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-----------------------------------la voce ai cittadini--------------------------------------<br />
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cervicale”. Cosa succede a chi è un professionista della bicicletta? “Le geometrie dei<br />
moderni telai costringono ad esasperare tale posizione, poco piacevole per la schiena, ma<br />
efficace nell'ottimizzare la capacità di esprimere potenza sui pedali e, soprattutto nel<br />
rendere più aerodinamici - continua Selmi, fisioterapista - Tuttavia, macinando tanti<br />
chilometri, queste posizioni di “stress” per la colonna possono sfociare in qualche<br />
campanello d'allarme”. E chi invece utilizza le due ruote come passatempo? “Sarebbe facile<br />
ipotizzare che processi infiammatori o degenerativi a carico della colonna vertebrale come<br />
artrosi, discopatie, ernie discali ed altro, possano peggiorare in bicicletta - puntualizza il<br />
dott. Minnella - La posizione in sella, come abbiamo visto, porta infatti a distribuire in<br />
maniera anomala il carico a livello dell'unità funzionale vertebrale e mette i muscoli di tale<br />
distretto in difficoltà nello scaricare le sollecitazioni meccaniche che interessano le strutture<br />
articolari ed i fasci nervosi. Questi meccanismi caratterizzerebbero anche la colonna<br />
cervicale, costretta ad un atteggiamento di iperestensione prolungato”. I disturbi possono<br />
capitare anche a chi è giovane o non ha mai sofferto di particolari patologie. Durante la<br />
pedalata, la colonna è soggetta ad un continuo e ritmico movimento di flessione laterale<br />
soprattutto a carico del tratto lombare in sincronia con le oscillazioni del bacino e il<br />
movimento degli arti inferiori. Il bacino, punto di ancoraggio degli arti inferiori, è<br />
sottoposto<br />
sottoposto a notevoli forze destabilizzanti derivanti<br />
dall'azione di spinta sul pedale. Questa intensa<br />
attività muscolare determina una certa compressione<br />
sulla colonna, indispensabile per produrre<br />
movimento. “L'obiettivo di una adeguata preparazione<br />
atletica è sicuramente quello di ridurne gli effetti. Un<br />
rinforzo mirato della muscolatura stabilizzatrice del<br />
tronco potrebbe essere un'utile arma per andare ad<br />
assorbire e minimizzare le compressioni a livello<br />
osteo-articolare - ci dice Selmi - Per ridurre al minimo<br />
la probabilità la probabilità che che<br />
il carico compressivo continui ad<br />
agire sulle nostre vertebre anche<br />
quando siamo tornati coi piedi per<br />
terra, è utile eseguire degli<br />
esercizi esercizi di allungamento della muscolatura<br />
degli arti inferiori, del bacino e del tronco<br />
una volta terminata la nostra attività.<br />
Secondo gli ultimi studi i fattori di rischio<br />
sarebbero intrinsecamente legati alla<br />
struttura della colonna vertebrale<br />
dell'atleta: si è osservato che i ciclisti<br />
lombalgici cronici tendono ad avere il<br />
cosiddetto “flexion pattern” della colonna<br />
lombare, ossia un atteggiamento, più o<br />
meno strutturato, in cifosi della zona<br />
lombare rispetto ai soggetti ciclisti<br />
asintomatici.