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Segantini, Scritti e Lettere

L'edizione introvabile delle lettere e degli scritti di Giovanni Segantini edita dai Fratelli Bocca Editori nel 1910, dall'archivio della Biblioteca d'Aarte del Castello Sforzesco di Milano dove fino al 1943 erano conservati i fogli autografi, andati poi distrutti dai bombardamenti.

L'edizione introvabile delle lettere e degli scritti di Giovanni Segantini edita dai Fratelli Bocca Editori nel 1910, dall'archivio della Biblioteca d'Aarte del Castello Sforzesco di Milano dove fino al 1943 erano conservati i fogli autografi, andati poi distrutti dai bombardamenti.

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6 G. SEGANTINI

per andarsene, ne dedussi che non ero stato io la cagione

della sua furia. Intanto qualche finestra si apriva

sul cortiletto e vi si sporgeva qualche testa a guardare,

ed io provavo una certa qual compiacenza di esser

stato l'autore di quello spettacolo.

D’un tratto mi sento afferrare bruscamente per la

cintola da una mano di ferro e sollevar e rivoltar colla

testa fra due gambe, una morsa, e sento scendere sui

miei calzoni dei forti colpi a tempo misurato e non

troppo lenti. Poi quando fui deposto a terra ed ebbi

ripreso la posizione normale, pieno di lagrime che non

scendevan e di spavento che superava la scottatura

delle botte, scorsi un uomo, lui, l’uomo della scopa,

che fissandomi con due occhi tremendi, alzò la mano

a riepilogar il sonoro castigo in un’ ultima minaccia,

finché poi voltato a un tratto il dorso se ne andò gattoni

borbottando.

Seppi più tardi che quel demonio era il portinaio.

Alla sera poi la sorella mi diede il resto, e mi fece

sapere che non potevo più andare sul mio pianerottolo.

Infatti la mattina seguente mi chiuse in casa e portò

seco la chiave.

Piansi un poco, poi la mia attenzione fu attirata da

un grosso baule che era in un canto della stanzetta.

L’apersi ; era pieno di mille cose svariate : vesti da

donna, nastri, guanti usati, delle mezze maschere,

mille cianfrusaglie, e, proprio sul fondo, una quantità

di canne di cassia che non sapevo cosa fossero, ma che

misi da parte colla maschera per giocare.

La maschera era il mio- ideale ; desideravo di possederne

una fin da quando era ad Arco, ma grande,

intera, colorata — viva — come qualcuna che avevo

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