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centrale, ha costituto un “fondo Nicola <strong>Zitara</strong>”, in cui sono raccolti gran<br />
parte dei suoi lavori e anche quasi tutto il carteggio che ha intrattenuto<br />
con noi nel corso <strong>di</strong> 25 anni. Un centinaio sono le pagine manoscritte, oltre<br />
duemila le pagine tipografiche (<strong>di</strong> alcuni lavori abbiamo anche i<br />
dattiloscritti, che ci mandava in corso d’opera).<br />
E’ un vero peccato non aver registrato mai le nostre lunghe conversazioni,<br />
a volte anche polemiche in relazione alle sue critiche al nostro “eccesso <strong>di</strong><br />
lavoro pratico a scapito dello sviluppo e <strong>di</strong>vulgazione della Teoria, delle<br />
Inchieste lunghe, dei viaggi internazionali…”. In parte aveva ragione<br />
lui. L’eccesso è sempre sbagliato, ma la Sicilia, la nostra metropoli<br />
catanese, non sono Siderno, e la nostra pratica sociale-e qui lui<br />
concordava- ci permette <strong>di</strong> restare coi pie<strong>di</strong> per terra, con<strong>di</strong>zione<br />
necessaria per Camminare Addhitta.<br />
Se oggi possiamo avviare anche questo <strong>La</strong>voro è perché ce lo possiamo<br />
permettere grazie a quella “pratica sociale”, spesso anonima e silenziosa,<br />
che non cerca “visibilità”, ma spesso la trova; non riven<strong>di</strong>ca “posizioni”,<br />
ma se servono se le prende; non <strong>di</strong>pende da “relazioni”, ma se hanno<br />
utilità se le costruisce.<br />
Pani, Pacenzia e Tempu!<br />
Bonu Stu<strong>di</strong>u! Bona Cura! Bona Vigghjia!<br />
Mario Di Mauro