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PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - luglio ag. 2019

Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)

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SPECIALE FESTA <strong>DI</strong> <strong>SAN</strong> <strong>LEOPOLDO</strong><br />

E l’autore sacro commenta: perché «nessuno<br />

può vedere» il mio volto e «restare in vita».<br />

Abbiamo visto il volto di Dio, che si è<br />

manifestato nel volto di Gesù di Nazaret, suo figlio,<br />

il figlio di Dio. Ma nessuno di noi ha avuto la gioia<br />

di poter vedere il volto di Gesù. Per quanto l’arte,<br />

i poeti, gli artisti possano esprimere, il più<br />

possibile, la forza creatrice che posseggono…<br />

il volto di Gesù noi non lo conosciamo.<br />

Non è neanche l’interesse degli evangelisti<br />

doverci dire i tratti caratteristici della persona di<br />

Gesù. Non sappiamo il colore dei suoi occhi, la sua<br />

fisionomia, l’altezza. In fondo, non conosciamo<br />

nulla. Però, conosciamo il mess<strong>ag</strong>gio, conosciamo<br />

la parola, conosciamo i segni che lui ha compiuto.<br />

Siamo dunque, fratelli miei, destinati a non<br />

conoscere il volto di Dio? Penso proprio di no.<br />

Il volto di Dio si trasmette, si rende visibile<br />

laddove ci sono persone che si amano! Questo<br />

è quanto l’evangelista Giovanni ci dice nella prima<br />

lettura che abbiamo ascoltato.<br />

Padre Leopoldo è diventato un segno della<br />

presenza di Dio nella nostra vita. È stato, per<br />

i suoi contemporanei, un’espressione vivente<br />

mediante la quale si poteva vedere il volto di Dio,<br />

l’<strong>ag</strong>ire di Dio nei nostri confronti.<br />

E il fatto che siamo qui, oggi, numerosi,<br />

pellegrini per chiedere a lui intercessione e aiuto<br />

non fa altro che confermare, ancora una volta,<br />

questa esigenza profonda: il desiderio di vedere<br />

e la possibilità di toccare con mano quel volto<br />

misericordioso di Dio..<br />

Padre Leopoldo è stato, in mezzo a noi<br />

e a questo popolo, il volto del Dio che<br />

perdonava. Perché, vedete, fratelli miei, che<br />

cos’è l’amore? Amore: parola oggi tanto utilizzata<br />

quanto banalizzata.<br />

Che cos’è l’amore, se non la capacità di arrivare<br />

fino al perdono. Chi non perdona, chi non è<br />

capace di perdono, dubito che sia capace di un<br />

amore vero. Perché solo chi ama veramente, in<br />

profondità, arriva al perdono. Non in maniera<br />

automatica, non in maniera immediata. Forse ci<br />

sarà bisogno di un lungo percorso, perché ognuno<br />

deve “giocare” con il proprio limite, con la propria<br />

contraddittorietà, con la propria personalità. Ma la<br />

vera sfida che ci viene data è questa: se sei capace<br />

di amare, allora sei chiamato anche al perdono.<br />

Se in te, invece, rimane sempre l’astio, il rancore,<br />

il desiderio di vendetta, dubito che tu sia capace<br />

di un amore vero.<br />

Padre Leopoldo, allora, ci richiama proprio<br />

a questa dimensione. Padre Leopoldo, questo<br />

semplice frate, ha speso tutta la vita raccolto<br />

nello spazio ristretto di due metri per tre del<br />

suo confessionale. Qui insegnava come Dio ama:<br />

giungendo fino al perdono.<br />

Per lui non c’era nessun limite che non potesse<br />

essere perdonato. La misericordia non aveva limiti.<br />

E padre Leopoldo, poi, si faceva carico del<br />

peccato degli altri, delle difficoltà degli altri.<br />

Qualche testimone racconta che quando parlava<br />

a padre Leopoldo ed esponeva le sue difficoltà,<br />

padre Leopoldo rispondeva: «Non ti preoccupare,<br />

metti tutto sulle mie spalle».<br />

E questo, vedete, ci consente di cogliere<br />

l’insegnamento che ci viene dalla seconda lettura<br />

ascoltata, questa bella p<strong>ag</strong>ina della seconda lettera<br />

di San Paolo ai primi cristiani di Corinto. Scrive<br />

l’apostolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio», perché<br />

sappiate bene questo, che «uno è morto per tutti»<br />

(cf. 2 Corinzi 5).<br />

Il figlio di Dio ha preso su di sé la colpa e il<br />

peccato dell’umanità. E l’ha inchiodato sulla<br />

croce. Quella morte dell’innocente, del figlio di<br />

Dio sulla croce, è il segno della salvezza e della<br />

riconciliazione che è stata offerta a ciascuno di noi.<br />

Non c’è peccato che non possa essere<br />

perdonato. Ogni peccatore che vuole<br />

autenticamente la conversione, che sente<br />

nel più profondo il rincrescimento per<br />

quello che ha fatto, trova il perdono<br />

e la misericordia di Dio.<br />

Ma abbiamo bisogno di qualcuno che si<br />

faccia carico di questo. Padre Leopoldo è stato<br />

autenticamente una persona che ha amato<br />

perché ha preso su di sé la colpa degli altri.<br />

Vedete, questo stride completamente con quello<br />

che tante volte accade nella nostra vita personale.<br />

Ricordate quando, nelle prime p<strong>ag</strong>ine della Bibbia,<br />

nel libro della Genesi, Dio chiede ad Adamo:<br />

«Adamo, che cosa hai fatto?». Adamo aveva<br />

disobbedito, aveva mangiato del frutto proibito.<br />

Dio gli chiede conto della disobbedienza.<br />

24 | <strong>PORTAVOCE</strong> | LUGLIO-AGOSTO <strong>2019</strong>

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