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-----------------------------------la voce ai cittadini--------------------------------------<br />
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pubbliche vennero ricoperte da figure<br />
appartenenti al vecchio regime dittatoriale, a<br />
partire dal neo presidente della Repubblica,<br />
Ion Iliescu; il mancato ricambio politico<br />
pertanto pertanto non aveva portato a<br />
nessun evidente cambio di rotta.<br />
E' quindi lo scenario di un paese<br />
che doveva ancora ricominciare<br />
da zero quello che si presentava<br />
agli occhi del giovane Miloud<br />
Oukili, arrivato a Bucarest nel<br />
1992 1992 come animatore all’interno<br />
dell’associazione Handicap<br />
International. Le laceranti contraddizioni<br />
che dividevano da una parte le speranze<br />
del popolo rumeno e dall’altra l’avida<br />
conservazione dello status quo da parte<br />
della classe politica, venivano<br />
esasperate nel disinteresse di quest’ultima nei confronti dei<br />
minori. Con la fine del regime ebbe termine anche il delirio megalomane di<br />
Ceauşescu in merito alla Grande Romania: entro il 2000 la popolazione sarebbe<br />
dovuta raddoppiare, così la dittatura emanò leggi che vietavano l’aborto e l’utilizzo<br />
di metodi contraccettivi e stanziò assegni familiari ai nuclei numerosi. La perdita di<br />
questi finanziamenti e la forte ondata di disoccupazione conseguente alla caduta<br />
del regime resero poi impossibile a molte famiglie, soprattutto nelle zone rurali,<br />
provvedere al sostentamento dei propri figli, che spesso venivano abbandonati o<br />
erano costretti a fuggire e vivere d’espedienti nella capitale.<br />
I ragazzi di Bucarest<br />
Da quel momento in poi si comincerà a parlare del fenomeno dei ragazzi di<br />
Bucarest, una generazione di giovani cresciuta in strada, che di notte trova rifugio<br />
nei canali sotterranei della città riscaldati dai tubi dell’acqua calda, e di giorno<br />
riemerge dai tombini fumanti alla ricerca di un modo per sopravvivere: lavare i<br />
vetri ai semafori delle strade, elemosinare, prostituirsi, tutto pur di rimediare<br />
qualcosa da mangiare, qualche sigaretta, un po’ d’alcool o la colla da sniffare,<br />
fattore onnipresente e distintivo di questa realtà, abusato anestetico di una<br />
condizione umana insopportabile. A loro Miloud decise di donare il suo interesse e<br />
il suo impegno, cercando di stabilire un contatto calandosi nella loro realtà, nei<br />
canali sotterranei. Viveva e dormiva con loro, si batteva per dare loro<br />
un’alternativa di vita, utilizzando l’arte del circo per stimolare la loro curiosità e la<br />
loro voglia di cambiare. Accettandoli venne a sua volta accettato, e nacque così un<br />
rapporto basato sul rispetto e sulla fiducia, capace di offrire loro per la prima volta<br />
una possibilità concreta di cambiamento.<br />
“Non ho mai amato questi bambini per compassione ma perché non ho voluto<br />
altro che essere con loro e che la mia rabbia fosse uguale o più grande della loro”.