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FuoriAsse - Officina della cultura

I luoghi della memoria

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anche ingiustamente trascurati dalle<br />

grandi case editrici (uno per tutti, Anna<br />

Cascella Luciani). La disamina si spinge<br />

fino a poeti tendenzialmente “ignorati”<br />

nonostante la loro significatività; è il<br />

caso di Lino Angiuli, il cui lavoro sperimentale<br />

e funambolico sulla lingua e sul<br />

ritmo è tanto appartato quanto notevole,<br />

o di Maura Del Serra, autrice di un<br />

teatro di poesia acclamato in diversi<br />

paesi europei. Da sottolineare anche<br />

l’inclusione di Roberto Piumini, poeta<br />

per bambini, per la prima volta accolto<br />

in un’antologia non di genere.<br />

I profili critici che precedono la selezione<br />

dei testi antologizzati sono strutturati<br />

sotto la forma di un racconto biobibliografico<br />

e critico del poeta; il che ne<br />

consente una lettura dinamica, favorendo<br />

la comprensione del percorso autoriale.<br />

Scelta questa che rispecchia un<br />

criterio distintivo dell’antologia stessa,<br />

dichiarato nell’Introduzione; l’avere cioè<br />

privilegiato autori che «pur radicandosi<br />

in modo molteplice nelle tradizioni novecentesche<br />

<strong>della</strong> poesia, hanno intrapreso<br />

delle vie per aprire a queste ultime<br />

spazi meno battuti». Si coglie qui il senso<br />

profondo di un sottotitolo come Tradizioni<br />

e innovazione. Non siamo di<br />

fronte a una semplice contrapposizione<br />

tra poeti che innovano e poeti che si ancorano<br />

alla tradizione, ma radicamento<br />

e cambiamento sono verificati nell’alveo<br />

dell’esperienza di ciascun autore; si sono<br />

ricercati poeti che innestano l’innovazione<br />

nel solco <strong>della</strong> tradizione, che<br />

immettono liquidi di contrasto e scatenano<br />

reazioni significative nell’ecosistema<br />

letterario in cui si inseriscono. Pensiamo,<br />

solo per fare alcuni nomi, a poeti<br />

come Cagnone, Annino, Insana. Ma<br />

pensiamo anche ad affioramenti più<br />

recenti (di rado l’esordio editoriale in<br />

Italia corrisponde a una vera visibilità),<br />

come quello di Margherita Rimi. Una selezione<br />

rigorosa e motivata come quella<br />

FUOR ASSE 138<br />

qui compiuta porta decisamente il lettore<br />

a concentrarsi sui poeti presenti nell’antologia,<br />

scoprendoli o ri-scoprendoli,<br />

ma in ogni caso sottraendosi al gioco<br />

perverso e frequente di evocare gli<br />

assenti.<br />

Il libro di Daniela Marcheschi ci obbliga<br />

a riconsiderare il senso del fare<br />

un’antologia di poesia oggi. Nel leggere<br />

l’introduzione, particolarmente ispirata,<br />

viene in mente la storica antologia di<br />

Pier Vincenzo Mengaldo Poeti italiani<br />

del Novecento, edita da Mondadori nel<br />

1978, punto imprescindibile nella disamina<br />

critica del Novecento poetico e<br />

dalla cui introduzione vorrei qui riportare<br />

un breve snodo fondamentale. Dice<br />

Mengaldo: «Non esistono, per quanto mi<br />

riguarda, idee di poesia o pratiche di<br />

scrittura più valide di altre; esistono<br />

solo poesie e poeti più importanti e interessanti<br />

di altri. Neppure sono convinto<br />

che, in poesia e in genere nei fatti d’arte,<br />

l’innovazione conti più <strong>della</strong> tradizione<br />

Le recensioni di<br />

Cooperativa Letteraria

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