Italia PoeticaVorrei rinascere, su questa terra, e con la mente tornare a ieridi Antonio BrienzaRiposti e assorti, con l’intelletto, congetturando mille pensieriindeboliti, dinnanzi al mostro, il qual sovverte i nostri piani.Quantunque il popolo, il venticinque, l’audace induca ad esser fierioh bella Italia, a malincuore, scruto quel vile legar le mani;il virulento, meglio spietato, malvagio virus che fino a ieriin seno al petto, dell’anticristo, ora minaccia il nostro domani.L’isolamento, l’indegna pena, che il cuore getta tra mille rovericosì d’un tratto, miseri uomini, siam diventati novizi orfanilasciando soli, tra quattro mura, abbandonandoli come dei ruderii nostri cari, loro sorrisi, una carezza: così lontaninel mentre insorge, come in un incubo, una tremenda guerra tra poveri.Intorpidendo, la mia ragione, nel sovrapporsi pensieri arcaniin sella al mulo, arando un solco, quel contadino nei suoi poderiproprio laddove, garbatamente, una fanciulla e le proprie manila treccia al vento, diamanti ornanti, vibran nell’aria, commedia in fiericotanta grazia, splendor divino, seminandovi tre tulipanii quali al sole, di fine aprile, donano alloggio ai minuti passeri.Dolce vibrando, canto melodico, mi hai risvegliato in sol stamanighermendo in cuor, tra i miei dilemmi, riuscendo a renderli così leggeri;come un bambino, col suo candor, osserva in volo mille gabbianiche con ardore, ed eleganza, nel turbinar su quei crateriaffascinato, in un tormento, stregano il cuor due occhi castani.Oh vile mostro, ci hai segregati, rendendo notti e giorni austeriportando via, in prima istanza, nel tuo ripudio i nostri anzianihai depennato, in ogni vita, su carta bianca i propri sentierioccultandoti, in maniera vile, e intimorendo molti cristiani.Imprigionati, noi malviventi, segregati nelle proprie carceririmembrando, che anche i medici, appartenessero agli esseri umanisobillando, con veemenza, un triliardo milleuno pensierioggi soffro, a denti stretti ahimè, urlando contro i cormorani:vorrei rinascere, su questa Terra, e con la mente tornare a ieriladdove tutti, nel proprio cuor, sognavan d’essere un po’ gitani.I Quaderni della Rinascita. Poesia. 62
Italia PoeticaFiato cortodi Carlo Di ClementeTra familiari pareti,sottili membrane contro l’estraneo,si gode e si trema,con respiro corto,la paura è un muscolo involontario.Le case, ripiene di tutto,hanno occhi per guardare,ogni finestra è uno specchioper il vicino,lo guardo e gli assomiglio,nella smorfia sembiante sorriso.I Quaderni della Rinascita. Poesia. 63