PSICHE - NEUROSCIENZE E RESILIENZA. I TRAUMI DANNEGGIANO IL CERVELLO di Antonella Quaranta
LA PAGINA DEL SORRISO Un viaggio alla scoperta del funzionamento del nostro cervello e delle sue risposte a stress e traumi con la professoressa Cristina Colombo, psichiatra specializzata in criminologia clinica, responsabile del Centro dei Disturbi dell’umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro di Milano e docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele. In psichiatria e neurologia esiste la resilienza (concetto della psicologia)? A livello neurologico o neurobiologico cosa significa avere un cervello resiliente? Cosa è la resilienza a livello chimico: come funziona il nostro cervello quando affronta un trauma o un grande stress? Nelle persone vittime di traumi ripetuti la risposta allo stress non si spegne mai, andando a compromettere lo sviluppo del sistema nervoso centrale. Grazie ai moderni studi di neuroimmagini possiamo vedere come ippocampo, corpo calloso, cervelletto e corteccia prefrontale non si sviluppino correttamente SEGUIMI SUI SOCIAL! Twitter @aqua_79 IG miss_aqua79 FB Case Vacanze Italia Magazine di Antonella Quaranta FB Case Vacanze Italia Trip Community LinkedIn Antonella Quaranta Journalist - Project Manager Edtoria - Ufficio stampa - Brand Journalism Autore articolo: Antonella Quaranta - giornalista professionista - caporedattrice GSD Magazine Pubblicato: Gennaio 2019 Rubrica: LA PAGINA DEL SORRISO Testata: GSD Magazine - Trimestrale di Salute e Cultura del Gruppo San Donato Editore: GSD Sistemi e Servizi scarl Direttore responsabile: Gabriele Pelissero Grafica e stampa: ColorArt Progetto Editoriale: Antonella Quaranta/AQUA Progetti editoriali 2014-2020
LA PAGINA DEL SORRISO
Un viaggio alla scoperta del funzionamento del nostro
cervello e delle sue risposte a stress e traumi con la
professoressa Cristina Colombo, psichiatra specializzata
in criminologia clinica, responsabile del Centro
dei Disturbi dell’umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro di
Milano e docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
In psichiatria e neurologia esiste la resilienza (concetto della psicologia)?
A livello neurologico o neurobiologico cosa significa
avere un cervello resiliente?
Cosa è la resilienza a livello chimico: come funziona il
nostro cervello quando affronta un trauma o un grande
stress?
Nelle persone vittime di traumi ripetuti la risposta allo stress non
si spegne mai, andando a compromettere lo sviluppo del sistema
nervoso centrale. Grazie ai moderni studi di neuroimmagini
possiamo vedere come ippocampo, corpo calloso, cervelletto e
corteccia prefrontale non si sviluppino correttamente
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Twitter @aqua_79
IG miss_aqua79
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LinkedIn Antonella Quaranta Journalist - Project Manager Edtoria - Ufficio stampa - Brand Journalism
Autore articolo: Antonella Quaranta - giornalista professionista - caporedattrice GSD Magazine
Pubblicato: Gennaio 2019
Rubrica: LA PAGINA DEL SORRISO
Testata: GSD Magazine - Trimestrale di Salute e Cultura del Gruppo San Donato
Editore: GSD Sistemi e Servizi scarl
Direttore responsabile: Gabriele Pelissero
Grafica e stampa: ColorArt
Progetto Editoriale: Antonella Quaranta/AQUA Progetti editoriali 2014-2020
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Trimestrale <strong>di</strong> Salute e Cultura • LA PAGINA DEL SORRISO<br />
INTERVISTA A<br />
PROF.SSA Cristina COLOMBO<br />
PSICHIATRA<br />
RESPONSAB<strong>IL</strong>E DEL CENTRO DEI DISTURBI DELL’UMORE<br />
RESPONSAB<strong>IL</strong>E DI U.O. COMPLESSA PSICHIATRIA I<br />
IRCCS SAN RAFFAELE TURRO (MI)<br />
DOCENTE DI PSICHIATRIA, FACOLTÀ DI MEDICINA<br />
UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE (MI)<br />
© ARCHIVIO GSD<br />
Lottare o fuggire?<br />
I <strong>TRAUMI</strong><br />
<strong>DANNEGGIANO</strong><br />
<strong>IL</strong> <strong>CERVELLO</strong><br />
OGNI UOMO HA LE SUE STRATEGIE<br />
PER AFFRONTARE LO STRESS<br />
Nelle persone vittime <strong>di</strong> traumi ripetuti la risposta allo stress non<br />
si spegne mai, andando a compromettere lo sviluppo del sistema<br />
nervoso centrale. Grazie ai moderni stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimmagini<br />
possiamo vedere come ippocampo, corpo calloso, cervelletto e<br />
corteccia prefrontale non si sviluppino correttamente<br />
<strong>di</strong> <strong>Antonella</strong> <strong>Quaranta</strong><br />
NEUROSCIENZA E <strong>RES<strong>IL</strong>IENZA</strong><br />
10 | GSD MAGAZINE n.19 • Gennaio 2019 – Inverno
LA PAGINA DEL SORRISO • Trimestrale <strong>di</strong> Salute e Cultura<br />
RICERCA SCIENTIFICA<br />
NEUROSCIENZA E<br />
<strong>RES<strong>IL</strong>IENZA</strong><br />
Professoressa Colombo,<br />
qual è a suo parere lo stu<strong>di</strong>o<br />
scientifico più recente e valido<br />
su resilienza e neuroscienze?<br />
«Sono molti gli stu<strong>di</strong> che, soprattutto<br />
negli ultimi vent’anni, hanno dato un<br />
importante contributo ad ampliare le<br />
nostre conoscenze in merito all’effetto<br />
che i traumi esercitano sul cervello e<br />
alle basi biologiche della resilienza. Se<br />
dovessi consigliare un lavoro, mi verrebbe<br />
in mente l’articolo Neurobiology:<br />
Rise of resilience, pubblicato da Anthony<br />
King sulla rivista Nature, nel 2016, che<br />
in modo sintetico ed efficace descrive<br />
lo stato dell’arte della resilienza, citando<br />
alcuni tra i lavori più innovativi sull’argomento.<br />
La conclusione evidenzia<br />
l’attuale interesse della ricerca scientifica<br />
verso la suscettibilità in<strong>di</strong>viduale<br />
ai traumi, ovvero la speranza <strong>di</strong> meglio<br />
comprenderne i meccanismi biologici e<br />
potere quin<strong>di</strong> sviluppare nuove strategie<br />
terapeutiche».<br />
© NATABA - STOCK.ADOBE.COM<br />
Un<br />
viaggio alla scoperta del funzionamento del nostro<br />
cervello e delle sue risposte a stress e traumi con la<br />
professoressa Cristina Colombo, psichiatra specializzata<br />
in criminologia clinica, responsabile del Centro<br />
dei Disturbi dell’umore dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro <strong>di</strong><br />
Milano e docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele.<br />
Professoressa Colombo, in psichiatria e neurologia<br />
esiste la resilienza?<br />
«La resilienza è un concetto <strong>di</strong> grande importanza, la cui etimologia<br />
(dal latino resilire, letteralmente rimbalzare, ndr) sottolinea la sua<br />
applicazione originaria. Nell’ambito delle scienze materiali, infatti, un<br />
oggetto viene definito resiliente quando possiede la proprietà <strong>di</strong> resistere<br />
a insulti esterni senza spezzarsi. Tale costrutto è stato impiegato<br />
successivamente nelle scienze psicologiche per descrivere la capacità<br />
<strong>di</strong> una persona <strong>di</strong> resistere alle <strong>di</strong>fficoltà che può presentare la vita<br />
senza appunto spezzarsi e far fronte a esse in maniera positiva».<br />
A livello neurologico o neurobiologico cosa significa<br />
avere un cervello resiliente?<br />
Cosa è la resilienza a livello chimico: come funziona il<br />
nostro cervello quando affronta un trauma o un grande<br />
stress?<br />
«I traumi danneggiano il cervello. Grazie ai moderni stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimmagini,<br />
possiamo vedere come ippocampo, corpo calloso, cervelletto e<br />
corteccia prefrontale nel cervello delle persone vittime <strong>di</strong> traumi non si<br />
sviluppino correttamente.<br />
Tutti noi abbiamo un meccanismo biologico molto ben conservato<br />
nell’evoluzione che me<strong>di</strong>a la risposta del nostro organismo allo stress:<br />
l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.<br />
Questo sistema è fondamentale per la sopravvivenza; quando ci troviamo<br />
<strong>di</strong> fronte a un pericolo dobbiamo lottare o fuggire, il battito<br />
del cuore e la frequenza del respiro accelerano, il sangue affluisce ai<br />
muscoli, le pupille si <strong>di</strong>latano, il livello <strong>di</strong> attenzione sale.<br />
Tanto questo sistema è fantastico se attivato per brevi perio<strong>di</strong>, tanto<br />
risulta deleterio per l’intero organismo se attivato per lunghi perio<strong>di</strong>.<br />
Nelle persone vittime <strong>di</strong> traumi ripetuti la risposta allo stress non si<br />
spegne mai, andando a compromettere lo sviluppo del sistema nervoso<br />
centrale.<br />
Il cortisolo, l’ormone dello stress per eccellenza, danneggia il cervello<br />
a più livelli; determina la riduzione della <strong>di</strong>mensione dell’ippocampo,<br />
una porzione del cervello profondo fondamentale per la memoria,<br />
influisce inoltre sul processo <strong>di</strong> mielinizzazione, fondamentale per la<br />
maturazione del sistema nervoso centrale durante l’infanzia.<br />
Essere resilienti vuol <strong>di</strong>re piegarsi ma non spezzarsi <strong>di</strong> fronte ai traumi<br />
e a tutt’oggi non sappiamo come mai le persone reagiscano ai traumi<br />
in modo <strong>di</strong>verso. Sicuramente entrano in gioco fattori genetici (innati),<br />
fattori psicologici e fattori biologici, tutti elementi incatenati fra loro e<br />
mutualmente interagenti».<br />
Quali sono i principali organi e meccanismi coinvolti nel<br />
processo neurobiologico della resilienza?<br />
«Dal punto <strong>di</strong> vista neuroscientifico possiamo semplificare la resilienza<br />
come un raffinato equilibrio tra due parti del cervello molto importanti:<br />
una parte del lobo frontale (le aree prefrontali) e una parte del<br />
cervello profondo (l’amigdala).<br />
Di fronte al pericolo, l’amigdala (la nostra centralina dello stress) si<br />
attiva, si attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, aumentano i livelli <strong>di</strong><br />
adrenalina e cortisolo e il nostro organismo si prepara a lottare o a fuggire.<br />
Nelle persone resilienti, per l’interazione <strong>di</strong> questi fattori, le aree<br />
prefrontali sono in grado <strong>di</strong> controllare l’amigdala, spegnendola rapidamente<br />
quando non è più necessario, evitando l’incremento persistente<br />
dei valori <strong>di</strong> cortisolo». n<br />
Gennaio 2019 – Inverno • GSD MAGAZINE n.19<br />
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Trimestrale <strong>di</strong> Salute e Cultura • LA PAGINA DEL SORRISO<br />
AFFRONTARE LO STRESS<br />
CON <strong>CERVELLO</strong>? SI PUÒ!<br />
Lo <strong>di</strong>ce la scienza: avere esperienza<br />
nella vita, aiuta! Più hai esperienza sul come<br />
si fa una cosa o su come questa si manifesta,<br />
meno ansia da prestazione avrai e meno criticità<br />
incontrerai nell’affrontare quel dato evento.<br />
Sarai allenato a questo tipo <strong>di</strong> stress e saprai<br />
vincerlo con minor fatica, fisica e mentale.<br />
In psicologia, la resilienza è la capacità <strong>di</strong> saper<br />
affrontare e superare gli eventi negativi, come<br />
traumi o perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Se questa manca, si genera lo stress.<br />
Ci sono <strong>di</strong>verse strategie che possono aiutarci a<br />
vivere meglio e con meno <strong>di</strong>fficoltà emotive.<br />
<strong>di</strong> <strong>Antonella</strong> <strong>Quaranta</strong><br />
VERO O FALSO?<br />
PREVENZIONE<br />
Affrontare lo stress con cervello: anche a livello<br />
neurologico ci si può allenare a essere resilienti.<br />
© PHOTOGRAPHEE.EU - STOCK.ADOBE.COM<br />
VERO e FALSO<br />
«Purtroppo non esiste una ricetta comportamentale per allenarsi a<br />
essere resilienti, ogni persona trova le proprie strategie per far fronte<br />
alle avversità della vita. Tuttavia, condurre una vita sana, con obiettivi<br />
e valori, stabilire relazioni positive, essere ottimisti e motivati,<br />
mantenersi attivi possono considerarsi delle buone regole generali.<br />
Inoltre, in psicologia esiste il concetto <strong>di</strong> habituation, la progressiva<br />
riduzione dell’ansia in risposta a stimoli ripetuti; la presenza nella<br />
vita <strong>di</strong> traumi <strong>di</strong> lieve entità è da considerarsi in un certo qual modo<br />
fisiologica e positiva per allenarsi a essere resilienti. Ad aiutarci a<br />
essere resilienti è anche la conoscenza: possedere informazioni su<br />
qualcosa che ci ha procurato stress in passato, così come su qualcosa<br />
che sappiamo che potrebbe procurarcelo in futuro, ci consente <strong>di</strong><br />
prevedere i problemi e ci permette <strong>di</strong> sviluppare strategie efficaci<br />
per porre rime<strong>di</strong>o ai “problemi” prima che questi si manifestino<br />
nella nostra vita. Avere esperienza nella vita, quin<strong>di</strong> aiuta:<br />
più hai esperienza sul come si fa una cosa o su come<br />
questa si manifesta, meno ansia da prestazione avrai e<br />
meno <strong>di</strong>fficoltà incontrerai nel gestirla».<br />
Prof.ssa Cristina Colombo<br />
Psichiatra, responsabile del Centro dei Disturbi dell’umore<br />
Responsabile Unità operativa complessa Psichiatria I<br />
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro (MI)<br />
Docente <strong>di</strong> Psichiatria, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />
Università Vita-Salute San Raffaele (MI)<br />
FONTE: McEwen BS, Gray JD, Nasca C,<br />
Recognizing resilience: Learning from the effects of stress on the brain,<br />
in «Neurobiology of Stress 1», 2015<br />
© ZINKEVYCH - STOCK.ADOBE.COM<br />
DIETA E SALUTE<br />
Esistono dei cibi amici della resilienza.<br />
VERO<br />
«Sicuramente una <strong>di</strong>eta sana ed equilibrata contribuisce<br />
al mantenimento <strong>di</strong> un buon equilibrio psicofisico.<br />
Si possono considerare “amici” della resilienza i cibi<br />
della <strong>di</strong>eta me<strong>di</strong>terranea, come la frutta secca (noci,<br />
mandorle, nocciole), l’olio extravergine <strong>di</strong> oliva, frutta,<br />
verdura e legumi. Non ci sono fonti scientificamente<br />
validate che abbiano analizzato il rapporto tra resilienza<br />
e alimentazione; questo però è un aspetto che interessa<br />
molti, ma non ci sono a oggi lavori scientifici che<br />
supportano queste ipotesi. Tuttavia, la <strong>di</strong>eta me<strong>di</strong>terranea<br />
è una scelta salutare e forse la longevità stessa degli italiani<br />
e delle popolazioni che la seguono da migliaia <strong>di</strong> anni può<br />
<strong>di</strong>rci qualcosa sui suoi benefici per la salute».<br />
Prof.ssa Cristina Colombo<br />
Psichiatra, responsabile del Centro dei Disturbi dell’umore<br />
Responsabile Unità operativa complessa Psichiatria I<br />
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro (MI)<br />
Docente <strong>di</strong> Psichiatria, Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />
Università Vita-Salute San Raffaele (MI)<br />
«La <strong>di</strong>eta me<strong>di</strong>terranea fa bene alla salute: lo affermano<br />
<strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> scientifici che provano come abbia effetti<br />
preventivi in particolare sulle patologie car<strong>di</strong>ovascolari».<br />
Dott. Alexis Elias Malavazos<br />
Responsabile dell'Unità operativa <strong>di</strong> Riabilitazione nutrizionale<br />
Responsabile Centro <strong>di</strong> alta specialità <strong>di</strong> <strong>di</strong>etetica,<br />
educazione alimentare e prevenzione car<strong>di</strong>ometabolica<br />
IRCCS Policlinico San Donato (MI)<br />
Dott.ssa Gloria Capitanio<br />
Biologo nutrizionista dell'Unità operativa <strong>di</strong> Riabilitazione nutrizionale<br />
Biologo nutrizionista del Centro <strong>di</strong> alta specialità <strong>di</strong> <strong>di</strong>etetica,<br />
educazione alimentare e prevenzione car<strong>di</strong>ometabolica<br />
IRCCS Policlinico San Donato (MI)<br />
FONTE: Stewart RAH, Primary prevention of car<strong>di</strong>ovascular <strong>di</strong>sease with a me<strong>di</strong>terranean<br />
<strong>di</strong>et supplemented with extra-virgin olive oil or nuts, in «N Engl J Med.», 2018<br />
12 | GSD MAGAZINE n.19 • Gennaio 2019 – Inverno
© WAVEBREAKMEDIAMICRO - STOCK.ADOBE.COM<br />
È possibile allenarsi a vincere lo stress?<br />
L’ADDESTRAMENTO<br />
M<strong>IL</strong>ITARE ALLA <strong>RES<strong>IL</strong>IENZA</strong><br />
Nell’esercito i militari si allenano a situazioni <strong>di</strong> guerra: hanno protocolli<br />
de<strong>di</strong>cati ad affrontare lo stress. Come e perché funzionano?<br />
Ce lo spiega la professoressa Cristina Colombo,<br />
psichiatra specializzata in criminologia clinica,<br />
responsabile del Centro dei Disturbi dell’umore<br />
dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro <strong>di</strong> Milano<br />
e docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele.<br />
<strong>di</strong> <strong>Antonella</strong> <strong>Quaranta</strong><br />
L’addestramento dei militari li allena a<br />
essere resilienti?<br />
«Sì, esistono <strong>di</strong>verse strategie per ridurre lo<br />
stress nei militari, tenendo presente che questa<br />
categoria professionale è ad alto rischio <strong>di</strong> vivere<br />
esperienze traumatiche e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> sviluppare un<br />
Disturbo postraumatico da stress (Dpts, in inglese<br />
PTSD, Post-Traumatic Stress Disorder, ndr).<br />
La prevenzione e il trattamento <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo nel<br />
corso della formazione militare si avvale prevalentemente<br />
<strong>di</strong> strategie psicologiche e farmacologiche.<br />
Fondamentale è il concetto <strong>di</strong> esposizione graduale,<br />
che si ricollega al meccanismo <strong>di</strong> habituation (la<br />
progressiva riduzione dell’ansia in risposta a stimoli<br />
ripetuti, ndr): nel corso dell’addestramento<br />
militare viene utilizzata l’esposizione graduata e<br />
controllata a esperienze negative – come, ad esempio,<br />
le simulazioni <strong>di</strong> scenari <strong>di</strong> guerra – al fine <strong>di</strong><br />
ridurre l’entità della risposta emotiva a esperienze<br />
traumatiche vere e proprie.<br />
Inoltre, per la prevenzione del Disturbo postraumatico<br />
da stress è fondamentale la psicoeducazione, vale a <strong>di</strong>re<br />
la spiegazione del problema, in modo che i militari siano<br />
a conoscenza del Disturbo postraumatico da stress e<br />
dei rischi associati alla loro professione, in modo da<br />
poter effettuare una <strong>di</strong>agnosi precoce e intervenire<br />
tempestivamente allo svilupparsi dei primi campanelli<br />
d’allarme». n<br />
La chimica della sindrome da<br />
stress postraumatico in 4 punti<br />
DIAGNOSI PTSD<br />
LO PSICHIATRA LA RICONOSCE COSÌ<br />
1. Intrusioni ricorrenti e involontari ricor<strong>di</strong><br />
dell’evento traumatico, incubi ricorrenti, flashback in<br />
cui il soggetto ha la sensazione <strong>di</strong> rivivere il trauma.<br />
2. Marcata reattività Ipervigilanza, ansia,<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> concentrazione, insonnia.<br />
3. Evitamento La persona tende a evitare qualsiasi<br />
situazione in grado <strong>di</strong> evocare il ricordo del trauma.<br />
4. Emozioni negative Paura, rabbia, colpa,<br />
vergogna, sensazione <strong>di</strong> stor<strong>di</strong>mento e confusione.<br />
Come fa lo psichiatra a <strong>di</strong>agnosticare la PTSD?<br />
«La <strong>di</strong>agnosi del PTSD, Post-Traumatic Stress Disorder o<br />
Disturbo da stress postraumatico, è clinica: viene effettuata<br />
dallo specialista psichiatra nel corso della visita tramite il colloquio<br />
clinico e la raccolta anamnestica. Sono in<strong>di</strong>cativi del<br />
Disturbo da stress postraumatico la presenza <strong>di</strong> segni e sintomi<br />
caratteristici, tra questi ansia elevata, ricorrenti ricor<strong>di</strong><br />
dell’evento, insonnia e la presenza in anamnesi <strong>di</strong> un evento<br />
traumatico precedente l’esor<strong>di</strong>o della sintomatologia».<br />
Gennaio 2019 – Inverno • GSD MAGAZINE n.19<br />
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