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CINQUE CERCHI D'ARGENTO numero 5 e 6_gennaio-giugno 2018

La rivista Cinque Cerchi d'Argento, edita dalla Associazione Pensionati CONI (APEC), prosegue l'excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale nella prima metà del secolo passato. Su questo numero l’interesse è rivolto alla zona del quartiere Flaminio, foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità. Sono pubblicati inoltre altri articoli di storia e cultura dello sport, tra i quali un significativo ricordo di Cesare Rubini, grande allenatore di basket nonché unico atleta italiano che vinse medaglie olimpiche in due diverse discipline sportive.

La rivista Cinque Cerchi d'Argento, edita dalla Associazione Pensionati CONI (APEC), prosegue l'excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale nella prima metà del secolo passato. Su questo numero l’interesse è rivolto alla zona del quartiere Flaminio, foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità. Sono pubblicati inoltre altri articoli di storia e cultura dello sport, tra i quali un significativo ricordo di Cesare Rubini, grande allenatore di basket nonché unico atleta italiano che vinse medaglie olimpiche in due diverse discipline sportive.

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APEC Racconta<br />

MEMORIE DI SPORT<br />

I MIEI GIOCHI DELLA GIOVENTÙ<br />

di Mimma Turi<br />

Mimma Turi, sempre sensibile ed attenta alla mission culturale dell’APEC, ci ha proposto<br />

questo articolo, che riguarda un tema molto caro per tanti dipendenti CONI, e non solo..<br />

Vorrei parlare dei Giochi della Gioventù, anche<br />

perché furono istituiti nel 1968, proprio l’anno<br />

in cui entravo al CONI. Mi affezionai subito a<br />

questo evento, anche perché avendo una età di poco più<br />

grande dei ragazzi partecipanti in cuor mio (…si può<br />

anche sognare qualche volta, no?) mi sarebbe piaciuto<br />

gareggiare con loro. Non potendolo ovviamente fare, mi<br />

è sempre piaciuto seguire la loro evoluzione nel corso<br />

delle diverse fasi di quella che era considerata una vera<br />

e propria “piccola Olimpiade”. Ma soprattutto mi colpì<br />

l’intuizione che ebbero i massimi dirigenti CONI inventandosi<br />

i Giochi: era un'epoca dove avevamo poco,<br />

ed il Paese, forse affannato da molte altre<br />

questioni, non curava affatto in modo coordinato<br />

gli sport di base, delegando tutto<br />

(ma nel contempo ignorandolo) l’associazionismo<br />

di base, e tralasciando così<br />

quelle opportunità di relazioni e di confronto,<br />

strumenti essenziali per avvicinare<br />

i giovani allo sport. I Giochi della Gioventù<br />

furono un passaggio importante di un<br />

lungo processo di maturazione e di fatti<br />

concreti avviato dall’Ente in quegli anni.<br />

Nel 1968 Segretario Generale del CONI<br />

era Mario Saini, ma fu il suo predecessore, Bruno Zauli,<br />

che ebbe negli anni ’50, assieme al Presidente Onesti,<br />

l'intuizione di procedere alla costruzione di impianti<br />

sportivi provinciali per la popolazione scolastica. Fu<br />

questa la scintilla che permise agli studenti di avvicinarsi<br />

allo sport, che poterono praticarlo, sotto la guida degli<br />

insegnanti di educazione fisica, negli impianti scolastici.<br />

Ed in quelle sedi si articolarono le tante fasi territoriali<br />

dei Giochi. Tranne che per la Fase Finale, ove, negli<br />

anni ’70 venivano interessate circa una cinquantina di<br />

specialità sportive. Permettetemi un rilievo amaro: oggi,<br />

ai “Campionati Studenteschi”, parvenza millesimale di<br />

quel che costituì quel grande evento, sono solo sei le discipline<br />

che prevedono una fase finale. E pensare che<br />

nel periodo migliore (a metà degli anni 70) i Giochi della<br />

Gioventù coinvolsero i ragazzi delle Scuole Superiori<br />

di tutta Italia, arrivando alla cifra di quasi due milioni di<br />

giovani! Si cominciava con le fasi comunali, poi quelle<br />

provinciali, quindi le gare regionali e i migliori andavano<br />

alla Finale Nazionale che di solito aveva la sua conclusione<br />

nello Stadio dei Marmi del Foro Italico a Roma. Tanta<br />

allegria, tanta voglia di vincere. E gli accompagnatori,<br />

tutti impegnati e consapevoli del significato sportivo ed<br />

educativo di quell’evento. Uno spettacolo bellissimo,<br />

indimenticabile. I Giochi insomma fecero capire quale<br />

poteva essere la più efficiente formula per far crescere lo<br />

sport italiano: portare i ragazzi sui campi<br />

e far provare loro in modo concreto cosa<br />

sia veramente lo sport, anche attraverso<br />

l’agonismo, che se vissuto ed interpretato<br />

nel modo giusto, rappresenta una valida<br />

scuola di vita! Certo che tale evenienza<br />

fu possibile per una indispensabile<br />

“congiunzione astrale”: in quel periodo<br />

il CONI era “fortissimo economicamente”<br />

grazie al Totocalcio, i cui incassi settimanali<br />

erano davvero cospicui, tant'é<br />

che era tenuto ad erogare allo Stato un<br />

quota ( all’incirca il 26%) del Montepremi. Oggi si è<br />

invertito il meccanismo: più nessuna entrata diretta ed<br />

è lo Stato che deve erogare al CONI i contributi, ma non<br />

certo di pari entità, per cui le finanze dell’Ente sono talmente<br />

limitate che non sarebbe più possibile rinnovare<br />

quelle esperienze, peraltro non ripetibili anche perché<br />

non rientra più tra le sue competenze l’attività sportiva<br />

scolastica. Un vero peccato fu davvero una bella avventura<br />

con la quale il CONI (anche grazie all’insostituibile<br />

apporto di noi dipendenti) portò promozione ed anche<br />

divertimento per lo sport su tutto il territorio nazionale.<br />

C’è da augurarsi che possano attivarsi “nuove congiunzioni<br />

astrali” (o di lungimiranza politica e dirigenziale?)<br />

per poter rivivere quelle belle sensazioni di quegli anni.<br />

V

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