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Febbraio 2019

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-----------------------------------la voce ai cittadini--------------------------------------<br />

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venne dato dai fondi europei, particolarmente<br />

considerevoli nel periodo compreso tra il 2000 e il 2006,<br />

quando la Romania entrò a far parte del programma di<br />

pre-adesione all’Unione europea. A 10 anni dalla sua<br />

fondazione, Parada poteva vantare dei risultati<br />

nettamente positivi. Con sei appartamenti sociali, 400<br />

beneficiari solamente nel 2006 e un organico di trenta<br />

operatori, la Fundatia Parada era in grado di fornire<br />

un ottimo servizio d’assistenza e di recupero. Alcuni<br />

di questi operatori erano gli stessi ragazzi che per<br />

primi ricevettero il sostegno dell’associazione come ci<br />

ricorda Paola, un’operatrice italiana che ha svolto il<br />

suo tirocinio universitario con Parada.<br />

Lontani dalla strada<br />

Tenere il ragazzo il più lontano possibile dalla strada e dalle<br />

sue dinamiche era il principio che stava alla base di tutti i<br />

suoi progetti: l’assistenza sociale diurna e l’unità mobile notturna, detta anche<br />

“Caravana”, erano le modalità con cui l’associazione tentava di instaurare un primo<br />

contatto con il giovane in strada, fornendogli un supporto medico di base,<br />

stimolando la sua curiosità attraverso l’equipe di animazione e invitandolo a<br />

frequentare quello che era il vero e proprio punto di riferimento dell’associazione, il<br />

centro diurno. Qui aveva inizio il percorso di recupero del ragazzo, come descrive<br />

Paola, al quale era proibito innanzitutto l’uso di sostanze psicotrope come alcool e<br />

stupefacenti; si provvedeva quindi a fornirgli cibo, vestiti puliti e la possibilità<br />

di lavarsi. A seconda delle necessità di ogni ragazzo, gli<br />

operatori strutturavano un percorso individualizzato che<br />

partiva dal suo riconoscimento a livello legale e dalla sua<br />

regolarizzazione, procurandogli i documenti d’identità nel<br />

caso ne fosse sprovvisto. Dopo avergli garantito il necessario<br />

supporto sanitario-psicologico, il ragazzo veniva coinvolto in<br />

attività formative per il reinserimento scolastico dirette al<br />

conseguimento di un titolo, e in attività<br />

artistiche come i corsi di giocoleria con l’equipe<br />

circense. Per i ragazzi più grandi o con<br />

particolari necessità economiche venne istituito<br />

APEL, un servizio di avviamento al lavoro che<br />

provvedeva alla ricerca di offerte di impiego<br />

adatte alle loro capacità. L’obiettivo finale era<br />

quello di dare ai ragazzi una più stabile e<br />

serena opportunità di vita: nel caso in cui fosse<br />

stato possibile, gli operatori seguivano il<br />

giovane nella sua reintegrazione all’interno<br />

della famiglia di origine,

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