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FuoriAsse - Officina della cultura

I luoghi della memoria

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Le città e le loro anime<br />

Marsiglia<br />

Bella ciao, Marseille<br />

di Luigi Vergallo<br />

Marsiglia ha una brutta fama. Troppo<br />

forte è il ricordo <strong>della</strong> città portuale, che,<br />

nel corso dell’Ottocento, era in continua<br />

espansione; <strong>della</strong> zona franca di prostituzione<br />

che, dal mare, saliva verso il<br />

Panier e tutti gli altri quartieri; delle efferate<br />

battaglie fra bande dell’inizio del Novecento,<br />

con i suoi protagonisti – degni<br />

di un western di qualità – dai soprannomi<br />

creativi e pazzeschi: Grossa Testa,<br />

il Pazzo, Orecchio Piegato, ma anche Il<br />

Panettiere, Tin Tin, Il Milanese… Poi la<br />

guerra, i reati legati alla sussistenza, i<br />

furti di carbone, quelli di biciclette, di<br />

olio, di cibo. E poi gli anni Trenta, quelli<br />

<strong>della</strong> corruzione, l’enorme servizio d’ordine<br />

dei boss dominanti, pagato dalle casse<br />

pubbliche perché assunto in massa<br />

nella polizia municipale, l’occupazione<br />

nazista, la resistenza dentro i vecchi<br />

quartieri, “covi di comunisti, anarchici,<br />

antifascisti e banditi”, rioni così duri da<br />

penetrare – con i loro vicoli, con la loro<br />

©Stefania Facciano<br />

legge del silenzio, con il loro antico orgoglio<br />

–, da convincere i tedeschi <strong>della</strong><br />

necessità di farli saltare per aria, usando<br />

la dinamite e deportando migliaia e migliaia<br />

di persone negli altri quartieri. Una<br />

città in cui, come si racconta in città,<br />

una pagina su sette dell’elenco telefonico<br />

è fatta di “Esposito”. Forse è una leggenda,<br />

ma sappiamo per certo che, all’inizio<br />

del XX secolo, dati del censimento alla<br />

mano, un abitante su cinque era di origine<br />

italiana, senza contare gli immigrati<br />

di seconda generazione. Una città dove<br />

per decenni ha dominato incontrastato<br />

un uomo nato a Itri, nei pressi di Gaeta,<br />

Francesco Spirito, una città dove l’italiano<br />

lo capiscono in molti, ancora oggi.<br />

Poi, dal secondo dopoguerra, mentre la<br />

criminalità si faceva sempre più violenta,<br />

meno folcloristica, sempre più dedita alle<br />

rapine sanguinose, al traffico internazionale<br />

di stupefacenti, al controllo dei mercati<br />

illegali, fino a Parigi, la fama dei<br />

FUOR ASSE<br />

46<br />

Riflessi Metropolitani

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