Wine Experience - Aprile 2019
Wine Experience-MAVV Magazine è la nuova rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite dedica alle eccellenze enologiche. Con una pregevole veste grafica, la rivista digitale, in formato pdf e con testo inglese a fronte, intende presentare ad una platea internazionale di appassionati ed operatori del settore le migliori produzioni italiane, raccontando i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.
Wine Experience-MAVV Magazine è la nuova rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite dedica alle eccellenze enologiche. Con una pregevole veste grafica, la rivista digitale, in formato pdf e con testo inglese a fronte, intende presentare ad una platea internazionale di appassionati ed operatori del settore le migliori produzioni italiane, raccontando i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.
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<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>-MAVV Magazine è la nuova<br />
rivista che il Museo dell’Arte, del Vino e<br />
della Vite dedica alle eccellenze enologiche.<br />
Con una pregevole veste grafica, la rivista<br />
digitale, in formato pdf e con testo inglese<br />
a fronte, intende presentare ad una platea<br />
internazionale di appassionati ed operatori<br />
del settore le migliori produzioni italiane, raccontando<br />
i territori di provenienza e dando voce agli imprenditori e le alte professionalità<br />
impegnate in questo settore. In una parola WINE EXPERIENCE intende valorizzare la grande<br />
cultura del vino, il gusto e lo stile ad esso collegato.<br />
DIRETTORE<br />
Eugenio Gervasio<br />
egervasio@mavvsrl.it<br />
Coordinatore Editoriale<br />
Francesco Bellofatto<br />
redazione@museoartevino.it<br />
Edito da MAVV srl<br />
Via Pietro Castellino, 128<br />
80131 Napoli<br />
www.museoartevino.it<br />
www.wineartmuseum.com<br />
info@museoartevino.it<br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
n. 0 in attesa di registrazione<br />
Stampa: Grafi ca Metelliana Spa - 84085 Mercato San Severino (SA) - info@grafi cametelliana.com<br />
APP YOURWINE<br />
Il progetto “Adotta una Vigna” consente al consumatore di prendere parte al processo di nascita,<br />
crescita e sviluppo del proprio vino preferito, assistendo in tempo reale all’evoluzione della vite e<br />
dell’uva.<br />
L’applicazione mobile è di grande semplicità ed offre funzionalità che vanno dall’acquisto di vini fino<br />
a gadget personalizzabili inerenti il mondo del vino e della viticultura.<br />
Inoltre, è presente una sezione che consente l’adozione di una o più filari di vite, scelte sulla base<br />
della tipologia di vino preferita dall’utente, che avrà la possibilità di interagire emozionalmente, chiedere<br />
e ricevere informazioni in un dialogo diretto con il viticoltore. La <strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong> sarà tracciata<br />
in termini esperienziali e di feedback con una funzione di <strong>Wine</strong> Note dell’APP.
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
ENOTURISMO E PROMOZIONE<br />
PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO<br />
Cultura del vino e Made in Italy: parla Gian Marco Centinaio<br />
Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo<br />
All’estero chi acquista un prodotto italiano<br />
si aspetta qualità, tradizione, autenticità.<br />
“Il mio obiettivo – sottolinea Gian Marco<br />
Centinaio, Ministro delle Politiche agricole<br />
alimentari, forestali e del Turismo - è portare<br />
il vero made in Italy nel mondo con ogni tipo di<br />
iniziative di marketing e di comunicazione. Deve<br />
passare l’idea che il made in Italy non è solo un<br />
marchio, un’etichetta. Essere made in Italy vuol<br />
dire rappresentare il meglio che l’Italia può off rire:<br />
le eccellenze che tutti ci invidiano. È una grande<br />
responsabilità che ci deve investire tutti. Solo<br />
in questo modo possiamo combattere l’italian<br />
sounding e far crescere ancor di più il nostro<br />
export agroalimentare e vitivinicolo”.<br />
• Si può parlare, secondo lei, di cultura<br />
del territorio?<br />
In Italia ogni regione, territorio, distretto, ha una<br />
sua cultura, sue usanze, sue tradizioni. Non In<br />
Italia ogni regione, territorio, distretto, ha una sua<br />
cultura, sue usanze, sue tradizioni. Non dimentichiamo<br />
che il punto di forza del nostro Paese è<br />
la sua ricchezza di biodiversità. L’Italia possiede<br />
un patrimonio unico ed inestimabile: le nostre 20<br />
regioni sono la culla di oltre 600 vitigni autoctoni.<br />
Cosa è la cultura del territorio se non questo? Ritengo<br />
fondamentale il presidio sul territorio offerto<br />
dagli agricoltori, dagli allevatori e dai produttori.<br />
Solo grazie a loro si sono tramandate e ancora<br />
esistono prodotti, ricette, sapori, che sarebbero<br />
andati persi nell’oblio dei ricordi.<br />
• Quali sinergie vanno attuate per rafforzare<br />
il legame tra agricoltura e turismo<br />
sostenibile?<br />
I prodotti turistici sostenibili sono quelli che agiscono<br />
in armonia con l’ambiente, la comunità e<br />
le culture locali. Il turismo sostenibile nasce da un<br />
ambiente gestito dagli agricoltori che danno identità<br />
al territorio, anche attraverso i prodotti locali,<br />
a km 0. Turismo sostenibile e agricoltura è un’unione<br />
vincente che sta funzionando molto bene.<br />
Non bisogna però dimenticare che la sostenibilità<br />
deve andare di pari passo con l’innovazione e la<br />
ricerca. Solo così possiamo incentivare ancor più<br />
questo settore e tutelare l’ambiente.<br />
• Come si può incentivare il turismo enogastronomico?<br />
L’obiettivo è quello far partire entro fi ne mese<br />
la legge sull’enoturismo. Il vino è uno dei settori<br />
trainanti dell’agri-food sia a livello nazionale che<br />
internazionale e può essere davvero la forza in più<br />
per il Paese, a patto che a livello di promozione<br />
ci si muova in modo unitario altrimenti si rischia<br />
di restare indietro rispetto ai nostri competitor. Il<br />
mio obiettivo è quello di dare al sistema Paese la<br />
possibilità di promuoversi all’estero in modo competitivo.<br />
La legge sull’enoturismo potrà essere un<br />
grande motore in questo senso.<br />
• C’è un Italia interna tutta da scoprire: si<br />
può partire dalla storia e dalla cultura del<br />
vino, che rappresenta la più autentica<br />
espressione del territorio?<br />
Abbiamo un’idea di sviluppo del territorio e di<br />
quelle che sono le sue eccellenze. Vorrei far scoprire<br />
al turista i borghi, i paesi, ciò che c’è nel resto<br />
d’Italia e che è meno conosciuto soprattutto<br />
all’estero. Il vino in questo può giocare un ruolo<br />
fondamentale. Pensiamo a quanti turisti vengono<br />
nel nostro Paese proprio per il vino. Pensiamo<br />
ad esempio alla possibilità di aprire le porte delle<br />
nostre cantine vinicole, scoprire antiche zone<br />
rurali. Ipotizzare percorsi che vadano proprio alla<br />
riscoperta dei nostri territori, delle tradizioni, della<br />
cultura. C’è un fl usso turistico in continua crescita<br />
che cerca questo. Sta a noi offrigli il massimo. Il<br />
turismo può dare molto a questi territori.<br />
• Il testo unico sul vino va migliorato?<br />
Tutto può essere migliorato anche perché la<br />
legge è stata pubblicata alla fi ne del 2016, sono<br />
4<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
Gian Marco Centinaio<br />
passati due anni. E’ opportuno attendere l’effettiva<br />
applicazione dei provvedimenti attuativi, già<br />
adottati o da adottare, per affrontare eventuali<br />
criticità che dovessero emergere a seguito del<br />
monitoraggio che il Ministero effettuerà dopo un<br />
anno dall’entrata in vigore dei singoli provvedimenti,<br />
come, peraltro, previsto dagli stessi decreti<br />
applicativi. Ciò consentirà di rispondere in maniera<br />
puntuale alle esigenze del comparto vitivinicolo<br />
che rappresenta un settore strategico per l’economia<br />
della nazione.<br />
• Qual è l’impegno del Ministero per la<br />
tutela dei prodotti tipici ed arginarne la<br />
contraffazione?<br />
L’Italia, il maggior produttore mondiale di vino,<br />
ha il primato nei controlli nel settore vitivinicolo.<br />
Un patrimonio sempre più tutelato da questa Amministrazione.<br />
Grazie a migliaia di operazioni, anche<br />
sul web e fuori dei confi ni nazionali, condotte<br />
dall’Ispettorato centrale della qualità e repressione<br />
frodi (Icqrf), organo tecnico di controllo di questo<br />
Ministero, dal Comando Unità Forestali, Ambientali<br />
e Agroalimentari dei Carabinieri e dalla Guardia<br />
Costiera, la tutela dei prodotti italiani è ai massimi<br />
livelli. Un sistema che dovrebbe essere esportato in<br />
tutta Europa, per garantire che anche gli altri Paesi<br />
abbiano gli stessi livelli di controllo dell’Italia.<br />
Dirigente di Azienda, nato a Pavia il 31 ottobre<br />
1971, nel 1999 si laurea in Scienze Politiche<br />
con indirizzo Economico Territoriale<br />
presso l’Università di Pavia.<br />
La sua carriera istituzionale inizia nel 1993<br />
come Presidente del Comitato di quartiere<br />
Città Giardino e in seguito come Consigliere<br />
Comunale del Comune di Pavia fino al 2009.<br />
Nelle Elezioni comunali del 2009 ottiene<br />
l’incarico di Vicesindaco e Assessore alla<br />
Cultura e Marketing Territoriale per il Comune<br />
di Pavia.<br />
Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto<br />
Senatore per la Lega Nord e nominato Capogruppo.<br />
Nel corso della XVII Legislatura ha ricoperto<br />
diversi incarichi in seno alle seguenti<br />
Commissioni: Affari Costituzionali, Finanze e<br />
Tesoro, Istruzione.<br />
Il 4 marzo 2018 viene rieletto Senatore per<br />
la Lega, e nominato capogruppo al Senato.<br />
Il 1° giugno 2018 ha giurato come Ministro<br />
per le Politiche agricole, alimentari e forestali.<br />
Il successivo 2 luglio il Consiglio dei Ministri<br />
lo incarica anche Ministro del Turismo.<br />
WINE-TOURISM, GREAT ENGINE FOR ITALY<br />
“My goal - says Gian Marco Centinaio, Minister of Agricultural, Food, Forestry and Tourism Policies -<br />
is to bring true Made in Italy to the world. Being Made in Italy means representing the best that Italy<br />
can offer: the excellence that everyone envies.<br />
<strong>Wine</strong> is one of the driving sectors of agri-food both nationally and internationally and can really be<br />
the driving force for our economy, provided that we move in a unitary way in promotional activities.<br />
My goal is to give the country system the opportunity to promote itself abroad in a competitive way.<br />
The law on wine-tourism can be a great engine in this sense. Many tourists come to Italy for their<br />
wine. Consider for example the possibility of opening the doors of our wine cellars, discover ancient<br />
rural areas, with paths of discovery of territories, traditions, culture. There is a constantly growing<br />
tourist flow that seeks this. We must offer the best.<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
L’ORO DELLA CAMPANIA<br />
La grande storia e varietà vitivinicola regionale sempre<br />
più apprezzate nel mondo. Il futuro è nell’enoturismo<br />
La Campania Felix, terra<br />
di antichi e pregiati vitigni,<br />
vanta una produzione<br />
vinicola di forte tipicità,<br />
apprezzata e riconosciuta in<br />
tutto il mondo. Il nostro vino<br />
è frutto di una storia bimillenaria,<br />
che trova le sue radici<br />
in antichissimi insediamenti,<br />
con la presenza, ancora oggi,<br />
in molti vigneti, di ceppi plurisecolari.<br />
I “vini degli imperatori”,<br />
dalla Vitis Ellenica, al Vinum<br />
Album Phalangium e la<br />
Vitis Apiana, citati da Virgilio,<br />
Plinio, Cicerone e Marziale,<br />
sono gli antenati del Greco<br />
di Tufo, della Falanghina e del Fiano. A testimonianza<br />
di questa antichissima storia, oggi si possono vedere<br />
nelle aree archeologiche di Ercolano e Pompei anfore<br />
ed affreschi che testimoniano come, anche allora, il<br />
vino fosse un elemento centrale nell’economia e nella<br />
società del tempo. Nessun altro territorio al mondo<br />
può vantare la nostra storia sul vino.<br />
La Campania si presenta con una straordinaria ricchezza<br />
varietale, unica al mondo, fatta da oltre 100<br />
vitigni autoctoni. Dai nostri territori, grazie all’oculata<br />
scelta di produttori e istituzioni, che hanno scelto di<br />
puntare sulla varietà locali, nonché alla stessa diversità<br />
territoriale e delle zone climatiche, nascono vini<br />
fortemente caratterizzati dal punto di vista aromatico.<br />
Non a caso il vino, della Regione Campania più che<br />
altrove, è in perfetta armonia<br />
con l’ambiente che lo circonda.<br />
In quanto, nei secoli, ogni<br />
area di produzione è andata<br />
selezionando i propri vitigni.<br />
Forte di questi vitigni storici,<br />
ben radicati sul territorio,<br />
la Campania propone una<br />
forte varietà ambientale e di<br />
aree vocate alla viticoltura.<br />
La regione presenta tre zone<br />
specifi che, corrispondenti<br />
alla costa, alle zone d’origine<br />
vulcanica e alle aree interne.<br />
Qui, la selezione naturale dei<br />
vitigni ha fatto sì che la coltivazione<br />
della vite si adattasse<br />
alla natura stessa dei luoghi, in forte simbiosi con il<br />
territorio e l’ambiente. Ne sono un esempio i vitigni<br />
delle zone costiere, coltivati su terrazzamenti, a Capri,<br />
Ischia, in Costiera Amalfi tana e Penisola Sorrentina,<br />
che si sono adattati alla salsedine ed al mare. Oppure<br />
i vitigni di origine vulcanica, alle pendici del Vesuvio,<br />
nei Campi Flegrei e nel vulcano spento di Roccamonfi<br />
na, che danno vita a vini fortemente caratterizzati<br />
dalla grande mineralità dei terreni vulcanici.<br />
Non da meni le aree interne, dove si sono andate<br />
selezionando nei secoli coltivazioni che oggi danno<br />
vita a vini di grande eleganza, tra i quali il Greco, e il<br />
Fiano, entrambi DOCG dal 2003, e la Falanghina del<br />
Sannio, la DOC campana più diffusa nel mondo. Tra<br />
i vitigni a bacca rossa il più antico e importante è l’A-<br />
glianico, che da vita, in Irpinia,<br />
al prestigioso Taurasi, primo tra<br />
i DOCG del Mezzogiorno; e, in<br />
provincia di Benevento, all’Aglianico<br />
del Taburno, ultimo in<br />
Campania a fregiarsi della Denominazione<br />
di Origine Controllata<br />
e Garantita.<br />
In totale, nel territorio della<br />
Campania sono circa 25mila<br />
gli ettari coltivati a vite, di cui di<br />
cui il 35% in montagna, 52%<br />
in collina e 14% in pianura. Nel<br />
2018 la produzione complessiva<br />
è stata di 1.664.000 ettolitri<br />
(+18% rispetto al 2017), per un<br />
totale di 6.500 etichette e 160 milioni di bottiglie. I Vini<br />
DOP rappresentano il 18,4% della produzione, quelli<br />
IGP il 12,4%, la produzione dei Vini Rossi e Rosati<br />
è pari al 60%, i Bianchi 40%. Articolate sul territorio,<br />
le Denominazioni di Origine Protetta (DOP) sono presenti<br />
in Campania con 4 DOCG, 15 DOC e 10 IGT.<br />
Ciononostante, la percentuale di vino campano “certifi<br />
cato” supera di poco il 30% del totale prodotto,<br />
contro il 70% nelle principali regioni vitivinicole italiane.<br />
La Campania rappresenta il 15% della produzione del<br />
Mezzogiorno, con un fatturato che, negli ultimi anni, si<br />
CAMPANIA, THE WINE EXPERIENCE<br />
avvicina ai 350 milioni di euro.<br />
L’internazionalizzazione dei vini<br />
a marchio registra una crescita<br />
costante che ci pone al primo<br />
posto tra le regioni italiane per<br />
l’aumento delle esportazioni<br />
nell’ultimo decennio, con un incremento<br />
del 250% e con una<br />
crescita dei vini a marchio DOP<br />
e IGP ad un ritmo maggiore della<br />
media nazionale (+18,4%).<br />
L’economia e i numeri del vino<br />
testimoniano la ricchezza che la<br />
Campania può esprimere in termini<br />
di enoturismo nel legame<br />
con la cultura, la bellezza, le tradizioni<br />
e la storia dei luoghi di produzione. Dobbiamo<br />
solo narrare bene questo favoloso tesoro e proporre<br />
“<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>” innovative, legandole alla nostra<br />
storia, alla cultura delle genti e alla bellezza del paesaggio.<br />
Per questo abbiamo fortemente voluto, assieme<br />
al Dipartimento di Agraria dell’Università Federico<br />
II di Napoli, la nascita del MAVV – <strong>Wine</strong> Art Museum<br />
a Portici.<br />
Eugenio Gervasio<br />
Founder & CEO MAVV<br />
Campania Felix, land of ancient and precious vines, with a wine production of strong typicality, appreciated and recognized<br />
all over the world. Our wine is the result of a two thousand year history. Which finds its roots in ancient settlements, with the<br />
presence, even today, in many vineyards, of centuries-old strains. The “wines of the emperors”, from the Vitis Ellenica, to the<br />
Vinum Album Phalangium and the Vitis Apiana, cited by Virgilio, Plinio, Cicerone, and Marziale, are the ancestors of the Grego<br />
di Tufo, Falanghina and Fiano.<br />
As evidence of this ancient history, today you can see in the archaeological areas of Herculaneum and Pompeii, amphorae and<br />
frescoes that testify, as even then, wine was a central element in the economy and society of the time. No other territory in the<br />
world can boast our history of wine.<br />
Today Campania presents itself with an extraordinary varietal richness, unique in the world, made up of over 100 native vines.<br />
From our territories, thanks to the careful choice to focus on local varieties, as well as the same territorial diversity and climatic<br />
zones, wines are strongly characterized by by taste. The wine of the Campania more than elsewhere, is in perfect harmony with<br />
the environment that surrounds it.<br />
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UN MUSEO<br />
DEL VINO<br />
NELLA REGGIA<br />
DI PORTICI<br />
Intervista con Matteo Lorito<br />
Direttore del Dipartimento di Agraria<br />
dell’Università di Napoli Federico II<br />
FEDERICO II ha attivato il Corso<br />
di Laurea Magistrale in Scienze Enologiche,<br />
andando a costituire nel Polo Enologico L’UNIVERSITÀ<br />
di Avellino la sede più importante nell’Italia Meridionale<br />
per poter acquisire conoscenze in campo enologico<br />
e di viticoltura. “Se è vero che nella produzione<br />
del vino esiste anche un modo tradizionale di operare<br />
- spiega Matteo Lorito, direttore del Dipartimento di<br />
Agraria dell’Università Federico II – l’esigenza di ottenere<br />
le uve migliori e la necessità di ridurre la chimica<br />
rappresentano grandi opportunità per la ricerca, con<br />
l’implementazione di nuovi disciplinari in cui soluzioni<br />
biologiche alternative vengono utilizzate insieme e in<br />
maniera integrata rispetto alla lotta e al trattamento<br />
chimico per ottenere uva e vino con residui di pesticidi<br />
più bassi possibile”.<br />
• Cosa rappresenta il vino per l’economia del<br />
territorio?<br />
Il vino è un elemento importantissimo per l’economia<br />
ma anche per il benessere e per il piacere della<br />
vita, nonché e anche per sostenere quello che è il<br />
grande tema della dieta mediterranea. Il vino, in particolare<br />
quello rosso, che è ricco in polifenoli e antiossidanti,<br />
bevuto in maniera limitata fa senz’altro bene, e<br />
quindi oggi viene utilizzato non più come un alimento,<br />
ma come una bevanda che in alcuni casi ha degli<br />
aspetti di tipo funzionale e nutrizionale.<br />
• Quali iniziative museali sono previste per rafforzare<br />
il Polo Museale della Reggia di Portici?<br />
La Reggia di Portici, dove ha sede Agraria, oltre a<br />
raccogliere il Dipartimento, che peraltro da un punto<br />
di vista scientifi co ha una posizione molto elevata, secondo<br />
la valutazione del MIUR siamo secondi in Italia<br />
su trenta sedi, accogliamo anche un bene monumentale<br />
importante, che è l’intera Reggia di Portici, con<br />
40 ettari di bosco, all’interno del quale, nei 145 anni<br />
dalla fondazione dell’allora Regia Scuola Superiore di<br />
Agricoltura, abbiamo raccolto una grande quantità di<br />
materiale da collezione di Scienze Agrarie, Mineralogia,<br />
Entmologia, Orto Botanico, macchine agricole,<br />
strumenti per valutare la produzione animale, erbari<br />
storici. A questo si aggiunge il Museo Ercolanense,<br />
che pure ha sede da noi, che richiama la vecchia collezione<br />
voluta da Carlo di Borbone, ovvero il fondatore<br />
della Reggia di Portici, per raccogliere i reperti che venivano<br />
fuori a Ercolano e Pompei: quindi un sistema<br />
museale articolato all’interno del quale l’inserimento di<br />
un Museo dedicato alla storia del vino diventa importante,<br />
in quanto il vino e la viticoltura in generale hanno<br />
un’associazione molto intima con lo sviluppo della<br />
nostra civiltà, basti pensare che ai tempi dei romani,<br />
quando uno voleva male a una persona, la tipica frase<br />
era “che ti si imbianchi la vigna”, perché una vigna<br />
imbiancata, colpita dall’ovidia, che forma una muffa<br />
bianca sulle foglie rappresentava una sofferenza per il<br />
soggetto, visto che all’epoca quasi tutti avevano una<br />
vigna da cui trarre un alimento nutrizionale che era il<br />
vino. C’è molta storia intorno alla viticoltura e all’interazione<br />
sociale che spesso è stata mediata da vino e<br />
dall’economia che ne deriva.<br />
• La Federico II amplia la sua offerta formativa<br />
con il Corso di Laurea in Scienze Gastronomiche<br />
Mediterranee…<br />
Si tratta di un importante investimento dell’Ateneo,<br />
che amplia la sua offerta formativa a un settore,<br />
quello dell’enogastronomia, in grande espansione e<br />
FEDERICO II UNIVERSITY: MASTER’S DEGREE IN OENOLOGICAL SCIENCES<br />
Il prof. Matteo Lorito, direttore del Dipartimento di Agraria<br />
dell’Università di Napoli Federico II<br />
molto attrattivo. il Corso di Laurea triennale è particolarmente<br />
innovativo, svolto con metodi e in ambienti<br />
didattici all’avanguardia, costruito su basi scientifi che<br />
solide. I laureati saranno esperti di tutta la fi liera enogastronomica,<br />
dalla produzione al marketing, dalla<br />
storia e tradizione del cibo ai suoi aspetti salutistici,<br />
passando per un semestre di Laboratorio di Gastronomia<br />
tenuto da grandi chef. La ricchezza e la<br />
grande biodiversità dell’enogastronomia campana e<br />
di tutto il Mediterraneo richiedono, per poter essere<br />
adeguatamente valorizzati, un investimento importante<br />
in risorse umane e strutture didattiche, al quale<br />
la più grande Università del Meridione non ha voluto<br />
sottrarsi.<br />
Federico II University has activated the Master’s Degree in Oenological Sciences, with an important headquarters in<br />
Avellino in order to acquire knowledge in the oenological and viticulture fields. “If it is true that in the production of<br />
wine there is also a traditional way of working - explains Matteo Lorito, director of the Agricultural Department of the<br />
Federico II University - the need to obtain the best grapes and the need to reduce chemistry represent great opportunities<br />
for research, with the implementation of new regulations in which alternative biological solutions are used<br />
together and integrated with the fight and chemical treatment to obtain grapes and wine with the lowest possible<br />
pesticide residues”.<br />
<strong>Wine</strong> is a very important element for the economy but also for the wellbeing and for the pleasure of life, as well as<br />
for supporting the great theme of the Mediterranean diet. <strong>Wine</strong>, in particular red wine, which is rich in polyphenols<br />
and antioxidants, is drunk in a limited way is certainly good, and therefore today is no longer used as a food, but as<br />
a drink that in some cases has aspects of the type functional and nutritional.<br />
Federico II University expands its educational offer with the Degree in Mediterranean Gastronomic Sciences.<br />
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IL RESPIRO<br />
DEL VINO<br />
Ricerca, cultura, fede<br />
e sostenibilità ambientale<br />
Intervista con Luigi Moio<br />
Presidente del corso<br />
di laurea in Scienze<br />
Enologiche alla Federico II<br />
I<br />
VINI E L’AGRICOLTURA di grande qualità devono<br />
tener conto delle vocazioni dei vari suoli:<br />
“bisogna individuare bene le aree dove fare viticoltura<br />
di qualità - dice Luigi Moio, presidente<br />
del Corso di Laurea in Scienze Enologiche presso<br />
l’Università Federico II di Napoli; presidente<br />
della Commissione di Enologia dell’OIV, Organizzazione<br />
Internazionale della Vigna e del Vino<br />
-, nonché le varietà di uva da mettere in questi<br />
contesti, perché non si può piantare dappertutto,<br />
anche se abbiamo c’è terra fertile, così come non<br />
si possono produrre dappertutto vini di grande<br />
qualità”.<br />
• Che ruolo ha, in questo settore, la ricerca<br />
scientifica?<br />
Interviene proprio in questo, individuando bene<br />
gli areali, caratterizzando i suoli per creare un abbinamento<br />
perfetto con la pianta, analizzando gli<br />
eff etti del riscaldamento climatico, che in futuro<br />
Il prof. Luigi Moio, presidente del Corso di Laurea in Scienze Enologiche presso<br />
l’Università Federico II di Napoli; presidente della Commissione di Enologia dell’OIV<br />
Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino<br />
sarà sempre più ricorrente, per adottare adeguate<br />
soluzioni enologiche, plasmate e cucite sul<br />
contesto pedoclimatico, in modo tale da andare<br />
nella direzione importantissima della sostenibilità<br />
ambientale.<br />
• Perché è determinante la sostenibilità?<br />
È necessario rifl ettere bene su tutto ciò che<br />
l’uomo oggi deve fare per andare avanti correttamente<br />
e preservare questo pianeta. Spesso,<br />
invece, soprattutto nel nostro settore, c’è una resistenza<br />
ideologica che ritiene che tutto si possa<br />
risolvere tornando a come eravamo una volta. Io<br />
non sono molto d’accordo perché questi obiettivi<br />
si perseguono, invece, soltanto con la logica,<br />
la tecnica e la scienza.<br />
• Il vino rappresenta le nostre radici…<br />
La storia del vino è una storia di cultura della<br />
società occidentale, intrecciata con la storia<br />
dell’umanità. Nelle religioni il<br />
vino è stato utilizzato sempre<br />
come simbolo: nell’immaginario<br />
è il sangue di Cristo<br />
e viene ripreso nella Bibbia;<br />
tanti poeti ne hanno scritto<br />
e quindi c’è qualcosa di misterioso<br />
e di magico intorno<br />
al vino, anche in termini di<br />
idolatria pagana, se pensiamo<br />
a Dionisio e Bacco. Il<br />
vino ha un forte legame con<br />
la terra, è la sintesi del terreno<br />
in cui vegeta la vigna,<br />
e questo elemento di convivialità<br />
lo trasforma in un ambasciatore<br />
straordinario del<br />
territorio dal quale nasce,<br />
virtualmente ci fa viaggiare<br />
con la mente: se stiamo<br />
bevendo un vino campano<br />
a New York pensiamo alla<br />
nostra Campania, al Vesuvio. Sicuramente dobbiamo<br />
puntare a raff orzare la promozione del<br />
rapporto tra il vino ed i paesaggi a lui associati.<br />
THE BREATH OF WINE<br />
• Ha intitolato un<br />
suo libro “Il respiro del<br />
vino”...<br />
Attraverso il suo profumo,<br />
ovvero “Il respiro del<br />
vino”, sentiamo il legame<br />
vivente con la terra. Il vino<br />
ci comunica i territori, la<br />
vigna, la varietà, il suolo,<br />
il paesaggio, la tradizione<br />
e la storia degli uomini<br />
che l’hanno prodotto. La<br />
dimostrazione scientifi -<br />
ca di questa unicità è un<br />
rito planetario: non appena<br />
una persona, anche se<br />
astemia, riceve un calice<br />
di vino, istintivamente lo<br />
accosta al naso. Non avviene<br />
per il cibo, lo si fa<br />
solo per il vino e dimostra<br />
che la parte bella, edonistica,<br />
quella che da piacere, è solo il profumo,<br />
che distingue quel vino come la più bella invenzione<br />
dell’uomo.<br />
<strong>Wine</strong>s and agriculture of great quality depend on the nature of the different land: “we must identify well the<br />
areas where quality viticulture should be done - says Luigi Moio, president of the Degree Course in Oenological<br />
Sciences at the Federico II University of Naples; President of the OIV Commission of Oenology, International<br />
Organization of Vine and <strong>Wine</strong> - as well as the grape varieties to be put in these contexts “.<br />
Scientific research identifies the areas, characterizing the soils to create a perfect match with the plant, analyzing<br />
the effects of global warming, which in the future will be increasingly recurrent, to adopt appropriate oenological<br />
solutions, shaped and sewn on the pedoclimatic context, to go towards environmental sustainability.<br />
The history of wine is a history of culture of western society, intertwined with the history of humanity. In religions,<br />
wine has always been used as a symbol: in the imaginary it is the blood of Christ and is mentioned in the Bible;<br />
many poets have written about it and there is something mysterious and magical about wine, also in terms of<br />
pagan idolatry, if we think of Dionysus and Bacchus. The wine has a strong link with the land, is the synthesis<br />
of the land where the vineyard is growing, and this element of conviviality transforms it into an extraordinary<br />
ambassador of the territory from which it is born.<br />
Through its scent, or “The breath of wine”, we feel the living link with the earth. <strong>Wine</strong> communicates us the territories,<br />
the vineyard, the variety, the soil, the landscape, the tradition and the history of the men who produced it.<br />
12<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
GLI SCRIGNI<br />
DELLA NATURA<br />
Nel Sito Reale di Portici il complesso<br />
dei Musei delle Scienze Agrarie<br />
Il Centro MUSA<br />
nasce dalla fusione<br />
dei Musei delle<br />
Scienze Agrarie e<br />
costituisce uno dei<br />
Centri museali dell’Ateneo<br />
Federico II di<br />
Napoli.<br />
Istituito nel 2011, è localizzato nel Sito Reale di Portici. Il rilevante<br />
patrimonio documenta la storia delle scienze e tecnologie<br />
agrarie e delle ricerche in Italia ed esplorazioni in terre straniere<br />
compiute dalla Scuola Agraria di Portici dal 1872 ad oggi.<br />
Il complesso museale in divenire gestisce le visite al Sito Reale<br />
e la fruizione dell’Herculanense Museum e comprende, oltre<br />
ad una Biblioteca storica e una ricca collezione di strumentazioni<br />
scientifi che, l’Orto Botanico di Portici, il museo Botanico Comes, il museo Entomologico<br />
Silvestri, il museo Mineralogico Parascandola, il museo di Meccanica Agraria Santini e il museo<br />
Anatomo-zootecnico Bettini.<br />
MAVV - IL MUSEO<br />
DELL’ARTE<br />
DEL VINO E DELLA VITE<br />
Il Museo dell’Arte, del Vino e della Vite (MAVV – WINE ART MUSEUM), promosso da un gruppo di manager<br />
e professionisti tra cui Eugenio Gervasio, Paolo Fiorentino e Francesco Castagna, intende far conoscere<br />
il mondo del Vino anche come patrimonio artistico, culturale, scientifi co e storico del territorio e promuovere<br />
il settore enologico come risorsa dello sviluppo economico.<br />
Il Museo, che si avvale di un prestigioso Comitato scientifi co, è ospitato nel Dipartimento di Agraria dell’Università<br />
Federico II di Napoli. Il MAVV ha la sua sede presso il MUSA, il Polo Museale della Reggia di Portici,<br />
della Città Metropolitana di Napoli, ed è strutturato in un percorso multisensoriale per la <strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong> che<br />
propone anche visite nei territori e nelle eccellenze a vocazione enologica.<br />
Le attività espositive culturali e formative, fondano sullo stretto rapporto tra arte e cultura, attraverso eventi<br />
che legheranno, nel nome del gusto e del bello, il vino alle arti visive, all’archeologia, alla moda e allo spettacolo.<br />
Il tutto, con un format che coniuga innovazione e tradizione, attraverso exhibit multimediali, laboratori e<br />
percorsi sensoriali.<br />
Comitato Tecnico Scientifico<br />
Le persone che fanno del MAVV un’eccellenza<br />
Prof. Luigi Moio<br />
Ordinario di Enologia<br />
del DiA Università<br />
Federico II di Napoli<br />
Presidente<br />
Commissione<br />
Enologia OIV<br />
Prof. Matteo Lorito<br />
Direttore<br />
Dipartimento<br />
di Agraria<br />
Università Federico II<br />
di Napoli<br />
On. Alfonso Pecoraro<br />
Scanio<br />
Presidente<br />
Fondazione<br />
UniVerde<br />
Prof. Gennaro<br />
Rispoli<br />
Direttore Museo<br />
Arti Sanitarie<br />
e Farmacia Storica<br />
Incurabili<br />
Primario Chirurgo<br />
Ing. Paolo<br />
Fiorentino<br />
Presidente<br />
Nazionale<br />
ASSINRETE<br />
Ing. Francesco<br />
Castagna<br />
CTS Ricerca e Sviluppo<br />
Unione Italiana Vini<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
IL VINO È VITA<br />
L’esperienza della visita interattiva<br />
tra gli exhibit del percorso didattico<br />
Sala D – Audio Video<br />
1. Video Emozionale “Un suono diVino” con<br />
oggetto d’arte “Glasspiel”;<br />
2. Proiezione colorata Lieviti Vini e Cristallini<br />
sulla volta della sala;<br />
3. Pannelli Didattici, Calici, Colori del Vino, la<br />
Campania del Vino, Gli arnesi del Bottaio<br />
Epistolato.<br />
Sala D – Arte, Didattica e Gaming<br />
1. Gaming “Un processo diVino” 8 postazioni<br />
con tablet/simulatore;<br />
2. Sommelier Virtuale: i Vini della Campania;<br />
3. Videoproiezione Opere d’Arte a tema Vino<br />
e Vite (foto, quadri, statue, oggetti d’arte)<br />
4. Area didattico-formativo di fine esperienza<br />
(con proiezione di un video esperienziale<br />
sui paesaggi vitati della Campania e collezione<br />
fotografica del lavoro in Vigna).<br />
Il percorso didattico-divulgativo che propone<br />
il MAVV <strong>Wine</strong> Art Museum, ospitato dal DIA<br />
dell’Università Federico II presso la Reggia<br />
di Portici, è articolato in una serie di exhibit:<br />
Sala A. Reception - Accoglienza<br />
1. Totem Touch Screen con Info Generali del<br />
MAVV, Video presentazione Dipartimento<br />
di Agraria e storia della Reggia di Portici<br />
con possibilità di sfogliare il Magazine digitale<br />
“<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>” by MAVV e vedere i<br />
video pubblicati su MAVV CHANNEL.<br />
Sala B. Il Vino<br />
1. Monitor con Video Cartoon Animato 3D<br />
“La Storia del Vino”;<br />
2. Videomapping “Un tuffo nel Tino e la<br />
Magia della Fermentazione del Vino”;<br />
3. Macchine e oggetti reali per la vinificazione.<br />
Saletta C. Esperienziale/Emozionale<br />
1. Il giro virtuale nella Vigna con Visori<br />
Realtà Virtuale;<br />
2. Esposizione Creativa Museo Arte<br />
Vino in un “Mare diVino”;<br />
3. Biblioteca “Il Sapere diVino”.<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
L’esperienza interattiva che gli studenti e<br />
i visitatori godranno, validata scientificamente<br />
dal DIA dell’Università Federico II,<br />
è stata strutturata e articolata in sei aree<br />
tematiche generali:<br />
I PROFESSIONISTI DEL VINO<br />
In visita al MAVV gli Ordini protagonisti del Convegno di Portici<br />
1. Dalla mitologia all’enologia<br />
2. Dalla gemma al grappolo<br />
3. Dal grappolo alla bottiglia<br />
4. Dalla bottiglia al bicchiere<br />
5. Creative Direction Museo Arte, Vino e<br />
Vite<br />
6. Il Vino è Vita - Bere Consapevole<br />
Servizio fotografi co di Cristina Bucciaglia<br />
Per la prima volta in Campania i professionisti<br />
del vino si sono incontrati, venerdì 12 e sabato<br />
13 aprile <strong>2019</strong> nella Sala Cinese del Palazzo<br />
Reale di Portici (Na) nel convegno nazionale, organizzato<br />
dagli Ordini degli agronomi, chimici, geologi<br />
e tecnologi alimentari, insieme con l’Associazione<br />
culturale Sigea.<br />
Il confronto ha avuto come obiettivo primario quello<br />
di consolidare e proporre agli operatori del mercato<br />
produttivo, nonché alle istituzioni, servizi e consulenze<br />
con standard qualitativi sempre più elevati.<br />
Negli ultimi anni è stata osservata in Italia una crescente<br />
attenzione allo stretto legame tra produzione<br />
vinicola e contesto geo-pedologico di riferimento.<br />
Il dibattito sulla relazione suolo-territorio-vigna-vino<br />
coinvolge più categorie professionali: agronomi-enologi,<br />
chimici, geologi e tecnologi alimentari, trovando<br />
espressione in congressi e tavole rotonde sul tema.<br />
Al termine dei lavori i delegati hanno visitato il MAVV,<br />
mostrando vivo interesse per le proposte del Museo.<br />
18 19
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
Eugenio Gervasio<br />
presenta a Vinitaly<br />
il MAVV - <strong>Wine</strong> Art Museum<br />
Nelle due pagine:<br />
Robert Tiso<br />
interpreta il “Bolero diVino”<br />
nel video diretto<br />
dal regista<br />
Arash Radpour<br />
IL BOLERO DIVINO<br />
INCANTA VINITALY<br />
Il MAVV presentato a Verona. Successo per l’opera di Radpour<br />
Lo vidi da bambino e mi restò impresso nella mente: da allora<br />
ho spesso cercato di ricreare suoni con i cristalli. Quando<br />
Eugenio Gervasio, fondatore del MAVV, mi chiese un video<br />
per abbinare arte ed enologia pensai subito al vino da suonare,<br />
sostituendolo all’acqua distillata come cassa armonica<br />
per irradiare suono e musica”.<br />
Arash Radpour ha puntato sul Bolero di Ravel, un brano<br />
che coniuga sensualità e passione, elementi il grado di rappresentare<br />
le emozioni che uniscono vino, cultura alimentare<br />
e Sud. “Ho scelto un artista come Robert Tiso – prosegue<br />
Radpour – perché conoscevo le sue esecuzioni e perché lo<br />
ritengo il migliore, in questo momento in Italia, per questo<br />
tipo di strumento. Robert ha aderito con entusiasmo e abbiamo<br />
realizzato questo lavoro in appena due giorni nella<br />
Reggia di Portici”.<br />
Nel “Bolero diVino” la sensualità ha anche il volto delle<br />
statue nella corte di accesso all’orto botanico di Portici:<br />
“una sorta di danza – aggiunge il regista -: si desiderano da<br />
sempre, ma sono bloccate, non potranno mai raggiungersi,<br />
sono destinate in eterno a guardarsi senza potersi mai toccare.<br />
Nella Reggia di Portici abbiamo fatto ballare le statue<br />
a suon di vino”.<br />
“La nostra presenza a Vinitaly nell’ambito del workshop<br />
dedicato ai vini vulcanici campani – dice Eugenio Gervasio,<br />
Founder & CEO MAVV – rappresenta al meglio la nostra mission<br />
di far conoscere il mondo del Vino anche come patrimonio<br />
artistico, culturale, scientifi co e storico del territorio,<br />
promuovendo il settore enologico come risorsa dello sviluppo<br />
economico”.<br />
Il MAVV è strutturato in un percorso multisensoriale per la<br />
<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong> che propone anche visite nei territori e nelle<br />
eccellenze a vocazione enologica.<br />
“Le attività espositive culturali e formative – conclude Eugenio<br />
Gervasio - fondano sullo stretto rapporto tra arte e<br />
cultura, attraverso eventi che legano, nel nome del gusto e<br />
del bello, il vino alle arti visive, all’archeologia, alla moda e allo<br />
spettacolo. Il tutto, con un format che coniuga innovazione<br />
e tradizione, attraverso exhibit multimediali, laboratori e percorsi<br />
sensoriali”.<br />
stato uno degli eventi che ha magnetizzato l’attenzione<br />
dei tanti visitatori che hanno affollato il Padi-<br />
E’ glione Campania di Veronafi ere, nell’ambito del Vinitaly<br />
<strong>2019</strong>: “Suonare il vino – Bolero diVino” del regista Arash<br />
Radpour e del musicista Robert Tiso, è l’opera prodotta da<br />
MAVV – <strong>Wine</strong> Art Museum, e realizzata alle pendici del Vesuvio,<br />
che sintetizza la cifra culturale che unisce vino, arte e<br />
musica, caratterizzando perfettamente la mission del Museo<br />
dell’Arte, del Vino e della Vite, ospitato a Portici dal Dipartimento<br />
di Agraria dell’Università Federico II.<br />
“L’idea del brano suonato con l’arpa di vetro è un tributo a<br />
Fellini, che nel suo fi lm ‘E la nave va’ ambienta nelle cucine<br />
un concerto con un’arpa di cristallo – dice Arash Radpour -.<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
LE RAGIONI<br />
DEL MUSEO<br />
DELL’ARTE<br />
DEL VINO<br />
Come il vino ha saputo ispirare<br />
l’estro e la creazione degli artisti<br />
CHI LEGGE più Zanella, che canta la generosità<br />
della vite, rendendole onore<br />
e addirittura sostenendo di odiare la<br />
gloria dell’alloro, che avviluppato nell’intatta<br />
veste, verdeggia eterno. Quel<br />
sempreverde è egoista, crudele,<br />
con le sue bacche splendide<br />
che non arrecano nutrimento né<br />
agli animali né agli uomini. Il poeta<br />
ama invece la vite, perché<br />
dopo aver donato i suoi frutti<br />
“piange derelitta su una ventosa<br />
balza”, commiserando l’altrui<br />
dolore con le sue chiome sciolte<br />
e chinando il capo. Merita perciò<br />
la lode dal vecchierello che<br />
si asside al fuoco: “tien colmo un nappo”, il<br />
liquore della vite gli cade sul mento, perché gli<br />
trema il braccio e dopo aver goduto di quella<br />
bevanda che gli scalda il cuore, sogna fl oridi<br />
pascoli e ricche mietiture; quindi in quella visione,<br />
sorride contento. Questo quadretto è<br />
molto incisivo e rende omaggio al vino della<br />
speranza, che allieta il cuore di chiunque<br />
goda dei doni di Dioniso, che a<br />
Roma, siccome l’ebrezza scioglie<br />
i piedi dei danzatori e li invita<br />
a saltare, era chiamato Iaccus,<br />
Bacco.<br />
Il vino allevia la durezza della<br />
fatica, rallegra il convivio, esalta<br />
la gioia della festa ed ogni brindisi<br />
è un inno alla vita. Ce lo ricordano<br />
i lirici greci, che come<br />
Mimnermo, invitano nel solleone<br />
della mietitura a bagnare i polmoni<br />
di vino, mentre l’astro ruota intorno e<br />
fi acca la testa e le ginocchia di chi, curvo sulla<br />
schiena, lavora con la falce.<br />
Coppe colme di vino novello o stagionato,<br />
danno vigore ai versi di Saffo innamorata<br />
e di Solone sapiente;<br />
ed è fi n troppo vasta la magnifi<br />
cenza delle citazioni, che si ritrovano<br />
nella più nobile poesia<br />
latina, dalla commedia di Plauto,<br />
all’epica di Virgilio, cantore della<br />
stirpe di Roma, poeta della vita<br />
pastorale e di quella degli agricoltori<br />
che santifi cano la fecondità<br />
della pace di Augusto. Splendide,<br />
nella loro capacità di confortare<br />
i giorni di tutti e di liberare<br />
la mente dalla tristezza, sono le<br />
coppe colme del vate Orazio.<br />
Dalle sue citazioni, apprendiamo<br />
la profonda conoscenza dei vini<br />
più pregiati e degli effetti desiderati:<br />
dovevano produrre su chi,<br />
liberando la mente dai presagi<br />
con dolci sorsi di oblio, solo così<br />
poteva imparare a non perdere<br />
nulla della gioia di cui la vita è<br />
sempre parca.<br />
Che dire poi dei vini con i quali<br />
brindavano Catullo e i poeti novelli,<br />
i cui versi avevano il sapore<br />
dei nettari novembrini, spillati a<br />
San Martino. E poi ci sono i vini<br />
della sacralità, quelli della medicina,<br />
quelli dell’amore, quelli che<br />
suscitano ricordi e fanno vagare<br />
la mente in traccia di giorni<br />
perduti, mentre altre coppe, arricchite<br />
di rimedi pietosi, come<br />
quelle che Elena offre a Menelao<br />
e Telemaco, alleviano la pena<br />
per la gioventù trascorsa e per<br />
gli amici perduti.<br />
I grandi musicisti ci invitano a<br />
brindare nei lieti calici che suscitano<br />
l’ebrezza, a tracannare i bic-<br />
Bacchino, 1938. Olio su tavola 40x25 cm<br />
collezione privata, Roma<br />
courtesy Archivio Corrado Cagli, Roma<br />
22<br />
23
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
chieri colmi del vino generoso<br />
che dà coraggio, quelli<br />
nei quali si annega il rimorso<br />
e perfi no quelli che rendono<br />
furioso l’odio: è sempre vita,<br />
anche quella che, esce dal<br />
mondo, viene commemorata<br />
con sacre libagioni.<br />
Per chi ha vissuto pagine<br />
di grandi autori della letteratura,<br />
nelle quali si sorride<br />
alle grandiose bevute<br />
di Gargantua e Pantacruel,<br />
si disprezzano gli ubriachi<br />
che off endono il vino e<br />
suoi misteri, tracannandolo<br />
smodatamente e si ironizza<br />
sulla miseria di chi ama<br />
troppo le brocche di vino e,<br />
per mancanza di denaro, è<br />
costretto a bocca asciutta,<br />
è vasto il repertorio dei riferimenti<br />
ai quali si può attingere<br />
a piene mani. Nessuna<br />
Musa ha disprezzato o posto<br />
in disparte i miti del vino<br />
e i doni di Dioniso, Bacco<br />
e Lieo, che appunto allieta.<br />
Le arti visive, la scultura, la<br />
pittura, il segno, hanno percorso<br />
la vasta panoramica<br />
dei vini di ogni occasione e<br />
ci hanno sollecitato all’approfondimento<br />
interpretativo,<br />
per cui, in belle prove di<br />
ermeneutica, non ci siamo<br />
sottratti all’invito. Bacchi,<br />
Bacchini, pampini, sileni e<br />
menadi non ci sono estranei nelle attenzioni<br />
che poniamo ai grandi artisti di tutti i secoli<br />
che, tra l’altro, ci hanno anche fatto meditare<br />
sulle storie del vino del tradimento. Il vino<br />
dell’arte non può mai essere disgiunto dall’arte<br />
del vino, con la quale il viaggio è di perfetta<br />
intesa, perché per amore si muovono i passi<br />
nella medesima direzione. Il nostro concetto di<br />
Museo del Vino, il MAVV, è quello di un punto<br />
di riferimento che riserva particolare attenzione<br />
ai valori delle due arti, che rischierebbero<br />
una riduzione di senso, se non scaturissero<br />
l’una dall’altra come la gallina dall’uovo.<br />
Abbiamo giocato a sintetizzare e, ci sia consentito<br />
di attingere al cantore del Guarracino,<br />
piccolo pesce innamorato, quando, dopo<br />
aver descritto passioni, gelosie, battaglie furibonde<br />
tra le onde, avverte di avere la gola<br />
secca e, mancandogli il fi ato, esprime il desiderio<br />
di consolarsi con un bicchiere, anche<br />
di modeste dimensioni, ma colmo di quello<br />
buono.<br />
ANGELO CALABRESE<br />
THE WINE OF ART CAN NEVER BE SEPARATED FROM THE ART OF WINE<br />
Costume per<br />
Bacco, 1948<br />
Il trionfo di<br />
Bacco<br />
e Arianna di V.<br />
Rieti (balletto)<br />
inchiostro su<br />
carta<br />
48x32 cm<br />
Collezione<br />
privata, Roma<br />
courtesy<br />
Archivio<br />
Corrado Cagli,<br />
Roma<br />
The visual arts, the sculpture, the painting, the sign, have covered the vast overview of the wines of every<br />
age and have urged us to deepen interpretative, so, in beautiful proofs of hermeneutics, we have not<br />
taken from the invitation. Bacchi, Bacchini, Pampini, Sileni and Maenads There are no strangers in the<br />
attentions that we ask the great artists of all the centuries who, among other things, have also made us<br />
meditate on the stories of the wine of treason. The wine of art can never be separated from the art of<br />
wine, with which the journey is perfectly understood, because for love the footsteps move in the same<br />
direction.<br />
Our concept of <strong>Wine</strong> Museum, the MAVV, is a reference point that holds particular attention to the values<br />
of the two arts, which would risk a reduction of meaning if they did not spring from each other like<br />
the hen from the egg.<br />
24<br />
25
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
VINO, SANNIO<br />
CAPITALE<br />
Quattro Comuni si aggiudicano<br />
l’ambito riconoscimento europeo<br />
IL SANNIO è la Capitale Europea del Vino<br />
<strong>2019</strong>. In rete per la candidatura del territorio<br />
Sannio Falanghina, le realtà di Castelvenere,<br />
Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca<br />
e Torrecuso hanno ottenuto il prestigioso<br />
riconoscimento assegnato da Recevin, la Rete<br />
comunitaria delle 800 Città del Vino. Un concorso<br />
unico nel suo genere, che si pone l’obiettivo<br />
di mettere in risalto l’infl uenza della cultura enologica<br />
ed enoturistica nella società, nel paesaggio,<br />
nell’economia, nella gastronomia e nel patrimonio.<br />
Dopo il Portogallo,<br />
con Torres Vedras-Alenque<br />
riconosciuta come<br />
Città Europea del Vino<br />
2018, il riconoscimento<br />
è ritornato in Italia, con il<br />
territorio campano che si<br />
aggiudica il premio dopo<br />
quello di Marsala (2013)<br />
e Conegliano-Valdobbiadene<br />
(2016).<br />
“Il nostro territorio è<br />
popolato da migliaia di<br />
imprenditori vitivinicoli<br />
spesso insoddisfatti, che<br />
vedono crescere, grazie<br />
al loro impegno, la qualità<br />
del prodotto, ma non<br />
i ritorni economici del loro lavoro. Quando noi<br />
sindaci ci siamo incontrati, abbiamo avuto vita<br />
facile nel trovare un accordo. Certo ci abbiamo<br />
lavorato molto, ma l’obiettivo fi nale era assolutamente<br />
condiviso. In quanto tutti amministratori<br />
di paesi membri dell’Associazione Città del Vino,<br />
conosciamo approfonditamente la storia di realtà<br />
come quella veneta, ma anche toscana e piemontese,<br />
realtà che, certo con un grosso sforzo,<br />
in pochi anni sono riuscite a trasformare l’economia<br />
del proprio territorio. Ne abbiamo studiato<br />
i modelli organizzativi per presentare un’off erta<br />
aggregata in grado di<br />
Il Sindaco di Gardia Sanframondi Floriano Panza<br />
con l’assessore Morena Di Lonardo<br />
agevolare l’attrazione<br />
di un turismo sostenibile,<br />
in modo da poter<br />
innalzare i redditi della<br />
popolazione” ci racconta<br />
il Dott. Floriano Panza,<br />
sindaco di Guardia<br />
Sanframondi. “Il lavoro<br />
congiunto ci è valso il<br />
riconoscimento che, a<br />
diff erenza di quanto accaduto<br />
per altri territori,<br />
nel nostro caso non<br />
giunge al compimento<br />
di un percorso. Il grosso<br />
del lavoro è ancora<br />
da realizzare, molto abbiamo<br />
da fare. Ma abbiamo a disposizione progetti<br />
già avviati, risorse, contenuti e competenze<br />
per poter agire in vista del conseguimento di un<br />
obiettivo alto e condiviso. E abbiamo un dovere:<br />
realtà come quella del Veneto hanno impiegato<br />
10 anni per formulare una off erta ormai ampiamente<br />
riconosciuta a livello nazionale e internazionale,<br />
noi dobbiamo accelerare il processo e<br />
raggiungere, nel più breve tempo possibile, risultati<br />
tangibili e sostenibili.”<br />
Per l’intero corso del <strong>2019</strong>, i cinque comuni<br />
coinvolti saranno impegnati nella realizzazione<br />
di un fi tto e ricco programma di appuntamenti,<br />
eventi, manifestazioni culturali ed enogastronomiche.<br />
Un’occasione da non perdere per l’intero<br />
sistema economico provinciale e regionale,<br />
che si vedrà puntati addosso i rifl ettori europei.<br />
Un’occasione per provare ad innalzare defi nitivamente<br />
l’asticella della qualità della viticoltura<br />
sannita e posizionare fi nalmente il Sannio nei circuiti<br />
turistici legati al vino e all’enogastronomia e,<br />
al contempo, alla cultura, alla storia, alle attrattività<br />
paesaggistiche.<br />
“Un’opportunità unica, che dobbiamo essere<br />
bravi a sostenere congiuntamente, facendo<br />
squadra e lavorando in sinergia, abbandonando<br />
la logica delle iniziative frammentate. Solo<br />
così potremo rendere questo riconoscimento<br />
una occasione capace di creare valore aggiunto<br />
anche per il futuro, con l’obiettivo di sostenere<br />
l’aff ermazione defi nitiva del sistema Sannio”,<br />
osserva Domizio Pigna, Presidente della cantina<br />
La Guardiense.<br />
“Il Sannio ha infi nite potenzialità, ma poca visibilità.<br />
Questo riconoscimento deve essere un<br />
punto di partenza, una occasione per cambiare<br />
mentalità; sarà un processo lento, che deve<br />
coinvolgere tutti gli attori del territorio, dagli amministratori<br />
al consorzio ai semplici cittadini. L’economia<br />
del nostro territorio non può che essere<br />
legata all’agricoltura, alla enogastronomia.<br />
Libero Rillo, Presidente del Consorzio di Tutela Vini del Sannio<br />
Siamo ad un punto di svolta, dobbiamo saperlo<br />
sfruttare”, precisa Libero Rillo, Presidente del<br />
Consorzio di Tutela Vini del Sannio.<br />
Pareri che trovano un consenso unanime.<br />
“L’opportunità che questo prestigioso riconoscimento<br />
ci sta off rendo avrà un senso se riusciremo<br />
a trasformarla, lontano da rifl ettori e foto uffi -<br />
ciali, in risultati concreti e sostenibili” – ammette<br />
il Dott. Mario Scetta, sindaco di Castelvenere.<br />
“Dobbiamo essere in grado di coinvolgere l’intero<br />
territorio sannita nelle sue mille sfaccettature,<br />
rendendolo più appetibile e attrattivo, nella sua<br />
interezza. Il vino, la nostra preziosa Falanghina<br />
devono rappresentare un volano che abbia<br />
la capacità di riversare il suo eff etto trainante<br />
sull’intero Sannio, con l’obiettivo di trasformare i<br />
nostri paesi in realtà più convenenti per i giovani,<br />
per off rire loro una opportunità per poter restare<br />
e vivere lì dove sono nati. Questa, per me, la<br />
sfi da, questo il signifi cato più profondo di questa<br />
avventura.”<br />
TONIA GAROFANO<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
RES RUSTICA<br />
BOTANICA E CIBO<br />
NEL 79 D.C.<br />
In mostra al MANN la Collezione<br />
dei Commestibili di Pompei<br />
GOETHE ne parlava come “l’alfa e l’omega<br />
di tutte le raccolte dell’antichità” ed era<br />
conservata nella stanza decima dell’Herculanense<br />
Museum, nella Villa Reale di Portici: in<br />
uno spazio magico, al cui centro vi era la celebre<br />
statua del Satiro Ebbro proveniente dalla Villa dei<br />
Papiri, la Collezione dei Commestibili rientrava,<br />
insieme a quella dei tessuti, nel cosiddetto Gabinetto<br />
dei Preziosi.<br />
Molteplici le vicissitudini che hanno coinvolto<br />
la collezione, dal cuore del Settecento ai giorni<br />
nostri: trasferiti nell’odierno Museo Archeologico<br />
di Napoli nel primo decennio del XIX secolo, i reperti<br />
dei Commestibili hanno conosciuto diverse<br />
soluzioni di allestimento, sino alla chiusura, per<br />
lavori di restauro (1989) della sala del Plastico<br />
di Pompei, ultima sede ad aver ospitato queste<br />
particolarissime testimonianze della vita quotidiana<br />
nell’antichità.<br />
Nell’ambito del progetto “Alla scoperta dei tesori<br />
del MANN” (responsabile scientifi co: dott.ssa<br />
Luigia Melillo), dopo la prima tappa rappresentata<br />
da “Il metallo dei gladiatori. Vedere, toccare,<br />
capire”, la mostra “Res Rustica. Archeologia,<br />
botanica e cibo nel 79 d.C.”, realizzata in collaborazione<br />
con il Dipartimento di Agraria dell’ateneo<br />
federiciano, non è soltanto un rigoroso ed<br />
appassionante racconto di archeobotanica, ma<br />
anche un’occasione per assemblare nuovamente<br />
la Collezione dei Commestibili, nell’attesa di<br />
un restyling complessivo, insieme ai tessuti, nella<br />
proposta espositiva permanente del Museo.<br />
“Chiudiamo l’Anno del Cibo Italiano voluto<br />
da MIBAC e MIPAAFT – spiega il direttore del<br />
MANN Paolo Giulierini – con una mostra dedicata<br />
alle radici della nostra ricchezza agro-alimentare:<br />
2000 anni di storia della cultura, della terra<br />
e della tavola sono testimoniati da resti materiali<br />
conservati al MANN, resti che costituiscono un<br />
tesoro unico al mondo. L’esposizione rappresenta<br />
un’opportunità straordinaria non solo per<br />
presentare per la prima volta la Collezione dei<br />
Commestibili ma anche, nello spirito del progetto<br />
I Tesori del MANN inaugurato con successo dalle<br />
armi dei Gladiatori, per raccontare al grande<br />
pubblico cosa signifi ca fare ricerca scientifi ca su<br />
questi rari materiali”.<br />
Il percorso della mostra si apre con una grande<br />
carta geografi ca, su cui sono tracciate le rotte<br />
seguite, nell’antichità, dalle singole specie, spesso<br />
approdate sulle coste italiane dall’Oriente: pesche,<br />
olive, agli, melegrane, carrube, fi chi, datteri,<br />
sono soltanto alcuni dei prodotti che, una<br />
volta, animarono la tavola e la quotidianità dei<br />
romani.<br />
Questi frutti della terra ci sono presentati, oggi,<br />
in un’originale veste: fragile e forte al tempo<br />
stesso, capace di sopravvivere allo scorrere del<br />
tempo ed arrivare al presente, restituendo reperti<br />
carbonizzati e non.<br />
Le indagini scientifi che, coordinate dal prof.<br />
Gaetano Di Pasquale e dalla dott.ssa Alessia<br />
D’Auria (Dipartimento di Agraria, Università degli<br />
Studi di Napoli “Federico II”), hanno consentito di<br />
svelare anche un giallo nella Collezione dei Commestibili.<br />
Le datazioni, eff ettuate presso il Laboratorio<br />
CIRCE (Dip.to di Matematica e Fisica dell’Università<br />
della Campania “Luigi Vanvitelli”), hanno<br />
dimostrato che circa 5 chilogrammi d’uva, presumibilmente<br />
vinacce (residui della lavorazione<br />
dell’uva formati da graspi, bucce, vinaccioli),<br />
tra gli oggetti conservati nei depositi, non sono<br />
di origine antica, ma risalgono al XVIII secolo e,<br />
dunque, al periodo dei primi ritrovamenti nelle<br />
città vesuviane: questi reperti provengono da<br />
coltivazioni settecentesche, mescolate, volutamente<br />
o meno, con il materiale archeobotanico.<br />
La seconda sezione della mostra è dedicata<br />
all’utilizzo dei commestibili nella vita quotidiana:<br />
al pubblico sono presentati gli attrezzi della cucina,<br />
le riserve della dispensa, gli esiti conviviali<br />
di una tavola apparecchiata: alcune anfore, una<br />
falce, una stadera sono i segni tangibili di un’attività<br />
manuale sapiente, accostata, in un magico<br />
gioco di assonanze e dissonanze, al cibo rappresentato<br />
in alcuni aff reschi appartenenti alle<br />
collezioni museali.<br />
LA VITE, DAL CAUCASO AL MEDITERRANEO ORIENTALE<br />
della vite è un tema complesso e molto aff ascinante, nel senso che la<br />
vite è una delle prime piante che cominciano ad essere coltivate dall’uomo in un’area che<br />
L’ARCHEOLOGIA<br />
si immagina potesse essere quella del Caucaso. “Progressivamente – spiega Gaetano Di<br />
Pasquale, ricercatore di Botanica del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli<br />
- questa coltivazione si espande verso il Mediterraneo Orientale, ed è una storia che ha diverse<br />
migliaia di anni. Possiamo raccontare questa storia con diversi approcci, dialogando con l’archeologia<br />
che ci fornisce materiali botanici che vengono fuori dagli scavi e poi dopo, guardando il<br />
paesaggio attuale e andando all’indietro, quindi riscoprendo quelle che sono le tracce di attività<br />
di produzione più recenti, ma comunque antiche di qualche secolo”.<br />
Come si sta muovendo la ricerca in questo settore?<br />
Da un lato stiamo attivando collaborazioni con le Soprintendenze, per esempio con Pompei stiamo<br />
lavorando per ricatalogare tutti i materiali botanici che sono conservati nei magazzini, e tra<br />
questi ci sono anche tracce di vite, che possono raccontarci determinati aspetti della viticoltura<br />
di epoca romana, poi ci sono altri contesti archeologici che stiamo esplorando per ricostruire la<br />
viticoltura antica, che a secondo dalle epoche può essere romana, precedente o posteriore, e poi<br />
le ricerche per l’altro fi lone riguardano le indagini mirate sul territorio, come nel caso della collina<br />
Miradois a Napoli, dove è stato caratterizzato quel territorio ella sua storia degli ultimi secoli dove,<br />
come in altre zone collinari napoletane, anche lì era presente un’attività fi nalizzata alla produzione<br />
di vino.<br />
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UN TÈ?<br />
NO GRAZIE.<br />
UN CALICE<br />
DI VINO!<br />
Le sue qualità salutistiche: combatte i radicali liberi,<br />
previene l’arteriosclerosi ed alcune malattie neurologiche<br />
che si inattiva lasciando la bocca priva di lubricante<br />
(eppure abbiamo un liquido in bocca!); l’acido<br />
malico che contribuisce alla secchezza inibendo<br />
la secrezione salivare; l’acido tartarico, regolatore<br />
dell’acidità, che conferisce un aroma particolare<br />
al vino; nel palato si scatenano attività complesse<br />
che devono essere vissute senza interferenze,<br />
con “il gusto di quello che è” e nella piena consapevolezza<br />
di essere concentrati e presenti a sé<br />
stessi nell’atto del consumo, sensorialmente parlando.<br />
Come pensare di poter godere degli aspetti olfattivi<br />
di un vino quando sulla forchetta abbiamo<br />
l’intervento trasversale di un fl avour magari persistente<br />
ed incidente su quello che sarà il sorso<br />
successivo?<br />
Tutto vira. Ecco cosa succede, l’interazione tra<br />
i gusti avviene a due livelli: della bocca (interazioni<br />
periferica attraverso l’inibizione del gusto) o del<br />
cervello (interazioni cognitive, attraverso l’inibizione<br />
della percezione). Quindi è possibile che uno o<br />
più composti interferiscano tra loro per le cellule<br />
recettoriali o inibiscano il relativo meccanismo di<br />
trasduzione del segnale. Questo processo non<br />
avviene solo tra le molecole responsabili del gusto<br />
ma anche tra le molecole del gusto e degli aromi,<br />
come dire che non si può valutare un buon calice<br />
di vino senza interferenza tra gli abbinamenti.<br />
L’argomento pone maggiore attenzione tra i<br />
vini di fascia alta, meritano rispetto, l’accompagnamento<br />
lasciamolo alle fasce medio basse rischiando<br />
di invertire il teorema, attenzione a non<br />
rovinare il buon cibo.<br />
Io come abbino il vino?<br />
Con un tramonto rosso, con una bella compagnia,<br />
con un caldo sottofondo musicale, con<br />
il mio libro preferito. In uno: con un’emozione.<br />
Come è d’uso nelle popolazioni senza la nostra<br />
tradizione enologica millenaria, se vogliamo adeguare<br />
al meglio il consumo relativamente ad ogni<br />
singolo prodotto per meglio valorizzarlo, sia sotto<br />
il punto di vista sensoriale che quello emozionale,<br />
impariamo a bere il vino all’ora del tè.<br />
MICHELE ARMANO<br />
Esperto di Analisi Sensoriale<br />
Più di 500 sostanze derivanti dai processi di<br />
fermentazione, composto da circa il 70%<br />
di acqua, da glucosio e fruttosio (circa 5/6<br />
gr in 100 gr di uva), acido malico-tartarico-citrico,<br />
sali minerali (rame, magnesio fosforo, ferro, potassio,<br />
calcio, zinco) vitamine (C, B, niacine), fi bre<br />
solubili (pectine) e insolubili (cellulosa), sostanze<br />
antiossidanti (antociani), acidi grassi polinsaturi,<br />
acido linoleico, omega 6…<br />
Ormai non dobbiamo più ripetere che il vino è<br />
un alimento ed in quanto tale può (deve) essere<br />
apprezzato non solo per la storia contenuta in sé<br />
stesso, che già di per sé è una bella storia, ma<br />
anche per le qualità salutistiche se non si eccede.<br />
Combatte i radicali liberi, previene l’arteriosclerosi<br />
abbassando il colesterolo cattivo, ha eff etto positivo<br />
preventivo in alcune malattie neurologiche<br />
come l’ictus ischemico, la demenza senile e l’Alzheimer<br />
e potrei continuare sui benefi ci ben noti<br />
a tutti così come per i danni creati in funzione del<br />
consumo eccessivo.<br />
Questo è il vino, in parte, e la domanda che più<br />
mi irrita è: come lo abbini? Con niente, bevilo a<br />
solo (e magari da solo e in assoluto silenzio!). Con<br />
cosa abbinare questo o quel vino? Dopo questa<br />
elencazione di complessità della bevanda degli<br />
Dei come è pensabile creare un matrimonio perfetto<br />
con un mondo ugualmente complesso, se<br />
non di più, che è il cibo, ma soprattutto come è<br />
pensabile non creare un tête-à-tête sensoriale<br />
con un liquido dalla forte personalità che provoca<br />
emozioni ineguagliabili. Tannini che restringono le<br />
mucose del cavo orale grazie alla reazione con<br />
una proteina contenuta nella saliva, la mucina,<br />
DRINK WINE INSTEAD OF TEA<br />
<strong>Wine</strong> is a food and can be appreciated not only for its history,<br />
but also for the health qualities. It fights free radicals, prevents<br />
arteriosclerosis by lowering bad cholesterol, has a preventive<br />
positive effect in some neurological diseases such as<br />
ischemic stroke, senile dementia and Alzheimer’s disease.<br />
I drink it also not paired with food for a sensory experience<br />
with a liquid with a strong personality that provokes unparalleled<br />
emotions. Tannins that restrict the mucous membranes<br />
of the oral cavity thanks to the reaction with a protein<br />
contained in the saliva, the mucin, which is inactive, leaving<br />
the mouth free of lubricant; malic acid that contributes to<br />
dryness by inhibiting salivary secretion; tartaric acid, regulator<br />
of acidity, which gives a particular aroma to the wine;<br />
in the palate complex activities are triggered that must be<br />
experienced without interference and in the full awareness of<br />
being concentrated and present to themselves.<br />
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VERSO UN FUTURO SOSTENIBILE<br />
L’ARTE DEL PIZZAIUOLO NAPOLETANO<br />
PATRIMONIO DELL’UMANITÀ<br />
DEL PIZZAIUOLO NAPOLETANO<br />
è Patrimonio dell’Umanità. #pizzaUnesco,<br />
L’ARTE<br />
la campagna lanciata su Change.org da<br />
Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione<br />
UniVerde, già ministro delle Politiche agricole<br />
e dell’Ambiente, con il sostegno dell’Associazione<br />
Pizzaiuoli Napoletani, dell’Associazione Verace Pizza<br />
Napoletana, della Coldiretti e di tante altre realtà,<br />
con un testimonial d’eccezione<br />
come Jimmy Ghione, ha<br />
registrato oltre due milioni di<br />
sostenitori da più di 100 Paesi<br />
— tra cittadini, personalità,<br />
istituzioni, imprese ed esponenti<br />
della società civile, in Italia<br />
e nel mondo — che hanno<br />
aderito alla storica petizione e<br />
alla campagna mondiale che<br />
32<br />
ha favorito la corsa della candidatura italiana iscritta<br />
a dicembre 2017 nella lista rappresentativa del patrimonio<br />
culturale immateriale dell’UNESCO.<br />
Dal “Napoli Pizza Village” 2014 alle spettacolari iniziative<br />
all’ONU di New York, all’Unesco di Parigi,<br />
alle Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro fi no alla Prima<br />
e alla Seconda Settimana della Cucina Italiana nel<br />
Mondo: l’Arte del pizzaiuolo napoletano è il 61° patrimonio<br />
tutelato in Italia, il 9°<br />
in Campania. I pizzaiuoli, gente<br />
solare e piena di passione,<br />
com’è nello spirito napoletano,<br />
sono il simbolo della tradizione<br />
culinaria e professionale<br />
del Belpaese. La loro arte è un<br />
gioiello culturale dell’Italia che<br />
oggi vanta fi nalmente il riconoscimento<br />
UNESCO.<br />
LA FONDAZIONE UNIVERDE promuove la<br />
diff usione dell’informazione e la conoscenza<br />
della cultura ecologista e per un cambiamento<br />
degli stili di vita in armonia con l’ambiente<br />
naturale ed un futuro sostenibile.<br />
Promuove, inoltre, la riconversione ecologica<br />
della società e dell’economia, il contrasto alla<br />
criminalità ambientale, un ecologia dell’informazione,<br />
della politica, della mente e dell’economia,<br />
il rapporto tra salute e benessere, l’agricoltura<br />
biologica, biodinamica e di qualità, il rapporto tra<br />
ambiente, religioni e spiritualità, il diritto all’ambiente<br />
salubre, le nuove tecnologie sostenibili.<br />
“La Fondazione – sottolinea il presidente Alfonso<br />
Pecoraro Scanio, già ministro<br />
delle Politiche agricole<br />
e dell’Ambiente – mira all’affermazione<br />
dei diritti delle generazioni<br />
future, nella consapevolezza<br />
della necessità di<br />
stabilizzare il clima, estirpare la<br />
povertà e ripristinare gli ecosistemi<br />
terrestri”.<br />
L’attività della Fondazione UniVerde si sviluppa<br />
attraverso pubblicazioni, informazione web, tv e<br />
radio, corsi di formazione anche per amministratori,<br />
dirigenti, funzionari pubblici e privati, progetti<br />
ed ogni altra iniziativa utile alla diff usione del<br />
pensiero e della pratica ecologista, anche in collaborazione<br />
con associazioni, università ed altre<br />
istituzioni.<br />
In programma, infi ne, la realizzazione e lo sviluppo<br />
di scuole e/o università di indirizzo ecologista,<br />
iniziative di cooperazione e solidarietà internazionale;<br />
leggi, regolamenti e ogni altro provvedimento<br />
a favore dell’ambiente in sede nazionale,<br />
internazionale e locale.<br />
Ateneo Telematico del Sistema delle Camere di<br />
Commercio, Universitas Mercatorum nasce con<br />
l’obiettivo di strutturare una offerta formativa indirizzata<br />
ad un target principale di “persone già<br />
occupate” che vogliano conseguire un titolo accademico<br />
“frequentando” i corsi on line. Si tratta<br />
della prima partnership pubblico-privata per la<br />
governance di un’istituzione universitaria, che nasce<br />
con l’obiettivo di assumere la leadership nella formazione delle imprese.<br />
L’idea è quella di dare vita a percorsi accademici caratterizzati dall’innovazione, affiancati da<br />
un incubatore e acceleratore d’impresa. Corsi specifici di strategia aziendale saranno dedicati<br />
all’universo delle startup: come sviluppare un’idea imprenditoriale, strategie per la commercializzazione<br />
dei prodotti, come raccogliere fondi con il crowfunding e tanto altro ancora.<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
LIBIAMO<br />
NE’ LIETI CALICI<br />
Da Mozart a Giuseppe Verdi<br />
le armonie tra lirica e vino<br />
Libiamo ne’ lieti calici che la bellezza infi ora<br />
/ e la fuggevol ora s’inebria a voluttà, / Libiam<br />
ne’ dolci fremiti /che suscita l’amore,<br />
/ poiché quell’occhio al core / onnipotente va. /<br />
Libiamo, amor fra i calici / più caldi baci avrà.<br />
È “La Traviata” di Giuseppe Verdi, forse l’aria<br />
che più simboleggia il forte legame tra il buon<br />
vino e l’opera lirica. Il brindisi proposto nel primo<br />
atto da Violetta, nella sua casa parigina, è<br />
un vero e proprio inno al vino ed alla convivialità.<br />
Sarà per la buona terra emiliana, madre di sapienti<br />
gusti, sarà per il vino che è un viatico ideale<br />
all’amore e all’armonia, ma il maestro di Busseto<br />
nei suoi lavori ha incrociato spesso il bicchiere<br />
e il pentagramma. Troviamo, infatti, altri brindisi<br />
nello shakespeariano “Macbeth” (“Si colmi il calice...”),<br />
mentre è dall’Osteria della Giarretttiera<br />
una cantina che prende l’avvio “Falstaff”; anche<br />
“Otello” comincia in una taverna, con un brindisi<br />
per festeggiare il ritorno del protagonista (“Innaffi<br />
a l’ugola”, intona Iago), così come per l’avvio de<br />
“I Vespri siciliani”.<br />
E in “Ernani”, nella prima scena del I Atto, il<br />
coro che accompagna l’entrata in scena del protagonista<br />
canta “Beviam! Beviam! Nel vino cerchiam<br />
almeno un piacer!”.<br />
A questo punto non sarà un caso che Verdi,<br />
nella sua tenuta di S. Agata, si era fatto impiantare<br />
un ampio vigneto.<br />
Andando a ritroso verso il Settecento musicale,<br />
il “Don Giovanni” di Mozart cita esplicitamente<br />
l’“Eccellente Marzemino”, vino della Carinzia<br />
che nei secoli è diventato uno dei simboli della<br />
produzione vitivinicola trentina. Il Marzemino viene<br />
anche defi nito il vino di Mozart. Rimanendo<br />
Oltralpe l’ubriachezza gioca un brutto scherzo al<br />
protagonista di “La Périchole”, una delle opere<br />
più divertenti di Offenbach.<br />
Grande amante della buona cucina e dei prodotti<br />
vitivinicoli, Gioachino Rossini infarcisce “Il<br />
barbiere di Siviglia” e “L’Italiana in Algeri” di riferimenti<br />
ai vini della tradizione italiana, per poi celebrarlo<br />
ne “La Gazza Ladra” con un “Viva Bacco<br />
e la cantina, medicina d’ogni età!”.<br />
Tutt’altra valenza ha il vino per Gaetano Donizetti,<br />
che nella “Lucrezia Borgia” fa servire dalla<br />
protagonista una coppa di vino avvelenato, per<br />
tornare ai suoi eff etti miracolosi e seduttivi ne<br />
“L’Elisir d’amore”.<br />
Ma è soprattutto in “Cavalleria Rusticana” di<br />
Pietro Mascagni che il vino è un interprete di rilievo.<br />
Turiddu off re nell’osteria di sua madre vino ai<br />
suoi paesani per poter stare il più possibile con<br />
la sua amata Lola, ed è un brindisi festoso che<br />
prelude al tragico fi nale: “Viva il vino spumeggiante<br />
/ nel bicchiere scintillante / come il riso<br />
dell’amante / mite infonde il giubilo! / Viva il vino<br />
ch’è sincero / che ci allieta ogni pensiero, / e che<br />
annega l’umor nero / nell’ebbrezza tenera”. Durante<br />
il brindisi Turiddu cerca di sedurre Lola, ma<br />
l’arrivo del marito, Alfi o, interrompe l’aria di festa<br />
trasformandola in tragedia.<br />
E lo champagne? Ne “Il Conte Ory” di Rossini<br />
riecheggia “Qui l’Alemagna brilla, / là il Reno, qua<br />
la Spagna, /qui freme lo Sciampagna / che chiuso<br />
non può star”, mentre ne “La vedova allegra”<br />
di Franz Lehar è il protagonista assoluto delle serate<br />
del conte Danilo al Maxim’s. Ne “Il pipistrello”<br />
di Strauss, tocca allo Champagne sciogliere<br />
l’intricata matassa della vicenda (“Champagne,<br />
champagne /Un re che tutti onorano /amano,<br />
bevono... / Eccolo qui sul trono, Champagne<br />
Premier”).<br />
Bollicine come se piovesse anche all’operetta:<br />
nella “Vie parisienne” e ne “La principessa della<br />
Czarda” dell’ungherese Emmerich Kàlmàn.<br />
FRANCESCO BELLOFATTO<br />
WINE AND OPERAS<br />
From Rossini to Verdi and Mascagni, there are many operas where wine is the leading actor: loves, passions, revenge, many<br />
melodramas start with a toast and end in tragedy. A great lover of good food and wine products, Gioachino Rossini, fills “Il barbiere<br />
di Siviglia” and “L’Italiana in Algeri” with references to the italian wines.<br />
In “La Traviata” by Giuseppe Verdi is the strong link between good wine and opera. The toast proposed in the first act by Violetta<br />
is a true hymn to wine and conviviality.<br />
For Gaetano Donizetti wine has a completely different value: in “Lucrezia Borgia” the protagonist serve a poisoned wine cup, to<br />
return to its miraculous and seductive effects in “L’Elisir d’amore”.<br />
But it is above all in “Cavalleria Rusticana” by Pietro Mascagni that wine is an important performer. Turiddu offers in his mother’s<br />
tavern his wine to his villagers to be able to stay as much as possible with his beloved Lola, and is a festive toast that is a prelude<br />
to the tragic ending.<br />
34<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
ALL’OMBRA DEL VESUVIO<br />
Un sistema di enturismo, natura e beni culturali per il grande attrattore<br />
POCHI LUOGHI al mondo posseggono una<br />
tale ricchezza di storie, di tradizioni, di sapori<br />
e di sensazioni speciali come la striscia<br />
di terra posta tra il Vesuvio ed il golfo di Napoli.<br />
Un giacimento culturale meraviglioso, una realtà<br />
naturalistica davvero unica al mondo, millenni<br />
di storia, di stratifi cazioni, di tradizioni tra il pagano<br />
ed il cristiano, di artigianato ricco e povero, di agricoltura<br />
dai sapori inimitabili resi possibili da una<br />
terra fertilissima.<br />
La Costa del Vesuvio è un grande museo a cielo<br />
aperto che off re innumerevoli occasioni per vivere<br />
autentiche esperienze di contatto con il territorio<br />
e la sua cultura, la sua natura e i suoi contenuti.<br />
Una terra feconda e ricca di storia che è rinata<br />
dopo ogni eruzione, conservando intatte le tracce<br />
di un passato unico, in cui le città di vita e d’affari<br />
o di relax e ozio come Pompei ed Ercolano,<br />
rappresentano delle opportunità straordinarie di<br />
rivivere quel tempo e quella dimensione antica<br />
2000 anni, città Patrimonio Mondiale dell’Umanità<br />
perché non sono replicabili altrove e costituiscono<br />
una possibilità speciale di attraversare un’epoca<br />
che non c’è più. L’esperienza nel turismo è sempre<br />
più richiesta, lo dicono i trend internazionali e<br />
lo aff ermano sempre più spesso, i visitatori che<br />
sono alla ricerca del vero, del buono e del bello.<br />
Lo possiamo ritrovare sempre in quest’area<br />
scelta dai Romani, tra Vesuvio e mare, nella coltivazione<br />
dei vitigni, nelle degustazioni che numerose<br />
aziende propongono con cura e attenzione<br />
ad un pubblico nazionale e internazionale, negli<br />
assaggi di prodotti a km 0 che lasciano ogni partecipante<br />
aff ascinato e soddisfatto. In ogni calice,<br />
in ogni assaggio, si ritrova parte della nostra storia<br />
e della nostra identità, quel racconto famoso nel<br />
mondo che parla di noi e si è cristallizzato nelle<br />
immagini e nella conoscenza di una destinazione,<br />
Costa del Vesuvio, nella quale alcuni operatori<br />
hanno compreso la necessità di stare al passo<br />
coi tempi. Avviene anche con le visite guidate e<br />
le escursioni all’interno dei siti classici e la riscoperta<br />
di beni cosiddetti minori ad opera di gruppi<br />
di volontari che riaprono scrigni chiusi al pubblico<br />
per favorirne la conoscenza, la tutela e la condivisione.<br />
Percorsi di lava e itinerari negli ipogei di<br />
chiese centenarie, attività di pescaturismo in via<br />
di defi nizione e la prospettiva di un turismo integrato<br />
esperienziale che attrae il visitatore perché<br />
può immergersi e calarsi di persona, come presso<br />
il teatro antico di Herculaneum, riaperto di recente<br />
e che dal <strong>2019</strong> sarà aperto con maggiore frequenza<br />
e cadenza mensile.<br />
La Costa del Vesuvio si candida nei prossimi<br />
anni ad accogliere un numero sempre maggiore<br />
di clienti e l’off erta ricettiva è essa stessa una dimensione<br />
esperienziale: dall’accoglienza in luoghi<br />
sempre più ricercati e attenti alle esigenze dei<br />
clienti, alla prima colazione. Un sistema virtuoso<br />
che può e deve crescere perché è l’insieme degli<br />
attori che facendo squadra genera soddisfazione,<br />
qualità e alimenta il desiderio di ritornare, lì dove si<br />
è vissuta un’esperienza.<br />
Infi niti gli attrattori da visitare assolutamente: il<br />
cono del Vesuvio con i fi umi di pietra e l’antico<br />
Osservatorio Vesuviano, gli scavi archeologici di<br />
Pompei ed Ercolano ma anche la Villa di Poppea<br />
e poi le Ville di Stabiae, la Reggia di Portici con<br />
il suo Orto Botanico e lo splendido Galoppatoio<br />
Reale coperto, il museo ferroviario nazionale di<br />
Pietrarsa, le Ville Vesuviane del 700, la Basilica<br />
Mariana di Pompei, i produttori di vino del Vesuvio,<br />
le chiese antiche ricche di storia, gli artigiani<br />
del Corallo di Torre del Greco, la Reggia di Quisisana,<br />
il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano,<br />
il mercato del Vintage di Pugliano, i lidi balneari<br />
con la rena vulcanica, i sentieri del Parco Nazionale<br />
del Vesuvio e tanto altro ancora.<br />
Vi proponiamo lacuni suggerimenti, di sicuro<br />
ricchi di piacere e di emozione: la Cantina del Vesuvio<br />
si trova a Trecase, ben dentro il Parco del<br />
Vesuvio, dal 1948 produce un eccellente vino biologico.<br />
Da alcuni anni hanno deciso che insieme<br />
al vino potevano offrire l’accoglienza, la cucina, il<br />
territorio. Si comincia con una passeggiata tra i vigneti,<br />
ammirando il panorama splendido del Golfo<br />
di Napoli, si passa poi alla visita delle cantine con<br />
l’apprendimento dei metodi di produzione, poi<br />
inizia la degustazione dei vini abbinati alle tipiche<br />
specialità del territorio.<br />
Poi per chi vuole esagerare c’è la scuola di cucina.<br />
Si parte dalla escursione nell’orto biologico,<br />
poi i segreti delle ricette millenarie della nostra<br />
cucina, poi la preparazione del pranzo, dal primo<br />
al dolce, una esperienza davvero rara, che lascia<br />
dentro un ricordo indelebile.<br />
Ancora, nell’attesa che il Parco Nazionale del<br />
Vesuvio realizzi appieno il suo piano strategico<br />
rendendo fruibili tutti gli splendidi sentieri anche<br />
con escursioni a cavallo ed in bicicletta, si può<br />
provare l’emozione di arrampicarsi a piedi lungo i<br />
fi umi di pietra in un affascinante percorso alla conquista<br />
del vulcano più bello al mondo.<br />
L’escursione si avvia dalla strada Matrone, accompagnati<br />
dal costante luccichio della terra causato<br />
dagli innumerevoli minerali prodotti dalle eruzioni.<br />
La salita fa Tappa alla Capannuccia dove si<br />
potrà degustare il Lacrima Christi del Vesuvio accompagnato<br />
al classico tarallo napoletano in una<br />
cornice incantevole con un panorama che spazia<br />
da Napoli a Punta della Campanella a Capri. Si<br />
sale fi no all’orlo del cratere, si esce dal varco occidentale<br />
fi no al rifugio Imbò dove la visita termina.<br />
Il racconto delle pietre, delle piante rare, delle<br />
specie animali del Parco, delle meraviglie che circonda<br />
il percorso non ha prezzo e non ha eguali.<br />
Sono solo alcune tra le possibili tracce da seguire<br />
in una terra che non fi nisce mai di rinnovarsi.<br />
ANGELO PICA<br />
PRESIDENTE COSTA DEL VESUVIO<br />
VESUVIO, WORLD HERITAGE<br />
Few places in the world possess such a wealth of stories,<br />
traditions, tastes and special sensations such as the strip of<br />
land between the Vesuvius and the Gulf of Naples.<br />
A wonderful cultural heritage, a unique naturalistic reality in<br />
the world, millennia of history and traditions between the<br />
pagan and the christian, of rich and poor craftsmanship, of<br />
agriculture with inimitable flavors made possible by a very<br />
fertile land.<br />
The Costa del Vesuvio is a large open-air museum that offers<br />
countless opportunities for authentic experiences with<br />
the territory and its culture, its nature and its contents.<br />
A fertile land rich in history that has been reborn after every<br />
eruption, preserving the traces of a unique past, in which<br />
the cities of business, relax and leisure such as Pompeii<br />
and Herculaneum, represent extraordinary opportunities to<br />
relive that time and that 2000-year-old dimension, a World<br />
Heritage because they can not be replicated elsewhere and<br />
constitute a special opportunity to go through an era that no<br />
longer exists.<br />
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D’AMBRA<br />
UN IMPEGNO<br />
CHE NASCE<br />
DALLA PASSIONE<br />
PER IL VINO<br />
Da una famiglia storica<br />
della vitivinicoltura ischitana<br />
il presidente di Coldiretti Napoli<br />
indica debolezze e opportunità<br />
per lo sviluppo del settore<br />
IL FUTURO della provincia di Napoli e della<br />
Campania è anche nella piena valorizzazione<br />
delle tipicità enogastronomiche che vanno<br />
legate all’arte e all’archeologia, alla visita<br />
dei paesaggi ed alla balneazione, stimolando<br />
un turista sempre più attento che scopra la<br />
vera anima del Vesuvio, delle isola del Golfo,<br />
dei Campi Flegrei, e della metropoli stessa.<br />
“L’impegno – sottolinea ANDREA D’AMBRA,<br />
presidente di COLDIRETTI Napoli - è quello<br />
di portare sostegno alle piccole realtà imprenditoriali<br />
con la consapevolezza e il turismo e<br />
l’economia partenopea non possano ignorare<br />
il recupero dei terreni incolti. Sempre più giovani<br />
arrivano alla terra anche dopo percorsi<br />
universitari comprendendo il valore aggiunto<br />
del prodotto tipico”.<br />
• La viticoltura può rappresentare un’occasione<br />
per lo sviluppo economico?<br />
La viticoltura può e deve rappresentare<br />
un’occasione straordinaria per la capacità di<br />
creare economia, per il ruolo di difesa del patrimonio<br />
naturale e del paesaggio nonché per<br />
il valore aggiunto che riesce a dare al turismo<br />
di qualità.<br />
• Quali ritiene siano i punti di debolezza della vitivinicoltura campana?<br />
Soprattutto la scarsa aggregazione, l’ampiezza aziendale regionale, pari a circa 0.70 ettari , superfi ci<br />
di qualità inferiori al 30% della superfi cie regionale, rivendicazioni di vini di qualità ancora scarse.<br />
• E quali i punti di forza?<br />
Ricchezza del panorama varietale autoctono (circa 70 varietà), il clima, la vitivinicoltura ed il paesaggio<br />
(costiera, Vesuvio, isole, colline interne), possibilità di crescita per la produzione di qualità, saperi<br />
e professionalità.<br />
• Come affermare il vino campano sui mercati esteri?<br />
I risultati fi nora ottenuti sono dovuti esclusivamente all’impegno costante negli anni delle aziende<br />
storiche campane. Ci sono ancora enormi potenzialità di crescita sui mercati esteri attuali e su quelli<br />
nuovi, sempre da un lato che si raggiunga fra le aziende spirito di aggregazione e dall’altro che la Regione<br />
incentivi seriamente programmi di comunicazione verso l’estero.<br />
• Il vino è cultura?<br />
Il vino è senz’altro cultura e la Campania vitivinicola è ricca di storia come nessun altra regione ita-<br />
Andrea D’Ambra<br />
Presidente<br />
di Coldiretti Napoli<br />
nella tenuta Frassitelli<br />
di Ischia<br />
con le figlie Sara e Marina<br />
liana<br />
• Da dove nasce il suo amore per il vino?<br />
Dalla mia esperienza e dalla passione per la valorizzazione dei vini ischitani, una naturale prosecuzione<br />
dell’impegno vitivinicolo sull’isola d’Ischia, da quattro generazioni, della famiglia D’Ambra.<br />
TINA ANDREOLI<br />
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BON TON<br />
E CLASSE:<br />
PROFESSIONE<br />
SOMMELIER<br />
Cosa può capitare al ristorante?<br />
Racconto su un ruolo importante<br />
nel mondo della ristorazione<br />
UN GRUPPETTO di clienti discute fuori da un<br />
ristorante. Consultano febbrilmente il menù<br />
esposto su un leggio. Le signore chiacchierano<br />
tra loro commentando i piatti. Il più giovane della<br />
comitiva annuisce scorrendo la carta dei vini.<br />
“Interessante… ah, però...” Il proprietario che li osserva<br />
da lontano legge il labiale.<br />
“Hai visto? Hanno anche quel primitivo dolce che<br />
piace tanto a te…”, fa il più anziano all’indirizzo della<br />
consorte. “E quello spumante nature che trovammo<br />
in quella piccola cantina in Franciacorta”, gli fa lei.<br />
Interviene un uomo in tunica nera. Con un gesto<br />
defi nitivo mette tutti a tacere: “Entriamo. Un buon<br />
piatto e un bicchiere di vino sincero e la Santa domenica<br />
è compiuta!”<br />
Si seggono e subito cercano di attirare la attenzione<br />
del responsabile di sala che si avvicina e li accoglie<br />
con garbo. Torna con i menù e la carta dei vini. Versa<br />
dell’acqua fresca. È una giornata afosa di agosto.<br />
Dopo un’occhiata sommaria alla carta dei vini, mentre<br />
gli altri ancora discutono se “rosso o bianco”, il più<br />
anziano sentenzia: “faccio io!” E ordina il Franciacorta<br />
che gli piaceva.<br />
“Un fritto, sarebbe perfetto”, soggiunge il cameriere<br />
che porta con sé i calici da vino. Ma il cliente<br />
insiste per avere una fl úte stretta e lunga. Vorrebbe<br />
dirgli che è superata, che il servizio prevede un calice<br />
più ampio da bianco, ma si trattiene. Al momento di<br />
aprire la bottiglia vuole farlo il cliente. Segue un gran<br />
botto. Si inizia a versare i vini. Il cameriere impugna<br />
con eleganza la bottiglia tenendola per il fondo, la<br />
ruota lievemente per non far cadere le gocce fuori da<br />
bicchiere. Asciuga il collo con il tovagliolo, il frangino,<br />
immacolato.<br />
Viene servito il prelato e poi le signore, dalla più<br />
grande alla più giovane, infi ne il signore che ha scelto<br />
il vino e che lo ha assaggiato<br />
per primo, come<br />
vuole consuetudine.<br />
“Gaspare hai visto?<br />
Il signore non ha messo<br />
il pollice nell’incavo<br />
del fondo bottiglia come<br />
sempre!”, dice sorpresa<br />
la signora vestita di bianco.<br />
“Ben fatto Magda,<br />
l’ultima volta il cameriere<br />
perfi no alla fi ne rovesciò<br />
a testa in giù la bottiglia<br />
vuota!” risponde il marito.<br />
Il cameriere ascolta con discrezione e inorridisce.<br />
Ha fi nito il giro dei commensali e lascia la bottiglia nel<br />
surglace che ha accuratamente riempito di acqua e<br />
ghiaccio affi nché lo spumante si mantenga intorno<br />
ai 6 gradi.<br />
La prima bottiglia fa presto a fi nire. Ne chiedono<br />
una seconda. Il prelato è molto infastidito dalla risposta:<br />
non ce n’è una seconda! “Non dovrebbero servire<br />
bottiglie esemplare unico!” Insiste. Ha ragione. Il<br />
cameriere lo sa, ed è mortifi cato, non prova neanche<br />
a giustifi carsi.<br />
Il tal signor Gaspare chiede una altro paio di referenze,<br />
ma la carta dei vini fa acqua da tutte le parti. E,<br />
peggio, non indica le etichette esaurite.<br />
Il sommelier interviene: “Visto che avete consumato<br />
i fritti e avete ordinato la nostra lasagna di mare,<br />
vi propongo un rosé”. Acconsentono. Si cambiano i<br />
bicchieri. “Benone!”, fa il prelato. Il rosé purtroppo sa<br />
di tappo. Il sughero è secco e mostra segni di deterioramento.<br />
La signora che ha chiesto di assaggiarlo storce il<br />
naso. Il cameriere che ha sostituito un attimo il sommelier<br />
fa un gesto di stizza. E poi insiste che forse la signora<br />
si sbaglia. Ne nasce un battibecco. Lui non vuol<br />
cambiargli la bottiglia e loro sono molto contrariati.<br />
“Non è un fatto di gusto! È un difetto evidente!”.<br />
Hanno ragione. Interviene<br />
il proprietario che<br />
non esita a cambiare la<br />
bottiglia. Ma il cameriere<br />
sbaglia ancora: non<br />
cambia i bicchieri. Risultato<br />
consumano la lasagnetta<br />
mentre lui porta a<br />
tavola fi nalmente i nuovi<br />
bicchieri.<br />
Il sommelier è costernato.<br />
E propone di passare<br />
a un rosso di territorio,<br />
dal giusto corpo,<br />
per il Coniglio all’Ischitana. Ma il Piedirosso non piace<br />
e neanche il Gaglioppo. Chiedono un Taurasi annata<br />
1999. Il sommelier fa a meno di far notare che il<br />
prezzo è notevolmente più alto per non mettere a disagio<br />
il suo ospite. Piuttosto gli offre disponibilità a<br />
che possa portare con sé la bottiglia nel caso non la<br />
fi niscano.<br />
Il gruppo è troppo irrequieto per farli ragionare<br />
sull’abbinamento, il sommelier procede senza far<br />
notare che il vino è decisamente troppo impegnativo<br />
per il piatto. Porta il vino in un cestello da vino<br />
con attenzione. Con un cenno del capo fa segno che<br />
si portino dei nuovi bicchieri. Mostra l’etichetta al signore<br />
che l’ha scelta e, ultimata l’accurata procedura<br />
di apertura del vino, ossigenato poi con l’aiuto di un<br />
decanter, gli fa testare il sughero senza mai toccarlo<br />
con le mani. L’ospite annuisce e lui glielo versa dopo<br />
aver servito il prete e le signore, dalla loro destra.<br />
È soddisfatto la temperatura è perfetta: 20 gradi al<br />
massimo.<br />
Emerge poi da una lunga rifl essione: “Questo locale<br />
lascia molto a desiderare, ma lei fa un servizio dieci<br />
e lode!”. E sfodera un gran sorriso...<br />
MONICA PISCITELLI<br />
GIORNALISTA ENOGASTRONOMICA<br />
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QUANDO IL SET È IN VIGNA<br />
Cinema e vino, un percosco che da sempre affascina registi e attori<br />
CINEMA E VINO: un binomio indissolubile,<br />
che ha caratterizzato la storia del cinema<br />
diventando protagonista di storie d’amore<br />
e passioni enologiche.<br />
“French Kiss”, commedia sentimentale americana<br />
del 1995 fi rmata da Lawrence Kasdan, vede<br />
Meg Ryan nei panni di una insegnante americana<br />
che vola a Parigi per riprendersi il fi danzato che<br />
l’ha tradita. Ma sull’aereo incrocia Luca (Kevin Kline)<br />
che la coinvolge nel furto di una collana (nascosta<br />
bella base di una piccola pianta di vite).<br />
Finale da commedia romantica americana, con i<br />
due che andranno a impiantare il tralcio di vite in<br />
Provenza, comprato con la vendita della collana<br />
rubata.<br />
E’ ancora un insegnante, amante del buon vino,<br />
il protagonista di “Sideways-In<br />
viaggio con Jack”, fi lm del 2004<br />
di Alexander Payne, con Paul<br />
Giamatti, Thomas Haden Church,<br />
Virginia Madsen e Sandra<br />
Oh. Il protagonista parte con<br />
un suo amico, un attore di soap<br />
opera alla vigilia delle nozze, per<br />
un viaggio alla scoperta di vini e<br />
vigneti nella Santa Ynez Valley,<br />
contea di Santa Barbara, una<br />
delle aree di maggior pregio vitivinicolo<br />
della California. Il fi lm,<br />
premiato con l’Oscar per la sceneggiatura<br />
(oltre a due nomination<br />
per attori non protagonisti),<br />
è stato uno straordinario traino<br />
per il turismo enologico internazionale<br />
nella Santa Ynez Valley.<br />
Ancora la California fa da sfondo ad un’altra<br />
pellicola che vede il vino protagonista: “Bottle<br />
Shock”, fi lm statunitense di Randall Miller del<br />
2008, ripercorre la storia vera della Montelena<br />
<strong>Wine</strong>ry (famosa per il suo Cheateau, uno degli<br />
chardonnay più famosi della Napa Valley), azienda<br />
vinicola che negli anni ‘70 vinse un prestigioso<br />
concorso internazionale, fi no ad allora dominato<br />
dai francesi, facendo conoscere e dando prestigio<br />
ai vini californiani.<br />
Restiamo nella Napa Valley dove è ambientato<br />
anche “Il profumo del mosto selvatico”, fi lm del<br />
1995 fi rmato dal regista messicano Alfonso Arau (in<br />
effetti si tratta del remake di una pellicola italiana del<br />
1942, “Quattro passi tra le nuvole”, di Alessandro<br />
Blasetti, sceneggiatura di Cesare<br />
Zavattini, interpretata da Gino<br />
Cervi): un’appassionata storia<br />
d’amore tra un reduce della Seconda<br />
Guerra Mondiale e la fi glia<br />
di un ricco viticoltore, vissuta tra<br />
vendemmie e tramonti californiani.<br />
Di tutto rilievo il cast con<br />
Keanu Reeves, Anthony Quinn e<br />
Giancarlo Giannini.<br />
Statunitense, ma girato<br />
prevalentemente in Francia,<br />
“Un’ottima annata” è un fi lm<br />
del 2005 che vede nuovamente<br />
insieme Russel Crowe ed il<br />
regista Ridley Scott, che l’aveva<br />
già diretto ne “Il Gladiatore”,<br />
ma diretto dallo stesso regista.<br />
Il protagonista è uno spregiudicato uomo d’affari<br />
che eredita una tenuta in Provenza. Il fi lm è ambientato<br />
a Gordes e Bonnieux nel sud-est della<br />
Francia, mentre le scene nel vigneto sono state<br />
girate durante la vendemmia 2005 a Château La<br />
Canorgue, sempre in Provenza.<br />
Il protagonista è intenzionato a vendere Château La<br />
Siroque, questo il nome della tenuta, ma ripercorrendo<br />
i luoghi in cui aveva trascorso l’infanzia ritrova i<br />
valori che lo zio gli aveva trasmesso e si metterà a<br />
produrre vino, riscoprendo i veri piaceri della vita.<br />
Uno straordinario regista quale Peter Yates<br />
(“Bullitt” e “Servo di scena”) forma nel 1992 “L’anno<br />
della cometa” sulla rocambolesca avventura di<br />
una giovane enologa alla ricerca di una preziosa<br />
bottiglia di Lafi te del 1811, lo stesso anno del passaggio<br />
della Grande Cometa, quella che fu visibile<br />
per oltre mesi ad occhio nudo.<br />
Produzione internazionale (Italia, Argentina, Francia<br />
e Stati Uniti) per “Mondovino del 2004, docufi<br />
lm diretto da Jonathan Nossiter, una pellicola che<br />
è anche un atto d’accusa contro le grandi aziende<br />
vinicole, responsabili dell’emarginazione dei piccoli<br />
produttori legati alla tradizione dei territori locali. Il<br />
lavoro mette a confronto queste due realtà nelle<br />
aree vinicole più importanti del mondo, dall’Argentina<br />
al Brasile, alla California, con la Napa Valley<br />
sede della holding Mondavi; in Francia tra la Borgogna,<br />
Bordeaux e Aniane in Linguadoca, dove<br />
è stata bloccata la realizzazione di un impianto<br />
proprio del colosso americano dei vini. Infi ne l’Italia<br />
con Borgheri, dove nascono i rossi “supertuscans”,<br />
molto apprezzati a livello internazionale, e<br />
Bosa, sulla costa occidentale della Sardegna noto<br />
per la produzione della Malvasia sarda.<br />
Un maestro della machina da presa come Ermanno<br />
Olmi fi rma nel 2009 “Rupi del Vino”, un<br />
documentario sulla viticoltura della Valtellina. Le<br />
“rupi”, infatti, le vigne terrazzate sui pendii delle<br />
montagne, ricavati dal lavoro manuale secondo<br />
una tradizione che risale al 1400. “Il vino – scrive<br />
Olmi - l’immancabile offerta all’ospite, un invito<br />
alla compagnia, alla pacifi ca convivenza. Il vino è<br />
alimento e insieme sostanza di sacralità”.<br />
WINE ON STAGE<br />
Cinema and wine: an indissoluble couple, which has characterized the history of cinema by becoming the protagonist of stories<br />
of love and enological passions.<br />
“French Kiss”, a 1995 american sentimental comedy signed by Lawrence Kasdan, sees Meg Ryan as an American teacher who<br />
flies to Paris to recover the boyfriend who betrayed her. But on the plane he meets Luca (Kevin Kline) who involves her in the<br />
theft of a necklace and, in the ending, to plant a vine shoot in Provence.<br />
Another teacher, a lover of good wine, is the protagonist of “Sideways-Travelling with Jack”, a 2004 film by Alexander Payne,<br />
who leaves with his friend to discover wines and vineyards in Santa Ynez Valley, Santa Barbara County, one of the areas of<br />
greatest value for wine in California. The film, awarded with the Oscar for the screenplay, was an extraordinary driving force for<br />
international wine tourism in the Santa Ynez Valley.<br />
In Napa Valley is set “The scent of wild must”, a film of 1995 signed by the mexican director Alfonso Arau, remake of an Italian<br />
film of 1942, “Four steps in the clouds”, by Alessandro Blasetti, screenplay by Cesare Zavattini, interpreted by Gino Cervi: a<br />
passionate love story between a veteran of the Second World War and the daughter of a rich winemaker, who lived among wineyards<br />
and californian sunsets. The cast is very important with Keanu Reeves, Anthony Quinn and Giancarlo Giannini.<br />
“A great vintage” is a 2005 film that sees Russel Crowe and the director Ridley Scott, who had already directed him in “The<br />
Gladiator”. The protagonist is a daring businessman who inherits an estate in Provence. The film is set in Gordes and Bonnieux<br />
in south-eastern France, while the scenes in the vineyard were filmed during the 2005 harvest at Château La Canorgue, also in<br />
Provence.<br />
International production for “Mondovino” (2004), docufilm directed by Jonathan Nossiter, that is also an indictment against the<br />
large wineries, responsible for the marginalization of small producers linked to the tradition of local territories.<br />
42<br />
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L’ANIMA<br />
DELLA<br />
TERRA<br />
Reportage di Roberto Della Noce<br />
CI SONO MOLTI modi per identifi care un territorio,<br />
guardando la sua gente, le sue tradizioni,<br />
la sua storia, la cultura e tanto altro.<br />
Tanti aspetti che, nel complesso, connotano in maniera<br />
indiscutibile una regione, rendendola unica e,<br />
quasi sempre, immediatamente riconoscibile.<br />
C’è un fi lo conduttore che attraversa le vicende<br />
nei secoli di storia e, il suo modifi carsi, ci propone<br />
molteplici sfaccettature, adattandosi al fl usso principale<br />
della cultura e delle esigenze dalla gente. Ho<br />
pensato di cogliere uno di questi fi li iniziando un<br />
lavoro sulle uve autoctone.<br />
Il vino, il nettare ricavato da succosi acini, accompagna<br />
l’uomo da millenni.<br />
Il profumo, il gusto, il suo colore variano a volte<br />
da una collina all’altra, caratterizzandolo ai palati<br />
più fi ni in maniera inconfondibile. Tutto questo nelle<br />
mie foto non c’è, non deve esserci, il titolo della<br />
mostra nel suo gioco di parole lo dice chiaramente.<br />
La vitalità del vino non può essere racchiusa in<br />
una fotografi a, il vino va gustato, va annusato. Il<br />
rapporto deve essere fi sico e diretto. Ho cercato<br />
allora di riportare visivamente solo quello che è precedente,<br />
forse anche per ampliare la conoscenza e<br />
condividerla, così come si fa con un buon bicchiere<br />
di vino.<br />
Ho seguito i produttori nei giri delle terre e imparato<br />
molte cose che non sapevo e che, nella loro<br />
semplicità, mi aff ascinano e mi ritornano in mente<br />
ogni volta che osservo un vigneto.<br />
Nelle fotografi e ho cercato di riprodurre l’uva nella<br />
sua magnifi ca semplicità; il lavoro, l’impegno, l’amore<br />
e la cura che i contadini ed i produttori hanno<br />
nel coltivarla. Mentre fotografavo ascoltavo le<br />
loro storie, le loro esperienze, i loro dissensi e punti<br />
di vista sulla produzione. Ho notato l’allegria che<br />
si sprigiona intorno alla vendemmia. Mi viene da<br />
sorridere pensando che il vino porta buonumore<br />
ancor prima di essere tale. Posso dire, da questa<br />
esperienza diretta, che tutto questo lo si ritrova nel<br />
bicchiere.<br />
Parlavo di storicità del territorio e, non a caso,<br />
nelle foto sono rappresentati i vitigni autoctoni tra<br />
i più antichi della regione: falanghina, piedirosso e<br />
aglianico.<br />
La falanghina veniva coltivata probabilmente già<br />
in epoca romana, secondo alcuni, il suo nome deriva<br />
da “falange” ossia vite legata al palo, come accadeva<br />
nella zona fl egrea.<br />
Anche il piedirosso vanta parecchi secoli con i<br />
campani, secondo alcuni studiosi, è il vitigno che<br />
Plinio il Vecchio chiamava “colombina”. Questo riferimento<br />
al colombo deriva da una caratteristica<br />
dell’uva del piedirosso, in autunno la sua rachide
Maggio <strong>2019</strong><br />
parlando di vino, esso ci avvolge, ci accompagna,<br />
ci rallegra nella convivialità della buona tavola. Penso<br />
sia importante tenere conto della sua origine,<br />
dei modi di produzione.E’ un messaggero che<br />
racconta la gente, la terra, è come un suo riassunto,<br />
un succo concentrato della nostra origine.<br />
Bevendo un vino è come incontrare la gente che<br />
lo ha prodotto, rivedere quei luoghi. E’ un viaggio<br />
attraverso il tempo, ma anche, semplicemente e<br />
soprattutto prendersi un piacere della vita.<br />
.<br />
ROBERTO DELLA NOCE<br />
FOTOGRAFO<br />
WINE, THE SOUL OF THE LAND<br />
There are many ways to identify a territory, looking at<br />
its people, its traditions, its history, its culture and much<br />
more. Many aspects that connote a land, making it unique<br />
and, almost always, immediately recognizable.<br />
There is a common thread through the centuries, adapting<br />
to the main flow of culture and needs. I thought of<br />
taking one of these threads starting a work on native<br />
grapes.<br />
The wine accompanies man for millennia.<br />
The scent, the taste, its color vary sometimes from one<br />
hill to another, characterizing it to the finest palates in<br />
an unmistakable way. All this in my photos is not there,<br />
it does not have to be there, the title of the exhibitionin<br />
his wordplay clearly states it. The vitality of the wine can<br />
not be enclosed in a photograph, the wine must be tasted,<br />
it must be smelled. The relationship must be physical<br />
and direct. I then tried to visually bring back only<br />
what was before, perhaps also to expand the knowledge<br />
and share it, just as you do with a good glass of<br />
wine.<br />
I followed the producers learned many things that I did<br />
not know and that, in their simplicity, fascinate me and<br />
come back to my mind every time I look at a vineyard.<br />
In my photographs I tried to reproduce the grapes in its<br />
magnificent simplicity; the work, commitment, love and<br />
care that peasants and producers have in cultivating it.<br />
While I was photographing, I listened to their stories,<br />
their experiences, their differences and points of view<br />
on production.<br />
infatti prende un caratteristico colore, diventa<br />
“rossa come il piede di una colombina<br />
nera”. A Ischia e nei Campi Flegrei<br />
viene quindi anche detto Per’’e Palumm.<br />
L’aglianico ha origini più antiche, sembra<br />
sia stato portato in Italia dai Greci nel<br />
VI sec a.C. col nome di “ellenicon”, cioè<br />
originario della Grecia. I Romani lo chiamavano<br />
“vitis ellenica”, vinifi candolo principalmente<br />
in bianco.<br />
Parlando di Aglianico, storia e leggenda<br />
si intrecciano con facilità: si dice infatti<br />
che dopo la battaglia di Canne, i Cartaginesi<br />
al comando di Annibale, ripiegarono<br />
nell’attuale Basilicata per riposare e curare<br />
i feriti e che il rimedio per medicare<br />
lacerazioni e ferite altro non fosse che del<br />
buon vino aglianico.<br />
La storia ed i popoli ritornano spesso
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE<br />
Milena Pepe, alla guida dell’azienda di famiglia, racconta il suo percorso<br />
PASSIONE, ma anche una profonda conoscenza<br />
e una formazione internazionale, sono<br />
all’origine del successo dei vini della Tenuta<br />
Cavalier Pepe, di Sant’Angelo all’Esca (Av), nel cuore<br />
dell’area di produzione del Taurasi DOCG.<br />
Un successo che porta la fi rma di Milena Pepe,<br />
natali in Belgio e studi in Francia, che all’amore per<br />
il vino ha saputo negli anni abbinare una solida preparazione<br />
enologica e manageriale.<br />
Dinamica, energica, moderna, ha portato l’azienda<br />
di famiglia ad una dimensione internazionale.<br />
“Il nostro settore è ad alta specializzazione – spiega<br />
Milena Pepe -: il personale che lavora in azienda,<br />
sia nell’ambito commerciali sia addetto all’accoglienza,<br />
deve possedere nozioni di agronomia e di<br />
enologia, conoscere bene il vino prodotto qui da noi<br />
ma anche le produzioni delle altre regioni e paesi.<br />
Devono possedere questo know how non solo nella<br />
loro lingua madre, ma anche in inglese per poter interloquire<br />
con gli stranieri che visitano la tenuta, con<br />
gli importatori ed i clienti all’estero”.<br />
Milena Pepe da molti anni è certifi cata WSET (<strong>Wine</strong><br />
& Spirit Education Trust, il leader mondiale nella formazione<br />
dedicata a vini e distillati): “ogni export manager<br />
che opera oggi nel mondo del vino - spiega<br />
l’imprenditrice - ha la necessità di confrontarsi con<br />
buyer internazionali che spesso, in una fi era o in un<br />
educational, devono poter apprendere in inglese ed<br />
in breve tempo il perché scegliere un’etichetta e non<br />
un’altra. Con il WSET posso dire di aver acquisito<br />
una vera dimensione internazionale nel mondo del<br />
vino, riconosciuta in oltre circa 70 paesi”.<br />
I corsi WSET, infatti, sono fi nalizzati ad istruire i<br />
partecipanti sul linguaggio tecnico dei vini e degli<br />
Milena Pepe<br />
alcolici in lingua inglese. Inoltre, i 4 livelli sono alla<br />
portata di tutti e permettono agli interessati di continuare<br />
a lavorare durante la formazione.<br />
“I corsi WSET permettono di acquisire il linguaggio<br />
appropriato e specifi co al mondo del vino in inglese<br />
dall’agronomia, l’enologia e la conoscenza del<br />
vino prodotto nel mondo – prosegue Milena Pepe<br />
-. Il fatto che sia articolato in diversi livelli permette<br />
di gestire con calma ogni passo della formazione<br />
ricevendo ogni volta la certifi cazione del livello raggiunto”.<br />
Milena Pepe possiede la certifi cazione WSET da<br />
16 anni: “naturalmente non aiuterà la vendita – conclude<br />
l’imprenditrice -, ma favorisce il confronto con<br />
le aziende di tutto il mondo”.<br />
WSET TRAINING FOR INTERNATIONAL WINE BUSINESS<br />
Passion, but also a deep knowledge and international training, are behind the success of Tenuta Cavalier Pepe, in Sant’Angelo<br />
all’Esca (Av), in the heart of the production area of Taurasi DOCG.<br />
A success that bears the signature of Milena Pepe, born in Belgium and studies in France, who over the years has known a solid<br />
oenological and managerial tranming, with love of wine.<br />
Dynamic and active, Milena has brought the family business to an international dimension.<br />
“Our sector is highly specialized - explains Milena Pepe -: the staff who work in the company, both for business and receptionist,<br />
must possess notions of agronomy and oenology, know well the wine produced here but also the productions of other regions<br />
and countries, they must have this knowledge as not only in their mother language, but also in English to be able to speak with<br />
foreigners who visit the estate, with traders and customers abroad “.<br />
Milena Pepe has been certified by WSET (<strong>Wine</strong> & Spirit Education Trust, the world leader in training in wines and spirits): “every<br />
export manager who works today in the world of wine - explains Milena - needs to deal with international buyer that often, in a<br />
fair or in an educational, you can learn in English and in a short time. With WSET I can say that I have acquired a true international<br />
dimension in the world of wine, recognized in over 70 countries”.<br />
ACCADEMIAVINO PROPONE IN ITALIA I CORSI WSET<br />
FONDATA dal giornalista e WSET Certifi ed<br />
Educator Flavio Grassi, Accademiavino è<br />
un WSET Approved Programme Provider.<br />
Offre corsi per conseguire il primo, secondo e<br />
terzo livello degli attestati <strong>Wine</strong> & Spirit Education<br />
Trust, le uniche qualifi che professionali sul<br />
vino riconosciute in oltre 60 Paesi del mondo.<br />
Propone inoltre esclusivi corsi base di introduzione<br />
al vino e serate di degustazione a tema.<br />
Sia per gli appassionati, sia per chi vuole fare<br />
del vino una professione, come sommelier o<br />
nell’ambito commerciale, i corsi con certifi cazione<br />
WSET - <strong>Wine</strong> & Spirit Education Trust danno<br />
la possibilità di conseguire le uniche qualifi che<br />
professionali riconosciute in ambito internazionale.<br />
Da Londra a New York come da Dubai a<br />
Pechino, un certifi cato WSET è la voce più importante<br />
sul curriculum di chi si propone per un<br />
Flavio Grassi<br />
lavoro nell’ospitalità o nel commercio del vino.<br />
Ma l’effi cacia del metodo WSET è dimostrata<br />
anche dalle migliaia di appassionati che in oltre 70 Paesi del mondo frequentano corsi come quelli<br />
proposti in Italia da Accademiavino. I corsi WSET sono proposti in 19 lingue. Chi desidera una<br />
formazione professionale che sbocchi in una certifi cazione riconosciuta in tutto il mondo, può scegliere<br />
fra i corsi interamente tenuti in inglese e, per ora limitatamente al Livello 2, quelli in italiano.<br />
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ORAZIO<br />
IL POETA<br />
DEL VINO<br />
TRA LE più antiche testimonianze della tradizione<br />
orale della cultura latina c’è un brindisi:<br />
“Novum vetus vinum bibo/ novo veteri<br />
morbo medeor”. Un carmen dal senso controverso,<br />
la cui traduzione più probabile è: “bevo un<br />
vino nuovo come vecchio, col vino nuovo curo<br />
un vecchio male”. Brindisi propiziatorio da cui si<br />
comprende quale ruolo avesse il vino nel costume<br />
e nella cultura degli antichi come medicamento<br />
del corpo e dell’anima. Il gioco di parole vecchio<br />
/nuovo, sottolineato dalla costruzione a chiasmo<br />
e dal poliptoto, mette in evidenza come i Romani<br />
fossero conoscitori della qualità del vino invecchiato<br />
da sempre ritenuto una specialità più pregiata<br />
del novello.<br />
Orazio è il massimo poeta del vino, suo cultore<br />
e cantore. Ci riferiamo all’Orazio tradito, non<br />
all’Orazio gaudente, “epicureo” (In tale accezione<br />
è tradita anche la stessa fi losofi a di Epicuro) ma<br />
all’Orazio malinconico, consapevole della fuga del<br />
tempo, dolente nell’aff acciarsi sul burrone della<br />
morte in una dimensione temporale che non prevede<br />
futuro, se è vero che “tutto nasce dal nulla e<br />
tutto si distrugge nel nulla”. Ed è il nulla che gli fa<br />
più paura, che rende ai suoi occhi caduca e sfuggente<br />
la vita, che sovverte ogni valore.<br />
La risposta è dunque nel vino? In parte sì. Lo<br />
Quindo Orazio Flacco<br />
leggiamo chiaramente nella celebre Ode, I, 9 in<br />
cui il vino è protagonista per la sua capacità di<br />
sciogliere il rigore dell’inverno e scaldare il cuore<br />
di due amici che si intrattengono a discorrere<br />
accanto al fuoco. “Scaccia il freddo gettando in<br />
abbondanza la legna sul fuoco e mesci più generosamente<br />
dall’anfora sabina il vino puro invecchiato<br />
di quattro anni, Taliarco”.<br />
Non un banale invito a godere ma il tentativo di<br />
allontanare le ansie esistenziali attraverso le piccole<br />
gioie della vita. Il calore di un ‘intimità domestica<br />
e familiare si oppone alla scena iniziale dell’Ode,<br />
in cui il paesaggio appare immobilizzato dal gelo<br />
invernale: “Vedi come il Soratte s’innalza bianco<br />
di neve abbondante e come i boschi aff aticandosi<br />
non sopportano più il peso e i fi umi si ghiacciano<br />
per il freddo acuto”.<br />
Il vino offerto a Taliarco è un vino modesto; il<br />
Sabino era, infatti, molto noto ma non eccessivamente<br />
pregiato, nonostante fosse invecchiato<br />
di quattro anni. Il vino diventa quindi linguaggio<br />
di una costante allegoria che riguarda la vita e la<br />
morte, la tristezza e la gioia. È opportunità di un<br />
radicamento al presente: il famoso carpe diem,<br />
oggetto di un gravissimo equivoco, che non è un<br />
invito superfi ciale al godimento piuttosto a vivere<br />
ogni istante della vita nella sua pienezza e nel suo<br />
valore. La capacità di Orazio sta nel traslare il senso<br />
del vino da aspetto di costume a vero e proprio<br />
valore di un sistema etico che ha per riferimento<br />
un preciso orizzonte fi losofi co.<br />
Il vino è presente anche nell’altra sua celebre<br />
Ode I, 11 sul tema del tempo, che si apre con un<br />
invito a non domandarsi quale sarà la fi ne dei giorni<br />
stabilita dagli dei; l’interlocutore questa volta è<br />
Leucone, una fanciulla dall’animo candido stando<br />
all’etimologia del suo nome. Non è ammessa la<br />
superstizione per cui si sconsiglia di consultare<br />
oracoli e numeri babilonesi. “Sii saggia e fi ltra il<br />
vino”. Anche se espresso attraverso il congiuntivo<br />
esortativo, l’invito si fa perentorio e le due azioni<br />
risultano strettamente connesse tra loro, l’atto<br />
stesso del fi ltrare il vino attraverso il colino ha un<br />
valore simbolico, rappresenta la purifi cazione utile<br />
alla nostra vita perché possiamo essere in grado<br />
di impadronirci della saggezza fi losofi ca necessaria<br />
per vivere bene.<br />
Quindi il carme procede nell’illustrare attraverso<br />
una serie di esortazioni la via per la felicità secondo<br />
l’impostazione epicurea: “Non lasciarti ingannare<br />
da una speranza troppo lunga nei confronti<br />
di ciò che per sua stessa natura è breve e afferra<br />
l’attimo, fi duciosa meno che puoi nel domani”.<br />
Il tema del vino ritorna ancora e con maggiore<br />
centralità nell’Ode 1, 20 dedicata all’amico Mecenate.<br />
Si ribadisce il legame tra vino e amicizia.<br />
Orazio rassicura l’amico di aver sigillato con le sue<br />
mani l’anfora in cui ha conservato il vino per festeggiare<br />
la sua guarigione. È un vino modesto,<br />
il Sabino, lo stesso vino dell’Ode 1, 9 , come il<br />
gioco degli aggettivi disposti in chiasmo nei primi<br />
due versi sottolinea: “Vile potabis modicis Sabinum/<br />
cantharis”. “Berrai un mediocre vino Sabino<br />
in coppe modeste” - diventa però pregiato - “che<br />
io stesso ho sigillato in un’anfora greca il giorno in<br />
cui, caro Mecenate, fosti applaudito nel teatro”.<br />
Non sfugge a Orazio che il suo amico è abituato<br />
a ben altre tazze ma ciò che conta è stare insieme:<br />
“tu bevi il Cecubo e l’uva pigiata nel torchio<br />
di Cales; ma questo è ciò che si può permettere il<br />
modesto Orazio: i miei bicchieri non sono addolciti<br />
né dalle viti del Falerno né dai colli di Formia”.<br />
Il Cecubo era tra i vini più pregiati prodotto nel<br />
Lazio meridionale intorno al golfo di Gaeta. Falerno<br />
e Formiano erano ottimi vini della Campania. I<br />
riferimenti non sono mai generici a testimonianza<br />
che del vino Orazio era un vero e proprio intenditore.<br />
VINCENZA ALFANO<br />
SCRITTRICE<br />
HORACE, THE POET OF THE WINE<br />
Among the most ancient testimonies of the oral tradition of Latin culture there is a propitiatory toast from which it is understood<br />
what role the wine had in the costume and in the culture of the ancients as a medicament of the body and the soul. Ancients<br />
Romans knew the quality of the aged wine that has always been considered a valuable specialty. Horace is the greatest poet<br />
of wine. Its ability lies in translating the sense of wine from a costume aspect to a real value of an ethical system that has as<br />
its reference a precise philosophical horizon. In his works Horace spoke of the Cecubo, among the finest wines produced in<br />
southern Lazio around the Gulf of Gaeta. He spoke of Falerno and Formiano, excellent wines of Campania. The references are<br />
never generic to testify that Horace was a true connoisseur of the wine.<br />
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CON I CIBI CAMPANI<br />
MATRIMONIO DIVINO<br />
Ragù, pesce, pizza e genovese: i migliori abbinamenti a tavola<br />
LA NOSTRA regione vanta una superfi cie vitata<br />
di circa 25mila ettari di vigneto che si traducono<br />
in una produzione di vino attestata su<br />
oltre un milione e mezzo di ettolitri. Il comparto vitivinicolo<br />
campano ha complessivamente un valore<br />
stimato di 70 milioni di euro.<br />
Dietro questi freddi numeri si cela comunque una<br />
profonda e marcata identità territoriale, intimamente<br />
legata alla sua storia geologica contraddistinta<br />
da una complessa attività vulcanica che ha scolpito<br />
in modo indelebile alcune macro-aree viticole.<br />
Il distretto vulcanico di Roccamonfi na, la Caldera<br />
dei Campi Flegrei e, naturalmente, il complesso del<br />
Vesuvio-Monte Somma hanno contribuito in maniera<br />
determinante a caratterizzare il terroir della<br />
Campania; così come la variabilità climatica, che si<br />
palesa passando dalle vigne ubicate in prossimità<br />
della costa a quelle invece situate nelle zone più<br />
interne a ridosso dell’Appennino, è un altro fattore<br />
di connotazione qualitativa.<br />
La naturale vocazione vitivininicola di questo territorio<br />
ha potuto approfi ttare poi di una piattaforma<br />
ampelografi ca ricchissima: c’è solo l’imbarazzo<br />
della scelta… L’Aglianico è il più diffuso, con punte<br />
di eccellenza nel Taurasino e nell’areale del Taburno,<br />
presente dall’Alto Casertano fi no al Cilento,<br />
con sfumature espressive differenti ma altrettanto<br />
interessanti. Da questo vitigno nascono il Taurasi e<br />
l’Aglianico del Taburno, vini che esprimono grande<br />
intensità aromatica, struttura alcolica e profondità<br />
gustativa, caratteristiche che suggeriscono l’abbinamento<br />
a piatti dalla grande succulenza come gli<br />
ziti al ragù, indiscusso protagonista della domenica<br />
campana con il matrimonio indissolubile tra carne<br />
e pomodoro; oppure come la minestra maritata,<br />
che non può mancare sulle tavole partenopee in<br />
occasione delle feste comandate: qui lo sposalizio,<br />
altrettanto felice, è tra la carne e le verdure.<br />
Ma se iniziamo a parlare di cibo in Campania<br />
abbiamo la possibilità di compiere un meraviglioso<br />
e lunghissimo viaggio tra mille colori, profumi e<br />
sapori. Un’esperienza sensoriale frutto di secolari<br />
contaminazioni, intrisa di storia e tradizioni che si<br />
perpetuano e si rivitalizzano ogni giorno grazie alla<br />
disponibilità inesauribile di prodotti raffi nati ed eccellenze<br />
agroalimentari.<br />
Cucina povera di recupero e cucina di corte, retaggio<br />
degli antichi monzù, si mescolano in un caleidoscopio<br />
di portate che non può non partire da<br />
un grande classico evergreen come gli spaghetti<br />
alle vongole veraci: profumo di mare, tendenza dolce<br />
e sapidità hanno bisogno di vini bianchi agili e<br />
snelli come il Campi Flegrei Falanghina o un Falerno<br />
del Massico Bianco; la Falanghina del Taburno<br />
si fa preferire invece per la pasta e fagioli con le<br />
cozze, un piatto che unisce terra e mare, ricco di<br />
sapore, che si trova a suo agio con la maggiore<br />
struttura del bianco beneventano.<br />
Una ricetta semplice, quanto tradizionale, è l’orata<br />
all’acqua pazza, una cottura delicata con acqua,<br />
sale, olio, aglio e pomodorini, che richiede il garbo e<br />
la gentile mineralità del Fiano di Avellino; il baccalà alla<br />
napoletana con pomodori,<br />
olive di Gaeta e<br />
capperi si esalta invece<br />
con l’esuberanza e<br />
i profumi di un giovane<br />
Cilento Aglianico. Andiamo<br />
ancora in Irpinia<br />
con il Greco di Tufo, un<br />
bianco sui generis con<br />
freschezza da vendere<br />
e un corpo da spendere<br />
su un piatto unico e<br />
sostanzioso come le<br />
candele - rigorosamente<br />
spezzate a mano<br />
- alla Genovese, una<br />
salsa bianca nata dalla<br />
perfetta fusione tra<br />
cipolle, carne e pasta.<br />
Nella mozzarella di<br />
bufala campana l’Asprinio<br />
d’Aversa spumante trova la sua compagna<br />
ideale grazie alla succosa acidità e alla carbonica<br />
minuta che si contrappongono alla tendenza dolce<br />
e alla grassezza del nostro oro bianco.<br />
Concludiamo questa sfi lata di sapori con la “regina”<br />
incontrastata dello street food partenopeo: la<br />
Tommaso Luongo e Monica Piscitelli<br />
pizza Margherita, magari mangiata a portafoglio,<br />
gustata con un calice di un rigoglioso Gragnano<br />
della Penisola Sorrentina.<br />
Prosit!<br />
TOMMASO LUONGO<br />
SOMMELIER<br />
CAMPANIA, LUCKY MARRIAGE BETWEEN FOOD AND WINE<br />
Talking about food in Campania means making a wonderful journey through a thousand colors, aromas and flavors. A sensorial<br />
experience, the result of old contaminations, steeped in history and traditions that are revitalized every day thanks to the<br />
inexhaustible availability of excellent food products. Poor recovery cuisine and court cuisine are mixed: a classic like spaghetti<br />
with clams need agile and lean white wines such as Campi Flegrei Falanghina or a Falerno del Massico Bianco; Falanghina del<br />
Taburno is instead preferred for pasta and beans with mussels, a dish that combines land and sea, rich in flavor.<br />
Taurasi and Aglianico del Taburno are to be drunk on the Ragù sauce, the undisputed protagonist on Sunday with the marriage<br />
between meat and tomato; or on the “married soup”, with meat and vegetables.<br />
The crazy water bream requires Fiano di Avellino; Neapolitan cod with tomatoes goes well with the scents of a young Cilento<br />
Aglianico.<br />
Greco di Tufo, a fresh white Irpinia wine, goes well with Genovese pasta, a white sauce born from the fusion of onions and meat.<br />
In the Campania buffalo mozzarella the Asprinio d’Aversa sparkling wine finds its ideal companion, while the “queen” of the<br />
Neapolitan street food, the Margherita pizza, is to be enjoyed with a Gragnano of the Sorrento Peninsula.<br />
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ANALISI SENSORIALE<br />
PER CONOSCERE IL VINO<br />
L’importanza della sensorialità per esplorare<br />
le relazioni con il cibo ed il mondo rurale<br />
SONO PASSATI più di 30 anni dallo scandalo<br />
del vino al metanolo (17 marzo 1986),<br />
22 persone morirono e molte rimasero lese<br />
irrevocabilmente e persero la vista. L’aggiunta di<br />
alcol metilico al vino fu opera di produttori spregiudicati<br />
per aumentarne in maniera economica<br />
la gradazione alcolica. Ne seguì una caduta dei<br />
consumi interni e una perdita veloce e consistente<br />
delle esportazioni del nostro vino sia in termini<br />
quantitativi che di valore.<br />
A partire da questa data, però, si è avviato un<br />
profondo percorso di<br />
cambiamento della<br />
produzione enologica<br />
in tutto il territorio nazionale;<br />
se fi no a quegli<br />
anni l’obiettivo era<br />
stato produrre elevate<br />
quantità di vino,<br />
successivamente<br />
i produttori hanno<br />
puntato su prodotti<br />
con caratteristiche<br />
qualitative elevate,<br />
riducendo i quintali<br />
di uva/ettaro, migliorando<br />
la qualità dei<br />
grappoli e lavorando<br />
in cantina in modo da<br />
esaltare le caratteristiche<br />
del vitigno.<br />
Negli anni<br />
immediatamente<br />
successivi<br />
il vino<br />
Carmen Corso<br />
non è stato più<br />
inteso come<br />
alimento ma piacere; sono stati recuperati e caratterizzati<br />
i vitigni autoctoni, grazie ai quali sono<br />
stati (ri)scoperti e valorizzati interi comprensori rurali,<br />
fi no ad allora del tutto sconosciuti ed in via di<br />
abbandono.<br />
In seguito a questo<br />
processo è emersa la<br />
consapevolezza che<br />
conoscere le relazioni<br />
con le tradizioni del<br />
mondo rurale, esplorare<br />
il mondo del vino<br />
e del cibo attraverso<br />
la sensorialità, la socialità,<br />
la memoria, la<br />
biodiversità, la tipicità,<br />
la territorialità, consente<br />
di acquisire gli<br />
strumenti necessari<br />
per fare delle scelte<br />
consapevoli e diventare<br />
dei consumatori<br />
attivi (coproduttori);<br />
di conseguenza, si è<br />
manifestata in manie-<br />
ra sempre più pressante la necessità da parte dei<br />
consumatori di comprendere quali sono i parametri<br />
che identifi cano le caratteristiche qualitative<br />
del vino e come si riconoscono.<br />
La risposta a tale esigenza è arrivata dall’utilizzo<br />
dell’analisi sensoriale, ossia lo strumento che<br />
permette di valutare la qualità del prodotto fi nito,<br />
di qualsiasi natura esso sia, a partire dalla materia<br />
prima, che consente di descrivere attraverso<br />
l’uso di tutti i nostri sensi, le sensazioni che può<br />
trasmettere quando lo si assapora.<br />
Attraverso l’analisi sensoriale si descrivono oggettivamente<br />
le caratteristiche organolettiche del<br />
prodotto, se ne valuta l’intensità e si esprime un<br />
giudizio di gradimento su quanto si è percepito.<br />
Da qui, quindi, è diventata sempre più importante<br />
la necessità di comunicare attraverso l’uso<br />
dei sensi il mondo non solo del vino, ma di tutti i<br />
prodotti alimentari organizzando corsi di approccio<br />
alla degustazione, come quelli proposti dal<br />
MAVV, con l’obiettivo di riavvicinare soprattutto i<br />
giovani, ma non solo, al mondo della produzione<br />
agricola per fare acquisire una maggiore consapevolezza<br />
della percezione dei 5 sensi e prendere<br />
coscienza della relazione tra cibo ed emozioni,<br />
cercando di portare al centro del rapporto “uomo-cibo”<br />
il principio del piacere.<br />
L’orecchio per i suoni,<br />
gli occhi per le cose visibili,<br />
il naso per gli odori,<br />
la lingua per i sapori gradevoli o sgradevoli,<br />
il corpo per tutto e per distinguere il freddo dal caldo,<br />
la bocca per la favella (che è l’espressione del pensiero) e per il respiro.<br />
Ecco tutte le fonti delle nostre cognizioni.<br />
CARMEN CORSO<br />
AGRONOMO, ENOLOGA<br />
IPPOCRATE<br />
KNOWING THE WINE WITH SENSORY ANALYSIS<br />
Since the eighties there has been a profound change in wine production in Italy: the producers have focused on high quality<br />
products, improving the quality and working in the cellar to enhance the characteristics of the vine. <strong>Wine</strong> is no longer understood<br />
as food but pleasure; the native vines have been recovered and characterized, thanks to which entire rural areas have been<br />
rediscovered and valued.<br />
Knowing traditional traditions, exploring the world of wine and food through sensoriality, sociality, memory, biodiversity, typicality,<br />
territoriality, allows you to acquire the necessary tools to make informed choices. Consumers want to understand the<br />
parameters that identify the qualitative characteristics of the wine and how they are recognized.<br />
Sensory analysis is the tool that allows to evaluate the quality of the finished product, of whatever nature it is, starting from the<br />
raw material, which allows to describe through the use of all our senses, the sensations that can transmit when the you can<br />
taste it. Through the sensorial analysis the organoleptic characteristics of the product are objectively described, if the intensity<br />
is evaluated and a judgment of appreciation is expressed on what has been perceived.<br />
It is increasingly important to communicate through the use of the senses the world not only of wine, but of all food products by<br />
organizing courses of approach to tasting, such as those proposed by MAVV, to bring young people closer to the world of agricultural<br />
production to make acquire a greater awareness of the perception of the 5 senses and become aware of the relationship<br />
between food and emotions, trying to bring the principle of pleasure to the center of the “man-food” relationship.<br />
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GUARDIENSE:<br />
LA CARICA<br />
DEI MILLE<br />
Nasce dalla cura della terra<br />
e dalla costante ricerca in cantina<br />
il successo sui mercati mondiali<br />
di una delle più grandi cooperative<br />
agricole d’Italia. Lo straordinario<br />
rapporto tra qualità e prezzo<br />
I<br />
A GUARDIENSE, una delle cooperative agricole<br />
più grandi d’Italia, è stata fondata nel 1960 da<br />
33 soci lungimiranti e coraggiosi. Oggi ne conta<br />
circa mille, agricoltori che coltivano a conduzione<br />
diretta più di 1.500 ettari di vigneto situati in collina<br />
a un’altitudine di circa 350 metri sul livello del<br />
mare, dando vita mediamente ad una produzione<br />
annua di circa 200.000 quintali di uve. La Cantina,<br />
guidata da soli tre presidenti in cinquant’anni, ha<br />
saputo adeguarsi ai tempi e al cambiamento dei<br />
mercati, diventando simbolo del progresso tecnologico<br />
per l’intero Sannio, riuscendo sempre a<br />
coniugare esperienza e modernità.<br />
La Guardiense registra nel 2018 una signifi cativa<br />
crescita nella commercializzazione dei suoi vini,<br />
in Italia e all’estero. In particolare, in Europa Falanghina<br />
e Aglianico consolidano le loro posizioni in<br />
Domizio Pigna, Presidente de La Guardiense<br />
Gran Bretagna, Germania e Olanda, con un determinante<br />
aumento dell’export verso Repubblica<br />
Ceca e Polonia, così come, extra UE, si registrano<br />
importanti risultati per Stati Uniti, Canada e Giappone.<br />
“Per la vendemmia 2018 – sottolinea Domizio<br />
Pigna, presidente de La Guardiense – registriamo<br />
un calo quantitativo nella produzione di bianchi e<br />
rossi a causa della grave grandinata che ha colpito<br />
i nostri vigneti, una vera bomba metereologica<br />
con chicchi fi no a 30 cm. A fronte di questa fl essione,<br />
però, i nostri vini aumentano in qualità, soprattutto<br />
i rossi da progetto, grazie all’importante<br />
apporto di Riccardo Cotarella, tra le migliori fi rme<br />
dell’enologia internazionale che da molti anni segue<br />
la nostra attività, e al nostro enologo aziendale<br />
Marco Giulioli”.<br />
A questi si aggiunge la costante<br />
affermazione del Quid,<br />
la Falanghina spumantizzata,<br />
che può contare nello stabilimento<br />
di Guardia Sanframondi<br />
su un moderno impianto<br />
di spumantizzazione,<br />
e la sperimentazione, nella<br />
linea Janare, di un Rosè di<br />
Aglianico.<br />
“La nostra politica di miglioramento<br />
– prosegue il<br />
presidente Pigna – è quella di<br />
condividere la progettazione<br />
con i soci per farli crescere.<br />
Quest’anno puntiamo alla<br />
Certifi cazione di Sostenibilità<br />
Ambientale, che andrà a validare<br />
il processo produttivo<br />
ed a consolidare l’equilibrio<br />
tra qualità e prezzo, che da<br />
sempre contraddistingue i<br />
nostri prodotti. Quest’ultimo<br />
aspetto deve tener sempre<br />
presente la giusta remunerazione<br />
dei nostri soci, ovvero il<br />
principio di mutualità nel reddito<br />
agricolo che è la mission<br />
principale della nostra Cooperativa”.<br />
La qualità si basa su controlli<br />
per tutta la fi liera, a partire<br />
dai vigneti, periodicamente analizzati dai tecnici<br />
de La Guardiense e da Cotarella, con il suo<br />
team specializzato. Questo impegno nel Progetto<br />
Qualità produce vini strutturati come I Mille per<br />
l’Aglianico e I Mille per la Falanghina, dove il riferimento<br />
non è garibaldino, ma riguarda il numero<br />
dei soci della Cooperativa.<br />
Inoltre, La Guardiense presta grande attenzione<br />
alla sostenibilità ambientale facendo uso per<br />
i suoi processi produttivi di energia rinnovabile<br />
proveniente da un proprio innovativo impianto.<br />
“La crescita costante si basa sul lavoro nei vigneti<br />
dei soci – conclude il presidente de La Guardiense<br />
-, con protocolli studiati da Cotarella e dai<br />
nostri tecnici per tutte le fasi di produzione, come<br />
nel caso della scelta dei legni per la maturazione o<br />
della criomacerazione a ghiaccio secco dei bianchi,<br />
lavorati in pressa soffi ce senza ossigeno”.<br />
Un lavoro costante premiato dai numerosi riconoscimenti<br />
che la storica Cooperativa registra<br />
ogni anno in Italia e all’estero.<br />
56<br />
57
Un anno intenso, il 2018, per il Sannio Consorzio<br />
Tutela Vini, scandito da un’intensa<br />
azione di promozione dei vini a Denominazione<br />
di origine della terra sannita. Grande attenzione<br />
riservata ai vini Falanghina del Sannio DOP,<br />
la Denominazione di origine più certifi cata in Campania<br />
e nel Sannio. Quel vitigno che è diventato<br />
anche “ambasciatore” per il riconoscimento del<br />
territorio ”Sannio Falanghina” quale “Città Europea<br />
del Vino <strong>2019</strong>”, conferito da Recevin a cinque comuni<br />
sanniti (Castelvenere, Guardia Sanframondi,<br />
Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso).<br />
Lo scorso settembre, i nettari prodotti dall’affascinante<br />
e poliedrico vitigno sono stati i protagonisti<br />
indiscussi alla presentazione della guida<br />
Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso. Nella cornice<br />
di Palazzo Caracciolo, nel cuore del centro storico<br />
partenopeo, sono stati chiamati a raccolta i pizzaioli<br />
più bravi della Penisola, premiati sotto il segno<br />
di “Pizza e Falanghina del Sannio DOP”.<br />
La prestigiosa guida, giunta alla sesta edizione,<br />
è diventata un importante veicolo di promozione<br />
dei vini ottenuti dal vitigno a bacca bianca più diffuso<br />
in Campania, nel<br />
solco del matrimonio<br />
di sapori, fortemente<br />
connotato sotto il<br />
profi lo storico e culturale,<br />
suggellato agli<br />
inizi del 2015 tra la<br />
Verace pizza partenopea<br />
e la Falanghina<br />
del Sannio DOP.<br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
FALANGHINA, L’ORO DEL SANNIO<br />
Il successo dei vini ottenuti dal prestigioso vitigno campano<br />
Le iniziative di promozione e conoscenza del Consorzio di Tutela<br />
I vigneti sanniti ai piedi del Monte Taburno (foto di Antonio Citrigno)<br />
Nel segno dei vini Falanghina anche la trasferta<br />
in terra lombarda: a dicembre il Consorzio Sannio<br />
è stato a Milano per il <strong>Wine</strong> Day all’Hotel The Westin<br />
Palace.<br />
Nell’ambito della giornata un Banco degustazione<br />
ha off erto un’occasione unica non solo per<br />
i sommelier dell’AIS, ma anche per wine lovers,<br />
addetti ai lavori e operatori della comunicazione<br />
enogastronomica, per conoscere i vini ottenuti<br />
I NUMERI DEL CONSORZIO<br />
Il Sannio Consorzio Tutela Vini, nato nel 1999, conta quasi 400 soci diretti, suddivisi tra viticoltori,<br />
vinificatori ed imbottigliatori e oltre 2.000 viticoltori facenti parte delle cooperative di viticoltori<br />
consorziate.<br />
Tra i suoi principali obiettivi spicca quello di mettere in luce il valore reale e decisivo delle Denominazioni<br />
di Origine (Aglianico del Taburno DOCG, Falanghina del Sannio DOP e Sannio DOP) e<br />
delle Indicazione Geografiche (Benevento IGP) che uniscono un territorio e dei produttori con caratteristiche<br />
di tipicità simili, con una loro storia e una loro cultura, riaffermando la duplice funzione<br />
delle denominazioni di origine, quella di garanzia ma anche quella informativa e di comunicazione<br />
nei confronti del consumatore.<br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
dal vitigno che si caratterizza, tra gli oltre cento<br />
autoctoni della regione, come quello che meglio<br />
riesce a interpretare la Campania in un calice.<br />
Vini piacevoli soprattutto per la grande versatilità<br />
che permette di stappare con sicurezza una<br />
bottiglia nelle situazioni più svariate e di abbinarla<br />
a molteplici tipologie di pietanze: un viaggio sensoriale<br />
per cogliere stili e gusti, una festa della tipicità<br />
e della biodiversità, forze trainanti della vitivinicoltura<br />
sannita.<br />
Tra le attività del Consorzio, anche il seminario<br />
di approfondimento “La Falanghina del Sannio<br />
DOP in 7 note”, per degustare il vitigno Falanghina<br />
in tutti i suoi accenti e le sue declinazioni.<br />
Ha guidato il seminario Guido Invernizzi, relatore<br />
che ha la Campania nel cuore. Una degustazione,<br />
rigorosamente alla cieca, che ha toccato gli<br />
spumanti, i vini fermi, le vendemmie tardive e la<br />
versione passito. Tra queste due vetrine, specifi<br />
catamente dedicate alla Falanghina del Sannio<br />
DOP, si sono inserite tante altre iniziative mirate a<br />
promuovere anche i vini Sannio DOP e l’Aglianico<br />
del Taburno DOCG. A metà novembre è stato il<br />
momento della partecipazione alla ventisettesima<br />
edizione del Merano <strong>Wine</strong>Festival.<br />
La trasferta in Alto Adige, che come quella milanese<br />
è organizzata dalla Valisannio (azienda speciale<br />
della Camera di Commercio di Benevento),<br />
ha proposto per il quarto anno consecutivo l’iniziativa<br />
“Casa Sannio”, vetrina di attrazione di una<br />
folta platea nell’ambito di una delle manifestazioni<br />
europee più importanti per la promozione del vino.<br />
Altro momento particolarmente importante per<br />
le attività del Consorzio è quello dei press tour “Nel<br />
Sannio coltiviamo emozioni”, che da quattro anni<br />
richiamano in terra beneventana – in primavera e<br />
in autunno – operatori della stampa nazionale e<br />
internazionale per scoprire questo ricco territorio<br />
viticolo e degustarne la variegata produzione enologica<br />
a Denominazione di origine, con un’attenzione<br />
particolare rivolta anche alla gastronomia,<br />
alle bellezze paesaggistiche e architettoniche e<br />
alle ricchezze artigianali.<br />
Un’esperienza simile vede protagonisti un<br />
gruppo di buyers e operatori canadesi. Iniziativa<br />
che si concretizza grazie alle opportunità offerte<br />
dall’OCM Vino (Organizzazione Comune dei Mercati<br />
dedicata al settore vitivinicolo). Nell’ambito di<br />
questa programmazione il Consorzio Sannio ha<br />
orientato la propria azione di promozione in Canada,<br />
negli States e in Cina.<br />
Il tour si affi anca alla trasferta in Oriente che<br />
ha animato le prima due settimane di novembre,<br />
quando una delegazione del Consorzio ha fatto<br />
tappa ad Hong Kong e Pechino per la partecipazione<br />
ai Tre Bicchieri Gambero Rosso riservati a<br />
wine lovers, addetti ai lavori e operatori del canale<br />
HoReCa, il settore dell’industria alberghiera.<br />
Sannio Consorzio Tutela Vini<br />
Via Mario Vetrone, Benevento<br />
Tel. +39 0824 1815763<br />
Fax +39 0824 1810857<br />
e-mail: consorzio@sanniodop.it<br />
ww.sanniodop.it<br />
58
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
DAL VESUVIO<br />
4 NUOVE DOC<br />
Il Consorzio guidato da Ciro Giordano<br />
chiede la modifica del disciplinare<br />
IL CONSORZIO TUTELA VINI VESUVIO, nato il<br />
nel luglio 2007, oggi conta quasi 210 soci suddivisi<br />
tra viticoltori, vinifi catori ed imbottigliatori. Con DM<br />
del 24 giugno 2015 è stato riconosciuto dal Ministero<br />
delle Politiche Agricole e Forestali come “Consorzio<br />
tutela vini Vesuvio – Consorzio tutela dei vini DOP Vesuvio<br />
e IGP Pompeiano”, conferendogli le funzioni di<br />
tutela, di valorizzazione e di cura generale degli interessi<br />
connessi alla denominazione di origine protetta<br />
Vesuvio e indicazioni geografi ca protetta Pompeiano.<br />
Con tale decreto il Consorzio ha ricevuto anche il<br />
conferimento dell’incarico di Vigilanza.<br />
Dal 2016 il Consorzio Tutela vini Vesuvio, guidato<br />
da Ciro Giordano, ha intrapreso un nuovo percorso,<br />
con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la conoscenza<br />
delle denominazioni tutelate, riaff ermando il<br />
legame tra le caratteristiche vulcaniche dei suoli e i vitigni<br />
autoctoni. Con la modifi ca al disciplinare di produzione<br />
della DOP Vesuvio, grazie proprio all’impegno<br />
del Consorzio, “Il Caprettone”, vitigno autoctono<br />
della zona vesuviana, confuso per anni con la “Coda<br />
di Volpe”, ha trovato il suo uffi ciale riconoscimento.<br />
Si è aperta così la strada anche alla produzione dei<br />
monovarietali Caprettone, Piedirosso e Falanghina.<br />
Dopo il traguardo raggiunto del 2017 con l’introduzione<br />
dei Contrassegni di Stato su tutte le bottiglie a<br />
DO Vesuvio, il Consorzio nel 2018 è stato protagonista<br />
di una effi cace attività di promozione e valorizzazione<br />
del territorio con la realizzazione di masterclass,<br />
Ciro Giordano, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Vesuvio<br />
incoming internazionali e missioni istituzionali a New<br />
York, per promuovere l’autenticità e biodiversità dei<br />
vini del Vesuvio nel mondo.<br />
“Siamo all’inizio – sottolinea Ciro Giordano, Presidente<br />
del Consorzio - di un lungo percorso fi nalizzato<br />
alla valorizzazione di una delle aree vulcaniche con<br />
profonde radici storiche sia in termini di produzione<br />
che di commercializzazione”.<br />
Tra le principali iniziative di promozione, da segnalare<br />
quella nata dalla collaborazione tra il Consorzio e<br />
l’associazione “Volcanic <strong>Wine</strong>s”, un’esclusiva degustazione<br />
di vini dai suoli vulcanici di tutta la Penisola,<br />
inserita nel programma di “Cyties on Volcanoes”, la<br />
Conferenza Mondiale di vulcanologia tenutasi a Napoli<br />
alla Mostra D’Oltremare. L’obbiettivo del Consorzio<br />
Vesuvio è stato proprio quello di focalizzare l’attenzione,<br />
durante questo summit mondiale, sui vini<br />
prodotti da vigne coltivate sui suoli lavici e sul loro<br />
stretto rapporto con i luoghi di origine.<br />
“Nell’area vulcanica del complesso oggi denominato<br />
Somma-Vesuvio – aggiunge il Presidente Giordano<br />
-, i Romani avevano creato una fi tta rete di<br />
scambi commerciali con epicentro della città di Pompei.<br />
Dobbiamo far rivivere l’antica vocazione vitivinicola<br />
delle nostre aree e farci promotori della qualità<br />
dei vini del Vesuvio”.<br />
Il Consorzio Tutela Vesuvio ha organizzato anche<br />
incoming con giornalisti italiani e operatori americani<br />
per un viaggio alla scoperta del Vesuvio. Un percorso<br />
fi nalizzato non solo alla degustazione delle diverse<br />
etichette delle DOP/ IGT tutelate, ma volto anche a<br />
far conoscere la realtà del suolo vulcanico che richiama<br />
milioni di turisti con la sua duplice entità: il Monte<br />
Somma, originario cratere e zona più antica di produzione<br />
ed il Vesuvio, con le sue vigne che degradano<br />
sul mare.<br />
“Grazie ad una visione comune e la condivisione<br />
di un percorso di valorizzazione, promozione e tutela<br />
delle nostre denominazioni – aggiunge Maurizio Russo,<br />
Vice Presidente del Consorzio -, sono convinto<br />
che riusciremo insieme a creare valore per il nostro<br />
territorio e per i nostri vitivinicoltori. Il consorzio di tutela<br />
rappresenta la nostra casa comune dove condividiamo<br />
idee e progetti con l’obiettivo di accrescere la<br />
reputazione e la sostenibilità delle nostre produzioni”.<br />
L’AREA DOP VESUVIO<br />
La vite, che caratterizza i paesaggi di tutti i Comuni<br />
che compongono il Sistema, è coltivata in modo prevalente<br />
in aziende di Terzigno, Boscotrecase e Trecase.<br />
Poco più della metà (52%) della superfi cie vitata è<br />
dichiarata a Denominazione di Origine Protetta (DOP)<br />
per la produzione del vino Vesuvio DOC e Lacryma<br />
Christi DOC. L’area di produzione della Dop Vesuvio,<br />
che si sovrappone a quella del Parco Nazionale del<br />
Vesuvio, con 1.100 ettari di vigneti interessa gran parte<br />
dei Comuni della fascia pedomontana del Vesuvio<br />
tra cui Boscotrecase, Trecase, San Sebastiano al Vesuvio<br />
e parte dei comuni di Ottaviano, San Giuseppe<br />
Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata,<br />
Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena<br />
Trocchia, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana.<br />
Con la proposta di modifi ca al Disciplinare della<br />
DOC Vesuvio, fortemente voluta dal Consorzio<br />
di Tutela, si è dato il giusto riconoscimento anche<br />
alle tipologie monovarietali, valorizzando i vitigni del<br />
territorio vesuviano in purezza. Rientrano nella Denominazione<br />
“DOC Vesuvio” non solo i vini realizzati<br />
dal bland Caprettone/ Voda di Volpe - Falanghina /<br />
Greco, nella tipologia bianco e Piedirosso - Olivella/<br />
Aglianico nella versione Rosso, anche i monovarietali<br />
quali Caprettone, Falanghina e Piedirosso. Ciò si tradurrà<br />
nella istituzione di 4 nuove possibili denominazioni,<br />
che affi ancheranno la Lacryma Christi, nate da<br />
uve della DOP Vesuvio trasformate in purezza:<br />
• Vesuvio DOP Caprettone<br />
• Vesuvio DOP Piedirosso<br />
• Vesuvio DOP Falanghina<br />
• Vesuvio DOP Aglianico<br />
IGP POMPEIANO<br />
I vini ad IGT “Pompeiano” bianchi, rossi e rosati<br />
devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti<br />
composti, nell’ambito aziendale, da uno o più vitigni<br />
a bacca di colore analogo, idonei per la provincia di<br />
Napoli, iscritti nel registro nazionale delle varietà di<br />
vite per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio<br />
2004, pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale n° 242 del<br />
14 ottobre 2004. L’IGT “Pompeiano”, con la specifi -<br />
cazione di Aglianico, Coda di Volpe bianco, Falangina,<br />
Piedirosso, Sciascinoso, è riservata ai vini ottenuti<br />
da uve a bacca di colore analogo provenienti da<br />
vigneti composti, nell’ambito aziendale, per almeno<br />
l’85% dai corrispondenti vitigni.<br />
60<br />
61
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
LA FONDAZIONE<br />
ENRICO ISAIA<br />
E MARIA PEPILLO<br />
ENTRA<br />
IN ASSIFERO<br />
IMPORTANTE PASSAGGIO quello dell’ingresso<br />
in Assifero annunciato di recente dalla<br />
FONDAZIONE ENRICO ISAIA E MARIA PE-<br />
PILLO, nata un anno fa per volere dell’azienda di<br />
abbigliamento sartoriale ISAIA con l’obiettivo di<br />
tutelare i saperi presenti sul territorio campano.<br />
Diverse le attività messe in campo: dalla ricerca<br />
storica dedicata alla nascita della scuola<br />
sartoriale napoletana ai corsi di lingua napoletana,<br />
da una scuola per giovani sarti ad eventi<br />
come il convegno di presentazione al Teatro di<br />
San Carlo.<br />
ASSIFERO è l’associazione italiana delle fondazioni<br />
di famiglia, di impresa e di comunità che<br />
oggi associa 90 fondazioni ed enti fi lantropici,<br />
espressione di una volontà comune italiana ove<br />
saperi, tradizioni, competenze e risorse fi nanziarie<br />
vengono messi a frutto per lo sviluppo umano<br />
e sostenibile del nostro Paese.<br />
VINI IRPINI, DI MARZO CONFERMATO AL VERTICE<br />
STEFANO DI MARZO riconfermato alla guida<br />
del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia per il<br />
triennio <strong>2019</strong>-2021. Confermata anche la vicepresidente<br />
Marianna Venuti, al fi anco di Di Marzo, .<br />
“Il precedente mandato è stato fondamentale per<br />
gettare le basi e creare le premesse per un lavoro in<br />
profondità, destinato a veicolare in maniera ancora<br />
più attenta e mirata le nostre produzioni sui mercati<br />
nazionali ed internazionali. La promozione dei vini e<br />
del nostro straordinario territorio – precisa Di Marzo –<br />
sarà la mission che ci guiderà nel prossimo mandato”.<br />
Tra i risultati più importanti raggiunti dal Consorzio<br />
nel precedente mandato c’è il conseguimento dell’incarico<br />
“erga omnes”, che abilita l’ente a svolgere le<br />
funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione<br />
non solo nell’interesse dei suoi soci, bensì<br />
Stefano Di Marzo, Presidente<br />
del Consorzio di Tutela Vini d’Irpinia<br />
della fi liera intera dei fruitori delle quattro denominazioni<br />
tutelate (Fiano di Avellino DOCG, Greco di Tufo<br />
DOCG, Taurasi DOCG e Irpinia DOC).
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
Un vigneto coltivato<br />
sui terrazzamenti<br />
della Costiera Amalfitana<br />
I vini della provincia<br />
di Salerno sono espressioni<br />
di un territorio<br />
vasto e variegato<br />
di incomparabile bellezza<br />
di crescere e di dare reddito ai produttori. Non è<br />
un caso che le aziende con vino Doc e Igp della<br />
provincia di Salerno sono quelle che hanno anche<br />
le migliori performance in termini di fatturato ed<br />
export, con oltre il 40 per cento della produzione<br />
esportata nei mercati esteri”.<br />
“Il domani della vitivinicoltura della provincia di<br />
Salerno – conclude Luigi Scorziello, Presidente<br />
del Consorzio - dipende da come si intende valorizzare<br />
ora questa risorsa, e da quanto gli attori<br />
della fi liera sapranno condividere un’idea progetto<br />
che sia comune per il futuro”.<br />
SALERNO, TESORO DA SCOPRIRE<br />
I progetti per la filiera del Consorzio guidato da Luigi Scorziello<br />
IL “CONSORZIO Vita Salernum Vites” nasce<br />
nel 2012 come associazione senza fi ni di lucro,<br />
regolamentata dall’articolo 2602 del Codice Civile,<br />
promosso dagli operatori economici coinvolti<br />
nelle singole fi liere con la precisa funzione di tutelare<br />
le produzioni vitivinicole Doc e Igp territorialmente<br />
riconosciute dalla normativa comunitaria.<br />
A tal fi ne, ha ottenuto con Decreto Ministeriale n.<br />
42292 del 09/06/2015 il riconoscimento e l’attribuzione<br />
dell’incarico a svolgere le funzioni di tutela,<br />
promozione, valorizzazione, informazione del<br />
consumatore e cura generale degli interessi (di cui<br />
all’art. 17 comma 1 e 4 del D. Lgs. 8 <strong>Aprile</strong> 2010<br />
n. 61) per le DOC Cilento, DOC Castel San Lorenzo<br />
e la IGP Paestum e la IGP Colli di Salerno.<br />
Successivamente, con integrazione al decreto del<br />
9 giugno 2015, gli è stato riconosciuto l’incarico<br />
a svolgere analoghe funzioni e cura generale degli<br />
interessi di cui all’articolo 41, commi 1 e 3 della<br />
legge 12 dicembre 2016 n. 238, per la DOC “Costa<br />
d’Amalfi ” (Decreto Ministeriale n. 39417 del 17<br />
maggio 2017).<br />
“Siamo chiamati a svolgere importanti compiti<br />
istituzionali – sottolinea Luigi Scorziello, Presidente<br />
del Consorzio - e a intervenire in rappresentanza<br />
e a tutela di tutte le imprese che partecipano<br />
alla produzione delle denominazioni per cui ha ottenuto<br />
tale riconoscimento. In particolare per le<br />
DOC Cilento, DOC Castel San Lorenzo e la IGP<br />
Paestum e la IGP Colli Di Salerno svolge tali compiti<br />
in rappresentanza e a tutela di tutte le imprese<br />
siano esse consorziate o meno”.<br />
Oggi il Consorzio conta 130 soci eff ettivi: possono<br />
aderire tutti gli utilizzatori delle DOP e IGP<br />
Luigi Scorziello, Presidente<br />
del Consorzio Vita Salernum Vites<br />
tutelate che esercitano una o più attività produttive<br />
di viticoltura, vinifi cazione e imbottigliamento.<br />
UN POTENZIALE DA RECUPERARE<br />
Sono oltre 3mila (3138) gli ettari vitati in provincia<br />
di Salerno, ma appena il 10% delle produzioni<br />
è certifi cato. Un potenziale da recuperare.<br />
I vitigni a bacca nera più coltivati sono le varietà<br />
barbera e aglianico mentre, per il bianco, malvasia<br />
e fi ano. Il territorio esprime tre Doc e due Igp<br />
per quasi 2 milioni di bottiglie prodotte ogni anno;<br />
la doc con maggiore produzione è il Cilento con<br />
quasi 70 ettari e una produzione di quasi 4mila<br />
ettolitri.<br />
Purtroppo negli anni molte sono le quote vitate<br />
andate perse. E’ il caso, per esempio, della<br />
Doc Castel San Lorenzo di cui restano scarsi 10<br />
ettari certifi cati per pochissime bottiglie prodotte.<br />
“La certifi cazione è un valore aggiunto per la<br />
produzione – aggiunge il Presidente Scorziello -;<br />
da sola, la qualità non basta. Il vino certifi cato è<br />
sempre più importante e solo questo può permettere<br />
alla nostra agricoltura di essere competitiva,<br />
Via Roberto Wenner 62<br />
84131 Salerno<br />
Web site: www.consorziovinisalerno.it<br />
Email: info@consorziovinisalerno.it<br />
Pec: consorziosalernumvites@mailegale.it<br />
64<br />
65
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
LE SIGNORE DEL VINO<br />
IL PACKAGING TROVA CASA<br />
Nazionale Le Donne del Vino è stata presentata uffi cialmente durante Vinitaly<br />
1988: allora era costituita da una ventina di socie che ben presto videro radunarsi intorno a<br />
L’Associazione<br />
sé decine di altre protagoniste del mondo del vino, fi no a raggiungere più di 800 socie. Scopo<br />
del sodalizio promuovere la conoscenza e la cultura del vino attraverso il contributo di esperienze e<br />
conoscenze di donne impegnate in questa mission in settori diversi, ma complementari. L’impostazione<br />
trasversale fu anticipatrice dell’evoluzione successiva della presenza femminile nel mondo del<br />
vino e oggi a tutti gli effetti possiamo considerarla un’idea fortemente innovatrice.<br />
Per essere ammesse nell’associazione occorre avere un vissuto professionale legato alla vigna e<br />
alla cantina e da qui alla tavola, quindi produttrici, ristoratrici, sommelier, enologhe. E inoltre giornaliste<br />
di settore, carta stampata e blogger, responsabili della comunicazione e del marketing di aziende<br />
vinicole. L’ammissione di quest’ultima categoria la dice lunga sull’importanza della comunicazione<br />
nella prospettiva delle attività dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.<br />
Particolarmente signifi cativa la presenza della campania al vertice dell’Associazione con la Vice<br />
Presidente Daniela Mastroberardino, la Past President Elena Martisciello, la Consigliera nazionale<br />
Lorella Di Porzio, e la Presidente Regionale Valentina Carputo.<br />
GRAFICA METELLIANA,<br />
con sede a Mercato<br />
San Severino (SA), conta<br />
oggi più di 70 dipendenti e<br />
un fatturato medio di 10 milioni<br />
di euro. Il core business dell’azienda<br />
è la comunicazione<br />
below the line (cataloghi, libri<br />
e volumi, brochure, opuscoli,<br />
identità visiva, etc.), la progettazione e la realizzazione<br />
di packaging e shopping bag. Presente<br />
su tutto il<br />
territorio<br />
nazionale,<br />
Grafi<br />
ca Metelliana<br />
si<br />
avvale di<br />
un parco<br />
macchine<br />
completo,<br />
che<br />
permette<br />
la gestione<br />
dell’intero ciclo di lavorazione, dal fi le al CTP,<br />
con studio e realizzazione di prototipi.<br />
Dal 2016, ha acquisito Oneprint, che si occupa<br />
di stampa digitale di grande formato. La produzione<br />
è centralizzata nella sede di Cava de’<br />
Tirreni (SA). Specializzata nella progettazione, realizzazione<br />
ed istallazione di prodotti per l’indoor<br />
e l’outdoor, Oneprint off re un’ampia gamma di<br />
soluzioni per privati, aziende, agenzie pubblicitarie,<br />
musei, società della GDO e retailer.<br />
commerciale@grafi cametelliana.com<br />
089 349392<br />
www.unioneitalianavini.it<br />
info@uiv.it
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
BOLLICINE PER OGNI OCCASIONE<br />
CANTINE FOSCHINI<br />
A Guardia Sanframondi, tra le dolci colline del Sannio Beneventano, le cui condizioni<br />
pedoclimatiche trovano un “terroir” quanto mai idoneo alla coltivazione di uliveti e<br />
vigneti, la famiglia Foschini, ormai alla terza generazione, coniuga tradizione e nuove<br />
tecniche off erte dalla moderna enologia che garantiscono l’alta qualità dei vini. La<br />
cantina, completamente ristrutturata agli inizi del 2000 offre al visitatore un ambiente<br />
di sapore antico, essendo ubicata in un locale risalente al ‘700, al tempo di “Guardia<br />
delle sole”, allorché l’attività prevalente di questo paese era la concia delle pelli.<br />
Da accurate uve di falanghina sapientemente lavorate sotto l’attenta guida dell’enologo<br />
Marco Ciarla, nasce uno spumante brut metodo charmat, dal perlage sottile<br />
e persistente. Le uve vengono raccolte a mano, selezionate, pressate, lasciate<br />
fermentare a temperatura controllata in acciaio; predisposto il vino base viene fatto<br />
rifermentare sui lieviti selezionati per alcuni mesi. Completa l’affi namento in bottiglia<br />
Zona di produzione: provincia di Benevento a 200/400 metri sul livello del mare. Gradazione<br />
alcolica: 12.5% vol. Prima annata di produzione: campagna 2012 / 2013.<br />
www.cantinefoschinisrl.com<br />
CHALET CIRO<br />
Si chiama “cassata cannolata” ed è la ricetta innovativa<br />
e orginale di un grande classico della<br />
gastronomia italiana: la nuova cassata preparata<br />
a Mergellina dai maestri pasticceri dello Chalet<br />
Ciro, una delle migliori pasticcerie di Napoli dal<br />
1952, punto di riferimento indiscusso per la produzione<br />
dolciaria della città. La cassata cannolata<br />
è un rilancio dei prodotti legati alla tipicità del<br />
territorio, realizzata in una dolcezza unica e molto<br />
ricercata. L’interno è uguale alla classica cassata:<br />
strati di soffi ce pan di spagna con un ripieno di<br />
delicatissima crema di ricotta, farcita da frutta candita e gocce di cioccolato fondente, che si adagiano<br />
sopra un disco croccante ricavato dalla scorza del cannolo siciliano. Non è fondant di zucchero né marzapane<br />
il topping, ma una glassa specchio al cioccolato bianco, presentata in un’elegante e sontuosa<br />
versione con una decorazione di arance candite e macarons.<br />
www.chaletciro.it<br />
CANTINE IORIO<br />
DE VIVO<br />
Una storia che ha origine prima della Seconda Guerra Mondiale una storia raccontata da ogni singola<br />
prelibatezza della pasticceria De Vivo. Nella nascente Pompei degli anni ‘30, i nonni De Vivo avevano<br />
un importante e rinomato panifi cio in cui vigeva una regola fondamentale: l’utilizzo del lievito madre.<br />
Sessant’anni e due generazioni dopo, la stessa regola vive ancora nei lieviti della pasticceria De Vivo,<br />
oggi capitanata da Marco con l’ausilio della moglie Ester e la fi glia Simona.<br />
I lievitati De Vivo sono nati sotto la “regola” del lievito madre, seguendo un lungo percorso di crescita,<br />
una lievitazione di 36 ore. Del resto, si sa, per le cose buone non bisogna avere fretta e Marco De<br />
Vivo, con il Pastry Chef Vincenzo<br />
Faiella e al suo team, ogni giorno<br />
lavora con passione alle ricette<br />
di una volta. Con la semplicità di<br />
quando la preparazione di un dolce<br />
era un rito lento e dovizioso.<br />
www.lapasticceriadevivo.it<br />
A Torrecuso, nel cuore del Sannio e ai piedi del Monte<br />
Taburno, in un’area da sempre vocata alla produzione<br />
vitivinicola, Cantine Iorio produce vini di qualità<br />
con le migliori uve selezionate del territorio, utilizzando<br />
il know-how e le competenze dei viticoltori locali.<br />
Se da un lato si è pensato alla tradizione e al territorio,<br />
dall’altro si è voluto dar vita ad una cantina con<br />
moderni impianti di produzione per la spumantizzazione<br />
in proprio. L’idea era infatti quello di creare un<br />
connubio perfetto di tradizione e modernità. Gli spumanti,<br />
che provengono rigorosamente da uve 100%<br />
Falanghina, sono prodotti utilizzando un metodo misto:<br />
Charmat Lungo e metodo ancestrale (spumantizzazione<br />
da mosto d’uva senza zuccheri aggiunti,<br />
permettendo che la fermentazione avvenga con i soli<br />
zuccheri presenti nell’uva).<br />
www.cantineiorio.it<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
PASQUALE MARIGLIANO<br />
CARPUTO VINI<br />
Phlegràis in greco signifi ca ardente ed è<br />
in questi terreni ricchi di ceneri, tufi e lapilli<br />
che nascono i vini Carputo. L’Azienda<br />
Agricola, una realtà familiare, ha nove<br />
ettari di proprietà sulla collina di Viticella,<br />
dove la coltivazione è concentrata soprattutto<br />
sui vitigni autoctoni a piede franco, la<br />
Falanghina e il Piedirosso del Campi Flegrei<br />
DOC.<br />
Una realtà giovane e dinamica, saldamente<br />
legata alla tradizione, che mira a rafforzare<br />
e valorizzare la cultura della terra e<br />
punta a consolidare la qualità dei propri vini. Nella produzione trovano spazio la<br />
briosa Falanghina frizzante, Lapilli e Millenium, il Cru Collina Viticella. Completano<br />
la gamma una grappa da Falanghina e una d Piedirosso barricata.<br />
Pasquale Marigliano da quando piccolissimo ha scoperto<br />
la sua vocazione per la pâtisserie non ha più smesso<br />
di inseguire il suo sogno. Formatosi a Parigi, elabora una<br />
nuova idea di maître pâtissier che si ispira alla fi gura di<br />
Pierre Hermé. Da qui il passo alle pasticcerie francesi<br />
più rinomate è breve: matura la sua formazione presso<br />
“Fauchon” e “Le Notre”, seguendo stage di perfezionamento<br />
sulla lavorazione della viennoiserie, del pastigliaggio<br />
e dello zucchero soffi ato, tirato e colato.<br />
Nel 1999 diventa membro dell’Accademia Maestri Pasticcieri<br />
Italiani e nello stesso anno ottiene la medaglia<br />
d’oro al 4º salone culinario mondiale a Basilea. Nel 2000<br />
apre la sua Pâtisserie all’ombra del Vesuvio e si concentra<br />
su una nuova fi losofi a del gusto, con l’intento di educare la sua clientela ad una pasticceria italiana<br />
rivisitata in chiave moderna e di qualità. Il tutto sempre controcorrente.<br />
La sua consacrazione arriva nel 2003, al SIGEP di Rimini, con il titolo di Campione Italiano di Pasticceria.<br />
Il suo laboratorio è un vero e proprio paradiso dei sapori più diversi: da qui escono infatti veri e propri capolavori,<br />
come i dolci tipici napoletani (pastiera, sfogliata, cassata napoletana, caprese) ma soprattutto il<br />
cioccolato che Pasquale lavora in tante creative varianti, in vetrina anche nell’ampia sede di Nola.<br />
70<br />
www.pasqualemarigliano.it<br />
SALVATORE GABBIANO<br />
E’ una rosa rossa, ricca di petali e dal profumo intenso,<br />
proveniente dalla Cina, quella su cui recentemente il Dipartimento<br />
di Agraria dell’Università Federico II, in collaborazione<br />
con il Laboratorio di Ricerche Applicate della<br />
Soprintendenza di Pompei, ha condotto uno studio di ricerca,<br />
indagandone la presenza e l’utilizzo nell’antica città<br />
di Pompei e nell’intera area vesuviana. Da questi studi è<br />
scaturita la pubblicazione “La Rosa Antica di Pompei”, edita<br />
da L’Erma di Bretschneider, da cui Salvatore Gabbiano,<br />
maestro pasticcere e acclamato professionista dell’arte dolce a Pompei, ha preso spunto per il nome del<br />
suo lievitato, che è un omaggio alla bellezza e alle donne.<br />
Sarà che la moglie, nonché sua collaboratrice, si chiama Rosa; sarà che, grazie al padre, mosaicista presso<br />
gli scavi archeologici, ha conosciuto sin da piccolo il fascino delle domus pompeiane; sarà che Salvatore<br />
Gabbiano, membro dell’Accademia Italiana, alla città antica ha già dedicato alcune sue creazioni di successo,<br />
come il Dolce dei Misteri e Settanta9 dC. in occasione della terza edizione di “Pasticceri & Pasticcerie”,<br />
l’evento riservato ai migliori maestri pasticceri d’Italia premiati dalla guida del Gambero Rosso, Salvatore<br />
Gabbiano presentato il suo dolce “Rosa antica”, dedicato alla regina dei fi ori..<br />
CASA SETARO<br />
Casa Setaro ha i suoi vigneti che si arrampicano lungo le pendici del Vesuvio,<br />
una zona fertile dalla grande biodiversità. Questa terra ha consentito alla<br />
famiglia Setaro di coltivare per decenni, e in modo tradizionale, le uve tipiche<br />
campane come il Piedirosso, l’Aglianico, la Falanghina e un’uva speciale<br />
che cresce solo qui: il Caprettone. La Cantina è un tutt’uno con la casa di<br />
famiglia ed è stata scavata sotto di essa in modo da godere delle specifi cità<br />
della roccia vulcanica del Vesuvio che i consente di avere tutto l’anno una<br />
temperatura e un’umidità perfette per la vinifi cazione. Tutti i vini nascono da<br />
processi moderni, ma sempre nel rispetto dei tempi tradizionali perché fare<br />
vino richiede amore per la Natura, conoscenza della terra, passione e dedizione.<br />
In ogni bottiglia si rivivono tutta la magia e le sensazioni che si provano<br />
camminando tra le vigne ed immergendo le mani nella terra.<br />
Pietrafumante è un Caprettone Spumante (metodo classico), con uve della<br />
terra vulcanica dell’Alto Tirone, ricca di potassio e di microelementi, che<br />
conferiscono un profumo minerale con sentori fl oreali di ginestra del Vesuvio.<br />
www.casasetaro.it<br />
71<br />
www.gabbianopasticceria.it
Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
POPPELLA<br />
FONTANA REALE<br />
Sul dorso di una collina di 380 metri s.l.m. alle spalle della<br />
città di Benevento con una meravigliosa vista sulla vallata<br />
del fi ume Calore l’Azienda Agricola Fontana Reale svolge<br />
la sua attività mettendo a disposizione prodotti genuini e di<br />
qualità, quali vino, olio e miele, tutto rigorosamente prodotto<br />
da Agricoltura Biologica. Una selezione di piaceri purissimi<br />
da gustare ed assaporare che portano i sapori del territorio<br />
sulla tua tavola. Una tradizione tramandata da secoli<br />
da diverse generazioni, ed oggi nel rispetto della stessa per<br />
offrire le migliori condizioni per la protezione dell’ambiente<br />
e la garanzia del consumatore.<br />
Due gli spumati: uno prodotto da uve dei cloni (Aglianico<br />
del Vulture e Aglianico del Taburno), l’altro con uve di falanghina<br />
del Sannio.<br />
www.fontanareale.com<br />
SAL DE RISO<br />
È uno dei pasticceri più amati e ricercati in Italia ed all’estero: Sal De Riso ha saputo tracciare un percorso<br />
che, fortemente radicato al territorio della Costa d’Amalfi , con i suoi profi mi e colori, coniuga in pieno tradizione<br />
e innovazione. Sal De Riso sperimenta nuove strade tutte tese a salvaguardare sempre più l’identità<br />
italiana, orientandosi verso una pasticceria “sostenibile” sana, leggera e bilanciata.<br />
Per il <strong>2019</strong> le sue propooste sono: PoIvere di Stelle, un soffi ce Pan di Spagna arricchito con le nocciole di<br />
Giffoni, crema gianduia, gelée alla mela annurca campana e mandarino; il Biscotto Stregato alle mandorle,<br />
farcito con crema al cioccolato<br />
e una leggera crema alla vaniglia<br />
al profumo di liquore Strega.<br />
E, infi ne, il Girotondo alle<br />
mandorle e limone dove, a fare<br />
da base, c’è una pasta frolla<br />
alle mandorle, guarnita con<br />
marmellata di Limone Costa<br />
d’Amalfi IGP, pasta di mandorle<br />
e crema leggera al cioccolato<br />
bianco, vaniglia e lime.<br />
www.salderiso.it<br />
Poppella, storico laboratorio della Sanità, con i suoi “Fiocchi<br />
di Neve” ha conquistato la gola e il gusto non solo dei<br />
napoletani. La fama della specialità di Ciro, nipote della<br />
storica fornaia del quartiere, ha travalicato da tempo<br />
i confi ni nazionali ed oggi è diventato un vero e proprio<br />
brand, sinonimo non solo di genuinità e sapore, ma anche<br />
di solidarietà e attenzione per il sociale. Parlare di<br />
Poppella oggi non signifi ca solo pensare al “Fiocco di<br />
Neve”: Ciro Scognamillo, ma ormai per tutti “Poppella”,<br />
dal nome della nonna che, con il nonno Raff aele aveva<br />
aperto nel rione Sanità un forno, oggi è un imprenditore<br />
che ha saputo mantenere intatti i caratteri artigianali delle<br />
sue produzioni, e soprattutto ha conservate ben salde le<br />
radici nel luogo delle soe origini. Oggi Poppella è un’azienda<br />
con una struttura presente in tutta Italia attraverso<br />
una distribuzione altamente qualifi cata, con una grande<br />
attenzione al valore della produzione e alla formazione dei giovani pasticcieri, provenienti proprio dallo storico<br />
quartiere. Poppella è una tappa imperdibile per turisti e napoletani, con due punti vendita, in Via Arena<br />
alla Sanità, 28/29 e in Via Santa Brigida, 69/70, ed un laboratorio-accademia aperto ai giovani.<br />
72<br />
www.pasticceriapoppella.com<br />
ROSSOVERMIGLIO<br />
Rossovermiglio ha origine da una centenaria tradizione familiare di viticoltori<br />
a Paduli, in terra sannita. Già nel lontanissimo 1800 la famiglia<br />
Verlingieri produceva uve e vini rossi di qualità; oggi l’aziendaè guidata<br />
dal 1988 da Piero Verlingieri che nel 1992 cominciò a reimpiantare<br />
vigneti, preferendo ai vini campani rossi della tradizione familiare quelli<br />
bianchi. Per Piero e Maria Teresa Verlingieri produrre vino di qualità signifi<br />
ca seguire una disciplina ferrea in vigna come in cantina, nel pieno<br />
rispetto della tradizione locale, e della valorizzazione del territorio.<br />
Nei 18 ettari di vigneto si coltivano prevalentemente vitigni a bacca<br />
bianca autoctoni quali la Falanghina, il Fiano, e il Greco, fatta eccezione<br />
però per una superfi cie di Aglianico che in parte viene vinifi cato<br />
in bianco. Le “bollicine” di Rossovermiglio sono Animanera, Spumante<br />
Extra Dry Sannio DOC frutto della vinifi cazione in purezza di una<br />
selezione delle migliori uve Aglianico; e Frenesia, Spumante Metodo<br />
Charmat Sannio DOC, su base Falanghina.<br />
www.rossovermiglio.com<br />
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Maggio <strong>2019</strong><br />
Maggio <strong>2019</strong><br />
RANIERI<br />
Dalle pasticcerie Ranieri di Napoli e Pozzuoli<br />
una nuovissima “Cassata Pink”, una cassata<br />
al forno realizzata con ricotta fresca di pecora<br />
e frutti di bosco che conferiscono il colore al<br />
dolce. Alla bontà del prodotto anche in questa<br />
nuova proposta dolciaria l’art creator Gianluca<br />
Ranieri aggiunge il suo tocco fashion nella presentazione<br />
del dessert.<br />
La cassata al forno sarà disponibile anche nella<br />
versione al cioccolato fondente e in quella con<br />
sola ricotta per gli amanti della tradizione.<br />
La Pink va ad arricchire la “collezione” di cassate<br />
di Gianluca Ranieri andando ad aggiungersi<br />
alla già molto apprezzata versione “light” in cui<br />
la glassa di zucchero, che alcuni trovano eccessivamente<br />
dolce, venne sostituita con una più delicata mousse di ricotta.<br />
Gianluca Ranieri, ideatore dei dolci di Ranieri Pasticcerie, ha un passato di designer di accessori moda, ma<br />
è sempre stato innamorato della cucina e soprattutto della pasticceria. La sua passione sono le torte.<br />
MASSERIA CAMPITO<br />
Una storia che si perde nella notte dei tempi, quando la<br />
rigogliosa terra di Aversa si chiamava Liburia, in cui esisteva<br />
“uva che non aveva uguali”.<br />
Le cugine Di Martino, Francesca, Claudia, Simona, e Ludovica,<br />
dal 2000 si sono dedicate, nella loro proprietà, alla<br />
coltivazione di uve di Asprinio, vitigno autoctono dell’ Agro<br />
Aversano, già coltivato ad alberata, ma purtroppo a rischio<br />
di estinzione. I risultati, più che lusinghieri, hanno premiato<br />
l’ adozione del più moderno impianto a spalliera. Il tutto<br />
portato avanti con impegno e dedizione assoluta, ispirati<br />
da una forte passione per il territorio. In questa azienda, di<br />
piccole dimensioni ma che realizza prodotti di eccellenza,<br />
si incontrano il passato, nel vitigno di nobile tradizione, e il<br />
futuro nei moderni sistemi di coltivazione della vite e della<br />
produzione del vino.<br />
www.masseriacampito.it<br />
www.ranieripasticcerie.it<br />
VILLA MATILDE<br />
Severus, fortis, ardens: così veniva defi nito l’antico Falerno, il vino<br />
più famoso della letteratura classica scomparso agli inizi del ‘900 e<br />
riportato in vita negli anni ‘70 nei vigneti delle colline di Villa Matilde,<br />
alle pendici del vulcano spento di Roccamonfi na.<br />
Il legame con la cultura e le tradizioni del territorio è quindi il principio<br />
della storia e il fondamento della fi losofi a di quest’azienda.<br />
Il vino, a Villa Matilde, è fatto oggetto di studio e di ricerca per l’individuazione<br />
dei vitigni che un tempo avevano dato vita ai vini più antichi<br />
di questa terra, come l’Aglianico, cioè l’antico Hellenico; il Piedirosso<br />
da cui, insieme allo stesso Aglianico, si ottiene Falerno rosso; l’uva<br />
Falanghina da cui nasce il Falerno bianco. Il richiamo al passato è<br />
sempre arricchito da rivisitazioni e modernizzazioni attraverso l’utilizzo<br />
di strumenti pionieristici. L’innovazione qui non si limita alla<br />
tecnologia, è frutto di un pensiero creativo che fa del territorio e degli<br />
uomini la propria forza.<br />
www.villamatilde.it<br />
SALVATORE CAPPARELLI<br />
Nella pasticceria di Napoli di Salvatore Capparelli,<br />
in via dei Tribunali, si fondono tradizione<br />
e modernità. Dal laboratorio nel centro storico<br />
vengono realizzati i migliori dolci della tradizione<br />
napoletana, come il babà e le sfogliatelle,<br />
esportati in tutto il mondo.<br />
Tra i suoi clienti, Pino Daniele era golosissimo<br />
dei biscotti all’amarena di Salvatore, che<br />
si faceva arrivare nella sua casa romana. Altro<br />
grande estimatore dei dolci di Capparelli è lo<br />
stilista Domenico Dolce, conosciuto in occasione<br />
della sfi lata dell’aprile 2016 nel centro<br />
storico di Napoli, per celebrare i 30 anni del<br />
marchio D&G.<br />
Da non perdere assolutamente la sfogliata riccia<br />
e il babà gigante.<br />
www.salvatorecapparelli.com<br />
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WINE EXPERIENCE<br />
<strong>Wine</strong> <strong>Experience</strong>-MAVV Magazine( 葡 萄 酒 体 验 -MAVV 杂 志 ) 是 一 本 研 究 葡 萄 酒<br />
的 新 锐 杂 志 , 杂 志 中 包 含 了 Museo dell’Arte del Vino e della Vite( 葡 萄 酒 相 关 的 艺<br />
术 博 物 馆 、 葡 萄 酒 陈 列 馆 和 葡 萄 酒 庄 园 ) 的 信 息 。 凭 借 着 第 一 无 二 的 版 面 设 计 ,<br />
数 字 杂 志 会 以 PDF 格 式 并 伴 随 着 英 文 对 照 版 本 呈 现 给 各 位 读 者 , 本 杂 志 的 目 的 是<br />
向 全 世 界 的 葡 萄 酒 爱 好 者 和 葡 萄 酒 行 业 的 运 营 商 们 介 绍 意 大 利 最 顶 尖 的 葡 萄 酒 ,<br />
并 向 他 们 介 绍 不 同 产 地 的 葡 萄 酒 以 及 意 大 利 的 专 业 的 酿 酒 技 术 。 总 之 ,WINE<br />
EXPERIENCE( 葡 萄 酒 体 验 ) 旨 在 提 升 葡 萄 酒 的 文 化 , 艺 术 品 味 和 与 之 相 关 的 生<br />
活 方 式 。<br />
YOURWINE 应 用 程 序<br />
“ 葡 萄 酒 寻 秘 之 旅 ” 项 目 允 许 消 费 者 前 往 他 们 钟 爱 的 葡 萄 酒 的 庄 园 , 了 解 葡 萄 酒 的 诞<br />
生 、 成 长 和 发 展 的 过 程 , 并 可 亲 自 协 助 葡 萄 酒 的 酿 造 来 了 解 葡 萄 酒 的 进 化 过 程 。<br />
移 动 应 用 程 序 非 常 简 单 , 在 移 动 应 用 程 序 小 工 具 中 可 以 找 到 在 全 世 界 范 围 内 , 无<br />
论 是 在 售 还 是 定 制 款 葡 萄 酒 的 所 选 用 的 葡 萄 和 葡 萄 栽 培 的 相 关 信 息 。 此 外 , 在 移<br />
动 应 用 程 序 , 用 户 还 可 以 根 据 自 己 喜 好 的 葡 萄 酒 类 型 来 选 择 一 排 或 多 排 葡 萄 藤 来<br />
进 行 培 养 , 用 户 将 有 机 会 与 酿 酒 师 进 行 直 接 对 话 和 情 感 交 流 , 询 问 和 接 收 信 息 。<br />
葡 萄 酒 体 验 将 通 过 应 用 程 序 中 的 葡 萄 酒 注 释<br />
(<strong>Wine</strong> Note) 功 能 来 进 行 体 验 和 条 款 的 反 馈 追 踪 。<br />
Eugenio Gervasio 先 生<br />
MAVV 创 始 人 兼 首 席 执 行 官<br />
葡 萄 酒 文 化 , 地 域 文 化<br />
Museo dell’Arte, del Vino e della Vite (MAVV – WINE ART MUSEUM)( 葡 萄 酒 艺 术<br />
博 物 馆 、 葡 萄 酒 陈 列 馆 和 葡 萄 酒 庄 园 ) 是 由 一 群 专 业 的 管 理 人 士 和 业 内 人 士 ( 包 括<br />
Eugenio Gervasio,Paolo Fiorentino 和 Francesco Castagna 在 内 ) 一 起 进 行 打 造 的 , 旨<br />
在 在 科 学 和 历 史 领 域 , 向 全 世 界 推 广 葡 萄 酒 的 艺 术 、 文 化 遗 产 , 并 促 进 葡 萄 酒 酿 造<br />
的 经 济 发 展 。 该 博 物 馆 中 设 有 一 个 著 名 的 科 学 委 员 会 , 该 科 学 委 员 会 是 由 那 不 勒 斯<br />
腓 特 烈 二 世 大 学 的 农 业 系 专 家 所 组 成 的 。MAVV 的 总 部 设 在 波 蒂 奇 宫 的 博 物 馆 中 ,<br />
可 乘 坐 那 不 勒 斯 地 铁 到 达 , 博 物 馆 结 构 是 由 多 种 感 官 方 式 所 组 成 的 , 这 是 一 种 新 兴<br />
的 葡 萄 酒 体 验 方 式 , 可 有 助 于 参 观 者 更 加 深 入 的 了 解 葡 萄 酒 酿 造 。 文 化 和 教 育 展 览<br />
活 动 会 以 艺 术 与 文 化 之 间 的 密 切 关 系 为 基 础 , 将 通 过 品 味 与 美 感 、 葡 萄 酒 与 视 觉 艺<br />
术 、 考 古 、 时 尚 和 娱 乐 相 结 合 的 活 动 进 行 开 展 。 所 有 这 一 切 , 通 过 多 媒 体 展 览 、 实<br />
验 室 参 观 和 感 官 路 径 , 结 合 创 新 和 传 统 的 形 式 为 您 进 行 呈 现 。<br />
www.museoartevino.it | www.wineartmuseum.com | info@museoartevino.it