FuoriAsse - Officina della cultura
I luoghi della memoria
I luoghi della memoria
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FUOR ASSE<br />
Editor ale<br />
L’anima<br />
del territorio<br />
Quasi le placche avessero un’anima<br />
Due placche terrestri si scontrarono<br />
tentando di sopraffarsi.<br />
Dal profondo le spinte richiamavano<br />
magma detriti e l’attenzione dei diavoli in attesa<br />
dei diamanti promessi. La lava zampillò dalle ferite<br />
quasi le placche possedessero un’anima.<br />
Una distrusse i bastioni nemici<br />
infilandosi sotto l’altra come una barra<br />
che solleva uragani e catene alpine 1 .<br />
(Giancarlo Baroni)<br />
Tra i libri pubblicati di recente colpisce in modo particolare quello di Guido<br />
Conti, Quando il cielo era il mare e le nuvole erano balene (Giunti), perché è un<br />
testo che racconta senza nostalgia di un particolare territorio, che è la bassa emiliana,<br />
restituendo al lettore sensazioni avvertite in questo luogo preciso e soprattutto<br />
aprendo lo sguardo anche su modi di vita che oggi sono andati persi. Vale<br />
la pena, in questo senso, ricordare il girovago che aveva addestrato il suo orso;<br />
ma anche la caratterizzazione degli altri personaggi che è sempre potente. I protagonisti<br />
sono “vivi”, sono dotati di ragioni e sentimenti, talvolta inesplicabili<br />
l’uno per l’altro, ma che hanno radici profonde, in quanto ognuno è ben collegato<br />
con il territorio in cui vive, conosce bene la propria terra, le piante che la rivestono<br />
e i sentieri che ne calcano il suolo. Ognuno si sente parte attiva <strong>della</strong> storia<br />
anche se sa di vivere «nella periferia più periferica del mondo». Un romanzo ambientato<br />
tra gli anni ’20 fino alla piena del Po del ’51. Una lettura non solo storica<br />
del dopoguerra ma anche di formazione spirituale. In questo caso, si tratta dei<br />
sentimenti del piccolo Bruno, il protagonista, che impara a conoscere la realtà<br />
<strong>della</strong> pianura e del fiume (il Po) mediante lo sguardo attento del nonno, ma anche<br />
attraverso le devastazioni lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale.<br />
Ultimamente mi pare ci sia, da parte delle case editrici, la volontà di pubblicare<br />
libri in cui l’azione si verifica in specifici microcosmi, in cui il lettore può ritrovare<br />
tipiche atmosfere sia nel clima sia nei modi di fare dei personaggi; testi in grado<br />
di rimandare a un’idea di tradizione tipica di particolari ambienti. Ma diversi sono<br />
tentativi sterili, in quanto ciò che manca è proprio il collante con l’uomo, con<br />
tutti quei valori e le scelte che incidono radicalmente nella esistenza sua e degli<br />
altri. Queste caratteristiche di contenuti e di forma in Guido Conti ci sono da<br />
sempre; fa piacere che le case editrici abbiano preso a lavorare in una tale direzione.<br />
Nel romanzo di Conti, però, c’è anche altro: si scorge un profondo senso di<br />
trascendenza e di spiritualità laica, in cui bene si collegano natura ed essere<br />
umano, individuo e terra di cui si racconta. Per questo motivo, oltre che per l’approfondimento<br />
e la ricchezza delle sue esperienze formali e dei suoi studi, Guido<br />
Conti sarà forse uno di quegli autori destinati a essere ricordati, a diventare<br />
quindi un classico.<br />
1 Tratto da Testimonianza di voci poetiche. 22 poeti a Parma, coordinata da Luca Ariano e Giancarlo Baroni,<br />
Pasturana (AL), puntoacapo editrice, 2018.<br />
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