La Conquista_3:2021
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La Conquista
A Luggau
Maria
È stato il 24° pellegrinaggio
quello di domenica 11 luglio. Dal Comelico
si è partiti insieme tutti a Pramarino.
La salita è parsa meno lunga
perché intervallata da rosario, litanie,
intenzioni e ricordi di chi questa volta
non c’è.
La tappa ristoratrice a Malga
Dignas è stata breve, grazie al tè offerto
dai malgari (che quest’anno hanno dovuto
fare un mese in meno di alpeggio,
perché i lavori sulla strada e sul ponte
per Val Visdende si sono protratti fino
alla fine di giugno! A loro l’augurio che
possano andare avanti bene da ora in
poi).
Sosta (panoramica) in cima
sulla forcella: canto “Dio del cielo”
e preghiera per tutti i Caduti (mentre
incrociamo una comitiva che sale
dall’Austria verso il Palombino). Noi
invece scendiamo tra praterie fiorite di
rododendri e di una varietà colorita di
fiori. Il laghetto è sempre uguale, terso:
una sosta rilassante ma che non
si prolunga perché arrivano le prime
gocce. Non tutti hanno preventivato
la pioggia, ma nello zaino di chi va in
montagna non mancano mai giacca a
vento o poncio e magari l’ombrello impacchettabile.
Non si è in molti questa volta,
dato il rinvio a una data diversa dal
solito, ma c’è tutta la soddisfazione di
recuperare un pellegrinaggio che era
saltato un anno fa per il Covid. Si è
una cinquantina. Non ci si era ancora
contati: quarantaquattro per l’esattezza!
quarantaquattro gatti? No! Per il
distanziamento è meglio così, questa
volta! Non si era molto numerosi, ma
si sono ricordate numerose persone,
problemi, intercessioni… che l’animatore
Gianluigi non tralasciava di enumerare.
Sosta al Crocifisso. Breve memoria
di Santi poco conosciuti come
i due grandi vescovi della Germania,
ma popolari in tutto l’arco alpino (e anche
in Comelico!): St. Ulrich (Odorico
o Ulderico) e St. Wolfgang (Volfango o
Bolfo). Il discorso vorrebbe prolungarsi
sull’anno Mille, sul X secolo che fu
nero, secondo molti, ma molto luminoso,
in realtà, perché vide la conversione
dei popoli slavi: Polonia, Russia,
ecc. compresa l’Ungheria (popolo non
slavo). Ora la pioggia si è fatta abbondante
e rivoli da “brentana” scorrono
sulla strada, ma un ciuffo fitto di abeti
fa da ombrello molto bene.
Si continua a camminare
ancora a lungo, con soste brevi,
concentrati sulla strada e sulle
gambe indolenzite, col desiderio
di sedersi sui banchi in legno del
santuario, ma non si arriva mai! Il
grande campanile stenta ad avvicinarsi!
Ora si va meglio perché
la pioggia non si fa più sentire.
Mirabilmente Gianluigi persevera
ad animare il rosario, instancabile.
Davanti al santuario, sotto il
campanile, c’è la foto di gruppo
col fotografo ufficiale, Paolo di
Costa, che è arrivato prima di noi.
Un padre, di origine asiatica,
ci viene incontro col secchiello dell’acqua
santa e benedice i pellegrini. Qui
un religioso venuto da lontano e questa
mattina a Costalissoio e a S. Stefano
due preti che studiano a Roma, uno
birmano e l’altro africano, hanno celebrato
le messe. Il mondo è piccolo…
anche se i problemi sono grandi.
La messa conclude la giornata…
straordinaria come sempre! È
stato bello così – dicono - anche con
un po’ di pioggia. I pellegrini stanchi
conversano nel pullman che li riporta al
punto da cui sono partiti alle 4 di mattina.
Conversano rilassati e pronti…
all’appuntamento con la finale dell’europeo
di calcio, alle 21, sicuri che nessuno
andrà a dormire!
Il tè di Malga Dignas.
Dopo due anni, è ripartito
il pellegrinaggio a piedi.