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<strong>Orvieto</strong>.<br />
Luglio 2021<br />
w w w . s k y l a b s t u d i o s . n e t
#2 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Index.<br />
L’Anello. #08<br />
Il Duomo. #14<br />
Museo<br />
Archeologico.<br />
#20<br />
Museo dell’Opera<br />
del Duomo.<br />
#24<br />
Necropoli. #28<br />
Pozzo della Cava. #34<br />
Pozzo di San Patrizio. #38<br />
<strong>Orvieto</strong><br />
Underground.<br />
#44<br />
Torre del Moro. #48<br />
I QrCode, presenti tra le pagine,<br />
vi collegano a contenuti multimediali extra<br />
come audioguide, videoguide LIS, mappe,<br />
virtual tour e videoguide per bambini.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #3<br />
Preface.<br />
Benvenuti in Template.<br />
Template è un progetto nato nei laboratori creativi di Skylab Studios per<br />
accompagnare le persone in un viaggio esperenziale attraverso il patrimonio<br />
italiano e non solo.<br />
Ogni mese una nuova meta raccontata attraverso obbiettivi a 360°, foto, droni,<br />
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#4 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Città viva,<br />
esperienza autentica<br />
<strong>Orvieto</strong> è la città più importante del territorio umbro sud-occidentale e<br />
riferimento di quello che viene definito “comprensorio orvietano”.<br />
Tutti i Comuni che fanno parte di questo territorio hanno avuto un forte legame<br />
storico con <strong>Orvieto</strong> e, ad essa, devono in gran parte la loro nascita ed il<br />
susseguente sviluppo urbanistico.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #5<br />
Le tracce dei primi insediamenti umani nel territorio sono collocabili in aree quali quella del Monte Peglia,<br />
Parrano e lungo Tevere, ma è con l’insediamento e l’espansione della civiltà Etrusca (X secolo a.C.) che si registra<br />
un’organizzazione urbana e sociale più importante e strutturata.<br />
Di questa civiltà <strong>Orvieto</strong> (Velzna) ne divenne il centro principale e, non solo dell’immediato comprensorio, ma, come<br />
dimostrano recenti scavi e l’individuazione di un grande santuario federale (Fanum Voltumnae) ai piedi della rupe<br />
orvietana, anche dell’intera “Lega Etrusca”.<br />
Gli Etruschi modellarono la città di <strong>Orvieto</strong> lasciando un grande patrimonio di organizzazione, conoscenze<br />
ed architettura che, ancora oggi, si può apprezzare nei siti archeologici (necropoli, tempio del Belvedere),<br />
nei sotterranei della città e nei musei cittadini. Lo sviluppo e la prosperità di <strong>Orvieto</strong> etrusca durarono fino<br />
al 264 a.C. anno in cui, il sempre più potente esercito di Roma, dopo aver conquistato numerosi territori di<br />
Umbri ed Etruschi, riuscì ad espugnare anche <strong>Orvieto</strong>. La città umbra fu distrutta ed i suoi abitanti deportati<br />
presso il Lago di Bolsena dove nacque Volsinii Novi.<br />
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#6 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Con la dominazione romana e la realizzazione di due nuove grandi vie consolari come la Via Cassia e la Via Traiana<br />
Nova si creò, nel territorio, un’intensa attività di carattere commerciale che se da una parte causò l’isolamento<br />
dell’area di <strong>Orvieto</strong>, dall’altra facilitò la crescita di altri nuclei abitativi che si trovavano sulle rotte commerciali. E’ solo<br />
con la fine dell’Impero romano (V sec. d.C.) che <strong>Orvieto</strong> torna ad essere popolata tuttavia la città dovrà attendere la<br />
fine del tumultuoso periodo delle invasioni barbariche per tornare ad essere, in epoca medievale, un libero Comune<br />
vivo e potente.<br />
E’ in quest’epoca che la città, seppur segnata da continue lotte tra le potenti famiglie locali dei Filippeschi<br />
(ghibellini) e dei Monaldeschi (guelfi), si sviluppa e si arricchisce di palazzi, chiese e monumenti che oggi<br />
ne caratterizzano il centro storico. Dalla Fortezza Albornoz al Palazzo del Popolo, dalla Torre del Moro allo<br />
splendido Duomo.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #7<br />
Lo sviluppo sociale ed economico della città fu reso possibile anche grazie alla costante presenza sulla rupe di<br />
numerosi papi e delle loro corti; il potere della chiesa facilitò anche il prevalere dei filo papali Monaldeschi sui<br />
Filippeschi. La fine della lunga disputa tra le due famiglie locali permise ai Monaldeschi di governare <strong>Orvieto</strong> per<br />
diversi anni.<br />
La successiva suddivisione della potente famiglia in diversi rami (Monaldeschi della Vipera, della Cervara, del Cane<br />
e dell’Aquila) fece sì che vari discendenti decisero di rafforzare i confini in difesa del territorio orvietano edificando<br />
castelli, rocche e avamposti militari intorno ai quali poi si svilupparono quei centri abitati che oggi rappresentano i<br />
Comuni del comprensorio orvietano.<br />
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#8 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
<strong>Orvieto</strong> è una città con oltre tremila anni di storia che non<br />
finisce mai di essere scoperta, questo anche perché il suo<br />
sottosuolo cela un’altra città contrapposta a quella “visibile”<br />
è la sua metà sotterranea, un insieme di grotte, pozzi,<br />
cunicoli che si aprono all’interno delle pareti tufacee.<br />
Se alcuni luoghi sotterranei sono utilizzati ancora come<br />
cantine private, altri offrono un’attrattiva imperdibile<br />
al visitatore, dalla profondità del Pozzo di San Patrizio<br />
passando alla complessa e articolazione del Pozzo<br />
della Cava, alla suggestione del Labirinto di Adriano ed i<br />
sotterranei di Sant’Andrea fino alle originali grotte di <strong>Orvieto</strong><br />
Underground.<br />
non vi resta che iniziare<br />
la scoperta di <strong>Orvieto</strong>...<br />
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<strong>Orvieto</strong>
#10 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #11<br />
Lei è la piccola Anna,<br />
una mascotte<br />
interattiva che<br />
accompagna i turisti<br />
più giovani nel<br />
patrimonio di <strong>Orvieto</strong>.<br />
L’Anello.<br />
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il personaggio a<br />
fumetti per scoprire<br />
la magia della realtà<br />
aumentata.<br />
Il percorso di trekking urbano “a mezz’aria” si snoda per cinque chilometri lungo<br />
tutta la Rupe di <strong>Orvieto</strong> e permette di toccare realmente con mano la consistenza<br />
del masso tufaceo su cui si è sviluppata la città offrendo molteplici visuali<br />
panoramiche in direzione di tutti i punti cardinali.<br />
Cinque i punti di accesso: Madonna del Velo, Porta Vivaria, Porta Rocca anche detta<br />
Porta Soliana, Palazzo Tiberio Crispo e il parcheggio dell’ex Campo della Fiera.<br />
Nel tratto tra la chiesa della Madonna del Velo e Porta Vivaria, dove si trovano gli<br />
antichi resti della porta medievale detta anche dello Scenditoio, si può incontrare<br />
la Chiesa del Crocefisso del Tufo, una cappella rupestre con un crocefisso<br />
intagliato nella roccia vulcanica probabilmente risalente al XVI secolo. Da qui si può<br />
raggiungere la Necropoli etrusca del Crocefisso del Tufo che prende il nome proprio<br />
dal gioiello custodito nell’antica chiesetta oggi visitabile per gruppi organizzati su<br />
prenotazione.<br />
Proseguendo da Porta Vivaria ci si imbatte nella Grotta della Fungaia, un<br />
enorme cavità artificiale originariamente sfruttata come cava di pozzolana e<br />
successivamente per la coltivazione dei funghi. Passando sotto il pozzo di San<br />
Patrizio, il Tempio etrusco del Belvedere e la Fortezza Albornoz si arriva nella zona<br />
delle Piagge dove è possibile vedere sia i resti del tracciato medievale selciato<br />
che univa la parte orientale della Rupe con la Valle del Paglia sia la galleria della<br />
funicolare che collega <strong>Orvieto</strong> con la stazione ferroviaria. Nella stessa zona anche i<br />
resti della piccola chiesa seicentesca della Madonna della Rosa.<br />
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#12 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #13<br />
La Grotta dei tronchi fossili, come la Grotta della Fungaia visitabile su prenotazione per gruppi organizzati, è la<br />
principale attrazione che si trova nel tratto in direzione di Palazzo Tiberio Crispo, l’edificio rinascimentale disegnato<br />
da Antonio da Sangallo il Giovane, il progettista del pozzo di San Patrizio. Si tratta di una cavità artificiale dove sono<br />
presenti resti di alberi e vegetazione risalenti a 350.000 anni fa successivamente ricoperti da materiali vulcanici<br />
provenienti dalle eruzioni del sistema vulcanico Vulsino di circa 320.000 anni fa. Le eruzioni li hanno inglobati senza<br />
distruggerli completamente e di alcuni è possibile notare perfino gli anelli di accrescimento.<br />
Continuando il percorso si incontra la Necropoli etrusca di Cannicella risalente al VI-IV secolo a.C.. Inserito nel tessuto<br />
della necropoli c’è il Santuario di Cannicella di cui oggi si possono ammirare i resti. Da qui proviene la famosa statua<br />
in marmo greco, la “Venere di Cannicella” conservata nel Museo etrusco “Claudio Faina” che si trova in piazza Duomo.<br />
Nell’ultimo tratto dell’Anello della Rupe è possibile avere una vista panoramica delle aperture delle grotte che si<br />
affacciano a varie altezze lungo la parete verticale del masso tufaceo e dei resti dell’acquedotto medievale che<br />
serviva <strong>Orvieto</strong> già nella prima metà del XIII secolo.<br />
Si arriva infine a Porta Maggiore, il più antico accesso monumentale alla città già da epoca etrusca posto sulla via<br />
che porta al lago di Bolsena. Da qui si snoda un altro sentiero del Parco archeologico ambientale dell’Orvietano, il<br />
“Sentiero del Sasso Tagliato” che conduce al borgo di Sugano passando per gli scavi archeologici del Campo della<br />
Fiera, probabilmente sede del santuario federale degli etruschi Fanum Voltumnae, e il Sasso Tagliato, il masso che,<br />
stando alla tradizione, si aprì al passaggio della processione che recava a <strong>Orvieto</strong> il sacro corporale del miracolo del<br />
Corpus Domini avvenuto a Bolsena.<br />
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#14 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Il Duomo<br />
e la cappella di San Brizio.<br />
Simbolo della città, il Duomo di<br />
<strong>Orvieto</strong> è un gioiello dell’architettura<br />
romanico-gotica. Il “Giglio d’oro” delle<br />
cattedrali, per via dei suoi mosaici<br />
dorati che illuminano la splendida<br />
facciata, custodisce i capolavori di<br />
Luca Signorelli e Francesco Mochi e<br />
il sacro lino del Miracolo del Corpus<br />
Domini.<br />
La costruzione del Duomo di<br />
<strong>Orvieto</strong> ebbe inizio nel 1290 per<br />
volontà di Papa Nicolò IV. Il primo<br />
progetto del disegno della facciata<br />
della Cattedrale è probabilmente<br />
da attribuire ad Arnolfo di Cambio<br />
al quale seguì, dopo circa vent’anni,<br />
Lorenzo Maitani. I lavori andarono<br />
avanti per oltre 3 secoli.<br />
La facciata del Duomo di <strong>Orvieto</strong> è<br />
unica al Mondo per i suoi mosaici<br />
e per il rosone di Andrea di Cione<br />
detto l’Orcagna. Il progetto generale<br />
è opera di Lorenzo Maitani, caput<br />
magister della Fabbrica dal 1310 al<br />
1330. A lui si deve l’immagine del<br />
Duomo attuale poiché anche i suoi<br />
successori seguirono il modello e<br />
le indicazioni del maestro senese.<br />
La facciata è impreziosita dai<br />
bassorilievi alla base delle quattro<br />
guglie che raffigurano scene del<br />
Vecchio e del Nuovo Testamento<br />
(Genesi, Albero di Jesse, Episodi della<br />
vita di Gesù e Giudizio Universale)<br />
mentre i mosaici raccontano scene<br />
di vita di Maria: dalla Natività della<br />
Vergine all’Assunzione in cielo,<br />
dall’Annunciazione all’Incoronazione.<br />
La Cattedrale è dedicata a Santa<br />
Maria Assunta in Cielo e la presenza<br />
della Vergine è rappresentata<br />
anche dalla scultura in bronzo posta<br />
sopra il portale centrale mentre<br />
le altre statue, sempre in bronzo,<br />
rappresentano simbolicamente i 4<br />
Evangelisti: l’Angelo (San Matteo),<br />
il Leone (San Marco), l’Aquila (San<br />
Giovanni) il Toro (San Luca).<br />
L’interno della cattedrale ha uno<br />
stile sobrio illuminato dal rosone e<br />
dalla grande vetrata gotica posta<br />
dietro l’altare. Si apprezzano una<br />
grande acquasantiera in marmo, il<br />
fonte battesimale e, sul lato sinistro,<br />
la Madonna in trono con Bambino e<br />
angeli di Gentile da Fabriano (1425).<br />
Nella navata centrale si può ammirare<br />
l’intero ciclo scultoreo degli Apostoli<br />
e dei 4 Santi protettori “tornati” in<br />
Cattedrale nel 2019 dopo 122 anni di<br />
esilio.<br />
Ai lati dell’abside sull’altare maggiore<br />
sono state ricollocate le statue<br />
dell’Annunciazione di Francesco<br />
Mochi. Un capolavoro della scultura<br />
del Seicento che rappresenta l’Angelo<br />
Annunciante e la Vergine Annunciata.<br />
La statua dell’Angelo è considerata la<br />
prima scultura barocca della storia.<br />
Ai lati dell’altare si aprono le due<br />
cappelle: quella del Corporale e<br />
quella Nova (o di San Brizio).<br />
Nella cappella del Corporale,<br />
affrescata con le opere di Ugolino<br />
di Prete Ilario ed altri artisti, si<br />
conserva la reliquia del Miracolo<br />
Eucaristico avvenuto a Bolsena nel<br />
1263 cui è legata l’istituzione della<br />
Festa del Corpus Domini. Sempre<br />
in questa cappella è custodito ed<br />
esposto il Tabernacolo del Corporale.<br />
Sopra l’ingresso della cappella<br />
del Corporale si trova l’organo<br />
monumentale disegnato e scolpito da<br />
Ippolito Scalza, mentre allo stesso<br />
Scalza è attribuito il gruppo scultoreo<br />
della Pietà.<br />
Nella Cappella Nova o di San<br />
Brizio si trova uno dei maggiori cicli<br />
pittorici del Rinascimento avviato da<br />
Beato Angelico e terminato da Luca<br />
Signorelli. Il Giudizio Universale è un<br />
capolavoro del pittore cortonese in un<br />
alternarsi di scene apocalittiche e di<br />
redenzione. Il tema e le raffigurazioni<br />
create dal Signorelli furono di<br />
ispirazione per Michelangelo nella<br />
realizzazione degli affreschi della<br />
celebre Cappella Sistina.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #15<br />
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#16 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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#18 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #19<br />
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#20 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Il Museo archeologico nazionale<br />
espone una vasta ed importante<br />
collezione di reperti archeologici<br />
provenienti da <strong>Orvieto</strong> e dal territorio<br />
circostante.<br />
All’interno del museo, che si trova<br />
in piazza Duomo, sono esposti vasi,<br />
buccheri, bronzi e oggetti di uso<br />
quotidiano di epoca etrusca.<br />
Nella sala principale sono<br />
presentati materiali di antico e<br />
nuovo rinvenimento dalla necropoli<br />
settentrionale di Crocifisso del Tufo.<br />
Notevoli alcuni corredi funerari, ricchi<br />
di oggetti, sia di importazione, sia di<br />
produzione locale, come i buccheri.<br />
La sala attigua contiene alcuni corredi<br />
recuperati nel corso dello scavo nella<br />
necropoli di Porano, uno dei centri<br />
minori che sorgevano a corona della<br />
città sulla rupe. Le sepolture sono di<br />
livello elevato e in alcuni casi sono<br />
state impreziosite da pitture parietali,<br />
fra i pochi esempi di tale espressione<br />
artistica, almeno nell’Etruria<br />
settentrionale interna.<br />
In un ambiente attiguo viene<br />
proposta la ricostruzione delle due<br />
tombe Golini, rinvenute alla fine<br />
dell’Ottocento, le cui pitture, staccate<br />
dalle pareti delle tombe sono state<br />
ricollocate secondo le posizioni<br />
originarie. Gli affreschi illustrano scene<br />
del banchetto funebre, ambientato<br />
nell’oltretomba, alla presenza degli<br />
dei dell’Averno.<br />
L’itinerario prosegue con la sala<br />
dedicata alla necropoli di Cannicella,<br />
sulla pendice meridionale della rupe<br />
di <strong>Orvieto</strong>, solo in parte visibile: nella<br />
zona, occupata da una necropoli<br />
di epoca arcaica, con sepolture ed<br />
organizzazione urbanistica simili a<br />
quelle di Crocifisso del Tufo,<br />
fu realizzata una importante area sacra a partire dalla seconda metà del VI sec.<br />
a.C., con un tempio decorato da importanti terrecotte e con una serie di edifici<br />
collaterali probabilmente destinati a funzioni marginali. Anche in questo caso<br />
vengono esposte ceramiche e bronzi appartenenti al corredo delle tombe, molte<br />
delle quali furono rinvenute nel corso dell’Ottocento, a seguito di ampie campagne<br />
di ricerca.<br />
Un’apposita sala è invece stata allestita con tutti i più recenti ritrovamenti<br />
provenienti dalle campagne di scavo presso il sito di Campo della Fiera, sito che<br />
molti studiosi concordano essere il Fanum Voltumnae, il santuario federale degli<br />
etruschi dove i rappresentanti delle dodici città della lega Etrusca si riunivano in<br />
occasioni speciali.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #21<br />
Anna stavolta prende<br />
le sembianze di<br />
un’antica cittadina<br />
etrusca e vi introduce<br />
alla <strong>Orvieto</strong> etrusca.<br />
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Museo<br />
Archeologico.<br />
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#22 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #23<br />
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#24 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #25<br />
Anna in versione turista è<br />
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Museo<br />
dell’Opera<br />
del Duomo.<br />
Nel Museo dell’Opera<br />
del Duomo (M.O.D.O)<br />
la storia della città<br />
di <strong>Orvieto</strong> e del suo<br />
Duomo è ripercorsa<br />
attraverso le preziose<br />
collezioni artistiche<br />
che la Fabbriceria<br />
conserva da più<br />
di otto secoli. Il<br />
percorso interseca il<br />
tessuto urbano della<br />
città, dalla Piazza<br />
del Duomo fino al<br />
millenario quartiere<br />
di San Giovenale e<br />
alla storica Chiesa di<br />
Sant’Agostino.<br />
Il MODO ha sede negli<br />
antichi palazzi papali a<br />
fianco della cattedrale<br />
di <strong>Orvieto</strong>. Il museo<br />
espone sculture e<br />
opere pittoriche di<br />
grande pregio alcune<br />
delle quali facenti<br />
parte del “corredo”<br />
del Duomo. Di grande<br />
rilievo sono anche<br />
preziosi oggetti di arte<br />
orafa ed arredi sacri<br />
anch’essi provenienti<br />
dalla Cattedrale.<br />
Il percorso museale<br />
all’interno dei palazzi<br />
papali si compone<br />
al piano terra<br />
della Galleria degli<br />
Affreschi con dipinti<br />
murali del XIV e XV<br />
secolo. Al primo piano<br />
si trovano la Sala della<br />
Maestà e le Stanze<br />
delle Meraviglie. Qui<br />
si trova il gruppo<br />
scultoreo trecentesco<br />
originale della<br />
Madonna in trono con<br />
Bambino ed Angeli<br />
con opere di pregio<br />
dei più autorevoli<br />
artisti del passato da<br />
Coppo di Marcovaldo<br />
ad Arnolfo di Cambio,<br />
da Simone Martini,<br />
a Luca Signorelli e<br />
Niccolò Circignani.<br />
Infine la Sala delle<br />
Sinopie, dove è<br />
possibile ammirare<br />
bozzetti preparatori<br />
degli affreschi<br />
della Cappella del<br />
Corporale, preziose<br />
oreficerie e sculture di<br />
vario genere.<br />
Da visitare anche<br />
la Libreria Albéri,<br />
il suggestivo<br />
ambiente, inserito<br />
tra la cattedrale<br />
e i palazzi Papali,<br />
che fu edificato nel<br />
1449 per accogliere<br />
la biblioteca<br />
dell’arcidiacono<br />
Antonio Albèri che nel<br />
testamento dispose di<br />
lasciare al Duomo la<br />
sua raccolta: oltre 300<br />
volumi, tra manoscritti<br />
e preziosi incunaboli.<br />
La Libreria Albèri<br />
accoglie un oggetto<br />
straordinariamente<br />
prezioso, carico di<br />
storia e di tradizione<br />
e di una valenza<br />
simbolica che ne<br />
supera il valore<br />
culturale e fa tuttora<br />
parte di una storia viva<br />
e reale: il Reliquiario<br />
del Corporale, il<br />
tabernacolo d’argento<br />
firmato dall’orafo<br />
senese Ugolino di<br />
Vieri nel 1338, che nei<br />
suoi smalti contiene il<br />
racconto figurativo più<br />
antico della storia del<br />
miracolo eucaristico<br />
avvenuto a Bolsena<br />
nel 1263.<br />
Al piano terra del<br />
nobile Palazzo<br />
Soliano si trova<br />
invece il museo d’arte<br />
moderna Emilio<br />
Greco che ospita<br />
una collezione di 32<br />
sculture in bronzo<br />
e 60 opere grafiche<br />
(litografie, disegni e<br />
acqueforti) dell’artista<br />
siciliano Emilio Greco<br />
al quale si devono<br />
anche le sculture<br />
delle porte in bronzo<br />
del Duomo.<br />
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#26 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #27<br />
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#28 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Scoperta nell’Ottocento,<br />
rappresenta un documento<br />
straordinario della storia e della<br />
cultura etrusca. La sua visita trova<br />
essenziale complemento in quella<br />
del Museo Archeologico Nazionale<br />
e del Museo Claudio Faina di<br />
<strong>Orvieto</strong>, che ne custodiscono<br />
numerosi reperti, soprattutto i<br />
ricchi corredi ceramici.<br />
Conosciuta come la “città dei<br />
morti”, la Necropoli del Crocefisso<br />
del Tufo prende il nome da un<br />
crocifisso realizzato nel tufo che<br />
si trova all’interno di una deliziosa<br />
e suggestiva chiesa rupestre<br />
raggiungibile dal percorso<br />
dell’Anello della Rupe. Nell’area<br />
archeologica posta ai piedi della<br />
rupe di <strong>Orvieto</strong>, sono presenti oltre<br />
200 tombe di epoca etrusca. La<br />
necropoli fu utilizzata dall’VIII al III<br />
secolo a. C. Al periodo di massimo<br />
sviluppo (VI-V secolo a.C) risale la<br />
pianificazione della necropoli a<br />
isolati, definiti da strade tra loro<br />
ortogonali e occupati da tombe<br />
del tipo “a dado”, secondo una<br />
rigida disposizione che riflette<br />
un’organizzazione sociale di tipo<br />
egualitaria.<br />
Ogni sepoltura era riservata a<br />
singole famiglie identificate dal<br />
nome del capofamiglia inciso<br />
sull’architrave, che svela la presenza<br />
anche di cittadini stranieri ad<br />
<strong>Orvieto</strong>, sempre più cosmopolita.<br />
Forme di ostentazione della<br />
ricchezza raggiunta da un largo<br />
strato di cittadini sono, infine,<br />
espresse dai lussuosi oggetti di<br />
corredo, acquistati sul mercato<br />
greco-orientale.<br />
Necropoli del<br />
Crocifisso del Tufo<br />
e Tempio del<br />
Belvedere.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #29<br />
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#30 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #31<br />
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#32 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
La scoperta<br />
di <strong>Orvieto</strong><br />
non finisce mai<br />
di sorprendere.<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #33<br />
Poco distante dalla Necropoli, all’estremità settentrionale della<br />
città, vicino al Pozzo di San Patrizio, si trova il tempio etrusco<br />
del Belvedere. Si tratta del monumento meglio conservato<br />
della <strong>Orvieto</strong> etrusca e da sempre considerato uno degli esempi<br />
“canonici” dell’architettura sacra di quel periodo. Il tempio è oggi<br />
parte del Parco Archeologico e Ambientale dell’Orvietano (PAAO),<br />
un progetto volto alla valorizzazione del patrimonio archeologico<br />
in relazione alle numerose risorse naturalistiche. Dell’edificio<br />
sono anche visitabili le numerose terrecotte architettoniche di<br />
eccezionale qualità che lo decoravano, esposte sia al Museo Claudio<br />
Faina che al Museo Archeologico Nazionale di <strong>Orvieto</strong>.<br />
Del tempio, scoperto nel 1828 a seguito dei lavori per la realizzazione<br />
della via Cassia Nuova, sono conservati i muri e i tagli di fondazione<br />
che restituiscono una pianta dell’edificio articolata in un pronao (la<br />
parte anteriore) con quattro colonne sulla fronte, dietro cui si apre<br />
un ambiente a tre celle affiancate, con la centrale più ampia delle<br />
laterali.<br />
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#34 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Pozzo<br />
della Cava.<br />
Una discesa in un affascinante<br />
angolo della <strong>Orvieto</strong> sotterranea<br />
che si snoda sotto le vie e le case<br />
della parte più antica del quartiere<br />
medievale. Un patrimonio di<br />
testimonianze archeologiche<br />
riemerse grazie all’impegno<br />
privato dopo secoli di abbandono.<br />
Nel quartiere medievale di<br />
<strong>Orvieto</strong>, il pozzo della Cava deve<br />
il suo nome alla presenza di un<br />
grande pozzo di origine etrusca<br />
ampliato tra il 1572 e 1530 per<br />
volere di Papa Clemente VII, ma in<br />
realtà l’intero sito è un complesso<br />
archeologico ipogeo che<br />
testimonia diversi periodi e aspetti<br />
della città di <strong>Orvieto</strong>.<br />
La struttura, scoperta nel 1984<br />
durante i lavori di ristrutturazione<br />
dell’abitazione sovrastante, ha<br />
una profondità di 36 metri e un<br />
diametro medio di 3,4 metri. Una<br />
lunga serie di lavori durati una<br />
decina anni ha restituito nove<br />
ambienti diversi sia negli usi che<br />
per l’età a cui appartengono.<br />
Alla fase etrusca compresa tra<br />
il VI e il III secolo a.C. si devono i<br />
canali e le cisterne scavati nella<br />
roccia per raccogliere le acque<br />
piovane e alcune sepolture,<br />
curiosamente lontane dalle<br />
necropoli, collocate di norma fuori<br />
città. Testimonianze della lunga<br />
frequentazione del sottosuolo<br />
sono anche i diversi riutilizzi di<br />
alcune tombe in epoca medievale<br />
come follone, ovvero locali per<br />
lavare e sgrassare i tessuti. Mentre<br />
altri ambienti scavati nello stesso<br />
periodo erano cantine per la<br />
conservazione del vino e altri<br />
ancora fornaci per la produzione<br />
della ceramica. Tra queste<br />
anche una muffola, un forno di<br />
ridotte dimensioni che serviva al<br />
cosiddetto terzo fuoco usato per<br />
far aderire i colori alla ceramica.<br />
Ma nel pozzo della Cava si trovano<br />
anche i pilastri delle fondamenta<br />
degli antichi palazzi nobiliari e con<br />
essi diversi “butti” cioè depositi<br />
dalle pareti squadrati destinati a<br />
rifiuti generici, dalla caratteristica<br />
forma a fiasco, oppure riservati<br />
al vasellame di casa non più<br />
utilizzato. Per questo nel Pozzo<br />
della Cava è anche possibile<br />
ammirare un’ esposizione<br />
di ceramiche medievali e<br />
rinascimentali di <strong>Orvieto</strong>.<br />
Ogni fine anno in questo<br />
suggestivo scenario, in occasione<br />
delle festività natalizie, viene<br />
allestito l’ormai tradizionale<br />
“Presepe nel Pozzo”: una<br />
rappresentazione artistica di storie<br />
della Bibbia legate alla Natività<br />
con ambientazioni ricercate e<br />
con modelli, personaggi e animali<br />
meccanizzati.<br />
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Pozzo<br />
di<br />
San<br />
Patrizio.<br />
Il Pozzo di San Patrizio<br />
di <strong>Orvieto</strong> è una delle<br />
opere ingegneristiche più<br />
complesse e affascinanti<br />
di ogni tempo, l’esempio<br />
di una sfida vinta<br />
dall’uomo sulla Natura.<br />
Il Pozzo di San Patrizio,<br />
capolavoro dell’ingegneria<br />
del Rinascimento, fu<br />
fatto scavare da Papa<br />
Clemente VII, rifugiatosi<br />
a <strong>Orvieto</strong> dopo “il Sacco<br />
di Roma” ad opera<br />
dalle truppe imperiali<br />
e dai Lanzichenecchi,<br />
per rifornire di acqua la<br />
città in caso di assedio.<br />
L’incarico fu affidato<br />
ad Antonio da Sangallo il<br />
Giovane nel 1527.<br />
Per la costruzione del<br />
Pozzo di San Patrizio Papa<br />
Clemente VI incaricò<br />
Benvenuto Cellini di<br />
coniare una medaglia<br />
con la scritta “Ut bibat<br />
popolus” (“affinchè il<br />
popolo beva”), dove è<br />
rappresentato Mosè che<br />
colpisce con la verga<br />
una roccia da cui sgorga<br />
l’acqua davanti al popolo<br />
ebreo in fuga, mentre<br />
uno di essi ne attinge<br />
con una conchiglia. Gli<br />
esemplari della moneta<br />
sono conservati ai Musei<br />
Vaticani di Roma e al<br />
British Museum. L’opera<br />
fu completata nel 1537<br />
sotto il papato di Paolo III<br />
Farnese.<br />
Il pozzo inizialmente<br />
chiamato “della Rocca”<br />
in quanto prossimo alla<br />
Rocca Albornoz, fu poi<br />
ribattezzato Pozzo di San<br />
Patrizio poiché per la sua<br />
profondità fu accostato<br />
alla grotta su un’isola<br />
di un lago irlandese in<br />
cui il santo si recava per<br />
pregare. La leggenda<br />
narrava che questa cavità<br />
fosse cosi profonda da<br />
essere la porta di accesso<br />
del Purgatorio.<br />
Il Pozzo è profondo circa<br />
54 metri ed è composto<br />
da una struttura a<br />
doppia scala a spirale di<br />
248 gradini, 13 metri di<br />
diametro ed è illuminato<br />
da 72 finestroni ad arco a<br />
tutto sesto da cui filtra la<br />
luce che crea particolari<br />
tonalità sulla parete<br />
esterna scavata nella<br />
pietra viva. Questa geniale<br />
struttura creata dal<br />
Sangallo consentiva<br />
agli animali da soma di<br />
scendere e risalire per<br />
prendere l’acqua senza<br />
mai incontrarsi.<br />
Scendendo giù per il<br />
Pozzo, in prossimità del<br />
fondo, si può notare una<br />
curiosa porticina. Da<br />
qui, attraversando uno<br />
stretto cunicolo scavato<br />
nel tufo, si arriva nei pressi<br />
della fontana di San Zero,<br />
sotto la rupe. La fontana<br />
è collegata all’emissario<br />
che garantisce il livello<br />
costante dell’acqua<br />
in fondo al pozzo<br />
proveniente da una<br />
sorgente naturale. Si<br />
narra che, oltre alla sua<br />
funzione originale, questo<br />
cunicolo ebbe anche<br />
un’importante scopo:<br />
quella di rappresentare<br />
una veloce e sicura via di<br />
fuga per il Papa in caso di<br />
pericolo.<br />
All’ingresso è ancora<br />
posta l’iscrizione che,<br />
al termine dei lavori,<br />
ne espresse tutta la<br />
grandezza: “Quod natura<br />
munimento inviderat,<br />
industria adiecit”<br />
ovvero “ciò che non<br />
fece la natura, l’artificio<br />
aggiunse”.<br />
Accanto al Pozzo di San<br />
Patrizio, collegata da un<br />
passaggio recentemente<br />
recuperato, si trova la<br />
Fortezza o Rocca Albornoz<br />
edificata a partire dal 1364<br />
per volontà del cardinale<br />
Egidio Albornoz ma già<br />
nel 1390 venne distrutta<br />
mentre la città viveva un<br />
periodo di tumultuose<br />
lotte interne. Nel 1450,<br />
sotto il controllo dello<br />
Stato Pontificio la<br />
fortezza venne ricostruita<br />
e continuò ad avere la<br />
sua funzione originale di<br />
struttura di difesa militare<br />
fino alla fine del 1800.<br />
La fortezza divenne un<br />
luogo di aggregazione<br />
per eventi anche<br />
grazie alla costruzione,<br />
al suo interno, di<br />
un anfiteatro con<br />
gradinate e palchi dove si<br />
svolgevano eventi.<br />
Oggi la fortezza ospita<br />
i giardini pubblici<br />
e la casa natale del<br />
giornalista orvietano Luigi<br />
Barzini, il primo inviato<br />
speciale della storia<br />
del giornalismo. Dalle<br />
sue mura si gode di un<br />
bellissimo panorama<br />
della valle sottostante<br />
e recentemente è stato<br />
anche realizzato un<br />
percorso di collegamento<br />
tra la Rocca e il Pozzo di<br />
San Patrizio.<br />
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#44 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
<strong>Orvieto</strong><br />
Underground.<br />
Ogni città nasconde parte della<br />
propria identità negli ambienti<br />
che sono stati scavati o costruiti al<br />
disotto della sua trafficata superficie<br />
cittadina nel corso dei secoli.<br />
Questo è ancor più vero per <strong>Orvieto</strong><br />
che, con lo stupefacente numero di<br />
1200 grotte, conserva gelosamente<br />
memoria delle città che furono nel<br />
suo sottosuolo.<br />
Un perfetto esempio è<br />
rappresentato dal Parco delle<br />
Grotte poco distante dal Duomo,<br />
sul lato sud dello sperone tufaceo,<br />
che ospita un dedalo di sotterranei<br />
fruibili grazie al percorso di visita<br />
di <strong>Orvieto</strong> Underground. Qui inizia<br />
un viaggio che conduce alla<br />
scoperta di resti etruschi, medievali<br />
e rinascimentali. Gli studi di questi<br />
ambienti inducono a riferire il loro<br />
utilizzo compreso tra il IX secolo a.<br />
C. e il XX secolo.<br />
In particolare le cavità catalogate<br />
spiccano i suggestivi resti del<br />
frantoio di Santa Chiara, con le<br />
macchine in basalto e le vasche<br />
per la raccolta della sansa,<br />
utilizzate almeno fino alla fine del<br />
XVII secolo, e ancora una cava di<br />
pozzolana e tre condotti verticali a<br />
pedarole di epoca etrusca.<br />
Un ambiente singolare è quello<br />
del colombario dove fitte aperture<br />
regolari, allineate su più livelli,<br />
erano destinate all’allevamento<br />
di colombi a scopo alimentare<br />
fin dal Medioevo. E ancora poco<br />
distanti completano il sistema le<br />
vasche per l’approvvigionamento<br />
di acqua. Le stesse vasche sono<br />
state probabilmente utilizzate nel<br />
XVIII secolo quali ambienti per la<br />
produzione del vasellame in argilla.<br />
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#46 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Pronti a scendere nel<br />
sottosuolo di <strong>Orvieto</strong><br />
in compagnia di una<br />
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#48 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Torre del Moro.<br />
Palazzo del Popolo e Palazzo dei Sette<br />
La Torre del Moro è un’attrazione imperdibile per chi<br />
vuole toccare il cielo con un dito e ammirare un magnifico<br />
panorama a 360 gradi di <strong>Orvieto</strong> e del suo territorio.<br />
La Torre del Moro fu costruita nel 1200 al centro della<br />
città e divenne il simbolo della potenza comunale. Alta 47<br />
metri e orientata quasi perfettamente secondo i quattro<br />
punti cardinali a dividere oggi i 4 quartieri della città, la<br />
torre inizialmente chiamata “del Papa” e ribattezzata “del<br />
Moro” probabilmente in relazione a Raffaele di Sante detto<br />
“il Moro” personaggio il cui nome era già legato all’intera<br />
contrada ed al palazzo adiacente la torre. A seguito dei<br />
restauri del 1866, sulla torre venne installato l’orologio<br />
meccanico e le due campane civiche. La più piccola,<br />
proveniente dal campanile di Sant’Andrea, e la più grande,<br />
con impressi gli stemmi delle Arti attive nel XIV secolo, dal<br />
palazzo del Popolo.<br />
Su una parete della Torre, all’imbocco di Via della<br />
Costituente, è possibile notare una targa sulla quale sono<br />
incisi alcuni versi del VI Canto del Purgatorio della Divina<br />
Commedia di Dante Alighieri che ricordano le cruente<br />
lotte tra le famiglie orvietane dei Monaldeschi e dei<br />
Filippeschi all’epoca dei comuni. “Vieni a veder Montecchi<br />
e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura, color<br />
già tristi, e questi con sospetti!”<br />
Adiacente alla Torre si trova il Palazzo dei Signori Sette<br />
o della Mercanzia, edificato nel XII secolo per ospitare<br />
la magistratura dell’epoca costituita da sette consoli<br />
rappresentanti le Arti. La struttura fu anche la residenza<br />
papale e dimora di Antonio da Sangallo il Giovane nel XVI<br />
secolo.<br />
La Torre del Moro svetta inoltre sulla piazza che ospita il<br />
Palazzo del Capitano del Popolo. Venne costruito alla fine<br />
del 1200 come sede istituzionale del Capitano del Popolo,<br />
una figura molto diffusa all’epoca in Italia ed in altri Comuni,<br />
che aveva un rilevante ruolo di rappresentanza per il<br />
popolo. Il palazzo, così come la piazza in cui è collocato,<br />
ha sempre avuto un forte legame con la popolazione e le<br />
sue dinamiche sociali ed economiche. Infatti ancora oggi<br />
la piazza del Popolo ospita il mercato cittadino. Presenta<br />
una loggia con portici sovrastata dalla magnifica Sala<br />
dei Quattrocento. Nei sotterranei è possibile ammirare le<br />
poderose fondazioni di un tempo etrusco con la lettera A<br />
incisa sui blocchi.<br />
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#50 Template - <strong>Orvieto</strong><br />
Il nostro viaggio con Anna si<br />
conclude con l’<strong>Orvieto</strong> Medioevale<br />
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Template - <strong>Orvieto</strong> #51<br />
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Luglio 2021<br />
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Art director Leonardo Tosoni<br />
Direttore Marketing Marco Piastra<br />
Photo Tiziano Crescia<br />
Realtà Aumentata Linkar<br />
Grafica Skylab Studios<br />
Testi Comune di <strong>Orvieto</strong><br />
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<strong>Orvieto</strong><br />
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