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Musa Ispiratrice

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MUSA

ISPIRATRICE

di E. Mosca

La Seat Leon Cup Racer ha ispirato la categoria TCR ed è l’attuale

campionessa tricolore della categoria. Vediamo com’è fatta nei minimi

particolari, e come va in pista, la vettura della Pit Lane Competizioni,

che nel 2017 ha bissato i titoli tricolori Piloti e Costruttori.


La Seat Leon Cup Racer, da quest’anno ribattezzata con il marchio “Cupra”, è la vettura che

nel 2015 ha ispirato la nascita della categoria TCR, a cui va il merito di avere rilanciato la

categoria Turismo sia a livello nazionale, dove in oltre venti paesi è diventata il punto di riferimento

per i campionati locali, sia a livello internazionale, tanto che da quest’anno con la denominazione

WTCR è diventata la protagonista del Campionato Mondiale Turismo FIA

mandando in pensione l’ormai anacronistica categoria TC1 con cui si disputava il WTCC.

Istruzioni per l’uso

Un cambiamento epocale, innanzitutto perché il WTCC era rivolto principalmente alle case

automobilistiche, almeno per le posizioni di vertice con pochi team privati a rimpolpare lo

schieramento, mentre ora il WTCR vede protagonisti solo team clienti, come vuole la filosofia

che ha ispirato il TCR con l’intento di contenere i costi. Allo scopo, giova ricordare brevemente

i capisaldi del regolamento TCR: prezzo massimo di vendita della vettura fissato in 125.000;

limitata possibilità di evoluzioni durante il ciclo di omologazione triennale della vettura, così da

salvaguardare il valore della vettura usata ma soprattutto evitare il continuo esborso da parte

dei team per acquistare le eventuali costose evoluzioni; “balance of performance” con

interventi su peso, altezza da terra e limitazione apertura farfalla, per bilanciare le prestazioni

tra le varie vetture evitando la corsa esasperata all’incremento di performance.

Evoluzione della specie

La Seat Leon Cup Racer, così come le “sorelle” del Gruppo VW Golf e Audi RS3, è stata omologata

fin dall’inizio sia con il cambio DSG, versione utilizzata in prevalenza per le gare endurance,

sia con il cambio Sadev sequenziale, la versione più competitiva nelle gare sprint. Dal

suo debutto nella stagione 2015, i tecnici spagnoli di Seat Sport sono intervenuti sulla Leon

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con due step evolutivi: nel 2016 modificando la parte aerodinamica e l’anno scorso con migliorie

della parte meccanica, su sospensione e motore. Per la prima, lo sviluppo effettuato in

galleria del vento ha tracciato una nuova linea superiore dei parafanghi, non più arrotondata

ma lineare orizzontale che termina troncata, per favorire il flusso d’aria. La larghezza dei parafanghi

maggiorati è rimasta uguale, con il totale della larghezza del corpo vettura che

raggiunge il limite massimo di 1.950 mm fissato dal regolamento. Dimensione che di fatto determina

anche la larghezza massima delle carreggiate, dato che il profilo superiore esterno

del parafango deve “coprire” il centro ruota. Anche la parte laterale dei parafanghi è lineare e

termina con una linea praticamente verticale al posteriore lasciando l’apertura per lo sfogo

dell’aria calda proveniente dai freni. Ridisegnate anche le minigonne laterali, ora dal profilo ricurvo

che si allarga verso il basso, che raccordano i parafanghi. Nella parte anteriore è stato

modificato lo scudo ampliando la bocca centrale di ingresso dell’aria per portare più aria al ra­

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diatore e, soprattutto, all’intercooler per ottimizzare il raffreddamento. Per questo la posizione

dell’intercooler, pur rimanendo nella parte alta frontale del vano motore, è ora obliqua. Infine,

per ottimizzare il flusso d’aria in uscita, è stata modificata anche la bocca di sfogo dell’aria

calda sul cofano motore, con il labbro frontale

sagomato a spoiler per favorire la fuoriuscita

del flusso d’aria. Invariato, invece, lo splitter,

per regolamento uguale per tutti, con i due canali

venturi sul fondo. Al posteriore, l’uscita

sdoppiata dei terminali di scarico agli estremi

laterali ha consentito la realizzazione di una

sorta di breve estrattore a tutta larghezza, dato

che il regolamento vieta la realizzazione un vero

e proprio estrattore, che comunque ottimizza

l’uscita del flusso d’aria. Invariata l’ala superiore,

a profilo singolo uguale per tutti, ed il fissaggio

superiore che integra i registri per la regolazione dell’inclinazione.

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Regolazioni ottimizzate

La scocca della Leon, così come delle “sorelle” del Gruppo (VW Golf e Audi RS4), è realizzata

sulla piattaforma MQB. Questa è rinforzata tramite risaldatura dell’accoppiamento dei lamierati

nelle aree più sollecitate e l’applicazione della gabbia di sicurezza che collega la cellula

centrale alle quattro sospensioni,

nella parte superiore ai duomi e in

quella inferiore ai punti di attacco

delle culle a cui sono ancorate le sospensioni.

Queste mantengono lo

schema originale, MacPherson

all’anteriore e Multilink al posteriore.

All’anteriore sono stati rifatti ex novo,

in tubolare di acciaio, i triangoli inferiori,

ottimizzando la geometria con la

modifica dei punti di ancoraggio, su

uniball, entro l’area di 20 mm concessa

dal regolamento. L’ultima evoluzio­

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ne ha riguardato una ulteriore modifica dei montanti sia per quanto riguarda l’angolo di

Ackerman, con la modifica della flangia a cui si collega il braccetto dello sterzo, sia per

l’attacco inferiore dell’ammortizzatore tramite il quale ora si può intervenire per modificare

l’altezza da terra della vettura invece di agire sulle ghiere di posizionamento delle molle, evitando

così il precarico delle stesse in modo tale da fare lavorare in modo ottimale gli

ammortizzatori. Questi sono Bilstein regolabili a due vie, come obbliga il regolamento, in

estensione e compressione. Invariata la slitta con registri, posta nella parte esterna inferiore

del triangolo, tramite la quale si può variare l’angolo di camber, mentre l’attacco superiore

dell’ammortizzatore è fisso. La barra antirollio, di due tipi, è regolabile su tre posizioni. Immutata

la sospensione posteriore, con regolazione del camber sul braccetto superiore, chiamato

in gergo “banana”, e della convergenza con il braccetto posteriore inferiore.

Freno a mano per partire

L’impianto frenante, con doppie pompe e ripartitore di frenata sui due assi oltre al regolatore di

frenata al posteriore, conta su dischi anteriori autoventilati da 378 x 34 mm e posteriori da 272

x 10 mm, rispettivamente accoppiati a pinze freno AP Racing a sei e due pompanti. A completare

l’impianto frenante la leva del

freno a mano idraulico, accessorio

tradizionalmente considerato superfluo

in pista mentre invece è

ormai diventato un must sulle moderne

vetture TCR per ottimizzare

la partenza da fermo. Il freno a mano,

infatti, è abbinato a una sorta di

“launch control”. Ecco come si utilizza:

giunto sulla piazzola di

partenza il pilota innesta la prima

marcia e tira la leva del freno a mano

per tenere bloccata la vettura,

dato che il piede sinistro aziona la

frizione, quindi pigia l’apposito tasto

sul volante innestando un limitatore di giri che mantiene il motore ad un regime massimo di

5.000 giri/min. nonostante l’acceleratore a fondo, attende l’accensione del semaforo verde

“giocando” con la frizione e tenendo “puntata” la vettura con il freno a mano, così da avere

anche maggiore trazione con l’avantreno “caricato” nel momento in cui, all’accensione del semaforo

verde rilascia freno e frizione facendo scattare la vettura che grazie al regime ottimale

di giri non subirà il pattinamento delle ruote anteriori, vero tallone d’Achille delle vetture a trazione

anteriore nelle partenze da fermo.

Potenza “limitata”

Anche il quattro cilindri TFSI 2.0 turbo a iniezione diretta è stato evoluto, tramite l’ottimizzazione

della gestione elettronica, arrivando a quota 350 cv a 6.250 giri/min e 420 Nm di coppia

disponibili da 2.550 a 5.500 giri/min. Va sottolineato che la preparazione del motore eseguita

da Seat Sport, secondo la filosofia TCR che punta a limitare i costi non è estremizzata, sia per

garantire una buona affidabilità sia perché avrebbe poco senso dato che dovendosi poi sottoporre

al BOP si correrebbe il rischio di venire comunque “limitati”. Infatti, tutti i parametri prestazionali

del motore vengono riportati nella fiche di omologazione, inoltre ogni vettura è

obbligatoriamente dotata di un data logger della AIM che dialoga con la centralina motore e

l’acquisizione dati incamerando tutti i parametri che possono essere verificati in ogni momento

dai Commissari Tecnici della Federazione. Infatti, gli organi interni del motore rimangono origi­

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nali, mentre può essere sostituito, e posizionato in altro modo, il gruppo turbocompressore

che però deve provenire da un modello stradale, così come radiatore e intercooler. Per ottimizzare

la distribuzione dei pesi, il gruppo turbocompressore è posizionato tra il motore, a sua

volta montato più in basso e ruotato di 25° all’indietro sull’asse albero motore, e la paratia

antifiamma. Per ottimizzare il raffreddamento, invece, l’intercooler maggiorato è posizionato

nella parte alta frontale del vano motore, nell’ultima evoluzione in posizione leggermente obli­

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qua, in modo tale da agevolare il flusso d’aria in entrata ma soprattutto l’evacuazione. Anche

l’apparato di aspirazione è modificato, con una presa dinamica che prende aria “fresca” nella

parte anteriore e una cassa filtro con particolare racing. La trasmissione è composta da un

cambio sequenziale Sadev a sei marce, con una scala di rapporti omologata, con la cambiata

azionata tramite paddle solidali al volante e assistita da cut­off che consente al pilota di passare

di rapporto senza rilasciare l’acceleratore in salita e utilizzare la frizione anche in scalata,

e attuata elettricamente. Il differenziale autobloccante, meccanico, può essere regolato

esternamente nel precarico, sia in rilascio che trazione, oltre che internamente nella tipologia

di intervento tramite sei differenti rampe.

In pista

Con l’aiuto dei soliti appositi cuscini adattiamo rapidamente la posizione di guida realizzando

che, come ormai è norma su queste vetture realizzate dai reparti sportivi delle Case, tutto è

curato nei minimi dettagli, a partire dall’ergonomia del posto guida che allinea perfettamente

pedaliera con volante e sedile. La partenza dai box è agevole, grazie a una frizione perfettamente

modulabile, quasi come su una vettura stradale, che poi abbiamo utilizzato solo in scalata.

Fin dai primi metri percorsi abbiamo potuto apprezzare la prontezza del quattro cilindri

“iberico” e la rapidità del cambio sequenziale Sadev. Potente e precisa la frenata, così come

ci è sembrato preciso l’avantreno in ingresso di curva, con un buon feeling sullo sterzo, e nel

rapido cambio di traiettoria richiesto dal “cavatappino” della pista di Franciacorta dove abbiamo

effettuato il test, mentre nella fase finale di frenata e attacco alla curva il posteriore tende

marcatamente a partire in sovrasterzo, fenomeno che certamente aiuta la vettura a voltare ma

richiede un buon feeling per essere sfruttato. Insomma, l’impressione, come del resto sottoli­

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neato dal fresco campione tricolore Alessandro Balzan che ha un po’ “plasmato” la vettura

della Pit Lane Competizioni, è che la Leon grazie all’ottimo potenziale di base consenta di arrivare

abbastanza agevolmente fino ad un buon punto, poi, ma questa è una regola abbastanza

generale, per arrivare al limite e andare veramente forte è un’latra storia. E meno male

che è così.

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*** SCHEDA TECNICA SEAT LEON TCR

Motore

Posizione anteriore trasversale. Quattro cilindri in linea, monoblocco in lega leggera di

alluminio. Distribuzione bialbero in testa con fasatura variabile sullo scarico, quattro valvole

per cilindro. Alimentazione a benzina, sistema a doppia iniezione indiretta­diretta,

sovralimentato tramite turbocompressore con intercooler. Lubrificazione a carter umido.

Cilindrata 1.984 cc. Alesaggio x corsa 82.5 x 92.8 mm. Potenza max. 350 cv a 6.250 giri/min.

Coppia max 420 Nm da 2.500 a 5.500 giri/min.

Trasmissione

Trazione anteriore a due ruote motrici. Cambio Sadev sequenziale a 6 marce + RM, con cutoff,

comando al volante tramite paddle. Differenziale autobloccante meccanico regolabile

esternamente nel precarico. Frizione bidisco in materiale cerametallico.

Autotelaio

Telaio monoscocca con gabbia di sicurezza saldata. Pannelli carrozzeria in lamiera di acciaio,

con allargamenti parafanghi in carbonio. Splitter anteriore fisso e ala posteriore regolabile a

profilo singolo. Sospensioni a ruote indipendenti. Anteriori MacPherson, posteriori multilink,

con montanti realizzati ad hoc. Ammortizzatori Bilstein, 2 vie regolabili in estensione e

compressione, con molle elicoidali coassiali, barre antirollio (due opzioni) regolabili su tre

posizioni. Freni a disco sulle quattro ruote, anteriori autoventilati da 378x34 con pinze AP

Racing radial a sei pompanti differenziati, posteriori a disco da 272x10 mm fissi con pinza AP

Racing a due pompanti, ripartizione sui due assi e regolazione frenata al posteriore. Cerchi in

lega da 10J x 18” Seat Sport. Pneumatici Hankook slick e rain.

Dimensioni e peso

Passo 2.665 mm. Lunghezza 4.547 mm fuori tutto, larghezza 1.950 mm (determina anche

carreggiate), altezza 1.340 mm. Peso senza carburante 1.150 kg. Capacità serbatoio FIA FT3

100 lt.

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Pit Lane Competizioni

Tradizione vincente

Ufficialmente la Pit Lane Competizioni è stata

fondata da Roberto Remelli nel 2009, ma nella

pratica vanta una esperienza trentennale nel motorsport.

Infatti, la squadra mantovana (www.pitlanecompetizioni.it)

ha operato per molti anni

fornendo consulenza tecnica a diverse strutture,

apportando un contributo decisivo nel conseguimento

di numerosi successi. Tra questi i titoli tricolori

Prototipi 2005 e 2006 di Lucchini Corse, la

conquista del Mini Challenge 2011 con Tramontozzi,

i trionfi nell’europeo Turismo di Mario

Dablander nel 2013, l’alloro mondiale TCR di Stefano

Comini nel 2015, il titolo nella Seat Leon Cup

Racer 2016 con Nicola Baldan e, ciliegina sulla

torta, sempre con il forte pilota veneto la doppia

conquista dei titoli tricolori TCR 2017 Costruttori e

Piloti.

11 E. Mosca 16/07/2019

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