troppo sottilmente con inquadrature sapientemente tagliate, ma allora era una cosa<br />

dell’altro mondo.<br />

Cara vecchia Susan…<br />

A quell’età, per quanto possa sembrare incredibile da quel che racconto, non ero del tutto<br />

un nerd.<br />

Al contrario.<br />

Ero uno che per un motivo o per un altro a volte viveva delle esperienze un poco fuori<br />

dalla norma per i tempi. Cose e fatti veri e non racconti tra amici. Mentre altri ne<br />

parlavano inventando, a me succedevano davvero. Ed io ero il primo ad esserne sorpreso.<br />

La storia con Susan ne è un esempio.<br />

Da allora cominciammo ad uscire fissi, e dopo un inizio così goffo da parte mia non mi<br />

sembrava vero.<br />

Durante mesi nel 1964 eravamo coppia fissa. Lei usciva assieme a me quando ero coi<br />

miei amici, ed io facevo lo stesso coi suoi. Non mischiammo mai le compagnie, i suoi<br />

con i miei. Troppe possibiltà di complicazioni.<br />

Susan viveva al principio in una soffitta/sotto tetto in un vecchio palazzo dalle parti di via<br />

Cernaia, dove altre sue colleghe avevano affittato anche loro varie soffitte vicine. Era una<br />

piccola colonia inglese un po’ bohemienne e pazzerellona.<br />

Le serate da lei erano sempre un’allegra confusione di gente accovacciata su cuscini o<br />

seduta sul lettino, dal momento che in piedi si sbatteva la testa col soffitto non appena ci<br />

si spostava dal centro della stanzina.<br />

Io ero regolarmente l’unico ‘straniero’ in quella banda di spensierate inglesi che se la<br />

spassavano in Italia.<br />

Con Susan scoprii i Beatles, dei quali non sospettavo nemmeno l’esistenza. Con lei<br />

ascoltai mille volte l’album Revolver, affascinato. Fu lei che mesi dopo mi portò a vedere<br />

The Sound of Music che già aveva visto in Inghilterra.

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