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CINQUE CERCHI D'ARGENTO numero 5 e 6_gennaio-giugno 2018

La rivista Cinque Cerchi d'Argento, edita dalla Associazione Pensionati CONI (APEC), prosegue l'excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale nella prima metà del secolo passato. Su questo numero l’interesse è rivolto alla zona del quartiere Flaminio, foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità. Sono pubblicati inoltre altri articoli di storia e cultura dello sport, tra i quali un significativo ricordo di Cesare Rubini, grande allenatore di basket nonché unico atleta italiano che vinse medaglie olimpiche in due diverse discipline sportive.

La rivista Cinque Cerchi d'Argento, edita dalla Associazione Pensionati CONI (APEC), prosegue l'excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale nella prima metà del secolo passato. Su questo numero l’interesse è rivolto alla zona del quartiere Flaminio, foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità. Sono pubblicati inoltre altri articoli di storia e cultura dello sport, tra i quali un significativo ricordo di Cesare Rubini, grande allenatore di basket nonché unico atleta italiano che vinse medaglie olimpiche in due diverse discipline sportive.

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Letteratura sportiva, tutta da leggere<br />

L’INARRIVABILE<br />

Continuiamo la selezione sui tanti libri che rendono onore alla letteratura sportiva, pubblicando stavolta da<br />

“Rinati per Vincere”, toccante raccolta di racconti proposti da Giampiero Spirito (giornalista di spicco dell’emittente<br />

TV2000), l’estratto da un capitolo che narra la storia di un autorevole personaggio dello Sport Paraolimpico tra gli<br />

anni ’60 e gli anni 90, Roberto Marson. Un grandissimo atleta e poi un ispirato dirigente. Queste righe (…ma vi<br />

consigliamo di leggere tutto il libro, perché trovate narrazioni altrettanto stimolanti e significative) rappresentano un<br />

meraviglioso inno alla vita, ed un potente integratore…per non arrendersi mai.<br />

di Giampiero Spirito<br />

Quel Quel giorno non sarebbe<br />

dovuto andare a lavorare.<br />

Avrebbe potuto tranquillamente<br />

rimanere a casa. Aveva infatti<br />

chiesto un permesso per portare<br />

il motorino al collaudo alla motorizzazione.<br />

Roberto, 16 anni, era<br />

26<br />

Roberto Marson con al collo una parte<br />

delle sue tante medaglie conquistate<br />

ai Giochi Parolimpici<br />

il primo di sette fratelli. A Pasiano,<br />

seimila anime vicino Pordenone, la<br />

famiglia Marson coltivava la terra<br />

in regime di mezzadria. Roberto,<br />

da primogenito, non poteva certo<br />

esimersi dall’andare a lavorare. Da<br />

muratore guadagnava 15 lire l’ora,<br />

per 8-9 ore al giorno ed il salario<br />

andava tutto alla famiglia. Pochi<br />

svaghi, in una terra fredda, qualche<br />

balera, pochi amici. In quei<br />

giorni, insieme ai suoi colleghi,<br />

stava abbattendo un capannone<br />

su un terreno per costruire un vivaio<br />

e alcune villette. (…) Era il 7<br />

settembre del 1960: c'erano pochi<br />

manovali intorno a lui, quando<br />

quel muro venne improvvisamente<br />

giù e lo travolse. Sbagliato pensare<br />

a misure di sicurezza, a quei tempi,<br />

in quei posti: erano inesistenti. Ci<br />

si affidava alla scaltrezza, al colpo<br />

d'occhio che nell’occasione non<br />

furono sufficienti. “Attentoooo,<br />

cadeeee!!” Quelle urla d'istinto gli<br />

fecero tentare di scappare. Il muro<br />

e il mondo gli stavano per crollare<br />

addosso. Pochi passi, prima dello<br />

schianto dei mattoni sulla schiena.<br />

Sufficienti per scongiurare la<br />

paralisi totale. Pochi, troppo pochi,<br />

per impedire l'impatto sulle<br />

vertebre lombari. Le mani nei<br />

capelli dei manovali, le urla: i suoi<br />

colleghi non si persero d'animo ma<br />

inconsapevolmente peggiorarono<br />

la situazione. Roberto, svenuto,<br />

venne issato su un'automobile per<br />

essere trasportato all'ospedale, E<br />

in quel disperato e maldestro tentativo<br />

di primo soccorso, la schiena<br />

si piegò ancora. Una, due, tre volte,<br />

aggiungendo danno al danno.<br />

All'ospedale di Pordenone, uno dei<br />

sedici posti letto fu suo. (…) Dopo

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