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Il futuro è sempre esistito

Anteprima del libro "Il futuro è sempre esistito" di Edoardo Poeta https://amzn.to/38LWm4v

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IL FUTURO È SEMPRE ESISTITO

stato il Vietnam, il candore di Disneyland con l’asprezza delle

lotte per i diritti civili – in quella stagione così complessa, insomma,

per quale motivo si era trovato uno spazio per costruire

o immaginare un futuro algido come quello di una vita in piacevoli

residenze, abitate da famiglie felici, e dotate di ogni servizio

che le liberasse dagli affanni del lavoro, del traffico, del ménage

domestico e dello studio grazie al telefono? Che impatto

avevano avuto, specularmente, tutte quelle previsioni in un’Italia

uscita dal dopoguerra? Quale ruolo avrebbe infine giocato la

Penisola, ammesso ne avesse uno – e che poi ebbe – in questa

pre-visione del futuro dal passato? Esisteva un qualche spirito

critico nei confronti di questo fiabesco e rassicurante small

world di un celebre motivetto disneyano?

Man mano che trascorrevano i giorni all’inizio degli anni ’60,

visti con occhio contemporaneo, emergeva che quel futuro si è

realizzato secondo percorsi, quelli sì, allora imprevisti. Ma, paradossalmente,

con la concretizzazione di quella profezia globalizzante,

non solo si è accorciata la nostra percezione di storia,

bensì si è insieme ridotta, fino a quasi sparire, la nostra percezione

del domani. Un processo che, tra l’altro, ha prima visto

cancellare il futuro come tempo, riducendolo concettualmente

a luogo. Era l’America della Space Age, della scienza e della tecnologia

narrata, ad esempio, da Oriana Fallaci in Se il sole

muore 3 . E ora, perdendone pure la localizzazione, si disperde in

un “ovunque” purché interconnesso.

Il futuro è sempre esistito è un titolo che aleggiava insistentemente

tanto più si scavava in quel passato. Ma c’è da chiedersi

pure se, oggi, il futuro esisterà ancora. Troppo veloce e ricco di

3

Oriana Fallaci, Se il sole muore, Rizzoli, 1965.

32

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