La Filarmonica è... Nr 65 - Giugno 2020 - Liberamusica!
Informatore musicale del Complesso Bandistico "La Filarmonica" di Abbiategrasso - Un numero da leggere, vedere e ascoltare, con tanti contenuti multimediali! All'interno: La Filarmonica c'è e non si ferma, con tante iniziative in tempo di lockdown (scuola di musica a distanza, concerti virtuali, Laboratorio Filarmonico e un corso di lettura musicale per tutti). E poi: i suggerimenti per un buon home recording; la sonificazione, ovvero come la musica combatte il virus; le cronache dei concerti de La Filarmonica (ad Abbiategrasso e a Mortara) e della Big Band all'Hotel Parigi di Milano; il concerto online Liberamusica! per il 25 aprile; il baglamàs, il rebetiko e il sirtaki, per un tuffo nella cultura musicale greca; i 50 anni di Jesus Christ Superstar; Beethoven inventore del jazz; Santa Cecilia, patrona della musica, dipinta da Raffaello; il nostro omaggio al Maestro Ezio Bosso... e tanto altro!
Informatore musicale del Complesso Bandistico "La Filarmonica" di Abbiategrasso - Un numero da leggere, vedere e ascoltare, con tanti contenuti multimediali! All'interno: La Filarmonica c'è e non si ferma, con tante iniziative in tempo di lockdown (scuola di musica a distanza, concerti virtuali, Laboratorio Filarmonico e un corso di lettura musicale per tutti). E poi: i suggerimenti per un buon home recording; la sonificazione, ovvero come la musica combatte il virus; le cronache dei concerti de La Filarmonica (ad Abbiategrasso e a Mortara) e della Big Band all'Hotel Parigi di Milano; il concerto online Liberamusica! per il 25 aprile; il baglamàs, il rebetiko e il sirtaki, per un tuffo nella cultura musicale greca; i 50 anni di Jesus Christ Superstar; Beethoven inventore del jazz; Santa Cecilia, patrona della musica, dipinta da Raffaello; il nostro omaggio al Maestro Ezio Bosso... e tanto altro!
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no (che ovviamente non va inteso come
l’organo “classico” oggi presente in tutte
le chiese).
La presenza dell’organo è quasi certamente
da collegare alle parole di alcuni
poemi basati sulla sua vita, secondo i
quali, mentre i musicisti suonavano durante
il suo matrimonio, lei in cuor suo
cantava solo a Dio (cantantibus organis
illa in corde suo soi domino decantabat);
probabilmente il cantantibus organis è
stato interpretato erroneamente come se
Cecilia stessa fosse
l’organista. In questo
modo la santa è stata
associata strettamente
alla musica.
In ogni caso a chiudere
la questione pensò
la fondazione dell’Accademia
Musicale di
Roma, nel 1584, da
subito intitolata a Santa
Cecilia, rendendo
pressoché universale
la sua venerazione
come patrona della
musica.
A lei sono state dedicate
innumerevoli
chiese, opere d’arte,
orchestre e bande musicali.
L’Estasi di Santa
Cecilia di Raffaello
è una delle più note
restituzioni pittoriche della venerazione
popolare per questa santa. Realizzata
nel secondo decennio del ‘500 (quindi
70 anni prima della costituzione dell’Accademia),
mostra nella parte bassa del
dipinto (oggi conservato alla Pinacoteca
di Bologna) Santa Cecilia attorniata da
quattro figure disposte in semicerchio a
rievocare la cantoria celeste che, a mo’
di cartiglio, è raffigurata nella parte superiore
del dipinto. Per via degli sguardi, dei
gesti, e dell’atmosfera calma della scena,
sembra quasi di assistere ad una sacra
conversazione.
Lo sguardo assente e rivolto verso l’altro
fa supporre che sia l’unica a udire le melodie
angeliche, mentre appaiono esclusi
da questa estasi gli altri partecipanti: San
Paolo (l’unico personaggio pensieroso e
preoccupato, già quasi michelangiolesco
per la rappresentazione del suo corpo),
Estasi di Santa Cecilia fra i Santi Paolo, Giovanni
Evangelista, Agostino e Maria Maddalena
Raffaello, 1518, olio su tavola trasportata su tela
Trasfigurazione - Raffaello Sanzio, 1518-1520,
tempera grassa su tavola
con il suo camice verde e il manto rosso,
che regge con il palmo della mano sinistra
la spada; San Giovanni evangelista
riconoscibile dal libro ai suoi piedi su cui
si trova l’aquila; Sant’Agostino vestito
dal piviale ricamato e reggente il bastone
pastorale; Maria Maddalena che tiene
in mano l’ampolla degli unguenti (unica
figura il cui sguardo sia rivolto verso lo
spettatore).
Grandi assenti i classici simboli della divinità
(croce o colomba, per esempio),
come evidenziato dalla storica dell’arte
Anna Maria Brizio: «La divinità non
appare agli occhi, essa è nel cuore della
santa Cecilia, così come la musica non
risuona materialmente al suo orecchio,
ma solo nella sua anima».
Ben evidenti sono invece gli strumenti
musicali, rotti e disposti a terra in maniera
disordinata (sempre a proposito di incroci
tra le discipline artistiche,
dipinti e opere
d’arte in generale, se
pur non attendibili in
toto, sono molto considerati
dagli studiosi di
antichi strumenti musicali
per ricostruirne le
evoluzioni) a rappresentare
la caducità del
profano rispetto all’eternità
del sacro. Sono
presenti una viola da
gamba (senza corde
e con la cassa incrinata),
un triangolo e altri
strumenti (flauto sonagli
e tamburelli) riconducibili
ad esempio al
culto di Bacco.
Meno in evidenza, rispetto
a molte altre
opere del periodo, lo
sfondo: un paesaggio
collinare dove si può intravvedere il profilo
di una chiesa che potrebbe essere
quella del Santuario di Santa Maria del
Monte a Bologna, mentre parte indispensabile
del quadro è la cantoria celeste
formata da sei Angeli, visibili come da
uno squarcio nel cielo, intenti a leggere
degli spartiti.
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