La Conquista_3:2021
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Comunità che si racconta
Attraverso il bollettino le parrocchie si raccontano. Raccontano cose belle e positive
che avvengono e ne ringraziano Dio e gli uomini che le compiono.
Ad esempio, in questo numero ci sono considerazioni del CPU a più voci sulla situazione attuale
delle comunità: considerazioni in chiaro-scuro, ma è preferibile fermarsi al chiaro e tralasciare lo scuro.
C’è pure un bilancio sull’andamento delle vaccinazioni anti covid in Comelico: autore il dott. Di Rosa.
Le parrocchie raccontano cose realizzate, piccole e numerose: l’elenco sarebbe lungo.
Pur usando l’occhio della fede, non si riuscirebbe a vedere tutti i piccoli segni di vangelo vissuto
che sono presenti nelle giornate di ogni famiglia e di ogni persona presente sul territorio.
Bollettino interparrocchiale
di S. Stefano, Costalissoio
e Campolongo di Cadore (BL)
ANNO LXXXVII - 2021
N. 3 / AUTUNNO
La Conquista
Spedizione in abbonamento postale - DIRETTORE Rossini don Paolino - VICEDIRETTORE Coluzzi Lorenzo - RESPONSABILE Buzzo Guido - Aut. Trib. 6/84 n. 2539
Stampa: Tipografia Piave - Belluno - C.C.P. 10301323 intestato alla CHIESA PARROCCHIALE DI S. STEFANO DI CADORE (BL)
Un buon allenatore
Tra speranze e timori, si guarda
avanti. Nel momento di ripartire
anche la comunità cristiana si guarda
attorno: vede quello che manca e quello
che resta, pensa a quello che c’è da
fare.
Le parrocchie, oggi legate in
comunità un po’ allargate e in collaborazione,
sono chiamate a guardarsi allo
specchio. Lo stiamo facendo anche noi,
insieme (oggi diciamo in modo sinodale),
oscillando tra realismo e qualche
speranza buona, cercando di allontanare
le tentazioni al pessimismo.
Siamo la comunità che Gesù
lascia nel mondo da sola, una comunità
diluita in mezzo all’umanità e partecipe
dei problemi di tutti. La comunità
apparentemente è sola, perché il Signore
se n’è andato, ma ha garantito il
suo sostegno. Di più, ha promesso l’assistenza
di uno pari a lui! È nascosto
dietro al nome enigmatico di “Paraclito”,
ma in realtà lo conosciamo come
Spirito santo. Tra i molti significati di
questo nome c’è quello di maestro e
difensore… o anche se si preferisce, in
gergo sportivo, allenatore e… “coach”
che in italiano suonerebbe “cocchiere”.
Una prima certezza
viene dunque da lui:
dall’alto! Da questo Super
commissario tecnico.
La comunità di Gesù non sembra
che oggi, qui da noi, patisca “l’odio
del mondo” come al tempo in cui i vangeli
venivano scritti, quando c’erano le
persecuzioni. Tuttavia le difficoltà non
mancano… e non sono poche! L’incredulità
che perdura, problemi e interrogativi
che attraversano la nostra strada,
la consistenza numerica che si affievolisce…
I l
nostro ct o
super ds di
Gesù parla
rivolgendosi
alla
comunità e
poi, quando
occorre,
anche
ai singoli,
ma mira a
creare prima
di tutto
un gioco di
squadra. Il
“Paraclito”
non è un
fatto privato
e non è staccato dall’esperienza
comunitaria.
Non dà un insegnamento nuovo
rispetto a quello del fondatore: è il
garante della tradizione. Nello stesso
tempo la tradizione che richiama alla
memoria non è ripetitiva: «Vi condurrà
alla verità tutta intera». È fedele alla
memoria di Gesù e la approfondisce, la
attualizza secondo le nuove circostanze
che si presentano.
È stato perfino detto che «annuncerà
le cose future» (Gv 16,13): non
è detto che farà vedere il futuro ma che,
Una scuola così è da sognare e da augurare. A luglio sul piazzale
della casa parrocchiale c’è stata un po’ di vita (questo era il corso di
inglese). Speriamo vivamente che continui così.
2
La Conquista
alla luce della vicenda di Gesù, aiuta
ad avviare i procedimenti più giusti. La
storia di Gesù è perfetta ed esemplare
nel donare la propria vita. È un dono
che inizia dal Padre e si propaga tra gli
uomini disponibili ad accoglierlo.
È il momento di ripartire. Le
parrocchie camminano insieme. Si usa
lo slogan “sinodalità” e vuol dire proprio
che insieme si fa strada. Le parrocchie
si guardano allo specchio, ma lo
fanno per un momento prima di uscire:
è ora di partire, bisogna fare strada.
Se la comunità di Gesù sta lì a
contarsi, sta perdendo tempo. Si deprime
e finisce per ammalarsi. Allo specchio
si vede quello che manca, ma occorre
vedere anche tutto quello che c’è.
Mettendosi sulle difensive si può dire
che ci sono tante cose, che si fa questo
e si fa quello… Ad essere realisti, una
parrocchia può sentirsi povera: povera
di iniziative, di risorse, di pratica religiosa…
ma sarà sempre ricca perché
ha Cristo.
Abbiamo una ricchezza che
non sappiamo neanche di avere, perché
forse viviamo come in una soffitta piena
cianfrusaglie. Una parrocchia che si
guarda bene allo specchio si accorgerà
di avere Gesù. Questa è la sua unica
ricchezza!
Lui è uno che non si lascia
mettere sotto chiave, in quella specie
di cassaforte dorata che chiamiamo tabernacolo.
Sta lì, ma preferisce uscire
con i suoi sulle strade. Sappiamo di lui
che invece di starsene a Nazaret è andato
in giro per i villaggi, ha cercato la
gente, ha ascoltato le preoccupazioni e
le sofferenze di tanti.
Noi, Chiesa di oggi, dovremmo
fare altrettanto: non aspettare che
gli altri vengano in chiesa ma andare
verso di loro, non pretendere che
gli altri si convertano ma esser noi in
sintonia col Vangelo… Possiamo noi
prestare quel piccolo aiuto, che magari
nessuno vede, o quella parola di speranza
che aiuta a costruire il mondo.
Aspettare che siano gli altri a
credere, a fare, a convertirsi… non serve
a niente. Teniamo ben presenti gli
esempi del nostro “fuoriclasse” e gli
stimoli del suo ct, perché solo così si
riparte veramente!
Giornata dei nonni
e degli anziani
Gli anziani sono tanti. All’evidenza di questa considerazione non corrisponde
l’altrettanto ovvia conseguenza di un’attenzione pastorale adeguata.
Papa Francesco l’ha intuito fin dall’inizio del pontificato e ha segnalato,
in più di un’occasione, che la spiritualità cristiana è stata colta di sorpresa
dall’invecchiamento della popolazione. La sua insistenza sul dialogo intergenerazionale,
sui sogni degli anziani e sul ruolo dei nonni non può che essere letta
in questa prospettiva.
L’istituzione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, va letta
alla luce di altre linee del pontificato di Francesco. Egli muove da una concezione
larga del santo popolo di Dio. Fin dai primi mesi di pontificato, Francesco
ci ha accompagnato a riconoscere i protagonisti in categorie di persone che
non sempre eravamo abituati a considerare tra i soggetti delle dinamiche ecclesiali.
Si tratta dei poveri, per i quali ha istituito un’apposita giornata, dei popoli
dell’Amazzonia protagonisti di un Sinodo, dei movimenti popolari ai cui
congressi ha partecipato, dei migranti per i quali tanto si è speso, delle famiglie
(anche irregolari) alle quali ha chiesto di essere protagoniste, dei santi della
porta accanto e oggi degli anziani.
È un popolo disordinato e poliedrico che assomiglia molto alle folle
di ciechi, storpi e zoppi che seguivano Gesù e che offre un’immagine molto
verosimile della composizione effettiva delle nostre comunità ecclesiali. La
scommessa sembra essere quella di costruire un edificio spirituale a partire
da ciò che in apparenza è solo materiale di risulta, strutturalmente inadeguato
a sostenere un peso considerevole. In termini evangelici, a utilizzare pietre di
scarto come testate d’angolo.
Per ognuna di queste categorie di persone il Papa individua una precisa
vocazione all’interno del popolo. E, per quanto riguarda gli anziani, egli insiste
spesso sul tema della memoria o su quello della trasmissione della fede alle
nuove generazioni.
Tuttavia, ciò che appare più rilevante non è tanto la scelta della missione
affidata agli anziani, ma il fatto stesso che essi siano considerati destinatari
di una chiamata specifica. Non sono esclusi dall’orizzonte ecclesiale e nemmeno
vanno considerati clienti delle nostre parrocchie, ma compagni di strada.
(V.SCELZO, “Vita pastorale” 7.2021)
“Io sono con te tutti i giorni” sono anche le parole che da Vescovo di
Roma e da anziano come te vorrei rivolgerti in occasione di questa
prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: tutta la Chiesa ti è
vicina – diciamo meglio, ci è vicina –: si preoccupa di te, ti vuole bene e
non vuole lasciarti solo! (Papa Francesco)
La Conquista 3
CONSIGLIO PASTORALE UNITARIO
Il CPU delle tre parrocchie si è riunito
il 28 giugno scorso. Aveva all’ordine
del giorno un “esame” della comunità…
così come è oggi, dopo le fatiche dovute
al lockdown, e con i passi che si è cercato
di fare in questo periodo.
Non si voleva tanto far la fotografia
del presente, quanto piuttosto guardare
avanti, perché a settembre la diocesi conta
di ripartire insieme, quando ci sarà l’assemblea
diocesana, il 18 e il 25 settembre
2021.
La conversazione è stata vivace
e si è protratta a lungo. Gli apporti di tutti
i convenuti sono stati ricchi e propositivi,
anche se ci si rende conto che ci troviamo
ad un punto di partenza e, come dice il vescovo
Renato, man mano che si va avanti,
si impara.
VERIFICA DELL’ANNO PASTORALE
Ripartire, ma da dove? Dopo il
Covid, per certi aspetti è come ripartire
da zero: ad esempio, per il fatto che i ragazzi
non si vedono in chiesa (o si vedono
poco). Il nostro ruolo è coinvolgere, ma bisogna
capire: in che modo farlo? Dialogare
tra noi parrocchiani e far di tutto per creare
comunità…
Una nota realistica: al giorno
d’oggi, anche dopo il Covid, non è cambiato
niente perché chi si dava da fare
prima, fa anche adesso. Il problema è che
sono sempre meno quelli che fanno, perché
i giovani lavorano e gli anziani hanno
poche forze.
UNA NOTA PROPOSITIVA
Il Covid ha distrutto un po’ quello
che si era fatto, nel senso che ha fermato
tutto, tutte le attività, e ha prodotto separazione
tra le persone. Abbiamo bisogno
di trovarci tra noi! Uno ha suggerito che
abbiamo bisogno di trovarci col vangelo,
tra noi, per non restare secolarizzati e per
cercare ciò che unisce.
Coinvolgere, accogliere… Occorre
che ognuno cominci ad esporsi: per
trasmettere alle nuove generazioni quello
che più importa, per aggregare… e non
interparrocchiale
solo aggregare per la chiesa, ma per la
comunità.
Nonostante il Covid, molti hanno
continuato a venire in chiesa. Esempi
importanti sono, tra l’altro, i gruppi che
formano il coro in chiesa. L’accoglienza
all’ingresso è stata fatta da incaricati che
hanno vigilato sugli assembramenti (qualche
villeggiante l’ha anche notato!).
TRA UN LOCKDOWN E L’ALTRO
Le scuole non hanno voluto rischiare
portando i ragazzi in chiesa all’inizio
dell’anno e alla fine, ma hanno chiesto
una benedizione passando classe per
classe.
Per i gruppi di Cresima e Prima
comunione si è fatto catechismo nelle tre
chiese parrocchiali e, limitatamente, anche
in sala. Per i genitori di questi ragazzi
sono stati fatti incontri di preparazione. Si
sono poi celebrate le cresime il 2 maggio
a S. Stefano (la mattina) e a Campolongo
(il pomeriggio); a Costalissoio avevano
avuto luogo il 20 settembre. Si sono potute
festeggiare le Prime comunioni: 9 e 16
maggio a S. Stefano e a Campolongo, il 20
settembre a Costalissoio.
La quaresima ha avuto un avvio
promettente: sono stati fatti gli incontri
previsti nei Giorni di Spirito e comunità.
Riportiamo parole degli animatori nella celebrazione
conclusiva:
«Abbiamo
maturato
l’esperienza
di una nuova
fraternità,
capace
di aiuto reciproco
e
di stima vicendevole.
Sentiamo
in questo
periodo più
che in altri
che abbiamo
bisogno
gli uni degli
altri, che
abbiamo
una responsabilità
verso
gli altri e verso il mondo, che dobbiamo
prenderci cura degli altri… ».
Tra i ragazzi, un gruppo in particolare
ha animato la messa del sabato e la
via crucis con fedeltà. La settimana santa
si è svolta nelle tre chiese secondo il programma
fissato due anni fa dal CPU. La
novità della Confessione con assoluzione
generale ha registrato una partecipazione
numerosa a Natale, a Pasqua e inoltre per
prima comunione e cresima.
LE EX FABBRICERIE
Da tempo ormai le fabbricerie
delle chiese sono diventate Consigli per
gli affari economici (CPAE). Nelle nostre
parrocchie è stata fatta la scelta che questi
consigli amministrativi restino distinti,
parrocchia per parrocchia. Quest’anno
si doveva fare l’elezione (o rielezione) dei
membri CPAE, ma non si è potuto farlo in
tempo utile, perché il consiglio pastorale
non si era più potuto riunire causa Covid.
Gli elenchi sono stati presentati
in seguito, nella riunione del 28 giugno, e
sono stati approvati. Alcuni membri dei tre
CPAE sono confermati e altri sono nuovi.
Sono in carica per un quinquennio e portano,
insieme al parroco, la responsabilità
dei beni delle parrocchie, approvando ogni
anno i bilanci.
Ecco gli elenchi dei consiglieri…
Costalissoio – Casada: Comis Da Ronco
Pierluigi, Pomarè Montin Diego e Pontil
Scala Renzi.
Campolongo: Grandelis Ruggero, Casanova
Zul Luigi, Pomarè Ranieri, Marta Paolo,
De Bernardin Maria Giovanna, Coluzzi
Lorenzo.
S. Stefano: De Candido Danilo, De Monte
Ezio, Fontana Dino, Baldissarutti Marco.
Estate di pellegrinaggi, processioni e molte preghiere.
4
La Conquista
La vita in Parrocchia
CASADA - FESTA DI S. LORENZO
Anche quest’ anno il 10 agosto
la frazione di Casada non ha voluto
perdere l’occasione per festeggiare il
suo Santo Patrono. Per rispetto delle
misure imposte dalla normativa, si
è dovuto rinunciare alla processione,
alla tradizionale crostolata fuori dalla
chiesa, al rinfresco e all’incontro con
gli amici di Danta che negli ultimi anni,
come da antica tradizione, scendevano
in processione per unirsi a noi per
onorare San Lorenzo.
Pur con tutte queste restrizioni
gli abitanti, già dal primo mattino, si
sono attivati per abbellire il paese con
fiori e catene, dando alla via principale
un allegro e festoso tocco di colore.
Anche la partecipazione alla
santa messa, nella quale fra l’altro si
sono ricordati gli ammalati e le vittime
del Covid, ha visto come di consueto
la presenza dei paesani e il ritorno, per
l’occasione, anche di quanti risiedono
fuori paese. Durante l’omelia don
Paolino si è soffermato ad illustrare
la “Madonna della Gioia”, quadro che
i familiari del pittore surrealista Luigi
Regianini hanno donato alla chiesa di
Casada, che rientra così nella guida
del turismo religioso delle chiese del
Comelico da visitare per la presenza di
prestigiose opere d’arte.
Nella foto la signora Angela e la figlia Ludovica
Regianini con Tiziano Comis e Guido Buzzo.
L’immagine della “Madonna
della Gioia” è stata riportata anche in
un piccolo santino che è stato donato
a tutti i presenti. Il santino, recante sul
retro una semplice ma bella preghiera,
è stato voluto dai familiari del Regianini,
che ci hanno onorato della loro
presenza durante tutto il pomeriggio.
L’argomento poi è stato ripreso al termine
della celebrazione religiosa, cui
La Madonna della Gioia. Il dipinto di
Regianini donato alla chiesa di Casada.
Un Gesù bambino che mette da
parte la corona di Re e scende al livello
dei coetanei, contento di giocare
con loro.
appunto è seguito un momento culturale.
Nella sala della sala polifunzionale
di Casada, lo storico Guido Buzzo
ha intrattenuto i presenti illustrando
il significato di alcuni particolari del
quadro e le due cartoline create per
l’occasione: la prima un “Omaggio
alla Madonna” raffigurante le Madonne
dipinte dal Regianini e presenti nel
museo di Costalissoio; l’altra,
realizzata in collaborazione
con la Regola di Casada che
ha offerto anche lo spunto per
alcune notizie storiche. Al termine,
la famiglia del pittore ha
fatto dono al Paese, rappresentato
dal capo regola Tiziano
Comis, di una monografia
del Regianini “surrealista delle
Dolomiti”.
M. Letizia
CASADA - RINGRAZIAMENTO
Cogliamo l’opportunità de “La
Conquista” per spendere due
parole di ringraziamento e di elogio per
quanto fatto in occasione del matrimonio
di nostra figlia Silvia.
Come in altri momenti, di festa
o di dolore, il paese ha partecipato
davvero con il cuore a questo evento.
Ha gestito il momento di accoglienza,
non facile soprattutto in questi periodi,
una piccola rappresentanza di paesani
la cui simpatia, cordialità e calore, hanno
lasciato stupiti gli invitati. Tanti non
capivano chi fossero queste persone,
che parentela avessero con la sposa…
quando abbiamo spiegato che erano
“paesani” che si incaricavano di dare il
benvenuto, è stata per tutti una grande
sorpresa, una meraviglia e una dose di
“buona” invidia… della serie “Beati voi
che vivete in un paese così”.
Per noi è stato un prendere
coscienza, una volta di più, di quanto
sia bello vivere in una piccola comunità
come quella di Casada, dove si condividono
gioie, dolori, necessità… nella
discrezione e nel rispetto degli spazi
intimi di ciascuno.
Di cuore davvero un sentito
ringraziamento. Livio e M. Letizia
PROCESSIONE A COSTALISSOIO
Anche quest’anno, come di
consueto, si è svolta la tradizionale
processione della Madonna Assunta,
presieduta dal nostro Parroco don
Paolino. La novità di quest’anno è la
rinnovata tradizione dei “campanote”
che da circa una decina d’anni non si
effettuava. Grazie alla buona volontà
impegno e costanza si sono resi disponibili
Adriano, Denis e Francesco che
in poco più di un mese hanno imparato
a riprodurre il melodico suono delle
campane suonate a mano.
Il nostro Vescovo ci invita
spesso a fare comunità ed è proprio
per questo motivo che siamo riusciti a
rimettere in piedi questo evento, grazie
anche all’aiuto di Alfredo, Ernesto
e Lorenzo che sono saliti da Campolongo,
un paio di volte, per affiancare i
“suonatori novelli” con qualche consiglio
ed alcune indicazioni ritmiche.
Nonostante le restrizioni che
ci vengono imposte dal Covid, la festa
è stata ben preparata e partecipata dai
paesani e ospiti della nostra piccola
comunità; anche il bel tempo ha favorito
lo svolgimento della liturgia.
Sia questo un buon inizio per
mantenere vive le tradizioni che i nostri
bisnonni e nonni ci hanno tramandato.
Resta aperto quindi l’invito a chiunque
volesse imparare e far parte del gruppo,
perché... L’unione fa la forza… e la
forza fa battere le campane!
Cristian e Chiara Pradetto
L’Assunta a Costalissoio
La Conquista 5
6
La Conquista
CASARMONICA
L’iniziativa di “Casarmonica”
in Val Visdende va avanti con la collaborazione
della Regola di Casada.
Quest’estate è stato allestito un palco
in legno per esecuzioni musicali in località
Pié de la Costa. La cooperativa
Lassù e l’architetto Daniela Zambelli
hanno eseguito l’interessante opera
per valorizzare di più un legname di
alta qualità che qui esiste ed ha grandi
possibilità di impiego per strumenti
musicali.
Val Visdende. Palco allestito per esecuzioni
musicali.
OTTO x MILLE
La pratica di richiesta di contributi
CEI del 70% per la chiesa di Casada,
presentata a novembre 2020, è
ancora in fase di valutazione a Roma
(pare insieme a tutte quelle del Triveneto).
Così ci dicono a Belluno e intanto
ci è pervenuta una serie di altre planimetrie
da presentare, riguardanti l’interno
della chiesa, ma non si sa quanto
c’entrino coi lavori che dobbiamo fare
all’esterno!
CASADA - 25 ANNI DI ADOZIONI
Sembra ieri quando con un
gruppo di bambini e giovani del catechismo
e del coretto parrocchiale abbiamo
deciso di rispondere con una
goccia d’amore, fatta insieme, al grido
di aiuto di tante piccole vite sfortunate,
grido che era arrivato a noi tramite
l’esperienza personale di alcuni aderenti
di “Insieme si può”. Mai avremmo
pensato di riuscire a mantenere questo
impegno così a lungo…
Personalmente mi hanno
sempre sostenuto le parole del Vangelo
Matteo 25,35-41: «Perché io ho avuto
fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere,
ero forestiero e mi avete ospitato, nudo
e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi…
In verità vi dico: ogni volta che
avete fatto queste cose a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, lo avete
fatto a me!».
Con il passare del tempo alcuni
sostenitori sono venuti a mancare,
ma la Provvidenza ci ha pensato
e …altre persone si sono fatte
avanti per aiutarci a completare le
quote delle due adozioni ed ora il nostro
gruppo è uscito dai confini del
paese e comprende anche persone
di Santo Stefano e Campolongo.
Farlo assieme è più bello e più facile.
Più bello perché ci si sente uniti nel
condividere qualcosa di “buono” e più
facile perché, economicamente parlando,
non è impegnativo.
In tutti questi anni i bambini
che abbiamo sostenuto sono stati
davvero tanti, i loro nomi, i loro volti e
le loro vite… sono un puzzle
meraviglioso, anche se
spesso segnato da dolori,
povertà, ignoranza che speriamo
di contribuire ad alleviare.
Quest’anno il nostro
aiuto andrà a Paulo, bambino
brasiliano che sosteniamo
da tre anni ed a Godfrey
dell’Uganda. Con un grande
GRAZIE a tutti …al prossimo
anno!
M. Letizia
BENEDIZIONE DELLE CLASSI
Richiesto dagli insegnanti,
che non se la sentivano di portare in
chiesa i bambini per la difficoltà di tenerli
distanziati, il parroco è passato
di classe in classe per un saluto e una
preghiera di benedizione. «Salvaci da
ogni inquinamento e da ogni contagio»
e tutti in coro, con tono convinto: «Salvaci,
Signore!». «Dal terremoto e dalle
tempeste… dalla discordia, dalla violenza
e da ogni ingiustizia… Salvaci,
Signore!».
Anche le classi medie, dopo
le elementari, hanno chiesto la benedizione…
per la buona riuscita degli
esami e anche nella speranza di ritrovarci
di nuovo in chiesa, una volta finita
l’emergenza Covid.
CORPUS DOMINI
Domenica 6 giugno si è celebrata
in tutte le chiese la solennità
del Corpo e Sangue di Cristo. Gli altri
anni a S. Stefano si faceva la processione,
ma quest’anno è saltata perché
proibita, in quel momento, a causa del
Covid. Comunque gli otto bambini della
Prima comunione sono venuti alla
Messa, accompagnati dalla catechista
Milena, vestiti di bianco e in festa, senza
fiori… ma i fiori erano loro!
IL CORO “DIAPASON”
In gita sulle Dolomiti da Trieste,
hanno chiesto di partecipare alla
messa parrocchiale a S. Stefano. Era
un sabato sera di luglio ed hanno animato
la liturgia con un ricco repertorio
di canti polifonici.
IL GRUPPO ESTIVO
Il prezioso servizio di intrattenere
utilmente i bambini nel tempo
estivo è stato portato avanti anche
quest’anno dalla sig.ra Giuliana coi
suoi collaboratori, tra i quali sua figlia
Honey e Silva, la maestra di inglese, e
altri. Circa una trentina di ragazzi e ragazzini
hanno popolato, quando c’era
il sole, lo spazio verde a fianco della biblioteca
e qualche volta hanno portato
un po’ di movimento anche nell’area
della casa parrocchiale.
È MANCATO DON COSTANTINO
Era nato a Padola 92 anni fa’.
Don Costantino De Martin Polo è mancato
il 4 agosto 2021. Aveva prestato
servizio a Castion, da prete novello, poi
da parroco a Cibiana di Cadore, Cencenighe
Agordino, Visome, e infine era
passato a Roe di Sedico come aiuto ai
parroci. Da qualche anno si era ritirato
nella casa “Padre Kolbe” di Pedavena.
Le esequie si sono celebrate il 7 agosto
nel paese natìo, dove don Costantino
riposa nel locale cimitero.
La Conquista 7
È MORTO BENEDETTO FIORI
GRUPPO “COSSAI”
Conosciuto anche qui come
insegnante di musica (diplomato in
organo e in canto gregoriano), già direttore
del Coro Cortina e di altri cori,
ex presidente del Parco nazionale delle
Dolomiti Bellunesi, già sindaco di Calalzo.
È mancato a 75 anni. Le nostre
condoglianze in particolare al figlio don
Fabio, parroco di Danta e S. Nicolò.
CONCERTO D’ORGANO
La sera del 18 agosto c’è stato
un concerto d’organo a S. Stefano.
Un giovane organista vicentino, Mattia
Sciortino della Scuola fondata da
mons. Dalla Libera, ha eseguito magistralmente
brani di Frescobaldi, Bach,
Morandi, Petrali… Nell’anno centenario
di Dante sono stati intercalati alla
musica dei canti della Divina Commedia,
e precisamente l’VIII, il XXVII
e il XXX del Purgatorio, che il Gruppo
teatrale “I Comelianti” ha declamato.
Era come fossero a casa loro i Comelianti,
col nome che portano, ma anche
l’organista che svolge servizio liturgico
nella sua parrocchia.
LA PESCA
La pesca di beneficenza pro
chiesa si è conclusa il 12 agosto con
un utile di euro 9.205 (lordo) avendo
venduto tutti i biglietti.
La parrocchia ringrazia il gruppo
che vi ha lavorato instancabilmente,
gli uomini che hanno allestito e smontato
il box e coloro che hanno offerto
oggetti e premi, nonché quanti hanno
pescato.
Anche quest’anno il gruppo
benemerito di volontari tuttofare di
Casada hanno visto che l’erba cresceva
più forte del solito: sfido io, con le
piogge che ci sono state! Ancora una
volta hanno aggiunto al loro programma
di sfalcio veloce anche l’area attorno
alla casa parrocchiale. Neanche il
tempo di dire loro grazie, che cresce
di nuovo una bella erba… ed è un vero
peccato non aver più le mucche come
una volta.
CI SCRIVONO DALLE FILIPPINE
Pier, Valter, Marco e Aldo: il gruppo è in
piena azione.
Le suore “Serve di Maria Riparatrici”
scrivono “Agli Amici della
parrocchia di S. Stefano di Cadore”,
per ringraziare di aver pensato alla loro
missione nelle Filippine e ai bambini
poveri. [Come si sa, il gruppo del Mercatino
mantiene contatti con le missioni
delle Suore]
«Come sapete lavoriamo per i
bambini in disagio familiare a causa di
povertà dovuta alla precarietà del lavoro
dei genitori che prendono stipendi
miserabili nonostante il duro lavoro che
fanno ogni giorno per cui non riescono
a provvedere al loro sostentamento
e alla loro istruzione,
bambini/e abbandonati
dai loro genitori e/o orfani.
Da marzo dell’anno
scorso stiamo soffrendo per
la pandemia e un lockdown
estremo fino ad oggi che
non ci fa vedere spiragli di
luce: le vaccinazioni sono
partite solo in queste ultime
settimane e tanto rimane da
fare per uscire da questa
situazione drammatica. Attualmente
il paese è ancora
chiuso ai turisti e molte attività
stanno chiudendo causando
grande povertà e le famiglie
si stanno impoverendo
maggiormente al punto di avere
problemi a comprare i beni
di prima necessità.
Vittime di questa situazione
sono proprio i bambini a cui
vengono negati i diritti primari
quali quello allo studio e ad
una vita serena. Le scuole da
marzo dell’anno scorso sono
chiuse e le lezioni avvengono
tramite dispense di studio che
vengono consegnate settimanalmente
ai genitori e sembra
che anche l’anno scolastico 2021-’22
venga effettuato nello stesso modo! Ai
bambini al di sotto dei 15 anni è proibito
uscire di casa dal marzo 2020 per i
protocolli anti Covid.
Purtroppo, anche la nostra
scuola materna che ospita i bambini
piccoli e medi, dai 3 ai 5 anni, si è dovuta
adeguare a questo modo di fare
scuola preparando materiale didattico
adatto ai bambini di questa età e loro
fanno compiti a casa, certamente un
sistema che non funziona per bambini
così piccoli. Il governo ci ha chiesto
di mettere a norma i locali della scuola
materna. Ora è bella e accogliente e
speriamo di avere i bambini in presenza
quanto prima.
I soldi dell’offerta che con tanta
generosità ci avete inviato li abbiamo
usati per comprare generi alimentari
di prima necessità da distribuire
ai bambini della scuola materna e ai
beneficiari del progetto scholarship.
Sono circa 150 bambini/e che stiamo
aiutando nello studio e in questo momento
dopo una verifica fatta visitando
ciascuna famiglia è emerso il problema
che hanno a livello economico e
ci hanno chiesto se potevamo aiutarli
donando loro del riso e così abbiamo
fatto grazie a voi. Non ci sono parole
per descrivere la loro gioia e la loro
commozione nel ricevere il pacco viveri!
8
La Conquista
Tutti noi siamo davvero riconoscenti
e grati al Signore per la vostra
generosità e vi ricordiamo ogni giorno
nelle nostre preghiere…».
Pindasan, 11 agosto 2021.
Sr. Maria Grazia Antonello, SMR
Filippine: aiuto alimentare consegnato
alle famiglie e ai bambini.
«ABBIATE FIDUCIA NEI MEDICI»
Il parroco di Comelico Superiore
don Luigi, noto teologo moralista,
ha raccolto e rilanciato la forte raccomandazione
che il vescovo Renato ha
rivolto a sollecitare questa nuova forma
di solidarietà che è la vaccinazione.
È necessaria una saggia opera di
convincimento, perché ancora troppi
non si mettono in sicurezza, anche fra
gli anziani.
Don Luigi non solo fa proprio
l’appello del nostro vescovo, ma
rintuzza le obiezioni che arrivano dagli
ambienti più conservatori del cattolicesimo
anche locale, contrario
alle vaccinazioni e ad altre misure di
precauzione. «Nel rifiuto del vaccino
anti Covid, motivato da un argomento
religioso del tipo: “Se hai fede, Dio ti
aiuterà e ti difenderà meglio di un vaccino”,
può nascondersi la tentazione
di mettere alla prova il Signore e così
si rischia di commettere il peccato di
tentare Dio».
CERIMONIA PER CIMA VALLONA
A fine giugno si è ripresa la
Messa, a Cappella Tamai, per commemorare
le vittime del vile attentato
compiuto dai terroristi, ormai 54 anni
orsono, a Cima Vallona. La commemorazione
ha sempre avuto luogo
ininterrottamente. Solo l’anno scorso
era saltata a causa della pandemia.
Vaccini in Comelico
(di Sebastiano Di Rosa)
Ricordo con tristezza e paura
il “tragico” autunno 2020, con l’esordio
di focolai di SARS CoV2 nel
nostro Comelico, seguiti da numerosi
episodi clinici, che si sono protratti
per tutto l’inverno con una sequela
di ricoveri e decessi e con una discreta
percentuale di casi sintomatici.
Nei primi mesi del 2021 è
iniziata la distribuzione e somministrazione
del vaccino anti Covid-19,
già in gennaio veniamo vaccinati noi
sanitari e, a seguito, le Forze dell’Ordine
con le categorie di pubblica
utilità (Vigili del Fuoco, personale
scolastico).
La sera del venerdì 19 marzo,
vengo contattato dal Direttore
dei Servizi Distrettuali dell’ULSS 1,
che mi offre la disponibilità alla somministrazione
di vaccini qui in Comelico;
senza titubanza offro la mia
collaborazione, seguita da quella dei
miei colleghi, così lunedì 22.03.21,
presso la sede dell’ANA di Santo
Stefano di Cadore, con il fondamentale
supporto logistico degli Alpini
della sede e di quelli della Protezione
Civile, è partita la prima giornata di
vaccinazione ad accesso libero.
Alla prima hanno fatto seguito
altre 8 giornate, tra prime dosi e
richiami, di cui 1 in modalità drivein
al piazzale di viale Papa Luciani,
le altre presso il palazzetto dello sport
di Santo Stefano, messo a disposizione
dall’Amministrazione comunale.
C’è stata una buona risposta da parte
della popolazione man mano che
l’offerta vaccinale veniva aperta alle
varie fasce d’età e di rischio. Con in
colleghi MAP (medici assistenza primaria)
abbiamo vaccinato a domicilio
gli anziani che non avevano la
possibilità di recarsi ai punti vaccinali,
altri vaccini sono stati inoculati
nella sede della Medicina di Gruppo
presso i locali del Distretto Sanitario.
In tutto, collegialmente, abbiamo
vaccinato circa 1300 utenti, alcuni
con singola dose altri con successivo
richiamo; un prezioso aiuto è stato
fornito dal personale amministrativo
della MGI che ha provveduto alla
registrazione delle dosi di vaccino
somministrate.
Domenica 30 maggio, sempre
al palazzetto, è stata fatta una
seduta “open-day” nella quale personalmente,
con l’ausilio dei medici
dell’USCA (Unità Speciali di Continuità
Assistenziale), sono state vaccinate
311 persone.
Sempre tenendo conto delle
difficoltà logistiche che la nostra gente
poteva incontrare nel recarsi a Tai
di Cadore o Belluno, il Dipartimento
di Igiene e Prevenzione mi ha proposto
l’istituzione di un “Centro Vaccinale
del Comelico”. Naturalmente
ho accettato, perché ritengo che offrire
un servizio in più nella nostra
zona, geograficamente ai margini
della provincia e della regione, sia
più che utile. Insieme alla IP Antonella
Sacco, alle Infermiere “in pensione”:
Isora De Tomas, Rosanna
Quandel, Maria Grazia Cersosimo,
con la ormai super rodata squadra
degli Alpini, col supporto del Dipartimento
Igiene dell’ULSS 1 e la disponibilità
della Comunità Montana
del Comelico, iniziamo la nuova fase
con ulteriori 9 giornate complessive
(5 di 1 a dose e 4 di richiami), abbiamo
vaccinato oltre 750 persone.
Sinceramente, in quest’ultimo
caso, mi sarei aspettato una maggiore
affluenza da parte della gente
del posto, e mi sono stupito che molte
persone provenissero dal Centro
Cadore, Cortina quando non dal
Bellunese e Feltrino, ma nel frattempo
si era già diffusa la “paura”,
il “pregiudizio” quando non la “disinformazione”
sul vaccino, rimosso
il ricordo dell’epidemia, dei morti e
di coloro che hanno sviluppato sintomi
e ancora spesso accusano disturbi,
tutto ciò ha contribuito a frenare
il ricorso all’immunizzazione,
purtroppo da noi più che nel resto
della provincia, con percentuali di
vaccinati che, attualmente, sono del
10-15% in meno nell’ambito dei cinque
comuni, rispetto alle altre zone
dell’ULSS 1.
Lo scopo della vaccinazione,
che personalmente ho cercato di
diffondere e che, insieme ai colleghi
MAP, continueremo ad offrire, con
modalità al momento diverse, serve
ad evitare di ritrovarci questo prossimo
autunno e inverno con una
nuova ondata di malati sintomatici,
anche gravi, e affrontare eventuali
contagi in maniera asintomatica o
pauci-sintomatica. Fondamentale è
anche impedire al virus di trovare
terreno fertile per la sua diffusione,
perché più sono i soggetti immunizzati
e resistenti, meno possibilità
avrà il patogeno di circolare.
La Conquista 9
A Costalissoio
per commemorare Zanzotto
Per aprire le iniziative dedicate
quest’estate al poeta Andrea Zanzotto,
alcuni giovani hanno fatto la ricerca e
presentato le relative considerazioni in
una serata, in chiesa a Costalissoio, con
interventi intervallati tra un canto e l’altro
del Coro Comelico. I giovani che hanno
collaborato con Giulia De Mario sono stati
Chiara Pradetto e Sofia Tommasini.
Giovanni Zanzotto, nato nel
1888 a Pieve di Soligo, diplomato in Belgio
nel 1911 e presso l’Accademia di Belle
Arti di Bologna nel 1913, era pittore e
decoratore, padre di Andrea Zanzotto del
quale ricorre quest’anno il centenario.
Nel 1927 Giovanni Zanzotto si
trasferisce in Comelico accompagnato
dal figlio per insegnare alla Scuola di Arti
e Mestieri. Nel 1929 si occupa della decorazione
della chiesa di Costalissoio, assistito
dal figlio Andrea che ricordava così
quel periodo: «Mio padre, decoratore da
tre generazioni, fu incaricato di dipingere
la Chiesa di Costalissoio. Mi divertivo molto
a vedere mio padre lavorare sdraiato
sotto la volta. Il mio compito era più semplice:
pulivo i pennelli e glieli passavo».
I dipinti della chiesa di Costalissoio
Quali sono i dipinti di Giovanni
Zanzotto all’interno della nostra chiesa?
Prima di tutto è importante sottolineare
che l’artista ha realizzato questi
dipinti con la tecnica dell’encausto: i colori
vengono miscelati alla cera con l’uso
del calore, donando lucentezza all’opera.
Ecco perché i dipinti della nostra chiesa
appaiono così luminosi.
Nell’abside abbiamo “La Trinità”
a cui è dedicata la chiesa; nei tondi
della volta principale possiamo vedere “I
Quattro Evangelisti” e nei risvolti dell’arco
troviamo “San Matteo” a sinistra e “Santa
Marta” alla destra.
Santa Marta e la Tarasca
Vogliamo dedicare qualche parola
in più al dipinto di Santa Marta che
forse nessuno di noi prima di oggi si è
soffermato a guardare. La Santa è raffigurata
con una specie di draghetto ai suoi
piedi, sembra quasi un mostriciattolo dei
fumetti. Si tratta
della Tarasca.
La Tarasca
ha sei zampe tozze
e robuste, il corpo
ricoperto di una
corazza con una
cresta e degli aculei
ossei, ha la testa
di un leone, la coda
è lunga e squamosa
e termina con
una punta a forma
di lancia.
Secondo
la Legenda Aurea Andrea Zanzotto, nell’affresco di Mario Fait appena eseguito
su una facciata delle scuole. Il poeta osserva il paesaggio
Santa Marta, sorella
di Lazzaro, giun-
che scende di corsa sul sentiero per giocare in piazza.
incontaminato, e ben curato a quel tempo! C’è un ragazzino
ta in Provenza nel
48 dopo Cristo, avrebbe sconfitto la Tarasca
con la preghiera: ad ogni Ave Maria
la Tarasca diventava sempre più piccola e
mansueta. Gli uomini spaventati dall’animale,
anche se ormai piccolo e innocuo,
lo uccisero. Ancora oggi a Tarascona, in
trotrovarmi
davanti a una grande offerta
e un immenso donativo che corrisponde
proprio all’ampiezza dell’orizzonte,
nonostante venga continuamente ferito,
ci raccoglie sempre allora bisogna
sempre amarlo».
Francia, l’ultima domenica di giugno si
celebra l’uccisione della Tarasca.
Il sentiero che sale da S. Stefano
Chi è Andrea Zanzotto?
Andrea nasce nel 1921 a Pieve
di Soligo, consegue il diploma magistrale,
la maturità classica da privatista e successivamente
si laurea in Lettere; partecipa
alla Resistenza veneta. Nel 1950 vince
l’importante premio letterario San Babila
e a partire dal 1951 inizia la pubblicazione
dei suoi scritti. Nomi
come Ungaretti, Montale,
Pasolini, Fellini, Comisso,
Rigoni Stern fanno parte
della sua vita artistica con
collaborazioni, recensioni,
rapporti di amicizia.
Non abbiamo
le competenze e le conoscenze
per riassumere una
carriera poetica lunga una
vita in pochissimi minuti,
ma prendiamo a prestito
le parole del poeta su un
tema a lui tanto caro: il
paesaggio. «Per me il paesaggio
è prima di tutto
Parlando di Andrea Zanzotto e
di paesaggio, forse non tutti sanno che…
il sentiero che sale da S. Stefano a Costalissoio,
che chiamiamo Federa, è stato
inserito nei luoghi del Cuore FAI con il
nome di «Sentiero Andrea Zanzotto Poeta»
perché era la strada che il poeta percorreva
per salire a Costalissoio insieme
al padre.
Il Coro Comelico apre le celebrazioni in onore del poeta
Zanzotto, in chiesa a Costalissoio venerdì 16 luglio.
10
La Conquista
Al poeta Andrea Zanzotto fu
conferita la cittadinanza onoraria del
Comune di Santo Stefano di Cadore il 22
agosto 1992, dall’allora Sindaco il professor
Pasqualetto.
Nel 1989 il poeta, ricordando S.
Stefano, scriveva: «Ricordo sempre, con
un senso di particolare, profonda nostalgia,
Santo Stefano di Cadore, con
le sue bellezze così varie e inquietanti,
con le sue luci e ombre in continuo mutamento,
i suoi colori misteriosamente
intensi eppure rarefatti. Il periodo abbastanza
lungo trascorso a Santo Stefano
nella mia prima infanzia, tra i sei
e gli otto anni, insieme con mio padre
Giovanni che colà insegnava e dipingeva
paesaggi e chiese, è stato per me
di primaria importanza nell’avviarmi
verso la poesia, di cui ancora non avevo
che un vago, ma impellente senso.
E fu tra quelle luci, ombre e colori, fra
i boschi e i ruscelli e il Piave bambino
come ero io, che comincia a prendere
coscienza di un amore per la natura
originaria in cui è la fonte di ogni poesia…».
Inaugurazione del Sentiero
Domenica 18 luglio c’è stata l’inaugurazione
con la presentazione ufficiale
del Sentiero Andrea Zanzotto poeta,
curata da Francesca Dellamore. Si tratta
del percorso che a suo tempo facevano il
pittore Giovanni Zanzotto e suo figlio Andrea,
il futuro poeta. Anzi il poeta essendo
ragazzo, mentre il papà era intento a
dipingere in chiesa a Costalissoio, a volte
scendeva a S. Stefano a giocare coi suoi
amici in paese e sul Piave.
Ora il sentiero è diventato “Luogo
del Cuore FAI”. L’indicazione su tabella
in legno si trova in via S. Candido, all’altezza
del distributore di benzina, ma la
“duda” antica è in via Federa, come subito
ha tenuto a precisare lo studioso di toponomastica
e lingua locale Italo De Candido
Ciandon.
Guido Buzzo osserva che il punto
di approdo del sentiero a Costalissoio è
il museo “Regianini”, dove ci sono quadri
(di genere surrealista: tutt’altra pittura!)
che si riferiscono anche a Zanzotto. Ma il
vero approdo del sentiero Zanzotto sarà
in chiesa (che è sempre aperta) per vedere
gli affreschi dell’abside, in incausto,
datati agli anni Venti del secolo scorso.
Il sentiero è un percorso storico,
molto antico, come è documentato
ad esempio dal cancelliere del patriarca
di Aquileia, nell’anno 1604. In occasione
della visita pastorale, per salire alle chiese
della parte alta del Comelico, annota che
la salita verso Costalissoio era una “via ardua”
… e proseguendo da San Nicolò verso
San Leonardo, altra salitaccia, altra “via
ardua”!
Quindi, chi vuol percorrere il
sentiero del poeta è avvisato!
La filosofia di un ritratto (di G. Buzzo)
Inaugurazione del Sentiero “Zanzotto” sul ripido! Da sin
istra: Riccardo Zaccaria (curatore del sito Costalissoio),
una parente del poeta, gli storici Guido Buzzo e Italo De
Candido, Helga, Luisa (che falcia l’erba nel sentiero e lo
percorre quasi tutti i giorni), Francesca Dellamore e Giulia
De Mario (membri nazionali del FAI), Fiamma e un nipote
del poeta.
La filosofia di un ritratto è una
testimonianza delle passioni della persona
raffigurata, con dei significati, simbologie,
elementi che richiamano gli aspetti
della sua vita, avvenimenti e opere.
Nel museo Regianini Surrealismo
di Costalissoio, nello spazio “Local”,
sono esposti due quadri realizzati dal pittore
maestro Luigi Regianini raffiguranti
due momenti di vita del grande poeta
veneto di Pieve di Soligo Andrea Zanzotto.
Il bambino Andrea fece da garzone al
padre, professore e pittore Giovanni, che
realizzò l’encausto della Santissima Trinità
nella chiesa di Costalissoio.
Nel primo quadro Regianini l’ha
visto bambino che in una pausa corre nella
piazza con l’aquilone e con riferimenti
visivi della chiesa col campanile, il dipinto
dell’ambone, e un piccolo ritratto di Andrea
adulto con atteggiamento sornione
e con in testa l’amato cappello.
Il secondo quadro, il ritratto di
un Andrea Zanzotto ispirato, con la camicia
a collo aperto senza cravatta, un suo
aspetto da sottolineare. Le due opere fanno
parte delle raffigurazioni degli avvenimenti
importanti avvenuti a Costalissoio
ed esposti nella sezione locale all’ingresso
del museo.
La sottolineatura della presenza
dei due quadri rientra opportunamente
nelle celebrazioni “Zanzotto 100” (1921-
2011) iniziate in giugno 2021 con l’anteprima
il 21 marzo a Pieve di Soligo e la
maratona di lettura nella giornata mondiale
della Poesia.
A. Zanzotto e Leopold Senghor
I ragazzi senegalesi, ai quali ho
insegnato italiano, la sera del 30 luglio,
venerdì, mi hanno visto ben vestito, con
la cravatta, e mi hanno chiesto: «Dove vai,
papy?». «Vado nel paese di Dosoledo al
Museo “Algudnei” per parlare di un poeta
di cui ero amico, che si chiamava Andrea
Zanzotto».
Per far loro capire ho detto: «Un
poeta come il vostro poeta Leopold Senghor».
E loro: «Ah, il nostro presidente!»,
hanno subito capito perché avevamo
parlato altre volte, durante le lezioni di
italiano, del poeta senegalese conosciuto
anche in Francia, dove abitò prima di essere
eletto presidente del Senegal.
I ragazzi erano contenti che io
sapessi di Senghor,
effettivamente poeta,
scrittore, orgoglio del
Senegal. Nel “Zanzotto
100”, celebrazioni del
centenario entrano a
pieno titolo anche i
ragazzi senegalesi Hamidou,
Dabo, Scherif,
Elhadji, Moussa che
ora conoscono l’italiano
e che sono venuti a
conoscenza del poeta
Andrea Zanzotto.
(Guido Buzzo 01.08.2021)
continua
su Zanzotto
a pagina 13
La Conquista 11
IN BREVE - IN BREVE - IN BREVE
Festa di Transacqua
I giovani, costituitisi in associazione
Pro Loco, hanno organizzato sabato
e domenica 9 e 10 luglio, per il secondo
anno, la festa con tendone, cucina paesana,
giochi per bambini e musica. Hanno
voluto che si cominciasse con la Messa la
mattina: nella chiesetta delle Grazie hanno
presenziato tutti (per poi esibirsi nella
foto di gruppo per “La Conquista”). Anche
la signora del nuovo maresciallo ha collaborato
coi ragazzi sia a preparare che a
rimettere in ordine lunedì mattina.
Piazza Baldissarutti. Il gruppo giovani pronti
sabato 10 luglio mattina.
Prima di ferragosto sono diventati
un’attrattiva gli scultori all’opera, diffondendo
un piacevole profumo di cirmolo
nella zona del centro e con la gente che
si fermava a osservare. Le sculture hanno
illustrato fatti di attualità… a cominciare
dal poeta Zanzotto che compone le lettere
con scelta precisa e mettendo i puntini
sulle “i”. Ma non poteva mancare un
riferimento a Dante con l’impressionante
immagine del «bruco, chiamato a rivestire
l’angelica farfalla».
Le opere esprimevano lo stato
d’animo attuale, come il ritornare alla propria
dimora dopo il disorientamento
provocato da Vaia o dal Covid,
la pagina bianca da scrivere di
nuovo dopo una pagina nera… insomma
la paura e la ricerca di protezione,
mettendosi le mani sopra
la testa in modo istintivo (come
nell’opera di Duglas).
condizioni atmosferiche la gara è
stata portata a termine. Michele:
«Pedalonga epica!». La Pedalonga
si conferma una gara di alto livello
internazionale.
Manifestazioni sportive internazionali:
è quello che ci vuole nel
Comelico transfrontaliero! Importante
è l’appoggio, la collaborazione
di istituzioni e regole. Serve
a favorire lo speciale turismo
sportivo fatto di atleti, tecnici, tifosi
che costituiscono un veicolo
di promozione pubblicitaria della
zona. L’obiettivo: zona. L’obiettivo: un turismo un turismo d’avventura, d’avventura,
di sport, di scoperta, qualificato. di sport, (Guido qua-
di scoperta,
Buzzo 02.08.2021) lificato. (Guido Buzzo 02.08.2021)
Bambini arrivano per la festa.
Arte in piazza
“Premio d’arte”
La Regola di Costalissoio, assieme
al Museo Regianini, ha attribuito
il premio a Franco Murer di
Falcade, artista eclettico, scultore, pittore,
affreschista. Tra le sue opere si ricordano
in particolare il busto bronzeo di papa
Giovanni XXIII e alcune sculture poste nei
Giardini vaticani.
Avio, animatore di Arte in Piazza,
col suo Vecio Alpin che resiste
alle intemperie.
La Pedalonga
Sport e turismo in Comelico. Domenica
1° agosto si è svolta la XII
Pedalonga, gara di mountain bike
a coppie, manifestazione ideata e
condotta da Michele Festini Purlan.
Nonostante le non favorevoli
Duglas scolpisce l’uomo che si rimbocca
le maniche per proteggersi e
proteggere.
Un nuovo libro di Vietina
“Comunicare la scienza da Galileo
a Google” è il titolo del libro pubblicato
dal giornalista Stefano Vietina nel novembre
2020. La presentazione ha avuto luogo
al Miramonti di Cortina con la presenza
di Rosanna Raffaelli Ghedina, organizzatrice
della Rassegna culturale Cortina Terzo
Millennio, ed i professori dell’Università
di Padova Vito Di Noto, uno dei massimi
esperti internazionali di batterie; e Massimo
Marchiori, l’inventore dell’algoritmo su
cui si basa Google.
Si tratta di un viaggio nella scienza
e, in particolare, nella vita di cinque studiosi
e nella storia delle loro straordinarie
ricerche. Il canadese William Shea è il più
grande esperto mondiale di Galileo Galilei
ed a lui si deve il ritrovamento di un ritratto
inedito che ci ha svelato molto del grande
scienziato toscano.
Giuseppe Sartori è l’inventore
12
La Conquista
della macchina della verità che, rispetto al
vecchio poligrafo, ha un’attendibilità che
sfiora il 97% e può essere applicata non
solo in ambito giudiziario, ma anche psicologico
e perfino commerciale.
Vito Di Noto è il massimo esperto
italiano di batterie al litio, nonché inventore
di batterie al magnesio; e adesso sta lavorando
sulla cella a combustibile e sull’energia
pulita. Paolo De Coppi, medico,
primario pediatra a Londra, ha scoperto
le cellule staminali nel liquido amniotico,
superando così le varie resistenze di tipo
etico che venivano da più parti frapposte
nell’utilizzo di queste cellule capaci in potenza
di riprodurre intere parti del corpo
umano.
Massimo Marchiori è ormai universalmente
riconosciuto come l’inventore
dell’algoritmo su cui si basa Google: lui nel
1996 aveva creato Hyper Search ed è stato
poi l’unico italiano a lavorare nel team
di Berner-Lee, l’inventore di Web. Qui in
Comelico dicono abbia casa a Costa.
Il libro parte dagli interessi e dagli
studi, per giungere alle realizzazioni concrete
che rendono questi ricercatori personaggi
degni dell’ammirazione e della più
alta considerazione della comunità civile.
Cima Vallona
Tutti quelli di Terna.
La squadra di operai di Terna che
attende al mantenimento degli impianti
sono saliti al pilone di confine (quello famoso
dell’attentato!) e vi hanno posto una
targa ricordo di un loro compagno, Maurizio
Savi di Soverzene, venuto a mancare
per Covid quest’anno.
Nelle loro parole c’era tutto l’affetto
per l’amico, ricordandone la bontà.
Presenti erano due gruppi: degli anziani,
ormai in pensione, e dei giovani, in un passaggio
generazionale. Sono saliti fin lassù
anche la vedova e uno dei figli.
Nella squadra di Terna ci sono
diversi bellunesi: provenienti da Feltre,
dall’Alpago e, tra i giovani, uno da Costalissoio,
Mattia Zambelli. Siccome in Veneto
(e non solo nel Bellunese) si cerca di fare
un viaggio e due servizi, ecco che i primi
arrivati si sono arrampicati sul pilone a sostituire
delle traversine allentate e a rischio
rottura. Non c’è che dire… una squadra
affiatata, che ama il suo lavoro ed è fiera
della “loro” grande linea di rifornimento
elettrico Lienz-Cordignano.
Cima Vallona:
il famoso pilone sul confine.
Inno alla vita,
non funerale!
Lucia De Mario era la “levatrice
dell’Alpago”. Originaria di Costalissoio, è
mancata in casa di riposo a Pieve, all’età
di 102 anni, dopo essere stata lì trasferita
in seguito all’allagamento per frana della
casa di riposo di Puos. Una volontaria
dell’Alpago, che andava a tenerle compagnia
e ad ascoltare i suoi racconti, ha voluto
così ricordarla.
«Solo poche parole, per un gesto
di riconoscenza e per dire grazie alla signora
Lucia, l’ostetrica!
Lei era così, proprio una signora, fine nei
gesti, delicata nelle parole e schiva nei giudizi.
Anche nei suoi ultimi anni, trascorsi
tra le mura della casa
di riposo di Puos, nonostante
la sua grande
età, con il suo modo di
fare, sapeva farsi voler
bene. Era sempre in
ordine e ben curata.
Alla sera quando potevo
salire a salutarla,
mi faceva scegliere le
camicette e i golfini da
mettere il giorno dopo,
indumenti sempre raffinati,
come era lei!
Mi raccontava
di suo figlio, dei suoi
nipoti, della gelateria
in Germania e dei tanti
sacrifici e disagi patiti per aiutare le donne
a mettere al mondo i propri figli. Diceva
che a volte la chiamavano e quando arrivava
sul posto con la bicicletta, oltre che
assistere la donna che doveva partorire,
doveva pure accendere il fuoco, scaldarsi
l’acqua, preparare i panni; capitava pure
che si trovasse a Cornei e nello stesso momento
chiedevano il suo aiuto a Sitran e
magari una fermata anche a Puos! Sempre
di corsa: i bambini che venivano al mondo
allora erano tanti.
Mi spiegava con la sua semplicità
che la vita ha i suoi risvolti, mentre ci
scivola tra le mani, e niente di ciò che abbiamo
sembra scontato. Che questa vita
che si sgretola e si accartoccia in attimi infiniti
è pur sempre sospesa. Diceva che un
figlio che nasce è il cuore, è un’emozione
d’amore, è vita che scorre dentro di noi, è
tutto quello che abbiamo! Con i suoi modi
di spiegare e raccontare mi ha fatto capire
che l’unico modo per vivere è il coraggio
di lottare per il bene, per le cose buone,
per l’amore. Quell’amore che non può mai
consumarsi.
Ora è tra le braccia salde di Gesù:
Gesù che spezza le catene, che riannoda i
fili della vita, che asciuga le nostre lacrime
per stringerci ancora. Ora sono certa che
lassù, con la sua professionalità e la tenerezza
di sempre stringerà tra le braccia
con amore e cura anche i bimbi mai nati!».
Telefono in Val Visdende
C’è un filo grigio che attraversa
buona parte della Val Visdende, malamente
attaccato a qualche palo, a volte immerso
nell’acqua di un torrente che impedisce
anche l’accesso a una strada forestale
rendendo più difficile l’esbosco dei tronchi
schiantati dalla tempesta Vaia. Si tratta del
cavo telefonico della Tim, che dovrebbe
garantire la linea anche ad ambienti pubblici…
ed invece è ormai da mesi desolatamente
muto.
Sono bastate queste parole di
Stefano Vietina la vigilia di ferragosto sul
“Corriere delle Alpi” perché il giorno dopo
il telefono funzionasse!
Il volontariato...
Un grazie particolare giunga a
tutti i nostri bravissimi alpini guidati da
Alfredo Comis e alla protezione civile coordinata
da Silvano Mina, che sul territorio
del nostro bel Comelico hanno operato e
continuano ad operare con dedizione e
serietà. Sempre presenti, in particolare,
presso il “drive in” di Santo Stefano, dove
si effettuano tamponi e vaccini, per fare ordine,
assistere e coordinare l’afflusso delle
persone affinché vengano rispettate le
La Conquista 13
regole di distanziamento e le altre misure
atte a contenere la pandemia. Tutti sappiamo
che queste Associazioni operano solo
ed esclusivamente a titolo di volontariato,
e non solo in questo periodo tanto delicato,
ma ovunque si richieda impegno e
dedizione, a 360 gradi! Un grazie di cuore
da tutta la popolazione!
(Manuela De Mario,
segretaria del Consiglio pastorale unitario)
Paolo Tonon guida alla visita
del Cimitero militare di S. Stefano.
Argini del Padola
A fine luglio è stato completato
un grosso lavoro di arginatura del torrente
Padola, in località Moié (Comelico Superiore),
ad opera dei Servizi forestali regionali.
Ora il torrente fa meno paura.
Incidenti e soccorsi
Il 27 giugno un motociclista si è
schiantato contro il muro mentre viaggiava
verso Sappada. È stato subito soccorso
sul posto dai Vigili del Fuoco di S. Stefano.
Date le condizioni gravi, il ferito è stato elitrasportato
a Treviso.
Un incidente mortale si è registrato
il 31 luglio qui a S. Stefano, tra la
galleria Comelico e la casa cantoniera
della statale Carnica. Un architetto di 63
anni alla guida di una Caddy si è scontrato
con un’autocisterna, perdendo la vita sul
colpo, mentre la moglie e due figlie sono
rimaste ferite. Anche questa volta l’intervento
dei Vigili del Fuoco di S. Stefano è
stato tempestivo, per correre subito dopo
con la loro ambulanza e quella dell’Ulss
verso gli ospedali di Pieve e di Belluno,
mentre Falco trasportava la più grave delle
tre donne a Treviso.
A lieto fine, invece, un intervento
dell’elicottero del Suem a fine giugno per
raccogliere un’escursionista ferrarese colta
da crisi di panico sul ghiaione nei pressi
del Monte S. Daniele.
Onor a Zanzotto
Par te sona ciampane strane
i salustre te scrive n ziel
te specia le scorze umane
te ghi giave ogni vel.
Te sas chiè chi pensa
cens, getes e uziei
t as confidenza
coi pensiere pì bei.
Te pias spià le piante e le aghe
tolghi l humor e al conzerto
e mai t impaghe
de fèi zerto l’inzerto…
Ogni argan t as roto…
poesia rizada n pes!
Tes nato Zanzoto
ma Te val Zan dies!
Italo De Candido
Presentazione di Zanzotto del Dizionario
ladino di S. Stefano di Cadore Comelico,
Conegliano 2019 di ITALO DE
CANDIDO CIANDON
Destano sempre piacevoli sorprese,
in questi tempi di rapide e inquietanti
trasformazioni in tutti i campi, ma
specie in quello linguistico, le operazioni
mirate a conservare e tramandare quanto
hanno caratterizzato per secoli la base
stessa del vissuto delle comunità etniche
locali.
In questo periodo in cui i dialetti
stanno tramontando, il tentativo di fermare
attraverso un documento che vuol essere
onnicomprensivo, quale è un dizionario, la
rarefazione e la contaminazione cui è soggetta
oggi una parlata locale, si configura
certo anche come un atto di profonda e
necessaria pietas. È appunto il caso del
Dizionario Ladino di S. Stefano di Cadore
Comelico di Italo De Candido, opera avvallata
da un’alta autorità come G. B. Pellegrini
ma che, ad apertura di libro, appare
anche dal fruitore normale bella e utile.
Alcune gentili commesse
del mercatino parrocchiale,
colte dall’obiettivo
all’interno del bazar.
Forse in questa epocale cesura
è proprio un senso di perdita sentito come
strappo viscerale a far fiorire molti di questi
lavori di conservazione sommamente vantaggiosi
per le zone interessate che vi possono
trovare un piano di commisurazione
con molti aspetti della loro esperienza, ma
anche per gli studiosi ai fini di comparazione
con altre parlate di analoga matrice.
Certo ormai si è sedimentata in un dialetto
che è vissuto in regime di frizione e contaminazione
con questa lingua ufficiale, la
coesistenza, talvolta pittoresca, di lessemi
innovativi e arcaici: questi ultimi poi, avendo
spesso per referente funzioni desuete,
sono ormai atti a consentire il recupero
culturale di attività e situazioni scomparse
e hanno quindi una notevole valenza etnografica.
Certo un dizionario dialettale può
salvare per una zona il repertorio di significanti
e significati ma non può consentire di
combatterli secondo le sequenze, spesso
colorite o addirittura poetiche, di cui erano
capaci i nostri avi, ma fra i meriti di questo
dizionario c’è proprio quello di corredare i
termini con citazioni che li vedono usati in
forme che arrivano alla sentenza e al proverbio.
Tali espressioni desteranno in chi le
può ormai ritrovare solo sulla carta e quasi
inaspettatamente, affioranti in un passato
recente che si è fatto remoto, uno stupore
forse anche divertito ma certo pieno di
rammarico. Questo sentimento nasce dalla
consapevolezza di qualcosa a cui si era
legati ma che non si sarebbe più potuto
riprodurre da soli, e dà quindi il senso di irrepetibilità
che si prova nel rivivere un fatto
perduto.
Personalità eclettica, come risulta
dalla nota biografica, Italo De Candido
ha saputo compiere quest’opera con acribia
e partecipazione del tutto particolari,
dettate da una lunga esperienza in numerosi
campi di attività connesse ai caratteri
e ai valori tipici delle zone alpine e, in particolare,
del Comelico.
Presto la squadra
ci comunicherà
i risultati raggiunti
e la beneficenza fatta.
14
La Conquista
Io stesso sono stato nutrito
nell’infanzia dalle bellezze naturali e dalla
larga forte umanità della comunità di S.
Stefano, dove mio padre in tempi difficili
poté esercitare l’insegnamento e manifestare
la sua arte pittorica. E devo dire, con
vero senso di gratitudine, che emozioni
come quelle sopra descritte le ho provate
anch’io consultando e anche semplicemente
sfogliando questo ricco e vivificante
dizionario. (Andrea Zanzotto)
Ferragosto in Val Visdende
Sezione
Valcomelico
Giugno: inizio della stagione escursionistica
a Forcella Valgrande nel
territorio di Santo Stefano. Una sessantina
di partecipanti tra bambini,
ragazzi e adulti hanno trascorso una
splendida giornata in compagnia. La
strada lunga e faticosa non ha impedito
l’entusiasmo e il divertimento
sull’ultima neve. Abbiamo percorso
la strada nuova che porta a Drota dle
Pere, intralciata qua e là da schianti,
come tutti i nostri sentieri di montagna.
Una fioritura esagerata e gratuita
di scarpette della Madonna, genziane,
garofanini,
rododendri ci ha
allietati. Al ritorno,
nei pressi della
fontana dall’acqua
speciale, il rinfresco
con pane, salame,
formaggio,
dolci e bibite. Ci
attende una stagione
di duro lavoro
di volontari per
il ripristino della
varia rete dei sentieri
di alta montagna.
(Wilma)
La Conquista 15
A chi della Bibbia...
ne sa poco o niente
Le beatitudini dell’Apocalisse
Se cominciassimo a leggere la
Bibbia dall’ultimo libro, Apocalisse,
invece che dal primo, Genesi? Anche
perché… uno che si cimenta a volerla
leggere tutta, difficilmente arriva alla
fine?
E se in Apocalisse si trovasse,
oltreché disastri e piaghe, anche qualche
beatitudine?
Nel linguaggio moderno, le
parole “apocalisse” e “apocalittica”
hanno un significato di tragedia e catastrofe.
Bisogna tornare all’accezione
originaria. “Apocalisse” è la trascrizione
della parola greca apokalypsis che
vuol dire “svelamento”, “rivelazione”.
Quindi Apocalisse ha un valore positivo
e offre la capacità di comprendere
in modo giusto una determinata situazione.
Chi comprende e poi affronta
in modo giusto le varie situazioni, che
spesso si presentano molto critiche, è
perfino “beato”. Ed ecco che ci sono
ben sette “beatitudini” in Apocalisse,
nonostante che i due termini “apocalisse”
e “beatitudine” sembrano escludersi
a vicenda.
Apocalisse di Gesù Cristo
Le letture che si fanno in chiesa
iniziano così: «Dal libro dell’Apocalisse
di S. Giovanni apostolo». In
realtà, le prime parole di questo libro
sono «Apocalisse di Gesù Cristo, che
Dio diede per render note ai suoi servi
le cose che devono presto accadere, e
che egli manifestò inviando il suo angelo
al suo servo Giovanni».
La “rivelazione” quindi non è
sua, di Giovanni, ma del Signore che
gliel’ha comunicata. Ciò significa che
questo libro, in quanto rivelazione che
procede da Gesù Cristo, dev’essere
letto alla luce della buona notizia del
Regno. La buona notizia presenta un
Dio che è Padre, amante della vita e
delle creature viventi, e che opera sempre
a favore della loro felicità.
La prima beatitudine
Proprio per mostrare che
Apocalisse contiene un messaggio altamente
positivo, l’autore fa iniziare il
suo scritto con una beatitudine: «Beato
chi legge e beati coloro che ascoltano
le parole di questa profezia e mettono
in pratica le cose che vi sono scritte…».
(Ap 1,3)
Apocalisse resta l’unico testo
del nuovo testamento a cominciare con
un invito alla felicità. La beatitudine
deriva dalla persona di Gesù e dal suo
insegnamento. Il rapporto con Dio che
Gesù crea è nuovo.
Il Vangelo chiede la somiglianza
col Padre piuttosto che l’obbedienza
ai suoi precetti. Ugualmente
i rapporti con gli altri si stabiliscono
sulla base del servizio, escludendo
ogni forma di dominio. La somiglianza
con questo Padre, benevolo con tutti,
dà agli uomini la capacità di diventare
suoi figli. (Gv 1,14)
Una società alternativa
Le beatitudini
proclamate da Gesù sono
un programma per la costruzione
di una società
alternativa, chiamata
“Regno di Dio”, dove la
povertà, cioè l’opzione di
non accumulare i beni ma
di condividerli permette al
Padre di esercitare la sua
signoria.
La partecipazione
al disegno divino di
salvezza permette al singolo
di sentirsi realizzato
nell’orientare la sua vita
verso il bene degli altri.
L’invito ad esser felici è
rivolto a tutti e il modello
da seguire è la persona
di Gesù: lui è il solo che
garantisce la riuscita piena
dell’esistenza fino a superare
la morte.
Capovolgimenti
Coloro che accolgono la buona
notizia del Regno di Dio, possono
sperimentare una felicità piena anche
se sono immersi, sul momento, nella
prova e nelle crisi. Per questo il discorso
delle Beatitudini presenta anche
forti paradossi che capovolgono
schemi e giudizi umani. Ecco perché
in base a questo si possono considerare
beati i perseguitati, i poveri, i servitori
e perfino i morti… «Beati i morti che
muoiono nel Signore». (Ap 14,13)
Elenchi di beatitudini sono riportati
nei vangeli di Matteo e di Luca.
Dopo i vangeli, Apocalisse è il libro
che più ne contiene: ben sette beatitudini
sono distribuite lungo tutte le sue
pagine, segno dell’importanza di questa
parola.
Il termine “Beati” conferisce
un’eco particolare all’Apocalisse. Le
sette volte di “beato” e “beati” dona
al libro un’impronta positiva che è incompatibile
con l’interpretazione catastrofica
e punitiva che finora si è data
all’ultimo testo biblico.
Occorrerà modificare l’idea
tetra e minacciosa (specialmente dove
si parla di castighi e di “ira” di Dio),
idea che certo non favorisce il progetto
del Regno perché se la beatitudine
stimola, la paura paralizza l’azione
dell’uomo.
16
La Conquista
Laurea e diploma
Elisa Fontana
ha conseguito il 7 luglio 2021 la
laurea triennale in Lingue e Letterature
Straniere a Udine. Alla
laurea in Lingue, orientata specialmente
a inglese e spagnolo, ha presentato
la tesi dal seguente titolo:
«Dalla teoria alla pratica: l’applicazione
della prammatica all’insegnamento».
Felicitazioni a Elisa,
che ha intenzione di proseguire gli
studi all’Università e intanto ha
fatto anche delle supplenze di insegnamento
dell’italiano a Ortisei!
Genny De Candido
si è laureata in Economia Aziendale
il 15 luglio 2021, a Udine,
con una tesi di interesse locale:
“Institutional Work: il caso della
“Regola” nella comunità di Santo
Stefano». A Genny, catechista e
membro del Consiglio pastorale, i
complimenti della parrocchia!
Mattia Scinto
il 22 luglio 2021 ha conseguito
la laurea triennale in Scienze per
l’Ambiente e la Natura presso
l’Università degli Studi di Udine,
discutendo la Tesi dal titolo: “Analisi
dell’evoluzione territoriale nei
dintorni di Fraelacco (UD) attraverso
il confronto dei geodati per
identificare indizi di attività tettonica
recente”. Assieme al papà
Giovanni e alla mamma Roberta
Pomarè, si congratulano con il neodottore
gli altri parenti e anche la
Comunità tutta attraverso le colonne
de La Conquista.
Alice Buzzo: Liceo Scientifico a
Pieve di Cadore.
Francesca Fontana: Liceo Scientifico
a Pieve di Cadore (100/100).
Rebecca Cesco Frare: Ragioneria
a S. Stefano.
Lorenzo Fontana e Lorenzo Pomarè:
Ipsia Mobile Arredo a Santo
Stefano.
Isabel De Candido: Liceo Classico
a Brunico (100/100).
Giorgia Fontana: Liceo Classico
a Brunico (100/100).
Elisa Fontana: Liceo Linguistico
ad Auronzo.
Alice Mario: Scienze Umane a
Belluno (Renier).
Erik Casanova: Indirizzo Musicale
a Belluno (Renier).
Maria De Candido: Liceo Pedagogico
a Belluno.
Nicola Zambelli: Iti (Perito Edile)
a Belluno.
Daniel De Bettin: Iti (Informatica)
a Belluno.
G n e d e n C o m è l g o
C h i c h s e n in t e n d e
a l v a n V is d e n d e .
C h i c h v a a D a n t a
c e t a p u lc in e
e p a s n e s q u a n t a .
C h i c h ’è p i e s ig e n t e
e n o l v o c a m in à
a S a S t e fi b is o g n a c a l v a .
A S a n N o c o lò e C o s t a
d u c e v o s t à ,
in è b e l f r e s c o p a r p a u s à .
S e d e d e a P a r d n e i
s t a r e d e b e n o n
c o n p o c e s c h è i.
C h i c h v o f e i b a g n e t a l P ia i
e c a m in à n t a l b o s c o d lo n g o ,
t o c ia d i v ia a C ia m p o lo n g o .
V ia p a l b o s c o d a S a S t e fi
a C ia m p e d e l,
in è a lg o d b e l.
S a n P ie r o , V a l e M a r e
b ie i p a e s e n e n e c ia r e .
C h i c h v o s t a lo n t a n
d a l c a s in e v e le n ,
s c o g n a d i a C o s t lis e g n .
C o s t a u t a
c o le s o e t r a d iz io n ,
t e r a d a r t is t e
d e v a c e e p a s o n .
C h i c h v o d i a s ià ,
n a c h S a p a d a
n a l p o s b a g lià .
L a v is t a p i b e la ...
d e v ia c u r e g n
a C ia n d id e e S c ia m a z e g n .
P a d la e l A ia r n o la
a p e d e D o d lè
a l p i b e l p o s t o c h in è .
D a B r u n o a l P ia n d i O s e i
n b o n g o t o d e v in
n t r a i r ic o r d e p i b ié i.
C h i p o le n t a e f o n g h e
a l v o t a z z à , d a M a u r iz io
a Z im a C ia n à .
A n c h e d a P le n t a t o c ia f a r m à ...
c a v a r io l e p o le n t a
e d lo n g o b o r a t à .
S io r a z e e p o r e t e
s o n d u c e c o m p a g n e ,
d e d a n t e a l g o t o
s o n a m ig h e t a lia n e .
C ia lò a v o n d u t o
c h e l c h e v o le d e :
d e n t e d l It a lia
g n è p u r a v e d e .
V itto rio B u z z o P., P o e sie C o m e lia n e , R o m a 1 9 9 3
La Conquista 17
Libertà e responsabilità
“De gustibus non est disputandum”,
recita l’antico detto latino,
per affermare che i gusti sono soggettivi
e ognuno ha diritto ad avere i suoi, per
quanto strani possano sembrare agli altri.
Ed è giusto che sia così, ci mancherebbe!
Si può anche sintetizzare la definizione
con la parola democrazia, volendo.
In famiglia si decide democraticamente
dove trascorrere le vacanze oppure cosa
preparare per la cena; al bar, ancora più
democraticamente, si decide cosa bere;
le signore che confezionano i fiori per la
festa della Madonna decidono democraticamente
quale colore utilizzare e quale
fiore creare… e, così discorrendo, già i
paragoni da soli basterebbero a riempire
questo paio di colonne.
Tuttavia, non s’è potuto fare a
meno di notare, in questa seconda estate
di pandemia (trascorsa sostanzialmente
come tutte le altre!), come vi sia stato anche
nel nostro piccolo un non trascurabile
inasprimento nel tono della discussione
riguardante il vaccino anti-Covid.
Anche in questo caso, tanto a livello locale
quanto a livello nazionale ed internazionale,
è giusto e doveroso rispettare
l’opinione di tutti e di ciascuno, sia questa
PRO VAX oppure NO VAX. Ecco
dunque: libertà di scelta; è questo il concetto
da mettere in pratica, anche per il
caso in quo, come per tanti altri.
Dispiace assistere a discussioni
(e talvolta liti), al termine delle quali si
rimane con la sola certezza che almeno
per una cinquantina d’anni non sarà possibile
determinare chi ha avuto ragione e
chi torto. Fa specie, ancor di più, essere
classificati “Sì Vax” oppure “No vax” e,
soprattutto nel secondo caso, essere perseguitati
come sottospecie condannata a
nascondersi “come i sorci”, secondo
l’affermazione piuttosto infelice di un
tizio del CTS. Per non parlare poi della
caccia all’untore di manzoniana memoria,
che si sta trasformando in una sorta
di discriminazione fra cittadini che godono
- o dovrebbero godere - degli stessi
diritti costituzionali.
In ultima analisi, insomma, la
libertà del singolo finisce sempre laddove
inizia quella degli altri, e non ci piove.
Tuttavia, all’interno di una Società
che ama definirsi “evoluta”, accanto alla
parola libertà sarebbe onesto e corretto
affiancare, sempre,
anche il termine responsabilità:
che bello
sarebbe se la società
contemporanea potesse
definirsi “basata
sulla libertà responsabile
dell’individuo”!
La scelta del singolo,
come è naturale che
sia, al 99% dei casi,
è sempre di comodo,
si sa, ma DEVE necessariamente
essere
una scelta ragionata
e responsabile. Ecco
perché, se si riuscisse ad essere tutti ed
in tutti i campi davvero liberi, rispettosi
e responsabili, l’inchiostro e la carta di
quei cartelli home made apparsi sulle bacheche
dei nostri paesi nella notte del 6
agosto scorso non sarebbero fatica sprecata.
Inoltre, così facendo, forse anche il
virus si deciderebbe a lasciarci finalmente
in pace...
Quanto al concetto di rispetto
reciproco, risulta particolarmente allarmante
il fatto che si avverta la necessità
di ricordarne il significato mediante un
cartello. Vero è che, purtroppo, molto
spesso esso viene a mancare, quando invece
deve (o dovrebbe) essere, assieme
a quanto già detto, uno dei pilastri su
cui poggia il vivere civile delle persone.
Davvero vale la pena fermarsi un attimo
e porsi delle domande: riusciamo ad essere
sempre veramente democratici? Riusciamo
ad essere sempre responsabili?
Riusciamo sempre a rispettare gli altri?
18
La Conquista
50° di sacerdozio
per don Paolino
Giovedì 8 luglio scorso, nella
chiesa della beata Vergine della Neve in
Val Visdende, hanno celebrato con il vescovo
Renato il loro giubileo sacerdotale
i preti operanti in diocesi, che quest’anno
festeggiano il 50° anniversario della
loro ordinazione. Sono, da sinistra nella
foto: don Luigi Del Favero, ordinato a
Venas di Cadore il 4 dicembre 1971; fra
Pietro Viscolani, rettore del Santuario
delle Grazie a Rocca Pietore, ordinato
a Montecchio Maggiore il 27 giugno
1971; don Giacomo Mazzorana, ordinato
in Cattedrale il 29 maggio 1971;
padre Giacomo Giacomin, superiore dei
Canossiani a Feltre, ordinato ad Asolo
il 20 giugno 1971; don Umberto Antoniol,
ordinato a San Vittore il 22 agosto
1971 e il nostro parroco, don Paolino
Rossini, ordinato a Selva di Cadore il 20
novembre 1971.
Un ricordo particolare e commosso
è andato a don Elio Larese, morto
il 20 marzo scorso, che era stato ordinato
in Cattedrale il 29 maggio 1971. Del
nutrito gruppo faceva parte anche don
Tarsillo Bernardi, morto il 30 gennaio
scorso, che era stato ordinato a San Vittore
il 3 giugno 1972.
Festa per San Giacomo
Le immagini offrono
un bel riassunto della
festa di domenica 25
luglio scorso: la celebrazione
in chiesa, le
parole di don Paolino
nell’omelia, la grande
pala di San Giacomo
illuminata, con accanto
i vessilli e simboli
delle nostre associazioni,
le autorità,
e le torte disposte in
bella mostra da Livia
e Mery (che si sottrae
sempre all’obbiettivo
del fotografo!)
La festa per il Santo Patrono
si è celebrata il 25 luglio. Alla solenne
messa, presieduta da don Paolino, insieme
alle rappresentanze dei Gruppi e
sodalizi del paese, hanno partecipato il
Sindaco, il Vicepresidente della Regola
Aldino Del Fabbro ed il nuovo Comandante
della Stazione dei Carabinieri di S.
Stefano, Maresciallo Proietti.
La celebrazione liturgica è stata
animata dai canti del coro parrocchiale,
accompagnato all’organo da Lorenzo
Tonon.
Nel giorno che Campolongo
dedica alla memoria del suo Patrono, si è
ripetuta anche quest’anno l’iniziativa de
La pöta d San Iaco, giunta alla sua nona
edizione.
Le signore del paese si sono
date un gran da fare per sfornare torte,
biscotti e crostoli da portare nella
sala messa gentilmente a disposizione
da Zoe e Ugo Marta, che ringraziamo.
Sono state ben 43, infatti, le confezioni
prodotte e andate rapidamente a ruba tra
paesani e villeggianti, che si sono così
garantiti un dessert genuino per il dopo
cena di questa festa, conclusasi con una
bicchierata tutti insieme sulla piazza.
Al di là dei festeggiamenti, è
importante sottolineare come la giornata
dedicata a S. Giacomo diventi ogni
anno di più l’occasione per rafforzare
l’unione e lo spirito di collaborazione
tra tutte le associazioni che operano a
Campolongo per il bene del paese e della
comunità.
Appuntamento dunque all’anno
prossimo, nella speranza di poter
aggiungere qualche altra iniziativa per
arricchire il palinsesto di questa giornata
davvero speciale.
La Conquista 19
La pesca di beneficenza
La squadra delle “formichine”, quasi
al completo, in una calda serata d’agosto
si è concessa all’obiettivo, non
senza ritrosia e dopo innumerevoli insistenze
da parte del fotografo!
Un’estate all’insegna dell’incertezza
anche per l’anno 2021, il secondo
nell’era pandemica.
Ed è proprio all’insegna dell’incertezza
che le “formichine” della pesca
parrocchiale, in una compagine numerosa
ed in parte rinnovata nell’organico,
si sono decise, nella prima settimana di
agosto ad allestire ed aprire a tempo di
record questa iniziativa storica (le prime
edizioni risalgono addirittura agli anni
’70!) ed ormai irrinunciabile per la nostra
Comunità.
Sulle mensole allestite all’interno
del locale nelle ex scuole elementari,
hanno trovato posto anche
quest’anno, in occasione del Ferragosto
e della festa della Salute, un sacco di
appetibili oggetti. Ben oltre al migliaio,
corrispondenti ad altrettanti premi
e sorprese, i numeri a disposizione, da
pescare nell’urna posta all’ingresso!
Bellissimi, come sempre, gli
oggetti di artigianato locale esposti nel
piccolo mercatino, a disposizione degli
appassionati.
Il ricavato finale è stato di
4.011 Euro, che, come sempre, saranno
impiegati per le tante necessità della
nostra Parrocchia. Un ringraziamento
va alle signore che con alacrità e senza
risparmio di energie si sono dedicate a
questa iniziativa, ma un altro, più grande,
è indirizzato alle “formichine quiescenti”,
che per tantissimi anni hanno
allestito la pesca.
Crosti e “...a tutta Salute!”
A ridosso della penultima domenica
d’agosto, tra giovedì pomeriggio
e sabato sera, è aleggiato nell’aria, tra le
vie di Campolongo, il sublime profumo
emanato dai dolci appena sfornati. A far
venire l’acquolina in bocca a tutti, ha
contribuito anche al burió, l’odore prodotto
dai dolci fritti, che ha fatto subito
pensare ai crosti p la Madòna.
Anche quest’anno le nostre
signore (e anche qualche maschietto) si
sono dati da fare per produrre in casa i
dolci tipici della nostra tradizione, che
sono andati letteralmente a ruba la mattina
della festa, tanto che le addette (Mery
De Zolt e Alba Pachner) hanno faticato
a consolare i tanti delusi che purtroppo
sono rimasti senza dessert.
Tra le iniziative messe in campo
in occasione della festa agostana della
Madonna della Salute, quest’anno c’è
stata una piccola novità. Si tratta della
minilotteria a premi imbastita in quattro
e quattr’otto grazie alla donazione ricevuta
da un amico residente in provincia
di Venezia, che ha regalato alla nostra
Parrocchia, per utilizzo a scopo di beneficenza,
18 bottiglie di Prosecco della
rinomata casa Nani Rizzi e un prosciutto
crudo intero del peso di ben 13 Kg.
L’estrazione dei premi ha avuto
luogo in piazza S. Giacomo alle 18 di
domenica 22 agosto, a coronamento e
conclusione della giornata di festa che il
paese ha dedicato alla Madonna.
All’estrazione dei biglietti ha
presieduto il nostro “speaker istituzionale”
Marcello Pomarè, affiancato dalle
vallette Roselyne De Zolt e Tersa Brollo,
mentre a turno le mani delle piccole Sofia
ed Anna sono scese nell’urna a pescare
gli otto biglietti baciati dalla fortuna.
Olivo, ancora incredulo, con il biglietto
in mano ascolta il terzo annuncio dello
speaker Marcello che gli assegna il 1°
premio.
La “dea bendata” ha ripartito al
50% il numero di premi disponibili tra
villeggianti e paesani. Il più ambito, il
prosciutto, è stato vinto da Olivo Quattrer,
che per qualche istante è rimasto
incredulo di fronte a Marcello che continuava
a scandire il colore ed il numero
del fortunatissimo biglietto vincente.
Queste iniziative, grazie alla
sensibilità e al buon cuore di tante persone,
hanno raccolto offerte per un totale
di 1.823 Euro, che serviranno a fare
fronte ai tanti bisogni della nostra chiesa.
Doveroso ancora una volta il
ringraziamento a quanti hanno lavorato
e profuso le loro energie perché tutto
riuscisse al meglio. Un grazie anche agli
esercenti di Campolongo che hanno
contribuito ad arricchire il rinfresco offrendo
parte del necessario.
20
La Conquista
Chi, provenendo da S. Stefano,
raggiunge il nostro bel paesello, giunto in
prossimità delle prime case viene accolto
da un cartello, fissato su un grazioso carro
coperto addobbato da fiori. Sul cartello è
inciso un caloroso “Benvenuti a Campolongo”.
Le copiose nevicate dell’ultimo
inverno, complice anche il naturale degradarsi
dei pali di sostegno, avevano fatto
crollare la copertura del carro. A primavera
inoltrata, sono stati Giuseppe, Luca,
Oddone e Fermo a rimettere in sesto la
struttura, grazie al materiale fornito dalla
Regola, dalla Ditta Flaviano Pomarè & C.
e dalla Ditta Doriguzzi, in modo tale che
le volontarie della Pro Loco Cianplongo
potessero poi trapiantare i fiori che la ornano.
Indubbiamente, nella sua semplicità,
si tratta di un bel biglietto da visita, che
trova il suo completamento qualche decina
di metri più avanti, dove il grande banner,
che offre a paesani ed ospiti del paese una
bellissima veduta panoramica di Campolongo,
rinnova il messaggio di benvenuto.
Raggiungendo Campolongo
dalla strada di Tarigole, si incontra il Camping
con le sue graziose casette ordinate,
e, superato questo (facendo finta di non
vedere i cassonetti prospicenti la strada o
le montagnole di segatura nel boschetto)
le belle ville di località Mas, sulle quali veglia
l’Immacolata, dal suo bel capitello ornato
di fiori e col prato antistante sempre
curato e pulito dai frontisti: proprio una
bella cartolina, che fa onore al paese tutto.
Perfino chi si
avventurasse per strade
chiuse e arrivasse a
Campolongo dalla Val
Frison non potrebbe
che rimanere ammaliato
da ciò che gli si
presenta davanti agli
occhi!
Ma, si sa,
non tutto è perfetto
a questo mondo. E
così, raggiunto il centro
del piccolo borgo
montano, cominciano
le dolenti note. Ai bei
balconi, alle fioriere ed
aiuole addobbate con tanti fiori, fanno da
contraltare due belle isole ecologiche (che
di ecologico non hanno nulla, ahinoi!). Si
ergono quasi come due bastioni medievali
sulle sponde del Piave. Una, in destra orografica,
è completamente priva di qualsiasi
tipo di recinzione: qui, i rifiuti vengono
regolarmente conferiti nei cassonetti, ma
nell’angolo del piazzale, come se nulla fosse,
si notano spesso ammassati cartoni e
altri tipi di rifiuti per i quali non esiste una
“location” specifica. L’altra, sul fronte
opposto, è dotata di pannelli in legno sui
tre lati che guardano via Noà, ma ne risulta
completamente priva verso il fiume, in
modo tale che le sacre sponde vengano de-
La Conquista 21
corate da cartacce e quant’altro la bizzarria
del vento decida di trasportarvi.
Per par condicio, naturalmente,
anche la sponda destra del Frison non fa
eccezione! Non occorre di certo essere un
visitatore tra i più attenti per notare, sul
finire dell’omonima via, i due contenitori
adibiti alla raccolta delle erbacce, cortecce
e segatura. Nulla di male, fin qui, se non
fosse che, spesso, la mole di materiali conferiti
sia tale da seppellire letteralmente i
due container. Come se non bastasse poi,
oltre ai rifiuti dedicati, ne vengono portati
anche altri, che invece dovrebbero essere
smaltiti presso l’Eco-centro comunale.
Ora, anche a questo “grillo sparlante”
che scrive, come a tanti, viene naturale
chiedersi come mai l’appagamento
(e anche quella punta di orgoglio) iniziali
debbano andare miseramente annegati in
un mare… di rifiuti.
Ovviamente, è del tutto superfluo
tuffarsi in un safari a caccia di responsabilità…
È quanto mai evidente che non
è necessaria la sentenza di un giudice per
sancire come questa vada equamente suddivisa
tra quanti utilizzano queste aree e
chi dovrebbe occuparsi della loro manutenzione
e del loro decoro. Molteplici le
soluzioni che si potrebbero adottare; di
certo, tra queste, non pare molto sensata
quella del togliere i contenitori e lasciare
al libero arbitrio dei potenziali fruitori la
scelta della location migliore (o più a portata
di mano) per il conferimento dei rifuti.
Non ci rimane che auspicare
scelte più oculate, ma, soprattutto, un
comportamento più civile e responsabile
da parte di tutti, che resta fondamentale.
Voce di uno che grida nel deserto?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Elio, fino a qualche tempo fa’, ha
fatto questo percorso molte volte
per le sue battute di caccia, e così
ha pensato bene di farvi collocare la
sacra immagine affinché la Vergine
protegga escursionisti e cacciatori
che si inerpicano lungo questo percorso.
Accanto all’icona, infatti, un
grazioso cartello decorato con genziane
e stelle alpine, fatto da Elio,
reca l’invocazione a Maria: “Benedici
la Val Rinaldo e chi la frequenta”.
Nello scorso
mese di luglio, Cecilia
e Gino hanno esaudito
il desiderio di Elio Zandonella,
posizionando
una graziosa Madonnina
su una parete di roccia
a lato del sentiero CAI
193, che dalla statale
per Sappada, poco
dopo la galleria di Salafossa,
conduce nella
Val Rinaldo, alle spalle
dell’omonimo monte.
Spedizione non certo impegnativa, per
Cecilia e Gino, che ci hanno abituato
a ben altro, ma densa di significato...
Tanto più che la nostra “Ceci” si è inerpicata
lungo la forra con un vistoso
cerotto sulla gamba destra!
22
La Conquista
Pro Loco
Cianplongo
Sebbene i vincoli imposti dalla
pandemia abbiano tarpato le ali (e non
poco!) alla nostra Pro Loco, l’Associazione
non ha trascorso l’estate con le mani
in mano, dandosi comunque da fare, per
quanto possibile.
Le volontarie si sono rese disponibili
per la posa dei fiori nelle fioriere e
nelle aiuole che ornano la piazza e le vie
di Campolongo, mentre alcuni volontari
hanno costruito un discreto numero di tavoli
e panchine nuove di zecca che andranno
posizionate in diversi punti del paese.
A questo proposito, la Pro Loco ringrazia
la Ditta Doriguzzi Mario, che ha messo a
disposizione il legname necessario, e la
Regola di Campolongo e il Comune di S.
Stefano per i contributi erogati.
Sono state poi realizzate alcune
cassette in legno, a forma di capannina,
all’interno delle quali sono stati messi dei
libri; fissate agli alberi vicino alle panchine
dei giardini pubblici, esse offrono la possibilità
a paesani ed ospiti di rilassarsi e
trascorrere un po’ di tempo in lettura.
La nostra Pro Loco si è fatta carico
anche di diffondere il volantino, dotato
di qr code, che permette di scaricare sul
telefonino o sul tablet la brochure realizzata
su commissione dell’Unione Montana
allo scopo di mettere a disposizione dei
visitatori le notizie utili per scoprire la Val
Comelico. L’operazione è avvenuta tramite
la diffusione sui social e l’affissione nelle
bacheche e nei punti strategici del paese di
un depliant a colori e plastificato.
Sono state inoltre riparate le
tabelle informative dislocate in paese, ed
è stata creata una cartina che ne riporta
l’esatta ubicazione. Anche in questo caso,
ogni tabella è stata integrata con il volantino
plastificato, recante tre qr code. La loro
scansione tramite l’apposita app che si può
scaricare sul telefonino, consente di accedere
direttamente al depliant informativo,
alla carta dei sentieri ed alla raccolta fotografica
che racconta la Campolongo di un
tempo.
Sicuramente la fantasia, la creatività
e soprattutto l’amore dei tanti volontari
per il loro paese sapranno fare in modo
che anche la nostra Comunità sia sempre
pronta nell’accogliere, con l’ospitalità che
la contraddistingue, ospiti e visitatori.
La Conquista 23
Cordoglio per Graziano Quattrer
Tutto il paese è rimasto incredulo
quando, nel pomeriggio del
22 luglio, si è diffusa la notizia della
improvvisa scomparsa di Graziano
Quattrer. Sebbene da un paio di mesi
si fosse palesato per lui qualche problema
di salute, peraltro risolvibile,
nulla avrebbe fatto presagire una fine
repentina quanto inaspettata per Graziano,
a due mesi dal settantacinquesimo
compleanno.
Attonita la famiglia, attonito
il paese ed altrettanto sbigottita la
compagine amministrativa della Regola
di Campolongo, ritrovatasi inaspettatamente
orfana del suo volitivo
Presidente, che, dopo un’analoga
esperienza negli anni ’80, era tornato
alla guida dell’Ente nella primavera
2018. Il funerale, molto partecipato,
ha avuto luogo sabato 24 luglio nella
Il Presidente
Graziano Quattrer
con il titolare
della Ditta austriaca
Holz Klade GmbH
subito dopo
la sottoscrizione
del contratto di
vendita del legname
schiantato da Vaia.
Lo scatto risale
al febbraio 2019,
in occasione
dell’incontro avvenuto
presso la sede
della Regola
di Campolongo.
parrocchiale di Campolongo, dove
Aldino Del Fabbro, Vicepresidente
della Regola, al termine del rito ha
rivolto, non senza commozione, l’ultimo
saluto a Graziano.
«A nome del personale e
dell’Amministrazione della Regola
di Campolongo saluto l’amico Graziano.
Di ostacoli difficili ne abbiamo
passati parecchi insieme, e grazie
alle tue innegabili competenze
li abbiamo sempre superati. Ora, ci
mancherà un tuo “bravo” che valeva
più di una medaglia e sono certo
che, ovunque ti trovi, ci aiuterai nella
continuazione dei compiti che ci
attendono. Chi ti conosceva superficialmente,
ti considerava rude, in
quanto non le mandavi a dire a nessuno,
pagando anche di persona per la
tua schiettezza. Chi ti conosceva più
profondamente, sapeva che bastava
altrettanta sincerità per scalfire la tua
corazza. E appunto con la stessa sincerità
dico che, con i tuoi pregi, con i
tuoi difetti, sei stato un grande! Non
ti dimenticheremo, Presidente!».
E ora?
In ossequio a quanto disposto
dallo Statuto dell’Ente, in seguito alla
prematura scomparsa del Presidente
Quattrer, si è reso necessario un
rimpasto all’interno della compagine
amministrativa della nostra Comunione
Familiare. Il Consiglio di Regola,
nella seduta del 2 agosto scorso, ha
eletto Presidente Aldino Del Fabbro,
mentre Ezio De Bernardin è subentrato
a quest’ultimo come Vicepresidente.
Il consesso, dopo le dimissioni
di Annalisa De Zolt e la scomparsa
di Graziano, risulta ora composto
da dieci membri, chiamati a portare
avanti la Regola assieme alla Giunta
amministrativa, che vede Stefano De
Zolt e Gianluca Pomarè affiancare le
due cariche maggiori nella gestione
degli importanti e impegnativi affari
che l’Ente ha deciso di affrontare.
Dopo l’improvvisa e quanto
mai inaspettata e dolorosa scomparsa
di Laura Pomarè dello scorso 30
aprile, si è resa necessaria una surroga
anche all’interno del Collegio di
Controllo. A Laura, nell’Organo che si
occupa della verifica degli atti amministrativi
e funge anche da sede di ricorso
in prima istanza per i Regolieri,
è subentrato Cristian Marta.
Agli Amministratori e al Collegio,
giungano anche da queste
colonne l’incitamento ed i migliori auguri
per un sereno e proficuo lavoro
volto al bene di tutta la Comunità.
Telebelluno Dolomiti ha trasmesso il 22 agosto, proprio
nel giorno del 97° compleanno di Enzo Fabbris, un documentario
realizzato a cura di Giovanni De Donà, in cui il
nostro compaesano racconta la storia della sua prigionia
in Germania durante la seconda guerra mondiale. È possibile
vedere il video da telefono o computer al seguente
link: https://www.telebelluno.it/wp/appuntamento-conla-storia-la-guerra-di-enzo/
L’area a lato della
chiesetta della Merendera
è stata ripristinata
con la posa,
al centro, di un sasso
dalla forma bizzarra. Il
nostro Renzo Pomarè
Chinchirini l’ha dipinto,
trasformandolo in
una gigantesca marmotta
che quasi pare
in sosta a pregare la
Madonna della Difesa.
24
La Conquista
Gli scalpelli di
Fabrizio Pomarè...
...si sono fatti onore a S. Stefano,
lo scorso mese, in occasione della quinta
edizione del Festival della Scultura in Val
Comelico. Classe ‘73, autodidatta, Fabrizio
ha iniziato a tenere in mano le sgorbie
già da ragazzino, realizzando bassorilievi
in abete.
Attorno ai vent’anni, il nostro
artista ha iniziato a scolpire il tuttotondo
su legno di cirmolo, prediligendo lo stile
figurativo, che si concretizza con la realizzazione
di soggetti faunistici o di persone.
Da un triennio, Fabrizio collabora
con l’evento di scultura a S. Stefano;
qui ha avuto la possibilità di confrontarsi
con artisti affermati dai quali ha avuto preziosi
consigli e occasioni di scambi, affinando
progressivamente la sua tecnica.
Felice anniversario!
Aquilina Zambelli Gat
e
Tullio Casanova
si sono sposati il 17 luglio 1976
Assieme agli auguri dei figli
e di tutta la Comunità, ci sono
stati anche quelli speciali da parte
di Luigia Soravia.
Alla notizia delle liete ricorrenze,
alla nostra novantunenne
è tornato in mente un breve
verso in rima, insegnatole, quando
era ancora piccina, dalla maestra
Cecilia Lobia a S. Pietro. All’epoca,
Gigia, con un mazzolino di fiori
in mano, l’aveva recitato a S. Pietro
in occasione del matrimonio di
Luigia e Dino De Zolt Lisabetta.
Lo ha riproposto oggi alle
due coppie di sposi,e a noi fa piacere
riportarlo qui, nella sua versione
originale:
Il nostro scultore
ritratto dall’obiettivo di Ernesto Kratter
a S. Stefano, lo scorso agosto,
in occasione del Festival della Scultura
che si è tentuo nell’arco di tre giornate,
da venerdì 6 a domenica 8.
A lato, l’opera finita, intitolata
La bimba angelica
60°
45°
Son piccina
e non so parlarvi ancora,
ma so dirvi una parola
che mi detta dentro il cuor:
siate felici e lieti
e un bel bacio io vi do!
Pia Da Re
e
Giorgio De Zolt Giàida
si sono sposati
il 2 settembre 1961
Note di servizio
La Parrocchia di Campolongo ringrazia i suoi benefattori e fa presente che è possibile fare un’offerta per il Bollettino o per i lavori della
chiesa parrocchiale tramite i collaboratori oppure anche a mezzo bonifico sul C/C bancario avente codice IBAN:
IT27N0306909606100000146388
Per i contributi in materiale fotografico, la redazione ringrazia, O. F. ADOLOMITICA, O.F. DE MARTIN, Pro Loco Sastèfi, Pro Loco Cianplongo,
Emanuele Baldissarutti, Adriano Casanova, Alfredo Casanova, Danilo Casanova, Antonio De Bernardin (Mare), Jessica De Bernardin, Claudia
De Candido, Genny De Candido, Giulia De Menego, Gino De Zolt, Aldino Del Fabbro, Silvia Doriguzzi, Elisa Fontana, Marcello Iorio, Alessandra
Marta, Andrea Musio, Anna Perelli, Carlo Pomarè, Fabrizio Pomarè, Veronica Stadoan, Stefano Vietina.
Campolongo, 18 giugno. Il coro parrocchiale è in
La Conquista 25
festa per il battesimo del piccolo Riccardo Musio. La
celebrazione, tanto attesa, si è svolta durante la messa
cantata. Si può immaginare l’impegno e l’entusiasmo
per la direzione del maestro che fin da quando
è arrivato in Comelico, come insegnante di musica
nelle scuole, si è dato molto da fare per la comunità.
Una Campolongo, coppia, in 18 vacanza giugno. Il alcuni coro parrocchiale giorni, festeggia è in i
35 festa anni per di il matrimonio battesimo del durante piccolo Riccardo la Messa a Musio. Cam-Lpolongo.
celebrazione, È l’8 tanto giugno attesa, 2021 si e è i svolta coniugi durante sono Carla
mes-
e sa Giorgio cantata. Coloricchio Si può immaginare da Pozzuolo l’impegno del Friuli. e l’entusiasmo
per la nella direzione loro del parrocchia maestro col che Consiglio fin da quando pasto-rale
arrivato e le varie in Comelico, attività. come insegnante di musica
Sono
impegnati
ne.
Campolongo, Libera e Mario 18 Pellizzaroli giugno. Il coro ringraziano parrocchiale il Signore è in festa nel per 60° il anniversario
del di piccolo matrimonio, Riccardo attorniati Musio. da La figli celebrazione, e nipoti, domenica tanto attesa, 6
battesimo
si giugno è svolta 2021 durante la messa la Messa cantata. parrocchiale. Si può immaginare Auguri! l’impeg
Clima sereno in Casa di Soggiorno nell’occasione di
un compleanno. Dino Zandonella (ritratto in compagnia
della sorella che di anni ne ha 92!), ci scrive.
«Sono passati due giorni da quando ho compiuto
80 anni e oggi mi sono deciso di prendere la penna
in mano per scrivere due righe sul mio meraviglioso
compleanno. Innanzitutto, vada un ringraziamento
a Vanessa per i meravigliosi momenti ripresi con la
fotocamera nel momento più sentito dell’anniversario.
Un grande ringraziamento va anche a Nicoletta
che ha trovato il tempo di inviare le foto e i video a
tutti i miei parenti. Un grazie di cuore o rivolgo al
personale e a tutti i commensali che stringendomi la
mano mi hanno fatto gli auguri di persona e a tutti
i parenti, a cui sono stati inviati le foto e i video,
ringraziandoli per gli auguri e i saluti che hanno
mandato a me e alla mia carissima sorella Bettina
che era presente al momento più importante della ricorrenza».
Auguri e saluti anche da “La Conquista”
a Dino e a tutti gli amici della Casa
Giovanni Paolo II.
26
La Conquista
A Luggau
Maria
È stato il 24° pellegrinaggio
quello di domenica 11 luglio. Dal Comelico
si è partiti insieme tutti a Pramarino.
La salita è parsa meno lunga
perché intervallata da rosario, litanie,
intenzioni e ricordi di chi questa volta
non c’è.
La tappa ristoratrice a Malga
Dignas è stata breve, grazie al tè offerto
dai malgari (che quest’anno hanno dovuto
fare un mese in meno di alpeggio,
perché i lavori sulla strada e sul ponte
per Val Visdende si sono protratti fino
alla fine di giugno! A loro l’augurio che
possano andare avanti bene da ora in
poi).
Sosta (panoramica) in cima
sulla forcella: canto “Dio del cielo”
e preghiera per tutti i Caduti (mentre
incrociamo una comitiva che sale
dall’Austria verso il Palombino). Noi
invece scendiamo tra praterie fiorite di
rododendri e di una varietà colorita di
fiori. Il laghetto è sempre uguale, terso:
una sosta rilassante ma che non
si prolunga perché arrivano le prime
gocce. Non tutti hanno preventivato
la pioggia, ma nello zaino di chi va in
montagna non mancano mai giacca a
vento o poncio e magari l’ombrello impacchettabile.
Non si è in molti questa volta,
dato il rinvio a una data diversa dal
solito, ma c’è tutta la soddisfazione di
recuperare un pellegrinaggio che era
saltato un anno fa per il Covid. Si è
una cinquantina. Non ci si era ancora
contati: quarantaquattro per l’esattezza!
quarantaquattro gatti? No! Per il
distanziamento è meglio così, questa
volta! Non si era molto numerosi, ma
si sono ricordate numerose persone,
problemi, intercessioni… che l’animatore
Gianluigi non tralasciava di enumerare.
Sosta al Crocifisso. Breve memoria
di Santi poco conosciuti come
i due grandi vescovi della Germania,
ma popolari in tutto l’arco alpino (e anche
in Comelico!): St. Ulrich (Odorico
o Ulderico) e St. Wolfgang (Volfango o
Bolfo). Il discorso vorrebbe prolungarsi
sull’anno Mille, sul X secolo che fu
nero, secondo molti, ma molto luminoso,
in realtà, perché vide la conversione
dei popoli slavi: Polonia, Russia,
ecc. compresa l’Ungheria (popolo non
slavo). Ora la pioggia si è fatta abbondante
e rivoli da “brentana” scorrono
sulla strada, ma un ciuffo fitto di abeti
fa da ombrello molto bene.
Si continua a camminare
ancora a lungo, con soste brevi,
concentrati sulla strada e sulle
gambe indolenzite, col desiderio
di sedersi sui banchi in legno del
santuario, ma non si arriva mai! Il
grande campanile stenta ad avvicinarsi!
Ora si va meglio perché
la pioggia non si fa più sentire.
Mirabilmente Gianluigi persevera
ad animare il rosario, instancabile.
Davanti al santuario, sotto il
campanile, c’è la foto di gruppo
col fotografo ufficiale, Paolo di
Costa, che è arrivato prima di noi.
Un padre, di origine asiatica,
ci viene incontro col secchiello dell’acqua
santa e benedice i pellegrini. Qui
un religioso venuto da lontano e questa
mattina a Costalissoio e a S. Stefano
due preti che studiano a Roma, uno
birmano e l’altro africano, hanno celebrato
le messe. Il mondo è piccolo…
anche se i problemi sono grandi.
La messa conclude la giornata…
straordinaria come sempre! È
stato bello così – dicono - anche con
un po’ di pioggia. I pellegrini stanchi
conversano nel pullman che li riporta al
punto da cui sono partiti alle 4 di mattina.
Conversano rilassati e pronti…
all’appuntamento con la finale dell’europeo
di calcio, alle 21, sicuri che nessuno
andrà a dormire!
Il tè di Malga Dignas.
Dopo due anni, è ripartito
il pellegrinaggio a piedi.
La Conquista 27
Sul confine... “Dio del cielo”.
Qualche goccia? E chi ci bada!?.
La meta è raggiunta.
Per la foto di gruppo, ormai è tornato il sole!
28
La Conquista
I Marziani
Effettivamente, nella notte
dei tempi, il Comelico era un lago (S.
Stefano antico fondo del lago). Ecco
il perché del colore azzurro. Infatti,
alle pendici del Monte Col si trovano
ancora incastrate nella roccia resti di
conchiglie. Il verde scosso dal vento
sono le cime delle piante, delle foreste
di quei tempi. (09.09.2020)
Le jeep dei Johnny
La Jeep compie ottant’anni.
È nata durante la Seconda guerra
mondiale (1940-1945) per rispondere
alle esigenze dell’esercito americano
sui fronti e sui campi di battaglia.
Ottant’anni di storia, ottant’anni di
leadership nel mondo delle 4x4, ottant’anni
di mito.
Il 2021 è l’anno in cui il brand
jeep festeggia un traguardo straordinario
per un marchio automobilistico
che è sinonimo di guida open-air e avventura.
La leggenda di jeep parte nel
1941 a Toledo, negli Stati Uniti, con
la produzione della mitica Willis MB,
il primo veicolo 4x4 prodotto in serie
e si è alimentata nel corso dei decenni
con il lancio continuo dei nuovi modelli.
Il suo primato in termini di capability
off-road da allora, e nel corso
del tempo, parallelamente alla performance
in fuoristrada, sono cresciuti
il confort, l’handling e la connettività.
Sono numerosi gli aneddoti su jeep:
racconti che hanno accresciuto il mito
del marchio statunitense che oggi,
grazie al Gruppo “Stellantis”, ha un
cuore italiano.
Con la fine del Secondo conflitto
mondiale anche a S. Stefano arrivarono
i “Johnny” soldati dell’esercito
americano (così soprannominati
nel paese) e con loro le jeep. Lunghe
file di jeep rincorse festosamente dai
ragazzi. Rimasero nel paese per un
lungo periodo e festeggiarono la pace
con il Giappone posizionando i carri
armati verso il Monte Col e sparando
a lungo per felicemente festeggiare.
(20.03.2021)
I Marziani che si avvicinano
al Comelico, identificato da loro,
zona azzurra delimitata da striscie
ondeggianti verdi.
Il loro cielo è rosso.
Dino Buzzati in Comelico
Nel 1955 Dino Buzzati ha fatto
parte di una giuria riunita a S. Stefano.
Il Comelico (Cadore) è un comprensorio
transfrontaliero. Confina
con l’Austria. Nel 1955 l’azienda del
Turismo organizzò una manifestazione
internazionale artistico – culturale,
cioè un incontro di importanti pittori
italiani e austriaci, su invito personale,
poi dislocati nei sedici paesi e nei
piccoli borghi con il tema “Aspetti e
angoli del Comelico”, da interpretare
su specifiche tele, nel periodo dall’1 al
7 agosto.
Seguì fino a fine agosto la
grande mostra internazionale denominata
“Incontro”. Le opere vennero
acquistate dai cinque comuni e dalle
quindici (ora sono sedici) Regole comeliane.
Nella giuria lo scrittore, giornalista,
pittore, illustratore Dino Buzzati
con il noto pittore Felice Carena.
Buzzati ebbe modo di visitare tutti i
paesi della Val Comelico. La sede della
giuria e la base degli artisti: l’Hotel
Kratter di S. Stefano.
Sempre nell’ambito dell’arte,
negli anni ’50, essendo coinvolti illustri
pittori, è interessante conoscere
che a S. Stefano c’è stata una mostra
dei dipinti del noto scrittore e pittore
di Treviso Giovanni Comisso, presso
l’Hotel Kratter. Venne visitata dal folto
gruppo di artisti, scrittori, poeti, tra i
quali Andrea Zanzotto, che frequentavano
la casa cenacolo di Cortina di
Rachele Padovan. Del gruppo partito
da Cortina verso S. Stefano, capeggiato
dalla stessa Rrachele Padovan,
faceva parte il pittore Filippo De Pisis.
(20.03.2021)
S. Stefano felix
Nel lungo periodo dell’industrializzazione
del paese, negli anni
Sessanta e avanti, con le fabbriche
e laboratori casalinghi. Nell’attuale
“Residenza per anziani” operava una
grande fabbrica di occhiali, la “Tal”, di
Alessandro Tabacchi, con una succursale
in Grecia che occupava 200 – 250
persone più le maestranze.
In piazza Chicchinina funzionava
la fabbrica di componenti Baldissarutti
con una cinquantina di addetti.
C’era poi l’indotto.
Il paese ospitava il Battaglione
Alpini, ufficiali, sottufficiali, con famiglie
in appartamenti. Inoltre, i genitori,
le domeniche, in visita ai figli. In
più c’erano i campi estivi e invernali
che abbisognavano di forniture per le
cucine, gli accampamenti in Bus de
Val e a Tarigole. La Tenenza di Finanza,
la Stazione Carabinieri, la Stazione
del Corpo Forestale, molti militari con
famiglie e quindi negli appartamenti.
Durante l’estate il paese ospitava
numerosi villeggianti, con lunghi
periodi di vacanza, poi anche nella
stagione invernale con gli sport degli
sci e del ghiaccio, le squadre di hockey.
C’era movimento anche la sera,
fino a notte, cinema, ballo, spettacoli,
festival delle voci nuove, circolava denaro,
il paese si rinnovava continuamente.
Non mancavano gli investimenti.
(27.04.2021)
La ricettività a S. Stefano
Negli anni Cinquanta e Sessanta,
con inizio dal dopoguerra 1946
e l’esplosione della villeggiatura in
montagna, S. Stefano poteva offrire
una grande, forte ricettività. Operavano
alberghi e pensioni in tutto il paese,
con ospiti provenienti da tutta Italia:
da Roma, Napoli, Foggia, Ancona,
Bologna, Trieste. Anche personaggi
illustri per diversi anni consecutivi. Il
prefetto di Bologna, Pasini, con la famiglia,
noto avvocato di Napoli; l’on.
La Conquista 29
De Marsanic con i due figli (Pucci); il
giornalista Gustavo Selva; due baronesse.
Gli esercizi pubblici: in via Venezia
l’albergo Kratter, la pensione “Al
Ponte”, la pensione “Dany”. In piazza
Roma l’albergo “Centrale”. In via VI
Novembre pensione “L’Amicizia”. In
via S. Candido l’albergo “Unione” con
dipendenza, la pensione “All’Agnello”.
In via Udine la pensione “Trieste” e, in
Tamber, l’albergo “Mirapiave”.
Quasi tutte le case erano affittacamere.
Le famiglie per affittare
l’appartamento andavano in soffitta.
In via Lungopiave, nel fabbricato Fontana
Bulin, operava una colonia con
numerosi bambini.
Il particolare “bacino” di provenienza
dei villeggianti, la Marca
Trevigiana, il Veneziano: Venezia con
Terraferma, Mestre, Mira, Mirano.
Successivamente sorsero in via Venezia,
località Ruis, l’hotel Krissin e in
via Lungopiave, fronte piste da sci, il
Monaco Sport Hotel. (01.05.2021)
La gessifera di Tita e Ceo
Tita Buzzo Saler e Ceo Da
Rin avevano ottenuto la concessione
per la gessifera posta sulle alture
della strada della Valle. Il giacimento, i
banchi di gesso, si trovavano in località
Curiè, particolarmente nella zona
sopra l’attuale tunnel.
Iniziarono lo sfruttamento.
Aprirono il cantiere con alcuni collaboratori.
Tornarono a casa tutti bianchi
dalla testa ai piedi. Il gesso c’era,
e c’è, però occorrevano macchinari,
finanziamenti che non arrivarono. L’esperienza
finì. È da riconoscere a Tita
e Ceo l’intraprendenza imprenditoriale.
Bravi! (04.04.2021)
Asparagi di montagna
In pianura, con la primavera,
si festeggiano gli asparagi bianchi e
verdi.
L’asparago è il re della primavera
il cui regno dura fino a metà giugno.
Celebri sono gli asparagi bianchi
di Bassano del Grappa.
Piatto tipico: asparagi e uova.
Ma le applicazioni sono molte, secondo
la creatività degli chef. Al mare i ristoranti
propongono l’accoppiamento
pesci asparagi uova. E in montagna?
In montagna crescono spontanei
gli asparagi selvatici, sottili, gustosi.
In estate vengono raccolti, preparati
e consumati con le uova sode e
speck affumicato. Una specialità della
nostra gastronomia. (29.03.2021)
Una zona profumata
da fiori di sambuco
Nel passato tante famiglie
vicino a casa avevano una pianta di
sambuco. E alla fioritura tutt’intorno
diffondeva un intenso, gradevole
profumo: il profumo del sambuco. Da
fiore al frutto, tanti piccoli chicchi di
colore nero bluastro. Alcune persone
appassionate mettevano a macerare i
brutti selezionati, maturi, per estrarre
l’olio di sambuco, a loro dite, portentoso
per alcuni disturbi.
Ora a nessuno interessa il
sambuco. Infatti non si vedono piante
di sambuco. Le hanno tagliate. In
Südtirol ci sono eccome, i sambuchi,
i cui fiori vengono trattati per produrre
un delizioso, delicato yogurt ai “fiori di
sambuco”. (18.04.2021)
Il campo di bocce
della canonica
Dietro la canonica, proprio
adiacente la casa, c’era il campo di
bocce con il suo rullo compressore,
grosso, di pietra, che veniva passato
sul campo alla fine delle partite.
Nel seminterrato della canonica,
ora ristrutturato ad aule di catechismo,
si trovava la sede prima del
Club Sportivo Piave, poi Unione Sportiva
Piave de CSI, con sala ping pong
e riunioni preparatorie pre-partite, oltre
a luogo di incontri normali tra atleti
e frequentatori.
Al piano superiore, nella sala
riunioni, un grande armadio fatto dalla
grande falegnameria Fontana (dei Biasie)
era condiviso, con i rispettivi carteggi,
dall’Azione Cattolica, dall’Unione
Sportiva e dalla Sezione del CTG,
Centro Turistico Giovanile, con sede
nella stessa sala.
Negli spazi esterni, retro e
fianco canonica, veniva fatta la preparazione
fisica dei ragazzi del calcio.
Esercizi ginnici condotti, per alcuni
anni, dal Vigile urbano di Treviso, in
servizio estivo a S. Stefano, Antonio
Barucco.
Barucco, a Baiarde, primo
campo di calcio del Comelico, arbitrava
le partite. (03.05.2021)
Piante da frutta a S. Stefano
A Santo Stefano le piante da
frutta tenute accanto alle case erano
in particolare quelle di prugne gialle
(brombi, in ladino). Qua e là qualche
pianta di prugne blu (sudins). Rare le
piante di mele piccole verdi (meluc).
Negli orti venivano tenute le piante
cespuglio di uva (ua) crispina rossa e
nera. Le piante da frutta de Sa Stefi:
sono quelle descritte e basta.
E se si tentasse qualche
esperimento di coltivazione piante da
frutta tipiche di montagna a scopo
commerciale? Esempio l’uva crispina
bianca, rossa, nera per l’impiego
nella preparazione di dolcetti speciali
di montagna e per gelati con i chicchi
dell’uva crispina? (02.05.2021)
Il grana della nonna
Le nonne disponevano di ricotta
(scota, in ladino), tanta ricotta
fresca, bella, bianca. Escogitavano il
modo di usarla e conservarla a lungo,
per evitare di sprecarla e di doverla
eliminare. Pensarono di essiccarla
al calore del fuoco fatto con i rami di
abete. La preparavano con erbe aromatiche
amare, sale e pepe, lavorandola
per giungere alla forma finale di
un cono, alto come un bicchiere.
Due le versioni per sapori e
gusto: naturale semplice e affumicata.
Posti a seccare sulle mensole del
focolare (foghèr), finché diventavano
molto duri, pronti per essere grattugiati
su pasta, gnocchi, casanziei. Il
loro nome zigar, in ladino. Zigar, il parmigiano
reggiano delle nonne. Fantastico!
(03.04.2021)
Mondo magico
Addentrarsi nel fitto bosco di
abeti che “cantano” con la brezza del
mattino, significa trovarsi in un mondo
magico.
Tale mondo l’ha vissuto anche
il poeta veneto, profeta del paesaggio,
Andrea Zanzotto, che in Val
Visdende, nel luglio del 2000, ha voluto
entrare nel bosco fitto per sentire gli
abeti che “cantano”, con il sottofondo
del fruscio delle cime, sollecitate
dall’aria che aleggia in quota.
Il poeta: cantano. Bisogna
saper sentire le melodie emesse insieme
al canto. (12.03.2021)
I “subiote” di primavera
I ragazzi e anche gli adulti,
ogni anno attendevano la primavera
per fare le gare, per il “subioto” (in
ladino) più riuscito e con un forte fischio.
Il “subioto” è un fischietto
fatto con la “britla”, il temperino, con
pezzi di rametti di legno dei cespugli
di giunchi (venche).
E questo solamente in primavera,
quando i giunchi sui rami emettono
una schiuma densa bianca e la
corteccia si può sfilare.
Ebbene, è il momento in cui
il guonco “ama”, ed ecco la costruzione
con la “britla” di tanti “subioti”,
fischietti, anche con uno stantuffo per
modulare il suono. (01.04.2021)
30
La Conquista
La Pieve di S. Stefano
Gli anni del Pievano don Germano Candeago (5 a puntata)
In barba all’anno delle sanzioni
Era l’anno 1936, l’anno delle
sanzioni inglesi che punivano l’Italia
per aver ampliato le sue colonie
in Africa. Il provvedimento infausto
aveva l’effetto di chiuderci nell’autarchia
e, peggio ancora, di farci
scivolare nell’orbita della Germania
Nazista.
A S. Stefano in quell’anno
si realizzava la nuova canonica e a
Campolongo l’Asilo. Il merito andava
principalmente al podestà Giuseppe
De Mario, che aveva deliberato
e portato a termine la realizzazione.
Il pievano Candeago scriveva che
la canonica nuova era sorta tenendo
conto delle sue precise disposizioni,
senza grandiosità superflue e lussi
disdicevoli, ma adatta, conveniente,
con ottima disposizione dei locali.
Inaugurata il 18 novembre,
la costruzione era stata cominciata e
completata durante l’anno delle sanzioni.
L’impresa era di Angelo Bortoluzzi
di Pieve d’Alpago e il progettista,
che aveva curato l’esecuzione,
il geometra Tullio Pellizzaroli di S.
Stefano. Il primo colpo di piccone
per demolire la vecchia canonica era
stato dato l’8 settembre dell’anno
prima. L’opera che in quegli ultimi
tempi sembrava irrealizzabile diventava
fatto compiuto.
La canonica vecchia.
La vecchia canonica
ormai una stamberga
Con la consegna della nuova
canonica, il parroco esprimeva tutta
la sua riconoscenza alle autorità e
alla popolazione.
La nuova sede più confortevole
non era certo un luogo di ozio.
«Sento tutta la mia responsabilità –
scriveva – e continuerò a fare del mio
meglio per moltiplicare la mia attività
al bene delle anime vostre. La canonica
sarà per me un’officina, dove
ritemprerò quotidianamente le armi
per la mia dura e spesso
incompresa fatica; sarà
la mia piccola centrale,
da cui irradieranno tutte
le mie energie a vantaggio
della parrocchia; sarà
ancora, oso chiamarlo,
il mio quartier generale,
in cui ideerò e disporrò i
miei piani e dirigerò ogni
azione mia e di tutti i miei
collaboratori nella conquista
del bene».
C’era stata forse
qualche critica? «Comparsa
immancabile di
La canonica nuova.
qualche brontolone che, per parte
sua, avrebbe con piacere continuato a
vedere il sacerdote in una stamberga
esquimese, incapace com’è a comprendere
per il parroco la necessità di
una canonica conveniente perché già
incapace a comprendere per un paese
la necessità di una chiesa…».
Inaugurazione
dell’asilo di Campolongo
A S. Stefano l’asilo funzionava
già da una decina d’anni. Invece
a Campolongo era stato costruito
nuovo in quell’anno. Lo stesso giorno
dell’inaugurazione della canonica,
il 18 novembre 1936, veniva
inaugurato anche il nuovo grande
asilo della frazione… «con grande
solennità, concorso di autorità e della
popolazione, con sfarzo di bandiere,
ecc.».
Don Germano Candeago
esprimeva il cordiale benvenuto alle
suore che assumevano il servizio anche
lì, da subito. Appartenevano alla
stessa congregazione delle “Serve di
Maria Riparatrici” che da dieci anni
operavano a S. Stefano. Scriveva:
«Che tutte le rev. Suore venute o che
La Conquista 31
verranno a lavorare, possano proprio
continuare a esplicare la loro opera
al maggior bene della popolazione,
umilmente e silenziosamente come
è nelle loro abitudini. Il chiasso, del
resto, ha sempre fatto poco bene,
come, a sua volta, il bene ha fatto
sempre poco chiasso!».
Benedizione delle vere d’acciaio
Era l’anno delle sanzioni
inglesi e bisogna ricordare anche la
famosa vicenda dell’oro dato alla patria.
Le donne avevano dato la vera,
cioè la fede nuziale, perché le navi
pagavano a peso d’oro il permesso di
transitare per lo stretto di Suez.
Il pievano scriveva: «Il 7
marzo alla parrocchiale ho benedetto
le vere d’acciaio in cambio di quelle
che le spose e le madri della parrocchia,
con fiera e serena dedizione, si
tolsero dal dito e offrirono alla patria.
Questo spettacolo di “fede” è stato
chiamato con felice espressione, “lo
sposalizio della patria col popolo”.
E nessun popolo ha dato finora così
altro esempio di fedeltà alla patria!
La benedizione impartita,
con la formula stessa rituale delle
nozze, ha inteso invocare da Dio che,
come nel vincolo coniugale, così nel
vincolo della patria, indissolubile e
infrangibile, sia l’unità del popolo
italiano cementata nella sua fede. La
fede d’acciaio non è meno preziosa
della fede d’oro se ripete il suo giuramento
dalla fede di Cristo.
Il Pievano don Germano Candeago con le prime Suore
giunte a Campolongo, e il nutrito gruppo della scuola di cucito.
Nel corso degli anni ‘30,
l’Opera Nazionale Dopolavoro
organizzò anche a S. Stefano
il raduno delle “donne rurali”.
Certamente tutte le signore ritratte
nella foto, scattata nel parco
dietro al Municipio,
donarono la loro vera
alla patria.
Campolongo, 18 novembre 1936: l’inaugurazione dell’asilo,
che è anche monumento ai Caduti in guerra del paese.
E questa “fede” della prova e del sacrificio
verso la Patria, renda anche
più saldo e incrinabile il vincolo della
famiglia cristiana su cui poggia
la prosperità della nazione. E renda
anche più sacro il dovere dei genitori
per l’educazione cristiana dei figli
da cui dipende, con l’avvenire delle
nuove generazioni, l’avvenire della
Patria».
(continua)
32
La Conquista
Ultimi
scampoli
di guerra:
un diario
Zona di guerra:
isole del golfo di Patrasso
Gino Pianezze, classe 1923,
autore del racconto che riportiamo,
ora si trova in zona di guerra insieme
ai due amici agordini e a Zito Casanova
di Campolongo. Dopo la lunga tradotta
(e lenta!) che ha attraversato la
Jugoslavia, è giunto nella zona strategica
del golfo di Patrasso, con le isole
di Corfù e Cefalonia, punto nevralgico
per entrare e uscire dallo stretto di
Corinto. La zona era presa di mira con
accanimento dalla flotta inglese.
Incapaci di camminare
dopo dieci giorni di tradotta
Ormai eravamo in zona di
operazione [in territorio jugoslavo]. Ci
si aspettava di tutto, anche di saltare in
aria da un momento all’altro.
Io non piangevo, perché me ne
sarei vergognato, ma mi sentivo molto
triste. Andavo spesso a trovare i miei
colleghi di Pieve, che si trovavano nella
carrozza prima della mia. Ci consolavamo
un po’ cercando anche di non pensarci.
[Sono i quattro nella foto: Gino
di Alleghe, Fiore e Pio di Livinallongo
e Zito di Campolongo].
Nella prima stazione dopo il
confine ci misero su un binario morto e
ci dissero che dovevamo attendere perché
prima di noi i partigiani avevano
fatto saltare un treno di tedeschi e poi
l’avevano bruciato. Quando poi siamo
passati, c’era ancora il fuoco. Dei vagoni
era rimasta solo la parte in ferro.
Prima di partire ci avevano
dato delle cartoline da scrivere. Ogni
tanto ne scrivevo una e quando nelle
stazioni c’erano soldati italiani le davo
da imbucare.
2 a puntata
Caserma di Fanteria a S. Severino Marche.
Gino con gli amici Fiore Pellegrini, Zito Casanova e Pio Dalvit.
dal treno non ero nemmeno più capace
di camminare, pieno di pidocchi.
dal Mi ha treno fatto non impressione ero nemmeno vedere più il capace Partenone,
camminare, ben visibile pieno da tutta di pidocchi. la città, espo-
di
Mi sto ha in cima fatto alla impressione collina. vedere il Partenone,
Era il ben 22 marzo visibile quando da tutta siamo la città, arrivati.
Ci in cima fecero alla scendere collina. e, inquadrati, ci
esposto
Era accompagnarono il 22 marzo quando in una siamo specie arrivatirage
Ci con fecero della scendere paglia e, sul inquadrati, pavimento, ci
di ga-
accompagnarono dove dovevamo dormire, in una e specie dissero garage
depositare con della tutto paglia e svestirsi sul perché pavimento, c’era
di
dove la doccia dovevamo e la disinfezione dormire, e del ci dissero vestiario. di
depositare Siamo stati tutto lì due e giorni svestirsi in attesa perché di c’era partire
doccia per Patrasso. e la disinfezione del vestiario.
la
Siamo Ci portarono stati lì due nuovamente giorni in attesa in stazione di partire
dove per abbiamo Patrasso. trovato un treno con vagoni
portarono tutti di legno. nuovamente Al posto dei in sedili stazione c’e-
Ci
dove rano abbiamo delle panche trovato sempre un treno di legno. con Verso
le tutti nove di siamo legno. partiti. Al posto Il treno dei sedili andava c’e-
vagonrano
piano. delle Nella panche zona di sempre Corinto, di legno. facevamo Verso
in tempo le nove a siamo scendere partiti. per Il andare treno andava a prenderci
arance Nella zona e limoni di Corinto, dalle piante facevamo che in
piano.
in quella tempo zona a scendere abbondano. per andare Siamo arrivati a prenderci
a Patrasso arance in e serata. limoni dalle piante che in
quella zona abbondano. Siamo arrivati
a Destinazione Patrasso serata. l’isola di Corfù
Il 12 marzo siamo arrivati a Zagabria
e dopo due giorni a Belgrado. Lì
abbiamo sostato mezza giornata. Poco
distante c’era un campo di aviazione.
Era la prima volta che vedevo gli aerei
da vicino. Volavano sopra di noi e mi divertivo
un mondo a guardarli.
Il treno cominciava a stancare.
Avevamo le carrozze coi sedili di legno.
In ogni scompartimento eravamo in
otto, in più avevamo tutto il corredo che
riempiva sotto i sedili e lo scaffale sopra.
Il mangiare ormai scarseggiava. Le
scorte che ci si era procurate prima della
partenza erano finite.
Ero nello scompartimento con
degli emiliani. Quando eravamo passati
per Bologna, i genitori avevano portato
loro ogni ben di Dio. Avevano messo
tutto in un grande sacco e all’ora dei
pasti prendevano dal sacco e mangiavano.
Il primo giorno diedero un pezzo
di pane anche a me. Ma poi, visto che
non avevo nulla da mettere nel sacco,
non mi diedero più niente. Così all’ora
dei pasti andavo a consolarmi dai miei
amici di Pieve, visto che anche loro avevano
finito tutto.
Il mangiare che ci davano in
tradotta era poco, il più delle volte brodo
e un po’ di carne o un pezzo di formaggio.
Eravamo messi male anche
con la pulizia. Cominciavamo già a fare
i pidocchi. Non c’era modo di potersi
lavare. L’acqua che veniva dai rubinetti
serviva per bere. Per lavarsi quando era
possibile approfittavamo delle pozzanghere
che trovavamo nelle stazioni.
Dopo circa dieci giorni di viaggio,
attraversando Jugoslavia, Serbia e
Bulgaria, siamo arrivati in territorio greco
a Salonicco. Da lì in tre giorni siamo
arrivati ad Atene.
Il viaggio era stato molto faticoso,
massacrante! Quando sono sceso
Ancora non sapevamo dove
eravamo destinati. Ci fecero scendere
dal treno e ci portarono in una specie
di caserma, dove c’erano delle conigliere
per dormire senza paglia né pagliericcio.
Abbiamo dormito male e patito
molto freddo.
Dovevamo poi dormire vestiti
perché c’era allarme: parlavano di uno
sbarco di americani. Avevamo anche
molti allarmi per attacchi di partigiani.
Le montagne del Peloponneso ne erano
piene ed essi attaccavano spesso.
Siamo stati lì tre giorni a dormire
e mangiare male. Il terzo giorno
ci portarono sul piazzale del porto e ci
misero in fila. Divisero la fila a metà. In
quel momento abbiamo saputo dove
La Conquista 33
andavamo: una parte sull’isola di Corfù
e l’altra sull’isola di Cefalonia. Non
sapevamo al momento chi era più fortunato,
ma era evidente il fatto che restavo
nuovamente solo. Mi venivano a
mancare gli amici più cari.
Provai anche a chiedere se fosse
stato possibile andare con loro, ma
il tenente mi disse di no. Mi venne da
piangere, ma non restava altro che farsi
coraggio. Li salutai. Ci siamo fatti gli auguri
e noi siamo saliti su un veliero che
ci portava al porto di Agrigno. Il mare
era molto mosso e una buona parte ci
siamo sentiti male. Eravamo completamente
bagnati perché gli spruzzi delle
onde arrivavano fino in coperta.
Finalmente, dopo quattro ore
di mare, siamo arrivati. Ci portarono a
dormire in case disabitate, in una zona
vicino alle carceri militari della Grecia. Lì
finalmente per quattro giorni abbiamo
potuto riposare. Eravamo veramente
stanchi. Eravamo in viaggio ormai da
tre settimane.
In tutto questo tempo eravamo
rimasti senza notizie da casa. Ero
molto in pensiero per mia madre, ma
speravo di arrivare presto a destinazione
e trovare sue notizie. Durante il viaggio
scrivevo spesso nella speranza che
almeno lei avesse mie notizie, se non
altro per sapere che ero ancora vivo.
Lì ad Agrigno ci siamo trattenuti
per quattro giorni, in attesa di
proseguire per Messolungi, e abbiamo
potuto riprenderci dalla stanchezza. Il
quinto giorno in stazione ci fecero salire
su vagoni che servivano per il trasporto
della ghiaia. Il binario era a scartamento
ridotto. Dovevamo rimanere aggrappati
come potevamo, altrimenti andavamo
a finire giù per la scarpata.
Lungo il viaggio non si vedevano
abitazioni, ma solo paludi e mandrie
di cavalli. Arrivati mezzi storditi, dopo
quattro ore di treno, ci siamo accampati
in un fabbricato che in precedenza
doveva essere stato una fabbrica. C’era
della paglia per terra. Abbiamo depositato
il tutto e girando abbiamo trovato
le cucine dove stavano preparando il
rancio.
Però soldati non ne vedevamo.
I cucinieri ci dissero che erano tutti fuori,
perché erano stati attaccati dai partigiani.
Dopo un po’ abbiamo sentito dei
camion arrivare con militari tutti bianchi
di polvere, ma vittoriosi.
Dalle cucine abbiamo potuto
avere un po’ di brodo caldo. La notte
abbiamo dormito malissimo perché
non avevamo nemmeno il posto da
stendere le gambe. La mattina ci fu la
sveglia presto e ci fecero partire per
Arta. Il trasporto veniva fatto a mezzo
autocolonna. Sul piazzale ci aspettavano
dodici camion, otto per noi e quattro
per la nostra scorta, che era composta
da soldati anziani.
Prima di salire, l’ufficiale che
comandava la colonna ci avvertì del pericolo
a cui andavamo incontro nell’attraversare
quelle montagne. Ci fece un
po’ di istruzione su come ci dovevamo
comportare nel caso fossimo stati attaccati.
Ci diedero un supplemento di
bombe a mano e anche di cartucce. Eravamo
abbastanza armati, però mancava
l’esperienza.
Verso le sette siamo partiti. La
strada portava in montagna. Appena
si riusciva a vedere la macchina che ci
precedeva a causa del polverone bianco
che si alzava. In poco tempo eravamo
tutti bianchi anche noi.
La strada che facevamo era
molto dissestata, con tante curve e
burroni. Se avessimo avuto la sventura
di essere attaccati, le nostre armi non
sarebbero servite a nulla. C’erano dei
passaggi che avrebbero favorito i partigiani
e sarebbe stato sufficiente per loro
far rotolare delle pietre sul pendio per
buttarci nel burrone.
Dopo sette ore di viaggio siamo
arrivati sani e salvi a Arta. I nostri
accompagnatori ci dissero che eravamo
stati molto fortunati e che spesso
le colonne venivano attaccate.
Se i partigiani avessero saputo
che sui camion c’erano ragazzini
di 19 anni, avrebbero fatto
presto a prenderci. Forse avranno
anche saputo e avranno
avuto compassione per noi.
Il greco come nostro
nemico non odiava tutti i soldati
italiani ma certi corpi. Ad
esempio la Milizia era molto
odiata per la sua arroganza.
Anche gli Alpini, per il loro comportamento
orgoglioso nei
confronti dei civili, pertanto i
partigiani si comportavano di
conseguenza.
Nemmeno i Carabinieri
erano ben visti perché i greci,
per loro abitudine, facevano
lavorare la donna e quando c’era
da trasportare la legna o da
portare il grano al molino o le
olive a macinare per fare l’olio,
dovevano le donne portare il
carico mentre il marito precedeva a cavallo,
fumando tranquillo la sigaretta. I
carabinieri, vedendo l’ingiustizia, facevano
scendere l’uomo e davano il carico
a lui… senza pensare che quando
rientravano a casa il marito picchiava la
moglie.
Da Arta ci accompagnarono
con mezzora di cammino in una posizione
alta sopra il paese. C’era un castello
disabitato e fuori di questo ci fecero
montare le tende, cosa che non avevamo
mai fatto… comunque in qualche
modo siamo riusciti a tenerle in piedi
per quella notte.
La mattina ci fecero la sveglia
presto e ci ordinarono di prepararci e
di avviarci al porto. Abbiamo trovato
un veliero pronto che ci doveva portare
a Prevesa. Ci imbarcarono e in due
ore siamo arrivati. Una volta sbarcati ci
condussero in campagna, in un bosco
di ulivi. Ci diedero nuovamente ordine
di montare per bene le tende, perché
dovevamo rimanere lì per qualche giorno.
Ormai mi ero fatto dei nuovi
amici. Insieme abbiamo montato la
tenda (ne veniva montata una ogni sei
soldati), però non ci diedero la paglia da
mettere per terra. Così si dormiva molto
male. Avevamo in dotazione due coperte:
una si metteva sotto e una sopra. Per
fortuna il tempo era bello e così ce la
siamo cavata discretamente. Ormai ci
eravamo fatte le ossa.
(continua)
34
La Conquista
Anagrafe interparrocchiale
HANNO COMINCIATO
A VIVERE IN CRISTO COL BATTESIMO
Cappello
Cecilia Gioia
di Tommaso e Anna
Perelli nata il 15 novembre
2020 e battezzata
il 12 giugno
2021 a S. Stefano
Musio Riccardo
di Andrea e Filippa
Amaro nato il
3 marzo 2020
e battezzato il
18 giugno 2021
a Campolongo
Ferrazzo Matteo
di Giorgio e Giulia
De Menego nato il
28 settembre 2020
e battezzato
il 20 giugno 2021
a S. Stefano
Baldissarutti
Leonardo Pietro
di Emanuele e Paola
Bergagnin nato il
7 aprile 2021 e battezzato
il 27 giugno
a S. Stefano
HANNO ATTINTO
ALLA SORGENTE DELL’AMORE
CON IL MATRIMONIO
Buzzo Beatrice
di Sergio e Jessica
De Bernardin nata il
25 novembre 2020
e battezzata
il 18 luglio 2021
a S. Stefano
Casanova Alessio
di Danilo e Chiara
Giardini nato il
23 febbraio 2019
e battezzato
il 1° agosto 2021
a Campolongo
Matteo Baldissarutti e Cristina Ronzon
si sono sposati ad Auronzo il 12 giugno 2021
Roberto Casanova e Veronica Stadoan
si sono sposati a Val Visdende il 26 giugno 2021
Damiano Del Monego e Silvia Doriguzzi
si sono sposati a Casada il 24 luglio 2021
Mirco Brandalise
e Chiara Pomarè
si sono sposati a Sedico il 26 giugno 2021
La Conquista
35
O Dio, stendi la tua
mano su questi sposi
ed effondi nei loro cuori
la forza
dello Spirito Santo.
Fa’, o Signore, che,
nell’unione
da te consacrata,
condividano i doni
del tuo amore e,
diventando
l’uno per l’altro segno
della tua presenza,
siano un cuore solo
e un’anima sola.
Dona loro, Signore,
di sostenere anche
con le opere la casa
che oggi edificano.
Federico d’Incà
e Gloria Polenzan
si sono sposati a Valdobbiadene (TV) il 17 luglio 2021
SONO RISALITI ALLA SORGENTE DELLA VITA
CASANOVA
Mario,
di anni 81,
mancato il
22 aprile,
riposa a
Roma
CRISTOFOLI
Cecilia,
in De Candido
di anni 81,
mancata il
14 giugno,
riposa a
Conegliano (TV)
COMIS
Remo,
di anni 78,
mancato il
4 luglio,
riposa a
S. Stefano
DE MARTIN
PINTER
Giovanni,
di anni 95,
mancato il
16 luglio,
riposa a
Campolongo
DE MARIO
CAPRIN
Dante,
di anni 93,
mancato il
18 luglio,
riposa a
Costalissoio
QUATTRER
Graziano,
di anni 74,
mancato il
22 luglio,
riposa a
Campolongo
DE COL
Giovannina,
in Faes,
di anni 92,
mancata il
25 luglio,
riposa a
Malgrate (LC)
DE MARIO
Lucia,
ved. De Mario,
di anni 103,
mancata il
5 agosto,
riposa a
Costalissoio
ZANDONELLA
Albertina (Nina),
in Zandonella P.,
di anni 84,
mancata il
15 agosto,
riposa a
S. Stefano
ZANDONELLA
Daniela (Dany),
di anni 69,
mancata il
17 agosto,
riposa a
S. Stefano
DE BERNARDIN
Sirena (Ernesta),
ved. Gatti,
di anni 90,
mancata il
20 agosto,
riposa a
Campolongo
36 La Conquista
Campolongo
22 agosto
La fésta dla Madòna