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Wine Experience - Aprile 2019

Wine Experience-MAVV Magazine è la nuova rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite dedica alle eccellenze enologiche. Con una pregevole veste grafica, la rivista digitale, in formato pdf e con testo inglese a fronte, intende presentare ad una platea internazionale di appassionati ed operatori del settore le migliori produzioni italiane, raccontando i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.

Wine Experience-MAVV Magazine è la nuova rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite dedica alle eccellenze enologiche. Con una pregevole veste grafica, la rivista digitale, in formato pdf e con testo inglese a fronte, intende presentare ad una platea internazionale di appassionati ed operatori del settore le migliori produzioni italiane, raccontando i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.

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<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>-MAVV Magazine è la nuova<br />

rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e<br />

della Vite dedica alle eccellenze enologiche.<br />

Con una pregevole veste grafica, la rivista<br />

digitale, in formato pdf e con testo inglese<br />

a fronte, intende presentare ad una platea<br />

internazionale di appassionati ed operatori<br />

del settore le migliori produzioni italiane, raccontando<br />

i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità<br />

impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande<br />

cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.<br />

DIRETTORE<br />

Eugenio Gervasio<br />

egervasio@mavvsrl.it<br />

Coordinatore Editoriale<br />

Francesco Bellofatto<br />

redazione@museoartevino.it<br />

Edito da MAVV srl<br />

Via Pietro Castellino, 128<br />

80131 Napoli<br />

www.museoartevino.it<br />

www.wineartmuseum.com<br />

info@museoartevino.it<br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

n. 0 in attesa di registrazione<br />

Stampa: Grafi ca Metelliana Spa - 84085 Mercato San Severino (SA) - info@grafi cametelliana.com<br />

APP YOURWINE<br />

Il progetto “Adotta una Vigna” consente al consumatore di prendere parte al processo di nascita,<br />

crescita e sviluppo del proprio vino preferito, assistendo in tempo reale all’evoluzione della vite e<br />

dell’uva.<br />

L’applicazione mobile è di grande semplicità ed offre funzionalità che vanno dall’acquisto di vini fino<br />

a gadget personalizzabili inerenti il mondo del vino e della viticultura.<br />

Inoltre, è presente una sezione che consente l’adozione di una o più filari di vite, scelte sulla base<br />

della tipologia di vino preferita dall’utente, che avrà la possibilità di interagire emozionalmente, chiedere<br />

e ricevere informazioni in un dialogo diretto con il viticoltore. La <strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong> sarà tracciata<br />

in termini esperienziali e di feedback con una funzione di <strong>Wine</strong> Note dell’APP.


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

ENOTURISMO E PROMOZIONE<br />

PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO<br />

Cultura del vino e Made in Italy: parla Gian Marco Centinaio<br />

Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo<br />

All’estero chi acquista un prodotto italiano<br />

si aspetta qualità, tradizione, autenticità.<br />

“Il mio obiettivo – sottolinea Gian Marco<br />

Centinaio, Ministro delle Politiche agricole<br />

alimentari, forestali e del Turismo - è portare<br />

il vero made in Italy nel mondo con ogni tipo di<br />

iniziative di marketing e di comunicazione. Deve<br />

passare l’idea che il made in Italy non è solo un<br />

marchio, un’etichetta. Essere made in Italy vuol<br />

dire rappresentare il meglio che l’Italia può off rire:<br />

le eccellenze che tutti ci invidiano. È una grande<br />

responsabilità che ci deve investire tutti. Solo<br />

in questo modo possiamo combattere l’italian<br />

sounding e far crescere ancor di più il nostro<br />

export agroalimentare e vitivinicolo”.<br />

• Si può parlare, secondo lei, di cultura<br />

del territorio?<br />

In Italia ogni regione, territorio, distretto, ha una<br />

sua cultura, sue usanze, sue tradizioni. Non In<br />

Italia ogni regione, territorio, distretto, ha una sua<br />

cultura, sue usanze, sue tradizioni. Non dimentichiamo<br />

che il punto di forza del nostro Paese è<br />

la sua ricchezza di biodiversità. L’Italia possiede<br />

un patrimonio unico ed inestimabile: le nostre 20<br />

regioni sono la culla di oltre 600 vitigni autoctoni.<br />

Cosa è la cultura del territorio se non questo? Ritengo<br />

fondamentale il presidio sul territorio offerto<br />

dagli agricoltori, dagli allevatori e dai produttori.<br />

Solo grazie a loro si sono tramandate e ancora<br />

esistono prodotti, ricette, sapori, che sarebbero<br />

andati persi nell’oblio dei ricordi.<br />

• Quali sinergie vanno attuate per rafforzare<br />

il legame tra agricoltura e turismo<br />

sostenibile?<br />

I prodotti turistici sostenibili sono quelli che agiscono<br />

in armonia con l’ambiente, la comunità e<br />

le culture locali. Il turismo sostenibile nasce da un<br />

ambiente gestito dagli agricoltori che danno identità<br />

al territorio, anche attraverso i prodotti locali,<br />

a km 0. Turismo sostenibile e agricoltura è un’unione<br />

vincente che sta funzionando molto bene.<br />

Non bisogna però dimenticare che la sostenibilità<br />

deve andare di pari passo con l’innovazione e la<br />

ricerca. Solo così possiamo incentivare ancor più<br />

questo settore e tutelare l’ambiente.<br />

• Come si può incentivare il turismo enogastronomico?<br />

L’obiettivo è quello far partire entro fi ne mese<br />

la legge sull’enoturismo. Il vino è uno dei settori<br />

trainanti dell’agri-food sia a livello nazionale che<br />

internazionale e può essere davvero la forza in più<br />

per il Paese, a patto che a livello di promozione<br />

ci si muova in modo unitario altrimenti si rischia<br />

di restare indietro rispetto ai nostri competitor. Il<br />

mio obiettivo è quello di dare al sistema Paese la<br />

possibilità di promuoversi all’estero in modo competitivo.<br />

La legge sull’enoturismo potrà essere un<br />

grande motore in questo senso.<br />

• C’è un Italia interna tutta da scoprire: si<br />

può partire dalla storia e dalla cultura del<br />

vino, che rappresenta la più autentica<br />

espressione del territorio?<br />

Abbiamo un’idea di sviluppo del territorio e di<br />

quelle che sono le sue eccellenze. Vorrei far scoprire<br />

al turista i borghi, i paesi, ciò che c’è nel resto<br />

d’Italia e che è meno conosciuto soprattutto<br />

all’estero. Il vino in questo può giocare un ruolo<br />

fondamentale. Pensiamo a quanti turisti vengono<br />

nel nostro Paese proprio per il vino. Pensiamo<br />

ad esempio alla possibilità di aprire le porte delle<br />

nostre cantine vinicole, scoprire antiche zone<br />

rurali. Ipotizzare percorsi che vadano proprio alla<br />

riscoperta dei nostri territori, delle tradizioni, della<br />

cultura. C’è un fl usso turistico in continua crescita<br />

che cerca questo. Sta a noi offrigli il massimo. Il<br />

turismo può dare molto a questi territori.<br />

• Il testo unico sul vino va migliorato?<br />

Tutto può essere migliorato anche perché la<br />

legge è stata pubblicata alla fi ne del 2016, sono<br />

4<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

Gian Marco Centinaio<br />

passati due anni. E’ opportuno attendere l’effettiva<br />

applicazione dei provvedimenti attuativi, già<br />

adottati o da adottare, per affrontare eventuali<br />

criticità che dovessero emergere a seguito del<br />

monitoraggio che il Ministero effettuerà dopo un<br />

anno dall’entrata in vigore dei singoli provvedimenti,<br />

come, peraltro, previsto dagli stessi decreti<br />

applicativi. Ciò consentirà di rispondere in maniera<br />

puntuale alle esigenze del comparto vitivinicolo<br />

che rappresenta un settore strategico per l’economia<br />

della nazione.<br />

• Qual è l’impegno del Ministero per la<br />

tutela dei prodotti tipici ed arginarne la<br />

contraffazione?<br />

L’Italia, il maggior produttore mondiale di vino,<br />

ha il primato nei controlli nel settore vitivinicolo.<br />

Un patrimonio sempre più tutelato da questa Amministrazione.<br />

Grazie a migliaia di operazioni, anche<br />

sul web e fuori dei confi ni nazionali, condotte<br />

dall’Ispettorato centrale della qualità e repressione<br />

frodi (Icqrf), organo tecnico di controllo di questo<br />

Ministero, dal Comando Unità Forestali, Ambientali<br />

e Agroalimentari dei Carabinieri e dalla Guardia<br />

Costiera, la tutela dei prodotti italiani è ai massimi<br />

livelli. Un sistema che dovrebbe essere esportato in<br />

tutta Europa, per garantire che anche gli altri Paesi<br />

abbiano gli stessi livelli di controllo dell’Italia.<br />

Dirigente di Azienda, nato a Pavia il 31 ottobre<br />

1971, nel 1999 si laurea in Scienze Politiche<br />

con indirizzo Economico Territoriale<br />

presso l’Università di Pavia.<br />

La sua carriera istituzionale inizia nel 1993<br />

come Presidente del Comitato di quartiere<br />

Città Giardino e in seguito come Consigliere<br />

Comunale del Comune di Pavia fino al 2009.<br />

Nelle Elezioni comunali del 2009 ottiene<br />

l’incarico di Vicesindaco e Assessore alla<br />

Cultura e Marketing Territoriale per il Comune<br />

di Pavia.<br />

Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto<br />

Senatore per la Lega Nord e nominato Capogruppo.<br />

Nel corso della XVII Legislatura ha ricoperto<br />

diversi incarichi in seno alle seguenti<br />

Commissioni: Affari Costituzionali, Finanze e<br />

Tesoro, Istruzione.<br />

Il 4 marzo 2018 viene rieletto Senatore per<br />

la Lega, e nominato capogruppo al Senato.<br />

Il 1° giugno 2018 ha giurato come Ministro<br />

per le Politiche agricole, alimentari e forestali.<br />

Il successivo 2 luglio il Consiglio dei Ministri<br />

lo incarica anche Ministro del Turismo.<br />

WINE-TOURISM, GREAT ENGINE FOR ITALY<br />

“My goal - says Gian Marco Centinaio, Minister of Agricultural, Food, Forestry and Tourism Policies -<br />

is to bring true Made in Italy to the world. Being Made in Italy means representing the best that Italy<br />

can offer: the excellence that everyone envies.<br />

<strong>Wine</strong> is one of the driving sectors of agri-food both nationally and internationally and can really be<br />

the driving force for our economy, provided that we move in a unitary way in promotional activities.<br />

My goal is to give the country system the opportunity to promote itself abroad in a competitive way.<br />

The law on wine-tourism can be a great engine in this sense. Many tourists come to Italy for their<br />

wine. Consider for example the possibility of opening the doors of our wine cellars, discover ancient<br />

rural areas, with paths of discovery of territories, traditions, culture. There is a constantly growing<br />

tourist flow that seeks this. We must offer the best.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

L’ORO DELLA CAMPANIA<br />

La grande storia e varietà vitivinicola regionale sempre<br />

più apprezzate nel mondo. Il futuro è nell’enoturismo<br />

La Campania Felix, terra<br />

di antichi e pregiati vitigni,<br />

vanta una produzione<br />

vinicola di forte tipicità,<br />

apprezzata e riconosciuta in<br />

tutto il mondo. Il nostro vino<br />

è frutto di una storia bimillenaria,<br />

che trova le sue radici<br />

in antichissimi insediamenti,<br />

con la presenza, ancora oggi,<br />

in molti vigneti, di ceppi plurisecolari.<br />

I “vini degli imperatori”,<br />

dalla Vitis Ellenica, al Vinum<br />

Album Phalangium e la<br />

Vitis Apiana, citati da Virgilio,<br />

Plinio, Cicerone e Marziale,<br />

sono gli antenati del Greco<br />

di Tufo, della Falanghina e del Fiano. A testimonianza<br />

di questa antichissima storia, oggi si possono vedere<br />

nelle aree archeologiche di Ercolano e Pompei anfore<br />

ed affreschi che testimoniano come, anche allora, il<br />

vino fosse un elemento centrale nell’economia e nella<br />

società del tempo. Nessun altro territorio al mondo<br />

può vantare la nostra storia sul vino.<br />

La Campania si presenta con una straordinaria ricchezza<br />

varietale, unica al mondo, fatta da oltre 100<br />

vitigni autoctoni. Dai nostri territori, grazie all’oculata<br />

scelta di produttori e istituzioni, che hanno scelto di<br />

puntare sulla varietà locali, nonché alla stessa diversità<br />

territoriale e delle zone climatiche, nascono vini<br />

fortemente caratterizzati dal punto di vista aromatico.<br />

Non a caso il vino, della Regione Campania più che<br />

altrove, è in perfetta armonia<br />

con l’ambiente che lo circonda.<br />

In quanto, nei secoli, ogni<br />

area di produzione è andata<br />

selezionando i propri vitigni.<br />

Forte di questi vitigni storici,<br />

ben radicati sul territorio,<br />

la Campania propone una<br />

forte varietà ambientale e di<br />

aree vocate alla viticoltura.<br />

La regione presenta tre zone<br />

specifi che, corrispondenti<br />

alla costa, alle zone d’origine<br />

vulcanica e alle aree interne.<br />

Qui, la selezione naturale dei<br />

vitigni ha fatto sì che la coltivazione<br />

della vite si adattasse<br />

alla natura stessa dei luoghi, in forte simbiosi con il<br />

territorio e l’ambiente. Ne sono un esempio i vitigni<br />

delle zone costiere, coltivati su terrazzamenti, a Capri,<br />

Ischia, in Costiera Amalfi tana e Penisola Sorrentina,<br />

che si sono adattati alla salsedine ed al mare. Oppure<br />

i vitigni di origine vulcanica, alle pendici del Vesuvio,<br />

nei Campi Flegrei e nel vulcano spento di Roccamonfi<br />

na, che danno vita a vini fortemente caratterizzati<br />

dalla grande mineralità dei terreni vulcanici.<br />

Non da meni le aree interne, dove si sono andate<br />

selezionando nei secoli coltivazioni che oggi danno<br />

vita a vini di grande eleganza, tra i quali il Greco, e il<br />

Fiano, entrambi DOCG dal 2003, e la Falanghina del<br />

Sannio, la DOC campana più diffusa nel mondo. Tra<br />

i vitigni a bacca rossa il più antico e importante è l’A-<br />

glianico, che da vita, in Irpinia,<br />

al prestigioso Taurasi, primo tra<br />

i DOCG del Mezzogiorno; e, in<br />

provincia di Benevento, all’Aglianico<br />

del Taburno, ultimo in<br />

Campania a fregiarsi della Denominazione<br />

di Origine Controllata<br />

e Garantita.<br />

In totale, nel territorio della<br />

Campania sono circa 25mila<br />

gli ettari coltivati a vite, di cui di<br />

cui il 35% in montagna, 52%<br />

in collina e 14% in pianura. Nel<br />

2018 la produzione complessiva<br />

è stata di 1.664.000 ettolitri<br />

(+18% rispetto al 2017), per un<br />

totale di 6.500 etichette e 160 milioni di bottiglie. I Vini<br />

DOP rappresentano il 18,4% della produzione, quelli<br />

IGP il 12,4%, la produzione dei Vini Rossi e Rosati<br />

è pari al 60%, i Bianchi 40%. Articolate sul territorio,<br />

le Denominazioni di Origine Protetta (DOP) sono presenti<br />

in Campania con 4 DOCG, 15 DOC e 10 IGT.<br />

Ciononostante, la percentuale di vino campano “certifi<br />

cato” supera di poco il 30% del totale prodotto,<br />

contro il 70% nelle principali regioni vitivinicole italiane.<br />

La Campania rappresenta il 15% della produzione del<br />

Mezzogiorno, con un fatturato che, negli ultimi anni, si<br />

CAMPANIA, THE WINE EXPERIENCE<br />

avvicina ai 350 milioni di euro.<br />

L’internazionalizzazione dei vini<br />

a marchio registra una crescita<br />

costante che ci pone al primo<br />

posto tra le regioni italiane per<br />

l’aumento delle esportazioni<br />

nell’ultimo decennio, con un incremento<br />

del 250% e con una<br />

crescita dei vini a marchio DOP<br />

e IGP ad un ritmo maggiore della<br />

media nazionale (+18,4%).<br />

L’economia e i numeri del vino<br />

testimoniano la ricchezza che la<br />

Campania può esprimere in termini<br />

di enoturismo nel legame<br />

con la cultura, la bellezza, le tradizioni<br />

e la storia dei luoghi di produzione. Dobbiamo<br />

solo narrare bene questo favoloso tesoro e proporre<br />

“<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>” innovative, legandole alla nostra<br />

storia, alla cultura delle genti e alla bellezza del paesaggio.<br />

Per questo abbiamo fortemente voluto, assieme<br />

al Dipartimento di Agraria dell’Università Federico<br />

II di Napoli, la nascita del MAVV – <strong>Wine</strong> Art Museum<br />

a Portici.<br />

Eugenio Gervasio<br />

Founder & CEO MAVV<br />

Campania Felix, land of ancient and precious vines, with a wine production of strong typicality, appreciated and recognized<br />

all over the world. Our wine is the result of a two thousand year history. Which finds its roots in ancient settlements, with the<br />

presence, even today, in many vineyards, of centuries-old strains. The “wines of the emperors”, from the Vitis Ellenica, to the<br />

Vinum Album Phalangium and the Vitis Apiana, cited by Virgilio, Plinio, Cicerone, and Marziale, are the ancestors of the Grego<br />

di Tufo, Falanghina and Fiano.<br />

As evidence of this ancient history, today you can see in the archaeological areas of Herculaneum and Pompeii, amphorae and<br />

frescoes that testify, as even then, wine was a central element in the economy and society of the time. No other territory in the<br />

world can boast our history of wine.<br />

Today Campania presents itself with an extraordinary varietal richness, unique in the world, made up of over 100 native vines.<br />

From our territories, thanks to the careful choice to focus on local varieties, as well as the same territorial diversity and climatic<br />

zones, wines are strongly characterized by by taste. The wine of the Campania more than elsewhere, is in perfect harmony with<br />

the environment that surrounds it.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

UN MUSEO<br />

DEL VINO<br />

NELLA REGGIA<br />

DI PORTICI<br />

Intervista con Matteo Lorito<br />

Direttore del Dipartimento di Agraria<br />

dell’Università di Napoli Federico II<br />

FEDERICO II ha attivato il Corso<br />

di Laurea Magistrale in Scienze Enologiche,<br />

andando a costituire nel Polo Enologico L’UNIVERSITÀ<br />

di Avellino la sede più importante nell’Italia Meridionale<br />

per poter acquisire conoscenze in campo enologico<br />

e di viticoltura. “Se è vero che nella produzione<br />

del vino esiste anche un modo tradizionale di operare<br />

- spiega Matteo Lorito, direttore del Dipartimento di<br />

Agraria dell’Università Federico II – l’esigenza di ottenere<br />

le uve migliori e la necessità di ridurre la chimica<br />

rappresentano grandi opportunità per la ricerca, con<br />

l’implementazione di nuovi disciplinari in cui soluzioni<br />

biologiche alternative vengono utilizzate insieme e in<br />

maniera integrata rispetto alla lotta e al trattamento<br />

chimico per ottenere uva e vino con residui di pesticidi<br />

più bassi possibile”.<br />

• Cosa rappresenta il vino per l’economia del<br />

territorio?<br />

Il vino è un elemento importantissimo per l’economia<br />

ma anche per il benessere e per il piacere della<br />

vita, nonché e anche per sostenere quello che è il<br />

grande tema della dieta mediterranea. Il vino, in particolare<br />

quello rosso, che è ricco in polifenoli e antiossidanti,<br />

bevuto in maniera limitata fa senz’altro bene, e<br />

quindi oggi viene utilizzato non più come un alimento,<br />

ma come una bevanda che in alcuni casi ha degli<br />

aspetti di tipo funzionale e nutrizionale.<br />

• Quali iniziative museali sono previste per rafforzare<br />

il Polo Museale della Reggia di Portici?<br />

La Reggia di Portici, dove ha sede Agraria, oltre a<br />

raccogliere il Dipartimento, che peraltro da un punto<br />

di vista scientifi co ha una posizione molto elevata, secondo<br />

la valutazione del MIUR siamo secondi in Italia<br />

su trenta sedi, accogliamo anche un bene monumentale<br />

importante, che è l’intera Reggia di Portici, con<br />

40 ettari di bosco, all’interno del quale, nei 145 anni<br />

dalla fondazione dell’allora Regia Scuola Superiore di<br />

Agricoltura, abbiamo raccolto una grande quantità di<br />

materiale da collezione di Scienze Agrarie, Mineralogia,<br />

Entmologia, Orto Botanico, macchine agricole,<br />

strumenti per valutare la produzione animale, erbari<br />

storici. A questo si aggiunge il Museo Ercolanense,<br />

che pure ha sede da noi, che richiama la vecchia collezione<br />

voluta da Carlo di Borbone, ovvero il fondatore<br />

della Reggia di Portici, per raccogliere i reperti che venivano<br />

fuori a Ercolano e Pompei: quindi un sistema<br />

museale articolato all’interno del quale l’inserimento di<br />

un Museo dedicato alla storia del vino diventa importante,<br />

in quanto il vino e la viticoltura in generale hanno<br />

un’associazione molto intima con lo sviluppo della<br />

nostra civiltà, basti pensare che ai tempi dei romani,<br />

quando uno voleva male a una persona, la tipica frase<br />

era “che ti si imbianchi la vigna”, perché una vigna<br />

imbiancata, colpita dall’ovidia, che forma una muffa<br />

bianca sulle foglie rappresentava una sofferenza per il<br />

soggetto, visto che all’epoca quasi tutti avevano una<br />

vigna da cui trarre un alimento nutrizionale che era il<br />

vino. C’è molta storia intorno alla viticoltura e all’interazione<br />

sociale che spesso è stata mediata da vino e<br />

dall’economia che ne deriva.<br />

• La Federico II amplia la sua offerta formativa<br />

con il Corso di Laurea in Scienze Gastronomiche<br />

Mediterranee…<br />

Si tratta di un importante investimento dell’Ateneo,<br />

che amplia la sua offerta formativa a un settore,<br />

quello dell’enogastronomia, in grande espansione e<br />

FEDERICO II UNIVERSITY: MASTER’S DEGREE IN OENOLOGICAL SCIENCES<br />

Il prof. Matteo Lorito, direttore del Dipartimento di Agraria<br />

dell’Università di Napoli Federico II<br />

molto attrattivo. il Corso di Laurea triennale è particolarmente<br />

innovativo, svolto con metodi e in ambienti<br />

didattici all’avanguardia, costruito su basi scientifi che<br />

solide. I laureati saranno esperti di tutta la fi liera enogastronomica,<br />

dalla produzione al marketing, dalla<br />

storia e tradizione del cibo ai suoi aspetti salutistici,<br />

passando per un semestre di Laboratorio di Gastronomia<br />

tenuto da grandi chef. La ricchezza e la<br />

grande biodiversità dell’enogastronomia campana e<br />

di tutto il Mediterraneo richiedono, per poter essere<br />

adeguatamente valorizzati, un investimento importante<br />

in risorse umane e strutture didattiche, al quale<br />

la più grande Università del Meridione non ha voluto<br />

sottrarsi.<br />

Federico II University has activated the Master’s Degree in Oenological Sciences, with an important headquarters in<br />

Avellino in order to acquire knowledge in the oenological and viticulture fields. “If it is true that in the production of<br />

wine there is also a traditional way of working - explains Matteo Lorito, director of the Agricultural Department of the<br />

Federico II University - the need to obtain the best grapes and the need to reduce chemistry represent great opportunities<br />

for research, with the implementation of new regulations in which alternative biological solutions are used<br />

together and integrated with the fight and chemical treatment to obtain grapes and wine with the lowest possible<br />

pesticide residues”.<br />

<strong>Wine</strong> is a very important element for the economy but also for the wellbeing and for the pleasure of life, as well as<br />

for supporting the great theme of the Mediterranean diet. <strong>Wine</strong>, in particular red wine, which is rich in polyphenols<br />

and antioxidants, is drunk in a limited way is certainly good, and therefore today is no longer used as a food, but as<br />

a drink that in some cases has aspects of the type functional and nutritional.<br />

Federico II University expands its educational offer with the Degree in Mediterranean Gastronomic Sciences.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

IL RESPIRO<br />

DEL VINO<br />

Ricerca, cultura, fede<br />

e sostenibilità ambientale<br />

Intervista con Luigi Moio<br />

Presidente del corso<br />

di laurea in Scienze<br />

Enologiche alla Federico II<br />

I<br />

VINI E L’AGRICOLTURA di grande qualità devono<br />

tener conto delle vocazioni dei vari suoli:<br />

“bisogna individuare bene le aree dove fare viticoltura<br />

di qualità - dice Luigi Moio, presidente<br />

del Corso di Laurea in Scienze Enologiche presso<br />

l’Università Federico II di Napoli; presidente<br />

della Commissione di Enologia dell’OIV, Organizzazione<br />

Internazionale della Vigna e del Vino<br />

-, nonché le varietà di uva da mettere in questi<br />

contesti, perché non si può piantare dappertutto,<br />

anche se abbiamo c’è terra fertile, così come non<br />

si possono produrre dappertutto vini di grande<br />

qualità”.<br />

• Che ruolo ha, in questo settore, la ricerca<br />

scientifica?<br />

Interviene proprio in questo, individuando bene<br />

gli areali, caratterizzando i suoli per creare un abbinamento<br />

perfetto con la pianta, analizzando gli<br />

eff etti del riscaldamento climatico, che in futuro<br />

Il prof. Luigi Moio, presidente del Corso di Laurea in Scienze Enologiche presso<br />

l’Università Federico II di Napoli; presidente della Commissione di Enologia dell’OIV<br />

Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino<br />

sarà sempre più ricorrente, per adottare adeguate<br />

soluzioni enologiche, plasmate e cucite sul<br />

contesto pedoclimatico, in modo tale da andare<br />

nella direzione importantissima della sostenibilità<br />

ambientale.<br />

• Perché è determinante la sostenibilità?<br />

È necessario rifl ettere bene su tutto ciò che<br />

l’uomo oggi deve fare per andare avanti correttamente<br />

e preservare questo pianeta. Spesso,<br />

invece, soprattutto nel nostro settore, c’è una resistenza<br />

ideologica che ritiene che tutto si possa<br />

risolvere tornando a come eravamo una volta. Io<br />

non sono molto d’accordo perché questi obiettivi<br />

si perseguono, invece, soltanto con la logica,<br />

la tecnica e la scienza.<br />

• Il vino rappresenta le nostre radici…<br />

La storia del vino è una storia di cultura della<br />

società occidentale, intrecciata con la storia<br />

dell’umanità. Nelle religioni il<br />

vino è stato utilizzato sempre<br />

come simbolo: nell’immaginario<br />

è il sangue di Cristo<br />

e viene ripreso nella Bibbia;<br />

tanti poeti ne hanno scritto<br />

e quindi c’è qualcosa di misterioso<br />

e di magico intorno<br />

al vino, anche in termini di<br />

idolatria pagana, se pensiamo<br />

a Dionisio e Bacco. Il<br />

vino ha un forte legame con<br />

la terra, è la sintesi del terreno<br />

in cui vegeta la vigna,<br />

e questo elemento di convivialità<br />

lo trasforma in un ambasciatore<br />

straordinario del<br />

territorio dal quale nasce,<br />

virtualmente ci fa viaggiare<br />

con la mente: se stiamo<br />

bevendo un vino campano<br />

a New York pensiamo alla<br />

nostra Campania, al Vesuvio. Sicuramente dobbiamo<br />

puntare a raff orzare la promozione del<br />

rapporto tra il vino ed i paesaggi a lui associati.<br />

THE BREATH OF WINE<br />

• Ha intitolato un<br />

suo libro “Il respiro del<br />

vino”...<br />

Attraverso il suo profumo,<br />

ovvero “Il respiro del<br />

vino”, sentiamo il legame<br />

vivente con la terra. Il vino<br />

ci comunica i territori, la<br />

vigna, la varietà, il suolo,<br />

il paesaggio, la tradizione<br />

e la storia degli uomini<br />

che l’hanno prodotto. La<br />

dimostrazione scientifi -<br />

ca di questa unicità è un<br />

rito planetario: non appena<br />

una persona, anche se<br />

astemia, riceve un calice<br />

di vino, istintivamente lo<br />

accosta al naso. Non avviene<br />

per il cibo, lo si fa<br />

solo per il vino e dimostra<br />

che la parte bella, edonistica,<br />

quella che da piacere, è solo il profumo,<br />

che distingue quel vino come la più bella invenzione<br />

dell’uomo.<br />

<strong>Wine</strong>s and agriculture of great quality depend on the nature of the different land: “we must identify well the<br />

areas where quality viticulture should be done - says Luigi Moio, president of the Degree Course in Oenological<br />

Sciences at the Federico II University of Naples; President of the OIV Commission of Oenology, International<br />

Organization of Vine and <strong>Wine</strong> - as well as the grape varieties to be put in these contexts “.<br />

Scientific research identifies the areas, characterizing the soils to create a perfect match with the plant, analyzing<br />

the effects of global warming, which in the future will be increasingly recurrent, to adopt appropriate oenological<br />

solutions, shaped and sewn on the pedoclimatic context, to go towards environmental sustainability.<br />

The history of wine is a history of culture of western society, intertwined with the history of humanity. In religions,<br />

wine has always been used as a symbol: in the imaginary it is the blood of Christ and is mentioned in the Bible;<br />

many poets have written about it and there is something mysterious and magical about wine, also in terms of<br />

pagan idolatry, if we think of Dionysus and Bacchus. The wine has a strong link with the land, is the synthesis<br />

of the land where the vineyard is growing, and this element of conviviality transforms it into an extraordinary<br />

ambassador of the territory from which it is born.<br />

Through its scent, or “The breath of wine”, we feel the living link with the earth. <strong>Wine</strong> communicates us the territories,<br />

the vineyard, the variety, the soil, the landscape, the tradition and the history of the men who produced it.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

GLI SCRIGNI<br />

DELLA NATURA<br />

Nel Sito Reale di Portici il complesso<br />

dei Musei delle Scienze Agrarie<br />

Il Centro MUSA<br />

nasce dalla fusione<br />

dei Musei delle<br />

Scienze Agrarie e<br />

costituisce uno dei<br />

Centri museali dell’Ateneo<br />

Federico II di<br />

Napoli.<br />

Istituito nel 2011, è localizzato nel Sito Reale di Portici. Il rilevante<br />

patrimonio documenta la storia delle scienze e tecnologie<br />

agrarie e delle ricerche in Italia ed esplorazioni in terre straniere<br />

compiute dalla Scuola Agraria di Portici dal 1872 ad oggi.<br />

Il complesso museale in divenire gestisce le visite al Sito Reale<br />

e la fruizione dell’Herculanense Museum e comprende, oltre<br />

ad una Biblioteca storica e una ricca collezione di strumentazioni<br />

scientifi che, l’Orto Botanico di Portici, il museo Botanico Comes, il museo Entomologico<br />

Silvestri, il museo Mineralogico Parascandola, il museo di Meccanica Agraria Santini e il museo<br />

Anatomo-zootecnico Bettini.<br />

MAVV - IL MUSEO<br />

DELL’ARTE<br />

DEL VINO E DELLA VITE<br />

Il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite (MAVV – WINE ART MUSEUM), promosso da un gruppo di manager<br />

e professionisti tra cui Eugenio Gervasio, Paolo Fiorentino e Francesco Castagna, intende far conoscere<br />

il mondo del Vino anche come patrimonio artistico, culturale, scientifi co e storico del territorio e promuovere<br />

il settore enologico come risorsa dello sviluppo economico.<br />

Il Museo, che si avvale di un prestigioso Comitato scientifi co, è ospitato nel Dipartimento di Agraria dell’Università<br />

Federico II di Napoli. Il MAVV ha la sua sede presso il MUSA, il Polo Museale della Reggia di Portici,<br />

della Città Metropolitana di Napoli, ed è strutturato in un percorso multisensoriale per la <strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong> che<br />

propone anche visite nei territori e nelle eccellenze a vocazione enologica.<br />

Le attività espositive culturali e formative, fondano sullo stretto rapporto tra arte e cultura, attraverso eventi<br />

che legheranno, nel nome del gusto e del bello, il vino alle arti visive, all’archeologia, alla moda e allo spettacolo.<br />

Il tutto, con un format che coniuga innovazione e tradizione, attraverso exhibit multimediali, laboratori e<br />

percorsi sensoriali.<br />

Comitato Tecnico Scientifico<br />

Le persone che fanno del MAVV un’eccellenza<br />

Prof. Luigi Moio<br />

Ordinario di Enologia<br />

del DiA Università<br />

Federico II di Napoli<br />

Presidente<br />

Commissione<br />

Enologia OIV<br />

Prof. Matteo Lorito<br />

Direttore<br />

Dipartimento<br />

di Agraria<br />

Università Federico II<br />

di Napoli<br />

On. Alfonso Pecoraro<br />

Scanio<br />

Presidente<br />

Fondazione<br />

UniVerde<br />

Prof. Gennaro<br />

Rispoli<br />

Direttore Museo<br />

Arti Sanitarie<br />

e Farmacia Storica<br />

Incurabili<br />

Primario Chirurgo<br />

Ing. Paolo<br />

Fiorentino<br />

Presidente<br />

Nazionale<br />

ASSINRETE<br />

Ing. Francesco<br />

Castagna<br />

CTS Ricerca e Sviluppo<br />

Unione Italiana Vini<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

IL VINO È VITA<br />

L’esperienza della visita interattiva<br />

tra gli exhibit del percorso didattico<br />

Sala D – Audio Video<br />

1. Video Emozionale “Un suono diVino” con<br />

oggetto d’arte “Glasspiel”;<br />

2. Proiezione colorata Lieviti Vini e Cristallini<br />

sulla volta della sala;<br />

3. Pannelli Didattici, Calici, Colori del Vino, la<br />

Campania del Vino, Gli arnesi del Bottaio<br />

Epistolato.<br />

Sala D – Arte, Didattica e Gaming<br />

1. Gaming “Un processo diVino” 8 postazioni<br />

con tablet/simulatore;<br />

2. Sommelier Virtuale: i Vini della Campania;<br />

3. Videoproiezione Opere d’Arte a tema Vino<br />

e Vite (foto, quadri, statue, oggetti d’arte)<br />

4. Area didattico-formativo di fine esperienza<br />

(con proiezione di un video esperienziale<br />

sui paesaggi vitati della Campania e collezione<br />

fotografica del lavoro in Vigna).<br />

Il percorso didattico-divulgativo che propone<br />

il MAVV <strong>Wine</strong> Art Museum, ospitato dal DIA<br />

dell’Università Federico II presso la Reggia<br />

di Portici, è articolato in una serie di exhibit:<br />

Sala A. Reception - Accoglienza<br />

1. Totem Touch Screen con Info Generali del<br />

MAVV, Video presentazione Dipartimento<br />

di Agraria e storia della Reggia di Portici<br />

con possibilità di sfogliare il Magazine digitale<br />

“<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>” by MAVV e vedere i<br />

video pubblicati su MAVV CHANNEL.<br />

Sala B. Il Vino<br />

1. Monitor con Video Cartoon Animato 3D<br />

“La Storia del Vino”;<br />

2. Videomapping “Un tuffo nel Tino e la<br />

Magia della Fermentazione del Vino”;<br />

3. Macchine e oggetti reali per la vinificazione.<br />

Saletta C. Esperienziale/Emozionale<br />

1. Il giro virtuale nella Vigna con Visori<br />

Realtà Virtuale;<br />

2. Esposizione Creativa Museo Arte<br />

Vino in un “Mare diVino”;<br />

3. Biblioteca “Il Sapere diVino”.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

L’esperienza interattiva che gli studenti e<br />

i visitatori godranno, validata scientificamente<br />

dal DIA dell’Università Federico II,<br />

è stata strutturata e articolata in sei aree<br />

tematiche generali:<br />

I PROFESSIONISTI DEL VINO<br />

In visita al MAVV gli Ordini protagonisti del Convegno di Portici<br />

1. Dalla mitologia all’enologia<br />

2. Dalla gemma al grappolo<br />

3. Dal grappolo alla bottiglia<br />

4. Dalla bottiglia al bicchiere<br />

5. Creative Direction Museo Arte, Vino e<br />

Vite<br />

6. Il Vino è Vita - Bere Consapevole<br />

Servizio fotografi co di Cristina Bucciaglia<br />

Per la prima volta in Campania i professionisti<br />

del vino si sono incontrati, venerdì 12 e sabato<br />

13 aprile <strong>2019</strong> nella Sala Cinese del Palazzo<br />

Reale di Portici (Na) nel convegno nazionale, organizzato<br />

dagli Ordini degli agronomi, chimici, geologi<br />

e tecnologi alimentari, insieme con l’Associazione<br />

culturale Sigea.<br />

Il confronto ha avuto come obiettivo primario quello<br />

di consolidare e proporre agli operatori del mercato<br />

produttivo, nonché alle istituzioni, servizi e consulenze<br />

con standard qualitativi sempre più elevati.<br />

Negli ultimi anni è stata osservata in Italia una crescente<br />

attenzione allo stretto legame tra produzione<br />

vinicola e contesto geo-pedologico di riferimento.<br />

Il dibattito sulla relazione suolo-territorio-vigna-vino<br />

coinvolge più categorie professionali: agronomi-enologi,<br />

chimici, geologi e tecnologi alimentari, trovando<br />

espressione in congressi e tavole rotonde sul tema.<br />

Al termine dei lavori i delegati hanno visitato il MAVV,<br />

mostrando vivo interesse per le proposte del Museo.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

Eugenio Gervasio<br />

presenta a Vinitaly<br />

il MAVV - <strong>Wine</strong> Art Museum<br />

Nelle due pagine:<br />

Robert Tiso<br />

interpreta il “Bolero diVino”<br />

nel video diretto<br />

dal regista<br />

Arash Radpour<br />

IL BOLERO DIVINO<br />

INCANTA VINITALY<br />

Il MAVV presentato a Verona. Successo per l’opera di Radpour<br />

Lo vidi da bambino e mi restò impresso nella mente: da allora<br />

ho spesso cercato di ricreare suoni con i cristalli. Quando<br />

Eugenio Gervasio, fondatore del MAVV, mi chiese un video<br />

per abbinare arte ed enologia pensai subito al vino da suonare,<br />

sostituendolo all’acqua distillata come cassa armonica<br />

per irradiare suono e musica”.<br />

Arash Radpour ha puntato sul Bolero di Ravel, un brano<br />

che coniuga sensualità e passione, elementi il grado di rappresentare<br />

le emozioni che uniscono vino, cultura alimentare<br />

e Sud. “Ho scelto un artista come Robert Tiso – prosegue<br />

Radpour – perché conoscevo le sue esecuzioni e perché lo<br />

ritengo il migliore, in questo momento in Italia, per questo<br />

tipo di strumento. Robert ha aderito con entusiasmo e abbiamo<br />

realizzato questo lavoro in appena due giorni nella<br />

Reggia di Portici”.<br />

Nel “Bolero diVino” la sensualità ha anche il volto delle<br />

statue nella corte di accesso all’orto botanico di Portici:<br />

“una sorta di danza – aggiunge il regista -: si desiderano da<br />

sempre, ma sono bloccate, non potranno mai raggiungersi,<br />

sono destinate in eterno a guardarsi senza potersi mai toccare.<br />

Nella Reggia di Portici abbiamo fatto ballare le statue<br />

a suon di vino”.<br />

“La nostra presenza a Vinitaly nell’ambito del workshop<br />

dedicato ai vini vulcanici campani – dice Eugenio Gervasio,<br />

Founder & CEO MAVV – rappresenta al meglio la nostra mission<br />

di far conoscere il mondo del Vino anche come patrimonio<br />

artistico, culturale, scientifi co e storico del territorio,<br />

promuovendo il settore enologico come risorsa dello sviluppo<br />

economico”.<br />

Il MAVV è strutturato in un percorso multisensoriale per la<br />

<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong> che propone anche visite nei territori e nelle<br />

eccellenze a vocazione enologica.<br />

“Le attività espositive culturali e formative – conclude Eugenio<br />

Gervasio - fondano sullo stretto rapporto tra arte e<br />

cultura, attraverso eventi che legano, nel nome del gusto e<br />

del bello, il vino alle arti visive, all’archeologia, alla moda e allo<br />

spettacolo. Il tutto, con un format che coniuga innovazione<br />

e tradizione, attraverso exhibit multimediali, laboratori e percorsi<br />

sensoriali”.<br />

stato uno degli eventi che ha magnetizzato l’attenzione<br />

dei tanti visitatori che hanno affollato il Padi-<br />

E’ glione Campania di Veronafi ere, nell’ambito del Vinitaly<br />

<strong>2019</strong>: “Suonare il vino – Bolero diVino” del regista Arash<br />

Radpour e del musicista Robert Tiso, è l’opera prodotta da<br />

MAVV – <strong>Wine</strong> Art Museum, e realizzata alle pendici del Vesuvio,<br />

che sintetizza la cifra culturale che unisce vino, arte e<br />

musica, caratterizzando perfettamente la mission del Museo<br />

dell’Arte, del Vino e della Vite, ospitato a Portici dal Dipartimento<br />

di Agraria dell’Università Federico II.<br />

“L’idea del brano suonato con l’arpa di vetro è un tributo a<br />

Fellini, che nel suo fi lm ‘E la nave va’ ambienta nelle cucine<br />

un concerto con un’arpa di cristallo – dice Arash Radpour -.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

LE RAGIONI<br />

DEL MUSEO<br />

DELL’ARTE<br />

DEL VINO<br />

Come il vino ha saputo ispirare<br />

l’estro e la creazione degli artisti<br />

CHI LEGGE più Zanella, che canta la generosità<br />

della vite, rendendole onore<br />

e addirittura sostenendo di odiare la<br />

gloria dell’alloro, che avviluppato nell’intatta<br />

veste, verdeggia eterno. Quel<br />

sempreverde è egoista, crudele,<br />

con le sue bacche splendide<br />

che non arrecano nutrimento né<br />

agli animali né agli uomini. Il poeta<br />

ama invece la vite, perché<br />

dopo aver donato i suoi frutti<br />

“piange derelitta su una ventosa<br />

balza”, commiserando l’altrui<br />

dolore con le sue chiome sciolte<br />

e chinando il capo. Merita perciò<br />

la lode dal vecchierello che<br />

si asside al fuoco: “tien colmo un nappo”, il<br />

liquore della vite gli cade sul mento, perché gli<br />

trema il braccio e dopo aver goduto di quella<br />

bevanda che gli scalda il cuore, sogna fl oridi<br />

pascoli e ricche mietiture; quindi in quella visione,<br />

sorride contento. Questo quadretto è<br />

molto incisivo e rende omaggio al vino della<br />

speranza, che allieta il cuore di chiunque<br />

goda dei doni di Dioniso, che a<br />

Roma, siccome l’ebrezza scioglie<br />

i piedi dei danzatori e li invita<br />

a saltare, era chiamato Iaccus,<br />

Bacco.<br />

Il vino allevia la durezza della<br />

fatica, rallegra il convivio, esalta<br />

la gioia della festa ed ogni brindisi<br />

è un inno alla vita. Ce lo ricordano<br />

i lirici greci, che come<br />

Mimnermo, invitano nel solleone<br />

della mietitura a bagnare i polmoni<br />

di vino, mentre l’astro ruota intorno e<br />

fi acca la testa e le ginocchia di chi, curvo sulla<br />

schiena, lavora con la falce.<br />

Coppe colme di vino novello o stagionato,<br />

danno vigore ai versi di Saffo innamorata<br />

e di Solone sapiente;<br />

ed è fi n troppo vasta la magnifi<br />

cenza delle citazioni, che si ritrovano<br />

nella più nobile poesia<br />

latina, dalla commedia di Plauto,<br />

all’epica di Virgilio, cantore della<br />

stirpe di Roma, poeta della vita<br />

pastorale e di quella degli agricoltori<br />

che santifi cano la fecondità<br />

della pace di Augusto. Splendide,<br />

nella loro capacità di confortare<br />

i giorni di tutti e di liberare<br />

la mente dalla tristezza, sono le<br />

coppe colme del vate Orazio.<br />

Dalle sue citazioni, apprendiamo<br />

la profonda conoscenza dei vini<br />

più pregiati e degli effetti desiderati:<br />

dovevano produrre su chi,<br />

liberando la mente dai presagi<br />

con dolci sorsi di oblio, solo così<br />

poteva imparare a non perdere<br />

nulla della gioia di cui la vita è<br />

sempre parca.<br />

Che dire poi dei vini con i quali<br />

brindavano Catullo e i poeti novelli,<br />

i cui versi avevano il sapore<br />

dei nettari novembrini, spillati a<br />

San Martino. E poi ci sono i vini<br />

della sacralità, quelli della medicina,<br />

quelli dell’amore, quelli che<br />

suscitano ricordi e fanno vagare<br />

la mente in traccia di giorni<br />

perduti, mentre altre coppe, arricchite<br />

di rimedi pietosi, come<br />

quelle che Elena offre a Menelao<br />

e Telemaco, alleviano la pena<br />

per la gioventù trascorsa e per<br />

gli amici perduti.<br />

I grandi musicisti ci invitano a<br />

brindare nei lieti calici che suscitano<br />

l’ebrezza, a tracannare i bic-<br />

Bacchino, 1938. Olio su tavola 40x25 cm<br />

collezione privata, Roma<br />

courtesy Archivio Corrado Cagli, Roma<br />

22<br />

23


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

chieri colmi del vino generoso<br />

che dà coraggio, quelli<br />

nei quali si annega il rimorso<br />

e perfi no quelli che rendono<br />

furioso l’odio: è sempre vita,<br />

anche quella che, esce dal<br />

mondo, viene commemorata<br />

con sacre libagioni.<br />

Per chi ha vissuto pagine<br />

di grandi autori della letteratura,<br />

nelle quali si sorride<br />

alle grandiose bevute<br />

di Gargantua e Pantacruel,<br />

si disprezzano gli ubriachi<br />

che off endono il vino e<br />

suoi misteri, tracannandolo<br />

smodatamente e si ironizza<br />

sulla miseria di chi ama<br />

troppo le brocche di vino e,<br />

per mancanza di denaro, è<br />

costretto a bocca asciutta,<br />

è vasto il repertorio dei riferimenti<br />

ai quali si può attingere<br />

a piene mani. Nessuna<br />

Musa ha disprezzato o posto<br />

in disparte i miti del vino<br />

e i doni di Dioniso, Bacco<br />

e Lieo, che appunto allieta.<br />

Le arti visive, la scultura, la<br />

pittura, il segno, hanno percorso<br />

la vasta panoramica<br />

dei vini di ogni occasione e<br />

ci hanno sollecitato all’approfondimento<br />

interpretativo,<br />

per cui, in belle prove di<br />

ermeneutica, non ci siamo<br />

sottratti all’invito. Bacchi,<br />

Bacchini, pampini, sileni e<br />

menadi non ci sono estranei nelle attenzioni<br />

che poniamo ai grandi artisti di tutti i secoli<br />

che, tra l’altro, ci hanno anche fatto meditare<br />

sulle storie del vino del tradimento. Il vino<br />

dell’arte non può mai essere disgiunto dall’arte<br />

del vino, con la quale il viaggio è di perfetta<br />

intesa, perché per amore si muovono i passi<br />

nella medesima direzione. Il nostro concetto di<br />

Museo del Vino, il MAVV, è quello di un punto<br />

di riferimento che riserva particolare attenzione<br />

ai valori delle due arti, che rischierebbero<br />

una riduzione di senso, se non scaturissero<br />

l’una dall’altra come la gallina dall’uovo.<br />

Abbiamo giocato a sintetizzare e, ci sia consentito<br />

di attingere al cantore del Guarracino,<br />

piccolo pesce innamorato, quando, dopo<br />

aver descritto passioni, gelosie, battaglie furibonde<br />

tra le onde, avverte di avere la gola<br />

secca e, mancandogli il fi ato, esprime il desiderio<br />

di consolarsi con un bicchiere, anche<br />

di modeste dimensioni, ma colmo di quello<br />

buono.<br />

ANGELO CALABRESE<br />

THE WINE OF ART CAN NEVER BE SEPARATED FROM THE ART OF WINE<br />

Costume per<br />

Bacco, 1948<br />

Il trionfo di<br />

Bacco<br />

e Arianna di V.<br />

Rieti (balletto)<br />

inchiostro su<br />

carta<br />

48x32 cm<br />

Collezione<br />

privata, Roma<br />

courtesy<br />

Archivio<br />

Corrado Cagli,<br />

Roma<br />

The visual arts, the sculpture, the painting, the sign, have covered the vast overview of the wines of every<br />

age and have urged us to deepen interpretative, so, in beautiful proofs of hermeneutics, we have not<br />

taken from the invitation. Bacchi, Bacchini, Pampini, Sileni and Maenads There are no strangers in the<br />

attentions that we ask the great artists of all the centuries who, among other things, have also made us<br />

meditate on the stories of the wine of treason. The wine of art can never be separated from the art of<br />

wine, with which the journey is perfectly understood, because for love the footsteps move in the same<br />

direction.<br />

Our concept of <strong>Wine</strong> Museum, the MAVV, is a reference point that holds particular attention to the values<br />

of the two arts, which would risk a reduction of meaning if they did not spring from each other like<br />

the hen from the egg.<br />

24<br />

25


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

VINO, SANNIO<br />

CAPITALE<br />

Quattro Comuni si aggiudicano<br />

l’ambito riconoscimento europeo<br />

IL SANNIO è la Capitale Europea del Vino<br />

<strong>2019</strong>. In rete per la candidatura del territorio<br />

Sannio Falanghina, le realtà di Castelvenere,<br />

Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca<br />

e Torrecuso hanno ottenuto il prestigioso<br />

riconoscimento assegnato da Recevin, la Rete<br />

comunitaria delle 800 Città del Vino. Un concorso<br />

unico nel suo genere, che si pone l’obiettivo<br />

di mettere in risalto l’infl uenza della cultura enologica<br />

ed enoturistica nella società, nel paesaggio,<br />

nell’economia, nella gastronomia e nel patrimonio.<br />

Dopo il Portogallo,<br />

con Torres Vedras-Alenque<br />

riconosciuta come<br />

Città Europea del Vino<br />

2018, il riconoscimento<br />

è ritornato in Italia, con il<br />

territorio campano che si<br />

aggiudica il premio dopo<br />

quello di Marsala (2013)<br />

e Conegliano-Valdobbiadene<br />

(2016).<br />

“Il nostro territorio è<br />

popolato da migliaia di<br />

imprenditori vitivinicoli<br />

spesso insoddisfatti, che<br />

vedono crescere, grazie<br />

al loro impegno, la qualità<br />

del prodotto, ma non<br />

i ritorni economici del loro lavoro. Quando noi<br />

sindaci ci siamo incontrati, abbiamo avuto vita<br />

facile nel trovare un accordo. Certo ci abbiamo<br />

lavorato molto, ma l’obiettivo fi nale era assolutamente<br />

condiviso. In quanto tutti amministratori<br />

di paesi membri dell’Associazione Città del Vino,<br />

conosciamo approfonditamente la storia di realtà<br />

come quella veneta, ma anche toscana e piemontese,<br />

realtà che, certo con un grosso sforzo,<br />

in pochi anni sono riuscite a trasformare l’economia<br />

del proprio territorio. Ne abbiamo studiato<br />

i modelli organizzativi per presentare un’off erta<br />

aggregata in grado di<br />

Il Sindaco di Gardia Sanframondi Floriano Panza<br />

con l’assessore Morena Di Lonardo<br />

agevolare l’attrazione<br />

di un turismo sostenibile,<br />

in modo da poter<br />

innalzare i redditi della<br />

popolazione” ci racconta<br />

il Dott. Floriano Panza,<br />

sindaco di Guardia<br />

Sanframondi. “Il lavoro<br />

congiunto ci è valso il<br />

riconoscimento che, a<br />

diff erenza di quanto accaduto<br />

per altri territori,<br />

nel nostro caso non<br />

giunge al compimento<br />

di un percorso. Il grosso<br />

del lavoro è ancora<br />

da realizzare, molto abbiamo<br />

da fare. Ma abbiamo a disposizione progetti<br />

già avviati, risorse, contenuti e competenze<br />

per poter agire in vista del conseguimento di un<br />

obiettivo alto e condiviso. E abbiamo un dovere:<br />

realtà come quella del Veneto hanno impiegato<br />

10 anni per formulare una off erta ormai ampiamente<br />

riconosciuta a livello nazionale e internazionale,<br />

noi dobbiamo accelerare il processo e<br />

raggiungere, nel più breve tempo possibile, risultati<br />

tangibili e sostenibili.”<br />

Per l’intero corso del <strong>2019</strong>, i cinque comuni<br />

coinvolti saranno impegnati nella realizzazione<br />

di un fi tto e ricco programma di appuntamenti,<br />

eventi, manifestazioni culturali ed enogastronomiche.<br />

Un’occasione da non perdere per l’intero<br />

sistema economico provinciale e regionale,<br />

che si vedrà puntati addosso i rifl ettori europei.<br />

Un’occasione per provare ad innalzare defi nitivamente<br />

l’asticella della qualità della viticoltura<br />

sannita e posizionare fi nalmente il Sannio nei circuiti<br />

turistici legati al vino e all’enogastronomia e,<br />

al contempo, alla cultura, alla storia, alle attrattività<br />

paesaggistiche.<br />

“Un’opportunità unica, che dobbiamo essere<br />

bravi a sostenere congiuntamente, facendo<br />

squadra e lavorando in sinergia, abbandonando<br />

la logica delle iniziative frammentate. Solo<br />

così potremo rendere questo riconoscimento<br />

una occasione capace di creare valore aggiunto<br />

anche per il futuro, con l’obiettivo di sostenere<br />

l’aff ermazione defi nitiva del sistema Sannio”,<br />

osserva Domizio Pigna, Presidente della cantina<br />

La Guardiense.<br />

“Il Sannio ha infi nite potenzialità, ma poca visibilità.<br />

Questo riconoscimento deve essere un<br />

punto di partenza, una occasione per cambiare<br />

mentalità; sarà un processo lento, che deve<br />

coinvolgere tutti gli attori del territorio, dagli amministratori<br />

al consorzio ai semplici cittadini. L’economia<br />

del nostro territorio non può che essere<br />

legata all’agricoltura, alla enogastronomia.<br />

Libero Rillo, Presidente del Consorzio di Tutela Vini del Sannio<br />

Siamo ad un punto di svolta, dobbiamo saperlo<br />

sfruttare”, precisa Libero Rillo, Presidente del<br />

Consorzio di Tutela Vini del Sannio.<br />

Pareri che trovano un consenso unanime.<br />

“L’opportunità che questo prestigioso riconoscimento<br />

ci sta off rendo avrà un senso se riusciremo<br />

a trasformarla, lontano da rifl ettori e foto uffi -<br />

ciali, in risultati concreti e sostenibili” – ammette<br />

il Dott. Mario Scetta, sindaco di Castelvenere.<br />

“Dobbiamo essere in grado di coinvolgere l’intero<br />

territorio sannita nelle sue mille sfaccettature,<br />

rendendolo più appetibile e attrattivo, nella sua<br />

interezza. Il vino, la nostra preziosa Falanghina<br />

devono rappresentare un volano che abbia<br />

la capacità di riversare il suo eff etto trainante<br />

sull’intero Sannio, con l’obiettivo di trasformare i<br />

nostri paesi in realtà più convenenti per i giovani,<br />

per off rire loro una opportunità per poter restare<br />

e vivere lì dove sono nati. Questa, per me, la<br />

sfi da, questo il signifi cato più profondo di questa<br />

avventura.”<br />

TONIA GAROFANO<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

RES RUSTICA<br />

BOTANICA E CIBO<br />

NEL 79 D.C.<br />

In mostra al MANN la Collezione<br />

dei Commestibili di Pompei<br />

GOETHE ne parlava come “l’alfa e l’omega<br />

di tutte le raccolte dell’antichità” ed era<br />

conservata nella stanza decima dell’Herculanense<br />

Museum, nella Villa Reale di Portici: in<br />

uno spazio magico, al cui centro vi era la celebre<br />

statua del Satiro Ebbro proveniente dalla Villa dei<br />

Papiri, la Collezione dei Commestibili rientrava,<br />

insieme a quella dei tessuti, nel cosiddetto Gabinetto<br />

dei Preziosi.<br />

Molteplici le vicissitudini che hanno coinvolto<br />

la collezione, dal cuore del Settecento ai giorni<br />

nostri: trasferiti nell’odierno Museo Archeologico<br />

di Napoli nel primo decennio del XIX secolo, i reperti<br />

dei Commestibili hanno conosciuto diverse<br />

soluzioni di allestimento, sino alla chiusura, per<br />

lavori di restauro (1989) della sala del Plastico<br />

di Pompei, ultima sede ad aver ospitato queste<br />

particolarissime testimonianze della vita quotidiana<br />

nell’antichità.<br />

Nell’ambito del progetto “Alla scoperta dei tesori<br />

del MANN” (responsabile scientifi co: dott.ssa<br />

Luigia Melillo), dopo la prima tappa rappresentata<br />

da “Il metallo dei gladiatori. Vedere, toccare,<br />

capire”, la mostra “Res Rustica. Archeologia,<br />

botanica e cibo nel 79 d.C.”, realizzata in collaborazione<br />

con il Dipartimento di Agraria dell’ateneo<br />

federiciano, non è soltanto un rigoroso ed<br />

appassionante racconto di archeobotanica, ma<br />

anche un’occasione per assemblare nuovamente<br />

la Collezione dei Commestibili, nell’attesa di<br />

un restyling complessivo, insieme ai tessuti, nella<br />

proposta espositiva permanente del Museo.<br />

“Chiudiamo l’Anno del Cibo Italiano voluto<br />

da MIBAC e MIPAAFT – spiega il direttore del<br />

MANN Paolo Giulierini – con una mostra dedicata<br />

alle radici della nostra ricchezza agro-alimentare:<br />

2000 anni di storia della cultura, della terra<br />

e della tavola sono testimoniati da resti materiali<br />

conservati al MANN, resti che costituiscono un<br />

tesoro unico al mondo. L’esposizione rappresenta<br />

un’opportunità straordinaria non solo per<br />

presentare per la prima volta la Collezione dei<br />

Commestibili ma anche, nello spirito del progetto<br />

I Tesori del MANN inaugurato con successo dalle<br />

armi dei Gladiatori, per raccontare al grande<br />

pubblico cosa signifi ca fare ricerca scientifi ca su<br />

questi rari materiali”.<br />

Il percorso della mostra si apre con una grande<br />

carta geografi ca, su cui sono tracciate le rotte<br />

seguite, nell’antichità, dalle singole specie, spesso<br />

approdate sulle coste italiane dall’Oriente: pesche,<br />

olive, agli, melegrane, carrube, fi chi, datteri,<br />

sono soltanto alcuni dei prodotti che, una<br />

volta, animarono la tavola e la quotidianità dei<br />

romani.<br />

Questi frutti della terra ci sono presentati, oggi,<br />

in un’originale veste: fragile e forte al tempo<br />

stesso, capace di sopravvivere allo scorrere del<br />

tempo ed arrivare al presente, restituendo reperti<br />

carbonizzati e non.<br />

Le indagini scientifi che, coordinate dal prof.<br />

Gaetano Di Pasquale e dalla dott.ssa Alessia<br />

D’Auria (Dipartimento di Agraria, Università degli<br />

Studi di Napoli “Federico II”), hanno consentito di<br />

svelare anche un giallo nella Collezione dei Commestibili.<br />

Le datazioni, eff ettuate presso il Laboratorio<br />

CIRCE (Dip.to di Matematica e Fisica dell’Università<br />

della Campania “Luigi Vanvitelli”), hanno<br />

dimostrato che circa 5 chilogrammi d’uva, presumibilmente<br />

vinacce (residui della lavorazione<br />

dell’uva formati da graspi, bucce, vinaccioli),<br />

tra gli oggetti conservati nei depositi, non sono<br />

di origine antica, ma risalgono al XVIII secolo e,<br />

dunque, al periodo dei primi ritrovamenti nelle<br />

città vesuviane: questi reperti provengono da<br />

coltivazioni settecentesche, mescolate, volutamente<br />

o meno, con il materiale archeobotanico.<br />

La seconda sezione della mostra è dedicata<br />

all’utilizzo dei commestibili nella vita quotidiana:<br />

al pubblico sono presentati gli attrezzi della cucina,<br />

le riserve della dispensa, gli esiti conviviali<br />

di una tavola apparecchiata: alcune anfore, una<br />

falce, una stadera sono i segni tangibili di un’attività<br />

manuale sapiente, accostata, in un magico<br />

gioco di assonanze e dissonanze, al cibo rappresentato<br />

in alcuni aff reschi appartenenti alle<br />

collezioni museali.<br />

LA VITE, DAL CAUCASO AL MEDITERRANEO ORIENTALE<br />

della vite è un tema complesso e molto aff ascinante, nel senso che la<br />

vite è una delle prime piante che cominciano ad essere coltivate dall’uomo in un’area che<br />

L’ARCHEOLOGIA<br />

si immagina potesse essere quella del Caucaso. “Progressivamente – spiega Gaetano Di<br />

Pasquale, ricercatore di Botanica del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli<br />

- questa coltivazione si espande verso il Mediterraneo Orientale, ed è una storia che ha diverse<br />

migliaia di anni. Possiamo raccontare questa storia con diversi approcci, dialogando con l’archeologia<br />

che ci fornisce materiali botanici che vengono fuori dagli scavi e poi dopo, guardando il<br />

paesaggio attuale e andando all’indietro, quindi riscoprendo quelle che sono le tracce di attività<br />

di produzione più recenti, ma comunque antiche di qualche secolo”.<br />

Come si sta muovendo la ricerca in questo settore?<br />

Da un lato stiamo attivando collaborazioni con le Soprintendenze, per esempio con Pompei stiamo<br />

lavorando per ricatalogare tutti i materiali botanici che sono conservati nei magazzini, e tra<br />

questi ci sono anche tracce di vite, che possono raccontarci determinati aspetti della viticoltura<br />

di epoca romana, poi ci sono altri contesti archeologici che stiamo esplorando per ricostruire la<br />

viticoltura antica, che a secondo dalle epoche può essere romana, precedente o posteriore, e poi<br />

le ricerche per l’altro fi lone riguardano le indagini mirate sul territorio, come nel caso della collina<br />

Miradois a Napoli, dove è stato caratterizzato quel territorio ella sua storia degli ultimi secoli dove,<br />

come in altre zone collinari napoletane, anche lì era presente un’attività fi nalizzata alla produzione<br />

di vino.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

UN TÈ?<br />

NO GRAZIE.<br />

UN CALICE<br />

DI VINO!<br />

Le sue qualità salutistiche: combatte i radicali liberi,<br />

previene l’arteriosclerosi ed alcune malattie neurologiche<br />

che si inattiva lasciando la bocca priva di lubricante<br />

(eppure abbiamo un liquido in bocca!); l’acido<br />

malico che contribuisce alla secchezza inibendo<br />

la secrezione salivare; l’acido tartarico, regolatore<br />

dell’acidità, che conferisce un aroma particolare<br />

al vino; nel palato si scatenano attività complesse<br />

che devono essere vissute senza interferenze,<br />

con “il gusto di quello che è” e nella piena consapevolezza<br />

di essere concentrati e presenti a sé<br />

stessi nell’atto del consumo, sensorialmente parlando.<br />

Come pensare di poter godere degli aspetti olfattivi<br />

di un vino quando sulla forchetta abbiamo<br />

l’intervento trasversale di un fl avour magari persistente<br />

ed incidente su quello che sarà il sorso<br />

successivo?<br />

Tutto vira. Ecco cosa succede, l’interazione tra<br />

i gusti avviene a due livelli: della bocca (interazioni<br />

periferica attraverso l’inibizione del gusto) o del<br />

cervello (interazioni cognitive, attraverso l’inibizione<br />

della percezione). Quindi è possibile che uno o<br />

più composti interferiscano tra loro per le cellule<br />

recettoriali o inibiscano il relativo meccanismo di<br />

trasduzione del segnale. Questo processo non<br />

avviene solo tra le molecole responsabili del gusto<br />

ma anche tra le molecole del gusto e degli aromi,<br />

come dire che non si può valutare un buon calice<br />

di vino senza interferenza tra gli abbinamenti.<br />

L’argomento pone maggiore attenzione tra i<br />

vini di fascia alta, meritano rispetto, l’accompagnamento<br />

lasciamolo alle fasce medio basse rischiando<br />

di invertire il teorema, attenzione a non<br />

rovinare il buon cibo.<br />

Io come abbino il vino?<br />

Con un tramonto rosso, con una bella compagnia,<br />

con un caldo sottofondo musicale, con<br />

il mio libro preferito. In uno: con un’emozione.<br />

Come è d’uso nelle popolazioni senza la nostra<br />

tradizione enologica millenaria, se vogliamo adeguare<br />

al meglio il consumo relativamente ad ogni<br />

singolo prodotto per meglio valorizzarlo, sia sotto<br />

il punto di vista sensoriale che quello emozionale,<br />

impariamo a bere il vino all’ora del tè.<br />

MICHELE ARMANO<br />

Esperto di Analisi Sensoriale<br />

Più di 500 sostanze derivanti dai processi di<br />

fermentazione, composto da circa il 70%<br />

di acqua, da glucosio e fruttosio (circa 5/6<br />

gr in 100 gr di uva), acido malico-tartarico-citrico,<br />

sali minerali (rame, magnesio fosforo, ferro, potassio,<br />

calcio, zinco) vitamine (C, B, niacine), fi bre<br />

solubili (pectine) e insolubili (cellulosa), sostanze<br />

antiossidanti (antociani), acidi grassi polinsaturi,<br />

acido linoleico, omega 6…<br />

Ormai non dobbiamo più ripetere che il vino è<br />

un alimento ed in quanto tale può (deve) essere<br />

apprezzato non solo per la storia contenuta in sé<br />

stesso, che già di per sé è una bella storia, ma<br />

anche per le qualità salutistiche se non si eccede.<br />

Combatte i radicali liberi, previene l’arteriosclerosi<br />

abbassando il colesterolo cattivo, ha eff etto positivo<br />

preventivo in alcune malattie neurologiche<br />

come l’ictus ischemico, la demenza senile e l’Alzheimer<br />

e potrei continuare sui benefi ci ben noti<br />

a tutti così come per i danni creati in funzione del<br />

consumo eccessivo.<br />

Questo è il vino, in parte, e la domanda che più<br />

mi irrita è: come lo abbini? Con niente, bevilo a<br />

solo (e magari da solo e in assoluto silenzio!). Con<br />

cosa abbinare questo o quel vino? Dopo questa<br />

elencazione di complessità della bevanda degli<br />

Dei come è pensabile creare un matrimonio perfetto<br />

con un mondo ugualmente complesso, se<br />

non di più, che è il cibo, ma soprattutto come è<br />

pensabile non creare un tête-à-tête sensoriale<br />

con un liquido dalla forte personalità che provoca<br />

emozioni ineguagliabili. Tannini che restringono le<br />

mucose del cavo orale grazie alla reazione con<br />

una proteina contenuta nella saliva, la mucina,<br />

DRINK WINE INSTEAD OF TEA<br />

<strong>Wine</strong> is a food and can be appreciated not only for its history,<br />

but also for the health qualities. It fights free radicals, prevents<br />

arteriosclerosis by lowering bad cholesterol, has a preventive<br />

positive effect in some neurological diseases such as<br />

ischemic stroke, senile dementia and Alzheimer’s disease.<br />

I drink it also not paired with food for a sensory experience<br />

with a liquid with a strong personality that provokes unparalleled<br />

emotions. Tannins that restrict the mucous membranes<br />

of the oral cavity thanks to the reaction with a protein<br />

contained in the saliva, the mucin, which is inactive, leaving<br />

the mouth free of lubricant; malic acid that contributes to<br />

dryness by inhibiting salivary secretion; tartaric acid, regulator<br />

of acidity, which gives a particular aroma to the wine;<br />

in the palate complex activities are triggered that must be<br />

experienced without interference and in the full awareness of<br />

being concentrated and present to themselves.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

VERSO UN FUTURO SOSTENIBILE<br />

L’ARTE DEL PIZZAIUOLO NAPOLETANO<br />

PATRIMONIO DELL’UMANITÀ<br />

DEL PIZZAIUOLO NAPOLETANO<br />

è Patrimonio dell’Umanità. #pizzaUnesco,<br />

L’ARTE<br />

la campagna lanciata su Change.org da<br />

Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione<br />

UniVerde, già ministro delle Politiche agricole<br />

e dell’Ambiente, con il sostegno dell’Associazione<br />

Pizzaiuoli Napoletani, dell’Associazione Verace Pizza<br />

Napoletana, della Coldiretti e di tante altre realtà,<br />

con un testimonial d’eccezione<br />

come Jimmy Ghione, ha<br />

registrato oltre due milioni di<br />

sostenitori da più di 100 Paesi<br />

— tra cittadini, personalità,<br />

istituzioni, imprese ed esponenti<br />

della società civile, in Italia<br />

e nel mondo — che hanno<br />

aderito alla storica petizione e<br />

alla campagna mondiale che<br />

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ha favorito la corsa della candidatura italiana iscritta<br />

a dicembre 2017 nella lista rappresentativa del patrimonio<br />

culturale immateriale dell’UNESCO.<br />

Dal “Napoli Pizza Village” 2014 alle spettacolari iniziative<br />

all’ONU di New York, all’Unesco di Parigi,<br />

alle Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro fi no alla Prima<br />

e alla Seconda Settimana della Cucina Italiana nel<br />

Mondo: l’Arte del pizzaiuolo napoletano è il 61° patrimonio<br />

tutelato in Italia, il 9°<br />

in Campania. I pizzaiuoli, gente<br />

solare e piena di passione,<br />

com’è nello spirito napoletano,<br />

sono il simbolo della tradizione<br />

culinaria e professionale<br />

del Belpaese. La loro arte è un<br />

gioiello culturale dell’Italia che<br />

oggi vanta fi nalmente il riconoscimento<br />

UNESCO.<br />

LA FONDAZIONE UNIVERDE promuove la<br />

diff usione dell’informazione e la conoscenza<br />

della cultura ecologista e per un cambiamento<br />

degli stili di vita in armonia con l’ambiente<br />

naturale ed un futuro sostenibile.<br />

Promuove, inoltre, la riconversione ecologica<br />

della società e dell’economia, il contrasto alla<br />

criminalità ambientale, un ecologia dell’informazione,<br />

della politica, della mente e dell’economia,<br />

il rapporto tra salute e benessere, l’agricoltura<br />

biologica, biodinamica e di qualità, il rapporto tra<br />

ambiente, religioni e spiritualità, il diritto all’ambiente<br />

salubre, le nuove tecnologie sostenibili.<br />

“La Fondazione – sottolinea il presidente Alfonso<br />

Pecoraro Scanio, già ministro<br />

delle Politiche agricole<br />

e dell’Ambiente – mira all’affermazione<br />

dei diritti delle generazioni<br />

future, nella consapevolezza<br />

della necessità di<br />

stabilizzare il clima, estirpare la<br />

povertà e ripristinare gli ecosistemi<br />

terrestri”.<br />

L’attività della Fondazione UniVerde si sviluppa<br />

attraverso pubblicazioni, informazione web, tv e<br />

radio, corsi di formazione anche per amministratori,<br />

dirigenti, funzionari pubblici e privati, progetti<br />

ed ogni altra iniziativa utile alla diff usione del<br />

pensiero e della pratica ecologista, anche in collaborazione<br />

con associazioni, università ed altre<br />

istituzioni.<br />

In programma, infi ne, la realizzazione e lo sviluppo<br />

di scuole e/o università di indirizzo ecologista,<br />

iniziative di cooperazione e solidarietà internazionale;<br />

leggi, regolamenti e ogni altro provvedimento<br />

a favore dell’ambiente in sede nazionale,<br />

internazionale e locale.<br />

Ateneo Telematico del Sistema delle Camere di<br />

Commercio, Universitas Mercatorum nasce con<br />

l’obiettivo di strutturare una offerta formativa indirizzata<br />

ad un target principale di “persone già<br />

occupate” che vogliano conseguire un titolo accademico<br />

“frequentando” i corsi on line. Si tratta<br />

della prima partnership pubblico-privata per la<br />

governance di un’istituzione universitaria, che nasce<br />

con l’obiettivo di assumere la leadership nella formazione delle imprese.<br />

L’idea è quella di dare vita a percorsi accademici caratterizzati dall’innovazione, affiancati da<br />

un incubatore e acceleratore d’impresa. Corsi specifici di strategia aziendale saranno dedicati<br />

all’universo delle startup: come sviluppare un’idea imprenditoriale, strategie per la commercializzazione<br />

dei prodotti, come raccogliere fondi con il crowfunding e tanto altro ancora.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

LIBIAMO<br />

NE’ LIETI CALICI<br />

Da Mozart a Giuseppe Verdi<br />

le armonie tra lirica e vino<br />

Libiamo ne’ lieti calici che la bellezza infi ora<br />

/ e la fuggevol ora s’inebria a voluttà, / Libiam<br />

ne’ dolci fremiti /che suscita l’amore,<br />

/ poiché quell’occhio al core / onnipotente va. /<br />

Libiamo, amor fra i calici / più caldi baci avrà.<br />

È “La Traviata” di Giuseppe Verdi, forse l’aria<br />

che più simboleggia il forte legame tra il buon<br />

vino e l’opera lirica. Il brindisi proposto nel primo<br />

atto da Violetta, nella sua casa parigina, è<br />

un vero e proprio inno al vino ed alla convivialità.<br />

Sarà per la buona terra emiliana, madre di sapienti<br />

gusti, sarà per il vino che è un viatico ideale<br />

all’amore e all’armonia, ma il maestro di Busseto<br />

nei suoi lavori ha incrociato spesso il bicchiere<br />

e il pentagramma. Troviamo, infatti, altri brindisi<br />

nello shakespeariano “Macbeth” (“Si colmi il calice...”),<br />

mentre è dall’Osteria della Giarretttiera<br />

una cantina che prende l’avvio “Falstaff”; anche<br />

“Otello” comincia in una taverna, con un brindisi<br />

per festeggiare il ritorno del protagonista (“Innaffi<br />

a l’ugola”, intona Iago), così come per l’avvio de<br />

“I Vespri siciliani”.<br />

E in “Ernani”, nella prima scena del I Atto, il<br />

coro che accompagna l’entrata in scena del protagonista<br />

canta “Beviam! Beviam! Nel vino cerchiam<br />

almeno un piacer!”.<br />

A questo punto non sarà un caso che Verdi,<br />

nella sua tenuta di S. Agata, si era fatto impiantare<br />

un ampio vigneto.<br />

Andando a ritroso verso il Settecento musicale,<br />

il “Don Giovanni” di Mozart cita esplicitamente<br />

l’“Eccellente Marzemino”, vino della Carinzia<br />

che nei secoli è diventato uno dei simboli della<br />

produzione vitivinicola trentina. Il Marzemino viene<br />

anche defi nito il vino di Mozart. Rimanendo<br />

Oltralpe l’ubriachezza gioca un brutto scherzo al<br />

protagonista di “La Périchole”, una delle opere<br />

più divertenti di Offenbach.<br />

Grande amante della buona cucina e dei prodotti<br />

vitivinicoli, Gioachino Rossini infarcisce “Il<br />

barbiere di Siviglia” e “L’Italiana in Algeri” di riferimenti<br />

ai vini della tradizione italiana, per poi celebrarlo<br />

ne “La Gazza Ladra” con un “Viva Bacco<br />

e la cantina, medicina d’ogni età!”.<br />

Tutt’altra valenza ha il vino per Gaetano Donizetti,<br />

che nella “Lucrezia Borgia” fa servire dalla<br />

protagonista una coppa di vino avvelenato, per<br />

tornare ai suoi eff etti miracolosi e seduttivi ne<br />

“L’Elisir d’amore”.<br />

Ma è soprattutto in “Cavalleria Rusticana” di<br />

Pietro Mascagni che il vino è un interprete di rilievo.<br />

Turiddu off re nell’osteria di sua madre vino ai<br />

suoi paesani per poter stare il più possibile con<br />

la sua amata Lola, ed è un brindisi festoso che<br />

prelude al tragico fi nale: “Viva il vino spumeggiante<br />

/ nel bicchiere scintillante / come il riso<br />

dell’amante / mite infonde il giubilo! / Viva il vino<br />

ch’è sincero / che ci allieta ogni pensiero, / e che<br />

annega l’umor nero / nell’ebbrezza tenera”. Durante<br />

il brindisi Turiddu cerca di sedurre Lola, ma<br />

l’arrivo del marito, Alfi o, interrompe l’aria di festa<br />

trasformandola in tragedia.<br />

E lo champagne? Ne “Il Conte Ory” di Rossini<br />

riecheggia “Qui l’Alemagna brilla, / là il Reno, qua<br />

la Spagna, /qui freme lo Sciampagna / che chiuso<br />

non può star”, mentre ne “La vedova allegra”<br />

di Franz Lehar è il protagonista assoluto delle serate<br />

del conte Danilo al Maxim’s. Ne “Il pipistrello”<br />

di Strauss, tocca allo Champagne sciogliere<br />

l’intricata matassa della vicenda (“Champagne,<br />

champagne /Un re che tutti onorano /amano,<br />

bevono... / Eccolo qui sul trono, Champagne<br />

Premier”).<br />

Bollicine come se piovesse anche all’operetta:<br />

nella “Vie parisienne” e ne “La principessa della<br />

Czarda” dell’ungherese Emmerich Kàlmàn.<br />

FRANCESCO BELLOFATTO<br />

WINE AND OPERAS<br />

From Rossini to Verdi and Mascagni, there are many operas where wine is the leading actor: loves, passions, revenge, many<br />

melodramas start with a toast and end in tragedy. A great lover of good food and wine products, Gioachino Rossini, fills “Il barbiere<br />

di Siviglia” and “L’Italiana in Algeri” with references to the italian wines.<br />

In “La Traviata” by Giuseppe Verdi is the strong link between good wine and opera. The toast proposed in the first act by Violetta<br />

is a true hymn to wine and conviviality.<br />

For Gaetano Donizetti wine has a completely different value: in “Lucrezia Borgia” the protagonist serve a poisoned wine cup, to<br />

return to its miraculous and seductive effects in “L’Elisir d’amore”.<br />

But it is above all in “Cavalleria Rusticana” by Pietro Mascagni that wine is an important performer. Turiddu offers in his mother’s<br />

tavern his wine to his villagers to be able to stay as much as possible with his beloved Lola, and is a festive toast that is a prelude<br />

to the tragic ending.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

ALL’OMBRA DEL VESUVIO<br />

Un sistema di enturismo, natura e beni culturali per il grande attrattore<br />

POCHI LUOGHI al mondo posseggono una<br />

tale ricchezza di storie, di tradizioni, di sapori<br />

e di sensazioni speciali come la striscia<br />

di terra posta tra il Vesuvio ed il golfo di Napoli.<br />

Un giacimento culturale meraviglioso, una realtà<br />

naturalistica davvero unica al mondo, millenni<br />

di storia, di stratifi cazioni, di tradizioni tra il pagano<br />

ed il cristiano, di artigianato ricco e povero, di agricoltura<br />

dai sapori inimitabili resi possibili da una<br />

terra fertilissima.<br />

La Costa del Vesuvio è un grande museo a cielo<br />

aperto che off re innumerevoli occasioni per vivere<br />

autentiche esperienze di contatto con il territorio<br />

e la sua cultura, la sua natura e i suoi contenuti.<br />

Una terra feconda e ricca di storia che è rinata<br />

dopo ogni eruzione, conservando intatte le tracce<br />

di un passato unico, in cui le città di vita e d’affari<br />

o di relax e ozio come Pompei ed Ercolano,<br />

rappresentano delle opportunità straordinarie di<br />

rivivere quel tempo e quella dimensione antica<br />

2000 anni, città Patrimonio Mondiale dell’Umanità<br />

perché non sono replicabili altrove e costituiscono<br />

una possibilità speciale di attraversare un’epoca<br />

che non c’è più. L’esperienza nel turismo è sempre<br />

più richiesta, lo dicono i trend internazionali e<br />

lo aff ermano sempre più spesso, i visitatori che<br />

sono alla ricerca del vero, del buono e del bello.<br />

Lo possiamo ritrovare sempre in quest’area<br />

scelta dai Romani, tra Vesuvio e mare, nella coltivazione<br />

dei vitigni, nelle degustazioni che numerose<br />

aziende propongono con cura e attenzione<br />

ad un pubblico nazionale e internazionale, negli<br />

assaggi di prodotti a km 0 che lasciano ogni partecipante<br />

aff ascinato e soddisfatto. In ogni calice,<br />

in ogni assaggio, si ritrova parte della nostra storia<br />

e della nostra identità, quel racconto famoso nel<br />

mondo che parla di noi e si è cristallizzato nelle<br />

immagini e nella conoscenza di una destinazione,<br />

Costa del Vesuvio, nella quale alcuni operatori<br />

hanno compreso la necessità di stare al passo<br />

coi tempi. Avviene anche con le visite guidate e<br />

le escursioni all’interno dei siti classici e la riscoperta<br />

di beni cosiddetti minori ad opera di gruppi<br />

di volontari che riaprono scrigni chiusi al pubblico<br />

per favorirne la conoscenza, la tutela e la condivisione.<br />

Percorsi di lava e itinerari negli ipogei di<br />

chiese centenarie, attività di pescaturismo in via<br />

di defi nizione e la prospettiva di un turismo integrato<br />

esperienziale che attrae il visitatore perché<br />

può immergersi e calarsi di persona, come presso<br />

il teatro antico di Herculaneum, riaperto di recente<br />

e che dal <strong>2019</strong> sarà aperto con maggiore frequenza<br />

e cadenza mensile.<br />

La Costa del Vesuvio si candida nei prossimi<br />

anni ad accogliere un numero sempre maggiore<br />

di clienti e l’off erta ricettiva è essa stessa una dimensione<br />

esperienziale: dall’accoglienza in luoghi<br />

sempre più ricercati e attenti alle esigenze dei<br />

clienti, alla prima colazione. Un sistema virtuoso<br />

che può e deve crescere perché è l’insieme degli<br />

attori che facendo squadra genera soddisfazione,<br />

qualità e alimenta il desiderio di ritornare, lì dove si<br />

è vissuta un’esperienza.<br />

Infi niti gli attrattori da visitare assolutamente: il<br />

cono del Vesuvio con i fi umi di pietra e l’antico<br />

Osservatorio Vesuviano, gli scavi archeologici di<br />

Pompei ed Ercolano ma anche la Villa di Poppea<br />

e poi le Ville di Stabiae, la Reggia di Portici con<br />

il suo Orto Botanico e lo splendido Galoppatoio<br />

Reale coperto, il museo ferroviario nazionale di<br />

Pietrarsa, le Ville Vesuviane del 700, la Basilica<br />

Mariana di Pompei, i produttori di vino del Vesuvio,<br />

le chiese antiche ricche di storia, gli artigiani<br />

del Corallo di Torre del Greco, la Reggia di Quisisana,<br />

il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano,<br />

il mercato del Vintage di Pugliano, i lidi balneari<br />

con la rena vulcanica, i sentieri del Parco Nazionale<br />

del Vesuvio e tanto altro ancora.<br />

Vi proponiamo lacuni suggerimenti, di sicuro<br />

ricchi di piacere e di emozione: la Cantina del Vesuvio<br />

si trova a Trecase, ben dentro il Parco del<br />

Vesuvio, dal 1948 produce un eccellente vino biologico.<br />

Da alcuni anni hanno deciso che insieme<br />

al vino potevano offrire l’accoglienza, la cucina, il<br />

territorio. Si comincia con una passeggiata tra i vigneti,<br />

ammirando il panorama splendido del Golfo<br />

di Napoli, si passa poi alla visita delle cantine con<br />

l’apprendimento dei metodi di produzione, poi<br />

inizia la degustazione dei vini abbinati alle tipiche<br />

specialità del territorio.<br />

Poi per chi vuole esagerare c’è la scuola di cucina.<br />

Si parte dalla escursione nell’orto biologico,<br />

poi i segreti delle ricette millenarie della nostra<br />

cucina, poi la preparazione del pranzo, dal primo<br />

al dolce, una esperienza davvero rara, che lascia<br />

dentro un ricordo indelebile.<br />

Ancora, nell’attesa che il Parco Nazionale del<br />

Vesuvio realizzi appieno il suo piano strategico<br />

rendendo fruibili tutti gli splendidi sentieri anche<br />

con escursioni a cavallo ed in bicicletta, si può<br />

provare l’emozione di arrampicarsi a piedi lungo i<br />

fi umi di pietra in un affascinante percorso alla conquista<br />

del vulcano più bello al mondo.<br />

L’escursione si avvia dalla strada Matrone, accompagnati<br />

dal costante luccichio della terra causato<br />

dagli innumerevoli minerali prodotti dalle eruzioni.<br />

La salita fa Tappa alla Capannuccia dove si<br />

potrà degustare il Lacrima Christi del Vesuvio accompagnato<br />

al classico tarallo napoletano in una<br />

cornice incantevole con un panorama che spazia<br />

da Napoli a Punta della Campanella a Capri. Si<br />

sale fi no all’orlo del cratere, si esce dal varco occidentale<br />

fi no al rifugio Imbò dove la visita termina.<br />

Il racconto delle pietre, delle piante rare, delle<br />

specie animali del Parco, delle meraviglie che circonda<br />

il percorso non ha prezzo e non ha eguali.<br />

Sono solo alcune tra le possibili tracce da seguire<br />

in una terra che non fi nisce mai di rinnovarsi.<br />

ANGELO PICA<br />

PRESIDENTE COSTA DEL VESUVIO<br />

VESUVIO, WORLD HERITAGE<br />

Few places in the world possess such a wealth of stories,<br />

traditions, tastes and special sensations such as the strip of<br />

land between the Vesuvius and the Gulf of Naples.<br />

A wonderful cultural heritage, a unique naturalistic reality in<br />

the world, millennia of history and traditions between the<br />

pagan and the christian, of rich and poor craftsmanship, of<br />

agriculture with inimitable flavors made possible by a very<br />

fertile land.<br />

The Costa del Vesuvio is a large open-air museum that offers<br />

countless opportunities for authentic experiences with<br />

the territory and its culture, its nature and its contents.<br />

A fertile land rich in history that has been reborn after every<br />

eruption, preserving the traces of a unique past, in which<br />

the cities of business, relax and leisure such as Pompeii<br />

and Herculaneum, represent extraordinary opportunities to<br />

relive that time and that 2000-year-old dimension, a World<br />

Heritage because they can not be replicated elsewhere and<br />

constitute a special opportunity to go through an era that no<br />

longer exists.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

D’AMBRA<br />

UN IMPEGNO<br />

CHE NASCE<br />

DALLA PASSIONE<br />

PER IL VINO<br />

Da una famiglia storica<br />

della vitivinicoltura ischitana<br />

il presidente di Coldiretti Napoli<br />

indica debolezze e opportunità<br />

per lo sviluppo del settore<br />

IL FUTURO della provincia di Napoli e della<br />

Campania è anche nella piena valorizzazione<br />

delle tipicità enogastronomiche che vanno<br />

legate all’arte e all’archeologia, alla visita<br />

dei paesaggi ed alla balneazione, stimolando<br />

un turista sempre più attento che scopra la<br />

vera anima del Vesuvio, delle isola del Golfo,<br />

dei Campi Flegrei, e della metropoli stessa.<br />

“L’impegno – sottolinea ANDREA D’AMBRA,<br />

presidente di COLDIRETTI Napoli - è quello<br />

di portare sostegno alle piccole realtà imprenditoriali<br />

con la consapevolezza e il turismo e<br />

l’economia partenopea non possano ignorare<br />

il recupero dei terreni incolti. Sempre più giovani<br />

arrivano alla terra anche dopo percorsi<br />

universitari comprendendo il valore aggiunto<br />

del prodotto tipico”.<br />

• La viticoltura può rappresentare un’occasione<br />

per lo sviluppo economico?<br />

La viticoltura può e deve rappresentare<br />

un’occasione straordinaria per la capacità di<br />

creare economia, per il ruolo di difesa del patrimonio<br />

naturale e del paesaggio nonché per<br />

il valore aggiunto che riesce a dare al turismo<br />

di qualità.<br />

• Quali ritiene siano i punti di debolezza della vitivinicoltura campana?<br />

Soprattutto la scarsa aggregazione, l’ampiezza aziendale regionale, pari a circa 0.70 ettari , superfi ci<br />

di qualità inferiori al 30% della superfi cie regionale, rivendicazioni di vini di qualità ancora scarse.<br />

• E quali i punti di forza?<br />

Ricchezza del panorama varietale autoctono (circa 70 varietà), il clima, la vitivinicoltura ed il paesaggio<br />

(costiera, Vesuvio, isole, colline interne), possibilità di crescita per la produzione di qualità, saperi<br />

e professionalità.<br />

• Come affermare il vino campano sui mercati esteri?<br />

I risultati fi nora ottenuti sono dovuti esclusivamente all’impegno costante negli anni delle aziende<br />

storiche campane. Ci sono ancora enormi potenzialità di crescita sui mercati esteri attuali e su quelli<br />

nuovi, sempre da un lato che si raggiunga fra le aziende spirito di aggregazione e dall’altro che la Regione<br />

incentivi seriamente programmi di comunicazione verso l’estero.<br />

• Il vino è cultura?<br />

Il vino è senz’altro cultura e la Campania vitivinicola è ricca di storia come nessun altra regione ita-<br />

Andrea D’Ambra<br />

Presidente<br />

di Coldiretti Napoli<br />

nella tenuta Frassitelli<br />

di Ischia<br />

con le figlie Sara e Marina<br />

liana<br />

• Da dove nasce il suo amore per il vino?<br />

Dalla mia esperienza e dalla passione per la valorizzazione dei vini ischitani, una naturale prosecuzione<br />

dell’impegno vitivinicolo sull’isola d’Ischia, da quattro generazioni, della famiglia D’Ambra.<br />

TINA ANDREOLI<br />

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BON TON<br />

E CLASSE:<br />

PROFESSIONE<br />

SOMMELIER<br />

Cosa può capitare al ristorante?<br />

Racconto su un ruolo importante<br />

nel mondo della ristorazione<br />

UN GRUPPETTO di clienti discute fuori da un<br />

ristorante. Consultano febbrilmente il menù<br />

esposto su un leggio. Le signore chiacchierano<br />

tra loro commentando i piatti. Il più giovane della<br />

comitiva annuisce scorrendo la carta dei vini.<br />

“Interessante… ah, però...” Il proprietario che li osserva<br />

da lontano legge il labiale.<br />

“Hai visto? Hanno anche quel primitivo dolce che<br />

piace tanto a te…”, fa il più anziano all’indirizzo della<br />

consorte. “E quello spumante nature che trovammo<br />

in quella piccola cantina in Franciacorta”, gli fa lei.<br />

Interviene un uomo in tunica nera. Con un gesto<br />

defi nitivo mette tutti a tacere: “Entriamo. Un buon<br />

piatto e un bicchiere di vino sincero e la Santa domenica<br />

è compiuta!”<br />

Si seggono e subito cercano di attirare la attenzione<br />

del responsabile di sala che si avvicina e li accoglie<br />

con garbo. Torna con i menù e la carta dei vini. Versa<br />

dell’acqua fresca. È una giornata afosa di agosto.<br />

Dopo un’occhiata sommaria alla carta dei vini, mentre<br />

gli altri ancora discutono se “rosso o bianco”, il più<br />

anziano sentenzia: “faccio io!” E ordina il Franciacorta<br />

che gli piaceva.<br />

“Un fritto, sarebbe perfetto”, soggiunge il cameriere<br />

che porta con sé i calici da vino. Ma il cliente<br />

insiste per avere una fl úte stretta e lunga. Vorrebbe<br />

dirgli che è superata, che il servizio prevede un calice<br />

più ampio da bianco, ma si trattiene. Al momento di<br />

aprire la bottiglia vuole farlo il cliente. Segue un gran<br />

botto. Si inizia a versare i vini. Il cameriere impugna<br />

con eleganza la bottiglia tenendola per il fondo, la<br />

ruota lievemente per non far cadere le gocce fuori da<br />

bicchiere. Asciuga il collo con il tovagliolo, il frangino,<br />

immacolato.<br />

Viene servito il prelato e poi le signore, dalla più<br />

grande alla più giovane, infi ne il signore che ha scelto<br />

il vino e che lo ha assaggiato<br />

per primo, come<br />

vuole consuetudine.<br />

“Gaspare hai visto?<br />

Il signore non ha messo<br />

il pollice nell’incavo<br />

del fondo bottiglia come<br />

sempre!”, dice sorpresa<br />

la signora vestita di bianco.<br />

“Ben fatto Magda,<br />

l’ultima volta il cameriere<br />

perfi no alla fi ne rovesciò<br />

a testa in giù la bottiglia<br />

vuota!” risponde il marito.<br />

Il cameriere ascolta con discrezione e inorridisce.<br />

Ha fi nito il giro dei commensali e lascia la bottiglia nel<br />

surglace che ha accuratamente riempito di acqua e<br />

ghiaccio affi nché lo spumante si mantenga intorno<br />

ai 6 gradi.<br />

La prima bottiglia fa presto a fi nire. Ne chiedono<br />

una seconda. Il prelato è molto infastidito dalla risposta:<br />

non ce n’è una seconda! “Non dovrebbero servire<br />

bottiglie esemplare unico!” Insiste. Ha ragione. Il<br />

cameriere lo sa, ed è mortifi cato, non prova neanche<br />

a giustifi carsi.<br />

Il tal signor Gaspare chiede una altro paio di referenze,<br />

ma la carta dei vini fa acqua da tutte le parti. E,<br />

peggio, non indica le etichette esaurite.<br />

Il sommelier interviene: “Visto che avete consumato<br />

i fritti e avete ordinato la nostra lasagna di mare,<br />

vi propongo un rosé”. Acconsentono. Si cambiano i<br />

bicchieri. “Benone!”, fa il prelato. Il rosé purtroppo sa<br />

di tappo. Il sughero è secco e mostra segni di deterioramento.<br />

La signora che ha chiesto di assaggiarlo storce il<br />

naso. Il cameriere che ha sostituito un attimo il sommelier<br />

fa un gesto di stizza. E poi insiste che forse la signora<br />

si sbaglia. Ne nasce un battibecco. Lui non vuol<br />

cambiargli la bottiglia e loro sono molto contrariati.<br />

“Non è un fatto di gusto! È un difetto evidente!”.<br />

Hanno ragione. Interviene<br />

il proprietario che<br />

non esita a cambiare la<br />

bottiglia. Ma il cameriere<br />

sbaglia ancora: non<br />

cambia i bicchieri. Risultato<br />

consumano la lasagnetta<br />

mentre lui porta a<br />

tavola fi nalmente i nuovi<br />

bicchieri.<br />

Il sommelier è costernato.<br />

E propone di passare<br />

a un rosso di territorio,<br />

dal giusto corpo,<br />

per il Coniglio all’Ischitana. Ma il Piedirosso non piace<br />

e neanche il Gaglioppo. Chiedono un Taurasi annata<br />

1999. Il sommelier fa a meno di far notare che il<br />

prezzo è notevolmente più alto per non mettere a disagio<br />

il suo ospite. Piuttosto gli offre disponibilità a<br />

che possa portare con sé la bottiglia nel caso non la<br />

fi niscano.<br />

Il gruppo è troppo irrequieto per farli ragionare<br />

sull’abbinamento, il sommelier procede senza far<br />

notare che il vino è decisamente troppo impegnativo<br />

per il piatto. Porta il vino in un cestello da vino<br />

con attenzione. Con un cenno del capo fa segno che<br />

si portino dei nuovi bicchieri. Mostra l’etichetta al signore<br />

che l’ha scelta e, ultimata l’accurata procedura<br />

di apertura del vino, ossigenato poi con l’aiuto di un<br />

decanter, gli fa testare il sughero senza mai toccarlo<br />

con le mani. L’ospite annuisce e lui glielo versa dopo<br />

aver servito il prete e le signore, dalla loro destra.<br />

È soddisfatto la temperatura è perfetta: 20 gradi al<br />

massimo.<br />

Emerge poi da una lunga rifl essione: “Questo locale<br />

lascia molto a desiderare, ma lei fa un servizio dieci<br />

e lode!”. E sfodera un gran sorriso...<br />

MONICA PISCITELLI<br />

GIORNALISTA ENOGASTRONOMICA<br />

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QUANDO IL SET È IN VIGNA<br />

Cinema e vino, un percosco che da sempre affascina registi e attori<br />

CINEMA E VINO: un binomio indissolubile,<br />

che ha caratterizzato la storia del cinema<br />

diventando protagonista di storie d’amore<br />

e passioni enologiche.<br />

“French Kiss”, commedia sentimentale americana<br />

del 1995 fi rmata da Lawrence Kasdan, vede<br />

Meg Ryan nei panni di una insegnante americana<br />

che vola a Parigi per riprendersi il fi danzato che<br />

l’ha tradita. Ma sull’aereo incrocia Luca (Kevin Kline)<br />

che la coinvolge nel furto di una collana (nascosta<br />

bella base di una piccola pianta di vite).<br />

Finale da commedia romantica americana, con i<br />

due che andranno a impiantare il tralcio di vite in<br />

Provenza, comprato con la vendita della collana<br />

rubata.<br />

E’ ancora un insegnante, amante del buon vino,<br />

il protagonista di “Sideways-In<br />

viaggio con Jack”, fi lm del 2004<br />

di Alexander Payne, con Paul<br />

Giamatti, Thomas Haden Church,<br />

Virginia Madsen e Sandra<br />

Oh. Il protagonista parte con<br />

un suo amico, un attore di soap<br />

opera alla vigilia delle nozze, per<br />

un viaggio alla scoperta di vini e<br />

vigneti nella Santa Ynez Valley,<br />

contea di Santa Barbara, una<br />

delle aree di maggior pregio vitivinicolo<br />

della California. Il fi lm,<br />

premiato con l’Oscar per la sceneggiatura<br />

(oltre a due nomination<br />

per attori non protagonisti),<br />

è stato uno straordinario traino<br />

per il turismo enologico internazionale<br />

nella Santa Ynez Valley.<br />

Ancora la California fa da sfondo ad un’altra<br />

pellicola che vede il vino protagonista: “Bottle<br />

Shock”, fi lm statunitense di Randall Miller del<br />

2008, ripercorre la storia vera della Montelena<br />

<strong>Wine</strong>ry (famosa per il suo Cheateau, uno degli<br />

chardonnay più famosi della Napa Valley), azienda<br />

vinicola che negli anni ‘70 vinse un prestigioso<br />

concorso internazionale, fi no ad allora dominato<br />

dai francesi, facendo conoscere e dando prestigio<br />

ai vini californiani.<br />

Restiamo nella Napa Valley dove è ambientato<br />

anche “Il profumo del mosto selvatico”, fi lm del<br />

1995 fi rmato dal regista messicano Alfonso Arau (in<br />

effetti si tratta del remake di una pellicola italiana del<br />

1942, “Quattro passi tra le nuvole”, di Alessandro<br />

Blasetti, sceneggiatura di Cesare<br />

Zavattini, interpretata da Gino<br />

Cervi): un’appassionata storia<br />

d’amore tra un reduce della Seconda<br />

Guerra Mondiale e la fi glia<br />

di un ricco viticoltore, vissuta tra<br />

vendemmie e tramonti californiani.<br />

Di tutto rilievo il cast con<br />

Keanu Reeves, Anthony Quinn e<br />

Giancarlo Giannini.<br />

Statunitense, ma girato<br />

prevalentemente in Francia,<br />

“Un’ottima annata” è un fi lm<br />

del 2005 che vede nuovamente<br />

insieme Russel Crowe ed il<br />

regista Ridley Scott, che l’aveva<br />

già diretto ne “Il Gladiatore”,<br />

ma diretto dallo stesso regista.<br />

Il protagonista è uno spregiudicato uomo d’affari<br />

che eredita una tenuta in Provenza. Il fi lm è ambientato<br />

a Gordes e Bonnieux nel sud-est della<br />

Francia, mentre le scene nel vigneto sono state<br />

girate durante la vendemmia 2005 a Château La<br />

Canorgue, sempre in Provenza.<br />

Il protagonista è intenzionato a vendere Château La<br />

Siroque, questo il nome della tenuta, ma ripercorrendo<br />

i luoghi in cui aveva trascorso l’infanzia ritrova i<br />

valori che lo zio gli aveva trasmesso e si metterà a<br />

produrre vino, riscoprendo i veri piaceri della vita.<br />

Uno straordinario regista quale Peter Yates<br />

(“Bullitt” e “Servo di scena”) forma nel 1992 “L’anno<br />

della cometa” sulla rocambolesca avventura di<br />

una giovane enologa alla ricerca di una preziosa<br />

bottiglia di Lafi te del 1811, lo stesso anno del passaggio<br />

della Grande Cometa, quella che fu visibile<br />

per oltre mesi ad occhio nudo.<br />

Produzione internazionale (Italia, Argentina, Francia<br />

e Stati Uniti) per “Mondovino del 2004, docufi<br />

lm diretto da Jonathan Nossiter, una pellicola che<br />

è anche un atto d’accusa contro le grandi aziende<br />

vinicole, responsabili dell’emarginazione dei piccoli<br />

produttori legati alla tradizione dei territori locali. Il<br />

lavoro mette a confronto queste due realtà nelle<br />

aree vinicole più importanti del mondo, dall’Argentina<br />

al Brasile, alla California, con la Napa Valley<br />

sede della holding Mondavi; in Francia tra la Borgogna,<br />

Bordeaux e Aniane in Linguadoca, dove<br />

è stata bloccata la realizzazione di un impianto<br />

proprio del colosso americano dei vini. Infi ne l’Italia<br />

con Borgheri, dove nascono i rossi “supertuscans”,<br />

molto apprezzati a livello internazionale, e<br />

Bosa, sulla costa occidentale della Sardegna noto<br />

per la produzione della Malvasia sarda.<br />

Un maestro della machina da presa come Ermanno<br />

Olmi fi rma nel 2009 “Rupi del Vino”, un<br />

documentario sulla viticoltura della Valtellina. Le<br />

“rupi”, infatti, le vigne terrazzate sui pendii delle<br />

montagne, ricavati dal lavoro manuale secondo<br />

una tradizione che risale al 1400. “Il vino – scrive<br />

Olmi - l’immancabile offerta all’ospite, un invito<br />

alla compagnia, alla pacifi ca convivenza. Il vino è<br />

alimento e insieme sostanza di sacralità”.<br />

WINE ON STAGE<br />

Cinema and wine: an indissoluble couple, which has characterized the history of cinema by becoming the protagonist of stories<br />

of love and enological passions.<br />

“French Kiss”, a 1995 american sentimental comedy signed by Lawrence Kasdan, sees Meg Ryan as an American teacher who<br />

flies to Paris to recover the boyfriend who betrayed her. But on the plane he meets Luca (Kevin Kline) who involves her in the<br />

theft of a necklace and, in the ending, to plant a vine shoot in Provence.<br />

Another teacher, a lover of good wine, is the protagonist of “Sideways-Travelling with Jack”, a 2004 film by Alexander Payne,<br />

who leaves with his friend to discover wines and vineyards in Santa Ynez Valley, Santa Barbara County, one of the areas of<br />

greatest value for wine in California. The film, awarded with the Oscar for the screenplay, was an extraordinary driving force for<br />

international wine tourism in the Santa Ynez Valley.<br />

In Napa Valley is set “The scent of wild must”, a film of 1995 signed by the mexican director Alfonso Arau, remake of an Italian<br />

film of 1942, “Four steps in the clouds”, by Alessandro Blasetti, screenplay by Cesare Zavattini, interpreted by Gino Cervi: a<br />

passionate love story between a veteran of the Second World War and the daughter of a rich winemaker, who lived among wineyards<br />

and californian sunsets. The cast is very important with Keanu Reeves, Anthony Quinn and Giancarlo Giannini.<br />

“A great vintage” is a 2005 film that sees Russel Crowe and the director Ridley Scott, who had already directed him in “The<br />

Gladiator”. The protagonist is a daring businessman who inherits an estate in Provence. The film is set in Gordes and Bonnieux<br />

in south-eastern France, while the scenes in the vineyard were filmed during the 2005 harvest at Château La Canorgue, also in<br />

Provence.<br />

International production for “Mondovino” (2004), docufilm directed by Jonathan Nossiter, that is also an indictment against the<br />

large wineries, responsible for the marginalization of small producers linked to the tradition of local territories.<br />

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L’ANIMA<br />

DELLA<br />

TERRA<br />

Reportage di Roberto Della Noce<br />

CI SONO MOLTI modi per identifi care un territorio,<br />

guardando la sua gente, le sue tradizioni,<br />

la sua storia, la cultura e tanto altro.<br />

Tanti aspetti che, nel complesso, connotano in maniera<br />

indiscutibile una regione, rendendola unica e,<br />

quasi sempre, immediatamente riconoscibile.<br />

C’è un fi lo conduttore che attraversa le vicende<br />

nei secoli di storia e, il suo modifi carsi, ci propone<br />

molteplici sfaccettature, adattandosi al fl usso principale<br />

della cultura e delle esigenze dalla gente. Ho<br />

pensato di cogliere uno di questi fi li iniziando un<br />

lavoro sulle uve autoctone.<br />

Il vino, il nettare ricavato da succosi acini, accompagna<br />

l’uomo da millenni.<br />

Il profumo, il gusto, il suo colore variano a volte<br />

da una collina all’altra, caratterizzandolo ai palati<br />

più fi ni in maniera inconfondibile. Tutto questo nelle<br />

mie foto non c’è, non deve esserci, il titolo della<br />

mostra nel suo gioco di parole lo dice chiaramente.<br />

La vitalità del vino non può essere racchiusa in<br />

una fotografi a, il vino va gustato, va annusato. Il<br />

rapporto deve essere fi sico e diretto. Ho cercato<br />

allora di riportare visivamente solo quello che è precedente,<br />

forse anche per ampliare la conoscenza e<br />

condividerla, così come si fa con un buon bicchiere<br />

di vino.<br />

Ho seguito i produttori nei giri delle terre e imparato<br />

molte cose che non sapevo e che, nella loro<br />

semplicità, mi aff ascinano e mi ritornano in mente<br />

ogni volta che osservo un vigneto.<br />

Nelle fotografi e ho cercato di riprodurre l’uva nella<br />

sua magnifi ca semplicità; il lavoro, l’impegno, l’amore<br />

e la cura che i contadini ed i produttori hanno<br />

nel coltivarla. Mentre fotografavo ascoltavo le<br />

loro storie, le loro esperienze, i loro dissensi e punti<br />

di vista sulla produzione. Ho notato l’allegria che<br />

si sprigiona intorno alla vendemmia. Mi viene da<br />

sorridere pensando che il vino porta buonumore<br />

ancor prima di essere tale. Posso dire, da questa<br />

esperienza diretta, che tutto questo lo si ritrova nel<br />

bicchiere.<br />

Parlavo di storicità del territorio e, non a caso,<br />

nelle foto sono rappresentati i vitigni autoctoni tra<br />

i più antichi della regione: falanghina, piedirosso e<br />

aglianico.<br />

La falanghina veniva coltivata probabilmente già<br />

in epoca romana, secondo alcuni, il suo nome deriva<br />

da “falange” ossia vite legata al palo, come accadeva<br />

nella zona fl egrea.<br />

Anche il piedirosso vanta parecchi secoli con i<br />

campani, secondo alcuni studiosi, è il vitigno che<br />

Plinio il Vecchio chiamava “colombina”. Questo riferimento<br />

al colombo deriva da una caratteristica<br />

dell’uva del piedirosso, in autunno la sua rachide


Maggio <strong>2019</strong><br />

parlando di vino, esso ci avvolge, ci accompagna,<br />

ci rallegra nella convivialità della buona tavola. Penso<br />

sia importante tenere conto della sua origine,<br />

dei modi di produzione.E’ un messaggero che<br />

racconta la gente, la terra, è come un suo riassunto,<br />

un succo concentrato della nostra origine.<br />

Bevendo un vino è come incontrare la gente che<br />

lo ha prodotto, rivedere quei luoghi. E’ un viaggio<br />

attraverso il tempo, ma anche, semplicemente e<br />

soprattutto prendersi un piacere della vita.<br />

.<br />

ROBERTO DELLA NOCE<br />

FOTOGRAFO<br />

WINE, THE SOUL OF THE LAND<br />

There are many ways to identify a territory, looking at<br />

its people, its traditions, its history, its culture and much<br />

more. Many aspects that connote a land, making it unique<br />

and, almost always, immediately recognizable.<br />

There is a common thread through the centuries, adapting<br />

to the main flow of culture and needs. I thought of<br />

taking one of these threads starting a work on native<br />

grapes.<br />

The wine accompanies man for millennia.<br />

The scent, the taste, its color vary sometimes from one<br />

hill to another, characterizing it to the finest palates in<br />

an unmistakable way. All this in my photos is not there,<br />

it does not have to be there, the title of the exhibitionin<br />

his wordplay clearly states it. The vitality of the wine can<br />

not be enclosed in a photograph, the wine must be tasted,<br />

it must be smelled. The relationship must be physical<br />

and direct. I then tried to visually bring back only<br />

what was before, perhaps also to expand the knowledge<br />

and share it, just as you do with a good glass of<br />

wine.<br />

I followed the producers learned many things that I did<br />

not know and that, in their simplicity, fascinate me and<br />

come back to my mind every time I look at a vineyard.<br />

In my photographs I tried to reproduce the grapes in its<br />

magnificent simplicity; the work, commitment, love and<br />

care that peasants and producers have in cultivating it.<br />

While I was photographing, I listened to their stories,<br />

their experiences, their differences and points of view<br />

on production.<br />

infatti prende un caratteristico colore, diventa<br />

“rossa come il piede di una colombina<br />

nera”. A Ischia e nei Campi Flegrei<br />

viene quindi anche detto Per’’e Palumm.<br />

L’aglianico ha origini più antiche, sembra<br />

sia stato portato in Italia dai Greci nel<br />

VI sec a.C. col nome di “ellenicon”, cioè<br />

originario della Grecia. I Romani lo chiamavano<br />

“vitis ellenica”, vinifi candolo principalmente<br />

in bianco.<br />

Parlando di Aglianico, storia e leggenda<br />

si intrecciano con facilità: si dice infatti<br />

che dopo la battaglia di Canne, i Cartaginesi<br />

al comando di Annibale, ripiegarono<br />

nell’attuale Basilicata per riposare e curare<br />

i feriti e che il rimedio per medicare<br />

lacerazioni e ferite altro non fosse che del<br />

buon vino aglianico.<br />

La storia ed i popoli ritornano spesso


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE<br />

Milena Pepe, alla guida dell’azienda di famiglia, racconta il suo percorso<br />

PASSIONE, ma anche una profonda conoscenza<br />

e una formazione internazionale, sono<br />

all’origine del successo dei vini della Tenuta<br />

Cavalier Pepe, di Sant’Angelo all’Esca (Av), nel cuore<br />

dell’area di produzione del Taurasi DOCG.<br />

Un successo che porta la fi rma di Milena Pepe,<br />

natali in Belgio e studi in Francia, che all’amore per<br />

il vino ha saputo negli anni abbinare una solida preparazione<br />

enologica e manageriale.<br />

Dinamica, energica, moderna, ha portato l’azienda<br />

di famiglia ad una dimensione internazionale.<br />

“Il nostro settore è ad alta specializzazione – spiega<br />

Milena Pepe -: il personale che lavora in azienda,<br />

sia nell’ambito commerciali sia addetto all’accoglienza,<br />

deve possedere nozioni di agronomia e di<br />

enologia, conoscere bene il vino prodotto qui da noi<br />

ma anche le produzioni delle altre regioni e paesi.<br />

Devono possedere questo know how non solo nella<br />

loro lingua madre, ma anche in inglese per poter interloquire<br />

con gli stranieri che visitano la tenuta, con<br />

gli importatori ed i clienti all’estero”.<br />

Milena Pepe da molti anni è certifi cata WSET (<strong>Wine</strong><br />

& Spirit Education Trust, il leader mondiale nella formazione<br />

dedicata a vini e distillati): “ogni export manager<br />

che opera oggi nel mondo del vino - spiega<br />

l’imprenditrice - ha la necessità di confrontarsi con<br />

buyer internazionali che spesso, in una fi era o in un<br />

educational, devono poter apprendere in inglese ed<br />

in breve tempo il perché scegliere un’etichetta e non<br />

un’altra. Con il WSET posso dire di aver acquisito<br />

una vera dimensione internazionale nel mondo del<br />

vino, riconosciuta in oltre circa 70 paesi”.<br />

I corsi WSET, infatti, sono fi nalizzati ad istruire i<br />

partecipanti sul linguaggio tecnico dei vini e degli<br />

Milena Pepe<br />

alcolici in lingua inglese. Inoltre, i 4 livelli sono alla<br />

portata di tutti e permettono agli interessati di continuare<br />

a lavorare durante la formazione.<br />

“I corsi WSET permettono di acquisire il linguaggio<br />

appropriato e specifi co al mondo del vino in inglese<br />

dall’agronomia, l’enologia e la conoscenza del<br />

vino prodotto nel mondo – prosegue Milena Pepe<br />

-. Il fatto che sia articolato in diversi livelli permette<br />

di gestire con calma ogni passo della formazione<br />

ricevendo ogni volta la certifi cazione del livello raggiunto”.<br />

Milena Pepe possiede la certifi cazione WSET da<br />

16 anni: “naturalmente non aiuterà la vendita – conclude<br />

l’imprenditrice -, ma favorisce il confronto con<br />

le aziende di tutto il mondo”.<br />

WSET TRAINING FOR INTERNATIONAL WINE BUSINESS<br />

Passion, but also a deep knowledge and international training, are behind the success of Tenuta Cavalier Pepe, in Sant’Angelo<br />

all’Esca (Av), in the heart of the production area of Taurasi DOCG.<br />

A success that bears the signature of Milena Pepe, born in Belgium and studies in France, who over the years has known a solid<br />

oenological and managerial tranming, with love of wine.<br />

Dynamic and active, Milena has brought the family business to an international dimension.<br />

“Our sector is highly specialized - explains Milena Pepe -: the staff who work in the company, both for business and receptionist,<br />

must possess notions of agronomy and oenology, know well the wine produced here but also the productions of other regions<br />

and countries, they must have this knowledge as not only in their mother language, but also in English to be able to speak with<br />

foreigners who visit the estate, with traders and customers abroad “.<br />

Milena Pepe has been certified by WSET (<strong>Wine</strong> & Spirit Education Trust, the world leader in training in wines and spirits): “every<br />

export manager who works today in the world of wine - explains Milena - needs to deal with international buyer that often, in a<br />

fair or in an educational, you can learn in English and in a short time. With WSET I can say that I have acquired a true international<br />

dimension in the world of wine, recognized in over 70 countries”.<br />

ACCADEMIAVINO PROPONE IN ITALIA I CORSI WSET<br />

FONDATA dal giornalista e WSET Certifi ed<br />

Educator Flavio Grassi, Accademiavino è<br />

un WSET Approved Programme Provider.<br />

Offre corsi per conseguire il primo, secondo e<br />

terzo livello degli attestati <strong>Wine</strong> & Spirit Education<br />

Trust, le uniche qualifi che professionali sul<br />

vino riconosciute in oltre 60 Paesi del mondo.<br />

Propone inoltre esclusivi corsi base di introduzione<br />

al vino e serate di degustazione a tema.<br />

Sia per gli appassionati, sia per chi vuole fare<br />

del vino una professione, come sommelier o<br />

nell’ambito commerciale, i corsi con certifi cazione<br />

WSET - <strong>Wine</strong> & Spirit Education Trust danno<br />

la possibilità di conseguire le uniche qualifi che<br />

professionali riconosciute in ambito internazionale.<br />

Da Londra a New York come da Dubai a<br />

Pechino, un certifi cato WSET è la voce più importante<br />

sul curriculum di chi si propone per un<br />

Flavio Grassi<br />

lavoro nell’ospitalità o nel commercio del vino.<br />

Ma l’effi cacia del metodo WSET è dimostrata<br />

anche dalle migliaia di appassionati che in oltre 70 Paesi del mondo frequentano corsi come quelli<br />

proposti in Italia da Accademiavino. I corsi WSET sono proposti in 19 lingue. Chi desidera una<br />

formazione professionale che sbocchi in una certifi cazione riconosciuta in tutto il mondo, può scegliere<br />

fra i corsi interamente tenuti in inglese e, per ora limitatamente al Livello 2, quelli in italiano.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

ORAZIO<br />

IL POETA<br />

DEL VINO<br />

TRA LE più antiche testimonianze della tradizione<br />

orale della cultura latina c’è un brindisi:<br />

“Novum vetus vinum bibo/ novo veteri<br />

morbo medeor”. Un carmen dal senso controverso,<br />

la cui traduzione più probabile è: “bevo un<br />

vino nuovo come vecchio, col vino nuovo curo<br />

un vecchio male”. Brindisi propiziatorio da cui si<br />

comprende quale ruolo avesse il vino nel costume<br />

e nella cultura degli antichi come medicamento<br />

del corpo e dell’anima. Il gioco di parole vecchio<br />

/nuovo, sottolineato dalla costruzione a chiasmo<br />

e dal poliptoto, mette in evidenza come i Romani<br />

fossero conoscitori della qualità del vino invecchiato<br />

da sempre ritenuto una specialità più pregiata<br />

del novello.<br />

Orazio è il massimo poeta del vino, suo cultore<br />

e cantore. Ci riferiamo all’Orazio tradito, non<br />

all’Orazio gaudente, “epicureo” (In tale accezione<br />

è tradita anche la stessa fi losofi a di Epicuro) ma<br />

all’Orazio malinconico, consapevole della fuga del<br />

tempo, dolente nell’aff acciarsi sul burrone della<br />

morte in una dimensione temporale che non prevede<br />

futuro, se è vero che “tutto nasce dal nulla e<br />

tutto si distrugge nel nulla”. Ed è il nulla che gli fa<br />

più paura, che rende ai suoi occhi caduca e sfuggente<br />

la vita, che sovverte ogni valore.<br />

La risposta è dunque nel vino? In parte sì. Lo<br />

Quindo Orazio Flacco<br />

leggiamo chiaramente nella celebre Ode, I, 9 in<br />

cui il vino è protagonista per la sua capacità di<br />

sciogliere il rigore dell’inverno e scaldare il cuore<br />

di due amici che si intrattengono a discorrere<br />

accanto al fuoco. “Scaccia il freddo gettando in<br />

abbondanza la legna sul fuoco e mesci più generosamente<br />

dall’anfora sabina il vino puro invecchiato<br />

di quattro anni, Taliarco”.<br />

Non un banale invito a godere ma il tentativo di<br />

allontanare le ansie esistenziali attraverso le piccole<br />

gioie della vita. Il calore di un ‘intimità domestica<br />

e familiare si oppone alla scena iniziale dell’Ode,<br />

in cui il paesaggio appare immobilizzato dal gelo<br />

invernale: “Vedi come il Soratte s’innalza bianco<br />

di neve abbondante e come i boschi aff aticandosi<br />

non sopportano più il peso e i fi umi si ghiacciano<br />

per il freddo acuto”.<br />

Il vino offerto a Taliarco è un vino modesto; il<br />

Sabino era, infatti, molto noto ma non eccessivamente<br />

pregiato, nonostante fosse invecchiato<br />

di quattro anni. Il vino diventa quindi linguaggio<br />

di una costante allegoria che riguarda la vita e la<br />

morte, la tristezza e la gioia. È opportunità di un<br />

radicamento al presente: il famoso carpe diem,<br />

oggetto di un gravissimo equivoco, che non è un<br />

invito superfi ciale al godimento piuttosto a vivere<br />

ogni istante della vita nella sua pienezza e nel suo<br />

valore. La capacità di Orazio sta nel traslare il senso<br />

del vino da aspetto di costume a vero e proprio<br />

valore di un sistema etico che ha per riferimento<br />

un preciso orizzonte fi losofi co.<br />

Il vino è presente anche nell’altra sua celebre<br />

Ode I, 11 sul tema del tempo, che si apre con un<br />

invito a non domandarsi quale sarà la fi ne dei giorni<br />

stabilita dagli dei; l’interlocutore questa volta è<br />

Leucone, una fanciulla dall’animo candido stando<br />

all’etimologia del suo nome. Non è ammessa la<br />

superstizione per cui si sconsiglia di consultare<br />

oracoli e numeri babilonesi. “Sii saggia e fi ltra il<br />

vino”. Anche se espresso attraverso il congiuntivo<br />

esortativo, l’invito si fa perentorio e le due azioni<br />

risultano strettamente connesse tra loro, l’atto<br />

stesso del fi ltrare il vino attraverso il colino ha un<br />

valore simbolico, rappresenta la purifi cazione utile<br />

alla nostra vita perché possiamo essere in grado<br />

di impadronirci della saggezza fi losofi ca necessaria<br />

per vivere bene.<br />

Quindi il carme procede nell’illustrare attraverso<br />

una serie di esortazioni la via per la felicità secondo<br />

l’impostazione epicurea: “Non lasciarti ingannare<br />

da una speranza troppo lunga nei confronti<br />

di ciò che per sua stessa natura è breve e afferra<br />

l’attimo, fi duciosa meno che puoi nel domani”.<br />

Il tema del vino ritorna ancora e con maggiore<br />

centralità nell’Ode 1, 20 dedicata all’amico Mecenate.<br />

Si ribadisce il legame tra vino e amicizia.<br />

Orazio rassicura l’amico di aver sigillato con le sue<br />

mani l’anfora in cui ha conservato il vino per festeggiare<br />

la sua guarigione. È un vino modesto,<br />

il Sabino, lo stesso vino dell’Ode 1, 9 , come il<br />

gioco degli aggettivi disposti in chiasmo nei primi<br />

due versi sottolinea: “Vile potabis modicis Sabinum/<br />

cantharis”. “Berrai un mediocre vino Sabino<br />

in coppe modeste” - diventa però pregiato - “che<br />

io stesso ho sigillato in un’anfora greca il giorno in<br />

cui, caro Mecenate, fosti applaudito nel teatro”.<br />

Non sfugge a Orazio che il suo amico è abituato<br />

a ben altre tazze ma ciò che conta è stare insieme:<br />

“tu bevi il Cecubo e l’uva pigiata nel torchio<br />

di Cales; ma questo è ciò che si può permettere il<br />

modesto Orazio: i miei bicchieri non sono addolciti<br />

né dalle viti del Falerno né dai colli di Formia”.<br />

Il Cecubo era tra i vini più pregiati prodotto nel<br />

Lazio meridionale intorno al golfo di Gaeta. Falerno<br />

e Formiano erano ottimi vini della Campania. I<br />

riferimenti non sono mai generici a testimonianza<br />

che del vino Orazio era un vero e proprio intenditore.<br />

VINCENZA ALFANO<br />

SCRITTRICE<br />

HORACE, THE POET OF THE WINE<br />

Among the most ancient testimonies of the oral tradition of Latin culture there is a propitiatory toast from which it is understood<br />

what role the wine had in the costume and in the culture of the ancients as a medicament of the body and the soul. Ancients<br />

Romans knew the quality of the aged wine that has always been considered a valuable specialty. Horace is the greatest poet<br />

of wine. Its ability lies in translating the sense of wine from a costume aspect to a real value of an ethical system that has as<br />

its reference a precise philosophical horizon. In his works Horace spoke of the Cecubo, among the finest wines produced in<br />

southern Lazio around the Gulf of Gaeta. He spoke of Falerno and Formiano, excellent wines of Campania. The references are<br />

never generic to testify that Horace was a true connoisseur of the wine.<br />

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CON I CIBI CAMPANI<br />

MATRIMONIO DIVINO<br />

Ragù, pesce, pizza e genovese: i migliori abbinamenti a tavola<br />

LA NOSTRA regione vanta una superfi cie vitata<br />

di circa 25mila ettari di vigneto che si traducono<br />

in una produzione di vino attestata su<br />

oltre un milione e mezzo di ettolitri. Il comparto vitivinicolo<br />

campano ha complessivamente un valore<br />

stimato di 70 milioni di euro.<br />

Dietro questi freddi numeri si cela comunque una<br />

profonda e marcata identità territoriale, intimamente<br />

legata alla sua storia geologica contraddistinta<br />

da una complessa attività vulcanica che ha scolpito<br />

in modo indelebile alcune macro-aree viticole.<br />

Il distretto vulcanico di Roccamonfi na, la Caldera<br />

dei Campi Flegrei e, naturalmente, il complesso del<br />

Vesuvio-Monte Somma hanno contribuito in maniera<br />

determinante a caratterizzare il terroir della<br />

Campania; così come la variabilità climatica, che si<br />

palesa passando dalle vigne ubicate in prossimità<br />

della costa a quelle invece situate nelle zone più<br />

interne a ridosso dell’Appennino, è un altro fattore<br />

di connotazione qualitativa.<br />

La naturale vocazione vitivininicola di questo territorio<br />

ha potuto approfi ttare poi di una piattaforma<br />

ampelografi ca ricchissima: c’è solo l’imbarazzo<br />

della scelta… L’Aglianico è il più diffuso, con punte<br />

di eccellenza nel Taurasino e nell’areale del Taburno,<br />

presente dall’Alto Casertano fi no al Cilento,<br />

con sfumature espressive differenti ma altrettanto<br />

interessanti. Da questo vitigno nascono il Taurasi e<br />

l’Aglianico del Taburno, vini che esprimono grande<br />

intensità aromatica, struttura alcolica e profondità<br />

gustativa, caratteristiche che suggeriscono l’abbinamento<br />

a piatti dalla grande succulenza come gli<br />

ziti al ragù, indiscusso protagonista della domenica<br />

campana con il matrimonio indissolubile tra carne<br />

e pomodoro; oppure come la minestra maritata,<br />

che non può mancare sulle tavole partenopee in<br />

occasione delle feste comandate: qui lo sposalizio,<br />

altrettanto felice, è tra la carne e le verdure.<br />

Ma se iniziamo a parlare di cibo in Campania<br />

abbiamo la possibilità di compiere un meraviglioso<br />

e lunghissimo viaggio tra mille colori, profumi e<br />

sapori. Un’esperienza sensoriale frutto di secolari<br />

contaminazioni, intrisa di storia e tradizioni che si<br />

perpetuano e si rivitalizzano ogni giorno grazie alla<br />

disponibilità inesauribile di prodotti raffi nati ed eccellenze<br />

agroalimentari.<br />

Cucina povera di recupero e cucina di corte, retaggio<br />

degli antichi monzù, si mescolano in un caleidoscopio<br />

di portate che non può non partire da<br />

un grande classico evergreen come gli spaghetti<br />

alle vongole veraci: profumo di mare, tendenza dolce<br />

e sapidità hanno bisogno di vini bianchi agili e<br />

snelli come il Campi Flegrei Falanghina o un Falerno<br />

del Massico Bianco; la Falanghina del Taburno<br />

si fa preferire invece per la pasta e fagioli con le<br />

cozze, un piatto che unisce terra e mare, ricco di<br />

sapore, che si trova a suo agio con la maggiore<br />

struttura del bianco beneventano.<br />

Una ricetta semplice, quanto tradizionale, è l’orata<br />

all’acqua pazza, una cottura delicata con acqua,<br />

sale, olio, aglio e pomodorini, che richiede il garbo e<br />

la gentile mineralità del Fiano di Avellino; il baccalà alla<br />

napoletana con pomodori,<br />

olive di Gaeta e<br />

capperi si esalta invece<br />

con l’esuberanza e<br />

i profumi di un giovane<br />

Cilento Aglianico. Andiamo<br />

ancora in Irpinia<br />

con il Greco di Tufo, un<br />

bianco sui generis con<br />

freschezza da vendere<br />

e un corpo da spendere<br />

su un piatto unico e<br />

sostanzioso come le<br />

candele - rigorosamente<br />

spezzate a mano<br />

- alla Genovese, una<br />

salsa bianca nata dalla<br />

perfetta fusione tra<br />

cipolle, carne e pasta.<br />

Nella mozzarella di<br />

bufala campana l’Asprinio<br />

d’Aversa spumante trova la sua compagna<br />

ideale grazie alla succosa acidità e alla carbonica<br />

minuta che si contrappongono alla tendenza dolce<br />

e alla grassezza del nostro oro bianco.<br />

Concludiamo questa sfi lata di sapori con la “regina”<br />

incontrastata dello street food partenopeo: la<br />

Tommaso Luongo e Monica Piscitelli<br />

pizza Margherita, magari mangiata a portafoglio,<br />

gustata con un calice di un rigoglioso Gragnano<br />

della Penisola Sorrentina.<br />

Prosit!<br />

TOMMASO LUONGO<br />

SOMMELIER<br />

CAMPANIA, LUCKY MARRIAGE BETWEEN FOOD AND WINE<br />

Talking about food in Campania means making a wonderful journey through a thousand colors, aromas and flavors. A sensorial<br />

experience, the result of old contaminations, steeped in history and traditions that are revitalized every day thanks to the<br />

inexhaustible availability of excellent food products. Poor recovery cuisine and court cuisine are mixed: a classic like spaghetti<br />

with clams need agile and lean white wines such as Campi Flegrei Falanghina or a Falerno del Massico Bianco; Falanghina del<br />

Taburno is instead preferred for pasta and beans with mussels, a dish that combines land and sea, rich in flavor.<br />

Taurasi and Aglianico del Taburno are to be drunk on the Ragù sauce, the undisputed protagonist on Sunday with the marriage<br />

between meat and tomato; or on the “married soup”, with meat and vegetables.<br />

The crazy water bream requires Fiano di Avellino; Neapolitan cod with tomatoes goes well with the scents of a young Cilento<br />

Aglianico.<br />

Greco di Tufo, a fresh white Irpinia wine, goes well with Genovese pasta, a white sauce born from the fusion of onions and meat.<br />

In the Campania buffalo mozzarella the Asprinio d’Aversa sparkling wine finds its ideal companion, while the “queen” of the<br />

Neapolitan street food, the Margherita pizza, is to be enjoyed with a Gragnano of the Sorrento Peninsula.<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

ANALISI SENSORIALE<br />

PER CONOSCERE IL VINO<br />

L’importanza della sensorialità per esplorare<br />

le relazioni con il cibo ed il mondo rurale<br />

SONO PASSATI più di 30 anni dallo scandalo<br />

del vino al metanolo (17 marzo 1986),<br />

22 persone morirono e molte rimasero lese<br />

irrevocabilmente e persero la vista. L’aggiunta di<br />

alcol metilico al vino fu opera di produttori spregiudicati<br />

per aumentarne in maniera economica<br />

la gradazione alcolica. Ne seguì una caduta dei<br />

consumi interni e una perdita veloce e consistente<br />

delle esportazioni del nostro vino sia in termini<br />

quantitativi che di valore.<br />

A partire da questa data, però, si è avviato un<br />

profondo percorso di<br />

cambiamento della<br />

produzione enologica<br />

in tutto il territorio nazionale;<br />

se fi no a quegli<br />

anni l’obiettivo era<br />

stato produrre elevate<br />

quantità di vino,<br />

successivamente<br />

i produttori hanno<br />

puntato su prodotti<br />

con caratteristiche<br />

qualitative elevate,<br />

riducendo i quintali<br />

di uva/ettaro, migliorando<br />

la qualità dei<br />

grappoli e lavorando<br />

in cantina in modo da<br />

esaltare le caratteristiche<br />

del vitigno.<br />

Negli anni<br />

immediatamente<br />

successivi<br />

il vino<br />

Carmen Corso<br />

non è stato più<br />

inteso come<br />

alimento ma piacere; sono stati recuperati e caratterizzati<br />

i vitigni autoctoni, grazie ai quali sono<br />

stati (ri)scoperti e valorizzati interi comprensori rurali,<br />

fi no ad allora del tutto sconosciuti ed in via di<br />

abbandono.<br />

In seguito a questo<br />

processo è emersa la<br />

consapevolezza che<br />

conoscere le relazioni<br />

con le tradizioni del<br />

mondo rurale, esplorare<br />

il mondo del vino<br />

e del cibo attraverso<br />

la sensorialità, la socialità,<br />

la memoria, la<br />

biodiversità, la tipicità,<br />

la territorialità, consente<br />

di acquisire gli<br />

strumenti necessari<br />

per fare delle scelte<br />

consapevoli e diventare<br />

dei consumatori<br />

attivi (coproduttori);<br />

di conseguenza, si è<br />

manifestata in manie-<br />

ra sempre più pressante la necessità da parte dei<br />

consumatori di comprendere quali sono i parametri<br />

che identifi cano le caratteristiche qualitative<br />

del vino e come si riconoscono.<br />

La risposta a tale esigenza è arrivata dall’utilizzo<br />

dell’analisi sensoriale, ossia lo strumento che<br />

permette di valutare la qualità del prodotto fi nito,<br />

di qualsiasi natura esso sia, a partire dalla materia<br />

prima, che consente di descrivere attraverso<br />

l’uso di tutti i nostri sensi, le sensazioni che può<br />

trasmettere quando lo si assapora.<br />

Attraverso l’analisi sensoriale si descrivono oggettivamente<br />

le caratteristiche organolettiche del<br />

prodotto, se ne valuta l’intensità e si esprime un<br />

giudizio di gradimento su quanto si è percepito.<br />

Da qui, quindi, è diventata sempre più importante<br />

la necessità di comunicare attraverso l’uso<br />

dei sensi il mondo non solo del vino, ma di tutti i<br />

prodotti alimentari organizzando corsi di approccio<br />

alla degustazione, come quelli proposti dal<br />

MAVV, con l’obiettivo di riavvicinare soprattutto i<br />

giovani, ma non solo, al mondo della produzione<br />

agricola per fare acquisire una maggiore consapevolezza<br />

della percezione dei 5 sensi e prendere<br />

coscienza della relazione tra cibo ed emozioni,<br />

cercando di portare al centro del rapporto “uomo-cibo”<br />

il principio del piacere.<br />

L’orecchio per i suoni,<br />

gli occhi per le cose visibili,<br />

il naso per gli odori,<br />

la lingua per i sapori gradevoli o sgradevoli,<br />

il corpo per tutto e per distinguere il freddo dal caldo,<br />

la bocca per la favella (che è l’espressione del pensiero) e per il respiro.<br />

Ecco tutte le fonti delle nostre cognizioni.<br />

CARMEN CORSO<br />

AGRONOMO, ENOLOGA<br />

IPPOCRATE<br />

KNOWING THE WINE WITH SENSORY ANALYSIS<br />

Since the eighties there has been a profound change in wine production in Italy: the producers have focused on high quality<br />

products, improving the quality and working in the cellar to enhance the characteristics of the vine. <strong>Wine</strong> is no longer understood<br />

as food but pleasure; the native vines have been recovered and characterized, thanks to which entire rural areas have been<br />

rediscovered and valued.<br />

Knowing traditional traditions, exploring the world of wine and food through sensoriality, sociality, memory, biodiversity, typicality,<br />

territoriality, allows you to acquire the necessary tools to make informed choices. Consumers want to understand the<br />

parameters that identify the qualitative characteristics of the wine and how they are recognized.<br />

Sensory analysis is the tool that allows to evaluate the quality of the finished product, of whatever nature it is, starting from the<br />

raw material, which allows to describe through the use of all our senses, the sensations that can transmit when the you can<br />

taste it. Through the sensorial analysis the organoleptic characteristics of the product are objectively described, if the intensity<br />

is evaluated and a judgment of appreciation is expressed on what has been perceived.<br />

It is increasingly important to communicate through the use of the senses the world not only of wine, but of all food products by<br />

organizing courses of approach to tasting, such as those proposed by MAVV, to bring young people closer to the world of agricultural<br />

production to make acquire a greater awareness of the perception of the 5 senses and become aware of the relationship<br />

between food and emotions, trying to bring the principle of pleasure to the center of the “man-food” relationship.<br />

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GUARDIENSE:<br />

LA CARICA<br />

DEI MILLE<br />

Nasce dalla cura della terra<br />

e dalla costante ricerca in cantina<br />

il successo sui mercati mondiali<br />

di una delle più grandi cooperative<br />

agricole d’Italia. Lo straordinario<br />

rapporto tra qualità e prezzo<br />

I<br />

A GUARDIENSE, una delle cooperative agricole<br />

più grandi d’Italia, è stata fondata nel 1960 da<br />

33 soci lungimiranti e coraggiosi. Oggi ne conta<br />

circa mille, agricoltori che coltivano a conduzione<br />

diretta più di 1.500 ettari di vigneto situati in collina<br />

a un’altitudine di circa 350 metri sul livello del<br />

mare, dando vita mediamente ad una produzione<br />

annua di circa 200.000 quintali di uve. La Cantina,<br />

guidata da soli tre presidenti in cinquant’anni, ha<br />

saputo adeguarsi ai tempi e al cambiamento dei<br />

mercati, diventando simbolo del progresso tecnologico<br />

per l’intero Sannio, riuscendo sempre a<br />

coniugare esperienza e modernità.<br />

La Guardiense registra nel 2018 una signifi cativa<br />

crescita nella commercializzazione dei suoi vini,<br />

in Italia e all’estero. In particolare, in Europa Falanghina<br />

e Aglianico consolidano le loro posizioni in<br />

Domizio Pigna, Presidente de La Guardiense<br />

Gran Bretagna, Germania e Olanda, con un determinante<br />

aumento dell’export verso Repubblica<br />

Ceca e Polonia, così come, extra UE, si registrano<br />

importanti risultati per Stati Uniti, Canada e Giappone.<br />

“Per la vendemmia 2018 – sottolinea Domizio<br />

Pigna, presidente de La Guardiense – registriamo<br />

un calo quantitativo nella produzione di bianchi e<br />

rossi a causa della grave grandinata che ha colpito<br />

i nostri vigneti, una vera bomba metereologica<br />

con chicchi fi no a 30 cm. A fronte di questa fl essione,<br />

però, i nostri vini aumentano in qualità, soprattutto<br />

i rossi da progetto, grazie all’importante<br />

apporto di Riccardo Cotarella, tra le migliori fi rme<br />

dell’enologia internazionale che da molti anni segue<br />

la nostra attività, e al nostro enologo aziendale<br />

Marco Giulioli”.<br />

A questi si aggiunge la costante<br />

affermazione del Quid,<br />

la Falanghina spumantizzata,<br />

che può contare nello stabilimento<br />

di Guardia Sanframondi<br />

su un moderno impianto<br />

di spumantizzazione,<br />

e la sperimentazione, nella<br />

linea Janare, di un Rosè di<br />

Aglianico.<br />

“La nostra politica di miglioramento<br />

– prosegue il<br />

presidente Pigna – è quella di<br />

condividere la progettazione<br />

con i soci per farli crescere.<br />

Quest’anno puntiamo alla<br />

Certifi cazione di Sostenibilità<br />

Ambientale, che andrà a validare<br />

il processo produttivo<br />

ed a consolidare l’equilibrio<br />

tra qualità e prezzo, che da<br />

sempre contraddistingue i<br />

nostri prodotti. Quest’ultimo<br />

aspetto deve tener sempre<br />

presente la giusta remunerazione<br />

dei nostri soci, ovvero il<br />

principio di mutualità nel reddito<br />

agricolo che è la mission<br />

principale della nostra Cooperativa”.<br />

La qualità si basa su controlli<br />

per tutta la fi liera, a partire<br />

dai vigneti, periodicamente analizzati dai tecnici<br />

de La Guardiense e da Cotarella, con il suo<br />

team specializzato. Questo impegno nel Progetto<br />

Qualità produce vini strutturati come I Mille per<br />

l’Aglianico e I Mille per la Falanghina, dove il riferimento<br />

non è garibaldino, ma riguarda il numero<br />

dei soci della Cooperativa.<br />

Inoltre, La Guardiense presta grande attenzione<br />

alla sostenibilità ambientale facendo uso per<br />

i suoi processi produttivi di energia rinnovabile<br />

proveniente da un proprio innovativo impianto.<br />

“La crescita costante si basa sul lavoro nei vigneti<br />

dei soci – conclude il presidente de La Guardiense<br />

-, con protocolli studiati da Cotarella e dai<br />

nostri tecnici per tutte le fasi di produzione, come<br />

nel caso della scelta dei legni per la maturazione o<br />

della criomacerazione a ghiaccio secco dei bianchi,<br />

lavorati in pressa soffi ce senza ossigeno”.<br />

Un lavoro costante premiato dai numerosi riconoscimenti<br />

che la storica Cooperativa registra<br />

ogni anno in Italia e all’estero.<br />

56<br />

57


Un anno intenso, il 2018, per il Sannio Consorzio<br />

Tutela Vini, scandito da un’intensa<br />

azione di promozione dei vini a Denominazione<br />

di origine della terra sannita. Grande attenzione<br />

riservata ai vini Falanghina del Sannio DOP,<br />

la Denominazione di origine più certifi cata in Campania<br />

e nel Sannio. Quel vitigno che è diventato<br />

anche “ambasciatore” per il riconoscimento del<br />

territorio ”Sannio Falanghina” quale “Città Europea<br />

del Vino <strong>2019</strong>”, conferito da Recevin a cinque comuni<br />

sanniti (Castelvenere, Guardia Sanframondi,<br />

Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso).<br />

Lo scorso settembre, i nettari prodotti dall’affascinante<br />

e poliedrico vitigno sono stati i protagonisti<br />

indiscussi alla presentazione della guida<br />

Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso. Nella cornice<br />

di Palazzo Caracciolo, nel cuore del centro storico<br />

partenopeo, sono stati chiamati a raccolta i pizzaioli<br />

più bravi della Penisola, premiati sotto il segno<br />

di “Pizza e Falanghina del Sannio DOP”.<br />

La prestigiosa guida, giunta alla sesta edizione,<br />

è diventata un importante veicolo di promozione<br />

dei vini ottenuti dal vitigno a bacca bianca più diffuso<br />

in Campania, nel<br />

solco del matrimonio<br />

di sapori, fortemente<br />

connotato sotto il<br />

profi lo storico e culturale,<br />

suggellato agli<br />

inizi del 2015 tra la<br />

Verace pizza partenopea<br />

e la Falanghina<br />

del Sannio DOP.<br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

FALANGHINA, L’ORO DEL SANNIO<br />

Il successo dei vini ottenuti dal prestigioso vitigno campano<br />

Le iniziative di promozione e conoscenza del Consorzio di Tutela<br />

I vigneti sanniti ai piedi del Monte Taburno (foto di Antonio Citrigno)<br />

Nel segno dei vini Falanghina anche la trasferta<br />

in terra lombarda: a dicembre il Consorzio Sannio<br />

è stato a Milano per il <strong>Wine</strong> Day all’Hotel The Westin<br />

Palace.<br />

Nell’ambito della giornata un Banco degustazione<br />

ha off erto un’occasione unica non solo per<br />

i sommelier dell’AIS, ma anche per wine lovers,<br />

addetti ai lavori e operatori della comunicazione<br />

enogastronomica, per conoscere i vini ottenuti<br />

I NUMERI DEL CONSORZIO<br />

Il Sannio Consorzio Tutela Vini, nato nel 1999, conta quasi 400 soci diretti, suddivisi tra viticoltori,<br />

vinificatori ed imbottigliatori e oltre 2.000 viticoltori facenti parte delle cooperative di viticoltori<br />

consorziate.<br />

Tra i suoi principali obiettivi spicca quello di mettere in luce il valore reale e decisivo delle Denominazioni<br />

di Origine (Aglianico del Taburno DOCG, Falanghina del Sannio DOP e Sannio DOP) e<br />

delle Indicazione Geografiche (Benevento IGP) che uniscono un territorio e dei produttori con caratteristiche<br />

di tipicità simili, con una loro storia e una loro cultura, riaffermando la duplice funzione<br />

delle denominazioni di origine, quella di garanzia ma anche quella informativa e di comunicazione<br />

nei confronti del consumatore.<br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

dal vitigno che si caratterizza, tra gli oltre cento<br />

autoctoni della regione, come quello che meglio<br />

riesce a interpretare la Campania in un calice.<br />

Vini piacevoli soprattutto per la grande versatilità<br />

che permette di stappare con sicurezza una<br />

bottiglia nelle situazioni più svariate e di abbinarla<br />

a molteplici tipologie di pietanze: un viaggio sensoriale<br />

per cogliere stili e gusti, una festa della tipicità<br />

e della biodiversità, forze trainanti della vitivinicoltura<br />

sannita.<br />

Tra le attività del Consorzio, anche il seminario<br />

di approfondimento “La Falanghina del Sannio<br />

DOP in 7 note”, per degustare il vitigno Falanghina<br />

in tutti i suoi accenti e le sue declinazioni.<br />

Ha guidato il seminario Guido Invernizzi, relatore<br />

che ha la Campania nel cuore. Una degustazione,<br />

rigorosamente alla cieca, che ha toccato gli<br />

spumanti, i vini fermi, le vendemmie tardive e la<br />

versione passito. Tra queste due vetrine, specifi<br />

catamente dedicate alla Falanghina del Sannio<br />

DOP, si sono inserite tante altre iniziative mirate a<br />

promuovere anche i vini Sannio DOP e l’Aglianico<br />

del Taburno DOCG. A metà novembre è stato il<br />

momento della partecipazione alla ventisettesima<br />

edizione del Merano <strong>Wine</strong>Festival.<br />

La trasferta in Alto Adige, che come quella milanese<br />

è organizzata dalla Valisannio (azienda speciale<br />

della Camera di Commercio di Benevento),<br />

ha proposto per il quarto anno consecutivo l’iniziativa<br />

“Casa Sannio”, vetrina di attrazione di una<br />

folta platea nell’ambito di una delle manifestazioni<br />

europee più importanti per la promozione del vino.<br />

Altro momento particolarmente importante per<br />

le attività del Consorzio è quello dei press tour “Nel<br />

Sannio coltiviamo emozioni”, che da quattro anni<br />

richiamano in terra beneventana – in primavera e<br />

in autunno – operatori della stampa nazionale e<br />

internazionale per scoprire questo ricco territorio<br />

viticolo e degustarne la variegata produzione enologica<br />

a Denominazione di origine, con un’attenzione<br />

particolare rivolta anche alla gastronomia,<br />

alle bellezze paesaggistiche e architettoniche e<br />

alle ricchezze artigianali.<br />

Un’esperienza simile vede protagonisti un<br />

gruppo di buyers e operatori canadesi. Iniziativa<br />

che si concretizza grazie alle opportunità offerte<br />

dall’OCM Vino (Organizzazione Comune dei Mercati<br />

dedicata al settore vitivinicolo). Nell’ambito di<br />

questa programmazione il Consorzio Sannio ha<br />

orientato la propria azione di promozione in Canada,<br />

negli States e in Cina.<br />

Il tour si affi anca alla trasferta in Oriente che<br />

ha animato le prima due settimane di novembre,<br />

quando una delegazione del Consorzio ha fatto<br />

tappa ad Hong Kong e Pechino per la partecipazione<br />

ai Tre Bicchieri Gambero Rosso riservati a<br />

wine lovers, addetti ai lavori e operatori del canale<br />

HoReCa, il settore dell’industria alberghiera.<br />

Sannio Consorzio Tutela Vini<br />

Via Mario Vetrone, Benevento<br />

Tel. +39 0824 1815763<br />

Fax +39 0824 1810857<br />

e-mail: consorzio@sanniodop.it<br />

ww.sanniodop.it<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

DAL VESUVIO<br />

4 NUOVE DOC<br />

Il Consorzio guidato da Ciro Giordano<br />

chiede la modifica del disciplinare<br />

IL CONSORZIO TUTELA VINI VESUVIO, nato il<br />

nel luglio 2007, oggi conta quasi 210 soci suddivisi<br />

tra viticoltori, vinifi catori ed imbottigliatori. Con DM<br />

del 24 giugno 2015 è stato riconosciuto dal Ministero<br />

delle Politiche Agricole e Forestali come “Consorzio<br />

tutela vini Vesuvio – Consorzio tutela dei vini DOP Vesuvio<br />

e IGP Pompeiano”, conferendogli le funzioni di<br />

tutela, di valorizzazione e di cura generale degli interessi<br />

connessi alla denominazione di origine protetta<br />

Vesuvio e indicazioni geografi ca protetta Pompeiano.<br />

Con tale decreto il Consorzio ha ricevuto anche il<br />

conferimento dell’incarico di Vigilanza.<br />

Dal 2016 il Consorzio Tutela vini Vesuvio, guidato<br />

da Ciro Giordano, ha intrapreso un nuovo percorso,<br />

con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la conoscenza<br />

delle denominazioni tutelate, riaff ermando il<br />

legame tra le caratteristiche vulcaniche dei suoli e i vitigni<br />

autoctoni. Con la modifi ca al disciplinare di produzione<br />

della DOP Vesuvio, grazie proprio all’impegno<br />

del Consorzio, “Il Caprettone”, vitigno autoctono<br />

della zona vesuviana, confuso per anni con la “Coda<br />

di Volpe”, ha trovato il suo uffi ciale riconoscimento.<br />

Si è aperta così la strada anche alla produzione dei<br />

monovarietali Caprettone, Piedirosso e Falanghina.<br />

Dopo il traguardo raggiunto del 2017 con l’introduzione<br />

dei Contrassegni di Stato su tutte le bottiglie a<br />

DO Vesuvio, il Consorzio nel 2018 è stato protagonista<br />

di una effi cace attività di promozione e valorizzazione<br />

del territorio con la realizzazione di masterclass,<br />

Ciro Giordano, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Vesuvio<br />

incoming internazionali e missioni istituzionali a New<br />

York, per promuovere l’autenticità e biodiversità dei<br />

vini del Vesuvio nel mondo.<br />

“Siamo all’inizio – sottolinea Ciro Giordano, Presidente<br />

del Consorzio - di un lungo percorso fi nalizzato<br />

alla valorizzazione di una delle aree vulcaniche con<br />

profonde radici storiche sia in termini di produzione<br />

che di commercializzazione”.<br />

Tra le principali iniziative di promozione, da segnalare<br />

quella nata dalla collaborazione tra il Consorzio e<br />

l’associazione “Volcanic <strong>Wine</strong>s”, un’esclusiva degustazione<br />

di vini dai suoli vulcanici di tutta la Penisola,<br />

inserita nel programma di “Cyties on Volcanoes”, la<br />

Conferenza Mondiale di vulcanologia tenutasi a Napoli<br />

alla Mostra D’Oltremare. L’obbiettivo del Consorzio<br />

Vesuvio è stato proprio quello di focalizzare l’attenzione,<br />

durante questo summit mondiale, sui vini<br />

prodotti da vigne coltivate sui suoli lavici e sul loro<br />

stretto rapporto con i luoghi di origine.<br />

“Nell’area vulcanica del complesso oggi denominato<br />

Somma-Vesuvio – aggiunge il Presidente Giordano<br />

-, i Romani avevano creato una fi tta rete di<br />

scambi commerciali con epicentro della città di Pompei.<br />

Dobbiamo far rivivere l’antica vocazione vitivinicola<br />

delle nostre aree e farci promotori della qualità<br />

dei vini del Vesuvio”.<br />

Il Consorzio Tutela Vesuvio ha organizzato anche<br />

incoming con giornalisti italiani e operatori americani<br />

per un viaggio alla scoperta del Vesuvio. Un percorso<br />

fi nalizzato non solo alla degustazione delle diverse<br />

etichette delle DOP/ IGT tutelate, ma volto anche a<br />

far conoscere la realtà del suolo vulcanico che richiama<br />

milioni di turisti con la sua duplice entità: il Monte<br />

Somma, originario cratere e zona più antica di produzione<br />

ed il Vesuvio, con le sue vigne che degradano<br />

sul mare.<br />

“Grazie ad una visione comune e la condivisione<br />

di un percorso di valorizzazione, promozione e tutela<br />

delle nostre denominazioni – aggiunge Maurizio Russo,<br />

Vice Presidente del Consorzio -, sono convinto<br />

che riusciremo insieme a creare valore per il nostro<br />

territorio e per i nostri vitivinicoltori. Il consorzio di tutela<br />

rappresenta la nostra casa comune dove condividiamo<br />

idee e progetti con l’obiettivo di accrescere la<br />

reputazione e la sostenibilità delle nostre produzioni”.<br />

L’AREA DOP VESUVIO<br />

La vite, che caratterizza i paesaggi di tutti i Comuni<br />

che compongono il Sistema, è coltivata in modo prevalente<br />

in aziende di Terzigno, Boscotrecase e Trecase.<br />

Poco più della metà (52%) della superfi cie vitata è<br />

dichiarata a Denominazione di Origine Protetta (DOP)<br />

per la produzione del vino Vesuvio DOC e Lacryma<br />

Christi DOC. L’area di produzione della Dop Vesuvio,<br />

che si sovrappone a quella del Parco Nazionale del<br />

Vesuvio, con 1.100 ettari di vigneti interessa gran parte<br />

dei Comuni della fascia pedomontana del Vesuvio<br />

tra cui Boscotrecase, Trecase, San Sebastiano al Vesuvio<br />

e parte dei comuni di Ottaviano, San Giuseppe<br />

Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata,<br />

Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena<br />

Trocchia, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana.<br />

Con la proposta di modifi ca al Disciplinare della<br />

DOC Vesuvio, fortemente voluta dal Consorzio<br />

di Tutela, si è dato il giusto riconoscimento anche<br />

alle tipologie monovarietali, valorizzando i vitigni del<br />

territorio vesuviano in purezza. Rientrano nella Denominazione<br />

“DOC Vesuvio” non solo i vini realizzati<br />

dal bland Caprettone/ Voda di Volpe - Falanghina /<br />

Greco, nella tipologia bianco e Piedirosso - Olivella/<br />

Aglianico nella versione Rosso, anche i monovarietali<br />

quali Caprettone, Falanghina e Piedirosso. Ciò si tradurrà<br />

nella istituzione di 4 nuove possibili denominazioni,<br />

che affi ancheranno la Lacryma Christi, nate da<br />

uve della DOP Vesuvio trasformate in purezza:<br />

• Vesuvio DOP Caprettone<br />

• Vesuvio DOP Piedirosso<br />

• Vesuvio DOP Falanghina<br />

• Vesuvio DOP Aglianico<br />

IGP POMPEIANO<br />

I vini ad IGT “Pompeiano” bianchi, rossi e rosati<br />

devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti<br />

composti, nell’ambito aziendale, da uno o più vitigni<br />

a bacca di colore analogo, idonei per la provincia di<br />

Napoli, iscritti nel registro nazionale delle varietà di<br />

vite per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio<br />

2004, pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale n° 242 del<br />

14 ottobre 2004. L’IGT “Pompeiano”, con la specifi -<br />

cazione di Aglianico, Coda di Volpe bianco, Falangina,<br />

Piedirosso, Sciascinoso, è riservata ai vini ottenuti<br />

da uve a bacca di colore analogo provenienti da<br />

vigneti composti, nell’ambito aziendale, per almeno<br />

l’85% dai corrispondenti vitigni.<br />

60<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

LA FONDAZIONE<br />

ENRICO ISAIA<br />

E MARIA PEPILLO<br />

ENTRA<br />

IN ASSIFERO<br />

IMPORTANTE PASSAGGIO quello dell’ingresso<br />

in Assifero annunciato di recente dalla<br />

FONDAZIONE ENRICO ISAIA E MARIA PE-<br />

PILLO, nata un anno fa per volere dell’azienda di<br />

abbigliamento sartoriale ISAIA con l’obiettivo di<br />

tutelare i saperi presenti sul territorio campano.<br />

Diverse le attività messe in campo: dalla ricerca<br />

storica dedicata alla nascita della scuola<br />

sartoriale napoletana ai corsi di lingua napoletana,<br />

da una scuola per giovani sarti ad eventi<br />

come il convegno di presentazione al Teatro di<br />

San Carlo.<br />

ASSIFERO è l’associazione italiana delle fondazioni<br />

di famiglia, di impresa e di comunità che<br />

oggi associa 90 fondazioni ed enti fi lantropici,<br />

espressione di una volontà comune italiana ove<br />

saperi, tradizioni, competenze e risorse fi nanziarie<br />

vengono messi a frutto per lo sviluppo umano<br />

e sostenibile del nostro Paese.<br />

VINI IRPINI, DI MARZO CONFERMATO AL VERTICE<br />

STEFANO DI MARZO riconfermato alla guida<br />

del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia per il<br />

triennio <strong>2019</strong>-2021. Confermata anche la vicepresidente<br />

Marianna Venuti, al fi anco di Di Marzo, .<br />

“Il precedente mandato è stato fondamentale per<br />

gettare le basi e creare le premesse per un lavoro in<br />

profondità, destinato a veicolare in maniera ancora<br />

più attenta e mirata le nostre produzioni sui mercati<br />

nazionali ed internazionali. La promozione dei vini e<br />

del nostro straordinario territorio – precisa Di Marzo –<br />

sarà la mission che ci guiderà nel prossimo mandato”.<br />

Tra i risultati più importanti raggiunti dal Consorzio<br />

nel precedente mandato c’è il conseguimento dell’incarico<br />

“erga omnes”, che abilita l’ente a svolgere le<br />

funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione<br />

non solo nell’interesse dei suoi soci, bensì<br />

Stefano Di Marzo, Presidente<br />

del Consorzio di Tutela Vini d’Irpinia<br />

della fi liera intera dei fruitori delle quattro denominazioni<br />

tutelate (Fiano di Avellino DOCG, Greco di Tufo<br />

DOCG, Taurasi DOCG e Irpinia DOC).


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

Un vigneto coltivato<br />

sui terrazzamenti<br />

della Costiera Amalfitana<br />

I vini della provincia<br />

di Salerno sono espressioni<br />

di un territorio<br />

vasto e variegato<br />

di incomparabile bellezza<br />

di crescere e di dare reddito ai produttori. Non è<br />

un caso che le aziende con vino Doc e Igp della<br />

provincia di Salerno sono quelle che hanno anche<br />

le migliori performance in termini di fatturato ed<br />

export, con oltre il 40 per cento della produzione<br />

esportata nei mercati esteri”.<br />

“Il domani della vitivinicoltura della provincia di<br />

Salerno – conclude Luigi Scorziello, Presidente<br />

del Consorzio - dipende da come si intende valorizzare<br />

ora questa risorsa, e da quanto gli attori<br />

della fi liera sapranno condividere un’idea progetto<br />

che sia comune per il futuro”.<br />

SALERNO, TESORO DA SCOPRIRE<br />

I progetti per la filiera del Consorzio guidato da Luigi Scorziello<br />

IL “CONSORZIO Vita Salernum Vites” nasce<br />

nel 2012 come associazione senza fi ni di lucro,<br />

regolamentata dall’articolo 2602 del Codice Civile,<br />

promosso dagli operatori economici coinvolti<br />

nelle singole fi liere con la precisa funzione di tutelare<br />

le produzioni vitivinicole Doc e Igp territorialmente<br />

riconosciute dalla normativa comunitaria.<br />

A tal fi ne, ha ottenuto con Decreto Ministeriale n.<br />

42292 del 09/06/2015 il riconoscimento e l’attribuzione<br />

dell’incarico a svolgere le funzioni di tutela,<br />

promozione, valorizzazione, informazione del<br />

consumatore e cura generale degli interessi (di cui<br />

all’art. 17 comma 1 e 4 del D. Lgs. 8 <strong>Aprile</strong> 2010<br />

n. 61) per le DOC Cilento, DOC Castel San Lorenzo<br />

e la IGP Paestum e la IGP Colli di Salerno.<br />

Successivamente, con integrazione al decreto del<br />

9 giugno 2015, gli è stato riconosciuto l’incarico<br />

a svolgere analoghe funzioni e cura generale degli<br />

interessi di cui all’articolo 41, commi 1 e 3 della<br />

legge 12 dicembre 2016 n. 238, per la DOC “Costa<br />

d’Amalfi ” (Decreto Ministeriale n. 39417 del 17<br />

maggio 2017).<br />

“Siamo chiamati a svolgere importanti compiti<br />

istituzionali – sottolinea Luigi Scorziello, Presidente<br />

del Consorzio - e a intervenire in rappresentanza<br />

e a tutela di tutte le imprese che partecipano<br />

alla produzione delle denominazioni per cui ha ottenuto<br />

tale riconoscimento. In particolare per le<br />

DOC Cilento, DOC Castel San Lorenzo e la IGP<br />

Paestum e la IGP Colli Di Salerno svolge tali compiti<br />

in rappresentanza e a tutela di tutte le imprese<br />

siano esse consorziate o meno”.<br />

Oggi il Consorzio conta 130 soci eff ettivi: possono<br />

aderire tutti gli utilizzatori delle DOP e IGP<br />

Luigi Scorziello, Presidente<br />

del Consorzio Vita Salernum Vites<br />

tutelate che esercitano una o più attività produttive<br />

di viticoltura, vinifi cazione e imbottigliamento.<br />

UN POTENZIALE DA RECUPERARE<br />

Sono oltre 3mila (3138) gli ettari vitati in provincia<br />

di Salerno, ma appena il 10% delle produzioni<br />

è certifi cato. Un potenziale da recuperare.<br />

I vitigni a bacca nera più coltivati sono le varietà<br />

barbera e aglianico mentre, per il bianco, malvasia<br />

e fi ano. Il territorio esprime tre Doc e due Igp<br />

per quasi 2 milioni di bottiglie prodotte ogni anno;<br />

la doc con maggiore produzione è il Cilento con<br />

quasi 70 ettari e una produzione di quasi 4mila<br />

ettolitri.<br />

Purtroppo negli anni molte sono le quote vitate<br />

andate perse. E’ il caso, per esempio, della<br />

Doc Castel San Lorenzo di cui restano scarsi 10<br />

ettari certifi cati per pochissime bottiglie prodotte.<br />

“La certifi cazione è un valore aggiunto per la<br />

produzione – aggiunge il Presidente Scorziello -;<br />

da sola, la qualità non basta. Il vino certifi cato è<br />

sempre più importante e solo questo può permettere<br />

alla nostra agricoltura di essere competitiva,<br />

Via Roberto Wenner 62<br />

84131 Salerno<br />

Web site: www.consorziovinisalerno.it<br />

Email: info@consorziovinisalerno.it<br />

Pec: consorziosalernumvites@mailegale.it<br />

64<br />

65


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

LE SIGNORE DEL VINO<br />

IL PACKAGING TROVA CASA<br />

Nazionale Le Donne del Vino è stata presentata uffi cialmente durante Vinitaly<br />

1988: allora era costituita da una ventina di socie che ben presto videro radunarsi intorno a<br />

L’Associazione<br />

sé decine di altre protagoniste del mondo del vino, fi no a raggiungere più di 800 socie. Scopo<br />

del sodalizio promuovere la conoscenza e la cultura del vino attraverso il contributo di esperienze e<br />

conoscenze di donne impegnate in questa mission in settori diversi, ma complementari. L’impostazione<br />

trasversale fu anticipatrice dell’evoluzione successiva della presenza femminile nel mondo del<br />

vino e oggi a tutti gli effetti possiamo considerarla un’idea fortemente innovatrice.<br />

Per essere ammesse nell’associazione occorre avere un vissuto professionale legato alla vigna e<br />

alla cantina e da qui alla tavola, quindi produttrici, ristoratrici, sommelier, enologhe. E inoltre giornaliste<br />

di settore, carta stampata e blogger, responsabili della comunicazione e del marketing di aziende<br />

vinicole. L’ammissione di quest’ultima categoria la dice lunga sull’importanza della comunicazione<br />

nella prospettiva delle attività dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.<br />

Particolarmente signifi cativa la presenza della campania al vertice dell’Associazione con la Vice<br />

Presidente Daniela Mastroberardino, la Past President Elena Martisciello, la Consigliera nazionale<br />

Lorella Di Porzio, e la Presidente Regionale Valentina Carputo.<br />

GRAFICA METELLIANA,<br />

con sede a Mercato<br />

San Severino (SA), conta<br />

oggi più di 70 dipendenti e<br />

un fatturato medio di 10 milioni<br />

di euro. Il core business dell’azienda<br />

è la comunicazione<br />

below the line (cataloghi, libri<br />

e volumi, brochure, opuscoli,<br />

identità visiva, etc.), la progettazione e la realizzazione<br />

di packaging e shopping bag. Presente<br />

su tutto il<br />

territorio<br />

nazionale,<br />

Grafi<br />

ca Metelliana<br />

si<br />

avvale di<br />

un parco<br />

macchine<br />

completo,<br />

che<br />

permette<br />

la gestione<br />

dell’intero ciclo di lavorazione, dal fi le al CTP,<br />

con studio e realizzazione di prototipi.<br />

Dal 2016, ha acquisito Oneprint, che si occupa<br />

di stampa digitale di grande formato. La produzione<br />

è centralizzata nella sede di Cava de’<br />

Tirreni (SA). Specializzata nella progettazione, realizzazione<br />

ed istallazione di prodotti per l’indoor<br />

e l’outdoor, Oneprint off re un’ampia gamma di<br />

soluzioni per privati, aziende, agenzie pubblicitarie,<br />

musei, società della GDO e retailer.<br />

commerciale@grafi cametelliana.com<br />

089 349392<br />

www.unioneitalianavini.it<br />

info@uiv.it


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

BOLLICINE PER OGNI OCCASIONE<br />

CANTINE FOSCHINI<br />

A Guardia Sanframondi, tra le dolci colline del Sannio Beneventano, le cui condizioni<br />

pedoclimatiche trovano un “terroir” quanto mai idoneo alla coltivazione di uliveti e<br />

vigneti, la famiglia Foschini, ormai alla terza generazione, coniuga tradizione e nuove<br />

tecniche off erte dalla moderna enologia che garantiscono l’alta qualità dei vini. La<br />

cantina, completamente ristrutturata agli inizi del 2000 offre al visitatore un ambiente<br />

di sapore antico, essendo ubicata in un locale risalente al ‘700, al tempo di “Guardia<br />

delle sole”, allorché l’attività prevalente di questo paese era la concia delle pelli.<br />

Da accurate uve di falanghina sapientemente lavorate sotto l’attenta guida dell’enologo<br />

Marco Ciarla, nasce uno spumante brut metodo charmat, dal perlage sottile<br />

e persistente. Le uve vengono raccolte a mano, selezionate, pressate, lasciate<br />

fermentare a temperatura controllata in acciaio; predisposto il vino base viene fatto<br />

rifermentare sui lieviti selezionati per alcuni mesi. Completa l’affi namento in bottiglia<br />

Zona di produzione: provincia di Benevento a 200/400 metri sul livello del mare. Gradazione<br />

alcolica: 12.5% vol. Prima annata di produzione: campagna 2012 / 2013.<br />

www.cantinefoschinisrl.com<br />

CHALET CIRO<br />

Si chiama “cassata cannolata” ed è la ricetta innovativa<br />

e orginale di un grande classico della<br />

gastronomia italiana: la nuova cassata preparata<br />

a Mergellina dai maestri pasticceri dello Chalet<br />

Ciro, una delle migliori pasticcerie di Napoli dal<br />

1952, punto di riferimento indiscusso per la produzione<br />

dolciaria della città. La cassata cannolata<br />

è un rilancio dei prodotti legati alla tipicità del<br />

territorio, realizzata in una dolcezza unica e molto<br />

ricercata. L’interno è uguale alla classica cassata:<br />

strati di soffi ce pan di spagna con un ripieno di<br />

delicatissima crema di ricotta, farcita da frutta candita e gocce di cioccolato fondente, che si adagiano<br />

sopra un disco croccante ricavato dalla scorza del cannolo siciliano. Non è fondant di zucchero né marzapane<br />

il topping, ma una glassa specchio al cioccolato bianco, presentata in un’elegante e sontuosa<br />

versione con una decorazione di arance candite e macarons.<br />

www.chaletciro.it<br />

CANTINE IORIO<br />

DE VIVO<br />

Una storia che ha origine prima della Seconda Guerra Mondiale una storia raccontata da ogni singola<br />

prelibatezza della pasticceria De Vivo. Nella nascente Pompei degli anni ‘30, i nonni De Vivo avevano<br />

un importante e rinomato panifi cio in cui vigeva una regola fondamentale: l’utilizzo del lievito madre.<br />

Sessant’anni e due generazioni dopo, la stessa regola vive ancora nei lieviti della pasticceria De Vivo,<br />

oggi capitanata da Marco con l’ausilio della moglie Ester e la fi glia Simona.<br />

I lievitati De Vivo sono nati sotto la “regola” del lievito madre, seguendo un lungo percorso di crescita,<br />

una lievitazione di 36 ore. Del resto, si sa, per le cose buone non bisogna avere fretta e Marco De<br />

Vivo, con il Pastry Chef Vincenzo<br />

Faiella e al suo team, ogni giorno<br />

lavora con passione alle ricette<br />

di una volta. Con la semplicità di<br />

quando la preparazione di un dolce<br />

era un rito lento e dovizioso.<br />

www.lapasticceriadevivo.it<br />

A Torrecuso, nel cuore del Sannio e ai piedi del Monte<br />

Taburno, in un’area da sempre vocata alla produzione<br />

vitivinicola, Cantine Iorio produce vini di qualità<br />

con le migliori uve selezionate del territorio, utilizzando<br />

il know-how e le competenze dei viticoltori locali.<br />

Se da un lato si è pensato alla tradizione e al territorio,<br />

dall’altro si è voluto dar vita ad una cantina con<br />

moderni impianti di produzione per la spumantizzazione<br />

in proprio. L’idea era infatti quello di creare un<br />

connubio perfetto di tradizione e modernità. Gli spumanti,<br />

che provengono rigorosamente da uve 100%<br />

Falanghina, sono prodotti utilizzando un metodo misto:<br />

Charmat Lungo e metodo ancestrale (spumantizzazione<br />

da mosto d’uva senza zuccheri aggiunti,<br />

permettendo che la fermentazione avvenga con i soli<br />

zuccheri presenti nell’uva).<br />

www.cantineiorio.it<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

PASQUALE MARIGLIANO<br />

CARPUTO VINI<br />

Phlegràis in greco signifi ca ardente ed è<br />

in questi terreni ricchi di ceneri, tufi e lapilli<br />

che nascono i vini Carputo. L’Azienda<br />

Agricola, una realtà familiare, ha nove<br />

ettari di proprietà sulla collina di Viticella,<br />

dove la coltivazione è concentrata soprattutto<br />

sui vitigni autoctoni a piede franco, la<br />

Falanghina e il Piedirosso del Campi Flegrei<br />

DOC.<br />

Una realtà giovane e dinamica, saldamente<br />

legata alla tradizione, che mira a rafforzare<br />

e valorizzare la cultura della terra e<br />

punta a consolidare la qualità dei propri vini. Nella produzione trovano spazio la<br />

briosa Falanghina frizzante, Lapilli e Millenium, il Cru Collina Viticella. Completano<br />

la gamma una grappa da Falanghina e una d Piedirosso barricata.<br />

Pasquale Marigliano da quando piccolissimo ha scoperto<br />

la sua vocazione per la pâtisserie non ha più smesso<br />

di inseguire il suo sogno. Formatosi a Parigi, elabora una<br />

nuova idea di maître pâtissier che si ispira alla fi gura di<br />

Pierre Hermé. Da qui il passo alle pasticcerie francesi<br />

più rinomate è breve: matura la sua formazione presso<br />

“Fauchon” e “Le Notre”, seguendo stage di perfezionamento<br />

sulla lavorazione della viennoiserie, del pastigliaggio<br />

e dello zucchero soffi ato, tirato e colato.<br />

Nel 1999 diventa membro dell’Accademia Maestri Pasticcieri<br />

Italiani e nello stesso anno ottiene la medaglia<br />

d’oro al 4º salone culinario mondiale a Basilea. Nel 2000<br />

apre la sua Pâtisserie all’ombra del Vesuvio e si concentra<br />

su una nuova fi losofi a del gusto, con l’intento di educare la sua clientela ad una pasticceria italiana<br />

rivisitata in chiave moderna e di qualità. Il tutto sempre controcorrente.<br />

La sua consacrazione arriva nel 2003, al SIGEP di Rimini, con il titolo di Campione Italiano di Pasticceria.<br />

Il suo laboratorio è un vero e proprio paradiso dei sapori più diversi: da qui escono infatti veri e propri capolavori,<br />

come i dolci tipici napoletani (pastiera, sfogliata, cassata napoletana, caprese) ma soprattutto il<br />

cioccolato che Pasquale lavora in tante creative varianti, in vetrina anche nell’ampia sede di Nola.<br />

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www.pasqualemarigliano.it<br />

SALVATORE GABBIANO<br />

E’ una rosa rossa, ricca di petali e dal profumo intenso,<br />

proveniente dalla Cina, quella su cui recentemente il Dipartimento<br />

di Agraria dell’Università Federico II, in collaborazione<br />

con il Laboratorio di Ricerche Applicate della<br />

Soprintendenza di Pompei, ha condotto uno studio di ricerca,<br />

indagandone la presenza e l’utilizzo nell’antica città<br />

di Pompei e nell’intera area vesuviana. Da questi studi è<br />

scaturita la pubblicazione “La Rosa Antica di Pompei”, edita<br />

da L’Erma di Bretschneider, da cui Salvatore Gabbiano,<br />

maestro pasticcere e acclamato professionista dell’arte dolce a Pompei, ha preso spunto per il nome del<br />

suo lievitato, che è un omaggio alla bellezza e alle donne.<br />

Sarà che la moglie, nonché sua collaboratrice, si chiama Rosa; sarà che, grazie al padre, mosaicista presso<br />

gli scavi archeologici, ha conosciuto sin da piccolo il fascino delle domus pompeiane; sarà che Salvatore<br />

Gabbiano, membro dell’Accademia Italiana, alla città antica ha già dedicato alcune sue creazioni di successo,<br />

come il Dolce dei Misteri e Settanta9 dC. in occasione della terza edizione di “Pasticceri & Pasticcerie”,<br />

l’evento riservato ai migliori maestri pasticceri d’Italia premiati dalla guida del Gambero Rosso, Salvatore<br />

Gabbiano presentato il suo dolce “Rosa antica”, dedicato alla regina dei fi ori..<br />

CASA SETARO<br />

Casa Setaro ha i suoi vigneti che si arrampicano lungo le pendici del Vesuvio,<br />

una zona fertile dalla grande biodiversità. Questa terra ha consentito alla<br />

famiglia Setaro di coltivare per decenni, e in modo tradizionale, le uve tipiche<br />

campane come il Piedirosso, l’Aglianico, la Falanghina e un’uva speciale<br />

che cresce solo qui: il Caprettone. La Cantina è un tutt’uno con la casa di<br />

famiglia ed è stata scavata sotto di essa in modo da godere delle specifi cità<br />

della roccia vulcanica del Vesuvio che i consente di avere tutto l’anno una<br />

temperatura e un’umidità perfette per la vinifi cazione. Tutti i vini nascono da<br />

processi moderni, ma sempre nel rispetto dei tempi tradizionali perché fare<br />

vino richiede amore per la Natura, conoscenza della terra, passione e dedizione.<br />

In ogni bottiglia si rivivono tutta la magia e le sensazioni che si provano<br />

camminando tra le vigne ed immergendo le mani nella terra.<br />

Pietrafumante è un Caprettone Spumante (metodo classico), con uve della<br />

terra vulcanica dell’Alto Tirone, ricca di potassio e di microelementi, che<br />

conferiscono un profumo minerale con sentori fl oreali di ginestra del Vesuvio.<br />

www.casasetaro.it<br />

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www.gabbianopasticceria.it


Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

POPPELLA<br />

FONTANA REALE<br />

Sul dorso di una collina di 380 metri s.l.m. alle spalle della<br />

città di Benevento con una meravigliosa vista sulla vallata<br />

del fi ume Calore l’Azienda Agricola Fontana Reale svolge<br />

la sua attività mettendo a disposizione prodotti genuini e di<br />

qualità, quali vino, olio e miele, tutto rigorosamente prodotto<br />

da Agricoltura Biologica. Una selezione di piaceri purissimi<br />

da gustare ed assaporare che portano i sapori del territorio<br />

sulla tua tavola. Una tradizione tramandata da secoli<br />

da diverse generazioni, ed oggi nel rispetto della stessa per<br />

offrire le migliori condizioni per la protezione dell’ambiente<br />

e la garanzia del consumatore.<br />

Due gli spumati: uno prodotto da uve dei cloni (Aglianico<br />

del Vulture e Aglianico del Taburno), l’altro con uve di falanghina<br />

del Sannio.<br />

www.fontanareale.com<br />

SAL DE RISO<br />

È uno dei pasticceri più amati e ricercati in Italia ed all’estero: Sal De Riso ha saputo tracciare un percorso<br />

che, fortemente radicato al territorio della Costa d’Amalfi , con i suoi profi mi e colori, coniuga in pieno tradizione<br />

e innovazione. Sal De Riso sperimenta nuove strade tutte tese a salvaguardare sempre più l’identità<br />

italiana, orientandosi verso una pasticceria “sostenibile” sana, leggera e bilanciata.<br />

Per il <strong>2019</strong> le sue propooste sono: PoIvere di Stelle, un soffi ce Pan di Spagna arricchito con le nocciole di<br />

Giffoni, crema gianduia, gelée alla mela annurca campana e mandarino; il Biscotto Stregato alle mandorle,<br />

farcito con crema al cioccolato<br />

e una leggera crema alla vaniglia<br />

al profumo di liquore Strega.<br />

E, infi ne, il Girotondo alle<br />

mandorle e limone dove, a fare<br />

da base, c’è una pasta frolla<br />

alle mandorle, guarnita con<br />

marmellata di Limone Costa<br />

d’Amalfi IGP, pasta di mandorle<br />

e crema leggera al cioccolato<br />

bianco, vaniglia e lime.<br />

www.salderiso.it<br />

Poppella, storico laboratorio della Sanità, con i suoi “Fiocchi<br />

di Neve” ha conquistato la gola e il gusto non solo dei<br />

napoletani. La fama della specialità di Ciro, nipote della<br />

storica fornaia del quartiere, ha travalicato da tempo<br />

i confi ni nazionali ed oggi è diventato un vero e proprio<br />

brand, sinonimo non solo di genuinità e sapore, ma anche<br />

di solidarietà e attenzione per il sociale. Parlare di<br />

Poppella oggi non signifi ca solo pensare al “Fiocco di<br />

Neve”: Ciro Scognamillo, ma ormai per tutti “Poppella”,<br />

dal nome della nonna che, con il nonno Raff aele aveva<br />

aperto nel rione Sanità un forno, oggi è un imprenditore<br />

che ha saputo mantenere intatti i caratteri artigianali delle<br />

sue produzioni, e soprattutto ha conservate ben salde le<br />

radici nel luogo delle soe origini. Oggi Poppella è un’azienda<br />

con una struttura presente in tutta Italia attraverso<br />

una distribuzione altamente qualifi cata, con una grande<br />

attenzione al valore della produzione e alla formazione dei giovani pasticcieri, provenienti proprio dallo storico<br />

quartiere. Poppella è una tappa imperdibile per turisti e napoletani, con due punti vendita, in Via Arena<br />

alla Sanità, 28/29 e in Via Santa Brigida, 69/70, ed un laboratorio-accademia aperto ai giovani.<br />

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www.pasticceriapoppella.com<br />

ROSSOVERMIGLIO<br />

Rossovermiglio ha origine da una centenaria tradizione familiare di viticoltori<br />

a Paduli, in terra sannita. Già nel lontanissimo 1800 la famiglia<br />

Verlingieri produceva uve e vini rossi di qualità; oggi l’aziendaè guidata<br />

dal 1988 da Piero Verlingieri che nel 1992 cominciò a reimpiantare<br />

vigneti, preferendo ai vini campani rossi della tradizione familiare quelli<br />

bianchi. Per Piero e Maria Teresa Verlingieri produrre vino di qualità signifi<br />

ca seguire una disciplina ferrea in vigna come in cantina, nel pieno<br />

rispetto della tradizione locale, e della valorizzazione del territorio.<br />

Nei 18 ettari di vigneto si coltivano prevalentemente vitigni a bacca<br />

bianca autoctoni quali la Falanghina, il Fiano, e il Greco, fatta eccezione<br />

però per una superfi cie di Aglianico che in parte viene vinifi cato<br />

in bianco. Le “bollicine” di Rossovermiglio sono Animanera, Spumante<br />

Extra Dry Sannio DOC frutto della vinifi cazione in purezza di una<br />

selezione delle migliori uve Aglianico; e Frenesia, Spumante Metodo<br />

Charmat Sannio DOC, su base Falanghina.<br />

www.rossovermiglio.com<br />

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Maggio <strong>2019</strong><br />

Maggio <strong>2019</strong><br />

RANIERI<br />

Dalle pasticcerie Ranieri di Napoli e Pozzuoli<br />

una nuovissima “Cassata Pink”, una cassata<br />

al forno realizzata con ricotta fresca di pecora<br />

e frutti di bosco che conferiscono il colore al<br />

dolce. Alla bontà del prodotto anche in questa<br />

nuova proposta dolciaria l’art creator Gianluca<br />

Ranieri aggiunge il suo tocco fashion nella presentazione<br />

del dessert.<br />

La cassata al forno sarà disponibile anche nella<br />

versione al cioccolato fondente e in quella con<br />

sola ricotta per gli amanti della tradizione.<br />

La Pink va ad arricchire la “collezione” di cassate<br />

di Gianluca Ranieri andando ad aggiungersi<br />

alla già molto apprezzata versione “light” in cui<br />

la glassa di zucchero, che alcuni trovano eccessivamente<br />

dolce, venne sostituita con una più delicata mousse di ricotta.<br />

Gianluca Ranieri, ideatore dei dolci di Ranieri Pasticcerie, ha un passato di designer di accessori moda, ma<br />

è sempre stato innamorato della cucina e soprattutto della pasticceria. La sua passione sono le torte.<br />

MASSERIA CAMPITO<br />

Una storia che si perde nella notte dei tempi, quando la<br />

rigogliosa terra di Aversa si chiamava Liburia, in cui esisteva<br />

“uva che non aveva uguali”.<br />

Le cugine Di Martino, Francesca, Claudia, Simona, e Ludovica,<br />

dal 2000 si sono dedicate, nella loro proprietà, alla<br />

coltivazione di uve di Asprinio, vitigno autoctono dell’ Agro<br />

Aversano, già coltivato ad alberata, ma purtroppo a rischio<br />

di estinzione. I risultati, più che lusinghieri, hanno premiato<br />

l’ adozione del più moderno impianto a spalliera. Il tutto<br />

portato avanti con impegno e dedizione assoluta, ispirati<br />

da una forte passione per il territorio. In questa azienda, di<br />

piccole dimensioni ma che realizza prodotti di eccellenza,<br />

si incontrano il passato, nel vitigno di nobile tradizione, e il<br />

futuro nei moderni sistemi di coltivazione della vite e della<br />

produzione del vino.<br />

www.masseriacampito.it<br />

www.ranieripasticcerie.it<br />

VILLA MATILDE<br />

Severus, fortis, ardens: così veniva defi nito l’antico Falerno, il vino<br />

più famoso della letteratura classica scomparso agli inizi del ‘900 e<br />

riportato in vita negli anni ‘70 nei vigneti delle colline di Villa Matilde,<br />

alle pendici del vulcano spento di Roccamonfi na.<br />

Il legame con la cultura e le tradizioni del territorio è quindi il principio<br />

della storia e il fondamento della fi losofi a di quest’azienda.<br />

Il vino, a Villa Matilde, è fatto oggetto di studio e di ricerca per l’individuazione<br />

dei vitigni che un tempo avevano dato vita ai vini più antichi<br />

di questa terra, come l’Aglianico, cioè l’antico Hellenico; il Piedirosso<br />

da cui, insieme allo stesso Aglianico, si ottiene Falerno rosso; l’uva<br />

Falanghina da cui nasce il Falerno bianco. Il richiamo al passato è<br />

sempre arricchito da rivisitazioni e modernizzazioni attraverso l’utilizzo<br />

di strumenti pionieristici. L’innovazione qui non si limita alla<br />

tecnologia, è frutto di un pensiero creativo che fa del territorio e degli<br />

uomini la propria forza.<br />

www.villamatilde.it<br />

SALVATORE CAPPARELLI<br />

Nella pasticceria di Napoli di Salvatore Capparelli,<br />

in via dei Tribunali, si fondono tradizione<br />

e modernità. Dal laboratorio nel centro storico<br />

vengono realizzati i migliori dolci della tradizione<br />

napoletana, come il babà e le sfogliatelle,<br />

esportati in tutto il mondo.<br />

Tra i suoi clienti, Pino Daniele era golosissimo<br />

dei biscotti all’amarena di Salvatore, che<br />

si faceva arrivare nella sua casa romana. Altro<br />

grande estimatore dei dolci di Capparelli è lo<br />

stilista Domenico Dolce, conosciuto in occasione<br />

della sfi lata dell’aprile 2016 nel centro<br />

storico di Napoli, per celebrare i 30 anni del<br />

marchio D&G.<br />

Da non perdere assolutamente la sfogliata riccia<br />

e il babà gigante.<br />

www.salvatorecapparelli.com<br />

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WINE EXPERIENCE<br />

<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>-MAVV Magazine( 葡 萄 酒 体 验 -MAVV 杂 志 ) 是 一 本 研 究 葡 萄 酒<br />

的 新 锐 杂 志 , 杂 志 中 包 含 了 Museo dell’Arte del Vino e della Vite( 葡 萄 酒 相 关 的 艺<br />

术 博 物 馆 、 葡 萄 酒 陈 列 馆 和 葡 萄 酒 庄 园 ) 的 信 息 。 凭 借 着 第 一 无 二 的 版 面 设 计 ,<br />

数 字 杂 志 会 以 PDF 格 式 并 伴 随 着 英 文 对 照 版 本 呈 现 给 各 位 读 者 , 本 杂 志 的 目 的 是<br />

向 全 世 界 的 葡 萄 酒 爱 好 者 和 葡 萄 酒 行 业 的 运 营 商 们 介 绍 意 大 利 最 顶 尖 的 葡 萄 酒 ,<br />

并 向 他 们 介 绍 不 同 产 地 的 葡 萄 酒 以 及 意 大 利 的 专 业 的 酿 酒 技 术 。 总 之 ,WINE<br />

EXPERIENCE( 葡 萄 酒 体 验 ) 旨 在 提 升 葡 萄 酒 的 文 化 , 艺 术 品 味 和 与 之 相 关 的 生<br />

活 方 式 。<br />

YOURWINE 应 用 程 序<br />

“ 葡 萄 酒 寻 秘 之 旅 ” 项 目 允 许 消 费 者 前 往 他 们 钟 爱 的 葡 萄 酒 的 庄 园 , 了 解 葡 萄 酒 的 诞<br />

生 、 成 长 和 发 展 的 过 程 , 并 可 亲 自 协 助 葡 萄 酒 的 酿 造 来 了 解 葡 萄 酒 的 进 化 过 程 。<br />

移 动 应 用 程 序 非 常 简 单 , 在 移 动 应 用 程 序 小 工 具 中 可 以 找 到 在 全 世 界 范 围 内 , 无<br />

论 是 在 售 还 是 定 制 款 葡 萄 酒 的 所 选 用 的 葡 萄 和 葡 萄 栽 培 的 相 关 信 息 。 此 外 , 在 移<br />

动 应 用 程 序 , 用 户 还 可 以 根 据 自 己 喜 好 的 葡 萄 酒 类 型 来 选 择 一 排 或 多 排 葡 萄 藤 来<br />

进 行 培 养 , 用 户 将 有 机 会 与 酿 酒 师 进 行 直 接 对 话 和 情 感 交 流 , 询 问 和 接 收 信 息 。<br />

葡 萄 酒 体 验 将 通 过 应 用 程 序 中 的 葡 萄 酒 注 释<br />

(<strong>Wine</strong> Note) 功 能 来 进 行 体 验 和 条 款 的 反 馈 追 踪 。<br />

Eugenio Gervasio 先 生<br />

MAVV 创 始 人 兼 首 席 执 行 官<br />

葡 萄 酒 文 化 , 地 域 文 化<br />

Museo dell’Arte, del Vino e della Vite (MAVV – WINE ART MUSEUM)( 葡 萄 酒 艺 术<br />

博 物 馆 、 葡 萄 酒 陈 列 馆 和 葡 萄 酒 庄 园 ) 是 由 一 群 专 业 的 管 理 人 士 和 业 内 人 士 ( 包 括<br />

Eugenio Gervasio,Paolo Fiorentino 和 Francesco Castagna 在 内 ) 一 起 进 行 打 造 的 , 旨<br />

在 在 科 学 和 历 史 领 域 , 向 全 世 界 推 广 葡 萄 酒 的 艺 术 、 文 化 遗 产 , 并 促 进 葡 萄 酒 酿 造<br />

的 经 济 发 展 。 该 博 物 馆 中 设 有 一 个 著 名 的 科 学 委 员 会 , 该 科 学 委 员 会 是 由 那 不 勒 斯<br />

腓 特 烈 二 世 大 学 的 农 业 系 专 家 所 组 成 的 。MAVV 的 总 部 设 在 波 蒂 奇 宫 的 博 物 馆 中 ,<br />

可 乘 坐 那 不 勒 斯 地 铁 到 达 , 博 物 馆 结 构 是 由 多 种 感 官 方 式 所 组 成 的 , 这 是 一 种 新 兴<br />

的 葡 萄 酒 体 验 方 式 , 可 有 助 于 参 观 者 更 加 深 入 的 了 解 葡 萄 酒 酿 造 。 文 化 和 教 育 展 览<br />

活 动 会 以 艺 术 与 文 化 之 间 的 密 切 关 系 为 基 础 , 将 通 过 品 味 与 美 感 、 葡 萄 酒 与 视 觉 艺<br />

术 、 考 古 、 时 尚 和 娱 乐 相 结 合 的 活 动 进 行 开 展 。 所 有 这 一 切 , 通 过 多 媒 体 展 览 、 实<br />

验 室 参 观 和 感 官 路 径 , 结 合 创 新 和 传 统 的 形 式 为 您 进 行 呈 现 。<br />

www.museoartevino.it | www.wineartmuseum.com | info@museoartevino.it

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