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Mensile della Diocesi di Mazara del Vallo - n. 04 del 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
www.diocesimazara.it<br />
condividere@diocesimazara.it<br />
RIDATECI<br />
DENISE<br />
17 anni dopo<br />
MOGAVERO e FIRRERI alle pagine 2 e 3
L’EDITORIALE<br />
VERITÀ<br />
PER DENISE.<br />
Dopo silenzi,<br />
omissioni e intrighi<br />
di MONS. DOMENICO MOGAVERO<br />
www.diocesimazara.it<br />
Il lungo tempo trascorso si<br />
spera possa indurre a parlare<br />
chi custodisce segreti pesanti<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
Nelle scorse settimane<br />
un’improvvisa anticipazione<br />
mediatica dalla<br />
Russia ha riportato all’attenzione<br />
dell’opinione, non solo nazionale, il<br />
sequestro di Denise Pipitone, illudendo<br />
chi sperava che fosse la volta<br />
buona per riportarla ai genitori Piera<br />
Maggio e Pietro Pulizzi. La vicenda,<br />
come è noto, ha avuto un prevedibile<br />
esito deludente e ha messo ancora<br />
una volta a dura prova la speranza<br />
incrollabile dei familiari. Ma ha<br />
avuto, di contro, l’effetto inatteso di<br />
riproporre il caso all’attenzione<br />
dell’opinione pubblica, attraverso il<br />
rinnovato interesse dei media. Al<br />
momento in cui scriviamo non si conoscono<br />
ancora le determinazioni<br />
dell’autorità giudiziaria, che potrebbe<br />
riaprire l’indagine sotto<br />
l’onda d’urto delle numerose falle<br />
evidenziate nell’indagine fatta a suo<br />
tempo nelle sedi competenti. I diciassette<br />
anni trascorsi da quel<br />
drammatico 1° settembre 2004<br />
hanno solo coperto silenzi imbarazzanti,<br />
omissioni colpevoli,<br />
omertà incredibili e illeciti delinquenziali<br />
configurabili come veri<br />
e propri depistaggi della macchina<br />
investigativa. L’impegno<br />
degli organi di informazione sta portando<br />
alla luce tasselli vecchi e nuovi<br />
sempre più numerosi che destano<br />
sgomento e preoccupazione insieme.<br />
Non si capisce, infatti, come<br />
mai non siano stati presi in considerazione<br />
atti e persone che potevano<br />
rivestire un certo interesse per l’accertamento<br />
dei fatti; oppure come<br />
mai non siano state esperite con immediatezza<br />
le iniziative volte a raccogliere<br />
tutti gli elementi utili per<br />
venire a capo di una vicenda che, se<br />
non fosse terribilmente angosciante,<br />
presenterebbe tratti grotteschi di insipienza<br />
superficiale e di dilettantismo<br />
professionale. Non si può<br />
prevedere l’esito di questo scavo<br />
giornalistico nella farraginosa<br />
fase istruttoria e nell’iter processuale,<br />
ma è ormai opinione diffusa<br />
che il caso Denise<br />
rappresenta una dimostrazione<br />
eclatante di giustizia negata e<br />
dunque una ferita profonda alla<br />
verità dei fatti. E proprio questa<br />
constatazione ha dato avvio alla proposta<br />
di diffondere lo slogan “Giustizia<br />
per Denise” attraverso<br />
l’esposizione di striscioni finalizzati<br />
a coinvolgere l’opinione pubblica e,<br />
soprattutto, a far sentire vicinanza solidale<br />
e affetto partecipe ai genitori,<br />
provati dal nulla di fatto di indagini e<br />
processi e altresì da una sensazione<br />
desolante di solitudine ed emarginazione.<br />
Il coinvolgimento di strati<br />
sempre più vasti e consapevoli<br />
dell’opinione pubblica si spera<br />
possa indurre chi di competenza<br />
a riprendere in mano l’imponente<br />
mole dei materiali investigativi<br />
per verificare eventuali violazioni di<br />
legge e per riparare l’ingiustizia<br />
perpetrata. Non è mai troppo tardi<br />
per una revisione critica dignitosa.<br />
Contestualmente, il lungo tempo<br />
trascorso si spera possa indurre<br />
chi custodisce segreti pesanti e<br />
ingombranti a trovare il coraggio<br />
dignitoso di liberare la propria<br />
coscienza e di consentire di far<br />
luce sull’accaduto, riportando ai<br />
propri cari, come è auspicabile, l’ormai<br />
ventenne Denise, che si spera<br />
possa finalmente uscire dall’anonima<br />
clandestinità in cui potrebbe<br />
essere relegata. Nessuno pensa di<br />
trasformare questo, che è uno dei<br />
numerosi misteri della cronaca<br />
più o meno recente, in una favola<br />
a lieto fine. E neppure che questo<br />
rinnovato interesse per la vicenda<br />
possa incoraggiare qualche sciacallo<br />
a rivelare improbabili riconoscimenti.<br />
L’esito più significativo di<br />
questa operazione non può che essere<br />
l’azione convergente di quanti,<br />
ciascuno per la propria parte, possono<br />
far riaffermare il primato della<br />
giustizia, perseguendo chi, complice<br />
di un disegno delinquenziale, ha impedito<br />
di ritrovare Denise per la<br />
mancata messa in atto di quanto, in<br />
tempo debito, avrebbe potuto smascherare<br />
gli autori del gesto criminale.<br />
La speranza è che possa<br />
giungere finalmente l’ora della verità<br />
e della giustizia.<br />
2<br />
I DICIASSETTE ANNI TRASCORSI HANNO SOLO COPERTO SILENZI IMBARAZZANTI
L’IMPEGNO<br />
LA BIMBA SCOMPARSA.<br />
Le indagini, ripartire da dove?<br />
di MAX FIRRERI<br />
www.diocesimazara.it<br />
www.cerchiamodenise.it<br />
Da dove ripartire? Dalla piccola<br />
Danas che il metronotte<br />
Felice Grieco riprese a<br />
Milano insieme a una donna rom?<br />
O dal magazzino di via Rieti, nel quartiere<br />
Quarara a Mazara del Vallo, dove<br />
abitava l’anziano sordo (oggi deceduto)<br />
Battista Della Chiave? Sono queste<br />
due delle piste investigative, forse<br />
quelle più concrete, battute in questi<br />
17 anni di vuoti e silenzi per trovare<br />
Denise Pipitone. Oggi che si parla di<br />
“Verità per Denise” è l’ora che quelle<br />
piste vengano nuovamente percorse.<br />
E, sentendo l’avvocato Giacomo<br />
Frazzitta, bisognerà ripartire da via<br />
Rieti. Da Mazara del Vallo. Da quella<br />
testimonianza del signor Della Chiave,<br />
della quale rimangono solamente le<br />
testimonianze video di due interrogatori:<br />
quello dell’avvocato Frazzitta e un<br />
altro del pubblico ministero. Bisognerà<br />
ripartire dall’ambito familiare, dai rapporti<br />
controversi, forse alimentati dalla<br />
vendetta e dall’odio, tra la famiglia di<br />
Piera Maggio e quella di Anna Corona,<br />
ex moglie di Piero Pulizzi (papà biologico<br />
di Denise). E bisognerà, forse, ripartire<br />
anche da quella testimonianza<br />
del signor Della Chiave, che l’avvocato<br />
Frazzitta ha sempre ritenuto determinante<br />
per chiarire cosa avvenne<br />
nelle ore prossime al sequestro. Cosa<br />
è successo veramente quel 1° settembre<br />
2004 a Mazara del Vallo rimane<br />
ancora un mistero, avvolto dal silenzio<br />
di chi ha visto o ha saputo e non parla.<br />
A chi giova tutto questo? Difendere<br />
chi e perchè? Per mamma Piera Maggio<br />
la piccola Denise è ancora viva e<br />
da 17 anni continua a dire: «Aiutatemi<br />
a trovarla».<br />
MAZARA DEL VALLO<br />
IN SEMINARIO.<br />
L’incontro con i<br />
genitori della piccola<br />
La comunità del Seminario<br />
vescovile di Mazara del<br />
Vallo ha incontrato i genitori<br />
di Denise Pipitone, Piera Maggio<br />
e Pietro Pulizzi, appartenenti al<br />
territorio della parrocchia Santa<br />
Rosalia, dove i seminaristi hanno<br />
realizzato una missione vocazionale.<br />
I due genitori hanno raccontato<br />
alla comunità del Seminario il<br />
martirio che vivono da 17 anni: «Insieme<br />
abbiamo pregato per loro e<br />
la figlia scomparsa», ha detto don<br />
Davide Chirco, direttore dell’Ufficio<br />
per la Pastorale delle vocazioni e<br />
assistente per la formazione dei seminaristi.<br />
«Quello di Denise è un<br />
dramma che riguarda Mazara del<br />
Vallo e l’Italia intera. Vogliamo credere<br />
che un giorno sarà gettata luce<br />
su questa triste vicenda e che la<br />
giustizia faccia il suo corso. A Piera<br />
e Pietro abbiamo detto che la<br />
Chiesa è vicina alla loro sofferenza<br />
e che porteremo nel cuore il ricordo<br />
indelebile della loro testimonianza<br />
e l’impegno giornaliero del<br />
ricordo nella preghiera», sono state<br />
ancora le parole di don Davide.<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
3
IL FOCUS<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
LAVORO E PESCA.<br />
Un settore usurante<br />
che nessuno riconosce<br />
Punta di diamante di questa trasformazione<br />
è stata la marineria<br />
mazarese che, nel giro di pochi decenni,<br />
ha fatto di Mazara del Vallo<br />
la capitale della pesca nel Mediterraneo.<br />
La città è diventata anche<br />
un laboratorio sociale e culturale<br />
senza eguali; è riuscita, senza saperlo,<br />
a cambiare paradigmi, usi e<br />
consuetudini, elevandosi a capitale<br />
dell’integrazione del Mediterraneo.<br />
La pesca, in tutto questo, ha<br />
avuto un ruolo prioritario; settore<br />
che ha coinvolto molti abitanti del<br />
Nord Africa che si sono trasferiti a<br />
Mazara del Vallo. Oggi a bordo dei<br />
pescherecci si realizza il modello<br />
d’integrazione: gli equipaggi<br />
sono misti, formati da<br />
italiani e tunisini; a bordo si condividono<br />
modi di cucinare, di lavorare,<br />
di pregare. Questo<br />
miscuglio di esperienze fa sì che<br />
gli equipaggi della marineria mazarese<br />
sono competitivi nel Medidi<br />
TOMMASO MACADDINO E GIOVANNI DI DIA *<br />
www.uil.it<br />
www.cgil.it<br />
Parlare di pesca nella nostra<br />
bella isola non è semplice,<br />
perché è un settore<br />
difficile a causa della durezza<br />
del lavoro, della grande crisi<br />
che da più di un ventennio lo attraversa,<br />
e perché carente di una<br />
classa dirigente capace di ribaltare<br />
le sorti di centinaia di armatori<br />
e di migliaia di lavoratori (tranne<br />
qualche piccola eccezione). In Sicilia<br />
l’attività marinara si manifesta<br />
in tutte le sue peculiarità, utilizzando<br />
tutti i tipi di pesca conosciuti<br />
e, addirittura, utilizzandone altri inventati,<br />
come la pesca con la feluca<br />
per il pesce spada, adottata nello<br />
Stretto di Messina. Quelle più diffuse<br />
sono il palangaro, lo strascico,<br />
la sciabica, il sinaio. Un aspetto<br />
particolare è quello che, a pochi<br />
chilometri di distanza tra una marineria<br />
e l’altra, troviamo tipi di<br />
pesca differenti, composizioni di<br />
equipaggi diversi. Un’altra peculiarità<br />
consiste nella retribuzione<br />
dei lavoratori: questi uomini, pur<br />
essendo lavoratori dipendenti, non<br />
hanno uno stipendio fisso, ma la<br />
loro retribuzione viene detta alla<br />
“parte”, cioè viene sottratto dal ricavato<br />
del pesce venduto, al netto<br />
delle spese che sono state fatte<br />
proprio per intraprendere una battuta<br />
di pesca (che solitamente dura<br />
tra i 40 e 60 giorni). La differenza<br />
verrà ripartita per metà con l’armatore<br />
e l’equipaggio, e tra l’equipaggio<br />
rispetto alla qualifica<br />
rivestita a bordo del motopesca. La<br />
pesca si divide in due grandi aree:<br />
la prima è costituita da barche che<br />
esercitano la pesca artigianale; la<br />
seconda si caratterizza da motopesca<br />
che esercitano la pesca a strascico<br />
che la fa da padrona in<br />
termini di fatturato e di numero di<br />
addetti impiegati. Questo tipo di<br />
pesca, nel tempo, ha creato le condizione<br />
per la pesca industriale.<br />
A bordo dei pescherecci<br />
si realizza il modello<br />
d’integrazione<br />
4<br />
UN MESTIERE ANTICO, PRIVO DI ATTENZIONI ISTITUZIONALI
IL FOCUS<br />
terraneo, creando questo valore aggiunto<br />
che consentirà, per alcuni decenni,<br />
di avere il dominio assoluto in<br />
termini di pesca in questo mare. Ma<br />
questo mestiere così antico non riesce<br />
a ricevere le giuste attenzioni; i<br />
processi che negli anni sono stati visti<br />
come fattori positivi nella pesca si sono<br />
trasformati in vere e proprie catastrofi.<br />
La globalizzazione ha fatto diventare<br />
vulnerabile un settore che per sua natura<br />
è fragile e debole e si scontra con<br />
sistemi produttivi che non usano le<br />
stesse regole del gioco. L’Unione Europea<br />
ha difeso poco il valore della pesca<br />
La globalizzazione<br />
ha fatto diventare<br />
vulnerabile il settore<br />
nel Mediterraneo, favorendo di più gli<br />
interessi della pesca dei mari del Nord.<br />
E l’Italia che fa? Nel nostro Paese il<br />
settore della pesca è considerato<br />
marginale, visto che non riesce a dare<br />
a tutto il sistema pesca un ammortizzatore<br />
sociale strutturato; non si riesce a riconoscere<br />
“usurante” un lavoro che è<br />
l’emblema della fatica.<br />
* Segretari provinciali Uila pesca e Flai Cgil<br />
1° MAGGIO<br />
IL MESSAGGIO.<br />
I Vescovi italiani:<br />
«Trovare strade<br />
di conversione»<br />
Condividere, anno XIX, n. 4<br />
del 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
Mensile<br />
della Diocesi<br />
di Mazara del Vallo<br />
Registrazione Tribunale<br />
di Marsala n. 140/7-2003<br />
Editore<br />
Associazione “Orizzonti Mediterranei”<br />
Piazza della Repubblica, 6<br />
91026 - Mazara del Vallo<br />
Direttore editoriale<br />
mons. Domenico Mogavero<br />
Direttore responsabile<br />
Max Firreri<br />
Redazione<br />
Piazza della Repubblica, 6<br />
91026 - Mazara del Vallo<br />
tel. 0923.902737<br />
condividere@diocesimazara.it<br />
Hanno collaborato<br />
Giovanni Di Dia, don Vincenzo Greco, don Vito Impellizzeri,<br />
Tommaso Macaddino, Calogero Gaetano Paci,<br />
Vincenzo Visco.<br />
al popolo stava a cuore il lavoro<br />
(Ne 3,38). Abitare una nuova sta-<br />
economico-sociale” è il ti-<br />
“Egione<br />
tolo del Messaggio della Conferenza<br />
Episcopale Italiana per la Festa del lavoro. I<br />
Vescovi nel documento rimarcano che<br />
l’emergenza Coronavirus ha messo più in<br />
difficoltà disoccupati, inattivi e lavoratori irregolari,<br />
«coinvolti nel lavoro nero che accentua<br />
una condizione disumana di<br />
sfruttamento», e che quando il blocco dei licenziamenti<br />
verrà meno «la situazione diventerà<br />
realmente drammatica». Per i<br />
Vescovi «il mondo del lavoro dopo la pandemia<br />
ha bisogno di trovare strade di conversione<br />
e riconversione, anche per<br />
superare la questione della produzione di<br />
armi. Conversione alla transizione ecologica<br />
e riconversione alla centralità dell’uomo,<br />
che spesso rischia di essere considerato<br />
come numero e non come volto nella<br />
sua unicità». La pandemia, per i Vescovi, ha<br />
permesso di sperimentare «quanto siamo<br />
tutti legati e interdipendenti». Ecco l’invito:<br />
«Siamo chiamati a impegnarci per il bene<br />
comune: esso è indissolubilmente legato<br />
con la salvezza, cioè il nostro stesso destino<br />
personale». Per i presuli, inoltre, l’esercitazione<br />
forzata di lavoro a distanza, cui in tanti<br />
sono stati costretti, ha permesso di «esplorare<br />
possibilità di conciliazione tra tempo<br />
del lavoro e tempo delle relazioni e degli<br />
affetti» prima sconosciute, con l’opportunità<br />
di diventare imprenditori del proprio<br />
tempo, «più capaci di ripartirlo in modo armonico<br />
tra esigenze di lavoro, di formazione,<br />
di cura delle relazioni e della vita<br />
spirituale e di tempo libero».<br />
Questo numero è stato chiuso in redazione il 24 <strong>aprile</strong><br />
<strong>2021</strong>. È vietata la riproduzione integrale o parziale<br />
senza espressa autorizzazione del direttore.<br />
Periodico associato alla:<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
5
L’ANNIVERSARIO<br />
A PANTELLERIA.<br />
Quel legno<br />
per fare memoria<br />
di DON VITO IMPELLIZZERI<br />
www.diocesimazara.it<br />
www.comunepantelleria.it<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
Può destare sorpresa a chi<br />
vive sull’isola di Pantelleria<br />
o vi fa ritorno dopo un<br />
soggiorno recente, non vedere<br />
più adagiato sulla riva, quella davanti<br />
il cimitero del centro, nella<br />
zona Arenella, il barcone che era<br />
naufragato sugli scogli il 13<br />
<strong>aprile</strong> del 2011. Quel giorno erano<br />
morte tre persone tra le quali Leonie,<br />
moglie di Camille e madre di<br />
cinque figli. I dieci anni trascorsi da<br />
tale tragedia chiedono un atto di<br />
memoria. In questi giorni, un artista<br />
pantesco, Nino Raso, ha realizzato un<br />
monumento con il legno del barcone<br />
che è stato posto nel giardino<br />
di via Venezia attorniato da tre alberi<br />
di ulivo. Alla sua inaugurazione<br />
erano presenti Camille e quattro dei<br />
suoi figli. Sono arrivati da Genova,<br />
dove ora vivono. Quel barcone,<br />
come tanti altri, drammaticamente<br />
non è riuscito a compiere la sua missione<br />
di via di speranza e di futuro e<br />
di nuova vita per tutti quelli che trasportava<br />
a causa del naufragio, delle<br />
onde del mare e degli scogli nella<br />
notte. Adesso diventa, grazie all’arte<br />
e alla sua mitezza pacifica, memoria,<br />
così diversa dalla paura generata,<br />
invece, dalla violenza e dalla cattiveria<br />
delle guerre e delle carestie e<br />
delle ingiustizie sociali. Il legno del<br />
barcone grazie all’arte diventa<br />
memoria. L’arte è capace di ricordare<br />
e di trasmettere il naufragio<br />
come domanda di vita, di<br />
dignità, di giustizia e come sbarco<br />
di umanità tradito e trasformato in<br />
un approdo di morte. Quel legno diventa<br />
segno per tutti dell’umano<br />
che deve approdare e deve trovare<br />
ospitalità in ogni cultura e ogni città.<br />
Quel legno diventa memoria di<br />
sbarchi di umanità. In una isola<br />
come la nostra segnata dalla difficoltà<br />
dell’approdo e della fatica ingegneristica<br />
della costruzione di<br />
un porto, il tema dello sbarco e del<br />
molo, acquista ora un significato<br />
particolare: la memoria, in quella<br />
notte, di una catena umana, di un<br />
attracco di braccia e di urla, che<br />
non ha esitato, non ha avuto paura<br />
a tuffarsi in mare per tirare in<br />
salvo, fuori dall’acqua, quelle persone<br />
naufragate. Il segno di quella<br />
sera di dieci anni fa furono le braccia<br />
che si unirono per fare un approdo<br />
di salvataggio per gli sbarchi<br />
di umanità. Un gesto di popolo inedito<br />
e virtuoso. Oggi il segno della<br />
memoria è questo monumento di<br />
MARSALA<br />
ADDOLORATA.<br />
Nuovo ambone<br />
per il Santuario<br />
Èstato benedetto dal<br />
Vescovo il nuovo<br />
ambone del Santuar<br />
io della Madonna Addolorata<br />
a Marsala. Il nuovo<br />
luogo liturgico, realizzato<br />
grazie alla donazione di<br />
alcuni benef attor i pr ivati,<br />
è or nato da un bassor i-<br />
lievo in marmo che r iproduce,<br />
su progetto<br />
dell’architetto Giacoma<br />
Zizzo, il Sepolcro vuoto, la<br />
pietra rotolata e il gr uppo<br />
di donne, pr ime testimone<br />
della Risur rezione.<br />
L’artista Nino Raso<br />
ha realizzato<br />
un monumento<br />
legno che grida al vento di Pantelleria<br />
le urla disperate di uomini e<br />
donne, di bambini nati e non ancora<br />
nati, caduti in mare mentre<br />
cercavano una porta alternativa<br />
alla condanna e alla morte. Bisogna<br />
guardare quel legno come lo<br />
guarderebbe un migrante caduto<br />
in mare, che non può più aggrapparvisi,<br />
che non può più tendere le<br />
sue braccia, e che prima di morire<br />
annegando può solo raccogliersi<br />
nel suo respiro affannato e dare la<br />
sua ultima memoria ai volti, ai paesaggi,<br />
ai colori che ha lasciato,<br />
sperando di poter trovare una vita<br />
migliore. E magari, si augurava,<br />
con questo viaggio di poter aiutare<br />
i suoi cari. Accostarsi tra gli ulivi<br />
per sentire in quel legno di barcone<br />
il respiro di chi annega per la<br />
speranza. Questa è la memoria,<br />
meglio l’anima di quel legno! Fare<br />
memoria è il compito dell’anima<br />
buona di un popolo, diventato il<br />
popolo di quel legno.<br />
6<br />
IL LEGNO DIVENTA SEGNO PER TUTTI DELL’UMANO CHE DEVE TROVARE OSPITALITÀ IN OGNI CITTÀ
PUBBLICITÀ<br />
I PRODOTTI<br />
DELLA TERRA.<br />
Ortaggi solidali<br />
sulle nostre tavole<br />
8X1000<br />
di MAX FIRRERI<br />
www.terresenzafrontiere.org<br />
www.diocesimazara.it<br />
Dal produttore al consumatore.<br />
E, per di più, con un valore<br />
sociale prezioso. La cooperativa<br />
“Terre senza frontiere” (dell’omonimo<br />
progetto sono partners la<br />
“Comunità Casa Speranza”, la Caritas<br />
diocesana e Fo.Co.), dopo i primi<br />
passi mossi nel maggio dello scorso<br />
anno, in piena pandemia, è oggi in<br />
piena attività. Grazie alla campagna<br />
“Liberi di partire, liberi di restare” promossa<br />
dalla Chiesa italiana tramite i<br />
fondi 8x1000, la cooperativa è oggi in<br />
grado di raccogliere i suoi primi frutti.<br />
A partire dallo spazio che i giovani<br />
stanno costruendo nella logica del<br />
gruppo che impara a collaborare, ad affiatarsi<br />
e a confrontarsi. La terra è al<br />
centro del lavoro con la produzione di<br />
orticole coltivate nel rispetto<br />
dei cicli naturali e<br />
stagionali. Loro producono<br />
e i consumatori<br />
possono acquistare. È<br />
questa la novità, infatti,<br />
che consente a chiunque<br />
di poter prenotare i<br />
diversi ortaggi disponibili<br />
e poterli ritirare il lunedì e giovedì<br />
pomeriggio. Un paniere ricco con<br />
fave, bietole, prezzemolo, sedano, finocchietto<br />
selvatico e rucola. Profumi intensi<br />
che arricchiscono i piatti di sapori<br />
mediterranei unici e sani. Basem e<br />
Lamin raccolgono i prodotti freschi<br />
giornalmente, Hana e Jennifer organizzano<br />
gli ordinativi e contattano per proporre<br />
gli ortaggi della settimana.<br />
“Terre senza frontiere”<br />
è il progetto che si svolge<br />
a Mazara del Vallo<br />
Partecipare e ordinare è semplice: c’è<br />
un numero di telefono a disposizione –<br />
350.1614502 – sul quale è anche attivo<br />
Whatsapp. Basta un messaggio indicando<br />
nome, cognome e il tipo di ortaggio<br />
che si vuole acquistare e si<br />
riceverà l’indicazione dove ritirarlo.<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
7
L’ANNIVERSARIO<br />
SUORE OBLATE AL DIVINO AMORE.<br />
91 anni di testimonianza viva<br />
a Mazara del Vallo<br />
di MAX FIRRERI<br />
oblatedivinoamore.wordpress.com<br />
www.diocesimazara.it<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
Novantuno anni di presenza<br />
viva nella comunità mazarese,<br />
un pezzo di storia della<br />
città che ancora oggi resiste, seppur le<br />
vocazioni scarseggiano e in convento<br />
vi abitano soltanto tre suore. Le Oblate<br />
al Divino Amore a Mazara del Vallo celebrano<br />
questo mese il loro 91° anno di vita<br />
in città. Era il 26 <strong>aprile</strong> 1930 quando si insediarono.<br />
Le prime ad arrivare furono<br />
madre Ignazia Di Simone e suor Emanuela<br />
Russo che trovarono accoglienza<br />
(come sede assegnata dalla Congregazione)<br />
presso l’antico monastero benedettino<br />
di Santa Caterina, tenuto in<br />
custodia solamente da due anziane suore<br />
per evitare che il Governo si appropriasse<br />
di quanto era rimasto dell’ampio<br />
complesso architettonico. L’anno dell’arrivo<br />
a Mazara del Vallo delle suore<br />
Oblate al Divino Amore è stato quello<br />
in cui si è avviato il progetto generale<br />
di espansione geografica dell’attività.<br />
La giovane Congregazione da un lato<br />
guardava all’affermazione della sua<br />
azione religiosa sul territorio siciliano<br />
(venne costituita nel 1923 a Monreale) e<br />
dall’altro all’apertura missionaria verso<br />
l’area del Centro America. A Mazara del<br />
Vallo i primi passi per la nascita della comunità<br />
vennero mossi nel 1925: madre<br />
Margherita Diomira, insieme a suor Luigia,<br />
incontrò l’allora Vescovo monsignor<br />
Nicolò Maria Audino. «Monsignor Audino<br />
si interessò di tutto, della nostra Regola,<br />
del nostro genere di vita, non fu difficile<br />
capire che il nuovo Vescovo sarebbe stato<br />
un buon Padre per noi», scrisse in uno dei<br />
Quaderni del suo Diario. In quel particolare<br />
incontro, che sarebbe stato il felice<br />
preludio per l’apertura della casa a Mazara<br />
del Vallo, il Vescovo fece visitare alle<br />
due suore anche il Santuario della Madonna<br />
del Paradiso, «la chiesa più cara ai<br />
mazaresi». Nei decenni le suore si sono<br />
dedicate a preghiera, lavoro, silenzio,<br />
vita fraterna, istruzione, catechesi,<br />
formazione e impegno sociale. Una<br />
presenza viva nella vita pastorale della<br />
Diocesi e sul territorio: i loro 91 anni sono<br />
stati sempre vissuti nel convento di Santa<br />
Caterina, a pochi passi dalla Cattedrale,<br />
del Seminario e del ,Palazzo vescovile. A<br />
Mazara del Vallo le suore Oblate al Divino<br />
Amore hanno avuto una loro specifica<br />
identità, capaci di adattarsi alle peculiarità<br />
del territorio. Il convento e la chiesa<br />
annessa conquistarono una vera centralità<br />
nella vita religiosa della città. Ma non<br />
solo. Perché, sin dai primi anni del loro<br />
arrivo, hanno pensato al progetto per<br />
aprire un asilo, poi realizzato. Intanto arrivavano<br />
le prime postulanti, Rosa e<br />
Paola, e la casa di Mazara del Vallo divenne<br />
anche un punto di riferimento<br />
dell’Unione diocesana delle donne cattoliche<br />
che decise di svolgere in quella<br />
chiesa le proprie riunioni annuali. A<br />
Mazara del Vallo le suore Oblate presero<br />
il testimone dei padri Gesuiti<br />
che, nel frattempo, si allontanarono<br />
dalla città. Il loro impegno è stato costruttivo<br />
per la crescita della comunità<br />
cittadina. La loro presenza ancora oggi,<br />
seppur con sole tre suore, è testimonianza<br />
viva di quell’impegno, anche con<br />
la mensa e la distribuzione dei pasti ai<br />
poveri.<br />
8<br />
LA COMUNITÀ NATA IN CITTÀ NELL’APRILE 1930
LA RIFLESSIONE<br />
25 APRILE.<br />
Recuperare coesione<br />
e solidarietà<br />
di VINCENZO VISCO*<br />
www.diocesimazara.it<br />
Il 25 <strong>aprile</strong> 1945 il Comitato di<br />
liberazione nazionale dell’Alta<br />
Italia proclama l’insurrezione<br />
generale in tutti i territori italiani<br />
occupati dai nazifascisti, dando ordine<br />
alle forze partigiane di attaccare<br />
le posizioni tedesche e<br />
fasciste per imporne la resa prima<br />
dell’arrivo delle truppe alleate.<br />
Contemporaneamente il CLNAI assumeva<br />
il potere in nome del popolo italiano.<br />
E in effetti, entro il 1° maggio<br />
tutta l’Italia del nord era liberata e il 3<br />
maggio veniva firmata la resa definitiva.<br />
Si poneva così fine a 20 anni di<br />
dittatura fascista, e a 5 anni di guerra.<br />
Veniva archiviato un regime autoritario<br />
che si era macchiato di crimini<br />
molto gravi, dall’assassinio degli oppositori<br />
politici (Matteotti e Amendola<br />
tra gli altri), alla carcerazione di migliaia<br />
di altri o all’invio al confino, alla<br />
costrizione all’espatrio e all’esilio<br />
degli oppositori politici, alla persecuzione<br />
degli ebrei, all’ingresso in<br />
guerra a fianco della Germania di Hitler...<br />
Il 25 <strong>aprile</strong> è quindi una data<br />
identitaria per il nostro Paese, quella<br />
che segnò l’inizio del processo che<br />
portò poi al referendum del 2 giugno<br />
1946 per la scelta repubblicana e alla<br />
promulgazione della Costituzione il<br />
27 dicembre 1947. La sua celebrazione<br />
ogni anno non è tuttavia una ricorrenza<br />
retorica. Permangono in<br />
Italia partiti e movimenti che si rifanno<br />
più o meno esplicitamente<br />
all’esperienza del ventennio fascista,<br />
esistono reticenze e posizioni<br />
negazioniste o svalutazioniste; tutti<br />
ricordano per esempio, le reticenze di<br />
Berlusconi nei confronti di questo anniversario.<br />
Esistono tendenze autoritarie<br />
e antidemocratiche in<br />
molti Paesi, e l’affermarsi<br />
delle cosiddette democrazie<br />
illiberali, dalla Russia di Putin,<br />
alla Turchia di Erdogan, all’Ungheria<br />
di Orban, alla Polonia<br />
di Kaczynski, governi che<br />
basano il loro potere sulla repressione<br />
della libertà di<br />
stampa, il controllo della magistratura,<br />
la persecuzione<br />
degli avversari politici. Senza<br />
dimenticare il recente assalto<br />
a Capitol Hill da parte dei sostenitori<br />
di Trump negli Stati<br />
Uniti. Ciò significa che la libertà<br />
e la democrazia non<br />
sono realtà acquisite per sempre,<br />
anzi mai come in questa<br />
fase storica, esse sono a rischio.<br />
Le diseguaglianze<br />
crescenti, l’instabilità economica,<br />
la disoccupazione,<br />
la mancanza di futuro per le giovani<br />
generazioni, la solitudine<br />
delle persone più deboli, l’individualismo<br />
crescente, l’egoismo dominante,<br />
sono terreno fertile per i<br />
leaders politici demagogici che strumentalizzano<br />
il dolore, la rabbia e la<br />
disperazione di milioni di cittadini, radicalizzando<br />
lo scontro politico, inventando<br />
nemici immaginari,<br />
recuperando forme di razzismo che si<br />
rivolgono ancora una volta contro gli<br />
ebrei, ma soprattutto contro i migranti,<br />
strumentalizzando non solo la<br />
differenza del colore della pelle, ma<br />
anche il credo religioso, cercando di<br />
riaffermare una superiorità culturale<br />
etnica e religiosa dell’occidente cristiano,<br />
che è il contrario di quello che<br />
predica e insegna papa Francesco<br />
La celebrazione non è<br />
una ricorrenza retorica<br />
La data è identitaria<br />
per il nostro Paese<br />
con il suo esempio, i suoi discorsi e le<br />
sue encicliche. È necessario quindi<br />
non solo resistere, ma porre le premesse<br />
per cambiamenti radicali<br />
soprattutto in campo economico,<br />
superando definitivamente la fase<br />
neo liberista, recuperando valori di<br />
coesione, solidarietà e collaborazione<br />
tra gli Stati, ma soprattutto tra gli individui,<br />
recuperando l’obiettivo della<br />
piena occupazione, di un equa distribuzione<br />
del reddito, della parità di<br />
genere, del valore dei beni comuni,<br />
come la sanità e l’istruzione, per tutti<br />
e per tutte le età. C’è molto da fare<br />
per gli uomini e le donne di “buona<br />
volontà”.<br />
* Economista, più volte Ministro<br />
delle Finanze e del Tesoro<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
PORRE LE PREMESSE PER CAMBIAMENTI RADICALI E IL RECUPERO DI VALORI CONDIVISI<br />
9
DAL TERRITORIO<br />
CASTELVETRANO.<br />
Il Governo regionale:<br />
«Potenziare l’ospedale»<br />
Istituire presso l’ospedale di<br />
Castelvetrano un laboratorio<br />
di Emodinamica tale da servire<br />
una buona parte della Valle<br />
del Belìce per quei pazienti bisognosi<br />
di un trattamento di angioplastica,<br />
oggi costretti a essere<br />
trasferiti presso il presidio di<br />
Sciacca, con tempi di percorrenza<br />
non compatibili con la gravità della<br />
patologia. È questo l’impegno del<br />
Presidente della Regione Nello Musumeci<br />
per il nosocomio castelvetranese,<br />
dopo l’incontro col<br />
Commissario dell’Asp Trapani<br />
Paolo Zappalà. «La volontà del governo<br />
regionale è quella di mettere<br />
l’ospedale di Castelvetrano nelle<br />
condizioni di esprimere il massimo<br />
delle proprie potenzialità. Il campanilismo<br />
territoriale non serve,<br />
anzi diventa un ostacolo, in un territorio<br />
in cui sono presenti parecchie<br />
strutture ospedaliere. Sia<br />
promossa subito ogni possibile iniziativa<br />
affinché quel nosocomio sia<br />
potenziato», ha detto Musumeci. Il<br />
Presidente ha infine chiesto al<br />
Commissario Zappalà di riavviare<br />
subito i contatti con l’amministrazione<br />
comunale per attivare un<br />
centro vaccinale fuori dall’ospedale,<br />
in locali pubblici idonei. «Con<br />
la buona volontà di tutti – ha concluso<br />
il Presidente – sarà presto ripristinata<br />
una condizione di<br />
equilibrio anche in quel territorio,<br />
senza dare spazio a inutili e dannose<br />
polemiche e strumentalizzazioni».<br />
IN BREVE<br />
MARSALA.<br />
Danni alle auto<br />
dei Vigili urbani<br />
Qualche giorno addietro gli agenti<br />
della Polizia Municipale di Marsala<br />
hanno avuto l’amara sorpresa<br />
di trovare quasi tutte le auto di servizio<br />
con gli pneumatici tagliati. L’atto vandalico<br />
è stato compiuto di notte ai danni di circa 15<br />
vetture su un totale di 20, che si trovavano<br />
parcheggiate davanti al Comando di via Ernesto<br />
del Giudice. Le auto dei vigili vengono<br />
lasciate in sosta all’esterno del Comando<br />
perché il garage è stato dichiarato inagibile.<br />
All’esterno degli Uffici è attivo un sistema di<br />
videosorveglianza. Da quelle immagini gli<br />
agenti di Polizia Municipale confidano di<br />
avere elementi utili al fine delle indagini. I sospetti,<br />
per quanto riguarda il movente, sarebbero<br />
indirizzati verso i “Daspo” inflitti di<br />
recente a una decina di parcheggiatori abusivi<br />
e nelle operazioni che hanno portato alla<br />
scoperta e al sequestro di alcune mega-discariche<br />
abusive di rifiuti di vario genere.<br />
PARCO EOLICO.<br />
I Comuni dicono<br />
no all’impianto<br />
IComuni del Trapanese hanno<br />
espresso parere contrario all’istanza<br />
della società Med Wind Italia<br />
S.r.l. (ex Renexia S.p.A.) per il rilascio<br />
di concessione demaniale marittima per<br />
l’installazione ed esercizio, a largo della<br />
costa occidentale della Sicilia, di un parco<br />
eolico off-shore e delle relative opere<br />
elettriche di connessione, della superficie<br />
complessiva di 18.505.195,00 mq.<br />
MONDO SOCIAL<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
10<br />
CATTEDRA<br />
DEI GIOVANI.<br />
La lezione di<br />
don Alberto<br />
Sul canale Youtube Diocesi Mazara/Condividere<br />
sono online le<br />
lezioni della Cattedra dei giovani,<br />
l’iniziativa diocesana che, con l’avvento<br />
della pandemia, ha trasferito le lezioni in<br />
presenza (che si tenevano in Seminario)<br />
sul web. L’ultima lezione online è quella<br />
di don Alberto Anzalone, delegato per la<br />
Pastorale giovanile dell'Ispettoria salesiana<br />
sicula.
PUBBLICITÀ<br />
FOTOCRONACHE<br />
CASTELVETRANO.<br />
Una tonnellata di<br />
alimenti donati alle<br />
Caritas parrocchiali<br />
L’ANNUNCIO.<br />
Ordinazione di tre nuovi<br />
diaconi permanenti<br />
Tre laici accoliti della<br />
Diocesi di Mazara del<br />
Vallo saranno ordinati,<br />
tra maggio e giugno prossimi,<br />
diaconi. Ad annunciarlo<br />
è stato il Vescovo<br />
monsignor Domenico Mogavero<br />
che ha incontrato Giulio<br />
Sirtori, Antonio Ferro e Rosario<br />
Ferracane. I tre candidati<br />
dal 2013 hanno seguito un<br />
cammino di formazione<br />
umana, intellettuale e spirituale,<br />
approfondendo lo studio<br />
della Teologia, insieme al<br />
servizio pastorale in parrocchia.<br />
In questi anni hanno frequentato<br />
la Scuola diocesana<br />
di formazione teologica. Giulio<br />
Sirtori (della comunità<br />
parrocchiale di San Matteo),<br />
assicuratore, 55 anni, di Marsala,<br />
verrà ordinato diacono<br />
domenica 30 maggio, alle ore<br />
18,30, nella Cattedrale di Mazara<br />
del Vallo. Sabato 5 giugno,<br />
ore 19, sempre in<br />
Cattedrale, il Vescovo ordinerà<br />
diacono Antonio Ferro<br />
(della comunità parrocchiale<br />
Ss. Salvatore), 52 anni, di Mazara<br />
del Vallo, sposato, neuropsichiatra<br />
infantile, di<br />
Mazara del Vallo. Sabato 12<br />
giugno, ore 19, verrà ordinato<br />
diacono Rosario Ferracane<br />
(dell’Unità pastorale chiesa<br />
madre-San Giovanni Battista),<br />
71 anni, di Castelvetrano, medico<br />
pediatra.<br />
Il Lions Club di Castelvetrano ha<br />
donato una tonnellata circa di<br />
beni alimentari alle Caritas parrocchiali<br />
di Castelvetrano. Nel paniere<br />
dei beni: pasta, zucchero,<br />
legumi, latte, biscotti, brioches, salsa,<br />
pomodori pelati, legumi, farina, omogeneizzati<br />
e pannolini per bambini,<br />
tonno e tanto altro per dare un po’ di<br />
ristoro alle famiglie più fragili del territorio.<br />
La consegna dei beni alle diverse<br />
Caritas è avvenuta nella<br />
parrocchia Santa Lucia. Erano presenti<br />
Nuccia Giglio per la Caritas di Santa<br />
Lucia, Giuseppe Ampola per quella<br />
dell’Annunziata, Giuseppe Calabrese<br />
per la Caritas di San Giovanni e Giuseppe<br />
Corallo per quella di San Francesco<br />
di Paola. A consegnare i beni il<br />
Presidente del Lions Club di Castelvetrano,<br />
Caterina Mangiaracina, accompagnata<br />
dal segretario, Giuseppe<br />
Parrinello, dal cerimoniere, Gianvito<br />
Luppino, e dal tesoriere, Francesco Ciravolo.<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
11
DALLE PARROCCHIE<br />
VITA PASTORALE.<br />
Dall’India a Pantelleria,<br />
in cammino con la comunità<br />
isole proprio non vogliamo averci a<br />
che fare! Pazienza. Ma don Terenzio<br />
non si perse d’animo, ebbe l’idea, subito<br />
ben accolta dal Vescovo, di chiedere<br />
al Vicariato indiano, ancora legato<br />
giuridicamente alla provincia italiana,<br />
anche se autonomo nel governo, di condividere<br />
questa missione. La risposta fu<br />
positiva. Ecco spiegata la presenza dei<br />
tre preti indiani sull’Isola, i quali con<br />
grande spirito di sacrificio, perché davvero<br />
lontani dal loro paese, ma con tanta<br />
gioia hanno cominciato a studiare la nostra<br />
lingua e si sono fatti amare da tutti i<br />
fedeli per la loro disponibilità e simpatia<br />
e il loro carattere amabile e accogliente.<br />
Purtroppo, anche a causa della<br />
pandemia che ha segnato questi inizi<br />
del loro ministero, hanno potuto dedidi<br />
DON VINCENZO GRECO<br />
www.sangaspare.it<br />
www.diocesimazara.it<br />
Di tanto in tanto ancora qualcuno<br />
incontrandomi mi<br />
chiede come sia finita con<br />
Pantelleria, sottintendendo un’altra<br />
domanda più diretta: «Avete trovato i<br />
preti da mandare sull’isola?». Parole<br />
che evidenziano una certa distanza<br />
del nostro vissuto diocesano dalla<br />
comunità pantesca; facciamo ancora<br />
fatica a percepire come territorio<br />
della nostra diocesi le tre parrocchie<br />
che si trovano al di là del mare, più<br />
vicine alla terra d’Africa che alle nostre<br />
coste siciliane. Comunque sia la<br />
risposta alla domanda è rassicurante:<br />
«Per grazia di Dio la Congregazione dei<br />
Missionari del Preziosissimo Sangue ha<br />
accolto dalle mani del Vescovo la cura<br />
pastorale dell’isola». Certo, rassicurante<br />
come risposta, ma anche un po’ amara<br />
perché registra la difficoltà incontrata<br />
dal Vescovo nel trovare soluzioni che<br />
coinvolgessero direttamente la diocesi.<br />
Attualmente vi sono tre presbiteri indiani<br />
che stabilmente risiedono a Pantelleria<br />
e abitano la canonica della<br />
chiesa madre Ss. Salvatore: don Ramesh,<br />
don David e don Melchiorre, appartenenti<br />
al Vicariato indiano della<br />
Congregazione fondata nel 1815 da san<br />
Gaspare del Bufalo. Come sono arrivati<br />
dall’India? Vale la pena ricordare brevemente<br />
le vicende che hanno tratteggiato<br />
questo disegno della Provvidenza.<br />
Il Vescovo già nel 2015 aveva preso contatti<br />
con don Oliviero, allora provinciale<br />
per l’Italia dei Missionari, il quale, entusiasta,<br />
inviò don Amaladass che rimase<br />
a Pantelleria ben 2 anni; il primo vissuto<br />
con don Giacinto Leone parroco e il secondo<br />
da responsabile della pastorale.<br />
Subito dopo sono arrivati altri due missionari,<br />
don Paul e don Shaury, che<br />
hanno preso la responsabilità della pastorale<br />
per gli anni seguenti. Nel frattempo<br />
alla guida della provincia dopo<br />
don Oliviero è stato eletto don Terenzio,<br />
il quale fin dall’inizio del mandato accolse<br />
benevolmente il progetto, ma all’improvviso<br />
arrivò una brutta notizia:<br />
l’assemblea plenaria della Congregazione<br />
aveva bocciato la proposta del<br />
consiglio provinciale di aprire un casa<br />
a Pantelleria. Forse noi italiani con le<br />
DAL 2015 SULL’ISOLA LA CONGREGAZIONE DEI MISSIONARI DEL PREZIOSISSIMO SANGUE<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
PUBBLICITÀ<br />
12
carsi prevalente alla pastorale sacramentale<br />
e della carità, sforzandosi con<br />
generosità di comprendere la nostra<br />
cultura, che così diversa dalla loro,<br />
rende più difficile il dialogo e un’azione<br />
pastorale più efficace in ogni ambito<br />
della vita sociale dell’isola come loro<br />
desidererebbero. Questione di tempo.<br />
Sentimenti di vera gratitudine<br />
vanno a tutti i Missionari del Preziosissimo<br />
Sangue che in questi<br />
anni si sono succeduti, accogliendo<br />
prontamente il loro mandato,<br />
amando tutti i parrocchiani e augurandosi<br />
che il lavoro apostolico della<br />
Missione sull’isola continuasse ad<br />
multos annos.<br />
TRE PRETI INDIANI SI DEDICANO ALLA PASTORALE SACRAMENTALE E DELLA CARITÀ<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
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Sole, colori e profumi di Sicilia, vini autentici e generosi...<br />
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13
LA RIFLESSIONE<br />
LIVATINO,<br />
IL GIUDICE<br />
RAGAZZINO.<br />
La credibilità<br />
come meta<br />
di CALOGERO GAETANO PACI *<br />
www.diocesiag.it<br />
www.giustizia.it<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
14<br />
Ma cu ci lu fici fari? Non<br />
avevo compiuto 26 anni<br />
quel 21 settembre 1990 e,<br />
ancora sconvolto per il duplice<br />
barbaro omicidio del Presidente<br />
Antonino Saetta e del figlio Stefano,<br />
apprendevo sgomento che in tanti,<br />
anziché condannare con fermezza, si<br />
affannavano a cercare una giustificazione<br />
all’ennesimo orrendo crimine<br />
ai danni di un servitore dello Stato.<br />
Chissà di quale colpa doveva essersi<br />
macchiato il “povero” Livatino per<br />
meritare quella fine, si chiedevano in<br />
tanti, i benpensanti del mio paese.<br />
Avevo superato gli orali del concorso<br />
in magistratura e, forte<br />
dell’esempio di quanti dimostravano<br />
che la mafia e l’illegalità non<br />
erano un destino ineluttabile, volevo<br />
rimanere a lavorare nella mia<br />
terra per contribuire a renderla più<br />
giusta e più libera. L’idea che si potessero<br />
addirittura insinuare dubbi<br />
sull’operato di chi aveva perso la vita<br />
soltanto perché aveva osato svolgere<br />
il proprio dovere, non faceva che rafforzare<br />
la mia determinazione, aiutandomi<br />
a comprendere che non bastava<br />
combattere un sistema di potere criminale,<br />
ma occorreva dimostrare<br />
anche l’ipocrisia di un atavico sistema<br />
di pensiero, sottomesso alla<br />
prevaricazione del più forte. Ricordo<br />
che l’omicidio di Rosario Livatino<br />
ebbe l’effetto di generare un paradosso:<br />
proiettò la sua figura al di fuori<br />
del circoscritto ambito familiare e<br />
professionale nel quale egli l’aveva<br />
mantenuta, con l’umiltà<br />
e la riservatezza che lo<br />
caratterizzavano, per<br />
farla assurgere a<br />
espressione universale<br />
di una visione moderna<br />
della giustizia, di uno<br />
stato di diritto forte, in<br />
grado di tutelare i cittadini,<br />
specie coloro che<br />
non hanno mezzi per rivendicare<br />
i loro diritti. E<br />
anche la sua visione del<br />
ruolo del magistrato, è<br />
stata sempre volta a cogliere<br />
la “società che<br />
cambia”, con la consapevolezza<br />
che l’applicazione<br />
della legge non è mai<br />
un’operazione burocratica e conformista,<br />
non potendo prescindere dalla<br />
IL LIBRO<br />
IL RACCONTO<br />
AI BAMBINI.<br />
Il testo a fumetti<br />
per l’educazione<br />
alla legalità<br />
L’attualità della sua figura<br />
risiede nell’autentica<br />
libertà e indipendenza<br />
comprensione del reale e dell’uomo.<br />
Proprio in questo risiede l’attualità<br />
della figura di Rosario Livatino:<br />
L<br />
a storia del giudice Livatino<br />
è diventata anche un<br />
libro, edito da “Il Pozzo di<br />
Giacobbe”, che porta come titolo<br />
proprio il nome e cognome<br />
del giudice. Il volume, con i testi di<br />
Marilisa Della Monica (coordinatrice<br />
di redazione del settimanale<br />
diocesano “La Voce del Popolo” di<br />
Agrigento) e le illustrazioni di<br />
Francesca Carabelli, ha l’obiettivo<br />
di insegnare ai più piccoli, con un<br />
linguaggio semplice e diretto, la<br />
cultura della legalità attraverso la<br />
figura del giudice ucciso. Il libro<br />
vuole aiutare i bambini dai 5 agli 8<br />
anni a scoprire e mettere a frutto i<br />
semi luminosi custoditi nella vita di<br />
Rosario Livatino.
LA SUA VISIONE DI MAGISTRATO VOLTA A COGLIERE LA“SOCIETÀ CHE CAMBIA”<br />
nell’autentica libertà e indipendenza<br />
con cui egli intese svolgere<br />
il suo ruolo, anche da ogni condizionamento<br />
interno allo stesso ordine<br />
giudiziario, nonché nella<br />
assoluta imparzialità rispetto ai<br />
molteplici interessi leciti e illeciti<br />
tra i quali si trovò ad operare. Di<br />
fronte a questa figura, allora, non vale<br />
più la pena ricordare il commento ma<br />
cu ci lu fici fari?, espressione di appartenenza<br />
a una cultura succube e contigua<br />
alla mafia, bensì l’eredità che il “giudice<br />
ragazzino” con la sua vita e la sua<br />
morte ci consegna: la credibilità, la fiducia<br />
nelle istituzioni, la speranza in<br />
uno Stato capace di smantellare la cultura<br />
mafiosa, con l’impegno quotidiano<br />
di chi con coraggio, fedeltà ai principi<br />
costituzionali e capacità di analisi della<br />
realtà, si pone al servizio degli altri.<br />
* Procuratore della Repubblica<br />
aggiunto a Reggio Calabria<br />
LA CELEBRAZIONE<br />
IL MAGISTRATO<br />
BEATO.<br />
Il 9 maggio rito<br />
ad Agrigento<br />
Si celebrerà domenica 9 maggio alle<br />
ore 10, nella Basilica Cattedrale di<br />
Agrigento, la Santa messa con la<br />
cerimonia di Beatificazione del Servo di<br />
Dio Rosario Angelo Livatino, presieduta<br />
dal cardinale Marcello Semeraro, Prefetto<br />
della Congregazione per le Cause<br />
dei Santi. La celebrazione si svolgerà nel<br />
rispetto delle misure anti Covid-19. L'ingresso<br />
in Cattedrale sarà pertanto riservato<br />
a una rappresentanza di Vescovi,<br />
presbiteri, religiosi, autorità, familiari e fedeli.<br />
La celebrazione sarà trasmessa in diretta<br />
su Rai 1. Le spoglie mortali di Livatino,<br />
«pur rimanendo nella piena e legittima disponibilità<br />
dell'Arcidiocesi di Agrigento,<br />
rimarranno nella cappella del cimitero di<br />
Canicattì, dove attualmente sono custodite».<br />
L’Arcidiocesi ha chiarito che «congiuntamente<br />
con le amministrazioni Comunali<br />
di Canicattì e Agrigento, con i<br />
rappresentanti della forania e delle aggregazioni<br />
laicali di Canicattì e con ex colleghi<br />
del prossimo Beato, si è pervenuti -<br />
prosegue la nota - alla decisione di non<br />
presentare alcuna istanza di estumulazione<br />
e traslazione. Le parti coinvolte - conclude<br />
la nota - auspicano vivamente che la decisione<br />
assunta contribuisca a creare il clima<br />
di serenità indispensabile per vivere convenientemente<br />
il tempo della preparazione<br />
alla Beatificazione». Rosario Livatino venne<br />
ucciso il 21 settembre 1990. Lo scorso 22<br />
dicembre papa Francesco ha autorizzato la<br />
promulgazione del decreto che ne riconosce<br />
il martirio “in odio alla fede”.<br />
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
15
n. 4 - 24 <strong>aprile</strong> <strong>2021</strong><br />
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