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e ominciamo allora
con alcuni interessanti
esemP,i dell'anima
inglese (e con l'intervista
ad uno dei suoi
epqneJ!ti più genuini),
nm m la c1 occuperemo
aelle complessita mul-
ticulturali.
Di notevole spessore timbrico
e frastagliate da
un'esuberanza hnguistica
che cattura subito, al
primo ascolto, sono le storie
banalmente insensate di
__ ____,Will Self.
Sarà per gli ultimi anni passati all'insegna del minimalismo,
o forse per quel segno torbido e orribile che viene da
lontano, fatto sta che le sue vicende scuotono subito i sensi.
E, caso raro, hanno messo d'accordo pubbli.co e critica.
L'inglesità esibita da Self pesca nel metamorfismo con un grande
occhio a KAFKA, è vero, ma soprattutto riprende e rivitalizza la
cultura gotica, quell'ammasso di dramma dell'orrore inventato
secoli fa in Inghilterra.
Anche Tim Parks ricorre ad un altro tempo, a quel sessantotto
che in quell'isola non è mai passato, neanche come un venticello
fresco e leggero (forse filtrato attraverso il trendismo
delle mode, e basta).
In LINGUE DI FUOCO, c'è la voce di Satana, i Black Sabbath e i
Black Widow, tutto un universo nero rischiarato alla fine
soltanto dalle lingue giallo arancio dell'incendio, alte e possenti.
Ma anche qui il vero protagonista è il diverso (il diavolo
zoppo e sempre in polemica, che vuole l'indipendenza,
impersonato dal .fratello) che si annida tra le mura domestiche,
venendo a turbare la tranquillità della casa, quindi
dell'isola.
Una tranquillità sudata e mantenuta a c:.:aro prezzo, con
ordine e disciplina, da secoli e secoli.
Un altro modo di cercare dentro l'oggi, come si vede.
Con una distanza dagli eventi che gioca a
favore dell'autore (Parks vive da qualche
anno in Italia), permettendogli alla fine
di giocare con il fuoco senza scottarsi
troppo.
Cosa che non succede invece ai
personaggi di Alexander
Stuart che parla di una brita-111-ni:citit-s-il,-abari;tta·'<ia
reali-
abbandonato per la verità dagl
in cui riversare paure e ansie
inquieto verso il duemila.
Misto maschio ed il recente
saluti da un mondo insano son
da questa salsa assurda. Con p
comicamente (ecco un'altra co
la comicità), come insetti nell'o
tere contro i vetri e i muri.
Ecco il vero orrore, dice Will
di oggi, una stanza con la t
moquette macchiata, di sperma
ha bisogno di aprire le fines
Jonathan Coe, che nella vicen
sul politico, confezionando_ u anzo avvincente e
equilibrato (e su questo c'è l'int a chiarire ogni cosa).
Ma è anche il caso di Alas Oray che in PoVBRAcal
ricorre addirittura al trucco del etaromanzo per raccontare
l'attualità, con una mescolanza passato e presente che ha
un effetto davvero devastante.
«È del tutto evidente che dal 1979 'l Guuerno sia lavora11do tiJaçr,
mente per riportare la Gran Bret a al livel/,o del/' oca vittoriana,
ragion per cui Alasdair Gray ha deciso di infischiarsene della
propria etichetta post-moderna e si è tujf ato a capofitto nella stesura
di un romanzo del diciannovesimo secola», scrive ironicamente lo
stesso autore in un'autopresentazione del libro.
Con un intreccio mirabilante (tra il romanzo rosa, il noir, il fantascientifico)
la vicenda di Godwin Baxter, ambientata a Glasgow
alla fine dell'Ottocento, affonda il dito nella piaga dei problemi di
oggi con determinazione e cinismo.
L'impianto del romanzo vittoriano è scimmiottato, per deridere in
realtà il Regno Unito di adesso.
Tim Willocks
iovani
storie di
linguima
IL FINE UL11MO DE LA CREAZIONE,
con tutto quel che comporta di
buono o no.
Willocks narra di una comunità
chiusa tra i muri alta di un carcere e
della naturale ribellione che ne segue. Può
essere un modo per uscire dall'isola e dare un
senso alla propria britannicità? Può essere,
certo. Anche se ho l'impressione che a Willocks
importi poco.
A noi però, e questo sì ci interessa, intriga il
fatto che la ricerca resti presente e continua. E che
alla fine non diventi tutto quanto spettacolo o intrattenimento.
quattro