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CINQUE CERCHI D'ARGENTO numero 5 e 6_gennaio-giugno 2018

La rivista Cinque Cerchi d'Argento, edita dalla Associazione Pensionati CONI (APEC), prosegue l'excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale nella prima metà del secolo passato. Su questo numero l’interesse è rivolto alla zona del quartiere Flaminio, foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità. Sono pubblicati inoltre altri articoli di storia e cultura dello sport, tra i quali un significativo ricordo di Cesare Rubini, grande allenatore di basket nonché unico atleta italiano che vinse medaglie olimpiche in due diverse discipline sportive.

La rivista Cinque Cerchi d'Argento, edita dalla Associazione Pensionati CONI (APEC), prosegue l'excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale nella prima metà del secolo passato. Su questo numero l’interesse è rivolto alla zona del quartiere Flaminio, foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità. Sono pubblicati inoltre altri articoli di storia e cultura dello sport, tra i quali un significativo ricordo di Cesare Rubini, grande allenatore di basket nonché unico atleta italiano che vinse medaglie olimpiche in due diverse discipline sportive.

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Documentario<br />

L’area sportiva nell’altra sponda del Tevere<br />

GLI IMPIANTI DEL POLO ACCANTO<br />

Continuiamo il nostro excursus informativo sullo sviluppo dell’impiantistica sportiva della Capitale<br />

nella prima metà del secolo passato, favorita dalla costante ambizione della Città Eterna di poter<br />

ospitare i Giochi Olimpici. Se nello scorso <strong>numero</strong> raccontammo del Foro Italico, oggi, pur rimanendo<br />

nell’area nord di Roma, concentriamo il nostro interesse al di qua del Tevere: la zona del quartiere<br />

Flaminio, anch’essa foriera di interessanti notizie e di simpatiche curiosità.<br />

di Augusto Rosati<br />

Veduta aerea della vasta zona flaminia, anni 1910-1920<br />

Le<br />

tante vicissitudini vissute nella prima metà<br />

del secolo passato, con quell’alternarsi di<br />

ambizioni e delusioni di poter ospitare i<br />

Giochi Olimpici, non hanno comunque mai negato<br />

alla Città Eterna di essere obiettivo concreto di<br />

una complessa ed imponente progettualità attinente<br />

l’impiantistica sportiva. D’altronde è opportuno inquadrare<br />

questi interventi e queste iniziative anche<br />

nel contesto del faticoso cammino che Roma stava<br />

affrontando per acquisire anche sul piano sostanziale,<br />

la sua dimensione di Capitale d’Italia. In tale<br />

ambito anche il quartiere Flaminio, nel suo rapporto<br />

con lo sport e non solo, fu un elemento determinante.<br />

Fin dall’inizio del secolo quest’area vantava già<br />

significativi impianti sportivi, la cui costruzione fu<br />

favorita dagli spazi ricavati a seguito di un ingente<br />

esproprio nei confronti degli eredi dell’ing. Glori,<br />

antico proprietario del colle ove c’è appunto l’omonima<br />

e splendida Villa. Uno degli agglomerati realizzati<br />

nella zona adiacente al fiume fu il Campo Parioli per<br />

le corse al galoppo. Seguì, nel 1911, su progetto di<br />

Marcello Piacentini e Vito Pardo, lo Stadio Nazionale,<br />

che fu un polo di riferimento della Esposizione Internazionale<br />

per il cinquantenario dell’Unità d’Italia.<br />

Nel 1925, sempre su progetto di Piacentini, fu la<br />

volta dell’Ippodromo di Villa Glori, ed ancora, in<br />

successione, dei campi del Tennis Parioli e dello<br />

Stadio-Cinodromo della Rondinella. Per rispetto<br />

alla verità storica, sempre agli inizi del secolo, è<br />

giusto ricordare che videro realizzazione il Campo<br />

di calcio della Romulea nonché gli impianti della<br />

Società Podistica Lazio. Nel 1927 lo stesso Stadio<br />

Nazionale fu ampliato ed assunse la denominazione<br />

di Stadio del Partito Nazionale Fascista.<br />

In quegli anni insomma la zona flaminia, forse per<br />

le sue caratteristiche ambientali, ed in particolare<br />

per la vicinanza al Tevere, fu ritenuta un polo importante<br />

per gli insediamenti sportivi. Questo interesse<br />

si può ancor meglio evincere dalle <strong>numero</strong>se<br />

ipotesi progettuali che si susseguirono negli anni:<br />

per tutte, citiamo le due brochure, entrambe titolate<br />

“Roma Olimpica”, redatte dal CONI dapprima per<br />

l’ipotesi Giochi del ’40, e poi poco dopo, allorquando<br />

le ambizioni “a cinque cerchi, sotto l’ombra del<br />

Colosseo” (anch’esse insolute) furono posticipate<br />

al quadriennio successivo. Da quelle carte infatti,<br />

tra i vari impianti, risalta l’ipotesi della costruzione,<br />

di poco vicina allo Stadio, di un Palazzo dello<br />

Sport (…doveva essere capace di ospitare 20.000<br />

spettatori, e costituire palcoscenico privilegiato<br />

per hockey, tennis, pallacanestro, atletica pesante,<br />

pugilato e scherma), nonché di un Velodromo<br />

Olimpico, pensato – citiamo le parole testuali della<br />

brochure - come “l’esatta riproduzione della famosa<br />

pista del Vigorelli di Milano”. Ma i contenuti di quelle<br />

due brochure rimase solo nel mondo della fantasia.<br />

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