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PG - 19 - V Pasqua

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Domenica<br />

10 maggio 2020<br />

Foglio Liturgico - Anno V - <strong>19</strong>/2020<br />

Il Primo giorno<br />

Anno A<br />

V Domenica di <strong>Pasqua</strong><br />

Comunicato per la graduale ripresa delle<br />

Celebrazioni Eucaristiche in presenza dei fedeli<br />

Vangelo di Giovanni 14, 21-24<br />

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli:<br />

«Chi accoglie i miei comandamenti e<br />

li osserva, questi è colui che mi ama. Chi<br />

ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io<br />

lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse<br />

Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è<br />

accaduto che devi manifestarti a noi, e non<br />

al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi<br />

ama, osserverà la mia parola e il Padre mio<br />

lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo<br />

dimora presso di lui. Chi non mi ama, non<br />

osserva le mie parole; e la parola che voi<br />

ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha<br />

mandato».<br />

«… E noi verremo a lui<br />

e prenderemo dimora<br />

presso di lui».<br />

(Gv 14, 23)<br />

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il<br />

padre mio lo amerà…» (v. 23). Potrebbe<br />

sembrare da questo versetto che l’amore del<br />

Padre sia qualcosa da meritare, da guadagnarsi.<br />

Invece l’amore del Padre è fuori discussione,<br />

viene prima di qualunque nostra<br />

intenzione ed atto. Ce lo dice anche Paolo:<br />

«Dio dimostra il suo amore per noi nel fatto<br />

che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo<br />

è morto per noi» (Rm 5, 8). «Egli, che<br />

Carissimi Parrocchiani,<br />

il 7 maggio u.s il Presidente<br />

della Conferenza Episcopale, il Presidente<br />

del Consiglio dei Ministri e il Ministro<br />

dell’Interno, hanno firmato il protocollo per:<br />

“La graduale ripresa delle Celebrazioni Liturgiche<br />

con il popolo”, dopo un periodo di<br />

“astinenza alla partecipazione della celebrazione<br />

comunitaria dell’Eucaristia”.<br />

Il protocollo sulle misure di sicurezza per<br />

l’emergenza sanitaria ci impone una seria e<br />

attenta pianificazione di tutti gli aspetti organizzativi,<br />

indispensabili per permettere lo<br />

svolgimento delle Celebrazioni Eucaristiche.<br />

In questa Fase 2 tutti abbiamo bisogno di un<br />

corretto spirito di discernimento, per affrontare<br />

con pazienza ed obbedienza (come ci ha<br />

ricordato più volte papa Francesco), una<br />

ripresa graduale delle celebrazioni in presenza<br />

dei fedeli consentite dal protocollo, a partire<br />

da lunedì 18 maggio.<br />

“Certamente - scrive don Mario Antonelli,<br />

Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione<br />

della Fede - avvertiamo il rischio –<br />

reale – che queste «necessarie misure da<br />

ottemperare con cura» penalizzino il senso<br />

dell’Eucaristia e del Suo frutto, la Sua bellezza<br />

sommamente desiderabile di comunione<br />

grata con il Signore Gesù e di comunione<br />

ecclesiale, nella libertà gioiosa dei figli di Dio.<br />

Insieme, il sensus fidei del popolo di Dio ci<br />

invita a non pretendere l’incanto di condizioni<br />

ideali per celebrare quella grazia che – lo<br />

sappiamo – mai è schizzinosa nei confronti<br />

della storia e dei suoi contrattempi, delle sue<br />

leggi e delle sue tribolazioni. Osiamo dunque<br />

qualche passo, con pazienza. Che vuol dire<br />

con la passione dell’amore del Signore, patendo<br />

i tempi con il loro carico di disagi e di<br />

restrizioni, pazientando nell’attesa di condizioni<br />

che gradualmente consentano di celebrare<br />

ancor più degnamente l’Eucaristia”.<br />

non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo<br />

ha consegnato per tutti noi, non ci donerà<br />

forse ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8,<br />

32). Osservando la sua Parola noi non<br />

diventiamo più “meritevoli”, bensì permettiamo<br />

a quello stesso amore di dimorare in<br />

noi. Non siamo noi che dobbiamo convincere<br />

la Grazia, ma è la Grazia che suda<br />

La Comunità sacerdotale, la Giunta del Consiglio<br />

Pastorale e la Commissione Liturgia e<br />

Comunione, in questo periodo, sono già impegnati<br />

a vagliare e definire tutti i dettagli<br />

organizzativi da sottoporre quanto prima al<br />

Consiglio Pastorale anche alla luce delle<br />

indicazioni preliminari fornite da don Antonelli:<br />

“Perché la ripresa avvenga con fiducia e<br />

pazienza, invito a far tesoro delle indicazioni<br />

che a breve, tramite i Decani, saranno fornite<br />

dall’Avvocatura della Curia, soprattutto quelle<br />

relative alla determinazione della capienza<br />

del luogo della celebrazione e alle procedure<br />

per l’igienizzazione del luogo stesso”.<br />

Le misure di sicurezza previste dal Protocollo<br />

esprimono i contenuti e le modalità più idonee<br />

per assicurare che la ripresa delle celebrazioni<br />

liturgiche con il popolo avvenga nella<br />

maniera più sicura.<br />

Sono certo della Vostra comprensione,<br />

carissimi Parrocchiani, se Vi anticipo che,<br />

in questo frangente, è indispensabile impostare<br />

e realizzare con la massima cura<br />

tutti i non facili risvolti organizzativi utili<br />

per la fase di ripresa delle Celebrazioni<br />

liturgiche in presenza dei fedeli: studio e<br />

tracciamento dei percorsi di entrata ed<br />

uscita dalle chiese, segnalazioni per il<br />

distanziamento sociale, formazione del<br />

gruppo di volontari per il servizio d’ordine<br />

e alle modalità di accoglienza, gel e controllo<br />

dei dispositivi di sicurezza personale,<br />

igienizzazione degli ambienti dopo ogni<br />

celebrazione...<br />

Nella certezza che lo Spirito Santo soffierà su<br />

di noi indicandoci la via migliore per affrontare<br />

ogni difficoltà organizzativa, in questi giorni<br />

di attesa siamo tutti chiamati ad esercitare la<br />

virtù della pazienza che, come dice Papa<br />

Francesco, «è il contrario della rassegnazione<br />

ed è la virtù della gente in cammino».<br />

Don Diego - Parroco<br />

sette camicie per convincere noi! «Ecco sto<br />

alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la<br />

mia voce e mi apre la porta…» (Ap 3, 20).<br />

L’inabitazione di Dio in noi non è un premio,<br />

ma una promessa.<br />

C’è un posto dentro di noi che non può essere<br />

colmato da niente che sia meno del Padre,<br />

del Figlio e dello Spirito Santo.


Pagina 2<br />

commento alla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi 2, 12-16<br />

a cura di Adriano Lembi<br />

Cristo è simbolo di unità<br />

Per l’Anno Pastorale 20<strong>19</strong>-2020, che stiamo vivendo<br />

senza poter condividere la mensa eucaristica,<br />

il nostro Vescovo Mario ha indicato a tutti i<br />

fedeli, in particolare ai Gruppi di Ascolto della<br />

Parola, come contenuto da meditare proprio la<br />

Lettera ai Filippesi, «un testo che può ispirare<br />

commozione, preghiera, pensiero, orientamenti<br />

all'azione», «per il progresso e la gioia della vostra<br />

fede». In questa V Domenica di <strong>Pasqua</strong> ne<br />

leggiamo solo quattro versetti, insieme ad una<br />

scelta di versetti del capitolo 10 degli Atti degli<br />

Apostoli. San Paolo aveva convertito i Filippesi,<br />

una comunità pagana ed ora li esorta a perseverare<br />

«con rispetto e timore» sulla strada della<br />

salvezza, ricordando che è la piena e pronta adesione<br />

alla volontà di Dio a suscitare in loro la capacità<br />

di operare secondo il suo disegno d’amore,<br />

tanto da essere vivida luce in mezzo ad una comunità<br />

malvagia, che non riconosce Cristo. Anche<br />

Pietro, secondo il racconto degli Atti, ispirato dallo<br />

Spirito Santo, viene a contatto con una famiglia<br />

pagana, quella del centurione Cornelio, che pure<br />

era un uomo giusto. E, scandalo per gli ebrei<br />

convertiti, si siede a tavola con loro e si ferma<br />

nella loro casa. Una concezione divisiva attraversava<br />

la chiesa primitiva (ma è tanto diverso anche<br />

oggi?): noi siamo i giusti, gli “altri” sono peccatori<br />

e seguiamo la legge che ci vieta di mischiarci<br />

con loro per non diventare impuri. Eppure<br />

Gesù aveva detto che non è ciò che entra dalla<br />

bocca che rende impuro l’uomo, ma ciò che<br />

esce dal suo cuore: «Dal cuore, infatti, provengono<br />

i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri,<br />

le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le<br />

bestemmie. Queste sono le cose che rendono<br />

immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi<br />

le mani non rende immondo l’uomo» (Mt 15,<br />

<strong>19</strong>-20). San Paolo sicuramente si ricordava di<br />

quelle parole quando esortava i Filippesi ad<br />

attenersi, per realizzare il progetto di Dio, ad<br />

un comportamento senza mormorazioni e<br />

senza esitazioni, un modo di essere e di agire<br />

senza divisioni. Già prima di incamminarsi da<br />

Giaffa a Cesarea per incontrare Cornelio, Pietro,<br />

che alloggiava presso un conciatore di pelli<br />

(un reietto, un impuro!), ha la visione della<br />

tovaglia che scende dal cielo, imbandita con<br />

animali impuri, che lo turba ma gli fa capire che<br />

l’incontro con un pagano non avrebbe intaccato<br />

la purezza. Ma gli ebrei criticano e sono<br />

risentiti: c’è ancora una netta divisione fra “noi”<br />

e gli “altri”. Papa Francesco ci ricorda che al<br />

tempo di Gesù – ma, ahimè, anche oggi nella<br />

Chiesa – c’erano più partiti religiosi – farisei,<br />

Comunità Pastorale dei Santi Pietro e Paolo<br />

sadducei, zeloti, esseni –, ciascuno dei quali<br />

pensava di detenere la verità. Non c’era unione.<br />

Oggi, nella Chiesa non è molto diverso: la parola<br />

del Papa suscita risentimenti, incomprensioni,<br />

divisioni, partiti che ritengono di essere depositari<br />

della verità e non perseguono l’unità. Francesco<br />

ricorda però che c'è un solo riferimento per<br />

l’unità e la comunione ed è Cristo che ha voluto,<br />

morendo in Croce, redimere tutta l’umanità. Tutti,<br />

nessuno escluso. Caliamo le letture di questa<br />

domenica nella nostra Comunità. Se riconosciamo<br />

che ci sono incomprensioni e disunioni dettate<br />

dalla durezza del nostro cuore che privilegia il<br />

“noi”, è il momento di chiederne perdono perché<br />

la Comunità non ne sia scandalizzata.<br />

Preghiera<br />

O Signore,<br />

liberaci dalla tentazione di essere divisivi,<br />

aiutaci a vedere questa grande verità di Gesù:<br />

che in Lui siamo tutti fratelli<br />

ed Egli è il Pastore di tutti.<br />

Sia allora questa parola - “tutti, tutti” -<br />

ad accompagnare ogni nostra giornata.<br />

Fa’ di noi, Signore, un unico gregge,<br />

che sappia riconoscere la voce sicura e amabile<br />

del Suo Pastore e non ceda alla tentazione di<br />

seguire voci suadenti che si sostituiscono<br />

a quella dell’unico Salvatore. Amen.<br />

Da domenica 3 maggio ha preso il via l’iniziativa<br />

virtuale “Tempo di scelta, tempo di prova” che il<br />

Servizio diocesano di Pastorale Giovanile ha<br />

ideato per i giovani 18-30enni ed i loro educatori.<br />

Questi “dialoghi a distanza” sono l’occasione<br />

per mettersi in ascolto della storia presente,<br />

interpretando ciò che lo Spirito vuole esprimere<br />

in questo tempo di pandemia, alla luce delle<br />

parole del Papa pronunciate lo scorso 27 marzo<br />

in Piazza San Pietro come momento di preghiera<br />

straordinario in tempo di epidemia: «Signore,<br />

ci chiami a cogliere questo tempo di prova come<br />

un tempo di scelta. Non è il tempo del Tuo giudizio,<br />

ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere<br />

che cosa conta e che cosa passa, di separare<br />

ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il<br />

tempo di reimpostare la rotta della vita verso di<br />

Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare<br />

a tanti compagni di viaggio esemplari, che,<br />

nella paura, hanno reagito donando la propria<br />

vita. È la forza operante dello Spirito riversata e<br />

plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È<br />

la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare<br />

e di mostrare come le nostre vite sono<br />

tessute e sostenute da persone comuni – solitamente<br />

dimenticate – che non compaiono nei<br />

titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi<br />

passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio,<br />

stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi<br />

della nostra storia: medici, infermiere e infermieri,<br />

addetti dei supermercati, addetti alle pulizie,<br />

badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari,<br />

sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che<br />

hanno compreso che nessuno si salva da<br />

solo». Il primo “incontro online” si è svolto<br />

domenica 3 maggio alle 18.00 con l’Arcivescovo<br />

Mons. Delpini in dialogo con i maturandi<br />

nella 57ª Giornata Mondiale di Preghiera per le<br />

Vocazioni e in presenza di don Marco Fusi,<br />

responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università.<br />

Giovedì 14 maggio alle 18.30 interviene<br />

il prof. Silvano Petrosino, docente di Antropologia<br />

filosofica dell’Università Cattolica di<br />

Milano sul tema “Cosa stiamo imparando<br />

dall’imprevedibile? In che senso la prova può<br />

essere una opportunità?” con Roberta Casoli,<br />

Ausiliaria diocesana, membro dell’équipe di<br />

Pastorale Giovanile. Giovedì 28 maggio alle<br />

ore 21.00 il prof. Raffaele Mantegazza, docente<br />

di Pedagogia interculturale dell’Università<br />

Bicocca di Milano è in dialogo con gli studenti<br />

universitari sul tema “Come possiamo ascoltare<br />

ed educare le nostre emozioni? In quale<br />

modo affrontare fragilità e morte?” in presenza<br />

di don Marco Cianci, cappellano Università<br />

Statale di Milano. Giovedì 4 giugno alle ore<br />

21.00 interviene il prof. Mauro Magatti docente<br />

di Sociologia all’Università Cattolica di Milano<br />

sul tema “Quale mondo nasce attraverso l’emergenza<br />

coronavirus? Come cambiano il<br />

lavoro, la società e la politica?” in presenza di<br />

Giovanni Formigoni dell’équipe di Pastorale<br />

Giovanile. Al termine degli incontri online i<br />

giovani partecipanti sono invitati ad inoltrare<br />

riflessioni e contributi personali alla e-mail:<br />

giovani@diocesi.milano.it<br />

I “dialoghi a distanza” si svolgono in diretta<br />

sul portale www.chiesadimilano.it e inoltre<br />

su Chiesa TV – Canale <strong>19</strong>5, Radio Marconi<br />

e Radio Mater.<br />

Maggio<br />

mese consacrato a Maria<br />

”Maggio è il mese più delizioso dell’anno<br />

e, giustamente, è consacrato a Maria. Dal<br />

tempo degli Apostoli fino a noi non c’è<br />

stato un mese o un giorno in cui è venuto<br />

a mancare qualche favore da parte di questa<br />

Madre pietosa. Il mese di Maggio è in<br />

modo speciale consacrato a Lei”.<br />

(San Giovanni Bosco)<br />

Preghiera del Rosario<br />

ogni sera ore 20.45<br />

In streaming sui canali Facebook e YouTube<br />

dell’Oratorio alle ore 20.45<br />

Novena a Maria Ausiliatrice<br />

15-23 Maggio ore 20.45<br />

Don Bosco amava chiamarla “Madonna dei<br />

tempi difficili”: noi la pregheremo perché<br />

sconfigga il male che oggi ci opprime.


Il Primo giorno<br />

Pagina 3<br />

Pubblicato da<br />

EMI e disponibile<br />

gratis online<br />

l’ultimo libro del<br />

giornalista Gerolamo<br />

Fazzini<br />

«Siamo tempo<br />

(L’abbiamo scordato?)»<br />

che<br />

analizza il periodo<br />

della quarantena<br />

esistenziale<br />

da coronavirus<br />

da vivere come<br />

“esercizi spirituali<br />

laici forzati” per ripensare a se stessi, agli altri,<br />

al mondo. Fazzini ricorda le fondamentali parole<br />

pronunciate da Papa Francesco lo scorso 27<br />

marzo scorso in una Piazza San Pietro vuota:<br />

«La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità<br />

e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze<br />

con cui abbiamo costruito le nostre<br />

agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e<br />

priorità. In questo nostro mondo, che Tu ami<br />

più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità,<br />

sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno,<br />

ci siamo lasciati assorbire dalle cose e<br />

frastornare dalla fretta. Un cataclisma di queste<br />

proporzioni non può non costringerci a<br />

mettere dei punti fermi. E a ripartire su più<br />

solide basi rispetto a prima, all’epoca in cui il<br />

PIL dettava legge su tutto e tutti», scrive Fazzini.<br />

Quindi approcci nuovi e attenzioni diverse: il<br />

vicino di casa, non più solo l’anonimo volto<br />

salutato distrattamente; l’impossibilità di andare<br />

a trovare i propri genitori o nonni, li fa amare<br />

ancora di più. «Nella cultura contemporanea, -<br />

sottolinea Fazzini - si era via via sedimentata<br />

l’idea che oggi, grazie alla medicina e alla<br />

tecnologia, la morte non fosse più quel nemico<br />

invincibile che solo fino a pochi decenni fa appariva<br />

come tale – scrive l’autore -. La morte ci<br />

spaventa non solo perché ci fa sentire polvere,<br />

precari, ma perché ci mette davanti alla terribile<br />

evidenza che un giorno (non sappiamo quale) le<br />

nostre relazioni più care si interromperanno. E<br />

da lì in poi muterà completamente il modo col<br />

quale continueremo a relazionarci con chi ci sta<br />

più a cuore. Dire che noi “siamo tempo” equivale<br />

ad affermare che il tempo che dedichiamo alle<br />

persone e/o alle varie attività dice molto di ciò in<br />

cui crediamo. Prendere coscienza che tutti<br />

“siamo tempo” forse potrà condurci a guardare in<br />

modo diverso anche al rapporto fra le generazioni.<br />

Il coronavirus ci ricorda che la vita è fatta di<br />

priorità. Il cristianesimo è l’unica religione che<br />

adori un Dio che si è mescolato con l’umanità,<br />

un Eterno che si è fuso col provvisorio, un Invincibile<br />

che si è fatto precario, un Onnipotente che<br />

si è reso vulnerabile per amore».<br />

Messaggio del Papa ai Salesiani per il CG 28<br />

a cura di don Rossano Sala (prima parte)<br />

Dopo il Capitolo Generale 28, interrotto dal coronavirus,<br />

don Rossano Sala SdB, direttore della<br />

rivista Note di Pastorale Giovanile e presente agli<br />

ultimi due Sinodi dei Vescovi, approfondisce il<br />

Messaggio di Papa Francesco ai Salesiani. «É la<br />

parola di un padre che viene dal cuore - scrive<br />

don Rossano - e chiede a tutti di ripartire da don<br />

Bosco, invitandoci a realizzare ciò che il Papa<br />

ripetutamente chiama ‘Opzione Valdocco’. In<br />

questo Messaggio al CG 28 il Pontefice esprime<br />

il suo stile pastorale in pienezza: la sua preoccupazione<br />

per i giovani, soprattutto per i più poveri;<br />

la sua tensione perché i religiosi ritornino ad<br />

essere profeti per la Chiesa e per il mondo; la<br />

sua amicizia speciale con i figli di don Bosco. Mi<br />

piace pensare che questo Messaggio si è già<br />

concretizzato nel Sinodo 2016 “I giovani, la fede<br />

e il discernimento vocazionale” concluso nel 25<br />

marzo 20<strong>19</strong> con la firma dell’Esortazione Apostolica<br />

Christus vivit. È stato un “Sinodo salesiano”,<br />

perché la Chiesa tutta si è occupata di ciò che a<br />

noi sta a cuore più di ogni altra cosa: i giovani!<br />

Nel Messaggio, il Papa prende spunto dal fatto<br />

che il CG 28 si svolge a Valdocco, “casa madre”<br />

della Congregazione e luogo di gestazione del<br />

carisma. È appunto un luogo materno, dove lo<br />

spirito salesiano ha preso forma. Ma non si tratta<br />

solo di ricordi romantici o di una scelta di convenienza:<br />

essere a Valdocco per Francesco diventa<br />

un desiderio, quello di tornare alla fonte del carisma.<br />

Valdocco è quindi per tutti noi, figli di don<br />

Bosco, un dono e una sfida. “Opzione Valdocco”<br />

non è però solo contemplazione di una storia<br />

passata, ma forza per affrontare il presente della<br />

vita del mondo, della Chiesa e della Congregazione.<br />

Il Messaggio al CG 28 è composto da<br />

cinque punti nei quali Francesco ci invita «a<br />

rimanere in una fedeltà creativa alla vostra identità<br />

salesiana» in un continuo e naturale rimando<br />

tra pedagogia e pastorale:<br />

1. Ravvivare il dono che avete ricevuto<br />

2. L’ “Opzione Valdocco” e il dono dei giovani<br />

3. L’ “Opzione Valdocco” e il carisma della presenza<br />

4. L’ “Opzione Valdocco” nella pluralità delle<br />

lingue<br />

5. L’ “Opzione Valdocco” e la capacità di sognare<br />

Il discernimento, radice del rinnovamento pastorale<br />

Il primo punto del Messaggio al CG 28 invita i<br />

Salesiani a ravvivare il dono che hanno ricevuto.<br />

Ogni carisma non è qualcosa di morto che va<br />

custodito in un cimitero, ma un fuoco vivo che<br />

va continuamente ravvivato perché illumini e<br />

scaldi. Francesco afferma che «vivere fedelmente<br />

il carisma è qualcosa di più ricco e stimolante<br />

del semplice abbandono, ripiego o<br />

riadattamento delle case o delle attività; comporta<br />

un cambio di mentalità di fronte alla missione<br />

da realizzare». Nessuno di noi deve<br />

semplicemente rifare quello che ha fatto don<br />

Bosco, quasi in una forma letterale e passiva.<br />

Questo sarebbe seguire una logica di “fedeltà<br />

ripetitiva”, tipica delle fotocopiatrici; diversa è<br />

invece la “fedeltà creativa” dello Spirito Santo,<br />

che è prima di tutto Colui che continuamente fa<br />

nuove tutte le cose. Quest’ultima evita sempre<br />

due estremi – «né adattarsi alla cultura di moda,<br />

né rifugiarsi in un passato eroico ma già<br />

disincarnato» – ed entra nel ritmo del discernimento,<br />

che solo può aiutarci a ravvivare il dono<br />

carismatico che abbiamo ricevuto (cfr. 2 Tm<br />

1,6-7). Siamo chiamati a fare nostro lo spirito di<br />

don Bosco per reinterpretarlo nel rinnovato<br />

contesto in cui viviamo e operiamo. Bisogna,<br />

da questo punto di vista, saper distinguere<br />

adeguatamente tra la “missione della Chiesa”,<br />

che è sempre la stessa per tutte le epoche e<br />

per tutti i territori, e la “pastorale della Chiesa”,<br />

che è sempre diversa in ogni tempo e nella<br />

diversità dei contesti. La missione di don Bosco<br />

è certamente la nostra missione – “essere<br />

segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani” –<br />

ma la pastorale dipende da molti fattori che<br />

oggi sono in continuo e repentino cambiamento.<br />

Per questo Francesco inizia questo primo<br />

punto dicendo che «pensare alla figura di salesiano<br />

per i giovani di oggi implica accettare che<br />

siamo immersi in un momento di cambiamenti,<br />

con tutto ciò che di incertezza questo genera.<br />

Nessuno può dire con sicurezza e precisione<br />

(se mai qualche volta si è potuto farlo) che<br />

cosa succederà nel prossimo futuro a livello<br />

sociale, economico, educativo e culturale».<br />

Ecco che qui entra in gioco l’artigianato del<br />

discernimento, che affonda le sue radici in una<br />

«una doppia docilità: docilità ai giovani e alle<br />

loro esigenze e docilità allo Spirito e a tutto<br />

quello che Egli voglia trasformare». Per essere<br />

Salesiani dobbiamo renderci capaci di uno<br />

sguardo profondo sui cambiamenti in atto: il<br />

discernimento, prima e sopra tutto, ci invita infatti<br />

«a coltivare un atteggiamento contemplativo,<br />

capace di identificare e discernere i punti nevralgici.<br />

Il discernimento nasce dalla contemplazione<br />

perché è quello sguardo spirituale, cioè animato<br />

dallo Spirito Santo, che ci aiuta a riconoscere la<br />

presenza e l’azione di Dio nella storia degli uomini.<br />

È uno sguardo che parte dalla realtà e vi<br />

ritrova l’azione dello Spirito nelle pieghe e nelle<br />

piaghe dell’umanità. Quali sono gli appelli che ci<br />

arrivano da Dio a partire dalla realtà giovanile di<br />

oggi? Che cosa ci sta chiedendo Dio attraverso<br />

la voce dei giovani, soprattutto dei più poveri? In<br />

che modo stiamo rispondendo alle sfide che ci<br />

giungono dal nostro tempo? Queste sono le<br />

domande iniziali che possono avviare un autentico<br />

discernimento, che sempre parte da quella<br />

capacità di riconoscere ciò che avviene nella<br />

storia attraverso gli occhi di Padre, con i sentimenti<br />

del Figlio e la luce che viene dallo Spirito.<br />

Il discernimento non si ferma alla contemplazione,<br />

ma porta all’azione, perché arriva ad individuare<br />

scelte precise e concrete da mettere in<br />

campo per il bene dei giovani. Giustamente,<br />

partendo da questa attitudine a discernere, «né<br />

pessimista né ottimista, il salesiano del sec. XXI<br />

è un uomo pieno di speranza perché sa che il<br />

suo centro è nel Signore, capace di fare nuove<br />

tutte le cose (cfr. Ap 21,5)». Il discernimento<br />

mette al centro Gesù, Signore del tempo e della<br />

storia, presente nella vita dei giovani e radice di<br />

ogni cambiamento: «Questo atteggiamento di<br />

speranza è capace di instaurare e inaugurare<br />

processi educativi alternativi alla cultura imperante».<br />

«L“Opzione Valdocco” del vostro 28°<br />

Capitolo Generale - scrive il Papa - è una buona<br />

occasione per confrontarsi con le fonti e chiedere<br />

al Signore: “Da mihi animas, coetera tolle”».<br />

In che modo, come singoli Salesiani, come comunità<br />

religiosa e come comunità educativo -<br />

pastorale stiamo mettendo in campo degli autentici<br />

processi di discernimento, capaci di generare<br />

dei processi alternativi per uscire dal circolo<br />

vizioso del “si è sempre fatto così”?


Pagina 4<br />

Comunità Pastorale dei Santi Pietro e Paolo<br />

ORARIO SANTE MESSE<br />

Fino a fine emergenza<br />

FERIALE<br />

9.00 Messa del mattino celebrata,<br />

in assenza del popolo, nella cappellina<br />

delle Suore FMA, da alcuni<br />

dei sacerdoti della Comunita<br />

Pastorale.<br />

18.00 Messa del pomeriggio celebrata<br />

in assenza del popolo, nella<br />

cappellina delle Suore FMA, dal<br />

Parroco e/o dall’Incaricato dell’Oratorio.<br />

Le chiese rimangono aperte: Custode<br />

e Madre, la Vergine Maria:<br />

affidiamo alla sua intercessione,<br />

pregandola col titolo di MARIA<br />

AIUTO DEI CRISTIANI, ogni nostra<br />

intenzione di bene, chiedendo<br />

il dono di un cuore aperto alla<br />

solidarieta .<br />

Anagrafe Parrocchiale<br />

D ef u nt i<br />

Andrea Bianchi<br />

Concetta Pisaniello<br />

Tomaso Magri<br />

Virginio Rusmini<br />

Aldo Lucchini<br />

Maria (Enrica) Ottolini<br />

Giuseppe Lepore<br />

Questi nostri fratelli<br />

e tutti i defunti in Cristo,<br />

per la misericordia di Dio,<br />

riposino in pace.<br />

ORARIO SANTE MESSE<br />

Fino a fine emergenza<br />

FERIALE<br />

ore 9.00 Messa del mattino<br />

celebrata in assenza di popolo<br />

nella cappellina delle Suore<br />

FMA da alcuni dei sacerdoti<br />

della Comunità Pastorale<br />

ore 18.00 Messa del pomeriggio<br />

celebrata in assenza di<br />

popolo nella cappellina delle<br />

Suore FMA dal Parroco e/o<br />

dall’Incaricato dell’Oratorio<br />

FESTIVO<br />

ore 9.30 Messa celebrata in<br />

assenza di popolo nella chiesa<br />

SSPP, presieduta dal parroco.<br />

Partecipano i Salesiani e le<br />

Suore FMA.<br />

Le celebrazioni vengono trasmesse<br />

live sui social (canale<br />

YouTube Oratorio Arese e sui<br />

profili Facebook della Comunità<br />

Pastorale e dell’Oratorio)<br />

LA FAMIGLIA NELLA FASE 2 - UN VIAGGIO IN ACQUE IGNOTE?<br />

La pandemia ha colpito l’Italia in<br />

modo drammatico; poche nazioni<br />

hanno sofferto come ha sofferto il<br />

nostro Paese, e anche i percorsi di<br />

uscita dall’emergenza vera e propria<br />

(un po’ enfaticamente definiti<br />

come Fase 2) si presentano maggiormente<br />

incerti nel nostro Paese,<br />

rispetto a tante altre nazioni<br />

europee. Mai come in queste difficili<br />

settimane di emergenza, peraltro,<br />

è emerso con rinnovata chiarezza<br />

che la famiglia è il primo<br />

luogo di custodia e di tutela dell’umano,<br />

e insieme una risorsa irrinunciabile<br />

di coesione sociale e di<br />

responsabilità verso il bene comune:<br />

un capitale sociale praticamente<br />

impossibile da sostituire.<br />

Questo ha confermato l’esperienza<br />

di #iorestoacasa, che ha affidato<br />

alle famiglie, nel nostro Paese,<br />

il compito di proteggere la salute<br />

di ciascuno e di tutti. Io resto a<br />

casa, cioè in famiglia: e i genitori<br />

si sono sobbarcati dall’oggi al<br />

domani un impressionante sovraccarico<br />

educativo e gestionale, con<br />

i propri figli, esclusivamente all’interno<br />

delle pareti domestiche,<br />

affidandosi soprattutto a quelle<br />

relazioni familiari interne che si<br />

sono confermate, nella stragrande<br />

maggioranza delle famiglie italiane,<br />

come valore educativo e risorsa<br />

insostituibili per le nuove generazioni.<br />

Un secondo nodo è il salto tecnologico<br />

sull’uso del digitale che le<br />

famiglie italiane sono state costrette<br />

a fronteggiare in brevissimo. In<br />

pochi giorni i social, i cellulari e i<br />

rapporti online sono diventati una<br />

risorsa preziosissima per conservare<br />

relazioni, per mantenere<br />

contatti, per essere vicini alle persone<br />

con cui prima ci si poteva<br />

vedere quotidianamente. «Ti butto<br />

in acqua: o impari a nuotare o<br />

affoghi»; questo è stato il violento<br />

metodo pedagogico che la pandemia<br />

ha imposto alle famiglie italiane<br />

nei confronti delle Itc e delle<br />

relazioni digitali: o impari in fretta a<br />

usarli e amarli, o resti ancora più<br />

isolato e «recluso» tra le quattro<br />

mura domestiche. Così, da nemiche<br />

della relazione, le reti digitali<br />

si sono trasformate in risorse preziose,<br />

non solo per i figli, ma anche<br />

per gli adulti. In altri termini il<br />

digitale ha sostenuto e alimentato<br />

la capacità delle relazioni familiari<br />

di allargarsi oltre al confine del<br />

nucleo ristretto, «di fare ponte»,<br />

per connettersi con altre persone,<br />

costruendo reti informali che si<br />

sono rivelate sempre più decisive<br />

nel proteggere il benessere e<br />

l’equilibrio delle persone: non solo<br />

dei figli, ma anche degli adulti. Il<br />

digitale ha anche supportato le<br />

relazioni intergenerazionali con i<br />

propri parenti lontani (in primis i<br />

genitori anziani), mantenendo<br />

contatti regolari con i nonni lontani,<br />

ma anche con i soggetti isolati<br />

a casa in quarantena perché positivi<br />

al virus, o addirittura con quelli<br />

ospedalizzati nei reparti di terapia<br />

intensiva. E tanti nonni si sono<br />

scoperti capaci di digitare su<br />

uno smartphone, pur di riuscire a<br />

vedere i propri figli o i propri nipoti.<br />

COMMISSIONE CARITÀ E MISSIONE<br />

Incontro in videoconferenza<br />

Martedì 12 maggio ore 21.00<br />

Formazione dei Volontari<br />

CARITAS CITTADINA<br />

Centro di Ascolto<br />

Incontro in videoconferenza<br />

Giovedì 14 Maggio ore 21.00<br />

Protocollo Governo - CEI<br />

Ripresa delle Celebrazioni con i fedeli<br />

Misure di sicurezza previste<br />

Coinvolgimento-Ruolo dei Volontari<br />

Igienizzazione degli ambienti...<br />

Il digitale non ha investito solo gli<br />

spazi relazionali familiari, ma ha<br />

anche interpellato e sfidato con<br />

grande urgenza anche altri due<br />

ambiti decisivi del sociale oggi,<br />

che sono stati travolti dall’esigenza<br />

del «distanziamento sociale»:<br />

la scuola e il mondo del lavoro.<br />

Quanto di questa innovazione<br />

forzata diventerà patrimonio organizzativo<br />

e know how consapevole<br />

e permanente delle persone e<br />

delle organizzazioni didattiche e<br />

produttive in questa Fase 2, ottimisticamente<br />

definita del «ripartire»?<br />

Saranno capaci, le aziende, di<br />

riformulare per obiettivi (e non per<br />

mera presenza o per mera<br />

«conformità») la qualità del lavoro<br />

dei propri dipendenti? Sapranno i<br />

docenti di scuola e università conservare<br />

e riprodurre le incredibili<br />

innovazioni didattiche che sono<br />

fiorite in queste brevi e durissime<br />

settimane, o si tornerà al tran tran<br />

burocratizzato di programma ministeriale,<br />

circolari del direttore didattico,<br />

competenze circoscritte,<br />

colloqui con i genitori due volte<br />

l’anno? E quale potrà essere il<br />

ruolo dei genitori, se scuola e<br />

impresa non li sosterranno in un<br />

bilanciamento dei tempi e dei<br />

carichi che è tutto da inventare?<br />

di Francesco Belletti

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